Analizzando le città dal punto di vista
della loro morfogenesi ci si accorge che lo
spazio urbano si è enormemente dilatato,
frammentato, disperso. Dalla città storica
compatta si è passati, negli anni, a
insediamenti sempre più ramificati e
dispersi sul territorio, andandosi così a
delineare un modello di città che viene
definito: città diffusa.
Non a caso il fenomeno riscontrato con
maggiore frequenza nell’analisi delle
trasformazioni territoriali è quello della
dispersione insediativa, denominata
sprawl, periurbanizzazone, esplosione
urbana, sub-urbanizzazione, le cui
manifestazioni sono: “bassa densità,
frammentazione territoriale, crescita
incontrollata dell’urbano, dinamiche
insediative a macchia d’olio, una
pianificazione debole che accompagna e
supporta processi di insediamento, talvolta
ai margini della legalità” (Fregolent L.,
2005).
Tutto questo si traduce, dal punto di vista
del sistema insediativo, nel fatto che non
assistiamo più alla dicotomia
urbano-rurale, bensì ad una ambiguità
tra questi due ambiti territoriali che può
essere letta attraverso nuovi fenomeni
insediativi.
Questa condizione ha portata mondiale, basta
pensare allo sprawl di Chicago, vale
a dire quel massiccio fenomeno di espansione
e dispersione urbana che ha investito negli
ultimi tre decenni l’area metropolitana di
Chicago e che ha causato di conseguenza una
drastica diminuzione delle aree naturali e
del terreno agricolo, oppure al desakota
phenomenon, tipico fenomeno di quelle
regioni della Cina la cui urbanizzazione è
contraddistinta dalla ambiguità
urbano-rurale. Basta, infine, semplicemente
guardarsi intorno.
“Mentre molto è stato fatto da geografi,
urbanisti, sociologi per comprendere e
documentare questo fenomeno, meno è stato
fatto per quanto riguarda la misurazione
sistematica della periurbanizzazione” (Heikkila
E. D., Shen T., Yang K, 2001). Le principali
ragioni di questa manchevolezza possono
essere individuate nella complessità del
fenomeno da analizzare e nella molteplicità
di contesti territoriali in cui esso si
manifesta.
L’obiettivo dello studio è quello di
analizzare il tessuto insediativo sulla base
di opportuni indicatori quantitativi,
sfruttando le potenzialità dei sistemi
inferenziali fuzzy per gestire
qualitativamente la loro variabilità
territoriale all’interno della regione di
studio.
Richiami teorici
La logica fuzzy, formalizzata negli anni ’60
da Lotfi A. Zadeh, si colloca nell’ambito
dell’intelligenza artificiale. Essa si pone
come obiettivo di risolvere problemi, anche
complessi, mediante regole empiriche e
qualitative che interessano un mondo di
azioni e di oggetti grigi e sfumati e
non bianchi o neri dai
contorni netti (logica tradizionale). Gli
esseri umani si comportano come sofisticati
sistemi di controllo o di decisione senza
per questo essere matematici o risolutori di
equazioni. Ad esempio, per decidere quando e
quanto annaffiare un giardino sono
sufficienti inferenze qualitative del tipo:
la temperatura è alta e il suolo asciutto,
allora il tempo di annaffiatura dovrà essere
lungo. Il ricorso a inferenze qualitative si
rivela utile per progettare sistemi di
controllo o di supporto decisionale quando
il relativo sistema matematico è ignoto o
troppo complicato, oppure quando la
soluzione di un problema è facilitata se si
esclude la ricerca di precisione matematica.
I sistemi fuzzy o sistemi inferenziali fuzzy,
indicati con la sigla Fis, che sta per
fuzzy inference sistems, sono sistemi in
grado di combinare concetti fuzzy, quali gli
insiemi, le variabili linguistiche e la
logica fuzzy, per produrre uscite crisp da
un qualche input.
Un sistema fuzzy, come qualsiasi altro
sistema classico, riceve in ingresso n
variabili, e restituisce in uscita m
grandezze. Nella teoria classica dei sistemi
si dice che si conosce il modello
matematico di un sistema quando si
dispone di una o più equazioni che
descrivono le relazioni fra le variabili di
ingresso e quelle di uscita. Il problema che
sorge è che spesso la modellizzazione
matematica di un sistema risulta molto
complessa, se non addirittura impossibile a
meno di forti approssimazioni, a causa
dell’elevato numero di variabili e della
frequente non linearità. I sistemi fuzzy,
basati sulla logica sfumata, si propongono
come metodo completamente innovativo
nell’affrontare problemi di questo tipo.
Infatti, il sistema di equazioni è
sostituito da una famiglia di regole logiche
del tipo if-then che creano una
corrispondenza tra insiemi fuzzy
appartenenti a spazi diversi dando una
descrizione linguistica del sistema. Questo
approccio è in generale più semplice di
quello classico e si presta particolarmente
nel caso di problemi fortemente non lineari
in cui l’intuizione e l’esperienza umana
rivestono un ruolo fondamentale.
Il funzionamento si compone di tre fasi:
1. fuzzificazione;
2. inferenza;
3. defuzzificazione (Figura 1).
Figura 1 - Struttura di sistemi
inferenziali fuzzy |
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La fuzzificazione è quel processo che
determina un valore rappresentante il grado
di appartenenza di un determinato input ad
ognuno dei fuzzy set definiti.
L’aspetto fondamentale nel processo è la
scelta delle funzioni di appartenenza, che
dipende, in generale, dal progettista del
sistema sulla base della sua intuizione ed
esperienza. Inizialmente si adoperavano
funzione a campana (gaussiane), attualmente
si preferisce usare combinazioni di funzioni
di tipo L,
G,
P
e
L,
che danno risultati molto simili e
permettono una semplificazione dei calcoli.
Indipendentemente dalla forma è importante
che l’unione dei supporti degli insiemi
della partizione ricopra tutto l’universo
del discorso. Questo per evitare che ci
siano valori di ingresso per i quali non sia
possibile definire alcuna regola.
Il secondo passo è quello dell’inferenza.
In tale modulo sono contenute le regole di
composizione dei fuzzy set del passo
precedente e, sulla base dei valori di
membership degli insiemi sfumati, viene
calcolato per ogni regola il valore di
verità finale. Anche per tale passo la
definizione delle opportune regole di
composizione è lasciata a considerazioni
euristiche spesso tratte dall’esperienza di
esperti umani (composizione di conoscenze
qualitative e quantitative).
Per definire in che modo il sistema derivi
dalle azioni di controllo a partire da una
base di regole è necessario definire: la
funzione di implicazione, come vengono
implementati i connettivi and e or
(il primo usato nella definizione degli
antecedenti e il secondo per combinare le
azioni delle singole regole), e l’operatore
di composizione (gli operatori di
composizione più usati sono max-min e
max-dot).
L’operazione di defuzzificazione
consente di convertire un’azione di
controllo generata dall’unità di inferenza
sotto forma di un fuzzy set in una azione di
controllo crisp, ossia un numero che
rappresenti nel miglior modo possibile il
fuzzy set in questione. Non esiste un
criterio universalmente accettato che
stabilisca come determinare questo valore.
Esistono diverse strategie di
defuzzificazione che si differenziano per la
qualità dei risultati ottenuti e per la
complessità dei calcoli necessari. Tra le
più comuni si ritrovano il metodo del
massimo, che produce il punto nel quale
la funzione di appartenenza raggiunge il suo
valore massimo, il metodo della media dei
massimi, che restituisce il valore
medio, nel caso in cui ci siano più punti in
cui la funzione di appartenenza assume il
valore massimo e il metodo del centroide,
uno dei metodi più usati pur risultando
oneroso dal punto di vista computazionale,
che restituisce l’azione di output
corrispondente al centro di massa della
funzione di appartenenza.
Schema metodologico
L’analisi dei tessuti insediativi si propone
la formalizzazione di un modello
interpretativo delle diverse forme di
insediamento che si manifestano su di un
territorio antropizzato.
Premessa al nostro studio è che nel sistema
insediativo possono essere individuate
cinque forme di insediamento:
1. ambito urbano;
2. ambito periurbano ad alta densità;
3. ambito periurbano a bassa densità;
4. ambito metaurbano;
5. ambito extraurbano.
L’ambito urbano, è quella forma
insediativa nella quale è riconoscibile una
stretta complementarietà tra impianto viario
e trama edilizia, consistente in una
sostanziale giustapposizione ordinata fra
trama viaria, isolati e lotti, e spesso
caratterizzata dal parallelismo tra gli assi
di giacitura dei corpi edilizi.
L’ambito periurbano è invece la fase
periferica dei tessuti urbani consolidati
che si protrae verso il tessuto rurale. Esso
può essere contraddistinto da un’alta
densità insediativa o da una bassa.
L’ambito metaurbano è invece quella
forma insediativa caratterizzata dalla non
complementarietà tra impianto viario e trama
edilizia, posta al di là dell’ambito urbano
e contraddistinta da una bassa densità.
L’ambito extraurbano coincide con il
tessuto rurale ed è caratterizzato da
insediamenti radi e sparsi e da una
sostanziale integrità del paesaggio.
L’obiettivo dello studio è quello di
giungere alla definizione di questi ultimi
sulla base di opportuni indicatori.
Lo schema metodologico si compone di una
prima fase, in cui si provvede alla
determinazione degli indicatori, e di una
seconda fase, in cui viene formalizzata la
procedura che si fonda sul funzionamento di
un sistema inferenziale fuzzy che
processa in serie le n unità
territoriali in cui è stata suddivisa l’area
di studio restituendo la rappresentazione
dei diversi ambiti territoriali.
Con riferimento alla prima fase, al
fine di stabilire gli indicatori più
significativi si è riflettuto sui principi e
sui concetti in base ai quali identificare
le aree urbanizzate del territorio. Essi non
sono univoci. A tal proposito, abbiamo
considerato le definizioni che l’Istat dà
per quanto concerne il centro abitato, il
nucleo abitato, la casa sparsa, i nuclei
speciali. Esse si rifanno a parametri
geometrici che consentono di valutare la
contiguità degli edifici, ad un riscontro
sulla presenza di servizi, esercizi
pubblici, luoghi di raccolta, e anche a
concetti più vaghi come i principi di
socialità.
Ne è scaturita la scelta di considerare la
densità edificatoria, espressa in termini di
superficie coperta e di volumetria, e la
presenza di attrattori e di reti come linee
guida per la definizione di detti
indicatori.
Si considera una regione ripartita in n
unità territoriali non sovrapposte, ottenute
sovrapponendo idealmente al territorio in
esame una griglia a maglie quadre di cui va
fissata la spaziatura. La dimensione dipende
dalla scala di dettaglio e dal livello di
precisione dell’analisi, pertanto la sua
definizione non è immediata ma è relativa al
caso in esame.
Per ciascuna delle n unità
territoriali, identificate da un codice
alfanumerico, si procede al calcolo di
quattro indicatori: rapporto di
urbanizzazione, indice di
fabbricazione territoriale,
prossimità alle reti, prossimità agli
attrattori, che divengono i fattori o
attributi delle stesse (Tabella 1).
In questo modo si ottengono delle factor
map. Una factor map è una mappa
che mostra per un dato fattore la posizione
geografica e la distribuzione di tipi di
fattori, dove per tipi di fattori si
intendono le variazioni all’interno di
ciascun fattore (ad esempio, i gradi di
pendenza se il fattore è la pendenza).
Nella seconda fase si procede alla
manipolazione delle factor map
precedentemente ottenute attraverso un
metodo di combinazione che si fonda sul
funzionamento di un sistema inferenziale
fuzzy che processa in serie le n
unità territoriali in cui è stato suddiviso
il territorio restituendo la
rappresentazione dei diversi ambiti.
Occorre dunque sviluppare il sistema
inferenziale fuzzy il cui funzionamento
ricordiamo si compone di tre fasi: la
fuzzificazione dell’input, l’inferenza fuzzy
e la defazzificazione.
Lo sviluppo comprende le seguenti fasi:
- definizione delle variabili di input e
output;
- definizione della funzione di
appartenenza;
- definizione delle regole del motore
decisionale;
- test del sistema.
Le variabili di input sono gli
indicatori ottenuti nella fase precedente e
cioè: rapporto di urbanizzazione, indice di
fabbricazione territoriale, prossimità alle
reti, prossimità agli attrattori. La
variabile di output è la suitability,
ovvero l’appartenenza ad uno dei cinque
ambiti in cui si è pensato di suddividere il
territorio.
La definizione delle funzioni di
appartenenza comporta la definizione
dell’universo del discorso e la definizione
della forma e del numero delle funzioni. Per
quanto riguarda l’universo del discorso di
una variabile essa deve coincidere con
l’intervallo dei valori da essa realmente
assunti nel contesto del reale funzionamento
del sistema, invece per la forma
generalmente si scelgono forme semplici.
Per la variabile indice di fabbricazione
territoriale, l’universo coincide con un
intervallo che va da zero e il max valore
che ritroviamo nel caso di studio ed è
suddiviso in cinque classi: molto piccolo
(MP), piccolo (P), medio (M), grande (G),
molto grande (MG) di cui le classi estreme
rappresentate da funzioni trapezoidali e
quelle intermedie da funzioni triangolari.
Per l’universo della variabile rapporto di
urbanizzazione, che coincide con un
intervallo compreso tra zero ed uno per la
natura adimensionale dell’indicatore, si è
adottata una analoga ripartizione con
differenti supporti.
Per le restanti due variabili di input,
prossimità alle reti e prossimità agli
attrattori, l’universo va da zero al max
valore registrabile nel caso di studio ed è
suddiviso rispettivamente in tre classi:
piccolo (P), medio (M), grande (G), la
prima; e in due: piccolo (P), grande (G), la
seconda, con funzioni ancora trapezoidali e
triangolari.
Per la variabile di output l’universo viene
suddiviso in cinque classi di uguale
ampiezza rappresentate da funzioni
triangolari.
Per quanto riguarda la definizione delle
regole motore decisionale, vediamo che
esse derivano dalle osservazioni, dal
comportamento degli operatori e da
interviste a esperti del problema in
questione.
Ad esempio un sistema con 4 input, ciascuno
caratterizzato da 5 funzioni e 3 output
richiederebbe un max di 54 x 3 = 1.875
regole. In realtà, il numero di regole è
decisamente inferiore e oscilla tra venti e
quaranta.
Nella fase di test del sistema si
valutano le risposte che esso fornisce nei
confronti di una serie di dati di input, e
si correggono eventuali anomalie modificando
o aggiungendo regole e/o funzioni di
appartenenza.
Caso applicativo
La metodologia proposta è stata applicata
per analizzare il tessuto insediativo del
Comune di Taurasi, in Provincia di Avellino.
Prima fase
Delimitata l’area di studio, che è stata
ristretta alla porzione di territorio più
significativa rispetto alla analisi che ci
accingiamo a fare, si è proceduto alla
discretizzazione sovrapponendo ad essa una
griglia a maglie quadre di lato 50 metri. Ne
è scaturita una suddivisione in 1.326 unità
territoriali, ciascuna delle quali è stata
identificata con un codice alfanumerico (Figura
2).
Figura 2 - Discretizzazione
dell'area di studio |
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Per ciascuna unità territoriale si è
proceduto a calcolare la superficie coperta,
intesa come la parte di superficie
direttamente occupata da strade, edifici e
attrezzature, e la relativa eventuale
volumetria. Questo ha consentito di
automatizzare il calcolo dei quattro
indicatori attraverso un foglio di calcolo.
In particolare, per quanto riguarda il
calcolo dell’indice di fabbricazione
territoriale e del rapporto di
urbanizzazione, si è considerata un’area di
influenza per ciascuna unità territoriale
data da una corona di unità intorno ad essa
(Figura 3).
Figura 3 - Area di influenza della
i-esima unità territoriale |
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Per il calcolo invece della distanza
dalle reti e dagli attrattori si
è selezionata la rete stradale a mezzo del
suo grafo, e si è scelto come attrattore
l’edificio municipale essendo il comune di
piccole dimensioni.
Seconda fase
Per lo sviluppo del sistema si è scelto un
ambiente informatico specializzato per
l’implementazione dei sistemi fuzzy:
Matlab fuzzy logic toolbox (Figura 4).
Figura 4 - Interfaccia grafica
dell'estensione fuzzy logic toolbox
del software Matlab |
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Fonte: Fuzzy LogicToolbox For Use
with MATLAB User's Guide, The
Mathworks |
Una volta dichiarate le variabili, che
ricordiamo essere per l’input l’indice di
fabbricazione territoriale, il rapporto di
urbanizzazione, la distanza dalle strade, la
distanza dalle centralità, e per l’output la
suitability ai diversi ambiti, e
definiti per ciascuna di esse il numero e la
forma delle funzioni di appartenenza, si
procede alla fuzzificazione dei dati
ottenendo così delle factor map
fuzzificate (Figura 5).
Figura 5 - Funzioni di appartenenza
delle variabili |
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Per quanto riguarda la definizione delle
regole, che sono del tipo if-then, si
è partiti da quelle più ovvie:
- se l’indice volumetrico è molto grande e
il rapporto urbanistico è molto grande e la
distanza dalla strada è piccola e la
distanza dalla centralità è piccola allora
l’ambito territoriale è urbano;
- se l’indice volumetrico è grande e il
rapporto urbanistico è grande e la distanza
dalla strada è piccola e la distanza dalla
centralità è piccola allora l’ambito
territoriale è periurbano ad alta densità;
- se l’indice volumetrico è medio e il
rapporto urbanistico è medio e la distanza
dalla strada è piccola e la distanza dalla
centralità è piccola allora l’ambito
territoriale è periurbano a bassa densità;
- se l’indice volumetrico è piccolo e il
rapporto urbanistico è piccolo e la distanza
dalla strada è grande e la distanza dalla
centralità è grande allora l’ambito
territoriale è metaurbano;
- se l’indice volumetrico è molto piccolo e
il rapporto urbanistico è molto piccolo e la
distanza dalla strada è grande e la distanza
dalla centralità è grande allora l’ambito
territoriale è extraurbano;
per giungere, dopo aver analizzato dati e
risultati nella fase di tunning, alla
individuazioni di ben 20 regole.
Con questi nuovi cambiamenti si è giunti ad
una prima individuazione esaustiva dei 5
ambiti territoriali (Figure 6 e 7).
Figura 6 - Factor Map della
suitability |
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Figura 7 - Rappresentazione dei
cinque ambiti territoriali |
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Considerazioni conclusive
La descrizione dei tessuti insediativi
richiede un notevole sforzo interpretativo
soprattutto a causa della complessità
mostrata dai fenomeni di diffusione e
dispersione urbana.
L’approccio descritto nel presente lavoro ha
lo scopo di indicare una possibile
applicazione dei sistemi inferenziali fuzzy
come strumento per individuare i diversi
ambiti di cui si compongono i tessuti
insediativi, al fine di fornire una base di
riferimento oggettiva, basata su criteri
predeterminati, che possa limitare
l’arbitrarietà delle perimetrazioni. In
particolare, un possibile sviluppo
dell’applicazione della metodologia
proposta, testata sul Comune di Taurasi, è
quello di ridurre la dimensione della maglia
della griglia e verificare la risposta del
sistema, eventualmente ricalibrato, per
cercare di raggiungere una definizione più
netta dei diversi ambiti.
La tesi di laurea dal titolo “Ipotesi
applicativa della logica fuzzy alle
problematiche urbanistico-territoriali”, è
stata discussa nell’A.A. 2005/2006, relatore
Prof. Ing.
Roberto Gerundo, correlatrice Ing.
Marialiuisa Petti.
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