L'articolo è in gran parte risultato della traduzione del lavoro di Renata Campello Cabral, Mario Russo, um arquiteto racionalista italiano em Recife, Editora da Universidade Federal de Pernambuco, Recife 2006. Alla studiosa brasiliana vanno dunque attribuite le idee ivi espresse.
Città lagunare sorta durante la prima metà
del 1500 all’incrocio dei fiumi Capiberibe e
Beriberibe, tra il 1930 e il 1940 Recife
diventa il più importante centro culturale
del Brasile settentrionale1. Con
un carattere più europeo che americano, la
città cerca di proporsi come ponte culturale
tra la consolidata tradizione europea e la
giovane esperienza americana. È forse per
questo che, quando Joaquim de Amazonas,
rettore dell’Università, promuove la
realizzazione di un campus per riunire in un
unico organico complesso le singole facoltà,
sino ad allora ospitate in vecchie strutture
dell’antico nucleo urbano, decide di
affidarne l’incarico ad un architetto
italiano. Vincendo le ostilità dell’ambiente
cittadino, assegna il progetto della Città
universitaria al napoletano Mario Russo, cui
aveva già attribuito poco tempo prima un
contratto per l’insegnamento delle materie
compositive presso la scuola di architettura2.
Quasi sconosciuto in patria, Russo è invece
celebrato nello stato del Pernambuco come
pioniere dell’architettura moderna. La sua
attività progettuale, infatti, esporta a
Recife l’esperienza dell’architettura
razionalista italiana e, seguendo il
contributo di noti architetti italiani
operanti in Brasile, come Lina Bo Bardi,
Daniele Calabi o Giancarlo Palanti, rende
vivo un vero e proprio movimento nel campo
dell’architettura moderna3.
Principale merito riconosciutogli è l’aver
diffuso “con il suo pensiero e la sua opera
una visione integrale riguardo la
pratica del progetto, ribadendo la
necessaria unione tra arte e tecnica in
architettura”4. Laureato nel
1942, Russo subisce, infatti, fortemente
l’influenza dell’ambiente culturale in cui
si forma, soprattutto del concetto
giovannoniano di architetto integrale,
per cui solo possedendo contemporaneamente
approfondite conoscenze umanistiche e
tecniche, ovvero attraverso la sintesi di
una formazione, prima divisa tra Belle Arti
e Politecnici, il professionista è in grado
di affrontare anche i problemi urbanistici.
Caratterizzata da notevole coerenza, l’opera
di Russo mutua anche altri temi che
connotano il dibattito italiano di quei
decenni. In particolar modo l’architetto
apprezza la concezione spaziale
dell’architettura di cui si fa portatore
Bruno Zevi.
In campo urbanistico, attraverso la lezione
delle Förstäder di Stoccolma5,
Russo subisce invece il fascino della teoria
delle città-satelliti, che permea l’intero
programma della sua città universitaria. La
decentralizzazione come modello per
controllare e indirizzare lo sviluppo
urbano, risposta ai problemi di congestione
e ai costi della stessa crescita, è
d’altronde propagandata da Metron e
Urbanistica, che documentano e
commentano di frequente idee della cultura
urbanistica anglosassone. Nozioni che
trovano eco anche nella posizione di Luigi
Piccinato, di cui Russo è allievo6,
assertore di una città moderna come esito
della composizione di un sistema di nuclei
urbani a “carattere residenziale,
distanziati tra di loro da zone libere e
disposte in modo da potersi servire dei vari
centri di produzione: il centro dei negozi;
il centro industriale; il centro portuale e
commerciale; il centro degli studi, ecc.”7.
Saperi urbanistici di provenienza inglese
che, miscelati con nozioni veicolate dai
Ciam e insegnamenti del movimento
Economia e Umanesimo, trovano feconda
diffusione anche in Brasile, soprattutto
presso la Scuola di Ingegneria di São Carlos
dell’Università di São Paulo, e a Recife
grazie all’opera di Antônio Bezerra Baltar.
Figura 1 - Immagini delle maquettes
della Città universitaria |
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Dopo che nel 1946 il Governo Federale di Rio
de Janeiro riconosce la creazione
dell’Università di Recife, il primo passo
per l’attivazione del programma è
l’approvazione della legge statale 12
dicembre 1947, n. 42, che istituisce
un’addizionale sulle imposte per la
realizzazione dell’Università, per un
ammontare di 10 milioni di cruzeiros annui.
Essa stabilisce, inoltre, la nomina entro 30
giorni di una commissione di esperti per il
Progetto e lo studio della Città
universitaria di Recife.
Questa, formata nel gennaio 1948, e composta
anche da esponenti del mondo politico e
rappresentanti del corpo studentesco,
necessita di dodici riunioni per definire
l’ubicazione della città universitaria,
finalmente approvata a ottobre. Si accende,
infatti, un’aspra polemica circa la
possibilità di localizzarla adiacente al
nucleo primitivo, in prossimità dei
quartieri Antônio e São José, o di
collocarla nei suburbi nelle vicinanze della
zona rurale, utilizzando i terreni di
Engenho do Meio. In prima istanza, tuttavia,
la discussione non coinvolge specifici
saperi urbanistici, inerenti i problemi
della decentralizzazione urbana, della città
regione, delle unità di vicinato, ma investe
solamente questioni di tipo tecnico, come la
dimensione del campus, la salubrità dei
luoghi, le caratteristiche del sottosuolo e
la fertilità dei terreni per la
piantumazione, la facilità o la difficoltà
di approvvigionamento e smaltimento delle
acque, la possibilità di praticare sport
acquatici, oltre a parametri economici,
relativi ai costi di acquisto.
La scelta ricade sui lotti prima destinati
alla realizzazione del Parque Residencial
do Engenho do Meio da Várzea,
coerentemente con le linee del piano
urbanistico, la cui caratteristica è quella
di tracciare uno sviluppo a entità satelliti
a bassa densità, di tipo estensivo, eccezion
fatta per l’area destinata al centro
commerciale.
La localizzazione incontra la resistenza
dell’opinione pubblica, ma è immediatamente
sostenuta dall’architetto napoletano, pur
estraneo alla scelta. Russo, infatti,
considera ottimale l’ubicazione in relazione
al più ampio problema dell’ampliamento
urbano. Situare la Città universitaria in
un’area periferica serve, a suo avviso, a
stimolare e guidare in maniera quasi
naturale la crescita della città in una
direzione predefinita, oltre i suoi limiti
urbani.
Con un’estensione pari a 156 ettari, il
campus per 10.000 studenti viene allora
concepito come un’entità satellite, vera e
propria città moderna estesa al di sopra di
un suolo verde, perfettamente organizzata e
autonoma. La nozione di autonomia perseguita
è comune ai progetti di altre città
universitarie progettate in quegli anni in
America del Sud, come Rio de Janeiro, San
Paolo, Tucuman, Caracas, Città del Messico.
Non un complesso parassitario, dunque,
dipendente per la sua esistenza dai già
gravati e appesantiti organismi
amministrativi dell’antico nucleo, bensì di
innegabile utilità per quest’ultimo, le cui
funzioni vengono così ad essere alleggerite.
Permane, però, tra le due entità un
fortissimo e indispensabile legame, fatto di
rapporti reciproci, sia per quanto la città
deve offrire per consentire le attività di
un centro di cultura e sia per quanto il
nuovo polo deve restituire sotto forma di
incremento intellettuale.
Una delle priorità del progetto è quindi il
collegamento con il cuore di Recife e con
gli altri centri satelliti. Osservando il
flusso della Avenida Caxangá che, attraverso
numerosi sobborghi, si congiunge al sistema
delle strade di penetrazione verso i comuni
di nordest dello Stato del Pernambuco, Russo
progetta una nuova arteria per connettere
direttamente la Città universitaria ai
quartieri centrali: la Quarta perimetrale,
tracciato rettilineo lungo tre chilometri
che, articolandosi ai settori già esistenti,
raggiunge il quartiere del Prado, evitando
così il congestionamento del traffico lungo
Av. Caxangá.
Affinché l’accesso al campus funzioni, Russo
propone poi un sistema a quadrifoglio (che
però non sarà costruito), in corrispondenza
dell’ingresso sul lato est dell’area, al
fine di evitare l’intersezione tra i flussi.
La circolazione interna alla Città viene,
invece, fondata su quattro vie perimetrali e
altrettante di penetrazione, con attenzione
ai differenti livelli di traffico. Negli
schizzi dell’architetto, relativi ai
principali punti di accesso, vengono
indicate piste a scorrimento veloce, una per
eventuali parate ed un’altra per la
circolazione delle biciclette.
L’asse principale della viabilità, cui segue
la disposizione di tutti gli edifici, viene
tracciato in direzione est-ovest. Infatti,
oltre all’accessibilità e alla circolazione,
l’altro aspetto che condiziona Russo nel suo
progetto concerne i fattori climatici. Nel
contesto geografico di Recife – 8° di
latitudine dall’equatore – è fondamentale
infatti la protezione dal sole e lo studio
dei venti favorevoli per approfittare della
ventilazione naturale, agente prezioso per
la correzione degli eccessi di temperatura e
per il raggiungimento di condizioni di
comfort. Gli edifici vanno perciò collocati
in maniera tale da ricevere il vento sudest
da gennaio a ottobre – coprendo il periodo
più caldo dell’anno – e il vento nordest nei
mesi di novembre e dicembre. Questo
posizionamento crea inoltre una frontalità
per la Av. Perimetral.
Il carattere estensivo, l’abbondanza di
verde e di porticati di collegamento tra i
vari edifici intendono poi rispecchiare la
natura equatoriale del clima di Recife.
Un primo dimensionamento e raggruppamento
delle facoltà, istituti e scuole in settori
funzionali, consente all’architetto, sin dal
1949, di dividere il campus in poli, ognuno
dei quali con una precisa fisionomia:
medico, sportivo, tecnologico e umanistico,
i quali permangono ancora oggi con la forma
originaria. Senza caratteristiche così
accentuate, viene altresì prevista una zona
residenziale per il corpo docente e per gli
studenti. Non poche perplessità suscita,
però, tale dispersione degli edifici nel
campus, poiché accrescendo le distanze
pedonali, è giudicata in contrasto con la
necessità di riunire tutte le facoltà in un
unico luogo8.
L’articolazione dei settori e il disegno
delle arterie di comunicazione interna
genera poi il vero e proprio cuore pulsante
del complesso, principale elemento
strutturante dello spazio: una sorta di
ampia piazza, situata all’incrocio del
grande asse con le arterie diagonali, centro
civico e rappresentativo, ospitante
l’amministrazione, il rettorato, la
biblioteca centrale, il museo e il teatro.
Altro elemento che conferisce unità,
soprattutto simbolica, all’insieme è la
grande casa dell’antico Engenho do Meio
che, conservata intatta durante i secoli,
viene destinata a residenza del rettore.
Lo spostamento del centro civico e
rappresentativo dal cuore geometrico della
composizione rende manifesta l’avversione
per una concezione monumentale dell’intero
organismo. Esso è infatti marginale rispetto
alla grande arteria stradale principale ed è
collocato in maniera tale che tutti quelli
che entrano nella città universitaria sono
costretti obbligatoriamente ad
attraversarla, garantendone la dinamica
quotidiana. L’obiettivo di Russo, d’altro
canto, è quello di creare un centro attivo
funzionante con finalità pratiche e non una
città monumentale, cosicché la distribuzione
degli edifici per settori funzionali
distanziati dalle vie di traffico, intende
negare ogni idea di strada tradizionale.
Figura 2 - Viste assonometriche e
prospettiche con il dimensionamento
e il raggruppamento degli edifici in
settori funzionali |
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In questa disposizione il piano di Recife
assomiglia a quello di Rio. E si
differenzia, proprio per questo, dalle
soluzioni adottate qualche tempo prima in
Italia, come quella proposta da Piacentini a
Roma, che nasce con l’intento di comporre
gli edifici attorno ad una piazza
architettonicamente e volumetricamente
definita. Tra l’altro il progetto di Russo è
molto distante dal progetto piacentianiano
per l’assenza di simmetria, oltre che per
l’estraneità ad ogni suggestione di grandi
prospettive.
Limitandosi alla strada che connette la
Città universitaria con il centro urbano,
lieve somiglianza può magari essere
rintracciata con un altro progetto
piacentiniano (in collaborazione con
Morpurgo)9, anche se quando Russo
pensa ad un’arteria in grado di alleggerire
il transito lungo Av. Caxangá la concepisce
con finalità essenzialmente pratiche e non,
come detto, in termini di monumentalità.
Riferimento pertinente, sembra invece essere
il progetto del Centro civico di Alfonso
Eduardo Reidy del 1948 per un’area
dell’antico borgo di Santo Antonio a Rio de
Janeiro. In entrambi si ha, infatti, la
stessa disposizione tangente la strada
principale, una analoga conformazione di
patio rettangolare a partire dalla
articolazione degli edifici, una uguale
verticalizzazione degli edifici
dell’amministrazione in Russo e della
Prefettura in Reidy ed una volumetria simile
per il Rettorato a Recife e la Camera a Rio10.
Ma sicuramente il progetto di Reidy non è
l’unico riferimento della Città
universitaria di Russo, deciso a realizzare
non solo una moderna città universitaria, ma
una città universitaria brasiliana. Lo
conferma la riproposizione di elementi come
i passaggi coperti già sperimentati da
Niemeyer e visibili nelle proposte formulate
negli anni Trenta da Le Corbusier e Lucio
Costa. Questi sono ampiamente utilizzati da
Russo in tutto il centro universitario, al
fine di interrompere la vastità dello spazio
e configurare luoghi maggiormente
circoscritti. Oltre ad essere un modo per
rapportarsi alle architetture della
tradizione, come la domus pompeiana,
in cui la continuità atmosferica
proporzionata dai patii lega tra di loro gli
spazi della casa, o la casa giapponese, per
l’interazione tra spazi interni ed esterni.
Al piano del 1949 ne seguono altri due che,
nelle pubblicazioni dell’Università Federale
del Pernambuco, sono datati 1951 e 195511.
Figura 3 - Il piano del 1951 nella
pubblicazione dell'Università
Federale del Pernambuco |
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Nel piano del 1951, compare per la prima
volta il letto di un piccolo fiume sfruttato
come risorsa paesaggistica, elemento che nei
disegni anteriori veniva, invece, destinato
a trasformarsi in canale sotterraneo. Esso
attraversa sinuosamente la Città
universitaria in tutta la sua estensione e
si allarga a generare un lago in vicinanza
della Casa Grande. Accompagnando il disegno
del fiume, i percorsi per i pedoni
(disegnati minuziosamente),
nell’approssimarsi all’antica Casa Grande,
si diramano in nuove stradine, suggerendo la
possibilità di passeggiate che si insinuano
nel bosco.
Il piano presentato nel 1955 riflette
attentamente il progetto della Città
universitaria del Brasile, elaborato in
quegli anni da Jorge Machado Moreira,
architetto capo dell’Ufficio tecnico12.
Nel piano recifense si incorpora infatti la
tipologia del Museo a crescita illimitata
sperimentata a Rio, e già utilizzata da Le
Corbusier nel piano dell’Università del
1936. Oltre a questo particolare, il settore
residenziale dell’Università di Recife,
prima composto di case basse, viene ad
essere occupato da edifici ad appartamenti.
Nel piano del 1955 compare inoltre il nuovo
progetto della Scuola di Ingegneria, non
eseguito, l’Istituto di Antibiotici
adiacente la Scuola di Chimica
(successivamente costruita lontana
dall’Istituto, secondo il progetto di
Antônio Pedro Didier), gli edifici per
appartamenti, non realizzati, e la Scuola di
filosofia, poi elaborata da Filippo Mellia
(architetto amico di Russo).
I lavori per la realizzazione della Città
universitaria iniziano nel 1949 e nel 1956
entrano in funzione le prime due unità. Le
costruzioni inizialmente realizzate sono la
Facoltà di Medicina, l’Ospedale di Clinica e
l’Istituto di Antibiotici. Successivamente
la Scuola di Ingegneria, quella di
Filosofia, il Centro sportivo e alcune unità
della zona residenziale.
Ben risolto nelle sue componenti funzionali
e tecniche, efficace tentativo di far
dialogare l’architettura razionalista con la
produzione nazionale, il piano è stato in
seguito notevolmente modificato, cosicché
oggi risulta difficile leggerne le
intenzioni originarie e i progetti di Russo
restano le sole testimonianze di quel che
sarebbe stata “una moderna città estesa
sotto il sole e al di sopra di un suolo
verde”.
E anche la crescita per entità satelliti
autosufficienti rimarrà un disegno
dell’architetto. Le aree suburbane contigue
al tessuto urbano, a edificazione rarefatta,
che avrebbero dovuto configurarsi come
entità-satelliti, non riusciranno mai a
raggiungere una effettiva autonomia e
qualità urbana. L’espansione del centro non
sarà contenuta e l’impossibilità di
conseguire localmente un’apprezzabile
immagine urbana, negherà un miglioramento
dell’immagine metropolitana nel suo
complesso.
Figura 4 - La biblioteca della Città
universitaria di Recife, in uno
schizzo dell'architetto Mario Russo |
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Note
1
Recife conosce contemporaneamente una
crescita fisica e demografica sorprendente:
dai 238.000 abitanti del 1920, raggiunge i
340.000 nel 1930, supera i 400.000 due anni
dopo, arrivando a contare al principio degli
anni ’50 più di 600.000 abitanti.
2
È molto probabile che i primi contatti di
Mario Russo con il Brasile siano nati grazie
ad una segnalazione del fratello Corrado,
pittore di una certa fama.
3
Com’è noto il ruolo di questi personaggi nel
panorama architettonico brasiliano risulta
essenziale, soprattutto perché promotori di
un’azione volta a incentivare una cultura
brasiliana autentica, in cui siano
fortemente valorizzate le radici del luogo.
4
Campello Cabral R. (2001), Mario Russo.
Por uma visão integral da arquitetura,
in “AU”, n. 96, giugno-luglio, p. 94.
5
Come testimoniano gli appunti rinvenuti
nell’archivio Russo, oltre alla
ricostruzione di alcune letture praticate
dall’architetto.
6
Ottenuta la libera docenza nel 1930, Luigi
Piccinato viene infatti chiamato da Calza
Bini come docente incaricato presso la
Facoltà di Architettura di Napoli. Vi
insegnerà sino al 1932 Edilizia cittadina
e poi sino al 1950 Urbanistica. Oltre
a prevedere una parte di storia
dell’urbanistica, il suo corso si articola
in uno studio sulla città moderna con
riferimento al tema del lotto e
dell’isolato, in una sezione dedicata
all’arte dei giardini e un’altra incentrata
sui piani regionali.
7
Cfr. la voce Urbanistica che
Piccinato scrive per l’Enciclopedia
Italiana di Scienze, Lettere ed Arti nel
1937.
8
Cfr. ad esempio l’articolo sulle città
universitarie pubblicato da Manuel Tainha
nel 1956 sulle pagine della rivista
portoghese “Arquitetura”.
9
Si tratta del progetto per l’Universitade
Commercial Conde Francisco Matarazzo a
San Paolo del 1948.
10
Cfr. Campello Cabral R. (2003), Mario
Russo. Um arquiteto razionalista italiano em
Recife, Dissertação apresentada ã Escola
de Engenharia de São Carlos da Universidade
de São Paulo, São Carlos.
11
Le piante datate, rinvenute nell’archivio
Mario Russo, corrispondenti a questi due
progetti recano, tuttavia, la scritta
“novembre 1952” (schema delle strade e delle
piazze) e “1949-1956”. È possibile, forse,
che nel 1951 e 1955 i rispettivi piani, di
fatto, già fossero pronti, ma non esistono
certezze in proposito.
12
In un articolo scritto nel 1953, una
tirocinante dell’Ufficio tecnico di Recife
riferisce, tra l’altro di uno stretto legame
con l’Ufficio tecnico dell’Università del
Brasile (Etub) e il suo direttore Horta
Barbosa, il quale dopo la sua visita a
Recife nel 1953 scriverà un articolo sulla
Città universitaria di Russo, pubblicato
sulle pagine di “Arquitetura e Engenharia”. |