Numero 3 - 2001

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  


a cura di:

Isidoro Fasolino

Raffaella Petrone


Rimane sufficientemente omogenea la dimensione delle attività di pianificazione urbanistica rilevabili nel primo semestre del 2001 in Provincia di Salerno. Isidoro Fasolino e Raffaella Petrone hanno verificato la complessiva produzione nel settore, articolandola nelle procedure e negli strumenti messi in essere dal complesso delle autonomie locali, dalle comunità montane e dalla stessa provincia, oltre che dalla Regione Campania per le sue residue competenze in materia

 

 

 

 

 

Avvisi di deposito di Prg e/o atti urbanistici 

 

 

 

 

 

 

 

In una fase caratterizzata da una certa ripresa di interesse per i temi della pianificazione urbanistica, in parte legata anche al nuovo disegno di legge (ddil) regionale in materia di tutela e uso del suolo, sembra opportuno effettuare un bilancio ed una riflessione dell’attività di pianificazione urbanistica a livello provinciale, cercando di evidenziare, da un lato, l’approccio dei comuni alle emergenti esigenze di organizzazione fisica del territorio e, dall’altra, al ruolo svolto dalla provincia e dalla regione.

Si è proseguito nella ricognizione degli atti amministrativi inerenti ad attività di pianificazione urbanistica espletate da Regione Campania, Provincia di Salerno e dai comuni in essa ricompresi, estratti dal Bollettino Ufficiale della Regione Campania, per tutto il primo semestre del 2001, in prosecuzione di quelli relativi all’anno 2000, dall’1/1 al 31/12, già pubblicati nel numero 1/2 di . Nel semestre qui considerato sono stati censiti 49 atti formalmente emanati riguardanti il territorio salernitano, a fronte dei 47 emanati mediamente in ciascuno dei due semestri precedenti.

È possibile quindi evidenziare, innanzitutto, come il numero di provvedimenti del semestre considerato sia del tutto paragonabile a quello sia del semestre precedente, riguardante la seconda parte dell’anno 2000, sia quello precedente ancora. Questa stabilità nella produzione di atti testimonia una evidente difficoltà da parte degli enti a cambiare registro nell’atteggiamento nei confronti della pianificazione urbanistica, vi è cioè una sostanziale inerzia nel processo di svecchiamento degli atti di governo del territorio.

Alcuni comuni sono più presenti nella ricognizione che si presenta, molti altri sono del tutto assenti nei tre segmenti temporali presi in considerazione: gli atti riguardano 24 comuni diversi nel primo semestre, 29 nel secondo e ancora 29 nel terzo. In un anno e mezzo i provvedimenti hanno riguardato soltanto 57 comuni diversi dei 158 della provincia. Alcuni comuni si sono rivelati più attivi di altri. Tuttavia, i soli comuni presenti in tutti e tre i semestri considerati sono: Baronissi, Caggiano, Castelnuovo Cilento, Salerno e S. Marina. Inoltre, si può osservare come molti dei comuni di maggiore dimensione demografica e conseguente maggiore complessità di problematiche urbanistiche, non abbiano dimostrato una altrettanto maggiore esigenza di aggiornamento degli strumenti di governo del territorio.

La considerazione successiva va fatta con riferimento al tipo di provvedimento privilegiato dalle amministrazioni comunali. Prevale largamente il ricorso alla variante allo strumento urbanistico generale. Solo due, invece, i comuni (Felitto e Pollica) che hanno provveduto a depositare un nuovo piano regolatore generale (Prg). L’uso indiscriminato della variante testimonia la bassa responsabilità del piano, non solo e non tanto dal punto di vista della sua fattibilità, quanto, generalmente, della sua coerenza complessiva e conseguente credibilità.

Altro tema su cui riflettere è quello relativo alla strumentazione attuativa della programmazione e pianificazione comunale, la quale consente di verificare che gli strumenti attuativi maggiormente oggetto di interesse da parte dei comuni sono, in particolare fra quelli nuovi, i piani degli insediamenti produttivi.

Pochissimi i provvedimenti che riguardano i piani di recupero, piani di dettaglio tradizionalmente in dotazione ai comuni della provincia, soprattutto a partire dalla normativa post terremoto del 1980. Probabilmente, è proprio il massiccio utilizzo nel passato dell’autoapprovazione consentita da tale normativa a determinare l’attuale minimo ricorso allo strumento che disciplina il recupero dell’esistente. È da sottolineare che, d’altro canto, sono praticamente assenti gli strumenti della programmazione complessa e questo con particolare riferimento a quella prevista dalla stessa legislazione regionale.

 

   

 

Il quadro che risulta dal monitoraggio dell’attività dei comuni evidenzia che si procede ancora troppo lentamente verso quella copertura totale del territorio, nel caso specifico della Provincia di Salerno, mediante Prg così come auspicato e imposto dalla Lr 14/1982. Insomma, nella nostra provincia, così come in Campania, siamo ancora molto lontani dall’estinzione della specie del programma di fabbricazione.

Si tratta di un bilancio, come si vede, per molti versi negativo che, pur se condizionato da questioni regionali e nazionali non risolte, non giustifica il generale atteggiamento dei comuni in tema di governo e uso del suolo. Il nostro, quindi, è un territorio in cui la pianificazione urbanistica interessa ancora una parte minoritaria dei 158 comuni della provincia. 

Chissà se con il dispiegarsi dell’operatività dell’ormai pronto piano territoriale di coordinamento non si creino le condizioni affinchè vi sia una maggiore determinazione da parte dei comuni nell’effettuazione delle scelte, finalmente in un quadro di indirizzi chiari e di certezze che rendano meno aleatori i percorsi dei nuovi piani comunali verso l’approvazione; questo potrebbe, almeno parzialmente, bilanciare la sostanziale incapacità della normativa regionale che, alla luce dell’ultimo ddil, sembrerebbe non superata, di scardinare la farraginosità delle procedure che caratterizzano gli iter di approvazione degli strumenti urbanistici.

 

Tabella

 

 

 

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