Numero 4 - 2001

 

l'iniziativa comunale 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pagani: da antico paese a città nuova. Modernizzare il territorio nella tradizione


Isidoro Fasolino


 

Le città necessitano sempre più d’azioni amministrative che rilancino la pratica della pianificazione urbanistica, nei modi e nei tempi utili al conseguimento degli obiettivi programmati dal decisore politico. Isidoro Fasolino commenta gli esiti di un convegno tenutosi a Pagani, importante centro dell’agro nocerino-sarnese, a conclusione di una fase amministrativa di governo del territorio

 

 

 

 

 

Pagani è un paese antico, millenario, da salvaguardare, ma è anche una città nuova da organizzare ed attrezzare per far fronte alle nuove esigenze dei tempi, pronta a raccogliere le sfide attuali e future. Un paese da modernizzare, quindi, ma partendo dalla storia, nella tradizione.

Questo deve avvenire senza lo sradicamento dell’identità dei luoghi, tanto dei pieni quanto dei vuoti, creando centri urbani senza forma, città in cui non si vive, ma in cui si è costretti a sopravvivere. Ciò implica andare oltre la manutenzione ordinaria; significa anche stimolare la domanda sottesa, la domanda inespressa; significa estendere la cura che abbiamo verso gli spazi dell’intorno, gli spazi che sono di ciascuno di noi, anche a quelli del contesto, cioè di tutti. 

Il 20.4.2002 si è tenuto a Pagani, nel Salone dell’Annunziatella, con sessione sia mattutina che pomeridiana, un convegno che ha rappresentato la sintesi di un’esperienza, il racconto di quanto prodotto e di quanto proposto dall’assessorato alla pianificazione urbanistica ed organizzazione del territorio1 del Comune di Pagani nel biennio 2000-2002.

Insomma, un bilancio di un’attività e una proposta programmatica per un comune in cui, come in molti altri della nostra provincia, la pianificazione urbanistica è stata, nel passato, del tutto marginale.

Le questioni programmatiche affrontate dall’ufficio di piano del Comune di Pagani2 nascono da due ordini di necessità: da un lato, quella di riavviare il processo di pianificazione urbanistica rimasto allo stato embrionale, in quanto risalente al programma di fabbricazione del 1971, seguito dal commissariamento e dal piano regolatore generale (Prg) del 1991; dall’altro, quella di dare risposta in tempi più brevi rispetto a quelli della pianificazione generale del territorio.

Questa seconda necessità non significa che il territorio si organizza al di fuori della pianificazione urbanistica ma, piuttosto, con strumenti di pianificazione più flessibili e più rapidi.

Insomma, il processo di pianificazione si costruisce assumendo il piano come strumento unico e prospettiva, ma mettendo in campo un susseguirsi di politiche urbanistiche che determinino la costruzione del piano per fasi. Le diverse motivazioni che hanno spinto l’una o l’altra fase della politica urbanistica sono state, di volta in volta i tempi a disposizione, le emergenze rispetto ai bisogni e le esigenze di equità nelle scelte.

D’altro canto, il breve periodo a disposizione dell’ufficio di piano, in quanto attivato a oltre metà del mandato amministrativo e, quindi, con poco più di due anni di prospettiva, sarebbe stato del tutto insufficiente anche solo ad impostarne un corretto avvio. 

Occorre, quindi, andare verso il superamento della cultura dei due tempi, che tanto ha connotato una certa politica sociale degli ultimi decenni: prima le infrastrutture e poi lo sviluppo; prima la tassazione e poi i servizi; prima la pianificazione e poi la realizzazione. Si è puntato, così, alla formula del “planning by doing … in practice” ovvero “from policy to best practice”.

Quando, tuttavia, sono state effettuate le varie scelte, lo si è fatto secondo il principio dell’agire localmente pensando globalmente, privilegiando scelte di assetto del territorio localmente individuate che si sarebbero fatte anche in sede di pianificazione generale, inquadrate in una possibile coerenza complessiva.

Ma la modernizzazione del territorio, di cui si diceva all’inizio, è perseguibile solo favorendo la messa in campo di economie. Per attrezzature e servizi la gestione può essere praticata dal privato, ma inserita nel quadro dell’interesse pubblico. Il consiglio comunale ha definito e fissato le regole del gioco, assegnando il regime di uso del suolo e le sue tutele; mediante tali regole l’amministrazione ha acquisito suoli attrezzati, ecc., sfruttando i tanti capannoni dismessi presenti sul territorio comunale, consentendo agli imprenditori di dispiegare le loro capacità di iniziativa e risorse. Si è indicato al privato la prospettiva del legittimo profitto bilanciata dal ritorno per la collettività in termini di cessione al comune di aree attrezzate, attuate e gestite dai privati in regime di convenzione. All’opinione pubblica è stato lanciato il chiaro messaggio che è tempo che la pubblica amministrazione si cimenti in un rapporto aperto e costruttivo con il capitale privato e la sua allocazione sul territorio, quando finalizzata alla creazione di sviluppo locale e non di mera speculazione edilizia. Ai privati si è fatto capire che il territorio non può essere più il luogo della massimizzazione indiscriminata del profitto.

Non è mancato, fra le attività, uno sforzo per il miglioramento delle procedure finalizzate, attraverso conoscenza e trasparenza, all’effettuazione di scelte sempre più di qualità, una qualità anche progettuale, non legata al coinvolgimento delle grandi firme, ma come controllo della qualità corrente. Si è fatto un tentativo di superamento dei comportamenti consolidati dei progettisti, delle imprese, dell’amministrazione per i quali la realizzazione di un’opera pubblica non doveva essere oggetto di particolare cura ed attenzione. 

Sono dodici i settori strategici intorno ai quali si è costruita sistematicamente l’azione dell’amministrazione comunale. Al centro dell’attività vi è stata sempre la valutazione attenta delle esigenze della popolazione in tema di assetto del territorio, a fronte di una fase pregressa in cui la mancanza di scelte amministrative rischiava di determinare gravi danni o inutili compressioni delle domande dei cittadini o limitazioni al dispiegamento dell’attività imprenditoriale. Tra le attività dell’ufficio di piano si ricordano:

- l’adozione dell’adeguamento del Prg al piano urbanistico territoriale (Put) dell’area sorrentino-amalfitana, con riferimento all’area montana e pedemontana, con destinazioni a risanamento e salvaguardia (sub area 4, zone territoriali 1B; 4 – parco agricolo; 8 – parco territoriale);

- elaborazione ed approvazione della zonizzazione acustica e del piano di risanamento acustico, con relativo regolamento;

- elaborazione ed approvazione dello strumento comunale per l’apparato distributivo ai sensi della Lr 1/2000;

- elaborazione del programma complesso relativo alla cosiddetta spina centrale, il progetto spina urbana utile per dare unitarietà alle numerosissime opere avviate ed avviarne altre che definiscano un progetto di complessiva riqualificazione urbana;

- riqualificazione di aree e capannoni industriali dismessi, spesso interstiziali, di cui il tessuto urbano centrale è ricchissimo, quali l’ex Tabacchificio, l’area Cirio o l’area CSTP, che ha portato, anche previo varianti al Prg, alla progettazione di attrezzature urbane (ad esempio, il complesso polifunzionale); per tali aree è richiesto un intervento innovativo e coraggioso, che coinvolga l’interesse e la partecipazione dei privati tramite convenzioni e con una particolare attenzione ad episodi di archeologia industriale; 

- effettuazione dell’anagrafe dei suoli, finalizzata alla capillare conoscenza fisica e funzionale dell’intero territorio, anche ai fini di una tassazione più equa;

- promozione della rivisitazione del piano straordinario e, successivamente, del piano stralcio dell’autorità di bacino del Sarno;

- regolazione della mobilità sia a scala comunale, con lo svincolo sulla A3 e gli interventi di cui al programma nazionale di soppressione dei passaggi a livello, che sovracomunale con la partecipazione alla conferenza dei servizi del 2.7.2001 per la realizzazione dell’alternativa alla Ss 18; tra l’altro, Pagani è comune obbligato al Put dal nuovo codice della strada;

- predisposizione (e adozione) del nuovo regolamento edilizio;

- insediamento della conferenza di pianificazione per la revisione generale del Prg; 

- studio di fattibilità relativo al risanamento ambientale e valorizzazione turistica della zona montana, tra cui il recupero della cava mediante messa a dimora di piante;

- progetto del parco urbano;

- partecipazione del comune alle attività del Patto dell’Agro, tra cui l’adesione, con altri 11 comuni, allo sportello dell’Agro, lo sportello unico per le attività produttive e per la gestione unica dei procedimenti autorizzatori;

- attivazione di conferenze dei servizi ai sensi dell’art. 5 del Dpr 447/1998, con approvazione in consiglio comunale delle variazioni urbanistiche;

- progetto di sportello unico per l’edilizia, un servizio telematico con cui il cittadino può, chattando, avere un filo diretto con gli uffici comunali per seguire gli iter di pratiche (concessioni, dia, ecc.), reperire normative e modulistica utile, ecc.;

- affidamento alla società di trasformazione urbana AgroInvest spa la gestione (espropri e realizzazione urbanizzazioni) del piano degli insediamenti produttivi (Pip), in cui il comune si occuperà dell’assegnazione dei lotti; partecipazione al Pip consortile di Taurina sempre di iniziativa AgroInvest;

Intesa per lo svolgimento della conferenza di pianificazione finalizzata alla condivisione delle linee programmatiche di assetto territoriale del Comune di Pagani.

 

 

- adesione al progetto PaCiS, nell’ambito di Agenda XXI locale, con cui si vuole diffondere la cultura della sostenibilità (fissazione delle pressioni massime sulle risorse; costruzione dei sistemi di risorse umane e materiali; gestione razionale del territorio per la corretta distribuzione dei carichi urbanistici; informazione, sensibilizzazione, coinvolgimento e partecipazione dei cittadini; forum ambientale);

- organizzazione della protezione civile e costituzione di un centro operativo comunale;

- soluzione all’atavico problema dello smaltimento del condono edilizio (legge 47/1985 e legge 724/1994), mediante l’esame di circa 2.400 pratiche.

Si può osservare come il comune, attraverso molte delle iniziative di cui sopra, sia proiettato alla scala comprensoriale. La stessa dimensione dei siti produttivi dismessi lascia prefigurare un intervento che non può immaginarsi esclusivamente comunale.

Altri enti, tra cui la provincia, possono, infatti, candidarsi ad intervenire per la previsione di scelte e interventi, quando questi riguardino la localizzazione di attrezzature di valenza o competenza sovracomunale (come, ad esempio, l’istituto alberghiero). 

È possibile, cioè, prefigurare strategie di carattere sovracomunale o, addirittura, di area vasta, che possano trovare idonea sede nel piano territoriale di coordinamento, in una logica di coerenza complessiva e di partecipazione democratica e di condivisione delle scelte.

Si è marcato un’inversione di tendenza rispetto alla pluridecennale politica volta a favorire l’espansione urbana: la zona montana viene integralmente salvaguardata da nuovi insediamenti. Ma come si è scelto di tutelare la zona montana, si è evitato di rimanere inutilmente immobilizzati, intervenendo su piano straordinario e piano stralcio dell’autorità di bacino del Sarno e superando il permanere di alcune inadempienze normative che avrebbero impedito qualsiasi scelta di governo del territorio (zonizzazione acustica, adeguamento del Prg al Put).  

La modernizzazione del territorio è stata intesa non solo come maggiore efficienza del suo assetto sotto il mero profilo della sua forma, ma anche della natura e dell’entità delle economie da mettere in campo: programmazione pubblica da un lato, attuazione e gestione privata dall’altro. Sono state praticate le due grandi etiche: quella del profitto, che spetta agli imprenditori, e quella del perseguimento dell’interesse collettivo, che spetta ai pubblici amministratori e si attua attraverso la programmazione. Sono state inserite nella macchina amministrativa strutture che vivranno oltre il cambiamento del colore politico dell’amministrazione e la breve vita delle procedure utilizzate per la realizzazione di un’opera pubblica.

Insomma, la nuova amministrazione, uscita dall’ultima tornata elettorale, riceve un’eredità sulla base della quale potrà, se lo vorrà, agevolmente dotarsi di un nuovo Prg e consolidare le condizioni sulla base delle quali si potrà cominciare a considerare ordinario ciò che ancora oggi è considerato straordinario e cioè il fatto stesso di avere un governo ordinario della città.

 

 

1 Dal novembre 1999 al maggio 2002 l’Assessorato alla pianificazione urbanistica e organizzazione del territorio è stato affidato al Prof. Ing. Roberto Gerundo.

2 Dal luglio 2000 al maggio 2002 l’Ufficio di piano, appositamente istituito dall’Amministrazione comunale, è stato composto dagli ingg. Giovanni Cannoniero, Giovanni Pellegrino, Raffaella Petrone e Maurizio Pisaturo.

 

 

 

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