La strategia territoriale europea del 19991
fornisce agli Stati membri gli indirizzi per
l’implementazione di un governo del
territorio in cui si integrino
orizzontalmente e verticalmente politiche
settoriali e livelli amministrativi
territoriali al fine di promuovere un
modello di sviluppo omogeneo del territorio
europeo. Viene fuori, così, l’esigenza di
una visione olistica nel governo
delle dinamiche territoriali che necessita
di un trattamento organico e di un approccio
integrato.
Tale indirizzo viene già da tempo declinato
in Spagna, almeno a livello di principio,
nel riconoscimento normativo-istituzionale
del concetto di ordenación del territorio2
che, così come inteso dalla giurisprudenza,
dovrebbe muoversi proprio in direzione del
modello europeo.
Ma se il processo di integrazione
orizzontale delle politiche di settore
costituisce un obiettivo difficile da
raggiungere a causa del tradizionale
approccio spacialistico3, il
dialogo verticale tra i differenti
livelli e i corrispondenti strumenti di
pianificazione, la cui relazione gerarchica
è codificata dalla normativa urbanistica
regionale4, rappresenta una
condizione tutt’altro che consolidata che si
caratterizza per elevati livelli di
criticità operativa.
Sebbene sia previsto all’interno del sistema
di pianificazione spagnolo, secondo un
processo top down, il coordinamento
tra strumenti di pianificazione territoriale
di livello regionale, di livello intermedio5
e di livello locale, la pratica
pianificatoria ha dimostrato, al contrario,
la debolezza di tale processo e, quel che è
più grave, la carenza della stessa
pianificazione territoriale. Tale condizione
ha, inoltre, condotto ad un trattamento
separato della disciplina urbanistica dalla
pianificazione territoriale tanto da portare
alla produzione di distinti quadri normativi
di riferimento6.
Si è così promossa una pianificazione
urbanistica tendenzialmente disarticolata da
una visione di coerenza sovralocale che
tende sempre più a compromettere gravemente
porzioni di territorio attraverso una
politica di uso del suolo eccessivamente
incline a intense forme di consumo.
Alla base di tali condizioni spesso è
possibile rintracciare gli interessi
specifici di certe aree professionali,
nonché quelli consolidati degli enti
amministrativi locali (in particolare i
comuni) che considerano la pianificazione
territoriale una minaccia per le prerogative
consolidate e per la propria autonomia
amministrativa e decisionale sancita dalla
Costituzione (Serrano Rodriguez, 1987; Cruz
Villalón, 2004).
D’altro canto, in relazione alla difficoltà
d’implementazione dei principi integratori
della ordenación del territorio,
oltre alle su citate ragioni, si pone in
evidenza la difficoltà di intendere in
maniera univoca tale concetto. La stessa
Costituzione spagnola del 1978 risulta poco
chiara in quanto ad esso si riferisce ma, di
fatto, non lo definisce. All’articolo 148,
infatti, tra le competenze che potranno
essere assunte dalle singole Comunidades
Autónomas (le regioni spagnole; di
seguito CC.AA.) in ragione del
principio di sussidiarietà (Zoido Naranjo,
2001), è presente l’ordenación del
territorio assieme a tutta una serie di
altre materie che, in una visione
contemporanea d’integrazione di politiche,
dovrebbero in realtà già essere incluse in
essa (Torres Riescos, 1982).
Risulta, inoltre, altrettanto poco chiara la
relativa attribuzione delle competenze
amministrative e territoriali in materia7.
Secondo un’interpretazione del testo
costituzionale proposta da L. Parejo8,
si è voluta differenziare la pianificazione
sovracomunale da quella comunale assimilando
la prima alla ordenación del territorio
e la seconda al planeamiento urbanistico.
Per altri autori il prevalere di una visione
tendenzialmente urbanocentrica nella
declinazione normativa locale del concetto
di ordenación del territorio,
evidenzia la sua eccessiva
contestualizzazione urbana a detrimento
della originaria e più ampia visione
territoriale (Torres Riescos, 1982).
Data l’incerta posizione della Carta
costituzionale e delle sue possibili
interpretazioni, il quadro complessivo si è
ulteriormente complicato in seguito alle
posizioni assunte dagli Statuti delle
singole CC.AA. e dalla declinazione
normativa e operativa del concetto di
ordenación del territorio a livello
regionale.
Le CC.AA. hanno recepito pienamente
questa competenza con la promulgazione di
apposite leggi (la prima fu la Ley
23/1983, de Política Territorial de
Catalunya, mentre la più recente è
Ley 4/2004 de Ordenación del territorio y
Protección del Paisaje della
Comunidad Valenciana); ma se, da un
lato, la maggior parte di tali norme9
si ispira chiaramente ai principi di
integrazione della Carta europea di
ordinamento del territorio10,
approvata nel 1984 dalla Conferenza europea
dei ministri competenti in materia,
dall’altro gli approcci operativi rimangono
differenziati e di fatto la pianificazione
territoriale rimane scarsamente praticata.
In sintesi, in Spagna all’enunciazione
ancora poco chiara del principio di
ordenación integral del territorio
corrisponde in termini operativi l’azione di
una multiforme pianificazione settoriale, di
una scarsamente praticata pianificazione
territoriale e di una consolidata
pianificazione urbanistica. Si tratta di
pratiche tendenzialmente poco coordinate tra
loro il cui effetto si traduce spesso in un
forte impatto sul territorio, in termini di
consumo di suolo e di risorse naturali non
rinnovabili (Allende Landa, 2002).
Il modello catalano
Sono soltanto alcune le regioni spagnole che
hanno sviluppato e approvato piani di
livello territoriale11 e
altrettanto pochi tra questi producono una
reale azione di governo del territorio,
costituendo la maggior parte di essi quasi
esclusivamente un adempimento normativo con
scarsa efficacia operativa (Estaban, 2003).
Nel caso della Catalunya pur essendo
definitivamente approvati, tra gli strumenti
di pianificazione territoriale previsti
dalla normativa regionale, il Plan
Territorial General del 199512
e il Plan Territorial Parcial de Terre de
l’Ebre del 200113, di fatto
il coordinamento tra questi e la
pianificazione urbanistica appare debole.
Tra le ragioni che generano tale condizione
si pongono in evidenza le seguenti
componenti:
- la pianificazione urbanistica risulta
sufficiente a consentire da sola, da un
punto di vista tecnico-normativo, un
qualsivoglia tipo di azione sul territorio;
- la pianificazione urbanistica si fonda su
un’immediata relazione
cittadino-amministrazione, che non ha un
equivalente nel rapporto con la
pianificazione territoriale;
- la pianificazione territoriale produce
effetti a lungo termine che non hanno un
riscontro immediato e diretto sul
territorio;
- la debolezza di un ente amministrativo
intermedio (come la provincia) non legittima
l’autorevolezza della corrispondente
pianificazione territoriale (Estaban, 2003).
Inoltre, così come regolati dalla legge, i
piani di livello territoriale sono strumenti
che dovrebbero consentire il controllo della
quasi totalità delle dinamiche sovralocali
presenti alla rispettiva scala di
riferimento14. Tale condizione
produce come esito la difficoltà di
rispondere efficacemente a tale onere dando
vita a deboli strumenti di inquadramento
generale che difficilmente operano scelte di
carattere strutturale, in genere rinviate ad
altri piani e livelli di governo del
territorio (Estaban, 2003).
Alla storica contrapposizione tra
pianificazione urbanistica e pianificazione
territoriale che rischia di generare e
rafforzare gli squilibri territoriali in
atto, sta tentando di dare risposta l’azione
del governo della Generalitat de
Catalunya attraverso la definizione di
un percorso riformista graduale che,
piuttosto che rifondare istituzionalmente la
disciplina nell’ottica di una visione
organica e integrata di ordenación del
territorio, agisce dal basso
promuovendo un’azione di riforma per
parti caratterizzata da un certo livello
di operatività.
Questo processo prende le mosse soprattutto
negli ultimi anni, in seguito alla presa di
coscienza dei forti squilibri territoriali
generati dalla crescita urbana in atto, nel
contesto generale di debolezza della
pianificazione territoriale.
Nello specifico, il processo di
metropolizzazione del territorio catalano,
strettamente relazionato alla realtà di
Barcellona, è stato accompagnato da una
serie di disfunzioni territoriali promosse
da azioni locali e settoriali esasperate
dalla assenza di una visione territoriale
organica. Tale processo si è caratterizzato
da una parte per la congestione dell’area
metropolitana di Barcellona e della fascia
costiera, e dall’altra per l’indebolimento
dei sistemi territoriali dell’entroterra,
esterni ai flussi e alle dinamiche di
sviluppo. A tale processo si è accompagnata
un’intensiva specializzazione degli usi del
suolo che ha generato la crescita della
domanda di mobilità, la difficoltà di
accesso al mercato della casa e ai servizi,
nonché fenomeni di segregazione e di perdita
di coesione sociale (Nello, 2005).
A partire da tali condizioni e al fine di
garantire un processo di sviluppo
contraddistinto da efficienza economica,
sostenibilità ambientale ed equità sociale,
nasce in seno all’amministrazione regionale
la necessità di promuovere una nuova
politica pubblica di riequilibrio delle
dinamiche in atto attraverso la
ridefinizione di forme e ruoli degli
strumenti di governo del territorio.
L’obiettivo non è quello di arrestare il
processo di metropolizzazione ma, attraverso
una visione di più ampio respiro
territoriale, di articolarlo su più nuclei e
distribuirlo sull’intera rete di città
catalane il cui consolidamento proceda in
parallelo con le azioni di protezione del
paesaggio, di rispetto delle aree agricole e
di consolidamento della coesione sociale.
Il processo di rinnovamento del quadro
normativo regionale promosso negli ultimi
anni, pertanto, si integra con l’impulso
dato agli strumenti di pianificazione di
respiro sovralocale in quanto le dinamiche e
le problematiche da affrontare sono
essenzialmente di scala territoriale e a
questo livello vanno affrontate.
|
Figura 1 - Il sistema della
pianificazione
urbanistico-territoriale in
Catalunya |
Il quadro normativo regionale
Il sistema di pianificazione
urbanistico-territoriale catalano è regolato
da un quadro di riferimento doppio
costituito dalla normativa sulla
pianificazione territoriale e da quella che
regola la disciplina urbanistica.
La pianificazione territoriale, disciplinata
dalla Ley del 1983 de Politica
territorial e avente come fine la
promozione dell’uso razionale del
territorio, introduce il Plan Territorial
General come strumento di pianificazione
di livello regionale, i Planes
Territoriales Parciales quali strumenti
di pianificazione di ambiti territoriali di
livello intermedio (costituiti da almeno una
comarca) e i Planes Territoriales
Sectoriales relativi a specifiche aree
tematiche. A questo quadro di riferimento è
corrisposto, a livello operativo, un certo
grado di inerzia che ha portato
all’approvazione di pochi strumenti di
pianificazione di livello territoriale.
Con l’approvazione della Ley 31/2002 de
Medidas Fiscales y Administrativas15
viene introdotta all’interno di questo
sistema la figura dei Planes Directores
Territoriales16 che assumono
un carattere di operatività rispetto alle
previsioni del Plan Territorial General
o dei Planes Territoriales Parciales.
Si tratta di uno strumento flessibile che
può interessare comuni non necessariamente
ricadenti nello stesso ambito territoriale
(definito dal Plan Territorial General
e per ciascuno dei quali è previsto un
Plan Territorial Parcial) e che ha come
obiettivo la promozione di una
pianificazione territoriale dotata di
maggiore flessibilità e soprattutto più
vicina alle reali esigenze del territorio in
quanto promossa dagli stessi sistemi
territoriali locali.
Per quel che invece riguarda la gestione e
regolamentazione della disciplina
urbanistica la Ley 2/2002 de Urbanismo17
oltre a regolamentare la figura dei
Planes de Ordenación Urbanistica Municipal
di livello comunale, introduce la figura dei
Planes Directores Urbanisticos (art.
56) ai quali corrisponde la definizione
delle direttrici di coordinamento della
ordenación urbanistica di più territori
comunali con particolare attenzione riferita
alla difesa del suolo non urbanizzabile,
alla realizzazione delle grandi
infrastrutture, alla definizione delle
politiche per l’edilizia residenziale.
La citata legge è stata modificata
dall’attuale governo socialista con la
Ley 10/200418 in direzione di
una maggiore attenzione alla questione
dell’accessibilità alla casa e al tema della
sostenibilità territoriale. Entrambe le
norme sono state derogate dal Testo
unificato della Ley de Urbanismo19
che struttura in un unico articolato la
regolamentazione della disciplina
urbanistica a livello regionale. Al suo
interno viene introdotto il concetto di
sviluppo urbanistico sostenibile inteso
come “l’utilizzo razionale del territorio e
dell’ambiente che comporta l’integrazione
delle esigenze di crescita con la
conservazione delle risorse naturali e dei
valori paesaggistici, archeologici, storici
e culturali al fine di garantire la qualità
della vita delle generazioni presenti e
future”20.
Il programma di pianificazione territoriale
In parallelo alla revisione del quadro
normativo viene dato nuovo impulso alla
pianificazione territoriale attraverso
l’istituzione, nel 2004, del programma di
pianificazione territoriale (Programa de
Planeamiento Territorial) all’interno
della Secretaria de Planificación
Territorial del Departamento de Politica
Territorial y Obras Publicas (ente di
livello regionale) al fine di promuovere il
processo di pianificazione territoriale e di
dotare di un quadro di riferimento
aggiornato le azioni di governo del
territorio da implementare. Il programma
nasce dalla volontà di riorganizzare le
politiche territoriali in atto in direzione
di forme di sostenibilità ambientale,
economica e sociale alle quali il processo
di metropolizzazione del territorio catalano
deve guardare per evitare di trasformarsi in
veicolo di degrado. Nello specifico della
pianificazione territoriale il Governo
catalano si è impegnato nella legislatura in
corso (2003-2007) a implementare la
realizzazione dei sei Planes
Territoriales Parciales mancanti, la
revisione del Plan Territorial Parcial
del Ebre e quella del Plan Territorial
General de Catalunya21.
Inoltre, secondo il nuovo programma,
l’elaborazione degli strumenti di
pianificazione territoriale deve essere
accompagnata da una pianificazione
urbanistica che superi le attuali visioni
parziali e che guardi in maniera strutturale
alle strategie generali di livello
sovracomunale. A tal fine svolgono un ruolo
di primo piano i Planes Directores
Territoriales e i Planes Directores
Urbanisticos22, diciannove
dei quali sono attualmente in fase di
elaborazione.
Per dotare tale sistema di pianificazione di
un quadro di riferimento, all’interno del
programma di pianificazione territoriale
sono stati individuati 15 assi di
orientamento della planificación
territorial23 che
costituiscano uno strumento di coordinamento
degli indirizzi ai quali gli strumenti di
pianificazione in fase di elaborazione
dovranno guardare.
All’interno dello scenario che si va
delineando, piuttosto che procedere secondo
il tradizionale modello a cascata con
la revisione Plan Territorial General de
Catalunya e in seguito con
l’elaborazione e la revisione dei Planes
Territoriales Parciales, si è deciso di
procedere al contrario, completando la
formazione dei Planes Territoriales
Parciales mancanti e, a partire da
questi, riformulare gli indirizzi e i
contenuti della pianificazione territoriale
di livello regionale. Secondo tale visione
il futuro Plan Territorial General de
Catalunya sarà redatto a partire dalle
analisi e dalle proposte progettuali
contenute negli strumenti di pianificazione
di scala inferiore, più direttamente
relazionati alle esigenze del territorio.
Considerazioni conclusive
La nuova politica territoriale catalana
affronta la condizione di debolezza della
pianificazione territoriale e le
problematiche ad essa connesse aggredendo
dal basso la questione e proponendo un
quadro di coerenza territoriale (Programa
de Planeamiento Territorial) che detti
gli indirizzi per i piani di livello
territoriale intermedio (Planes
Territoriales Parciales, Planes
Directores Territoriales e Planes
Directores Urbanisticos) in fase di
elaborazione.
La scelta di procedere secondo un percorso
inverso, che parta dalla pianificazione
territoriale intermedia e non direttamente –
o in parallelo – dalla riformulazione
organica della pianificazione territoriale
regionale, muove – principalmente –
dall’interesse di innescare il suddetto
processo di riforma nell’immediato e di
riuscire a ottenere i primi risultati nel
corso dell’attuale legislatura24.
Tale scelta pone in evidenza alcuni nodi
critici. Se da una parte si fornisce un
impulso decisivo all’elaborazione degli
strumenti di pianificazione di livello
territoriale intermedio utile a delineare il
quadro di coerenza sovralocale per l’azione
della pianificazione urbanistica,
dall’altra, procedendo prima con la
pianificazione di livello intermedio e
successivamente con quella regionale, il
problema della debolezza del coordinamento
di livello superiore viene spostato da una
scala all’altra non risolvendolo in maniera
organica. Si rischia cioè di veicolare la
formazione di uno strumento di
pianificazione territoriale regionale debole
che sia il risultato, per giustapposizione,
delle scelte dei piani di livello
territoriale inferiore e non il motore del
processo di pianificazione organico che
esprima in maniera sintetica un unitario
progetto di territorio. Ancora una volta si
corre il pericolo di far prevalere
l’interesse particolare su quello generale.
Quello prospettato si caratterizza,
pertanto, come un modello bottom up
incompleto applicato al sistema della
pianificazione urbanistico-territoriale che
affida un ruolo chiave alla pianificazione
territoriale intermedia sulla cui capacità
di coordinamento25, in assenza di
un potenziamento dei corrispondenti enti di
amministrazione e gestione (province,
comarche o altri enti intermedi), è lecito
avanzare dei dubbi.
Tali perplessità vengono avvalorate dalla
assenza di una norma quadro sulla
ordenación del territorio con il rango
di legge regionale che integri al proprio
interno la disciplina urbanistica e la
pianificazione territoriale definendo in
maniera organica le relazioni tra livelli e
strumenti di pianificazione e superando
l’attuale dicotomia.
Note
1
Strategia territoriale europea. Verso uno
sviluppo equilibrato e sostenibile del
territorio europeo, Commissione europea,
Postdam, maggio 1999.
2
Art. 148 della Costituzione spagnola del
1978.
3
Un tentativo di integrazione tra le
politiche settoriali era stato promosso con
i Planes Directores Territoriales de
Coordinación, previsti dalla Ley del
Suelo del 1975. Soltanto due di questi
piani vennero realizzati su tutto il
territorio spagnolo e resi non operativi per
il prevalere di interessi particolari su
interessi di carattere generale.
4
Cfr. nel caso specifico della Catalunya
l’art. 11 della Ley 23/1983, de 21
de noviembre, de Politica Territorial
de Catalunya (DOGC, n. 385, de 30 de
noviembre de 1983), e l’art. 13.1 della
Ley 2/2002, de 14 de marzo,
de Urbanismo (BOE de 17 de abril de
2002, n. 92).
5
Si tratta di strumenti di pianificazione
previsti per gli ambiti territoriali in cui
si articola operativamente il piano di
livello regionale.
6
Tra le Comunidades Autonómas
(regioni) che hanno prodotto un quadro
normativo sulla pianificazione territoriale
autonomo rispetto alla regolamentazione
della disciplina urbanistica sono presenti:
Andalucia, Argón, Baleares, Canarias,
Castilla y Leon, Catalunya, Extremadura,
Galicia, Murcia, Pais Vasco, Comunidad
Valenciana.
7
Secondo J. Gatòn Pèrez de Albeniz (2002), se
nei diversi Statuti delle CC.AA. la
materia ordenación del territorio è
di competenza esclusiva delle
amministrazioni regionali sulla base di
quanto stabilito dall’art. 148, comma 1
della Costituzione del 1978, la disciplina e
la pratica delle cose hanno dimostrato che
in realtà si tratta di materia concorrente
tra Stato e regioni. La riflessione nasce
dalla constatazione che all’interno della
citata ordenaciòn del territorio
rientra la quasi totalità delle politiche
che secondo l’art. 149 della Costituzione
rimangono di competenza statale (tra queste:
Legislaciòn del Suelo, Leyes de
Aguas, Leyes de Costas,
Planificaciòn de infraestructuras,
Competencias en materia de medio ambiente,
Planificaciòn economica, ecc.).
8
Cfr. Parejo A. L. (1984), La Ordenaciòn y
la Gestiòn Urbanistica un Bilance Critico,
in “Ciudad y Territorio”, gennaio-giugno.
9
Ci si riferisce in particolare alle leggi di
Baleares, Cantabria,
Galicia, Comunidad de Madrid e
Murcia promulgate tra il 1987 e il 1995.
10
Carta Europea de Ordenación del
Territorio, Recomendación n. R(84) 2 del
Comité de Ministros a los Estados miembros
del Consejo de Europa, adoptada el 26.1.1984.
11
Le CC.AA. che hanno definitivamente
approvato lo strumento di pianificazione
territoriale regionale sono la Catalunya,
il País Vasco, l’Argón, le
Asturias, le Baleares e le
Canarias.
12
Ley 1/1995, de 16 de marzo, por la que se
aprueba el Plan Territorial General
de Cataluña (DOGC, n. 2032, 31 de
marzo 1995).
13
Resolució d’11 de juliol de 2001, per la
qual es fa públic l’Acord del Govern de la
Generalitat de 15 de maig de 2001, pel qual
s’aprova definitivament el Pla territorial
parcial de les Terres de l’Ebre
(DOGC, n. 3440, 27 de juliol 2001).
14
Cfr. nello specifico l’art. 5 della Ley
23/1983 de Politica Territorial de Catalunya,
cit.
15
Ley 31/2002, de Medidas Fiscales y
Administrativas (BOE de 17 de enero de 2003,
n. 15).
16
Art. 19 bis, ter, quater introdotto
nell’articolato della Ley 23/1983 dalla
Ley 31/2002.
17
Ley 2/2002, de 14 de marzo, de urbanismo,
cit.
18
La Ley 10/2004, de 24 de diciembre, de
modificación de la Ley 2/2002, de 14 de
marzo, de urbanismo, para el fomento de las
viviendas, de la sostenibilidad territorial
y de la autonomia local (DOGC n. 4291,
30.12.2004).
19
Decreto legislativo 1/2005 de 26 de julio
(DOGC n. 4436, de 28.7.2005).
20
Art. 3.1, Decreto legislativo 1/2005 del
26 di luglio, cit.
21
Cfr. l’Acord del Govern de la Generalitat
de 14 desembre de 2003.
22
Ley 2/2002, de 14 de marzo, de urbanismo.
23
Cfr. Generalitat de Catalunya,
Departament de Politica Territorial i Obres
Oubliques, Criteris per al desenvolupament
del Programa de Planejament Territorial,
Comissió de Cordinació de Política
Territorial, sessione 20.5.2005.
24
L’elaborazione e l’approvazione di un nuovo
Plan Territorial General
comporterebbe tempi tecnici che
supererebbero il termine della legislatura
in corso previsto per il 2007.
25
Vedi nota 3.
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