Il Consiglio provinciale di Salerno con la
seduta del 26 giugno u.d. ha licenziato le
osservazione dell’ente al piano
territoriale regionale (Ptr),
concludendo l’iter di consultazione avviato
a ottobre del 2005. È forse utile
ripercorrere brevemente i passaggi
principali di questo laborioso processo.
A febbraio 2005, la Regione Campania ha
adottato la proposta di Ptr e a gennaio 2006
ne ha avviato il “procedimento di
formazione” (ex art. 15 della Lr 16/2004),
attribuendo alle province il compito di
promuovere e coordinare la conferenza di
pianificazione, finalizzata alla
elaborazione e raccolta delle osservazioni
alla proposta di Ptr (delibera di Gr n. 1674
del 26.11.2005).
La Provincia di Salerno ha inteso da subito
partecipare il proprio territorio di questo
importante strumento di pianificazione,
organizzando quattro incontri ai quali sono
stati invitati tutti i comuni del territorio
(24-25 ottobre 2005), e trasmettendo copia
di una sintesi del Ptr elaborata dal
Servizio Urbanistica dell’ente a tutte le
organizzazioni sociali e le associazioni,
così come individuate con deliberazione di
Gr n. 627 del 21.4.2005. Questa iniziativa
rientra nel lavoro di sensibilizzazione,
accompagnamento e coordinamento che l’ente
provincia ha avviato con tutti i soggetti
attivi della propria comunità territoriale,
per tutto ciò che attiene il governo del
territorio, all’indomani
dell’attribuzione delle nuove funzioni, e
compiti, introdotti con la Lr 16/2004.
Per quel che riguarda, invece, l’iter
procedurale più strettamente connesso al
processo di formazione del Ptr, la
conferenza di pianificazione ex art. 15
della Lr 16/2004 è stata avviata dalla
Provincia di Salerno il 26 gennaio u.d., ed
è stata anticipata da una pre-conferenza (17
gennaio) nel corso della quale la Regione
Campania ha presentato la proposta di Ptr. I
lavori della Conferenza di pianificazione
sono ufficialmente terminati con la seduta
del 2 marzo u.d., nel corso della quale
molti dei soggetti invitati a partecipare
hanno presentato le proprie osservazione
alla proposta di piano regionale. Le
osservazioni, ratificate entro la data di
scadenza del 22 marzo, sono state poi
trasmesse alla provincia con i relativi
documenti di ratifica. In totale le
osservazioni pervenute sono 133 è sono state
oggetto di un attento lavoro di istruttoria
curato dall’Ufficio di piano che si è
costantemente confrontato con il Comitato
tecnico-scientifico1 a supporto
del Servizio Urbanistica.
Con la seduta del Consiglio provinciale del
26 giugno si è, quindi, concluso l’iter
ufficialmente avviato il 26 gennaio, con la
presa d’atto di tutte le osservazioni
pervenute e del documento di sintesi
elaborato dagli Uffici dell’ente e con
l’approvazione della osservazioni dell’ente
al piano regionale.
La Proposta di Ptr costituisce uno
strumento di forte respiro strategico ed una
cornice di riferimento generale per
raccordare la pianificazione paesistica e
ambientale con le attività di promozione e
di programmazione dello sviluppo. Su di un
piano diverso, il documento regionale
ambisce anche a orientare – secondo principi
di integrazione funzionale – le decisioni di
allocazione di tutte le risorse finanziarie
finalizzate allo sviluppo campano, compresi
i fondi strutturali del prossimo ciclo di
programmazione 2007-2013.
L’analisi della Proposta di Ptr
rileva, tuttavia, alcuni aspetti
problematici, che meritano accurate
riflessioni e, in alcuni casi, pongono la
necessità di decise inversioni di tendenza,
e in quest’ottica le osservazioni licenziate
dalla Provincia di Salerno entrano nel
merito dei cinque quadri territoriali di
riferimento in cui è articolato il piano
regionale per evidenziarne aspetti
problematici, possibili soluzioni e
specifiche emendamenti al testo.
È evidente che le criticità evidenziate
potranno trovare una compiuta soluzione
principalmente in sede di
revisione/adeguamento del piano
territoriale di coordinamento provinciale
(Ptcp) e in tal senso è importante
sottolineare che il processo di revisione
del piano provinciale è stato attivato
contestualmente al procedimento di
formazione del piano regionale. La Provincia
di Salerno ha, infatti, deciso di utilizzare
la Conferenza di pianificazione attivata per
il Ptr come fase d’avvio per la
rielaborazione del proprio Ptcp, sia sul
versante delle valutazioni di merito sia su
quello della concertazione
interistituzionale, al fine di definire le
opzioni di base su cui aprire un confronto
con i comuni e le forze sociali e culturali
per la rielaborazione condivisa del piano
provinciale. La conferenza di
pianificazione ha, quindi, rappresentato
di fatto la prima forma di ascolto
strutturato del territorio, lavoro che
proseguirà nel corso dell’intero processo di
elaborazione condivisa del Ptcp.
Ritornando al lavoro fatto in merito alla
proposta di piano regionale, in questa sede,
presentiamo parte del documento di sintesi
delle osservazioni elaborate dalla comunità
salernitana e parte del documento elaborato
dal Comitato tecnico-scientifico (con il
contributo del Settore attività produttive e
politiche comunitarie e del Servizio
ambiente della Provincia di Salerno)
contenente le osservazioni e le proposte di
modifica al piano regionale approvate dal
Consiglio provinciale di Salerno con
delibera n. 23 del 26.6.20062.
Note
1
Comitato interdisciplinare costituito a
supporto delle attività del Servizio
Urbanistica della Provincia di Salerno, con
particolare riguardo al lavoro di
adeguamento/aggiornamento del Ptcp. Il
Comitato è coordinato dal prof. arch.
Alessandro Dal Piaz ed è composto dall’arch.
Immacolata Apreda, dall’arch. Giovanni
Infante, dall’avv. Lorenzo Lentini e dal
dott. Massimo Padovano.
2
Il testo integrale dei due documenti è
scaricabile dal sito istituzionale della
Provincia di Salerno
(www.provincia.salerno.it) nello spazio
dedicato al piano territoriale regionale,
accessibile dalla homepage dell’ente.
Osservazioni e Proposte di modifica
presentate dalla Provincia di Salerno con
delibera di Cp n. 23 del 26.6.2006, alla
proposta di Piano territoriale regionale,
adottato, ai sensi dell’art. 15 della
LrC16/2004, con deliberazione di Gr n. 287
del 25.2.2005.
Il presente documento è stato elaborato dal
Comitato Tecnico a supporto del Servizio
Urbanistica, con il contributo del Settore
Attività Produttive e Politiche Comunitarie
e del Servizio Ambiente della Provincia di
Salerno.
La Proposta di Ptr costituisce uno
strumento di forte respiro strategico ed una
cornice di riferimento generale per
raccordare la pianificazione paesistica e
ambientale con le attività di promozione e
di programmazione dello sviluppo.
Su di un piano diverso, il documento
regionale ambisce anche ad orientare –
secondo principi di integrazione funzionale
– le decisioni di allocazione di tutte le
risorse finanziarie finalizzate allo
sviluppo campano, compresi i fondi
strutturali del prossimo ciclo di
programmazione 2007-2013.
L’analisi della Proposta di Ptr
rileva, tuttavia, alcuni aspetti
problematici, che meritano accurate
riflessioni e, in alcuni casi, pongono la
necessità di decise inversioni di tendenza:
- in primo luogo, si evidenziano carenze e
contraddizioni, che rendono incerto il ruolo
e la funzione del Piano stesso quale
strumento di indirizzo e orientamento per
l’attività di pianificazione provinciale,
con conseguenti ripercussioni anche sulla
definizione dei piani urbanistici comunali;
- in secondo luogo, emerge il tentativo di
imporre logiche neo-centralistiche che
vulnerano il principio di sussidiarietà e
depotenziano in misura eccessiva – e non
comprensibile – il ruolo che le Province
sono chiamate a svolgere per la promozione
dello sviluppo dei propri territori.
Con riferimento al primo aspetto, i
rimandi e le indeterminazioni contenuti
nella Proposta di Ptr, unitamente
all’assenza di iniziativa regionale per la
definizione delle intese in tema di
pianificazione concertata, impediscono di
fatto l’esercizio delle attribuzioni proprie
delle Province in materia di pianificazione
d’area vasta e, conseguentemente, non
consentono di definire un coerente quadro di
coordinamento, nell’ambito del quale
compiutamente espletare le attività di
pianificazione e programmazione di livello
comunale.
Ci si riferisce, in particolare:
- alla mancanza di direttive e indirizzi
specifici per l’esercizio dell’attività
concertata di pianificazione paesaggistica,
coerenti con i contenuti della Carta europea
del paesaggio e, soprattutto, del Codice dei
beni culturali e del paesaggio (DLgs
42/2004);
- all’indeterminazione di tempi e modalità
per la conduzione, da parte delle autorità
competenti, dell’analisi dei rischi
ambientali, da espletare per ciascun
ambiente insediativo;
- all’affidamento alla Protezione civile
delle attività di coordinamento operativo
nella redazione dei diversi Piani di Bacino,
responsabilità attribuita alla Provincia
dalla legge urbanistica regionale;
- all’individuazione di un Comitato tecnico
normativo, a prevalente composizione
regionale, con il compito di specificare
criteri e modalità per la quantificazione
del rischio ambientale, successivamente
all’approvazione del Ptr;
- al rinvio alla Conferenza di
pianificazione della definizione di
pertinenti orientamenti strategici, che
acquisiranno, così, la forma ed il valore di
una normativa di piano, in materia di
valutazione dei carichi insediativi
ammissibili sul territorio e di indirizzi
per la distribuzione territoriale degli
insediamenti produttivi e commerciali.
Le criticità evidenziate potranno trovare
una compiuta soluzione in sede di redazione
dei Piani territoriali di coordinamento
provinciali; alla Regione, invece, dovrà
spettare prioritariamente il compito di
promuovere la conclusione delle
intese e degli accordi necessari alla
definizione dei diversi processi di
pianificazione, dando così concreta
attuazione alle previsioni della legge in
materia di governo del territorio.
Per quanto riguarda, in particolare, la
valutazione dei carichi insediativi
ammissibili sul territorio e gli indirizzi
per la distribuzione territoriale degli
insediamenti produttivi e commerciali, la
Proposta di Ptr già contiene i criteri e
gli indirizzi propri del livello di
pianificazione regionale, che sarà
necessario dettagliare solo in sede di
pianificazione provinciale, con riferimento
a ciascun ambito insediativo.
In relazione al secondo aspetto, i
processi di programmazione, elaborazione
tecnico-progettuale e gestione – in cui si
declinano le “attività di riorganizzazione
territoriale” prefigurate dai documenti
regionali – evidenziano il grave rischio di
un forte ridimensionamento del ruolo
provinciale.
Appaiono segnali inequivocabili di questa
allarmante evoluzione:
- il tentativo di espropriazione, da parte
della Regione, della competenza provinciale
a pianificare all’interno di quei contesti
territoriali che, in ragione dell’addensarsi
di programmi infrastrutturali e ambientali,
identificano alcuni “nodi critici” per lo
sviluppo (i Campi territoriali complessi);
- la riduzione a ruoli quasi “notarili”
delle funzioni della Provincia nei processi
di programmazione e riorganizzazione
territoriale che investono gli ambiti di
sviluppo sub-provinciali individuati (i
Sistemi territoriali di sviluppo);
- la totale assenza – finanche nei meri
richiami formali – delle Province nel
recente Rapporto preparatorio per
l’elaborazione del Dsr preliminare per la
politica di coesione 2007-2013.
L’esperienza di questi anni ha dimostrato il
ruolo prezioso e insostituibile che la
Provincia può esercitare, nella sua qualità
di “agente istituzionale intermedio”: cabina
di regia dei diversi strumenti di
pianificazione e programmazione, soggetto di
coordinamento tra gli strumenti di sviluppo
locale e i piani e programmi di rilievo
nazionale e/o regionale che “impattano” sul
territorio provinciale, promotore di
partenariati locali per lo sviluppo, motore
di innovazione amministrativa, presidio di
accompagnamento e assistenza per i piccoli
Comuni.
Solo alla scala provinciale è possibile
garantire una maggiore efficienza
complessiva del sistema e affrontare al
meglio sfide complesse, sia coniugando
sostenibilità e sussidiarietà nel governo
del territorio che consentendo la “gestione”
di quei fenomeni di micro-competizione tra
territori che potrebbero accentuare i
“divari” e ostacolare un equilibrato e
diffuso sviluppo del territorio campano.
A fronte di ciò, i processi di governance
prefigurati dalla Proposta di Ptr
dovrebbero essere meglio precisati e andare,
piuttosto, nella direzione di rendere meno
rigide le perimetrazioni territoriali
proposte, rafforzando contestualmente quelle
funzioni di indirizzo, coordinamento e
accompagnamento che le Province, in ragione
delle proprie competenze istituzionali nel
governo del territorio alla scala vasta,
devono poter esercitare in relazione ai
Sistemi territoriali di sviluppo e ai Campi
territoriali complessi.
Su di un piano più generale, occorrerà
orientare coerentemente lo stesso processo
di riordino delle funzioni e dei compiti
amministrativi della Regione e degli Enti
Locali, stabilendo la piena competenza a
programmare delle Province e definendo la
loro titolarità a concorrere, in un quadro
di forte cooperazione istituzionale (un
tavolo permanente di concertazione
Regione-Province), alla stessa definizione
degli indirizzi regionali.
Alla luce delle considerazioni di cui sopra
sono state elaborate le osservazioni e
proposte di cui al presente documento
che, peraltro, traggono taluni spunti dagli
esiti della Conferenza di pianificazione
provinciale.
Introduzione: gli indirizzi strategici
1. Gli indirizzi strategici
Aspetto problematico
Tra gli obiettivi strategici del Ptr non
rientra quello della tutela delle acque,
superficiali e sotterranee, in particolare
quelle destinate al consumo umano, come
peraltro sancito dal DLgs 152/1999. La
Campania è ricca di acque sorgive, di
origine prevalentemente carsica, quindi
estremamente vulnerabili all’inquinamento e
captate per gli usi idropotabili anche di
altre regioni. Non và dimenticato, inoltre,
che il Fiume Sarno, il cui bacino interessa
il territorio di tre province su 5, è
considerato il più inquinato d’Europa.
Soluzione/proposta possibile
La tutela delle acque, intesa come tutela
dal rischio di depauperamento e inquinamento
delle risorse idriche sotterranee e
superficiali, deve essere considerata
un’azione di fondamentale importanza, da
perseguire anche attraverso il Ptr con il
suo inserimento tra gli indirizzi
strategici, come suggerito anche nelle
osservazioni presentate da diversi enti.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
Il primo Quadro territoriale di riferimento:
le reti
1. Gli indirizzi per la pianificazione
paesaggistica
Aspetto problematico
Nell’ambito del primo quadro territoriale di
riferimento la proposta di Ptr
fornisce, tra l’altro:
“- gli indirizzi di assetto paesistico,
attraverso i quali vengono individuati i
paesaggi di alto valore ambientale e
culturale a livello regionale, sintesi dei
valori del paesaggio visivo e del paesaggio
ecologico, all’interno dei quali applicare
obbligatoriamente gli obiettivi di qualità
paesistica di cui alla lettera a) comma 2
dell’articolo 4 dell’Accordo Stato-Regioni,
senza per questo dover necessariamente
trascurare il resto del territorio
regionale: in tal senso va inteso il
richiamo alle reti ecologiche;
- le linee guida per la redazione dei
PTCP e P.Par. (Piani Territoriali di
Coordinamento Provinciali e i Piani
Territoriali dei Parchi Naturali Regionali)
affinché possano avere valenza di Piano
Paesistico”.
Gli indirizzi forniti dalla proposta di
Ptr, elaborati sulla base delle
indicazioni di cui al DLgs 490/1999 e di cui
all’Accordo Stato-Regioni del 19.4.2001, non
rispondono in pieno a quanto previsto dalla
Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze,
20.10.2000) recentemente ratificata con la
legge 9 gennaio 2006, n. 14, nonché alle
prescrizioni del Codice dei Beni Culturali e
del Paesaggio (DLgs 42/2004).
Al riguardo, si prende atto che la Regione
Campania, con delibera di Gr n. 1475 del
4.11.2005, ha confermato la necessità di “predisporre
le linee fondamentali dell’assetto
dell’intero territorio con riferimento alla
dimensione paesaggistica, nel rispetto della
legislazione nazionale e degli accordi già
stabiliti tra le istituzioni competenti,
attraverso un documento denominato “Linee
Guida per la individuazione, tutela e
valorizzazione dei paesaggi della Campania”
e la definizione di una carta dei paesaggi
campani da recepirsi nella Proposta di Piano
Territoriale Regionale, quali atti
fondamentali per la redazione dei Piani
Territoriali di coordinamento delle Province”
e, pertanto, di “conformare, in tal
senso, la Proposta di Piano Territoriale
Regionale, adottato con DGRC n. 287 del
25.2.2005, agli accordi per l’attuazione dei
principi della Convenzione Europea del
Paesaggio in Campania”. Successivamente,
con deliberazione di Gr n. 1674 del
26.11.2005, la Regione, nell’ambito della
regolamentazione della Conferenza di
Pianificazione per la proposta di Ptr,
ha stabilito che “la Conferenza di
Pianificazione, in sintonia con gli articoli
5 e 6 della Convenzione Europea del
Paesaggio, raccoglierà, sulla base dello
studio fornito dalle strutture regionali
competenti “verso la Carta dei Paesaggi
della Campania”, anche eventuali proposte in
merito alla stesura delle “Linee Guida per
la individuazione, tutela e valorizzazione
dei paesaggi della Campania” di cui alla
DGRC n. 1475 del 4.11.2005, da recepirsi
successivamente nella “Proposta di Piano
Territoriale Regionale”.
Si tratta, pertanto, di una presa di
coscienza da parte della Regione Campania
della necessità di definire nuovi indirizzi
e forme di coordinamento per l’attività di
pianificazione paesaggistica sul territorio
regionale, adeguati ai contenuti dei
riferimenti normativi vigenti. Tali
indirizzi dovrebbero essere esplicitati,
dettagliati, verificati e concordati con il
Ministero, quale base metodologica di quelle
indispensabili intese previste dalle norme
nazionali e regionali, e, soprattutto, con
le Province della regione che, di fatto,
stanno sperimentando sul campo le
problematiche operative connesse alle
attività di ricognizione, analisi,
individuazione, definizione, determinazione,
di cui all’art. 143, comma 3, lett. a), b),
c), d), e), f), g), h) del DLgs 42/2004.
Tale esigenza risulta ancora più cogente
alla luce della modifica del Codice Urbani
approvata dal Consiglio dei Ministri nella
seduta del 2.3.2006.
Soluzione/proposta possibile
Compito prioritario della Regione Campania
dovrà essere quello di proporsi quale
soggetto protagonista e promotore della
immediata definizione delle intese tra
Ministero – Regione - Province per
l’esercizio dell’attività di elaborazione e
revisione/aggiornamento della pianificazione
paesaggistica per il territorio regionale,
al fine di consentire la elaborazione di
piani territoriali di coordinamento
provinciali che realmente affrontano in
maniera integrata la materia del governo del
territorio, ponendo al centro
dell’attenzione la politica del paesaggio e
definendo misure specifiche finalizzate a
salvaguardare, gestire e pianificare i
paesaggi della Campania.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
2. L’analisi dei rischi ambientali
Aspetto problematico
La proposta evidenzia che l’analisi
dei rischi ambientali, da condurre per
ciascun ambiente insediativo, deve
essere condotta dalle autorità competenti,
non precisando tuttavia, modalità e,
soprattutto tempi per tale attività. Appare
del tutto evidente che la mancanza di tale
analisi rende, di fatto, impossibile o
deficitaria l’attività di pianificazione
delle Province e dei Comuni.
Soluzione/proposta possibile
L’analisi dei rischi ambientali, qualora non
disponibile, deve essere condotta dalle
autorità istituzionalmente competenti,
contestualmente alla redazione dei Ptcp,
attribuendo alla Provincia il compito di
promuovere, in analogia a quanto previsto
per l’attività di pianificazione
paesaggistica, le intese con le autorità
preposte.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
3. Il rischio idrogeologico
Aspetto problematico
La proposta di Ptr attribuisce alla
Protezione Civile il coordinamento operativo
per evitare disomogeneità e difformità tra i
diversi Piani di Bacino, non precisando,
anche in questo caso, tempi, forme e
modalità di tale coordinamento.
Al riguardo è il caso di evidenziare che
l’art. 18, comma 7, della Lr 16/2004
attribuisce al Ptcp valore e portata, nelle
zone interessate, di piano di bacino di cui
alla legge 18 maggio 1989, n. 183, e alla Lr
7 febbraio 1994, n. 8, e che ai fini della
definizione delle disposizioni del Ptcp
relative alle materie di cui sopra, la
Provincia promuove, secondo le modalità
stabilite dall’art. 20, comma 1, della
Legge, le intese con le amministrazioni
statali competenti o con altre autorità od
organi preposti alla tutela degli interessi
coinvolti ai sensi della normativa statale o
regionale vigente.
È del tutto evidente che la definizione
delle disposizioni del Ptcp con riferimento
all’assetto idrogeologico presuppongono
l’attivazione immediata di tutte le attività
finalizzate all’eliminazione delle
disomogeneità e difformità tra i diversi
Piani esistenti e il coordinamento delle
attività legate alla formazione dei Piani di
Bacino, onde evitare il ricevimento nel
Piano provinciale, di cartografie, analisi e
discipline normative differenti.
Soluzione/proposta possibile
Il coordinamento operativo delle iniziative
finalizzate ad evitare disomogeneità e
difformità tra i diversi P.A.I. esistenti ed
i Piani di Bacino a farsi, deve essere
attribuito al Settore Difesa Suolo della
Regione Campania, che svolge tale attività
d’intesa e in coordinamento con le Province,
preposte alla formazione di Ptcp con valore
e portata di Piani di Bacino.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
4. La quantificazione del rischio ambientale
Aspetto problematico
La proposta di Piano evidenzia che “…
solo la quantificazione del livello di
rischio complessivo (cioè proveniente da
sorgenti diverse) presente in una certa area
consenta, poi, di operare una pianificazione
consapevole, che confronti sistematicamente
lo stato e l’evoluzione del sistema ambiente
in esame con un prefissato obiettivo di
riferimento, generalmente identificabile in
accettati criteri di rischio tollerabile. In
altri termini, la quantificazione del
rischio ambientale complessivo, presente in
una certa area, diviene uno strumento di
pianificazione oggettivo, mirato a definire
adeguate politiche preventive di mitigazione
del rischio ma anche corrette destinazioni
d’uso del territorio ed opportune
localizzazioni di infrastrutture strategiche”.
In un successivo passo la proposta
sottolinea, altresì, “… solo la
quantificazione del livello di rischio
presente in una certa area consente poi di
decidere cosa si intende per livello di
rischio tollerabile, di confrontare
sistematicamente lo stato e l’evoluzione del
sistema ambiente in esame con un prefissato
obiettivo di riferimento” e, ancora, “Quale
debba essere il valore di rischio
accettabile per ogni area è una decisione
più politica che tecnica, e quindi deve
coinvolgere gli enti locali competenti sul
territorio. Si possono comunque fornire dei
criteri guida”.
La procedura di analisi esemplificata nel §
3.2.4 è ispirata da questo approccio alla
problematica, con il fine ultimo di
confrontare le stime del livello di rischio
complessivo (dovuto cioè a sorgenti di
rischio di natura diversa), relativo ad una
certa area, con criteri di accettabilità,
individuati per quella stessa area.
Nel condividere tale impostazione
metodologica e nel ritenere, fermamente, che
la valutazione del rischio complessivo
costituisca strumento di pianificazione
oggettivo, si ritiene che la
formulazione definitiva della procedura di
quantificazione doveva già essere
allegata alla proposta di Piano e,
eventualmente, essere oggetto di discussione
e confronto nell’ambito della Conferenza di
Pianificazione, sia per consentire il pieno
coinvolgimento degli enti locali, sia per
fornire alle Province, e successivamente ai
Comuni, la possibilità di redigere la
pianificazione di competenza in modo
consapevole e, soprattutto, con
tempestività.
La proposta, viceversa, nel paragrafo 3.2.4,
definisce uno schema logico e dei criteri
definiti nelle caratteristiche complessive,
che dovranno essere dettagliati da un
Comitato Tecnico Normativo, da istituire
entro 180 gg. dall’approvazione del Ptr ed i
cui lavori dovranno concludersi entro un
anno dalla nomina, con la produzione di un
documento riportante i criteri di
quantificazione del rischio ambientale,
approvato con delibera di Gr e allegato al
Ptr. Tale Comitato sarà costituito da
rappresentanti della Regione (n. 2), delle
Province (n. 1 per ogni provincia) e da
personalità del mondo scientifico (n. 4
individuati dalla Gr su proposta
dell’Assessore all’urbanistica).
Nel merito si evidenzia che la proposta
di Ptr demanda sostanzialmente ai lavori
del Comitato Tecnico Normativo il
compito di definire i criteri di
quantificazione del rischio ambientale, che
sono già definiti nel dettaglio nella
letteratura scientifica di settore, oltre
che in diverse linee guida Unesco.
Sarebbe necessario, inoltre, definire i
criteri di individuazione e valutazione sia
dei rischi che delle risorse geo-ambientali,
effettuare un’indagine conoscitiva sulle
competenze in materia ambientale nella
Regione Campania e redigere degli atti di
indirizzo riguardo una loro razionale
ripartizione, compatibilmente con la
normativa vigente, per giungere ad un
progetto di “governance” del Rischio
ambientale.
Soluzione/proposta possibile
Gli ulteriori approfondimenti, rispetto ai
criteri generali forniti dal Ptr nel
paragrafo 3.2.4, circa la quantificazione
del rischio ambientale per ogni area, devono
essere effettuati, nell’ambito di formazione
del Ptcp, da un Comitato appositamente
istituito dalla Provincia.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
5. La rete delle interconnessioni e la
pianificazione regionale dei trasporti
Aspetto problematico
Nell’ambito della premessa alla proposta di
Ptr il tema della interconnessione viene
presentato sia in senso fisico/funzionale
che relazionale, facendo riferimento al
problema delle reti infrastrutturali, alla
necessità di crescita delle reti tra gli
attori locali, nonché alla esigenza di
realizzazione di un sistema articolato di
informazione e comunicazione. E, tuttavia,
nell’approfondire il tema, soprattutto
nell’ambito del primo quadro territoriale di
riferimento, viene posto l’accento
prevalentemente, se non esclusivamente, sui
temi della mobilità e della logistica.
In particolare dopo aver enunciato la
necessità di caratterizzare la
pianificazione di settore quale “… processo
di pianificazione continua nel tempo …” per
tendere “… all’integrazione della componente
trasportistica con le politiche territoriali
di sviluppo” nonché quale “… progetto di
sistema che, partendo dai bisogni di
mobilità dei passeggeri e delle merci,
definisca un piano di servizi integrati di
trasporto …”, la proposta di Ptr enuncia
molto sommariamente una serie di obiettivi e
strategie, ma soprattutto, si sofferma
prevalentemente ad elencare i principali
interventi previsti per ciascuno degli
scenari indicati, con riferimento al settore
ferroviario, settore stradale, settore
trasporto merci e logistica, settore
aeroportuale, portualità turistica, servizi
marittimi di trasporto passeggeri.
Tale impostazione evidenzia una serie di
criticità e di aspetti problematici che, di
seguito, schematicamente si evidenziano.
L’impianto complessivo della proposta non
risulta guidato da una visione strategica
efficace, complessiva, omogenea per l’intero
territorio regionale e, soprattutto,
coerente con i principali indirizzi
strategici contenuti nei più recenti
documenti di programmazione statale e
regionale: ci si riferisce, in particolare,
a scelte quali il prolungamento del
corridoio transeuropeo VIII ed alla sua
connessione con il corridoio I (asse
Sele-Ofantino); ed alla proposta della
“Campania, piattaforma logistica integrata
sul Mediterraneo” (come presentata nel
rapporto preparatorio del Dsr 2007/2013).
L’elenco delle opere e delle infrastrutture
proposto sembra quasi un inventario,
peraltro in alcuni casi incompleto e non
aggiornato, di piani e programmi elaborati
da soggetti ed enti di diversa natura e
ambito di competenza, che tuttavia non
compone un quadro organico ed articolato,
diretto a compenetrare le esigenze
funzionali con quelle dello sviluppo
sostenibile. E questo ha determinato la
diffusa attitudine, di quanti hanno
presentato osservazioni al piano, di
proporre l’inserimento negli elenchi delle
opere infrastrutturali di interventi di
rilievo locale.
La proposta di Ptr prospetta, quale
principale contributo, l’obiettivo di
conciliare le esigenze della tutela delle
risorse endemiche del territorio con le
esigenze funzionali e socio economiche, in
una prospettiva di sviluppo sostenibile. E,
tuttavia, nell’affrontare la tematica in
esame e soprattutto nel proporre un elenco
indifferenziato di opere e infrastrutture,
talune di evidente impatto ambientale,
paesaggistico e, probabilmente,
socio-economico (ci si riferisce in
particolare agli interventi di cui al PI
“Portualità Turistica”), non rinvia ad
alcuna valutazione ambientale e strategica,
rimandando l’eventuale soluzione derivante
dalla concentrazione di interventi
infrastrutturali in talune aree, alcuni
peraltro in gia avanzata fase di
programmazione, ad una attività di raccordo
e coordinamento da parte della Regione (il
riferimento è alle previsioni di cui al IV
q.t.r. dedicato ai Campi Territoriali
Complessi). Al riguardo si evidenzia che
stante i contenuti della direttiva della
Comunità europea 42/2001, la parte di piano
in esame, che in virtù degli elenchi
contenuti si configura quale vero e proprio
programma di settore, dovrebbe essere
corredata da un rapporto ambientale
preliminare, da una valutazione delle
possibili alternative e da un rapporto
conclusivo, al fine di garantire la tutela
dell’ambiente e promuovere lo sviluppo
sostenibile.
Le proposte riferite al settore ferroviario
e stradale non sembrano configurare una
soluzione organica e complessiva al problema
della mobilità in Provincia di Salerno. Il
sistema della mobilità, a causa della
orografia e delle vicende storiche, si
articola prevalentemente lungo l’asse
Nord-Ovest/Sud-Est con fulcro nella
conurbazione di Salerno-Battipaglia
localizzata approssimativamente tra i monti
Picentini a Nord e la piana del Sele a Sud.
I principali corridoi infrastrutturali,
interno e costiero, si sovrappongono
pertanto tra i nodi di Salerno e Battipaglia.
Le criticità della rete delle infrastrutture
lineari sono costituite, principalmente,
dalla componente ferroviaria del corridoio
Napoli-Salerno-Sicignano-Lagonegro, dalla
componente stradale del corridoio
Caserta-Salerno-Battipaglia-Vallo della
Lucania-Sapri, nonché dai collegamenti
trasversali, stradali e ferroviari, tra gli
stessi corridoi principali a nord e a sud
della conurbazione Salerno-Battipaglia.
Figura 1 - Evoluzione dell’uso del
suolo fra il 1960 e il 1990 (Ptr
Campania, 2005) |
|
|
La struttura della rete stradale attuale è
strettamente legata alla distribuzione delle
attività e della popolazione nell’area
provinciale; per la natura del territorio e
per le differenze nella distribuzione dei
maggiori poli generatori e attrattori, la
stessa rete è caratterizzata da profonde
differenze nei diversi ambiti territoriali.
Le zone del Salernitano, del Sarnese e del
Nocerino, in cui la conurbazione è spinta,
sono caratterizzate da una notevole
estensione della rete viaria che le
identificano come un tessuto metropolitano
continuo. Le aree costiere fino a Sapri sono
servite ma con notevole penalizzazione dei
tempi di trasferimento, data l’orografia del
territorio, a causa della carenza di
alternative; infine le zone più interne del
Cilento e ai confini con la provincia di
Avellino sono malservite dalla rete dei
trasporti. La rete primaria esistente si
articola prevalentemente nella zona di
Salerno e ad ovest del Comune capoluogo,
mentre si spinge verso est, dividendosi tra
l’autostrada per Potenza e la A3
Salerno-Reggio Calabria. La distribuzione,
sbilanciata nel settore nord del territorio,
penalizza i collegamenti tra la rete
autostradale e il resto dei comuni della
Provincia. La rete principale del territorio
salernitano è totalmente carente nella sua
componente extraurbana principale. La rete
stradale secondaria, rappresentata dalle
strade statali e provinciali, si estende per
oltre 2000 Km all’interno del territorio
provinciale con lunghezze molto variabili, a
volte ridotte a poche centinaia di metri, e
quindi interne ad un unico Comune. La
viabilità provinciale risulta per questo
molto complessa e articolata, di difficile
gestione e non sempre idonea alle funzioni
di collegamento intercomunale che deve
svolgere.
La rete ferroviaria della provincia di
Salerno è composta da una linea a interesse
nazionale, due linee a interesse regionale
(di cui una disabilitata) e varie linee a
interesse locale. La linea principale è la
direttrice tirrenica
Napoli-Salerno-Battipaglia-Sapri; da questa
si stacca un tronco della direttrice
trasversale Battipaglia-Sicignano-Potenza e
da Sicignano parte la linea
Sicignano-Lagonegro attualmente non in
esercizio e sostituita da un servizio di
autocorriere. Attorno a Salerno si sviluppa
una serie di linee a interesse locale, di
cui fanno parte le linee Cancello-Mercato S.
Severino, Salerno-Mercato S. Severino e le
tratte di interconnessione Nocera
Inferiore-Codola e Salerno-Sarno. La rete
ferroviaria della provincia di Salerno è
lunga complessivamente 406,712 km di cui
parte a doppio binario elettrificato
(224,573 km), parte a binario unico
elettrificato (35,063 km) e parte a binario
unico non elettrificato di cui 33,767 km in
esercizio e 78,247 km non in esercizio.
In Provincia di Salerno si individua un
unico centro logistico, il “centro merci” di
Battipaglia, declassato peraltro nella
proposta di Ptr a centro di rilevanza
provinciale, attribuendo viceversa rilevanza
nazionale ed europea agli “interporti” di
Nola e Marcianise-Maddaloni. Al riguardo si
ritiene, viceversa, che la rete della
logistica dovrebbe essere interamente
ripensata e, eventualmente, con riferimento
all’ambito provinciale completata con la
realizzazione di poli secondari coordinati
con lo scalo di Battipaglia da localizzare
opportunamente sul territorio.
Indefinito rimane il ruolo e la funzione
dell’aeroporto di Salerno-Pontecagnano che
dovrebbe essere aperto al traffico civile
con il ruolo di secondo scalo regionale.
Con riferimento al problema della mobilità
via mare si ritiene che la rete degli scali
portuali esistenti, con la realizzazione di
interventi di riqualificazione delle
infrastrutture esistenti e di alcune nuove
opere opportunamente selezionate tra quelle
già previste dal Ptr, possa garantire allo
stesso tempo una buona offerta di trasporto
marittimo e la necessaria protezione dei
litorali. Nella proposta di Ptr viene,
viceversa, prevista la realizzazione di
opere marittime, spesso con funzione
esclusivamente turistica (Nautica da
diporto), di grande impatto paesistico ed
ambientale che, alla luce della normativa
vigente (Valutazione Ambientale Strategica),
dovrebbero essere preventivamente esaminate
sotto il profilo trasportistico, ambientale
e urbanistico.
Soluzione/proposta possibile
Alla luce delle osservazioni di cui sopra,
si ritiene che l’intera sezione della
proposta di Ptr dovrebbe essere rielaborata
e limitata ai soli interventi e programmi di
rilievo regionale, restando prerogativa del
Ptcp la “… definizione della rete
infrastrutturale e delle altre opere di
interesse provinciale nonché dei criteri per
la localizzazione e il dimensionamento delle
stesse, in coerenza con le analoghe
previsioni di carattere nazionale e
regionale” (co. 5 art. 18 Lr 16/2004).
Il secondo Quadro Territoriale di
Riferimento: gli ambienti insediativi
1. “I criteri generali da rispettare nella
valutazione dei carichi insediativi
ammissibili sul territorio” e “gli indirizzi
per la distribuzione territoriale degli
insediamenti produttivi e commerciali”.
Aspetto problematico
Con riferimento alla definizione de “i
criteri generali da rispettare nella
valutazione dei carichi insediativi
ammissibili sul territorio” e de “gli
indirizzi per la distribuzione territoriale
degli insediamenti produttivi e commerciali”
il documento in esame fornisce delle
indicazioni, sulla cui base si dovrebbe
pervenire nella Conferenza di Pianificazione
alla definizione dei pertinenti
orientamenti strategici, che
acquisiranno, così, la forma ed il valore di
una normativa di piano.
La proposta di Piano rinvia alla
Conferenza, ma di fatto alla redazione
definitiva del Ptr (che non potrà essere più
oggetto di valutazioni o osservazioni) la
definizione:
- dei criteri generali in base ai quali
ciascun piano territoriale provinciale
preciserà procedure e parametri, anche
articolati per ambiti subprovinciali
differenziati, in ordine al dimensionamento
dei piani urbanistici comunali (ed
eventualmente intercomunali) nonché dei
programmi d’intervento di ambito provinciale
o infraprovinciale; tali criteri comprendono
formulazioni in prima applicazione volte a
garantire l’adeguatezza della pianificazione
urbanistica comunale o della programmazione
locale dello sviluppo anche in assenza o
nelle more della pianificazione provinciale;
- gli indirizzi che i piani territoriali
provinciali, i piani urbanistici comunali e
i programmi per lo sviluppo locale dovranno
seguire in materia di distribuzione
territoriale degli insediamenti produttivi e
commerciali.
La eventuale ulteriore definizione di tali
criteri ed indirizzi, a cui attribuire il
significato di normativa di Piano, avrebbe
dovuto essere parte integrante e sostanziale
della proposta adottata, al fine di
consentire ai soggetti coinvolti dalla
conferenza di pianificazione di poter
esprimere indicazioni, giudizi ed
osservazioni.
La ulteriore definizione di criteri
vincolanti in materia di definizione degli
assetti insediativi, comprensivi di
formulazioni in prima applicazione volte a
garantire l’adeguatezza della pianificazione
urbanistica comunale o della programmazione
locale dello sviluppo anche in assenza o
nelle more della pianificazione provinciale,
svuoterebbe, di fatto, il Ptcp di uno dei
compiti attribuiti dall’art. 18 della
LrC16/2004.
Soluzione/proposta possibile
Si ritiene che la Proposta di Ptr già
definisca i criteri e gli indirizzi propri
del livello di pianificazione regionale,
rispondendo, in tal modo, a quanto stabilito
dall’art. 13, punto 3, lett. b) ed e), della
LrC16/2004. Tali indirizzi e criteri
generali potranno essere dettagliati solo in
sede di pianificazione provinciale, con
riferimento ai diversi ambiti territoriali
individuati.
Nelle more della redazione del Ptcp, i Piani
urbanistici sott’ordinati di nuova
formazione dovranno dimostrare, anche
mediante il ricorso a motivati indicatori,
la sostenibilità ecologica e la funzionalità
urbanistica delle scelte effettuate, il
soddisfacimento di documentati fabbisogni
insediativi e di spazi attrezzati, il
radicale contenimento della dispersione
edilizia, il perseguimento di obiettivi di
tutela e valorizzazione sia delle risorse
agricole che del patrimonio ambientale.
Per quel che riguarda la distribuzione
territoriale degli insediamenti produttivi e
commerciali nelle more della redazione del
Ptcp, i piani ed i programmi, corredati di
Valutazione Ambientale, dovranno assicurare
la coerenza con la tutela e valorizzazione
delle reti ecologiche, la congruenza (per
localizzazioni e ranghi funzionali) delle
connessioni con le reti infrastrutturali, la
rispondenza agli indirizzi strategici
dell’organizzazione policentrica del
reticolo urbano e della interconnessione
alle diverse scale.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
Il terzo Quadro Territoriale di Riferimento:
i Sistemi Territoriali di Sviluppo
1. La perimetrazione degli ambiti
Aspetti problematici
Nel terzo quadro territoriale di riferimento
la proposta di Ptr introduce i Sistemi
Territoriali di Sviluppo, definiti quali
unità territoriali “… delimitate
prevalentemente sulla base di programmazione
di strategie di intervento sul territorio e
di condivisione di obiettivi di sviluppo e
valorizzazione di risorse”. In tal modo
ci si propone l’obiettivo di armonizzare le
“… visioni che dal “basso” stanno
portando a forme di autorappresentazione e
identificazione di dimensioni sovracomunali
dello sviluppo, con le azioni legate a
politiche settoriali … che consentono di
registrare effetti territoriali rilevanti”.
La perimetrazione degli ambiti dei Sistemi
Territoriali di Sviluppo (Sts) è avvenuta
attraverso una lettura incrociata di una
pluralità di piani, programmi, progetti
complessi, identità amministrative.
Le ipotesi prefigurate dalla Proposta di Ptr:
- assumono come riferimento largamente
prevalente le perimetrazioni degli ambiti
insediativi già individuati nel Ptc della
Provincia di Salerno;
- offrono una soluzione non rigidamente e/o
esclusivamente legata a criteri settoriali (geomorfologici,
economici, socio-demografici, ecc.) al
controverso problema – assai discusso nella
letteratura scientifica e specialistica –
circa la definizione di ambiti territoriali
“ottimali” per la programmazione di
politiche locali finalizzate allo
sviluppo socio-economico.
Al riguardo si osserva che il livello di
dettaglio della Proposta di Ptr, al fine di
perseguire gli obiettivi strategici che si
propone, avrebbe dovuto, al più, limitarsi a
stabilire i criteri per individuare, in sede
di redazione del Ptcp, gli ambiti dei Sts,
auspicando, favorendo ed incentivando i
processi di autoriconoscimento ed
autodeterminazione dei territori.
In questa fase, si condivide, in larga
misura, l’articolazione territoriale
proposta dal Ptr e l’assunto – ampiamente
sperimentato nelle pratiche di sviluppo
locale – che l’estensione territoriale degli
ambiti non deve essere eccessivamente grande
se si intende consentire una
concertazione di qualità, la creazione
di stabili beni relazionali, la
sperimentazione di modelli di
cooperazione istituzionale e di
governance locale realmente efficaci.
Tuttavia, si ritiene che le proposte di
perimetrazione del Ptr, vadano assunte come
semplice indicazione di partenza da
verificare, modificare, precisare in fasi
successive, a partire dal processo di
formazione del Ptcp.
Al netto dei nodi problematici descritti a
seguire – e relativi essenzialmente alle
relazioni tra Sts e all’incerta collocazione
dei “territori-ceniera” – si evidenzia, ad
esempio, l’opportunità di approfondire,
d’intesa con i Comuni interessati, l’ipotesi
di eliminare il Sts F6 Magna Grecia,
favorendo l’aggregazione/redistribuzione
negli ambiti contigui dei diversi Comuni che
ne fanno attualmente parte, attesa la scelta
operata dal Comune di Capaccio di rientrare
nel Sts F8 Piana del Sele. Su di un
piano più generale, si sottolinea in questa
sede che alla luce della positiva esperienza
dei Progetti Integrati – che specie nel
territorio provinciale ha determinato negli
Enti Locali una crescente capacità di
leggere il proprio territorio, di
programmare e progettare iniziative
complesse ed ha creato o implementato
relazioni virtuose tra i territori – talune
delimitazioni di ambiti locali provinciali
dovranno essere riconfigurati mantenendo
l’unitarietà dei Pit (in particolare per i
Pit “Piana del Sele”, “Agro e Monti
Picentini” e “Valle dell’Irno”, che anche in
sede di conferenza di pianificazione hanno
chiaramente esplicitato tale intenzione).
Restano, inoltre, da affrontare, attraverso
soluzioni operative efficaci ed adeguate
forme di raccordo funzionale, due ordini di
questioni:
1. una corretta e coerente integrazione
con strumenti/livelli programmatori già
in essere e “trascurati” dalla proposta di
Ptr (in particolare i Piani di Zona ed i
Progetti Integrati Rurali, dei quali il
documento regionale non ha potuto tener
conto), evitando al contempo la nascita di
ulteriori ambiti territoriali di
programmazione alla scala locale (il
riferimento va soprattutto agli istituendi
Sistemi Turistici Locali);
2. una lettura completa delle
interdipendenze e dei legami
sistemici di area vasta che mettono in
relazione tra loro – secondo modalità e
intensità variabili – i diversi Sts,
condizionandone in maniera più o meno
sensibile dinamiche e prospettive di
sviluppo. Con riferimento al territorio
della Provincia di Salerno, le
interrelazioni più significative,
identificate anche sulla base dei contributi
di analisi e proposta raccolti in Conferenza
di Pianificazione, appaiono in prima
battuta le seguenti:
Figura 2 - Rete ecologica (Ptr
Campania, 2005) |
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1)
Sts F4 Penisola Sorrentina – Sts F7 Penisola
Amalfitana
Gli obiettivi irrinunciabili di tutela e
promozione degli straordinari valori
culturali, paesaggistici ed ambientali dei
territori interessati, rendono
indispensabile una forte e sistematica
integrazione delle rispettive attività di
pianificazione e programmazione.
Si ritiene, pertanto, necessaria la
definizione di forti intese e di
forme strutturate di cooperazione nello
svolgimento delle attività che dovranno
essere condotte dalle Province di Salerno e
di Napoli, e dal Parco Regionale dei Monti
Lattari in relazione a:
- la definizione più generale degli assetti
e delle strategie di sviluppo alla scala
dell’area vasta;
- l’elaborazione dei rispettivi Ptcp, anche
al fine di uniformare – in ragione della
loro valenza di piano paesaggistico –
criteri e metodologie di
revisione/sostituzione della Lr 35/1987;
- l’elaborazione del Piano del Parco
Regionale dei Monti Lattari.
Tale impostazione metodologica è del resto
sancita dall’art. 18, comma 8, e dall’art.
20, comma 1, della Lr 16/2004. In tale
attività di concertazione interistituzionale
occorrerà attivare il coinvolgimento delle
popolazioni locali, in adesione a quanto
stabilito dagli artt. 5 e 6 della
Convenzione Europea sul Paesaggio.
L’esigenza di un forte coordinamento non
giustifica, tuttavia, l’unificazione di
ambiti territoriali che presentano
caratteristiche storiche, culturali,
morfologiche, insediative ed economiche
simili ma non coincidenti e,
conseguentemente, problematiche, obiettivi e
strategie di tutela, valorizzazione e
sviluppo spesso differenti, se non
divergenti; tuttavia, l’stanza di
unificazione dell’ambito sorrentino con
quello amalfitano, potrà essere oggetto di
valutazione nell’ambito della Conferenza
territoriale, sede appropriata di ascolto
dei territori.
Non condivisibile risulta pure la proposta
di estendere il Campo Territoriale Complesso
individuato nell’area Sorrentina anche alla
costa Amalfitana, non riconoscendosi in tale
ambito di territorio provinciale elementi
particolari di conflitto e di criticità
derivanti dalle intersezioni della rete
delle infrastrutture, della rete dei rischi
e della rete dei valori ecologici e
paesaggistici.
2)
Sts D5 Area Urbana di Salerno – Sts C4 Valle
dell’Irno
Le rilevanti influenze esercitate sul
sistema socio-economico dalle attività di
ricerca e innovazione, scientifica e
tecnologica, sollecitate dall’Università di
Salerno, nonché le funzioni territoriali
riconducibili all’Ateneo Salernitano e
l’evoluzione dei processi insediativi degli
ultimi anni lungo l’asse Salerno-Valle
dell’Irno, configurano innegabilmente un più
vasto macro-sistema urbano, le cui
interdipendenze vanno opportunamente lette e
governate alla dimensione dell’area vasta,
favorendo la definizione di strategie
comuni, condivise ed integrate.
3)
Sts D5 Area Urbana di Salerno – Sts F8 Piana
del Sele – Sts A7 Monti Picentini Terminio
Non possono essere trascurate neppure le
intense relazioni tra Salerno e la fascia
costiera meridionale – anche in
considerazione della condivisione di intensi
processi di trasformazione territoriale, che
hanno giustificato l’identificazione di un
comune Campo Territoriale Complesso – né gli
stretti legami della città capoluogo con
l’area dei Picentini.
Per altro verso, si ritiene giustificata
l’esigenza di costruire forme strutturate di
raccordo e integrazione tra l’area dei
Picentini e la Piana del Sele, al fine di
definire strategie di sviluppo strettamente
e coerentemente connesse con la
programmazione di importanti infrastrutture
per lo sviluppo dei territori (aeroporto e
porto turistico).
4)
Sts F8 Piana del Sele – Sts B2 Antica Volcej
– A12 Terminio Cervialto (Av)
La spontanea attività di concertazione e
coordinamento svolta da gran parte dei
Comuni e dalle Comunità Montane interessate
ha prodotto la condivisa identificazione di
un più vasto macro-sistema territoriale – il
“Sistema Sele” – che si riconosce in una
serie di comuni “traiettorie di sviluppo”,
collegate alla qualificazione e
diversificazione dell’offerta turistica,
alla promozione dell’agricoltura e dei
prodotti tipici, al rilancio del sistema
produttivo e dei servizi, al potenziamento
della rete dei trasporti e della mobilità.
La necessità di una forte integrazione delle
politiche locali di sviluppo lungo la
direttrice Sele – necessità che coinvolge
pure il Sts A12 Terminio Cervialto, nel
perimetro amministrativo della Provincia di
Avellino – rende indispensabile la
costruzione di strategie alla dimensione
dell’area vasta, anche nell’ambito
dell’intesa interistituzionale per la
costruzione dell’asse “Sele-Ofantino” ed il
perseguimento dell’obiettivo strategico di
connessione dei Corridoi transeuropei I ed
VIII. In relazione al raccordo tra i
Corridoi occorrerà, peraltro, intercettare
le dinamiche di sviluppo che interessano il
territorio del Vallo di Diano.
5)
Sts A1 Alburni – Sts A2 Alto Calore
Salernitano – Sts A3 Alento Monte Stella –
Sts A4 Gelbison Cervati – Sts A5 Lambro e
Mingardo – Sts A6 Bussento
Le pratiche di sviluppo più recenti che si
stanno consolidando nel territorio
provinciale – il riferimento è
all’esperienza in corso dei Progetti
Integrati Rurali – e il comune orientamento
di Comuni e Comunità Montane confermano
l’ipotesi di lavoro, contenuta nella
proposta di Ptr, che l’ambito del Parco del
Cilento – troppo vasto – non può costituire
una dimensione ottimale per un’efficace
programmazione di azioni locali per lo
sviluppo, ciò implicando senz’altro
l’identificazione di più “sotto-sistemi
territoriali” omogenei.
Tuttavia, appare chiaro che le attività di
programmazione dei singoli Sts devono
necessariamente muoversi nel quadro unitario
– ad un tempo strategico ed amministrativo –
del macro-sistema Cilento. In questo senso
il Piano del Parco appare una dimensione
strategico-programmatoria di riferimento
obbligato per la costruzione dei Documenti
strategici locali, che vanno costruiti ed
attuati secondo logiche di stringente
integrazione e coerente raccordo tra i
diversi processi territoriali.
Su di un piano diverso, appare difficile la
collocazione nel perimetro dei Sts proposti
di alcune realtà territoriali che – in
relazione a specifiche peculiarità
geo-morfologiche, economiche e sociali –
esercitano una storica funzione di
territorio-cerniera tra più ambiti
territoriali, non risultando, tuttavia,
agevolmente “assimilabili” a nessuno di
essi. Nella Provincia di Salerno ciò emerge
con più evidenza in riferimento soprattutto
al Comune di Cava dei Tirreni, a
cavallo tra l’area urbana di Salerno, la
Costiera Amalfitana e l’Agro Nocerino
Sarnese, che in sede di Conferenza di
Pianificazione ha manifestato l’esigenza di
un proprio inserimento in un Sts dedicato a
territori “cerniera” o, in subordine, di
essere aggregato al Sts F7 “Penisola
Amalfitana”, con conseguenti, sostanziali,
modifiche della matrice delle strategie.
Ciò detto, risulta del tutto evidente che
questi temi problematici emergenti dovranno
trovare il necessario spazio di
approfondimento e precisazione nei lavori
della “Conferenze Territoriali per lo
Sviluppo Sostenibile”, che la Provincia
convocherà per ciascun Sts, anche al fine di
coordinare i rapporti tra la pianificazione
d’area vasta (Ptcp) e la programmazione per
lo sviluppo locale.
Figura 3 - Classificazione sismica
dei comuni (Ptr Campania, 2005) |
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Soluzioni / proposte possibili
Si ritiene opportuno accentuare
ulteriormente la possibilità di articolare
la programmazione territoriale secondo
elementi di flessibilità nella
perimetrazione degli ambiti alla scala
locale e provinciale, anche con l’eventuale
previsione di aggregazioni e/o
disaggregazioni per sovrasistemi e
sottosistemi coerenti per caratteristiche
territoriali o tematiche.
In questa direzione, occorre attribuire
esplicitamente alle Province la possibilità
di identificare, nell’ambito delle
“Conferenze territoriali per lo sviluppo
sostenibile”, le eventuali criticità di
confine (territori-cerniera, presenza di
temi unificanti che riguardano più Sts,
strategie che coinvolgono dimensioni
inter-provinciali, ecc.), a fronte delle
quali proporre forme di raccordo funzionale
ed operativo tra Sts (tavoli istituzionali,
coordinamenti tecnici, ecc.) e/o ulteriori
perimetrazioni di sovrasistema o di
sottosistema.
Ciò consentirebbe, peraltro, di conferire
maggiore coerenza ed efficacia alle funzioni
di pianificazione e programmazione
strategica di area vasta, oltre che alla
fase di concreta attuazione degli interventi
programmati nei singoli Sts.
La scala provinciale appare infatti
sufficientemente ampia per garantire una
maggiore efficienza complessiva del sistema
e per affrontare al meglio sfide complesse,
sia coniugando sostenibilità e sussidiarietà
nel governo del territorio che consentendo
la “gestione” di quei fenomeni di
micro-competizione tra territori che
potrebbero accentuare i “divari” ed
ostacolare un equilibrato e diffuso sviluppo
del territorio campano.
Nel corso del processo partecipato di
formazione dei Ptcp, luoghi di
sintesi-raccordo tra politiche territoriali
e politiche settoriali, l’individuazione di
ambiti territoriali alla scala macro potrà
determinare implicazioni dirette
sull’organizzazione dei Sistemi Territoriali
di Sviluppo, che dovranno essere discusse e
condivise con i Comuni interessati.
1. Dominanti e Matrice delle strategie
Aspetti problematici
I lavori della Conferenza di Pianificazione
hanno evidenziato una diffusa difficoltà
degli attori territoriali coinvolti a
identificarsi in una delle “dominanti”
proposte.
A ciò ha concorso in maniera sensibile la
circostanza che tutti i Sts si configurano
come identità più o meno “complesse”,
all’interno delle quali “vivono” – in misura
ovviamente variabile e secondo le
irripetibili peculiarità di ciascun “luogo”
– dimensioni morfologiche, naturali,
storico-culturali e produttive tra di loro
diverse, in questa fase non riducibili
agevolmente a vocazioni/progetti di
territorio definiti in maniera univoca.
In relazione alla Matrice delle strategie,
la Conferenza di Pianificazione ha rilevato:
- l’inadeguatezza dei “pesi” attribuiti, in
molti casi, agli indirizzi strategici. Tale
inadeguatezza è riferibile, in parte, ad un
deficit di conoscenze, che non ha consentito
la corretta applicazione dei parametri
utilizzati e, in una certa misura, anche ad
una ridotta significatività di alcuni tra
questi stessi criteri di valutazione;
- la necessità di integrare la matrice
proposta con altri indirizzi strategici,
utili a completare la rappresentazione del
quadro di vincoli/opportunità all’interno
del quale costruire ed attuare i programmi
di sviluppo dei territori.
Su di un piano più generale, la Matrice
delle strategie, proposta dal Ptr come
contributo alla riflessione sul peso dei
vari indirizzi strategici individuati per i
singoli Sts, risulta una semplificazione
eccessiva di una problematica complessa,
quale l’individuazione delle priorità da
attribuire agli indirizzi di sviluppo.
Soluzioni / proposte possibili
Si propone di eliminare la classificazione
per “dominanti” dei Sts, eventualmente
riservando ad una fase successiva allo
svolgimento delle Conferenze territoriali
l’identificazione di possibili “categorie di
Sts”, in ragione delle vocazioni
territoriali prevalenti e/o degli indirizzi
strategico-operativi su cui le comunità
territoriali dovranno opportunamente
concentrare le risorse.
Con riferimento alla Matrice delle
strategie, si ritiene opportuno:
- riscontrare puntualmente le proposte
formulate dai territori, provvedendo sia ad
un’integrazione delle analisi settoriali già
sviluppate che alla precisazione e/o
riformulazione dei criteri utilizzati per
avvalorare gli indirizzi strategici;
- integrare il set di indirizzi strategici
con nuovi indirizzi relativi al rischio di
depauperamento ed inquinamento delle risorse
idriche, al rischio desertificazione, al
rischio da erosione costiera, alle attività
produttive per lo sviluppo artigianale, dei
mestieri e della piccola industria.
Occorre comunque far salva la possibilità,
sulla base di criteri più chiari e
consolidati, di modificare i “pesi”
attribuiti agli indirizzi strategici
nell’ambito delle Conferenze territoriali,
che consentiranno una più accurata analisi
dei diversi contesti territoriali.
2. Il ruolo della Provincia nella fase di
programmazione
Aspetti problematici
La fase di programmazione di ciascun Sts è
finalizzata al riconoscimento delle
delimitazioni proposte, alla lettura delle
eventuali criticità di confine (presenza di
temi unificanti che riguardano più Sts,
strategie che coinvolgono dimensioni
inter-provinciali, ecc.) ed all’elaborazione
di un Documento strategico per lo sviluppo
locale, in cui sono sintetizzati gli
indirizzi programmatici di sviluppo.
Tuttavia, l’attribuzione esclusiva ai Sts
della redazione di documenti strategici per
l’attuazione degli indirizzi programmatici
di sviluppo risulta non opportuna e priva di
adeguato respiro strategico, in quanto
produttiva di una rappresentazione
territoriale eccessivamente frammentata,
priva di una visione strategica di area
vasta, propria della dimensione provinciale.
Ciò non significa volere disconoscere il
ruolo e la valenza programmatoria del
livello di governo sovralocale: significa,
anzi, a partire dalla consapevolezza della
sua assoluta necessità, integrarlo
all’interno di una filiera fatta di lealtà
interistituzionale e rispetto degli impegni
reciproci.
Va rilevato, in proposito, che la Proposta
di Ptr precisa che il Documento strategico
viene valutato e approvato dalla Regione
alla quale spetta il compito di
coordinamento delle attività promosse dai
diversi Enti Locali.
La Proposta di Ptr, inoltre, sembra
attribuire alla Provincia un ruolo
assai vago nel nuovo sistema di
decentramento e cooperazione che il Piano
definisce; tale ruolo potrebbe essere
successivamente svuotato di attribuzioni e
contenuti significativi in fase di
precisazione dei meccanismi operativi e
procedurali da parte della Regione.
Ciò si pone in evidente contrasto con le
attribuzioni che la legge riconosce alla
Provincia: “a) raccoglie e coordina le
proposte avanzate dai comuni, ai fini della
programmazione economica, territoriale ed
ambientale della regione; b) concorre alla
determinazione del programma regionale di
sviluppo e degli altri programmi e piani
regionali secondo le norme dettate dalla
legge regionale; c) formula e adotta, con
riferimento alle previsioni ed agli
obiettivi del programma regionale di
sviluppo, propri programmi pluriennali sia
di carattere generale che settoriale e
promuove il coordinamento dell’attività
programmatoria dei comuni” (art. 20,
comma 1, Testo Unico EE.LL., DLgs 267/2000).
Soluzioni / proposte possibili
Si rivendica un ruolo sensibilmente più
forte di coordinamento ed indirizzo della
Provincia all’interno di quei processi di
programmazione, elaborazione
tecnico-progettuale e gestione in cui si
declinano le “attività di riorganizzazione
territoriale” che accompagnano e seguono le
Conferenze territoriali.
Le modifiche testuali da proporre devono
chiarire esplicitamente i compiti della
Provincia quale
agente istituzionale intermedio:
- cabina di regia dei diversi strumenti di
pianificazione e programmazione che
interessano il territorio provinciale;
- soggetto di coordinamento di strumenti di
sviluppo locale con piani e programmi di
rilievo nazionale e/o regionale che
“impattano” sui processi locali;
- promotore di partenariati locali per lo
sviluppo e certificatore della qualità della
concertazione tra gli attori territoriali;
- valutatore della qualità tecnica e della
coerenza interna ed esterna dei Documenti
strategici dei diversi Sts;
- motore di innovazione amministrativa nella
formazione di aggregazioni sovracomunali e
nell’attivazione e gestione di servizi in
forma associata tra Comuni, nella promozione
ed implementazione di strumenti di finanza
innovativa, nella diffusione e promozione
della società dell’informazione;
- veicolo di informazione, comunicazione e
diffusione di risultati.
In linea più generale, i processi di
governance prefigurati dal Ptr dovrebbero
essere precisati ed andare nella direzione
di:
- rafforzare autorevolezza, centralità e
funzioni di coordinamento ed accompagnamento
delle Province rispetto agli ambiti
territoriali di sviluppo sub-provinciali
individuati (i Sistemi Territoriali di
Sviluppo) ed a quei contesti territoriali
che, in ragione dell’addensarsi di programmi
infrastrutturali ed ambientali, identificano
alcuni “nodi critici” per lo sviluppo
regionale (i Campi Territoriali Complessi –
cfr. relativa scheda);
- orientare coerentemente lo stesso processo
di riordino delle funzioni e dei compiti
amministrativi della Regione e degli Enti
Locali, stabilendo la piena competenza a
programmare delle Province e definendo la
loro titolarità a concorrere, in un quadro
di forte cooperazione istituzionale (un
tavolo permanente di concertazione
Regione/Province), alla stessa definizione
degli indirizzi regionali.
Figura 4 - Macrosistemi di paesaggio
(Ptr Campania, 2005) |
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Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
Il Quarto Quadro Territoriale di
Riferimento: i Campi Territoriali Complessi
1. La titolarità a pianificare la
complessità
Aspetti problematici
La “complessità” dei Campi Territoriali
Complessi (Ctc) richiede una gestione che,
nella valutazione della Regione, deve essere
demandata ad una pianificazione integrata e
intersettoriale, attraverso scelte
coordinate derivanti da intese tra Enti,
Istituzioni e soggetti.
Tanto al fine espresso di:
- coordinare le attività di pianificazione
ai diversi livelli;
- determinare il raccordo tra interventi
puntuali e settoriali;
- programmare le azioni di trasformazione
territoriale;
- coordinare le strategie di sviluppo
economico;
- indurre le comunità locali a dotarsi di
progetti di sviluppo coerenti;
- promuovere programmi complessi, in
rapporto alle esigenze delle diverse
situazioni;
- delineare manovre specifiche in grado di
costruire politiche integrate ed
intersettoriali (sia nella composizione dei
soggetti di pianificazione, che delle
risorse);
- regolare l’interazione concertata tra i
diversi soggetti istituzionali, pubblici e
privati.
La Proposta di Ptr ipotizza, tuttavia, che
nei Ctc le attività di pianificazione siano
interamente a carico della Regione,
sia pure in una pratica di concertazione
interistituzionale.
Soluzioni / proposte possibili
Pur concordando sull’opportunità di
prevedere ambiti territoriali che richiedono
oggettivamente uno sforzo di forte e
necessaria cooperazione interistituzionale,
in ragione dell’addensarsi di processi
complessi e problematici di
infrastrutturazione territoriale, si ritiene
opportuno evidenziare che la titolarità
della pianificazione sui Ctc deve restare
saldamente alle Province, coerentemente con
le più generali competenze attribuite alle
stesse in tema di pianificazione
territoriale ed ambientale e di
coordinamento della programmazione
economica.
Nell’esercizio di tali competenze, spetta
alle Province, d’intesa con i Comuni
interessati e in collaborazione con la
Regione, provvedere alla predisposizione di
un apposito Piano di Settore (art. 19 LrC
16/2004). È, infatti, la Provincia a dover
svolgere il ruolo di “cerniera” tra le
diverse istituzioni della filiera e di
cabina di regia e coordinamento delle scelte
che si programmano e si realizzano nei Ctc
del proprio territorio, pur nel quadro delle
più generali strategie di sviluppo
regionale.
Ciò, per altro verso, implica la necessità
per l’Amministrazione provinciale di dotarsi
di nuovi e più complessi presidi
tecnico-organizzativi, in grado di
affrontare temi complessi di pianificazione
in una logica di stretta integrazione con la
programmazione economica e con le altre
programmazioni settoriali.
2. L’identificazione dei Ctc nel territorio
provinciale
Aspetti problematici
La Proposta di Ptr identifica nel territorio
provinciale, sulla base dei criteri sopra
esposti, il solo Campo Territoriale
Complesso n. 6 Costa Salernitana, che si
sviluppa lungo la piana compresa tra Salerno
e Paestum.
Nella valutazione della Regione questa
fascia di territorio è caratterizzata
dall’intreccio di importanti interventi
infrastrutturali che pongono il problema di
una attenta valutazione della loro
compatibilità territoriale e l’esigenza di
un “governo” integrato degli effetti da essi
previsti:
- SP Aversana e declassamento della strada
litoranea (SA);
- Porto turistico e da pesca di S. Teresa,
Porto turistico Marina di Pastena, Porto
turistico Marina di Arechi, nel comune di
Salerno;
- Aeroporto di Pontecagnano.
La Proposta di Ptr, piuttosto curiosamente,
non identifica come Campo Territoriale
Complesso l’Agro Nocerino-Sarnese,
territorio assai problematico sotto il
profilo del rischio ambientale, sia naturale
(rischio idro-geologico, rischio vulcanico,
rischio sismico) sia antropico (siti
contaminati, rischio di incidente rilevante,
aree industriali, ecc.), e pesantemente
interessato da numerose azioni trasformative
in atto/programma:
Principali interventi sulla
rete
stradale
- Raddoppio da due a quattro corsie della SS
268 “del Vesuvio”;
- Raccordo della SS 268 Var alla A3 nel
nuovo svincolo di Angri;
- Potenziamento e adeguamento
dell’autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno,
con realizzazione di nuovi svincoli in
sostituzione degli esistenti tra cui quelli
di Nocera Inferiore (svincolo e barriera),
Pagani, Angri e l’accesso da Nocera
Superiore;
- Nuova bretella di collegamento tra la A3
Napoli-Pompei-Salerno e la A30
Caserta-Salerno da S. Giuseppe Vesuviano ad
Angri;
- Asse stradale alternativo alla SS18 tra le
località di Scafati e Cava dei Tirreni.
Principali interventi sulla
rete
ferroviaria
- Completamento della linea AV/AC a Monte
del Vesuvio e realizzazione della stazione
“Vesuvio Est”, con interscambio sulla linea
Circumvesuviana.
Principali interventi sulle
infrastrutture industriali
- Realizzazione di nuove aree industriali (Pip
comprensoriale Fosso Imperatore, Pip
comprensoriale Taurana, Pip comunale Sarno,
Pip comunale Scafati, Pip comunale Angri,
Pip comunale Pagani).
Principali interventi di
riqualificazione territoriale e ambientale
- Piano di risanamento del bacino
idrografico del fiume Sarno;
- Progetto Integrato del Parco Regionale del
Sarno.
Soluzioni / proposte possibili
Si ritiene opportuno che anche l’Agro
Nocerino-Sarnese sia annoverato tra i Campi
Territoriali Complessi.
Ipotesi di emendamento
Vedi testo integrale pubblicato sul sito
della Provincia www.provincia.salerno.it
Figura 5 - Ambiti insediativi (Ptr
Campania, 2005) |
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Documento di sintesi delle osservazioni
presentate in Conferenza di pianificazione
Il presente documento è stato elaborato
dall’Ufficio di piano, in sinergia con il
Comitato tecnico a supporto del Servizio
Urbanistica
Premessa
A conclusione della Conferenza di
Pianificazione, finalizzata alla
elaborazione e raccolta di osservazioni e
indicazioni di modifica alla proposta di
Piano Territoriale Regionale, si rassegna il
presente elaborato di sintesi, così
come richiesto con delibera di Gr n. 1674
del 26.11.2005, che ha dettagliato e
regolamentato il procedimento ex art. 15
della Lr 16/2004.
Il documento elaborato dalla Provincia di
Salerno si compone di due parti:
- l’elenco delle osservazioni
pervenute/ratificate e le schede relative
alle istruttorie di ogni osservazione e/o
gruppo di osservazioni attinenti il medesimo
ambito territoriale;
- un elaborato di sintesi delle
istanze/osservazioni presentate in sede di
Conferenza, articolato per Quadri
Territoriali di Riferimento in modo da
consentirne una più agevole lettura
incrociata con la proposta di Ptr.
L’istruttoria delle osservazioni è stata
elaborata a partire dal format per la
presentazione delle osservazioni
predisposto dal Servizio Urbanistica di
questo Ente (“Guida alla Conferenza di
Pianificazione”), e distribuito in sede di
Conferenza di Pianificazione. Seguendo
questo schema e, con riferimento al/ai
soggetto/i proponente/i e all’Ambiente
Insediativo e Sistema Territoriale di
Sviluppo di appartenenza/interesse, le
schede istruttorie restituiscono per ognuno
dei cinque quadri territoriali di
riferimento le osservazioni di carattere
generale e le osservazioni puntuali
proposte, con le relative motivazioni. In
particolare l’istruttoria relativa al terzo
quadro territoriale di riferimento è
ulteriormente dettagliata con riferimento
alle proposte relative alla perimetrazione,
alla dominante ed alla matrice degli
indirizzi strategici per ciascuno Sts. La
scheda riporta, infine, lì dove sono stati
esplicitati, gli emendamenti puntuali al
testo della proposta di Ptr pubblicato sul
Burc del 13.5.2005.
Per la descrizione puntuale
tecnico-amministrativa del procedimento
attivato nel corso della Conferenza di
Pianificazione si rinvia alla lettura dei
verbali delle diverse sedute, richiamando
brevemente di seguito le principali fasi del
processo di consultazione attuato.
La Conferenza di Pianificazione ex art. 15
della Lr 16/2004 è stata avviata dalla
Provincia di Salerno il 26 gennaio u.d., ed
è stata anticipata da una Pre-Conferenza (17
gennaio) nel corso della quale la Regione
Campania ha presentato la proposta di Ptr.
Una precedente presentazione della proposta
di piano regionale era già stata curata
dall’Ente Provincia nel corso di quattro
incontri che si sono svolti il 24 e il 25
ottobre 2005 e ai quali erano invitati tutti
i comuni del territorio1. Questa
iniziativa rientra nel lavoro di
sensibilizzazione, accompagnamento e
coordinamento che questo Ente ha inteso
avviare con tutti i soggetti attivi della
propria comunità territoriale, per tutto ciò
che attiene il governo del territorio,
all’indomani dell’attribuzione delle nuove
funzioni, e compiti, introdotti con la Lr
16/2004.
I lavori della Conferenza di pianificazione
sono ufficialmente terminati con la seduta
del 2 marzo u.d., nel corso della quale
molti dei soggetti invitati a partecipare
hanno presentato le proprie osservazione
alla proposta di Ptr. Le osservazioni,
ratificate entro la data di scadenza del 22
marzo, sono state poi trasmesse alla
provincia con i relativi documenti di
ratifica2. In totale le
osservazioni pervenute sono 133 è sono state
oggetto di un attento lavoro di istruttoria
curato dall’Ufficio di piano che si è
costantemente confrontato con il Comitato
Tecnico a supporto del Servizio Urbanistica.
Qui in premessa è forse utile e doveroso
tentare un bilancio dell’esperienza sinora
maturata, nel rispetto dell’intenso lavoro
di co-pianificazione avviato, onde evitare
che possa essere “ridotto” a sterile
procedura amministrativa. Nel corso dei
trenta giorni di durata della Conferenza (e
per certi versi ancor di più nei circa
trenta giorni successivi utili per
ratificare le osservazioni depositate in
sede di Conferenza), la comunità salernitana
partecipante ha infatti mostrato grande
interesse al processo in atto ed ha saputo
rispondere con precisione e consapevolezza
alla sfida, in parte nuova, lanciata dalla
Regione.
Questo Ente ha cerato di accompagnare i
territori nel miglior modo possibile,
offrendo tutti i contributi utili alla
migliore comprensione del piano regionale e,
soprattutto, cercando di dare concretezza
alla interazione e alla concertazione tra la
pluralità di attori coinvolti. Si è infatti
convinti che il processo di elaborazione del
piano regionale – così come del piano
provinciale in corso di
adeguamento/aggiornamento – non è riducibile
alla definizione dei soli aspetti tecnici ma
si debba configurare soprattutto come
processo politico e sociale, ed è per questo
che si è cercato di favorire il più ampio
coinvolgimento degli attori locali, delle
istituzioni e degli operatori, nei confronti
dei quali gli strumenti di pianificazione
sovraordinata esercitano i propri effetti
diretti e indiretti.
In quest’ottica probabilmente il tempo
che il processo di formazione del Ptr
destina al coinvolgimento delle diverse
parti (ex art. 15 della Lr 16/2004) è troppo
ristretto e, probabilmente, è più immaginato
quale momento di consultazione su un
“prodotto-piano” confezionato, piuttosto che
reale strumento di partecipazione ad un
processo di co-pianificazione. Questo
rischia di vanificare i contributi che
provengono dal basso e rallenta fortemente
il processo di riconoscimento e condivisione
che di fatto può sostanziare uno strumento
di pianificazione strategico e di indirizzi,
quale dovrebbe essere il Ptr.
Alla luce di quanto detto, si è quindi
cercato di massimizzare il tempo a
disposizione, ottimizzando l’attività di
accompagnamento e di coordinamento, senza
ingabbiare il processo di coinvolgimento in
schemi pre-concetti. In quest’ottica è stato
deciso di articolare l’ascolto del
territorio in momenti plenari (apertura e
chiusura della Conferenza), in incontri
ristretti in risposta a specifiche istanze
degli attori locali e in tre incontri
intermedi con riferimento alla geografia
delle macro-aree (o micro-regioni)
degli ambienti insediativi, così come
individuati nella proposta di Piano. Tale
scelta aveva un duplice obiettivo: da un
lato, come in parte già si diceva, si è
ritenuto necessario rendere più libera, meno
predefinita e vincolante, la riflessione
sulla proposta di piano regionale, per
consentire agli Enti Locali e ai
rappresentanti di enti, associazioni e
organizzazioni, di sviluppare proprie
considerazioni sui processi di governance
attivabili, e di immaginare e suggerire
indirizzi e strategie di intervento per
condividere con maggiore consapevolezza le
scelte di pianificazione di scala regionale;
d’altro canto si è ritenuto proficuo
assumere ambiti di riferimento d’area
vasta, propri della scala provinciale,
al fine di raccogliere riflessioni,
suggerimenti, indicazioni utili per il
lavoro in corso di elaborazione/adeguamento
del Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale.
Il lavoro svolto ha dato, senz’alcun dubbio,
ottimi risultati. La partecipazione ai
lavori della Conferenza è stata rilevante
(come è possibile evincere dai verbali
allegati agli atti) in termini di presenze e
di qualità degli interventi/contributi
registrati.
Le osservazioni presentate ci restituiscono
una geografia del locale variegata e
dinamica. Molte delle Comunità Montane
operanti sul territorio provinciale hanno
coordinato il lavoro dei Comuni
territorialmente interessati, e in alcune
aree Comuni, Comunità Montane ed Enti
sovraordinati hanno attivato un fertile
dialogo che ci fornisce una visone condivisa
e corale di parte del territorio provinciale
anche molto vasta (basti pensare al lavoro
intenso sviluppato da Comunità Montane, Ente
Parco e Comunità del Parco, nell’area del
Cilento quale sintesi di 7 sistemi
territoriali di sviluppo su complessivi 15
dell’intera Provincia di Salerno).
Dalle istanze pervenute è anche emersa una
matura consapevolezza del lavoro di
programmazione sviluppato nel corso degli
anni più recenti in ragione dell’attuazione
degli strumenti della programmazione
negoziata (e in particolare di Patti, Pi e
Pit). Questo ha portato, da un lato, alla
legittimazione del ruolo di guida,
coordinamento e sintesi delle istanze locali
di alcuni soggetti gestori della
programmazione negoziata (in particolare
Patto dell’Agro Spa e Sistema Cilento Scpa);
e dall’altro è testimonianza della forte
identità territoriale che si è sviluppata in
attuazione dei Pit, lì dove alcuni Comuni
hanno chiesto la ridefinizione delle
perimetrazione dei Sistemi Territoriali di
Sviluppo ricalcando le perimetrazione dei
Progetti Integrati (ad esempio “Piana del
Sele” e “Agro e Monti Picentini”).
Figura 6 - Visioning tendenziale (Ptr
Campania, 2005) |
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In definitiva le comunità salernitane hanno
mostrato di voler essere sempre più
protagoniste nella costruzione di visioni
strategiche per lo sviluppo del proprio
territorio, dimostrando di aver colto in
pieno la portata e l’importanza di un lavoro
che possa riuscire a coniugare
pianificazione territoriale e programmazione
dello sviluppo socio-economico. Hanno quindi
manifestato interesse a sviluppare un
intenso lavoro di concertazione anche in
vista dell’adeguamento/aggiornamento del
Piano Territoriale Provinciale, cogliendo a
pieno tutte le implicazioni connesse ad un
piano d’area vasta che avrà valenza di
pianificazione settoriale.
Indubbiamente l’attenzione della maggior
parte dei soggetti partecipanti si è
concentrata sull’attuale lavoro regionale di
programmazione dei fondi strutturali (e non)
per il periodo 2007-2013, e in tal senso,
l’appello più significativo che proviene
dal basso è la richiesta di non
interrompere il flusso di
comunicazione/confronto avviato in questi
mesi.
Questo Ente non intende assolutamente
deludere le aspettative della propria
comunità territoriale, e pertanto si ritiene
di poter utilizzare questo lavoro quale
punto di partenza per una più attenta
discussione che troverà lo spazio necessario
di approfondimento nel corso della
“Conferenza Territoriale per lo Sviluppo
Sostenibile” che la Provincia convocherà per
ciascun Sts, al fine di coordinare rapporti
e relazioni tra la pianificazione d’area
vasta (Ptcp) e la Programmazione per lo
sviluppo locale. Entriamo ora nel vivo del
lavoro di coordinamento e
sintesi/integrazione elaborato.
Il Primo quadro territoriale di riferimento:
le reti
La rete ecologica e gli indirizzi di
pianificazione paesistica
Il primo quadro territoriale di riferimento
propone “il quadro generale di
riferimento territoriale per la tutela
dell’integrità fisica e dell’identità
culturale del territorio, come definite
dall’art. 2 e connesse con la rete ecologica
regionale, fornendo criteri e indirizzi
anche di tutela paesaggistico-ambientale per
la pianificazione provinciale” (ai sensi
dell’art. 13, comma 3, lett. a, della Lr
16/2004).
In particolare, nell’affrontare il tema
della rete ecologica e degli
indirizzi di pianificazione paesistica
la proposta di Ptr fornisce
indicazioni riguardanti:
- gli indirizzi di assetto paesistico;
- prime linee guida per la redazione dei
Ptcp (piani territoriali di coordinamento
provinciale) e dei Piani dei Parchi,
affinché possano avere valenza di Piano
Paesistico;
- la costruzione della Rete Ecologica
Regionale (Rer), della Rete Ecologica
Provinciale (Rep) e Comunale (Rec).
Nell’ambito della Conferenza di
Pianificazione sono state presentate una
serie di osservazioni inerenti tanto la
costruzione e la funzione della Rete
Ecologica – alle diverse scale – quanto gli
indirizzi per la pianificazione
paesaggistica.
Al fine di operare una efficace sintesi,
sono state raggruppate per ambiti
territoriali le osservazioni prodotte dai
Comuni, dalle Comunità Montane, dagli Enti
Parco.
Ambito Territoriale “Monti Picentini”
Il Parco Regionale dei Monti Picentini
sottolinea come nella proposta di Ptr
non viene adeguatamente trattata la
biodiversità e la costruzione della rete
ecologica regionale, a parte la
individuazione di corridoi ecologici
comunque indispensabili.
Si propone, pertanto, di pianificare e
creare una “rete ecologica” che sappia
estendersi in modo coerente e logico,
ripristinando la connettività fra gli
ambienti naturali di rilevante valore
biologico ora separati: in particolare si fa
riferimento alla direttrice di
comunicazione tra il sistema montuoso dei
Picentini ed il mare. Tale corridoio
ecologico costituisce un transetto naturale
di grande pregio all’interno del quale
sopravvivono ecosistemi ad alto grado di
naturalità costituiti dall’ambito fluviale.
L’importanza di tale direttrice ambientale,
secondo il documento di osservazioni
prodotto, risiede principalmente nel ruolo
chiave che essa svolge e può svolgere, a
scala provinciale e sovraregionale, per le
connessioni ecologiche tra gli ambienti
appenninici e quelli marini. L’obiettivo di
“connessione” potrebbe essere perseguito
dotando, a livello locale, gli strumenti
normativi e gli strumenti di pianificazione
urbanistica, di elementi che facciano
espressamente riferimento al concetto di
Rete Ecologica e che incentivino la
produzione di linee guida per facilitare la
realizzazione e l’integrazione delle reti
ecologiche all’interno dei processi di
pianificazione, gestione territoriale e uso
del suolo.
Ambito Territoriale “Alto Calore”
Il territorio, nel sottolineare il proprio
ruolo organico nell’ambito del Parco
nazionale del Cilento e Vallo di Diano,
evidenzia la necessità di concepire la
Rete Ecologica Locale quale “sistema
infrastrutturale ambientale”, con
l’obiettivo di interconnettere e
interrelazionare ambiti territoriali dotati
di maggiore livello di naturalità e di
maggiore integrazione delle comunità locali
con il sistema ambientale, al fine di
realizzare un modello di sviluppo locale
sostenibile. A tale proposito vengono
delineati e proposti alcuni interventi
quali:
- il miglioramento ambientale con
l’interramento della linea elettrica
(realizzata negli anni ’70) di alta tensione
che attraversa la valle del Calore;
- il potenziamento dei finanziamenti
nell’uso di energie alternative (impianti
fotovoltaici) a favore delle piccole
comunità;
- la realizzazione prioritaria di interventi
per l’accessibilità dei diversamente abili
al godimento dei beni ambientali;
- l’obbligo stringente di dotarsi di
depuratori, con premialità per i comuni che
ne sono gia forniti.
Viene proposto altresì di identificare gli
elementi costitutivi della Rete Ecologica,
procedendo al riconoscimento delle unità
geografiche di transizione, vale a dire
delle unità scarsamente interessate da
elevati livelli di antropizzazione,
valutandone il livello di efficienza
(integrità e vulnerabilità) e predisponendo
gli interventi tesi a garantire adeguate
forme di continuità ecologica. In tal
senso viene specificato come occorrerà
mettere in rete soprattutto i numerosi Siti
di Interesse Comunitario (Sic) e Zone a
Protezione Speciale (Zps) presenti sul
territorio regionale, attraverso i Piani di
gestione previsti dalla normativa
comunitaria. Per i Sic e le Zps ricadenti
all’interno delle aree protette, si
suggerisce di affidare agli Enti Parco la
relativa gestione.
Si propongono, ancora, interventi
strutturali e di riqualificazione ambientale
dei corsi d’acqua, e in particolare per
il Bacino Sele-Calore salernitano:
a) un “Parco fluviale Sele-Calore
salernitano”, di tipo urbano-territoriale
che preveda un’integrazione degli interventi
programmati e in corso di programmazione per
il consolidamento delle sponde e la
creazione di percorsi di visita ecologici,
strettamente funzionali alla
interconnessione di più Sts;
b) un “Parco urbano delle acque”, che
comprenda le sorgenti e i corsi torrentizi,
comprese le Sorgenti-Torrenti “Capo di
Fiume” e “Lupata”;
c) un “Parco fluviale del Solofrone e dell’Alento”,
di tipo urbano, con un “porto-canale” alla
foce per accogliere imbarcazioni piccole e
medie;
d) un “Parco archeologico”, di tipo
urbano-territoriale, dei siti archeologici
più significativi (Paestum, Hera Argiva,
Monte Pruno di Rossigno, ecc.).
Vengono inoltre proposti interventi
strutturali in campo energetico con
l’impiego sempre più diffuso di nuove
tecnologie eco-compatibili nei settori
dell’energia eolica e fotovoltaica.
Le osservazioni contengono, infine, “note
sintetiche” in materia di paesaggio e
pianificazione paesaggistica che, di
seguito, si riassumono3.
Nelle note viene sottolineato come il
Ptr dia ampio e articolato spazio ai temi
del paesaggio. La recente legge del 9
gennaio 2006, n. 14, di ratifica della
Convenzione Europea del Paesaggio, impone un
profondo cambiamento culturale oltre che di
approccio ai “paesaggi”, che la
Convenzione assume in termini unitari e
conseguenza di un processo di
identificazione e percezione tutto da
costruire. Si evidenzia dunque come la
Convenzione Europea sul Paesaggio ribalti la
concezione di paesaggio, assunto
quale bene della collettività, che merita di
essere tutelato e/o valorizzato in ogni caso
e luogo, anche se degradato o sprovvisto
di qualità particolari. Secondo questa
impostazione, l’interesse paesaggistico non
può mai essere escluso a priori e,
conseguentemente, il paesaggio rappresenta
un bene, indipendentemente dal suo valore
intrinseco, e pertanto, tutto il territorio
è paesaggio. Considerato che i paesaggi di
rilevanza nazionale, europea o mondiale
sono, in termini assoluti, abbastanza
limitati, sarà compito dei poteri locali
occuparsi del paesaggio nel rispetto dei
principi fissati, a livello europeo, dalla
Convenzione e, a livello nazionale, dalle
politiche, dalle leggi dello Stato e, se del
caso, dalle politiche e dai piani adottati
dai singoli enti regionali, nel quadro della
propria legislazione territoriale. In
conclusione viene rilevato come, a livello
amministrativo, l’estensione e
l’approfondimento della coscienza
paesaggistica dovrebbe permettere di passare
gradualmente dalla logica dei vincoli, oggi
imposti soprattutto attraverso atti
normativi o amministrativi dello Stato, a
quella della collaborazione/partecipazione
tra enti competenti.
Figura 7 - Visioning preferito (Ptr
Campania, 2005) |
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Ambito Territoriale “Bussento” e “Lambro e
Mingardo”
Le osservazioni in materia ricalcano quelle
dell’Alto Calore. Il territorio del
“Bussento” propone, inoltre, la
realizzazione di un parco fluviale lungo
il fiume Bussento al fine di connettere
aree ad alta naturalità e riqualificare il
corso del Fiume Bussento.
Ambito Territoriale del Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano
Nel documento presentato dall’Ente Parco
si sottolinea, in tema di Rete Ecologica
Provinciale e Regionale, che il primo
tentativo intrapreso per dare risposte e
soluzioni alle problematiche in essere, è
rappresentato dal Progetto Integrato
Territoriale (Pit) del P.N.C.V.D.,
redatto nell’ambito del Por Campania
2000-2006. Il Pit propone una serie
d’interventi tesi a realizzare un modello
di sviluppo locale sostenibile basato sui
seguenti obiettivi strategici:
- tutela e valorizzazione della biodiversità,
e migliorie all’ecosistema, al grado di
naturalità del Parco, alla riqualificazione
delle aree degradate, al rafforzamento del
sistema dei servizi di fruizione del Parco,
alla qualifica delle figure professionali
per la gestione delle risorse naturali;
- tutela valorizzazione e gestione delle
risorse culturali, mediante il recupero dei
centri storici, il ripristino e
valorizzazione dei siti archeologici e il
restauro dei luoghi storici e di culto, la
produzione culturale, la gestione delle reti
di connessione;
- promozione dei processi di sviluppo locale
sostenibile, con il potenziamento del
sistema di ricettività turistica integrata,
lo sviluppo delle filiere imprenditoriali
locali connesse alla Rete Ecologica, la
promozione del territorio del Parco
attraverso azioni di sistema, attività di
sostegno al Pit e rafforzamento delle
competenze del personale addetto alla Rete
Ecologica.
In altri termini viene evidenziato come il
Pit, attraverso l’assunzione del tema della
Rete Ecologica come contenuto essenziale
dell’idea forza, miri principalmente a
migliorare e a valorizzare il patrimonio
naturalistico e culturale dell’area,
riducendone il degrado/abbandono e
accrescendone l’integrazione con le comunità
locali in un’ottica di tutela, sviluppo
sostenibile, migliore fruizione e sviluppo
di attività connesse, fungendo da fattore di
mobilitazione e stimolo allo sviluppo
locale. Allo stesso tempo nel documento si
sostiene che tale strumento di
programmazione punta anche a regolare gli
usi delle risorse e ad accrescere l’offerta
di beni e servizi finalizzati alla qualità
ambientale, in un’ottica di promozione dello
sviluppo locale.
Si sottolinea, inoltre, come il P.N.C.V.D.
si sia dotato, ai sensi dell’art. 12 della
legge 394/1991, di un Piano del Parco (Pp),
attualmente nella fase di approvazione
presso l’Autorità Regionale; tale piano, la
cui qualità “sovraordinata” e “sostitutiva”
è sancita dalla stessa legge nazionale, è
stato redatto in armonia con il Ptcp di
Salerno e trova fondamento in un ricco
corpus d’analisi interdisciplinari
mirate e complesse. Il PP prevede, tra
l’altro, la realizzazione di una serie di
strumenti attuativi, tra cui il Piano del
Paesaggio e il Piano di Gestione ai
fini del Patrimonio Mondiale Unesco, e
contiene una serie di indirizzi per tali
piani attuativi, come ad esempio la Carta
dei Sottosistemi ambientali, riferimento
ecologico per la pianificazione
paesistica del Parco.
In materia di pianificazione
paesaggistica si evidenzia che è in
corso la procedura per l’affidamento
dell’incarico di redazione del Piano del
Paesaggio dell’Ente Parco, previsto
nell’ambito del Pit. Il Parco è, inoltre,
tra i promotori, con la Regione Campania,
della Rete Europea degli Enti Territoriali
per l’applicazione della Convenzione Europea
del Paesaggio (Recep), nonché sottoscrittore
della Carta di Padula e,
coerentemente con tali premesse, ha
orientato la redazione del Piano del
Paesaggio alla piena attuazione della
Convenzione Europea del Paesaggio (Cep),
della quale si propone di essere un vero e
proprio laboratorio di sperimentazione.
Considerato che il Ptr sarà presto
conformato ai principi della Cep, come
affermato tra l’altro nella pre-conferenza
di pianificazione, si suggerisce che lo
stesso Ptr preveda per i Ptcp azioni-pilota
di attuazione della Cep.
Ambito territoriale “Piana del Sele”
Il Consorzio di Bonifica in Destra del
Fiume Sele evidenzia che la dominante
rurale (o agricola) meglio si
adatterebbe alla realtà socio-economica
dell’ambito di riferimento “Piana del Sele”,
considerato l’elevato peso economico del
settore agricolo nel territorio, nonché
l’elevato peso (4) attribuito dalla stessa
proposta di Ptr all’indirizzo
strategico “Attività produttive per lo
sviluppo agricolo – Sviluppo di Filiere”. Si
sottolinea, pertanto, il ruolo di
protagonista svolto dalla Piana del Sele
nella formazione della produzione vendibile
regionale e la sua caratteristica di area ad
agricoltura intensiva, ad alta produttività
ed a capacità occupazionale molto alta.
Ambito territoriale “Vallo di Diano”
Il Consorzio di Bonifica Vallo di Diano
contesta la previsione della proposta di
Ptr di applicare gli obiettivi di
qualità paesaggistica ad alcuni ambiti
territoriali del Vallo di Diano. Si ritiene,
infatti, che tali vincoli si
andrebbero a sovrapporre ad aree già “attenzionate”
dal punto di vista paesaggistico ambientale,
rendendo inutilmente più complesse e lunghe
le procedure di autorizzazioni degli
interventi degli imprenditori agricoli o per
lo sviluppo locale, col rischio ulteriore di
impedire o ridurre la candidabilità
dell’area a finanziamenti europei e
nazionali.
Ambito Territoriale “Valle dell’Irno”
Le osservazioni evidenziano la mancanza
di un puntuale riferimento alla concreta
realtà economica dell’agricoltura del
territorio. Si osserva, al riguardo, che
la reale composizione della trama fondiaria
del territorio è caratterizzata da un
elevato grado di frammentazione, con la
presenza prevalente di piccole e
piccolissime proprietà agricole,
insufficienti a garantire una produzione
sufficientemente remunerativa ed in grado di
assicurare il rilancio produttivo del
settore.
Con riferimento alla proposta di inclusione
del torrente Solofrana tra le aree in cui
obbligatoriamente applicare gli obiettivi di
qualità paesistica di cui all’Accordo Stato
Regioni 2001, si ritiene che l’attuale
quadro normativo sia sufficiente alla
salvaguardia paesistica del torrente
Solofrana, sottolineando piuttosto la
necessità di un suo inserimento nell’elenco
delle opere idrauliche a rischio che
necessitano di urgenti e definitivi
interventi di rifunzionalizzazione idraulica
e di messa in sicurezza.
Figura 8 - Sistemi territoriali di
sviluppo (Ptr Campania, 2005) |
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Ambito Territoriale “Costiera Amalfitana”
In merito alla tematica della
Pianificazione Paesaggistica, il
Comune di Amalfi evidenzia che la
proposta di Ptr non tiene conto della
necessità di adeguare le linee guida
proposte in materia di pianificazione
paesaggistica ai contenuti della Convenzione
Europea del Paesaggio, modificando lo stesso
Put (Lr 35/1987) per l’area
Sorrentino-Amalfitana. A tal fine propone
di:
- specificare in coda al paragrafo 3.1.3 del
Ptr che gli indirizzi in materia di
pianificazione paesaggistica contenuti nel
Ptr saranno aggiornati con nuove linee guida
elaborate dalla Regione di concerto con il
Ministero e con le Province che, di fatto,
sperimenteranno sul campo la pianificazione
paesaggistica, in virtù delle attribuzioni
di cui all’art. 18, comma 7, della Lr
16/2004;
- specificare che la revisione del Put dovrà
essere effettuata nell’ambito della
redazione del Ptcp con valenza di piano
paesaggistico;
- fissare all’interno dell’articolato del
Ptr una decadenza della Lr 35/1987, ad
esempio al momento dell’approvazione del
Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale disponendo, inoltre, l’autonomia
provinciale nella redazione del Ptcp, che
dovrà certamente conformarsi alla normativa
comunitaria, statale e regionale, ma in
maniera completamente autonoma dalla Lr
35/1987.
Si sottolinea altresì che la verifica di
compatibilità del 2003 è stata
effettuata, così come sono stati elaborati
gli indirizzi di pianificazione
paesaggistica, con riferimento alle
indicazioni di cui al DLgs 490/1999 ed
all’Accordo Stato-Regioni del 19.04.2001 e,
pertanto, non risultano perfettamente
coerenti con quanto previsto dalla
Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze,
20.10.2000), nonché dal Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/2004).
Con riferimento al vigente Put si ritiene
che il piano, pur avendo assolto una
funzione decisiva per la tutela del
territorio, vada profondamente rivisitato,
al fine di costruire un nuovo strumento di
tutela, valorizzazione e promozione del
paesaggio, condiviso dalle popolazioni, che
dovranno partecipare attivamente alla
costruzione del piano stesso, così come
precisato dagli artt. 5 e 6 della
Convenzione e dall’art. 144 del Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio.
Nel documento depositato dalla Comunità
Montana “Penisola Amalfitana” si
evidenzia la necessità di una profonda
revisione del Put per l’area
Sorrentino-Amalfitana, contestando gli esiti
della verifica di compatibilità del
2003 richiamata nella nota n. 27 della
proposta di Ptr, sostenendo viceversa la
necessità della elaborazione di un nuovo
piano paesaggistico per la Costiera
Amalfitana che tenga in debito conto:
- il ruolo attribuito dalla Convenzione
Europea del Paesaggio alle popolazioni ed
alle istituzioni locali per la definizione
degli obiettivi di qualità paesaggistica,
che dovranno considerare il paesaggio quale
risorsa per la definizione di strategie di
sviluppo sostenibile;
- la necessità di attivare forme di
partecipazione, negoziazione e consultazione
nell’identificazione dei problemi, degli
obiettivi e delle strategie di piano,
richiamata dalla Direttiva 2001/42/Ce (Vas),
da una serie di altre direttive comunitarie,
nonché dal documento comunitario sullo
sviluppo elaborato a Potsadm nel 1999;
- la necessità di collaborazione costruttiva
tra l’insieme delle pubbliche
amministrazioni presenti sul territorio di
cui alla Carta di Padula;
- le necessità di elaborare una strategia
di sviluppo plurale richiamata dal
Rapporto preparatorio al Dsr 2007-2013.
Si afferma, pertanto, l’esigenza di una
nuova pianificazione paesaggistica per
l’area, elaborata sulla base delle
indicazioni di cui alla Cep ed al Codice
Urbani, nell’ambito della quale potrebbero
essere previsti:
- la realizzazione e/o potenziamento di
insediamenti produttivi rivolti alla
delocalizzazione;
- il recupero edilizio ed urbanistico degli
insediamenti abusivi con contestuale
restauro del paesaggio;
- l’utilizzo di specifiche politiche di
valorizzazione e potenziamento delle colture
tipiche, anche conferendo possibilità di
intervento agli agricoltori;
- il potenziamento del sistema di viabilità
trasversale;
- il potenziamento dei servizi e delle
attrezzature per le zone montane.
Il Parco Regionale dei Monti Lattari
sollecita, infine, la definizione immediata
delle necessarie intese tra le due
Province (Napoli e Salerno), i Comuni,
l’Ente Parco Monti Lattari, con il sostegno
della Regione, per la definizione degli
indirizzi necessari per l’aggiornamento
immediato del Put, anche nella prospettiva
delle opportunità introdotte dai fondi
comunitari.
A conclusione del presente elaborato di
sintesi, riferito alle tematiche della
rete ecologica ed agli indirizzi per
la pianificazione paesistica, si
illustrano le principali osservazioni
prodotte da associazioni ed organizzazioni
di livello provinciale, non riferibili ad
ambiti territoriali specifici.
Ordine degli Architetti
Nel documento presentato si evidenzia come
il Ptr abbia disatteso il compito,
attribuito dalla Lr 16/2004 di definire
il quadro generale di riferimento
territoriale per la tutela dell’integrità
fisica e dell’identità culturale del
territorio, nonché gli indirizzi e le
strategie per la salvaguardia e la
valorizzazione delle risorse culturali e
paesaggistiche connesse allo sviluppo
turistico ed all’insediamento ricettivo,
sia a causa dello scarso approfondimento
degli indirizzi formulati sia per
l’astrattezza della scelta di tutela.
Conseguentemente, si sottolinea la necessità
di definire criteri ed indirizzi in
conformità a quanto stabilito dalla
Convenzione Europa del Paesaggio, dal DLgs
42/2004 come recentemente modificato,
affrontando il problema oltre che per
categoria di beni, anche attraverso un
censimento dei siti da risanare e/o da
sottoporre – nelle more della definizione
dei piani di intervento – a specifiche
normative di salvaguardia.
Vengono, inoltre, considerate eccessive e
scarsamente motivate alcune ipotesi
vincolistiche e si ritiene del tutto
trascurata la possibilità di sottoporre a
tutela i centri storici, i borghi rurali, i
piccoli nuclei edilizi fusi nel contesto
paesistico, per i quali la normativa in
vigore prevede la tutela solo attraverso una
specifica e puntuale dichiarazione di
interesse. Si propone, altresì, di
promuovere la riqualificazione dei paesaggi
degradati, in adesione a quanto previsto
dalla Convenzione Europea del paesaggio.
Nel documento si evidenzia, ancora, come le
zone agricole, oggi, non sono
rappresentative di una reale potenzialità
del territorio, ma sono piuttosto il frutto
di una mancata pianificazione dello stesso:
“riserva per future espansioni edilizie cui
viene impressa un’impropria destinazione
residenziale, turistica o produttiva”.
Considerate le finalità di tutela e
valorizzazione delle risorse del redigendo
Ptr, si ritiene quindi necessario che esso
venga opportunamente approfondito nella
parte in cui affronta il tema delle zone
agricole introducendo criteri più
restrittivi per l’edificabilità in dette
zone e soltanto se strettamente funzionale
all’esercizio delle attività
agro-silvo-pastorali4.
Collegio dei Geometri
Con riferimento al tema della “rete
ecologica ed il ruolo dell’agricoltura”,
si osserva la mancanza di un riferimento
concreto alla realtà economica
dell’agricoltura. Si sottolinea ad
esempio per l’ambito territoriale della
Valle dell’Irno, che l’attuale
composizione fondiaria non permette di dare
un carattere intensivo dell’agricoltura né,
conseguentemente, di definire un quadro
economico trainante per il settore. La
tendenza al frazionamento continua a
manifestarsi come la principale causa di
“impoverimento” dei fondi e quindi scoraggia
gli investimenti su tutto il settore.
Figura 9 - Sistemi territoriali di
sviluppo, dominanti (Ptr Campania,
2005) |
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Coldiretti Salerno
In materia di rete ecologica si propone di
conferire:
- maggiore rilevanza alla pianificazione e
tutela degli spazi rurali nelle aree a
maggiore incidenza di urbanizzazione;
- priorità alla valorizzazione dei piccoli
centri rurali con la creazione di servizi
per evitarne lo spopolamento.
In materia di pianificazione degli ambiti
rurali il Ptr dovrà fornire alle Province
indirizzi chiari ed univoci al fine di
incentivare lo sviluppo del territorio
attraverso:
- il riuso e la riqualificazione di aree
urbanizzate e/o degradate e dei suoli
marginali;
- l’individuazione del territorio rurale ed
aperto;
- la conservazione della biodiversità;
- la razionale coltivazione delle cave;
- il corretto smaltimento dei rifiuti;
- la corretta pianificazione delle reti
ecologiche;
- una maggiore attenzione ai sistemi
ambientali montagna-collina-costa-pianura;
- la tutela del paesaggio e valorizzazione
dei territori rurali al fine di preservare
il territorio provinciale da uno eccessivo
ed improprio consumo del suolo.
Associazioni Ambientaliste e dei Consumatori
(Italia Nostra, Codacons, Legambiente e Wwf)
Le Associazioni richiedono che con il Ptr si
introducano alcune norme di salvaguardia,
nelle more dell’approvazione della
strumentazione urbanistica sott’ordinata5.
Il documento di osservazione, nel prosieguo,
focalizza l’attenzione su due aspetti
fondamentali: la Pianificazione
paesistica e la Rete Ecologica.
In materia di pianificazione paesaggistica,
si sostiene che il Ptr non è di fatto “piano
paesaggistico” in quanto:
- non indica quali siano le risorse da
tutelare, né analizza il loro stato di
conservazione e/o compromissione;
non individua i limiti di sviluppo
ecosostenibili;
- non stabilisce parametri e norme di
salvaguardia;
- non definisce chiari indirizzi per la
pianificazione successiva di settore;
- individua realtà omogenee (Sts) in
relazione ad esigenze funzionali (Programmi
di finanziamento) e non in base a
caratteristiche morfologiche, paesaggistiche
e culturali.
Si sottolinea, inoltre, che il Ptr dovrà
assumere i contenuti di cui all’art. 143
DLgs 42/2004 ed essere proposto, adottato ed
approvato per ambiti omogenei (in parte
diversi da quelli indicati). Al fine
dell’approvazione e dell’aggiornamento
periodico, è quindi necessario:
- monitorare le trasformazioni territoriali
e della qualità del paesaggio;
- monitorare l’attività di pianificazione
urbanistica, a tutti i livelli, mediante
l’attivazione di un osservatorio, in
collaborazione con Università, Ordini ed
Associazioni ambientaliste.
Nelle more dell’approvazione del Ptr quale
piano paesaggistico è comunque necessario
introdurre norme di salvaguardia che vietino
il rilascio del permesso di costruire o la
realizzazione di lottizzazioni nelle
seguenti aree: fascia entro 1.000 m dalla
linea di battigia; 500 m per le isole
minori; compendi sabbiosi e dunali.
Con riferimento al tema della rete
ecologica, si sottolinea la necessità di
conferire carattere trasversale, pervasivo
ed ubiquitario alla costruzione della rete
ecologica, rispetto ad altre tematiche
settoriali connesse allo sviluppo, come ad
esempio la interconnessione logistica.
Si propone, inoltre, di inserire tutti i
Comuni ricadenti con il loro territorio o
anche solo in parte, in Parchi, Riserve,
Sic, Zps, (Zone Umide di Importanza
Internazionale), in un unico Sistema
Territoriale di Sviluppo a dominante
naturalistica, rurale e culturale; e, più in
generale, si propone di riunire i territori
ambientalmente protetti della provincia in
un unico Sistema Territoriale di Sviluppo
che consentirebbe anche una
razionalizzazione della programmazione
economica e della conseguente spesa.
Si sottolinea, ancora, che nel Ptr manca la
definizione dei tempi di attuazione della
Rete Ecologica Regionale ed informazioni
sulle modalità di pianificazione delle reti.
Al riguardo si ritiene che il Ptr dovrebbe
recepire i risultati della Conservazione
Ecoregionale per il Mediterraneo Centrale,
assumendo le aree individuate come
laboratori in cui sperimentare l’attuazione
della Convenzione Europea del Paesaggio. La
tutela della biodiversità deve essere
perseguita non solo attraverso interventi di
valorizzazione, ma anche con azioni di
conservazione attiva, sulle specie, sugli
habitat e sui processi ecologici.
In ultimo, si ritiene che il recupero del
patrimonio strutturale ed edilizio di aree
industriali dismesse deve costituire
priorità rispetto alla realizzazione di
nuovi insediamenti, al fine di limitare o
bloccare il consumo di suolo.
Il Primo quadro territoriale di riferimento:
Le Reti
La rete del rischio ambientale
Nel primo quadro territoriale di
riferimento la proposta di Ptr inquadra,
altresì, la problematica del rischio
ambientale in Campania, proponendo un
approccio integrato, mirato ad una
definizione quantitativa del rischio
complessivo di una “certa area”.
In questa sezione il piano regionale procede
ad una descrizione della rete del rischio
ambientale strutturandola in tre parti
fondamentali:
- nella prima si inquadra la problematica
del rischio ambientale in Campania e si
forniscono le definizioni per una serie di
concetti fondamentali ad una trattazione
multidisciplinare;
- nella seconda parte si localizzano sul
territorio campano le diverse sorgenti
antropiche e naturali del rischio e le si
caratterizzano sulla base dei dati ufficiali
a disposizione;
- nella terza parte si definisce una
procedura di quantificazione, che va al di
là delle procedure per le specifiche
tipologie di rischio.
Per quel che riguarda le osservazioni
pervenute, in linea generale, l’Ordine
dei Geologi della Campania sottolinea
che la proposta di Ptr inquadra in
maniera poco approfondita la problematica
del rischio ambientale in Campania: si
legge, infatti, all’interno delle
osservazioni prodotte dallo stesso Ordine,
che un piano regionale non può prescindere
da una esatta conoscenza degli scenari
ambientali di riferimento, delle risorse
geoambientali e dei rischi naturali ed
antropici che, nel territorio campano, sono
cosa quanto mai complessa ed articolata.
Viceversa, si ritiene che all’interno della
proposta di piano tali problematiche sono
affrontate in modo alquanto generico:
rispetto a tale mancanza di approfondimento
della materia l’Ordine dei Geologi della
Campania propone, quindi, di ovviare
mediante un contributo della categoria
professionale dei geologi alla redazione del
piano, con esperti di geologia applicata ed
ambientale.
Secondo gli Enti di pianificazione di
settore (Autorità di Bacino), il Ptr deve
invece prevedere una riprogrammazione degli
interventi prioritari, prendendo in debita
considerazione le criticità territoriali
dipendenti da erosione costiera, da
desertificazione, da non corretta tutela
quali-quantitativa delle acque e dal rischio
idrogeologico (frane-alluvione). Le
osservazioni prodotte evidenziano infatti
che la proposta di Ptr sviluppa in
modo non adeguato ed esaustivo le complesse
problematiche connesse agli scenari di
rischio geo-ambientale ed, in particolare,
idrogeologico ed idraulico, laddove invece
deve essere coerentemente valorizzato il
principio dell’uso compatibile della
“risorsa suolo” e del “suolo come risorsa”,
soprattutto in contesti caratterizzati –
come quello campano – da una vulnerabilità
ambientale mediamente elevata.
Nel dettaglio di alcuni temi specifici ed in
particolare in materia di rischio
erosione costiera l’Autorità di Bacino
Sinistra Sele evidenzia come tale
“rischio” non può essere trattato unitamente
all’Indirizzo Strategico di
“Riqualificazione della costa”, sviluppato
nel parte introduttiva della proposta di
Ptr quale esamina delle problematiche
della costa soprattutto dal punto di vista
insediativo, turistico e
paesistico-ambientale. Si propone, invece,
di individuare e trattare il rischio
erosione costiera nella rete del rischio
ambientale e negli indirizzi strategici per
la sua mitigazione come problematica a se
stante. Ciò comporterebbe, evidentemente,
anche la modifica delle matrici di cui al
terzo Quadro Territoriale di Riferimento,
nella parte relativa all’individuazione
degli Indirizzi Strategici, con
l’inserimento della valutazione del
rischio da erosione costiera.
Figura 10 - Filiera vitivinicola (Ptr
Campania, 2005) |
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In materia di tutela delle acque
La risorsa idrica è un patrimonio
prezioso e di grande valore naturalistico
(parchi fluviali) ed economico (derivazioni
per uso idroelettrico, agricolo e
zootecnico) oltre che di enorme importanza
per il fabbisogno potabile e sanitario. A
giudizio soprattutto delle Autorità di
Bacino ma anche di altri soggetti, quali
la Cgil, nella proposta di Ptr
manca qualunque riferimento alla
valorizzazione della risorsa idrica, da
ritenersi invece elemento integrante del
sistema “suolo”, e non viene tenuto,
pertanto, in alcun conto il fattore di
rischio desertificazione, invece sempre
più emergente.
Anche l’Ordine dei Geologi della Campania
propone che la tutela delle acque,
superficiali e sotterranee, in
particolare destinate al consumo umano (rif.
DLgs 152/1999) deve essere inserita tra gli
indirizzi strategici. La Campania è,
infatti, ricca di acque sorgive, di origine
prevalentemente carsica, quindi estremamente
vulnerabili all’inquinamento e captate per
gli usi idropotabili anche di altre regioni.
In materia di rete idrica
L’Autorità di Bacino Interregionale del
Fiume Sele rappresenta la mancanza,
all’interno della proposta di Ptr, di
una seria attenzione alla rete idrica
costituita dalle grandi opere di presa e dai
sistemi di adduzione, strategica per
l’approvvigionamento e la distribuzione
idrica in tutto il territorio campano.
L’omissione di tale segmento di
pianificazione nella legge regionale (rif.
art. 13), e conseguentemente nella
proposta di Ptr, è ritenuta
ingiustificata, atteso il ben noto stato di
criticità e di obsolescenza impiantistica e
logistica del sistema di fornitura idrica in
Campania. Mancando il riferimento alle reti
idriche di adduzione, alla salvaguardia e
valorizzazione della risorsa idrica e alla
desertificazione, mancano anche gli
indirizzi di programmazione degli interventi
strategici di miglioramento del servizio
idrico campano, di tutela dell’acqua e di
riduzione del rischio di desertificazione.
In merito ad alcuni argomenti non
approfonditi nella proposta di Ptr ed in
particolare con riferimento al rischio
idrogeologico, secondo l’Autorità di
Bacino Interregionale del Fiume Sele, la
proposta di Ptr è carente di proposte
di interventi strategici per la salvaguardia
da tale rischio, nonostante esista una
programmazione pluriennale svolta dalle
Autorità di bacino stesse. L’indirizzo
strategico denominato “rischio
idrogeologico” non appare, infatti,
sufficientemente trattato sotto il profilo
delle strategie per integrare la difesa e la
pianificazione e quindi indirizzare “l’uso
del suolo”.
Rispetto, poi, alla classificazione del
rischio idrogeologico, l’Autorità di
Bacino Regionale Sinistra Sele non
concorda sulla classificazione del rischio
idrogeologico proposta nel III quadro
territoriale in elevato, forte, medio e
basso, suggerendo invece la tipica
classificazione del rischio in molto elevato
(R4), elevato (R3), medio (R2) e moderato
(R1), di cui al Dpcm 29.9.1998.
Al riguardo l’Autorità di Bacino
Interregionale del Fiume Sele evidenzia
che il Ptr, ai sensi dell’art. 13 della Lr
16/2004, dovrebbe essere redatto in
coordinamento con gli indirizzi di
salvaguardia già definiti dalle
amministrazioni statali competenti e con le
direttive contenute nei piani di settore
previsti dalla normativa statale vigente e,
pertanto, dovrebbe illustrare e fare proprie
le procedure di valutazione del rischio già
adottate dagli Organi Istituzionali delle
Autorità di bacino nazionali, interregionali
e regionali, peraltro calibrate in funzione
delle diverse realtà fisiografiche di
bacino.
L’Autorità di Bacino del Sarno,
rispetto alla stessa problematica, rileva
infine che i Piani Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico, con le relative Norme di
Attuazione e/o salvaguardia, redatti ai
sensi della Legislazione Emergenziale dalle
Autorità di Bacino, vanno “recepiti”
nell’ambito dei Ptcp e resta fermo il loro
valore vincolante nei confronti degli
strumenti urbanistici, anche già vigenti,
senza tralasciare anche il recepimento dei
Piani Stralcio di Settore redatti dalle
stesse Autorità di Bacino, a norma della
legge 493/1993 e delle relative
perimetrazioni e norme di attuazione e
salvaguardia, che costituiscono parti
rilevanti dei Piani di Bacino.
Per quanto riguarda infatti i piani stralcio
attualmente vigenti, l’Autorità di Bacino
del Sarno ritiene altresì concretamente
possibile, in tempi brevi, una lettura
integrata dei diversi piani nell’ambito dei
Ptcp, che tenga conto dei diversi gradi
di vulnerabilità del territorio sotto il
profilo del rischio idrogeologico,
traducendoli in destinazioni d’uso ed
indirizzi per la pianificazione comunale con
essi compatibili6.
Tutte le Autorità di Bacino che hanno
partecipato alla Conferenza di
Pianificazione, nel condividere la necessità
di uno stretto coordinamento operativo che
eviti disomogeneità e difformità tra i
diversi Piani di Bacino, ritengono,
tuttavia, che tale attività di raccordo non
può essere attribuita alla “Protezione
Civile”, la quale non ha competenze in
materia di pianificazione territoriale o di
settore (tale osservazione è stata prodotta
anche da Wwf, Legambiente Campania, Italia
Nostra Onlus e Codacons). Le Autorità
ritengono, invece, che il coordinamento
potrebbe essere affidato ad un tavolo da
inquadrare nell’ambito della cooperazione
interistituzionale, che interpreti, con le
varie Autorità di Bacino (o comunque con i
soggetti preposti alla pianificazione di
Bacino) le specificità tecniche dei singoli
piani, fornendo indicazioni su come tradurre
le perimetrazioni e le norme di tutela dei
Psai in disciplina d’uso del territorio,
propedeutica alla riduzione del rischio.
In merito, infine, al istituzione di un
Comitato Tecnico-Normativo per la
quantificazione del livello di rischio
complessivo (cioè proveniente da
sorgenti diverse) presente in una certa
area, l’Autorità di Bacino Regionale
Sinistra Sele propone l’inserimento di un
rappresentante delle Autorità di Bacino
all’interno del Comitato, in quanto Ente
preposto alla pianificazione specifica del
settore.
Al riguardo, l’Ordine dei Geologi della
Campania segnala che i criteri di
quantificazione del rischio ambientale sono
già definiti nel dettaglio nella letteratura
scientifica di settore e nelle diverse linee
guida Unesco, per cui propone di attribuire
al Comitato anche, e soprattutto, i seguenti
compiti:
- definire i criteri di individuazione e
valutazione dei rischi e delle risorse
geo-ambientali;
- effettuare un’indagine conoscitiva sulle
competenze in materia ambientale della
Regione Campania;
- redigere atti di indirizzo riguardo una
razionale ripartizione delle suddette
competenze.
Inoltre, lo stesso ordine di categoria
suggerisce il coinvolgimento di un numero
maggiore dei 4 esperti previsti nel comitato
per l’analisi e la quantificazione del
rischio: il solo campo geologico comprende,
infatti, almeno 4 settori distinti (geologia
applicata, idrogeologia, vulcanologia,
sismologia). Infine, riguardo
all’approvazione dell’elaborato prodotto dal
Comitato, riportante i criteri di
quantificazione del rischio ambientale, si
propone l’applicazione del procedimento
disciplinato dall’art. 15 della Lr 16/2004.
Il Primo quadro territoriale di riferimento:
Le Reti
La rete delle interconnessioni e la
pianificazione regionale dei trasporti
Le due direttrici di fondo che hanno
caratterizzato il processo di pianificazione
nel settore dei trasporti di cui alla
proposta di Ptr sono:
- attuare un processo di pianificazione
continua nel tempo attraverso azioni che
superino la tradizionale separazione fra
programmazioni di settore e tendano
all’integrazione della componente
trasportistica con le politiche territoriali
di sviluppo;
- costruire un progetto di sistema che,
partendo dai bisogni di mobilità dei
passeggeri e delle merci, definisca un piano
di servizi integrati di trasporto idoneo e
quindi individui le eventuali nuove
infrastrutture necessarie per l’attuazione
del piano dei servizi.
Si riportano di seguito le principali
osservazioni prodotte in sede di Conferenza
di Pianificazione, con riferimento alla
tematica in esame.
Comune di Amalfi
L’osservazione evidenzia che la proposta
di Ptr, nell’affrontare il tema delle
interconnessioni in riferimento alla
Costiera Amalfitana, non prende in
considerazione alcune proposte integrate,
già presenti nelle previsioni del Piano
Urbanistico Territoriale per l’area
Sorrentino Amalfitana, quali la
“tangenziale” di Amalfi ed i vettori
meccanici di collegamento dell’area costiera
con l’area montana.
L’Ente, pertanto, propone di:
- inserire in coda alla tabella 3.3.2
“Ulteriori opzioni di intervento sulla rete
ferroviaria” (pag. 138/139) il seguente
intervento: realizzazione di sistemi
ettometrici di collegamento tra il nodo di
interscambio di Chiorito in Amalfi e gli
abitati di Pogerola di Amalfi – Agerola,
Scala e Ravello, nonché un impianto a fune
per il collegamento tra Punta San Lazzaro (Agerola)
– Tovere di Amalfi e Conca dei Marini;
- inserire in coda alla tabella 3.3.3
“Principali interventi invarianti sulla rete
stradale di interesse regionale” (pag.
140/141) il seguente intervento:
realizzazione della variante alla SS 163,
“tangenziale” prevista dal Put, che, collega
la Valle dei Mulini di Amalfi, attraverso
due tratti in galleria con la SS 163, ad
oriente ed ad occidente dei tessuti storici
di Amalfi e Atrani, unitamente ad un sistema
integrato di parcheggi pubblici ed aree di
sosta da realizzare in loc. Chiorito di
Amalfi ed a corona dei centri storici
interessati.
Figura 11 - Filiera
olivicola-olearia (Ptr Campania,
2005) |
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Comune di Minori
L’ente propone di inserire nel Ptr, quale
intervento migliorativo della viabilità
compatibile con lo sviluppo urbanistico e
tale da non diminuire il pregio
paesaggistico del territorio, la
realizzazione di un tunnel in località
“Torre Paradiso-Mormorata” e di un tunnel in
zona “Torre Mezzacapo”.
Comune di Cava de’ Tirreni
L’osservazione evidenzia la necessità che il
sistema dei trasporti definito dalla
proposta di Ptr debba essere integrato,
con riferimento all’ambito territoriale in
esame, prevedendo:
- il completamento della variante alla SS 18
attraverso il collegamento del realizzando
sottovia veicolare con la nuova strada Asi;
- l’adeguamento del tratto autostradale che
attraversa la città;
- la realizzazione della metropolitana
leggera regionale.
Patto Territoriale per l’Occupazione
dell’Agro Nocerino Sarnese
La società Patto Territoriale dell’Agro SpA,
unitamente a tutti i Comuni ricadenti
nell’ambito del Sts “Agro Nocerino Sarnese“,
sottolinea la necessità di sostenere la
realizzazione di un sistema integrato
gomma/ferro di connessione al sistema della
Metropolitana Regionale attraverso
l’inserimento dei seguenti interventi di
sistemazione della rete ferroviaria
esistente tra le “Ulteriori opzioni
d’intervento sulla rete ferroviaria”
tab. 3.3.2:
- Sviluppo della metropolitana dell’Agro
Nocerino Sarnese;
- Interramento della linea RFI nel tratto
Nocera Superiore-Scafati;
- Raccordo ferroviario tra la
Circumvesuviana Napoli/Sarno con la Rfi
stazione di Nocera.
Il Comune di Pontecagnano Faiano
propone di integrare quanto previsto nella
tab. 3.3.2 (Ulteriori opzioni di
intervento sulla rete ferroviaria; pagg.
138-139), quale sviluppo della Metropolitana
di Salerno, il completamento della linea
metropolitana fino a Battipaglia
(Aeroporto di Pontecagnano – Battipaglia)
migliorando la penetrazione di tale
fondamentale infrastruttura trasportistica
nella Piana del Sele. Ciò sarebbe
giustificato dalla funzione strategica che
dovrà rivestire la linea metropolitana di
Salerno nel “trasferimento” di quote di
mobilità dalla gomma al ferro.
L’Ente, inoltre, chiede:
- di riportare esplicitamente, nella tab.
3.3.3 (Principali interventi invarianti
sulla rete stradale di interesse regionale;
pagg. 140-141) lo svincolo in località
Pagliarone sulla A3, con collegamento
funzionale all’aeroporto ed alle altre
infrastrutture stradali, quali la viabilità
alternativa e parallela alla stessa SS 18 a
nord dell’autostrada A3, la stessa SS 18, la
SP Aversana e, di conseguenza, la
tangenziale di Salerno;
- di inserire, nella proposta di Ptr, dopo
la tabella di pagg. 140-141, un’ulteriore
tabella del tipo opzioni di intervento
sulla rete stradale, nella quale contemplare
il collegamento diretto tra la strada
Aversana, in corso di adeguamento e la
tangenziale di Salerno, attraverso la
previsione di uno specifico svincolo;
- di inserire, nella tabella 3.3.7 tra le
pagg. 152-156, la previsione di un porto
turistico lungo la fascia costiera del
comune di Pontecagnano Faiano
nell’ambito del sistema della portualità
turistica e delle “vie del mare”.
Comunità Montana Alto e Medio Sele
L’Ente, in merito al miglioramento del
sistema infrastrutturale delle comunicazioni
propone di:
- potenziare il sistema ferroviario, al fine
di estendere la metropolitana regionale e di
Salerno da Pontecagnano a Bellizzi,
Battipaglia, Eboli, Campagna, Contursi
Terme, Buccino;
- potenziare il collegamento tra il
corridoio n.1 e il corridoio n.8 attraverso
l’Alta Valle del Sele ed il Tanagro
(cosiddetto Asse Sele-Ofanto), mediante:
a) la realizzazione e/o l’ammodernamento
delle seguenti infrastrutture stradali:
Balvano – S. Gregorio Magno – Palomonte -
Fondovalle Sele; Completamento superstrada
da Lioni a Grottaminarda; Superstrada
Contursi Terme – Capaccio – Agropoli;
Potenziamento Basentana;
b) la realizzazione e/o l’ammodernamento
delle seguenti infrastrutture ferroviarie:
Potenziamento linea Battipaglia – Eboli –
Potenza; Sicignano – Lagonegro; Contursi
Terme – Rocchetta – Sant’Antonio;
- realizzare quali prime opere quelle di
collegamento mare-monti (Acropoli-Capaccio-Contursi
Terme e Contursi Terme Grottaminarda).
I Comuni della Valle dell’Irno
Le osservazioni prodotte individuano, come
necessari per lo sviluppo dell’area, i
seguenti interventi infrastrutturali:
- l’interscambio della linea AV/AC con la
linea Rfi Salerno – Mercato S. Severino -
Avellino con la trasformazione della
stazione AV/AC già prevista all’interno del
Polo Universitario di Fisciano da “stazione
di testa” in “stazione passante” e la
localizzazione di una nuova stazione di
scambio localizzata tra Fisciano e Mercato
S. Severino allo scopo di consentire il
collegamento dell’AV/AC con Avellino
(aggiornamento Ptr – tabella 3.3.1 a pag.
91).
- la realizzazione del collegamento
ferroviario del Polo Integrato della
Logistica di Mercato S. Severino con la
linea Rfi Avellino-Mercato
S.Severino-Salerno (aggiornamento Ptr -
tabella 3.3.2 a pag. 91);
- la realizzazione di interventi di
ammodernamento e di costruzione della terza
corsia del tracciato autostradale
Avellino-Salerno (aggiornamento Ptr -
tabella 3.3.3 a pag. 93).
Si evidenzia, infine, la necessità di
inserire, nell’ambito della Pianificazione
regionale nel settore del trasporto merci e
della logistica, il Polo Integrato della
Logistica e della Ricerca Scientifica
applicata alla logistica in corso di
realizzazione a Mercato S. Severino.
Il Comune di Eboli propone di
modificare e/o integrare il Ptr con le
seguenti previsioni:
- l’inclusione del nodo di Eboli nello
sviluppo della metropolitana di Salerno
(tabella 3.3.2 – opzioni di intervento sulla
rete ferroviaria);
- l’eliminazione, dai Lineamenti strategici
di fondo individuati dal Ptr per la Piana
del Sele, dell’opzione di prolungamento
della tangenziale di Salerno fino ad cropoli,
inserendo eventualmente interventi più
mirati al riuso delle infrastrutture
esistenti, potenziandole ed elevandone
qualità, efficienza e sicurezza;
- l’inserimento nella tabella 3.3.3 degli
interventi invarianti sulla rete stradale di
interesse regionale la sistemazione
dell’incrocio SS 18 – SP 30 in località S.
Cecilia mediante rotatoria a raso (fondi
Anas);
- l’integrazione delle previsioni di
intervento sulla rete del trasporto merci e
della logistica con l’inclusione di una
opzione che riguardi il Polo Agroalimentare
della Piana del Sele previsto dallo studio
di fattibilità redatto dall’Ersac su
incarico della Regione Campania quale
piattaforma logistica per la distribuzione
nazionale dedicata alle grandi produzioni di
filiera locali;
- l’inserimento, nella Tabella 3.3.8 -
Scenario di integrazione infrastrutturale e
funzionale del sistema portuale della
Campania, dell’intervento relativo alla
sistemazione dell’approdo – darsena in
corrispondenza della foce del Fiume Sele da
attuare mediante procedura di project
financing, art. 37 bis, legge 109/1994.
Figura 12 - Filiera zootecnica (Ptr
Campania, 2005) |
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Il Comune di Serre propone di: by
passare il diaframma del ponte di Sele;
utilizzare come via d’accesso dal punto di
vista turistico Foce Sele; completare la
strada Fondovalle Calore; potenziare il
sistema ferroviario Eboli-Serre (Persano-Campagna
Pip finanziato-Area Industriale, Centrale
fotovoltaica).
I Comuni di Capaccio, Corleto Monforte
e Roccadaspide propongono le
seguenti innovazioni e/o modifiche al Ptr
(evidenziate in grassetto-corsivo):
- sviluppo del sistema ferroviario di tipo
metropolitano della conurbazione salernitana:
nuovo collegamento ferroviario a servizio
del polo universitario di Fisciano da
collegarsi sino ad ramola (Tab. 3.3.1 –
Principali interventi invarianti sulla rete
ferroviaria);
- sviluppo Metropolitana di Salerno:
realizzazione della tratta Pontecagnano
Aeroporto-Battipaglia-Agropoli (Tab. 3.3.2 –
Ulteriori opzioni di intervento sulla rete
ferroviaria);
- ammodernamento della SP Aversana sino a
raggiungere ramola e declassamento della
SS Litoranea da Salerno a Paestum (Tab.
3.3.3 Principali interventi invarianti sulla
rete stradale di interesse regionale) o una
modifica della SS 18 con un percorso
tangenziale a Capaccio Scalo lungo l’attuale
tratto ramola – area Pip – Capo di fiume –
bivio di Mattine;
- individuazione, al punto 3.3.4. La
pianificazione regionale nel settore del
trasporto merci e della logistica, di un
ulteriore centro merci a Capaccio quale
terminal per la distribuzione a scala
provinciale e regionale di prodotti
agro-alimentari e dell’artigianato.
Unione dei Comuni “Alto Calore”7,
Comunità Montana “Alto Calore”, Comunità
Montana “Lambro e Mingardo”, Comunità
Montana “Bussento”
Con riferimento al problema del
miglioramento dell’accessibilità all’area
del Cilento e Vallo di Diano, gli enti su
richiamati, in maniera unitaria propongono
l’integrazione del sistema infrastrutturale
delle comunicazioni proposto con le seguenti
previsioni:
- il completamento dell’aeroporto di
Pontecagnano, della pista aeroportuale di
Teggiano, della rete eliportuale prevista
nel Prusst e nel Piano della Protezione
Civile della Provincia di Salerno e dell’idrosuperficie
del Golfo di Policastro;
- il ripristino della tratta ferroviaria
Sicignano degli Alburni-Lagonegro che,
attraversando in senso longitudinale il
Vallo di Diano, consentendo l’ingresso ad
est l’ingresso all’area del Parco attraverso
la cosiddette “Metropolitana del Parco” che
dalla stazione ferroviaria ex San Rufo
penetri nella Valle del Calore per
raggiungere Vallo della Lucania e la costa;
con un anello a mezza costa 400-500 mt. per
la valorizzazione delle aree interne;
- il completamento e potenziamento delle
infrastrutture portuali esistenti (porti di
Scario, Sapri e Policastro), attrezzando il
sistema dei porti e degli approdi per la
nautica da diporto, connessi alle linee di
traghetti ed aliscafi e ai trasporti via
terra, oltre ad un’idrosuperficie nel Golfo
di Policastro;
- il miglioramento compatibile della
percorribilità trasversale all’Ambito. Asse
di servizio parallelo alla Metropolitana del
Parco (fibre ottiche - wi-max - reti
energetiche - ecc.) ad alto valore aggiunto.
I Comuni di Aquara, Controne, Bellosgrado,
Postiglione, Castelcivita, Corleto Manforte
I Comuni degli Alburni individuano come
necessari per lo sviluppo del territorio i
seguenti interventi infrastrutturali:
- potenziamento asse tirrenico, recupero del
sistema ferroviario del Vallo di Diano;
- realizzazione di una nuova direttrice
Capaccio-Atena Lucana: Fondovalle Calore;
- potenziamento dell’asse stradale SS 18 nel
tratto Agropoli-Battipaglia, tale asse
risulta strategico per il collegamento del
Cilento con il sistema logistico
provinciale;
- previsione di un sistema eliportuale che
trovi tre nodi principali in Pontecagnano,
Vallo della Lucania e Teggiano con una rete
di scali nei paesi dell’entroterra (per
trasporto turistico, merci e soccorso
sanitario);
- previsione di uno scalo aeroportuale nel
Vallo di Diano che si integri con lo scalo
di Pontecagnano.
Il Comune di Vallo della Lucania
propone quali invarianti infrastrutturali
necessarie per lo sviluppo dell’area:
- il potenziamento della direttrice
trasversale Vallo di Diano – Golfo di
Policastro;
- il potenziamento del sistema
infrastrutturale
Battipaglia-Eboli-Capaccio-Agropoli;
- l’ammodernamento della SS 166
(Capaccio-Vallo di Diano) e della SS 488
(Vallo della Lucania–Eboli).
Comunità Montana Vallo di Diano
La Comunità, indicando l’area del Vallo di
Diano come area di cerniera interregionale
nell’ambito della quale assecondare la
strategia di apertura della regione Campania
verso sud e verso est, ritiene
indispensabili i seguenti interventi
infrastrutturali:
- sviluppo Metropolitana di Salerno:
realizzazione della tratta Pontecagnano
Aeroporto - Battipaglia - Polla - Sala
Consilina anche con tecnologie
ecocompatibili;
- ripristino ed adeguamento della linea
ferroviaria Sicignano-Lagonegro anche con
tecnologie ecocompatibili;
- individuazione, ripristino e/o adeguamento
delle reti ferroviarie minori come “treno
verde” di accesso alle aree naturali
protette;
- consolidamento e potenziamento dello
svincolo “Padula-Buonabitacolo”;
- completamento della esistente ex-strada SS
103 Val d’Agri nel tratto campano;
- collegamento del Vallo di Diano alla
Fondo-Valle-Calore;
- realizzazione dell’Avio superficie di
Teggiano.
Wwf - Legambiente Campania - Italia Nostra
Onlus – Codacons
Si sostiene la necessità di una
riformulazione del programma degli
interventi infrastrutturali previsti dalla
proposta di Ptr, specie delle opere
viarie e portuali, spesso oggetto di
finanziamenti e/o ripresi da programmi
datati, e la necessità di incrementare l’infrastrutturazione
telematica, al fine di contribuire a
razionalizzare gli spostamenti delle utenze.
In merito della portualità si osserva che le
infrastrutture esistenti, con semplici e non
invasivi interventi di manutenzione e
riqualificazione, possono già garantire le
migliori prestazioni del sistema della
portualità turistica regionale, integrandosi
con l’esistente servizio stagionale del
metro del mare, che necessita di una
maggiore frequenza delle corse, senza creare
ulteriori danni al già precario e fragile
sistema ed ecosistema coste.
Per la portualità turistica, in particolare,
si propone:
- definire caratteristiche, dimensioni e
tipologie delle aree/servizi a terra legati
alla portualità, al fine di evitare
degenerazioni speculative;
- stralciare dal Ptr le opere previste dal
progetto per la portualità turistica di cui
alla Del. Gr 5490/2002;
- stralciare aspetti delle linee
programmatiche per la portualità turistica
ed in particolare, obiettivi quali:
a) creare alternativa nodale efficiente
per la mobilità lungo la fascia costiera;
b) generare sviluppo turistico durevole
attraverso il rilancio della nautica da
diporto;
c) migliorare le condizioni strutturali
per i settori produttivi legati alla
portualità;
d) escludere la possibilità di nuove
realizzazioni, adeguamenti in termini di
ampliamento.
Si chiede, inoltre, la necessità dal Ptr una
serie di nuove realizzazioni stradali.
Infine si propone di inserire, quali
interventi invarianti sulla rete ferroviaria
lo sviluppo: del sistema ferroviario di
tipo metropolitano leggero del Cilento; del
Sistema ferroviario di tipo metropolitano
della conurbazione salernitana: tratta
Salerno Centro-Arechi-Pontecagnano
FS-Pontecagnano Aeroporto-Battipaglia e
relative fermate.
Ance Salerno
L’Associazione dei costruttori salernitani
propone il rafforzamento dell’asse di
riequilibrio economico-territoriale
Roma-Caserta-Salerno e della direttrice
costiera Battipaglia-Agropoli-Cilento
attraverso:
- la realizzazione di un collegamento
autostradale A3-A30 previsto (con tracciato
in galleria o in superficie) dal Piano di
Coordinamento Provinciale adottato;
- la costruzione di una strada variante alla
SS 18 (con sez. tipo B – doppia carreggiata)
tra Pontecagnano-Faiano e Paestum come
contemplato da uno specifico accordo tra
Anas, Regione Campania e Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti (11.12.2003).
Figura 13 - Filiera ortofrutticola (Ptr
Campania, 2005) |
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Cgil
L’organizzazione sindacale osserva che per
contrastare lo spopolamento delle aree
interne bisogna sostenere lo sviluppo e la
crescita delle infrastrutture di vaste aree.
In particolare propone:
- la riattivazione della linea ferroviaria
Sicignano-Lagonegro;
- la costruzione della Fondo Valle Calore;
- la redazione da parte dell’Ente Parco di
uno studio di fattibilità per la
Metropolitana del Parco Nazionale del
Cilento e Valle di Diano;
- la realizzazione della terza corsia per la
bretella Mercato San Severino-Salerno;
- il prolungamento della Tangenziale di
Salerno fino all’aeroporto;
- il potenziamento delle Vie del Mare che
superino il termine angusto della stagione
balneare, con particolare riferimento alla
costa cilentana.
La Cgil, inoltre, affronta i temi
dell’Aeroporto di Pontecagnano e del Porto
Commerciale di Salerno. Per l’aeroporto si
evidenzia la necessità di adeguare la pista
e di bloccare la cementificazione delle aree
d’interesse strategico, nonché di costruire
lo svincolo di Pagliarone sulla
Salerno–Reggio Calabria. In merito al porto,
invece, si sostiene che lo stesso non può
essere delocalizzato e che devono essere
risolti alcuni problemi come la scarsa
profondità dei fondali, il collegamento su
ferro e le esigenze di maggiore spazio.
Assindustria Salerno
L’Associazione degli industriali salernitani
sostiene la proposta relativa alla
costruzione di una variante alla SS 18 (a
doppia carreggiata) tra Pontecagnano-Faiano
e Paestum, come definita da uno specifico
accordo tra Anas, Regione Campania e
Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti (11.12.2003).
L’Associazione, inoltre, osserva che la
proposta di Ptr non tiene conto di
progetti già approvati ed in corso di
realizzazione come la Piattaforma Logistica
di Mercato San Severino, che si pone anche
come struttura a supporto e completamento
dell’Interporto di Battipaglia. Alla
realizzazione della Piattaforma sono
associate opere di urbanizzazione di
rilevanza sovracomunale, come la
realizzazione di una strada di collegamento
tra l’autostrada A30 e l’area della
Piattaforma e di una strada di collegamento
tra le provinciali “Camerelle” e “Nocerina”.
Ordine degli Ingegneri di Salerno
L’Ordine professionale sottolinea che la
nostra regione deve congiungersi idealmente
e fisicamente con la Basilicata e la Puglia
lungo le nuove direttrici di traffico
concorrendo alla creazione della più grande
piattaforma logistica integrata del
Mediterraneo. Pertanto è assolutamente
necessario per la Provincia di Salerno il
potenziamento di tutta la rete
infrastrutturale su ferro, su gomma e del
trasporto aereo. In dettaglio individuano
come prioritari i seguenti interventi:
- Ferrovie - Realizzazione nuova stazione AC
nel Comune di Pellezzano; Potenziamento del
collegamento con Avellino.
- Strade - Realizzazione strada a
scorrimento veloce
Agropoli-Contursi-Grottaminarda-Termoli;
Realizzazione della variante alla SS 18 tra
Pontecagnano e Capaccio; Realizzazione della
variante alla SS 18 nell’agro-nocerino.
- Porti - La specificazione del ruolo del
Porto di Salerno e la delocalizzazione del
porto commerciale-industriale nella piana
del Sele.
Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della Provincia
di Salerno
L’Ordine professionale osserva che nel
Ptr viene proposto un “elenco” di opere
e infrastrutture (alcune già in corso di
realizzazione, altre programmate da anni) di
grande impatto paesistico, per le quali,
alla luce delle ultime normative, andrebbe
attuata una valutazione preliminare sia
sotto il profilo ambientale (Via, Vas) che
urbanistico.
Inoltre, auspicano che la Regione armonizzi
gli interventi a grande scala al fine di
verificarne gli effetti che potrebbero
produrre sia in ambito locale che su tutto
il territorio regionale.
Collegio dei Geometri della Provincia di
Salerno
I rappresentanti della Collegio dei Geometri
osservano quanto segue:
- Per quanto riguarda la pianificazione
regionale nel settore ferroviario
evidenziano carenze all’interno degli
scenari di previsione esposti sia nel testo
che in apposita tabella riepilogativa. Il
riferimento va alla Circumsalernitana
(raddoppio binario, elettrificazione,
interconnessione con AV/AC, nuovo tratto
ferroviario del campus universitario di
Salerno – Fisciano) al collegamento
dell’alta velocità con Avellino ed alla
Piattaforma Logistica integrata di Mercato
S. Severino.
- Per quanto riguarda la pianificazione
regionale nel settore stradale
evidenziano la mancanza, nel novero dei
principali interventi sulla rete regionale,
della realizzazione delle terza corsia del
raccordo SA/AV.
- Per quanto la pianificazione regionale nel
settore del trasporto merci e della
logistica sottolineano la mancanza
totale di riferimenti al Polo della
logistica di Mercato S. Severino e dei suoi
probabili scenari di allargamento agli altri
territori comunali della Valle dell’Irno. Il
Polo della Logistica è nato da un Accordo di
Programma sottoscritto dalla Regione
Campania, dalla Provincia di Salerno e dal
Comune di Mercato S. Severino.
Alla luce di quanto sopra, si propone:
- l’introduzione, nell’ambito della
Pianificazione regionale nel settore della
Logistica, della Piattaforma Logistica
integrata di Mercato S. Severino.
l’integrazione dell’elenco degli scenari di
previsione delle reti ferroviarie e stradali
così come precedentemente evidenziati.
Il Secondo quadro territoriale di
riferimento: gli Ambienti Insediativi
Rappresenta il Quadro in cui il Piano, in
conformità a quanto previsto dall’art. 13,
punto 3, lett. b), c) ed e), della Lr
16/2004, definisce:
- gli indirizzi per lo sviluppo
sostenibile e i criteri generali da
rispettare nella valutazione dei carichi
insediativi ammissibili sul territorio, nel
rispetto della vocazione
agro-silvo-pastorale dello stesso;
- gli elementi costitutivi dell’armatura
territoriale a scala regionale, con
riferimento alle grandi linee di
comunicazione viaria, ferroviaria e
marittima, nonché ai nodi di interscambio
modale per persone e merci, alle strutture
aeroportuali e portuali, agli impianti e
alle reti principali per l’energia e le
telecomunicazioni;
- gli indirizzi per la distribuzione
territoriale degli insediamenti produttivi e
commerciali.
La proposta di Piano individua nell’intera
Regione 9 ambienti insediativi, i cui
confini sono assunti i modo del tutto
sfumato. Sui nove ambienti insediativi
quattro (i nn. 2-3-4-5, ed in parte il n. 6)
investono il territorio della Provincia di
Salerno, in particolare:
ambiente insediativo 2) penisola
sorrentino-amalfitana;
ambiente insediativo 3) agro
sarnese-nocerino;
ambiente insediativo 4) area salernitana e
la Piana del Sele;
ambiente insediativo 5) l’area del Cilento e
del Vallo di Diano.
Di seguito vengono riportate, per ognuno dei
richiamati ambienti insediativi la sintesi
delle osservazioni presentate dagli Enti,
Associazioni, Organizzazioni che hanno
partecipato alla Conferenza di
Pianificazione Provinciale.
Ambiente insediativo n. 2 - Penisola
sorrentino-amalfitana
La Comunità Montana Penisola Amalfitana
afferma la necessità di una nuova
pianificazione paesaggistica per l’area,
elaborata sulla base delle indicazioni di
cui alla Carta Europea del Paesaggio ed al
Codice Urbani, nell’ambito del quale
potrebbero essere previsti:
- realizzazione e/o potenziamento di
insediamenti produttivi rivolti alla
delocalizzazione;
- recupero edilizio ed urbanistico degli
insediamenti abusivi con contestuale
restauro del paesaggio;
- politiche di valorizzazione e
potenziamento colture tipiche, anche
conferendo possibilità di intervento agli
agricoltori;
- potenziare il sistema di viabilità
trasversale;
- potenziare servizi ed attrezzature zone
montane.
Si evidenzia, inoltre, la possibilità di
integrare analisi e previsioni con lo “Statuto
dei luoghi”, inteso non come apparato
normativo, ma come forma di costituzione
locale. Lo statuto dei luoghi
vuole esprimere la capacità di un aggregato
sociale complesso di darsi delle regola
condivise, introducendo il concetto di
“invarianti strutturali”, ossia quelle
risorse territoriali che debbono sottostare
a regole di trasformazione che permettano di
preservare il loro valore e di accrescerlo.
Figura 14 - Filiera ortofrutticola e
zootecnica (Ptr Campania, 2005) |
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Comune di Amalfi
L’osservazione evidenzia che la proposta
di Ptr, nell’affrontare il tema delle
interconnessioni in costiera, non prende in
considerazione alcune proposte integrate,
già presenti nelle previsioni del Piano
Urbanistico Territoriale per l’area
Sorrentino Amalfitana, quali la
“tangenziale” di Amalfi ed i vettori
meccanici di collegamento dell’area costiera
con l’area montana. Al riguardo il Comune
evidenzia che il programma infrastrutturale
proposto (in merito si veda il paragrafo
precedente relativo al primo Qtr - la rete
delle interconnessioni), recepisce le
indicazioni del vigente Put, ed ha una
indiscutibile valenza comprensoriale ed un
forte carattere strategico tale da poter
risolvere il problema della mobilità in
parte della costiera amalfitana, con
riferimento a molteplici componenti: il
traffico veicolare di attraversamento; il
problema della sosta; la connessione dei
territori costieri con i territori più
interni. L’obiettivo è quello di tutelare i
territori costieri che, al momento,
risultano essere oggetto di notevoli
pressioni demografiche ed economiche,
rilanciando, in una prospettiva di sviluppo
sostenibile i territori più interni, al
momento interessati da tendenziali fenomeni
di marginalizzazione.
Comune di Cava de’ Tirreni
L’osservazione evidenzia la funzione
strategica svolta dal territorio quale
“cerniera inclusa” fra i tre ambienti
insediativi n.° 2, 3 e 4, riconosciuta
peraltro anche dalla proposta di Ptr.
Il Put della Penisola sorrentino-amalfitana,
del resto, ha attribuito con decisione al
territorio cavese il ruolo di centro per
servizi ed attrezzature funzionali al
sistema costiero, non altrimenti
localizzabili8. In virtù di
questo ruolo, sono state programmate ed in
parte realizzate aree di interscambio, aree
sportive territoriali, e servizi
sovracomunali. Il Comune evidenzia che il
lungo e sofferto processo di adeguamento
delle strumentazioni urbanistiche locali a
questo quadro generale, ha portato alla
creazione di un quadro organico di vincoli e
linee strategiche; sulla base dei quali sono
stati costruiti, nel tempo, programmi di
intervento sul territorio, ad essi
strettamente funzionali9.
Si evidenzia, ancora, la necessità che il
sistema dei trasporti debba essere integrato
con il completamento della variante alla SS
18 attraverso il collegamento del
realizzando sottovia veicolare con la nuova
strada Asi. Il completamento di questa
arteria è fondamentale per assicurare il
decongestionamento dell’unica arteria (SS
18) che attualmente collega Salerno con
l’Agro nocerino-sarnese. In particolare si
sottolinea che tale intervento non è
compreso tra le proposte del quadro
territoriale di riferimento n. 1 (Le Reti),
e riveste particolare importanza per il
decongestionamento di un territorio
quotidianamente attraversato da centinaia di
migliaia di persone e veicoli. Per ultimo è
sottolineata l’esigenza della realizzazione
della metropolitana leggera regionale e
l’adeguamento del tratto autostradale che
attraversa la città.
Ambiente insediativo n. 3 – Agro
Nocerino-Sarnese
Patto Territoriale per l’Occupazione
dell’Agro Nocerino Sarnese e tutti i Comuni
dell’ambito
Preliminarmente si osserva che l’analisi
effettuata dalla Regione e riportata nella
proposta di Ptr non è aggiornata
rispetto agli interventi ed alle attività in
corso nel territorio. In particolare si
evidenzia che da alcuni anni, con
l’approvazione del Piano di Azione del Patto
Territoriale per l’Occupazione, il tema
della riqualificazione urbana e sociale
è stato assunto quale elemento fondamentale
di politiche indirizzate verso la crescita e
lo sviluppo dell’Agro Nocerino Sarnese. Sono
stati avviati, dunque, ad opera degli enti
locali e degli altri strumenti presenti nel
territorio, interventi di recupero e
valorizzazione dei centri storici, con
programmi integrati di riqualificazione
urbanistico-ambientale, nonché un sistema
integrato d’interventi sociali a sostegno
delle comunità locali. Tale azione di
riqualificazione prosegue anche con la messa
in campo di progetti finalizzati alla
valorizzazione del sistema dei beni
culturali ed ambientali, a sostegno non
tanto dei sistemi di sviluppo turistico,
quanto essenzialmente al recupero delle
identità locali e più in generale al
miglioramento della qualità della vita dei
cittadini.
Sul territorio, inoltre, sono state
realizzate o sono in corso di realizzazione
e/o progettazione le aree industriali
comprensoriali, con l’obiettivo di
riordinare, riqualificare e sviluppare il
tessuto produttivo attraverso la
realizzazione di apposite aree
comprensoriali (Area industriale
comprensoriale in località “Fosso
Imperatore”, Pip comprensoriale di Taurana,
Pip comunale del Comune di Sarno, Pip
comunale del Comune di Scafati).
Pertanto le osservazioni propongono le
seguenti modifiche alla proposta di Ptr,
nella parte del secondo quadro territoriale
riferita all’ambito di competenza (le
modifiche sono evidenziate in
grassetto-corsivo):
- nella descrizione sintetica dei
problemi si propone di eliminare:
i piani per gli insediamenti produttivi
più recenti, adottati con procedure
accelerate (art. 28 legge 219/1981), sono
stati collocati indiscriminatamente e
diffusamente sul territorio;
- nei lineamenti strategici di fondo
si propone di introdurre tra le
principali realizzazioni in corso per il
rilancio dello sviluppo socio-economico
del territorio il recupero dei centri
storici, nonché di introdurre tra le
priorità la riqualificazione del sistema
urbano anche attraverso la valorizzazione
dei beni culturali ed ambientali, anche con
la realizzazione di azioni di
riqualificazione del sistema urbano anche
attraverso la valorizzazione dei beni
culturali ed ambientali;
- nella descrizione dell’assetto
tendenziale si propone di evidenziare la
problematica della riduzione degli spazi
per l’agricoltura, e non già del
totale abbandono dell’agricoltura.
In conclusione, le osservazioni prodotte,
sottolineano la necessità di sostenere la
realizzazione di un sistema integrato
gomma/ferro di connessione al sistema della
Metropolitana Regionale (in merito si
veda il paragrafo precedente relativo al
primo Qtr - la rete delle interconnessioni)
il cui obiettivo è quello di ottimizzare
l’utilizzo delle linee di trasporto,
esistenti ed in programmazione, prevedendo,
contestualmente, azioni di ripristino
ambientale, al fine di mitigare l’impatto
che tali infrastrutture hanno sul
territorio.
Ambiente insediativo n. 4 –
Salernitano-Piana del Sele
Comunità Montana Alto e Medio Sele
L’osservazione propone l’individuazione di
due distinti “ambienti insediativi”:
l’area urbana di Salerno e l’area “Sistema
Sele” che comprende i Comuni ricadenti
nel bacino del fiume Sele (Acerno, Olevano
sul Tusciano, Montecorvino Rovella, Bellizzi,
Battipaglia, Eboli, Serre, Campagna,
Contursi Terme, Oliveto Citra, Colliano,
Valva, Laviano, Santomenna, Castelnuovo di
Conza, Caggiano, Auletta, Salvitelle,
Ricigliano, Romagnano al Monte, San Gregorio
Magno, Buccino, Palomonte, Albanella,
Altavilla Silentina, Capaccio, Giungano).
In merito, poi, al miglioramento del sistema
infrastrutturale delle comunicazioni, si
veda il paragrafo precedente relativo al
primo Qtr - la rete delle interconnessioni.
Comune di Pontecagnano Faiano
L’osservazione evidenzia il ruolo svolto dal
territorio comunale quale interfaccia
tra l’area urbana di Salerno, i comuni
Picentini e la piana del Sele, e manifesta
la necessità di dotare il territorio di una
maglia viaria di gerarchia superiore per
migliorare l’accessibilità agli ambiti
territoriali suddetti, alle importanti
infrastrutture puntuali, principalmente
aeroporto e porto, oltre che agli
insediamenti produttivi esistenti o già
programmati, nonché di completare la linea
metropolitana di Salerno fino a Battipaglia.
La Valle dell’Irno
I comuni della Valle dell’Irno (Baronissi,
Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Mercato
San Severino, Pellezzano) evidenziano
quanto segue:
- il carattere di cerniera e di snodo di
Mercato S. Severino quale comune di
“frontiera” tra la Valle dell’Irno, l’Alto
Sarno ed il territorio di Calvanico, parte
integrante del Parco regionale dei Monti
Picentini di cui fa parte. Si propone,
pertanto, di considerare compiutamente le
peculiarità e le specificità del Sistema
Territoriale di Sviluppo “Valle dell’Irno”,
da inquadrare quale situazione territoriale
“di frontiera” e, come tale, da dotare di
apposita programmazione in grado di
valorizzarne il ruolo di cerniera tra
i due Ambienti Insediativi n. 3 e n. 4;
- la totale mancanza di riferimenti alla
residenzialità universitaria,
nell’affrontare le tematiche dell’ambiente
insediativo;
- la Valle dell’Irno si può considerare come
elemento territoriale di congiunzione tra i
territori interni e quelli costieri di
Salerno, sia per la presenza di importanti
strutture di collegamento (nodi autostradali
del raccordo Salerno/Avellino,
dell’autostrada A30 Caserta/Roma, linea
ferroviaria Avellino/Salerno e
Avellino/Napoli) sia per la localizzazione,
nell’ultimo ventennio, di importanti
funzioni metropolitane (prima fra tutte
l’Università degli Studi di Salerno
costituita dai Poli Universitari di
Baronissi e di Fisciano). L’intero
comprensorio della Valle dell’Irno e
dell’Alto Sarno si è di fatto trasformato
assumendo nuove caratteristiche economiche e
sociali soprattutto incentrate su attività
di supporto alla città capoluogo e
particolarmente rivolte ad iniziative
economiche del settore terziario (servizi,
commercio, distribuzione, ecc.);
- per le proposte relative agli interventi
infrastrutturali necessari per lo sviluppo
dell’area si veda il paragrafo precedente
relativo al primo Qtr - la rete delle
interconnessioni.
Figura 15 - Campi territoriali
complessi (Ptr Campania, 2005) |
|
|
I Monti Picentini
Il Parco Regionale dei Monti Picentini
fa osservare che la posizione geografica dei
Monti Picentini, collocati a ridosso del
golfo di Salerno e della Costiera Amalfitana,
rende questo territorio ottimale per lo
sviluppo di iniziative turistiche in
simbiosi con quelle che attualmente già
interessano le zone costiere della Campania.
In tal senso vanno potenziate le
infrastrutture di collegamento con
particolare riferimento a quelle che
agevolano il collegamento sistema
montuoso-mare. A tal riguardo, si dovranno
assicurare adeguate infrastrutture affinché
questa area interna venga inserita nei
percorsi turistici campani non quale
alternativa alla fascia costiera ma quale
integrazione della stessa. La vivibilità e
la fruibilità del parco non può essere
legata solo ad un’accessibilità attraverso i
mezzi tradizionali: occorre ripensare, ad
esempio al rilancio della ferrovia
Avellino-Rocchetta S. Antonio ed al rilancio
degli antichi tratturi della transumanza. La
citata linea ferroviaria, che supera lo
spartiacque appenninico tra Mar Tirreno e
quello Adriatico e mette in comunicazione le
valli dei fiumi Calore e Sabato con quella
dell’Ofanto, può rappresentare un importante
mezzo di accesso e di visita al territorio
del Parco.
La Piana del Sele
Il Comune di Eboli propone di
valutare la possibilità di modificare, fra
gli elementi essenziali di visioning
preferita indicati per la Piana del Sele, il
punto che riguarda la riqualificazione e il
riordino insediativo della fascia costiera
(si veda il punto n. 8 della visione
guida di cui alla proposta di Ptr).
In particolare ritiene più opportuno
consentire una diversificazione delle
attività produttive per lo sviluppo
turistico e di supporto a queste ultime,
invece di incentivare e limitare i nuovi
insediamenti alle sole strutture ricettive
attrezzate anche per attività congressuali.
L’Ente, inoltre, propone di eliminare la
previsione del Ptr relativa alla verifica
dell’opportunità di un prolungamento della
Tangenziale di Salerno fino ad Agropoli,
quale arteria alternativa all’attuale e
congestionata variante alla SS 18 nel tratto
Battipaglia-Paestum (si veda il punto n. 3
dei Lineamenti strategici di fondo di
cui alla proposta di Ptr).
I Comuni di Capaccio e di
Roccadaspide, propongono una serie di
nuove azioni da inserire tra quelle previste
dal Ptr per la “Valorizzazione e sviluppo
dei territori marginali” e per la “Riqualificazione
della costa”.
In particolare per la “Valorizzazione e
sviluppo dei territori marginali”
propongono:
- l’istituzione delle Comunità di Sistema
Territoriale da configurare, a partire
dalle Comunità montane Alburni e Calore
Salernitano, con la definizione di una
Città sistema o città rete
(unione tra comuni da considerare quale
unità minima di intervento urbano e
territoriale da raccordare alla attività di
“Comunità di Sistema”) attraverso una
crescita omogenea delle infrastrutture,
dell’urbanizzato e della rete della
mobilità;
- il recupero ed il potenziamento dei
settori dell’artigianato e della piccola
industria, attraverso la quantificazione
dimensionale per le aree Pip e soprattutto
tramite la distribuzione di “aree
attrezzate per le attività artigianali e
della piccola industria”, da concepire
come veri e propri “Borghi artigianali,
dei mestieri e della piccola industria”
caratterizzati da adeguate dimensioni,
forme, materiali e sistemi costruttivi
compatibili con la tutela e valorizzazione
del paesaggio (rappresentativi della
cultura, dei sistemi di produzione
tradizionali legati alla storia ed alla
memoria dei luoghi). La creazione di questi
“Borghi” deve avvenire attraverso
l’individuazione di Comparti in cui
disciplinare l’uso dei suoli e prevedere
un’attività edilizia mediante i “Piani
Planovolumetrici” ai quali assegnare valore
di Piani Urbanistici Attuativi regolati da
forme di perequazione urbanistica
appropriate;
- il miglioramento dell’accesso alle aree
interne mediante il recupero ed il
potenziamento dell’attuale rete di SS e SP
prevedendo la realizzazione di “punti sosta”
e “punti panoramici” a sostegno non solo
delle attività agricole ed artigianali ma di
nuovi flussi del turismo culturale ed
ambientale attraverso il miglioramento dei
tratti stradali, la riduzione dei tempi di
percorrenza e la creazione di vere e proprie
“strade-Parco tematiche” dal punto di
vista sia delle informazioni e descrizione
dei luoghi che dei percorsi (come nel caso,
ad esempio, del Cilento).
Per la “Riqualificazione della costa”
propongono:
- la promozione di azioni comuni di sostegno
economico con le aree interne marginali
anche attraverso l’incremento di strutture
ed infrastrutture di interesse comune per la
promozione e lo sviluppo nei settori
dell’agricoltura, dell’artigianato, del
commercio e del turismo mare-monti;
- l’incremento delle infrastrutture di
sostegno allo sviluppo economico e sociale
relativamente alla mobilità di carattere
sovracomunale ed a quella di collegamento
con le aree interne attraverso la creazione
di “percorsi di penetrazione”, la creazione
di strutture al fine di evitare il “disagio
abitativo” potenziando i servizi ed avviando
la realizzazione di architetture sociali
nell’ambito di una strategia di “promozione
globale”.
Gli stessi Comuni propongono, infine,
modifiche/integrazioni alle visioni guida
proposte per l’ambiente insediativi in
esame, ed in particolare:
- … incentivare la tendenza in atto,
soprattutto nell’area di Capaccio-Paestum, a
dotarsi di strutture ricettive ben
attrezzate anche per attività congressuali
e strutture del terziario (centri di
marketing e sviluppo attività produttive) e
delle attività sociali (musei, teatri,
centro fieristico e per le attività
culturali) a servizio dei Sts posti a
confine;
- riqualificazione del litorale e
dell’area pinetata con la programmazione di
infrastrutture a sostegno del turismo
balneare e la realizzazione di un
Porto-canale turistico alla foce del fiume
“Solofrone” con la previsione di opere a
protezione, pontili e banchine interne per
l’attracco di imbarcazioni piccole e medie
alle quali garantire il rimessaggio durante
il periodo invernale con evidenti ritorni in
termini di costi-benefici e occupazionali;
- riqualificazione dei “luoghi della
memoria” e dei corsi d’acqua attraverso la
creazione di un Parco urbano-territoriale
dei siti archeologici, di un “Parco fluviale
urbano-territoriale del Sele-Calore
salernitano”.
Ambiente insediativo n. 5 – Cilento e Vallo
di Diano
I Comuni di Capaccio e di Roccadaspide
Le osservazioni presentate propongono
modifiche (evidenziate in corsivo) dei
Lineamenti strategici di fondo
individuati dalla proposta di Ptr per
l’ambiente insediativo n. 5, ed in
particolare, con riferimento al
miglioramento della qualità del patrimonio
naturalistico e culturale, in un’ottica di
tutela e di sviluppo compatibile, nonché di
sviluppo e migliore fruizione di attività
connesse, quali:
- il turismo, si propone il recupero dei
vani e delle architetture di pregio dei
Centri storici come dei fabbricati rurali
antichi;
- l’agricoltura, si propone di promuovere
la creazione di “Borghi rurali” al fine di:
un minor consumo del suolo;
evitare una frammentazione delle colture
agricole e dell’attività edilizia;
creare opportunità di integrazione del
reddito agricolo anche disponendo un uso dei
borghi rurali ai fini dell’accoglienza e
dell’ospitalità turistica;
- l’artigianato, si propone di promuovere
la creazione di “Borghi artigianali, dei
mestieri e della piccola industria” al fine
di:
incentivare e rafforzare il recupero della
cultura e tradizioni locali;
incentivare e rafforzare occasioni per
avvicinare i giovani ad attività di recupero
dei mestieri anche attraverso la formazione
ed il praticantato;
- con riferimento al tema del miglioramento
del sistema infrastrutturale delle
comunicazioni, soprattutto di avvicinamento
all’area si veda il paragrafo precedente
relativo al primo Qtr - la rete delle
interconnessioni.
L’Unione dei Comuni “Alto Calore”10
e La Comunità Montana “Alto Calore”
I documenti prodotti individuano tre
principali aspetti problematici, in
relazione ai quali si formulano osservazioni
e considerazioni:
- il raccordo del Ptr alla programmazione
dei fondi comunitari 2007-2013;
- l’incessante e continuo “spopolamento”
delle aree interne;
- l’accessibilità sostenibile.
In particolare sui temi relativi allo
spopolamento, si intende costruire un
percorso dirompente, innovativo e
“aperto”, con obiettivi ed azioni chiare
e definite nei loro iter progettuali e
attuativi (sburocratizzazione normativa,
perequazione territoriale, strumenti di
incentivo alla localizzazione di imprese
sostenibili), integrati negli indirizzi
regionali di programmazione dei fondi
2007-2013 e che devono trovare ricadute
attuative nel Ptr. Ci si riferisce in
particolare agli indirizzi:
- “La “ricerca” abita in Campania”
- “La Campania amica di chi fa impresa”.
In questa direzione le osservazioni
intendono declinare, quale indirizzo che
riveste un valore strategico da rafforzare,
lo sviluppo del settore “industriale”:
- attuazione di un regime di
defiscalizzazione e decontribuzione per
l’insediamento di “industrie” sostenibili
che sviluppano produzioni innovative
ispirata dalla “bellezza” dei luoghi di
produzione, da finanziare con la Carbon Tax;
- decentramento e sviluppo di Centri di
Competenze e di Eccellenza per le produzioni
innovative nei settori industriali;
- poli attrattivi per la ricerca, studio,
innovazione e creatività sui temi della
biodiversità, del paesaggio e dei valori
culturali mediterranei (Magna Grecia);
- recupero delle identità storiche culturali
ed ambientali e delle risorse umane a
partire dal rientro degli “Emigranti” quali
portatori di una cultura innovativa ed
aperta ai cambiamenti.
Alla luce di quanto sopra, le osservazioni
propongono di prevedere la possibilità di
attuazione di programmi di pianificazione
urbanistica e di interventi edilizi
attraverso l’individuazione di Comparti
finalizzati alla creazione di “Borghi
rurali” e “Borghi artigianali, dei mestieri
e della piccola industria sostenibile” in
aree attrezzate per le attività legate alla
produzione di beni, per attività di recupero
dei mestieri e della piccola industria
attraverso lo strumento della “perequazione”
da individuarsi in sede di elaborazione dei
Puc, da valere come vero e proprio Piano
urbanistico Attuativo (Pua).
La fase di attuazione dei Borghi potrà
sicuramente essere supportata da futuri
provvedimenti specifici di sostegno da
comprendere nel “Programma di sviluppo
strategico” per il periodo 2007-2013, da
disposizioni legislative nazionali (come, ad
esempio, la legge 24.12.2003, n. 378, per la
tutela e la valorizzazione dell’architettura
rurale), dall’intervento di capitali privati
attraverso accordi basati su meccanismi e
forme procedurali riconosciute valide.
Con riferimento al tema del miglioramento
del sistema infrastrutturale delle
comunicazioni, soprattutto di avvicinamento
all’area, si veda il paragrafo precedente
relativo al primo Qtr - la rete delle
interconnessioni.
Si propone, ancora:
- il sostegno e sviluppo delle buone
pratiche di pianificazione unitaria promosse
dalle Unioni dei Comuni in sede di
definizione delle linee strategiche di
programmazione dei fondi 2007-2013;
- il superamento dello sprawl
edilizio, della edificazione diffusa e
sparsa sul territorio, attraverso
apposita pianificazione e/o l’ampliamento
dei perimetri urbani nonché il controllo
regolamentato delle espansioni lineari lungo
le strade principali di collegamento e lungo
la fascia costiera da definirsi in sede di
Ptcp;
- sviluppo del sistema dei “Borghi
rurali” e “Borghi artigianali, dei mestieri
e della piccola industria sostenibile” in
aree attrezzate per le attività legate alla
produzione di beni, per attività di recupero
dei mestieri e della piccola industria
sostenibile.
Comunità Montana “Lambro e Mingardo”
Il documento prodotto individua alcuni
principali aspetti problematici, in
relazione ai quali si formulano osservazioni
e considerazioni:
- il raccordo del Ptr alla programmazione
dei fondi comunitari 2007-2013;
- l’incessante e continuo “spopolamento”
delle aree interne;
- l’accessibilità sostenibile;
- la criticità della fascia costiera in
riferimento alla quale propone l’inserimento
di un nuovo Ctc.
Sui primi tre punti si rimanda a quanto già
fatto osservare dagli Enti rappresentanti la
zona dell’Alto Calore.
In merito al quarto punto la Comunità
Montana fa rilevare che la criticità
della fascia costiera è ampiamente
motivata nella proposta di Ptr in
particolare nella descrizione degli Assetti
insediativi dell’Ambito 5 Cilento e Vallo di
Diano. Tali considerazioni evidenziano la
necessità di un intervento a regia regionale
che sappia cogliere insieme alle realtà
locali (i comuni della costa) il quadro di
problematicità descritto in un quadro di
prospettive ed interventi mirati al
miglioramento ambientale e paesaggistico.
Considerato che la costa allo stato
rappresenta l’unica economia reale per uno
sviluppo autocentrato e sostenibile del
territorio e che queste problematiche
incidono in maniera significativa sull’unica
realtà della Regione Campania che detiene
una risorsa da salvaguardare e tutelare alla
stregua delle aree definite “campi
territoriali complessi” per rilevanza della
concentrazione dei tanti fattori di rischio
indicati dallo stesso Ptr, i Sindaci
propongono che la costa del territorio
rientri nel quadro dei “campi
territoriali complessi” Ctc per lo
sviluppo di un modello innovativo,
concentrato e concertato di gestione
sostenibile di una fascia costiera ad alto
valore aggiunto.
Comunità Montana “Bussento”
I documenti prodotti individuano tre
principali aspetti problematici, in
relazione ai quali si formulano osservazioni
e considerazioni:
- il raccordo del Ptr alla programmazione
dei fondi comunitari 2007-2013;
- l’incessante e continuo “spopolamento”
delle aree interne;
- l’accessibilità sostenibile.
- la criticità della fascia costiera;
- la problematica degli usi civici;
- piano integrato fiume Bussento.
Per i primi quattro punti che interessano il
quadro territoriale relativo agli Ambienti
Insediativi si rimanda a quanto riportato
precedentemente.
I Comuni degli Alburni (Aquara,
Controne, Bellosgrado, Postiglione,
Castelcivita, Corleto, Manforte) pongono
l’attenzione sulla crisi economica e sullo
spopolamento della Valle del Calore e dei
Monti Alburni, e formulano proposte
integrative per far fronte alle
problematiche evidenziate:
- migliore accessibilità stradale: con il
miglioramento compatibile della
percorribilità trasversale dell’ambito,
sia verso l’autostrada e sia verso il
litorale;
- la riconsiderazione della zona
collinare come area funzionale alla pianura
ed al litorale, complementare sia ai fini
residenziali e sia ai fini turistici,
attraverso una nuova visione urbanistica e
territoriale che, ad integrazione del
recupero funzionale e possibile del
patrimonio edilizio esistente, vada anche a
prevedere delle architetture residenziali,
sociali (Peep), produttive e ricettive a
basso impatto ambientale ed a basso costo,
anche attraverso incentivi, sulla base di
una pianificazione urbanistica non più
riferita al solo andamento demografico ma
anche ad indicatori di sviluppo economico
programmato del turismo ambientale,
dell’agricoltura biologica e
dell’artigianato, secondo un modello
innovativo ecocompatibile, che a fronte
anche d mirati interventi infrastrutturali,
vada a tracciare direttrici di sviluppo
percorribili, in grado realmente non solo di
frenare l’esodo ma addirittura di attrarre
popolazione e risorse economiche.
Il Comune di Vallo della Lucania
rivendica un ruolo centrale per tutta l’area
di riferimento (centralità di servizi di
livello superiori) ed evidenzia un
isolamento dell’area stessa dalla grande
rete infrastrutturale e quindi dai nodi
dello sviluppo economico.
Comunità Montana Vallo di Diano
Il documento presentato inquadra e descrive
il territorio dettagliatamente, anche con
riferimento alle sue potenzialità ed alle
tendenze in atto; da tale descrizione ne
derivano indicazioni di modifica a tutti e 5
i Qtr, in particolare rispetto al Qtr 2 la
strategia trova articolazione:
- nello sviluppo di azioni strategiche
comuni alla Campania come “regione aperta”;
- nel definire interventi territorialmente
coerenti rispetto all’esigenza di spostare
più a sud la prospettiva di
decongestionamento delle attività produttive
della Piana del Sele, dove sono evidenti i
problemi di compatibilità dell’uso agricolo
del suolo;
- nel dare concretezza, sotto il profilo
infrastrutturale, al ruolo di cerniera
territoriale svolto storicamente
dall’area nei confronti delle realtà
territoriali campane e lucane.
Per quanto riguarda invece i temi relativi
allo spopolamento, si intende
costruire un percorso dirompente, innovativo
e “aperto”, con obiettivi ed azioni chiare e
definite nei loro iter progettuali e
attuativi (sburocratizzazione normativa,
perequazione territoriale, strumenti di
incentivo alla localizzazione di imprese
sostenibili, strumenti di incentivazione
della casa – politica della casa, equità
fiscale – politica dei prezzi, produzione di
alloggi bio-eco-compatibili
architetturalmente da offrirsi ai “nuovi”
residenti, una volta attuata la politica di
“mobilità” descritta innanzi), anch’essi
integrati negli indirizzi regionali di
programmazione dei fondi 2007-2013 e che
devono trovare ricadute attuative nel Ptr.
Ci si riferisce in particolare ad alcune
specifiche scelte strategiche contenute nel
“Rapporto preparatorio per l’elaborazione
del Documento strategico regionale
preliminare per la politica di coesione
2007-13 – Documento di premessa”:
1. Qualità degli alimenti è qualità della
vita e dello sviluppo;
2. La “ricerca” abita in Campania;
3. La Campania amica di chi fa impresa.
Si evidenzia, quindi, che le tematiche
trattate si legano direttamente a tre
fondamentali problematiche fortemente
integrate e d’interesse del Ptr:
- la perequazione territoriale (indirizzata
da norme nazionali ed internazionali);
- le quote verdi (carbon tax);
- i servizi al cittadino e al territorio (e-gov,
e-dem).
Inoltre vengono proposti i seguenti
ulteriori Lineamenti strategici di fondo:
1. Riordino dell’offerta di spazi per
attività produttive nell’intera area del
Cilento e del Vallo di Diano, finalizzato a:
- dare risposta alla domanda di
insediamento di nuove iniziative produttive
e di servizio con particolare riferimento a
quelle con caratteristiche di innovazione
nel campo delle tecnologie ecocompatibili
nei settori dell’edilizia, dell’energia e
dei rifiuti;
- sostenere processi di riqualificazione
ecocompatibile delle attività produttive
esistenti;
- permettere la delocalizzazione di
attività produttive incompatibili con gli
insediamenti residenziali;
- riqualificare le aree produttive e di
servizio poste lungo la viabilità
extraurbana.
2. Attuazione di un regime di
defiscalizzazione e decontribuzione per
l’insediamento di industrie sostenibili e
che sviluppano innovazione ispirata dalla
“bellezza” dei luoghi, da finanziare con la
Carbon Tax;
3. Sviluppo di centri di competenze e di
eccellenza per la manutenzione del
territorio e dell’ambiente;
4. Rete dei servizi al cittadino e al
territorio (Presidi Ambientali Permanenti)
decentrando servizi e professionalità
regionali di origine locale anche come
presidi istituzionali e sociali (Regione
Amica);
5. Poli attrattivi per la ricerca,
studio, innovazione & creatività sui temi
della biodiversità, del paesaggio e dei
valori culturali;
6. Recupero delle identità storiche
culturali ed ambientali e delle risorse
umane a partire dal rientro degli
“Emigranti” quali portatori di una cultura
innovativa ed aperta ai Cambiamenti.
Ancora vengono proposti i seguenti ulteriori
elementi di Visione guida:
- il blocco dello sprawl edilizio, della
edificazione diffusa e sparsa sul
territorio, nonché delle espansioni lineari
lungo le strade principali di collegamento e
lungo la fascia costiera, fatte salve le
esigenze delle aziende e degli operatori
agricoli in relazione alle esigenze di
gestione aziendale e di conduzione del fondo
ed in relazione alle dimensioni e alle
strutture medie delle aziende presenti sul
territorio con l’utilizzo di tecniche
ecocompatibili;
- costruzione di una nuova immagine
turistica, mediante una diversa impostazione
tecnico-urbanistica, la riqualificazione e
valorizzazione dei luoghi, soprattutto della
fascia costiera e delle aree contermini e
di accesso al Grande Attrattore Culturale
Certosa di Padula, con il recupero
ambientale e la rinaturalizzazione del
territorio, l’integrazione tra turismo
balneare e turismo culturale e ambientale,
la costruzione di reti di connessione tra
gli insediamenti costieri e quelli
dell’entroterra.
Orientamenti conclusivi
Nell’ambito del Secondo Quadro
Territoriale di Riferimento la
proposta di Ptr fornisce anche indirizzi
ed orientamenti per quanto concerne:
- “i criteri generali da rispettare nella
valutazione dei carichi insediativi
ammissibili sul territorio”;
- “gli indirizzi per la distribuzione
territoriale degli insediamenti produttivi e
commerciali”.
In riferimento a tali tematiche alcune
associazioni hanno presentato specifiche
osservazioni di cui si riporta di seguito la
sintesi.
Wwf - Legambiente Campania - Italia Nostra
Onlus – Codacons
Evidenziano la necessità di definire
modalità oggettive atte a quantificare la
capacità portante sostenibile, il carico
insediativo ammissibile (di ambiti
insediativi quali città, aree costiere,
ecc.), tenendo conto anche della componente
non stanziale ed evitando, conseguentemente,
la realizzazione di interventi che
incrementino l’entità dei flussi e
permanenze, portando al collassamento degli
ambiti saturi.
Sottolineano inoltre che la grande
distribuzione commerciale è collocata in
modo totalmente casuale ed avulso dai
contesti ambientali, e comunque in modo tale
da costituire fattore di forte
compromissione dei nuclei storici, degli
abitati in generale, con evidenti
alterazioni degli esistenti assetti viari
(forniscono indirizzi in materia,
sottolineando la necessità di valutare la
sostenibilità delle scelte).
Confesercenti Provinciale di Salerno
Affronta la problematica della distribuzione
commerciale in Campania anche alla luce
della: Valutazione dell’“Ipotesi di
Obiettivi di Presenza e di Sviluppo della
Grande Distribuzione per il biennio
2005-2006” e del Disegno di Legge di
“Disciplina in materia di distribuzione
commerciale”.
Contesta le previsioni di tali documenti in
quanto risulterebbero in contrasto con le
indicazioni contenute nella proposta di Ptr,
ritenendo che le stesse renderebbero
tutti i territori disponibili
all’insediamento di Grandi Strutture di
Vendita che, oltre a compromettere
irreversibilmente il territorio e l’economia
locale, vanificherebbero molti degli
obiettivi stabiliti dal Ptr stesso.
Le osservazioni sono accompagnate da
accurate analisi e riflessioni a seguito
delle quali si propone di
sostituire/integrare gli “Indirizzi per
la distribuzione territoriale degli
insediamenti produttivi e commerciali”
contenuti nel 2° Qtr con una “Nuova
politica urbanistica della distribuzione
commerciale nella Città”:
- riconoscere che il commercio, gli
Esercizi di Vicinato, è una funzione insita
nella dominante urbana sia per la capacità
di offrire un servizio alla cittadinanza
residente ed ai visitatori occasionali che
per le forti relazioni interpersonali che
contribuisce a costruire. Attestare, quindi,
il commercio, le merceologie frequentemente
richieste dell’utenza, nel tessuto urbano
come elemento decisivo di riammagliamento
del centro con le periferie delle città;
- prevedere l’inclusione della
definizione di Centro Commerciale Naturale
come fulcro della nuova programmazione: “Il
Centro Commerciale Naturale è
un’aggregazione di negozi commerciali,
attività artigianali, servizi turistici che
nasce nella Città, connotata dallo specifico
vissuto storico e dalle caratteristiche
distintive socio-culturali locali che
generano senso di appartenenza e ricerca ed
identità territoriale, fino a costituire una
rete che, agendo come soggetto di un’unica
offerta integrata, tende a favorire la
crescita della domanda e ad accrescere la
fidelizzazione dei consumatori.
Il Centro Commerciale Naturale è sostenuto
dalla definizione di un progetto di
promozione commerciale e turistico, da una
società di gestione che ne attua la
programmazione, secondo regole predefinite,
tra le imprese che vi partecipano, e
soprattutto, da una gestione coordinata del
territorio (Town Centre Management) che veda
la partecipazione delle Istituzioni
pubbliche e degli attori privati”;
- sostenere e sviluppare la costituzione
dei Centri Commerciali Naturali come
elementi promotori delle politiche di
riqualificazione urbana;
- rimodulare la dimensione tipologica
delle Grandi Strutture di Vendita, delle
Medie Strutture di Vendita, degli Esercizi
di Vicinato Speciali per le merci
ingombranti in funzione dei contesti urbani
con esclusione delle aree di alto pregio
ambientale con dominante naturalistica,
rurale e culturale;
- promuovere la realizzazione delle
strutture commerciali secondo i principi
della progettazione integrata e della
pianificazione urbanistica;
- prevedere la localizzazione di Grandi
Strutture di Vendita, per merceologie
altamente specializzate, in aree
appositamente destinate nei Prg e confermate
nei SIAD e, comunque, tenendo conto del
contesto commerciale e produttivo
circostante;
- programmare la realizzazione di Medie
Strutture di Vendita, alimentari e non,
secondo dimensioni tipologiche ridotte,
lungo strade interne al centro urbano per
rivitalizzare assi stradali o riqualificare
aree degradate assolvendo alla funzione di
attrattori delle costituende gallerie
commerciali a cielo aperto;
- favorire la localizzazione, in aree
dimesse od edifici abbandonati contigui al
centro urbano, degli Esercizi di Vicinato
Speciali per le merci ingombranti;
- includere gli Accordi di Programma
negli obiettivi di pianificazione
territoriale e di programmazione generale e
settoriale;
- articolare una nuova politica
urbanistica delle “Città” intese come il
fulcro della pianificazione territoriale e
della programmazione regionale dello
sviluppo allo scopo di promuovere un reale
sviluppo policentrico ed equilibrato del
territorio capace di valorizzare le
diversità identitarie. In tal senso occorre
predisporre e realizzare un importante piano
delle infrastrutture urbane per migliorare
l’accessibilità, l’accoglienza e la
sicurezza.
Assindustria Salerno
L’Associazione degli industriali osserva che
il Ptr non individua alcun indirizzo
strategico sulla localizzazione di nuove
aree industriali e relativi livelli di
infrastrutturazione, né sull’opportunità e
promozione di gestioni innovative di aree
industriali in partnership pubblico-privata.
Inoltre evidenzia che il Ptr è carente anche
per quanto attiene il problema delle aree
dismesse per cui non vi è né una conoscenza
approfondita né l’individuazione di
indirizzi/linee guida per il riuso delle
stesse.
Il Terzo quadro territoriale di riferimento:
i Sistemi Territoriali di Sviluppo
Nell’ambito della Conferenza di
Pianificazione Provinciale le tematiche
afferenti i Sistemi Territoriali di
Sviluppo hanno assunto un ruolo
centrale, catalizzando l’attenzione e le
riflessioni di tutti i partecipanti ed, in
particolare, degli Enti Locali.
Come già evidenziato in premessa, la
Provincia di Salerno ha deciso di articolare
la discussione sulla proposta di Ptr
assumendo quale parametro di riferimento
territoriale quello degli ambienti
insediativi, descritti nel secondo Qtr
del Piano regionale. La scelta è stata
motivata dalla necessità di assumere ambiti
di riferimento d’area vasta, propri
della scala provinciale, al fine di
raccogliere riflessioni, suggerimenti,
indicazioni utili ai fini della
elaborazione/adeguamento del redigendo Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale.
Allo stesso tempo, la scelta è stata
determinata dalla necessità di rendere più
libera, meno predefinita e vincolante, la
riflessione sulla natura e sulle funzioni
dei Sistemi Territoriali di Sviluppo,
consentendo agli Enti Locali ed ai
rappresentanti delle associazioni,
organizzazioni, enti, di sviluppare prime
considerazioni sui processi di governance,
di immaginare e suggerire indirizzi e
strategie proprie dell’area vasta, e
conseguentemente, di condividere la
definizione di ambiti ottimali per lo
sviluppo locale e le relative priorità
strategiche. Tale impostazione si è resa
necessaria alla luce delle scelte
metodologiche, elaborate dai redattori del
Ptr: ci si riferisce, in particolare, alla
definizione/perimetrazione di ambiti di
sviluppo locale di dimensione intermedia
(tra l’area vasta e la scala comunale); alla
caratterizzazione dei Sts mediante
l’attribuzione di una dominante; alla
definizione di priorità (pesi), attribuiti
e/o da attribuire ai diversi indirizzi
strategici definiti dal piano stesso che,
spesso, non possono essere riferiti alla
sola dimensione locale, richiedendo il
coordinamento delle strategie, degli
obiettivi e delle azioni ad una scala di
area vasta.
La necessità di un confronto preventivo sui
processi da articolare alle diverse scale,
al fine di coordinare e mettere a coerenza
le azioni locali deriva, altresì, dalla
mancanza di un riferimento certo e condiviso
a scala provinciale in ragione dell’attuale
fase di adeguamento del Ptcp adottato dal
Consiglio Provinciale nel 2001: il Piano
Territoriale necessita, infatti, di un
attento lavoro di revisione e aggiornamento
dei contenuti alle funzioni ed ai compiti
attribuiti al Piano provinciale dalla legge
regionale sul governo del territorio (Lr
16/2004), nonché del sistema delle
conoscenze, con inevitabili ripercussioni
sulle scelte, le strategie e gli obiettivi
del redigendo nuovo strumento.
Nel condividere il tentativo del
pianificatore regionale di razionalizzare i
diversi processi connessi alla promozione di
azioni locali, da orientare in una
prospettiva di sviluppo sostenibile, si
evidenzia, tuttavia, che la definizione di
ambiti di programmazione e,
conseguentemente, di un documento strategico
per lo sviluppo locale, quale precisazione
ed articolazione degli indirizzi strategici
e dei pesi loro attribuiti, e soprattutto,
quale declinazione di indirizzi, obiettivi
ed azioni per il loro perseguimento, è
attività complessa, risultato di un intenso
lavoro di condivisione e concertazione, da
definire nell’ambito di una strategia
generale d’area vasta, che non può esaurirsi
nell’ambito dei tempi ristretti previsti
della Conferenza di Pianificazione, ma che
dovrà essere demandato/sviluppato nel corso
delle Conferenze Territoriali per lo
Sviluppo Sostenibile, di cui alla stessa
proposta di Ptr.
Tuttavia, in adesione a quanto stabilito con
la deliberazione di Gr 1674/2005, si
cercherà di seguito, di coordinare ed
integrare le risultanze della Conferenza,
con riferimento alla tematica dei Sistemi
Territoriali di Sviluppo, “… anche
attraverso la compilazione della <<matrice
delle strategie>> …” assumendo,
tuttavia, queste risultanze quale punto di
partenza da sviluppare, precisare,
articolare, modificare, successivamente,
mediante la convocazione dei tavoli
locali, nonché alla luce del lavoro di
adeguamento del Ptcp.
La trattazione di quanto è emerso dalle
osservazioni presentate in sede di
Conferenza di Pianificazione relativamente
al 3° Qtr sarà sviluppata per punti, a
partire dal alcuni temi problematici
emergenti che troveranno lo spazio
necessario di approfondimento nei lavori
della “Conferenza Territoriale per lo
Sviluppo Sostenibile”, che la Provincia
convocherà per ciascun Sts, al fine di
coordinare rapporti e relazioni tra la
pianificazione d’area vasta (Ptcp) e la
Programmazione per lo sviluppo locale.
I) I temi emergenti
A) Il Comune di Cava dei Tirreni, nel
corso della Conferenza di Pianificazione, ha
evidenziato, quale principale aspetto
problematico, il non riconoscimento del
proprio territorio nell’ambito del sistema
territoriale di sviluppo D5 “Sistema Urbano
di Salerno”, sottolineando viceversa il
ruolo complesso, atipico, autonomo di Cava
dei Tirreni quale “cerniera” tra ambiti
territoriali diversi: la costiera Amalfitana;
l’Agro Nocerino Sarnese; l’area urbana di
Salerno. Con le osservazioni dall’Ente
presentate si chiede il riconoscimento di
tale funzione mediante la ricollocazione del
territorio comunale in un Sts “dedicato” a
tali realtà “cerniera” o, in subordine,
l’aggregazione del territorio cavese all’Sts
F7 “Penisola Amalfitana”, riconoscendo in
tale ambito maggiori affinità, pur dovendo
proporre la modifica di molti dei pesi
attribuiti agli indirizzi strategici per
tale sistema. Nonostante questa istanza,
nell’ambito della discussione tenutasi in
Conferenza, così come nei pochi documenti
depositati e ratificati dagli Enti della
Costiera, non si rileva alcun segnale di
assenso circa l’annessione di Cava al
Sistema “Amalfitano”. Al contrario, i
soggetti del territorio amalfitano che hanno
partecipato ai lavori della Conferenza, e/o
che hanno presentato osservazioni, sembrano
condividere la perimetrazione proposta dal
Ptr per il Sts F7.
Occorre, altresì, evidenziare che la matrice
strategica proposta dal Comune di Cava dei
Tirreni per il proprio territorio, in
variante a quella proposta per la penisola
Amalfitana, vede l’attribuzione di pesi ed
indici che non appaiono del tutto coerenti
con le caratteristiche dell’ambito costiero,
mentre viene posto l’accento sulla
definizione di priorità da perseguire
attraverso alcuni degli indirizzi strategici
che rivestono un ruolo assolutamente
marginale per la penisola Amalfitana.
Alla luce di quanto sopra evidenziato e,
considerando che allo stato attuale il
Comune di Cava dei Tirreni non è dotato di
rappresentanza politica, si riporterà
pedissequamente l’istanza del Comune di
Cava, rinviando la soluzione della
collocazione e del ruolo del territorio de
quo nell’ambito dei Sts alla “Conferenza
Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile”.
B) Altra questione che richiede futuri
approfondimenti riguarda l’istanza
presentata dal Presidente del Parco
Regionale dei Monti Lattari circa
l’unificazione, in un unico ambito locale
per lo sviluppo sostenibile, del Sts F4
“Penisola Sorrentina” con il Sts F7
“Penisola Amalfitana”; nonché circa la
qualificazione dell’intero ambito, così come
ridefinito, quale Campo Territoriale
Complesso. Tale istanza trova la sua
giustificazione nella necessità di
omogeneizzare ed integrare l’attività di
pianificazione e di programmazione di un
territorio di ineguagliabile pregio
culturale, paesaggistico ed ambientale e,
conseguentemente, coordinare le azioni dei
diversi Enti che operano sul territorio, ed
in particolare del Piano per il Parco
Regionale dei Monti Lattari, che dovrà
interessare, in maniera unitaria, i due
ambiti su richiamati, nonché i Piani
Territoriali di Coordinamento delle Province
di Salerno e Napoli, che dovranno sostituire
il Piano Urbanistico Territoriale per l’area
Sorrentino Amalfitana (Lr 35/1987).
C) Con riferimento al Sts C5 “Agro
Nocerino Sarnese”, occorre evidenziare
che tutti i comuni dell’ambito, con il
coordinamento del soggetto gestore del Patto
Territoriale per l’Occupazione dell’Agro
Nocerino Sarnese, si sono fatti portatori di
una visione unitaria con la quale, pur
condividendo la perimetrazione proposta
nella proposta di Ptr, si fornisce una
diversa interpretazione del proprio
territorio, con due conseguenze rilevanti:
la modifica della dominante
attribuita e l’inserimento nel piano di un
nuovo Campo Territoriale Complesso
dedicato al territorio dell’agro.
D) Per quel che riguarda, invece, la
perimetrazione del Sts F8 “Piana del Sele”.
La proposta di Ptr definisce tale
ambito composto dai comuni di Battipaglia,
Eboli e Serre. Tuttavia, fin dall’avvio
della discussione, i comuni di
Pontecagnano-Faiano (originariamente
inserito nel Sts D5 “Area Urbana di
Salerno”) e Bellizzi (originariamente
inserito nel Sts A7 “Monti Picentini
Terminio”) hanno manifestato la volontà che
il proprio territorio fosse riconosciuto
nell’ambito della “Piana del Sele”. In
particolare il Comune di Pontecagnano ha
confermato tale richiesta anche in sede di
ratifica delle osservazioni presentate,
nonostante la circostanza per cui i comuni
dell’Sts A7 “Monti Picentini Terminio”, nel
riconoscere più adeguato l’inserimento di
Bellizzi nella “Piana del Sele”, avessero
manifestato l’esigenza di includere nel
proprio ambito il comune di Pontecagnano
Faiano, al fine di definire un ambito di
sviluppo strettamente connesso con le
infrastrutture programmate per il territorio
costiero (aeroporto e porto turistico).
Inoltre, va sottolineato che il Comune di
Capaccio, originariamente favorevole ad una
più complessiva ridefinizione del Sts di
appartenenza sia in termini di
perimetrazione che in termini di
attribuzione della dominante, in sede di
ratifica delle osservazioni, con il
deliberato di Consiglio Comunale, ha
manifestato inequivocabilmente la volontà
del territorio di riconoscersi nel Sts F8
“Piana del Sele”.
In conclusione, dalle osservazioni prodotte,
emerge la volontà dei territori coinvolti di
ri-definire il Sts F8 “Piana del Sele” come
costituito dai comuni di Pontecagnano Faiano,
Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Serre,
Capaccio, in coerenza con la perimetrazione
del P.I. “Piana del Sele”, così confermando
la volontà di dare un seguito alla “idea
forza”, agli obiettivi, alle strategie ed
alle azioni definite dallo stesso Pi:
“Riqualificazione ambientale e
valorizzazione turistica della fascia
costiera litoranea e dei principali sistemi
ambientali dell’entroterra. Favorire uno
sviluppo delle attività turistiche e dei
servizi complementari compatibili con le
qualità ambientali presenti, puntando sulla
creazione di un Polo del Turismo Sportivo e
del Benessere”.
E) In conseguenza di quanto in precedenza
illustrato, appare evidente che la
perimetrazione del Sts A7 “Monti
Picentini Terminio” rimane
sostanzialmente immutata, a meno del comune
di Bellizzi, ed attesa la diversa scelta
strategica operata dal Comune di
Pontecagnano Faiano. Con riferimento a tale
ambito territoriale, al di là della
richiesta di modifica della dominante
attribuita, questione ricorrente per quasi
tutti i Sts e su cui si ritornerà in sede
specifica, e dell’istanza del territorio di
attribuire in questa fase alle
“perimetrazioni” una cogenza del tutto
sfumata rinviando al Ptcp la definizione
puntuale degli ambiti di programmazione, si
ritiene importante segnalare la volontà
espressa di dare un seguito all’idea forza,
agli obiettivi, alle strategie ed alle
azioni definite dal Progetto Integrato “Agro
e Monti Picentini”: “Promozione e
sviluppo del turismo culturale e di
accoglienza, con particolare riguardo al
cinema e alla multimedialità, ai fini del
rafforzamento competitivo globale della
notorietà e dell’attrattiva del territorio”.
In conclusione si ritiene anche utile
segnalare, in questa sede, la proposta
avanzata dal Parco Regionale dei Monti
Picentini di suddividere il territorio di
pertinenza per ambiti di bacini idrici.
F) Con riferimento alla scelta operata dal
Comune di Capaccio di rientrare nel Sts F8,
appare del tutto evidente che il
significato attribuito dalla proposta
di Ptr al Sts F6 “Magna Grecia”
perde gran parte dei suoi contenuti e
richiederebbe una revisione delle scelte
operate per i comuni di Albanella, Altavilla
Salentina, Giungano, Roccadaspide,
Trentinara. Sarebbe ipotizzabile,
probabilmente, l’aggregazione/redistribuzione
dei diversi comuni in ambiti contigui, con
cui condividere strategie di sviluppo
coerenti.
G) Per quel che riguarda, invece, il Sts
C4 “Valle dell’Irno” le osservazioni
presentate dai Comuni dell’ambito,
sostanzialmente unitarie e condivise,
tendono a confermare la perimetrazione
proposta per il Sts, coincidente con la
perimetrazione del Pi Valle dell’Irno,
nonché la volontà, esplicitamente espressa
in tutti i documenti, di dare un seguito
all’idea forza, agli obiettivi, alle
strategie ed alle azioni definite nel
progetto integrato: “Valorizzazione del
rapporto tra territorio, tessuto produttivo
e Università che viene individuata come
soggetto attrattore, in grado di stimolare
le azioni di promozione e sviluppo della
ricerca scientifica e tecnologica, la
diffusione dei centri di ricerca e la
promozione del sistema di accoglienza sul
territorio”. La valorizzazione delle
potenzialità del tessuto produttivo e il
rafforzamento della capacità competitiva
dello stesso, in uno con l’integrazione
dell’Università e la qualificazione del
territorio, esplicitano il percorso di
sviluppo economico delle comunità locali che
sollecitano la definizione di stretti
rapporti di interazione con l’area urbana di
Salerno, la definizione di strategie comuni,
condivise ed integrate, anche mediante
l’eventuale aggregazione del Sts di
competenza con l’area del comune capoluogo,
al fine di definire un ambito unitario a
dominante “urbano-industriale”.
H) Il Sts D5 “Area Urbana di Salerno”,
costituito nella proposta di Ptr dai
comuni di Cava dei Tirreni, Pontecagnano
Faiano e Salerno, a seguito delle istanze in
precedenza illustrate, risulta al momento
coincidente con il solo territorio del
comune capoluogo. Si ritiene che tale
circostanza non sia fonte di particolari
problematiche, potendo individuare la città
capoluogo quale nodo e polo di eccellenza
territoriale, capace di assumere un ruolo
propulsore dello sviluppo anche per i
territori di riferimento. E tuttavia non può
non essere ricordata, in questa sede,
l’istanza di coordinamento/aggregazione
avanzata dai Comuni della Valle dell’Irno,
alla luce del ruolo svolto dall’Università
di Salerno e dei processi insediativi che
negli ultimi anni hanno portato a
configurare l’asse Salerno-Valle dell’Irno
quale insieme (sistema) urbano. Né possono
essere trascurate le relazioni tra Salerno e
la fascia costiera meridionale, anche in
considerazione della condivisione di
tematiche rientranti in un unico Ctc; così
come le strette relazioni della città
capoluogo con l’area dei Picentini.
I) Per quanto attiene il Sts B2 Antica
Volcej, la spontanea attività di
concertazione e coordinamento svolta da gran
parte dei Comuni e dalle Comunità Montane ha
prodotto un documento unitario con il quale
si evidenzia la necessità di promuovere
strategie di area vasta per
l’ambiente Piana del Sele-Sistema Sele
Tanagro; si propongono modifiche
sostanziali alla dominante ed ai pesi
attribuiti agli indirizzi strategici; si
propone la modificazione della
perimetrazione del Sts, mediante
l’inclusione dei comuni di Caposele,
Calabritto e Senerchia, ricadenti nella
Provincia di Avellino, ma di fato integrati
al territorio “Antica Volcej-Sistema Sele”.
Tale proposta tuttavia, per quanto è dato
conoscere, è proposta unilaterale, non
concertata con la Provincia di Avellino ed i
Comuni interessati, che pertanto richiede
successivi approfondimenti e la definizione
di intese interprovinciali, anche
nell’ambito dell’intesa interistituzionale
per la costruzione dell’asse “Sele-Ofantino”,
e per il perseguimento dell’obiettivo
strategico di connessione dei Corridoi
transeuropei I ed VIII.
L) Con riferimento ai Sts A1, A2, A3, A4,
A5, A6, ed alle problematiche riferite
alla loro perimetrazione, si evidenzia che
mentre i Comuni e le Comunità Montane che
hanno partecipato alla Conferenza di
Pianificazione condividono sostanzialmente
le perimetrazioni proposte, di diverso
avviso sono la Comunità del Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, l’Ente Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed il
Sistema Cilento Scpa (soggetto responsabile
del Patto Territoriale del Cilento), che
sostengono la necessità dell’unificazione di
tutti gli Sts ricadenti nel perimetro del
Parco del Cilento.
M) Ancora, circa le perimetrazioni dei
sistemi territoriali di sviluppo, si segnala
l’istanza unitaria di Wwf, Legambiente,
Italia Nostra Onlus e Codacons, con la quale
si propone che i Comuni ricadenti con il
loro territorio o anche solo in parte in
Parchi, Riserve, Sic, Zps, Zone Umide di
Importanza Internazionale, dovranno
essere inserite in un unico Sistema
Territoriale di Sviluppo con dominante
naturalistica, rurale e culturale.
Figura 16 - Livelli di
urbanizzazione (Ptr Campania, 2005) |
|
|
II) In merito alle dominanti territoriali
La proposta di Ptr classifica i Sts
in funzione di 6 diverse dominanti
territoriali, definite in relazione alle
caratteristiche ed alle vocazioni dei
territori: naturalistica; rurale-culturale;
rurale-industriale; urbana;
urbano-industriale; paesistico-culturale.
Gran parte delle osservazioni presentate
contestano la dominante attribuita: in
taluni casi si ritiene di dover proporre una
dominante diversa tra quelle proposte dal
Ptr stesso; in altri, si propone di
attribuire allo stesso territorio più
dominanti; in altri, infine, i soggetti non
riconoscendosi in nessuna delle dominanti
proposte, ne introducono di nuove. In
generale si è registrata la difficoltà di
autoriconoscimento dei territori nelle
dominanti proposte, ritenute eccessivamente
sintetiche e pertanto non descrittive delle
effettive vocazioni e caratteristiche del
territorio stesso.
III) In merito agli indirizzi strategici
Nell’ambito delle osservazioni presentare è
emersa la necessità di integrare gli
indirizzi strategici di cui alla
proposta di Ptr, ed in particolare di
inserire i seguenti indirizzi:
- C.7 – Rischio derivante dall’uso di
prodotti chimici in agricoltura ritenuti
dannosi per l’uomo (proposta dei Comuni di
Capaccio, Roccadaspide, Monteforte Cilento,
CM “Alto Calore Salernitano” ed Unione
Comuni Alto Calore Salernitano);
- C.8 – Rischio ambientale derivante dalla
cattiva architettura (proposta dei Comuni di
Capaccio, Roccadaspide, Monteforte Cilento,
CM “Alto Calore Salernitano” ed Unione
Comuni Alto Calore Salernitano);
- C7 – Rischio depauperamento ed
inquinamento risorse idriche (proposta
Ordine Geologi Campania) – tutela
quali–quantitativa delle acque superficiali
e sotterranee (proposta Aut. Di Bacino
Regionale Sx Sele, Interregionale, del Sarno);
- C8 – Rischio desertificazione (proposta
Aut. Di Bacino Regionale Sx Sele, ed
Interregionale);
- C9 – Rischio da erosione costiera
(proposta Aut. Di Bacino Regionale Sx Sele e
del Sarno);
- Difesa dal rischio idrogeologico connessa
all’uso del suolo agricolo e al riequilibrio
territoriale (proposta Aut. Di Bacino del
Sarno);
- Problema energetico (proposta Wwf,
Legambiente, Italia Nostra Onlus, Codacons);
- E1a – Attività produttive per lo sviluppo
artigianale, dei mestieri e della piccola
industria (proposta dei Comuni di Capaccio,
Roccadaspide, CM “Alto Calore Salernitano”
ed Unione Comuni Alto Calore Salernitano);
- Salvaguardia del territorio e degli spazi
rurali, difesa suolo e multifunzionalità
dell’agricoltura (proposta Coldiretti).
IV) In merito alla matrice strategica
Tutti i soggetti partecipanti alla
Conferenza di Pianificazione, che hanno
inteso trattare la tematica relativa ai
Sistemi Territoriali di Sviluppo, hanno
apportato modifiche e/o correzioni alla
matrice delle strategie inerente il
proprio territorio e, conseguentemente, ai
pesi attribuiti ai diversi indirizzi
strategici. Tali proposte, del resto, non
risultano sempre omogenee e condivise tra i
diversi componenti dello stesso Sts. Nel
tentare di elaborare una proposta di sintesi
e, conseguentemente, di ri-comporre la
matrice delle strategie, si cercherà di
rendere coerenti le diverse proposte
avanzate per ciascun Sts, evidenziando tutte
quelle pervenute ma, allo stesso tempo,
tentando una mediazione/sintesi lì dove
risultano proposte unitarie, nel rispetto
delle priorità che ciascun ambito ha inteso
riconoscere per il proprio territorio.
Considerato, infine, che nell’attribuzione
dei pesi, molti Comuni non hanno tenuto in
giusta considerazione i criteri utilizzati
nella redazione della proposta di Ptr, si
cercherà di interpretare l’istanza del
territorio utilizzando i criteri definiti
dai redattori del piano regionale: tale
circostanza risulta particolarmente
ricorrente con riferimento agli indirizzi
strategici A1 e A2 (interconnessione:
Accessibilità attuale – Programmi), per i
quali molte osservazioni propongono
l’attribuzione del peso più elevato (4),
ritenendo che tale indirizzo debba assumere
valore e portata di scelta prioritaria, non
tenendo conto che i criteri definiti dalla
proposta di Ptr consentono per tali
indirizzi al massimo l’attribuzione di un
peso “forte” (3).
Il Quarto quadro territoriale di
riferimento: i Campi Territoriali Complessi
Il Quarto Quadro Territoriale di
Riferimento propone il
tema/individuazione dei Campi
Territoriali Complessi quali “punti
caldi”, ambiti prioritari di intervento
interessati dalla convergenza ed interazione
di processi di infrastrutturazione
funzionale ed ambientale così intensivi da
rendere necessario il governo delle loro
ricadute sul territorio regionale, anche in
termini di raccordo tra i vari livelli di
pianificazione territoriale. Il quarto
quadro risponde, di fatto, a quanto
enunciato alla lettera f), del comma 3, art.
13 della Lr 16/2004 lì dove, tra i contenuti
del Piano Territoriale Regionale, si
fa esplicito riferimento alla definizione “degli
indirizzi ed i criteri strategici per la
pianificazione di aree interessate da
intensa trasformazione o da elevato livello
di rischio”.
La proposta di piano individua 10
aree del territorio regionale che, in
ragione della “complessità” della
problematiche interagenti, richiedono
un’attenzione maggiore con le
conseguenti indicazioni tecnico-operative
esplicitate nel piano.
Concentrare l’attenzione su alcuni “punti
caldi” inevitabilmente pone interrogativi
sulla validità delle scelte fatte e, dalla
analisi delle osservazioni pervenute, si può
evidenziare che la maggior parte di quanti
si sono espressi in merito al Quarto
Quadro lo hanno fatto per candidare il
proprio territorio a divenire Ctc,
ritenendo che l’individuazione di un Campo
Territoriale Complesso costituisca una
opportunità per i territori interessati,
configurandosi quale terreno privilegiato di
attenzione, in cui concentrare risorse
finanziarie e politiche di intervento.
È questo, ad esempio, il caso dell’istanza
che proviene da parte del territorio
costiero imentano (Comunità Montana
Lambro e Mingardo, Comunità Montana Bussento
e relativi comuni ricompresi nei perimetri
dei due enti) che pone l’accento sulla
“criticità della fascia costiera”, con
riferimento ad una serie di problematiche11,
in risposta alle quali sarebbe necessario
favorire:
- il blocco dello sprawl edilizio, della
edificazione diffusa e sparsa sul
territorio, nonché delle espansioni lineari
lungo le strade principali di collegamento e
lungo la fascia costiera;
- il miglioramento della qualità del
patrimonio naturalistico e culturale, in
un’ottica di tutela e di sviluppo
compatibile;
- la costruzione di una nuova immagine
turistica, mediante una diversa impostazione
tecnico-urbanistica;
- la riqualificazione e valorizzazione dei
luoghi, soprattutto della fascia costiera,
con il recupero ambientale e la
rinaturalizzazione del territorio;
- l’integrazione tra turismo balneare e
turismo culturale;
- la costruzione di reti di connessione tra
gli insediamenti costieri e quelli
dell’entroterra.
Per poter dare risposta a queste necessità
il territorio delle due Comunità si candida
ad essere interessato da un Ctc,
richiedendo: un intervento a regia
regionale che sappia cogliere insieme alle
realtà locali (i comuni della costa) il
quadro di problematicità descritto in un
quadro di prospettive ed interventi mirati
al miglioramento ambientale e paesaggistico.
Considerato che la costa allo stato
rappresenta l’unica economia reale per uno
sviluppo autocentrato e sostenibile del
territorio e che queste problematiche
incidono in maniera significativa sull’unica
realtà della Regione Campania che detiene
una risorsa da salvaguardare e tutelare alla
stregua delle aree definite “campi
territoriali complessi” per rilevanza della
concentrazione dei tanti fattori di rischio
indicati dallo stesso Ptr, i Sindaci
propongono che la costa del nostro
territorio rientri nel quadro dei “campi
territoriali complessi” Ctc per lo sviluppo
di un modello innovativo, concentrato e
concertato di gestione sostenibile di una
fascia costiera ad alto valore aggiunto.
Altri soggetti, candidando il proprio
territorio a Ctc hanno voluto, invece,
evidenziarne la peculiarità del ruolo
svolto, in una visione strategica ed
interagente tra sistemi territoriali
limitrofi: è questo il caso del Comune di
Pellezzano che individua la Valle
dell’Irno quale Campo Territoriale
Complesso, segnalando la necessità e
l’opportunità di “leggere” compiutamente la
complessità della Valle dell’Irno quale area
di “frontiera” – che pone e vive questioni
di “frontiera” – il cui governo e la cui
soluzione richiederebbero anche un
orientamento più strutturato del Ptr verso
forme di pianificazione e di programmazione
di livello intercomprensoriale.
Ma ancora più significata e forte è la
proposta che proviene dai comuni del
Vallo di Diano, ricadenti nel Sts B1
che, coordinati dalla Comunità Montana,
propongono l’individuazione del Vallo di
Diano come ambito prioritario di intervento
in considerazione della necessità di
integrazione tra gli interventi proposti nei
vari quadri territoriali di riferimento,
finalizzati a sostenere il ruolo dell’area
come “area cerniera interregionale” in una
strategia di apertura verso sud (Corridoio
n. 1) e verso est (Corridoio n. 8) del
territorio regionale campano. È pur vero che
tale possibilità viene avanzata nella
prospettiva che il Ptr individui ulteriori
“ambiti prioritari di intervento”
caratterizzati da un minore tasso di
criticità, su cui far confluire azioni di
compensazione e raccordo rispetto ai primi
ed azioni specifiche rispetto ad esigenze
espresse dagli ambiti medesimi, ma resta
di fatto la richiesta di una maggiore
attenzione alla complessità della
propria area, complessità declinata come
intreccio di elementi quali: il
paesaggio, con le sue caratteristiche
ambientali ed i complessi equilibri
eco-sistemici, e le diverse caratteristiche
geomorfologiche, orografiche e di uso del
suolo; il sistema insediativo, inteso
come forma dell’urbanizzazione e
dell’ambiente costruito nella sua
articolazione di tessuti di antico impianto,
aree consolidate di espansione ed aree a
bassa densità insediativa; il sistema
produttivo inteso come sistema degli
insediamenti della produzione nei diversi
settori (industria artigianato, commercio,
turismo anche termale, servizi),
interpretato in stretta relazione con il
sistema delle infrastrutture e della
mobilità regionale, ed anche con le
politiche e gli indirizzi di sviluppo
socio-economico i cui effetti richiedono
una gestione che deve essere demandata ad
una pianificazione integrata e
intersettoriale.
Un altro aspetto significato emerge nelle
osservazioni che propongono il Ctc
quale risposta alle problematiche connesse a
territori “particolari”, in cui
interagiscono strumenti di “governo e
promozione” del territorio diversi, e
molteplici attori. È questo ad esempio il
caso del Parco Regionale dei Monti
Lattari che propone di estendere
l’ambito del Ctc individuato per la
Costa Sorrentina all’area della Costa
Amalfitana, sostanzialmente per cercare di
quadrare spinosi problemi di
governance territoriale che potrebbero
trovare soluzioni diverse, ad esempio nel
perseguimento delle indispensabili intese
tra i diversi soggetti coinvolti nei
processi di pianificazione e programmazione:
non si ritiene, nel merito, che
l’ampliamento del perimetro del Ctc
possa rappresentare una risposta efficace
alle problematiche in campo, considerate le
criticità della costa stabiese-sorrentina,
del tutto diverse da quelle della vicina
costa amalfitana12. Si ritiene
tuttavia auspicabile, come precisato
peraltro anche dal documento presentato
dalla Comunità Montana Penisola Amalfitana
in sede di Conferenza di Pianificazione, la
definizione di intese e di forme di
coordinamento nell’attività che dovrà essere
condotta dalle Province di Salerno e di
Napoli nella elaborazione dei rispettivi
Ptcp con valenza di piano paesaggistico,
anche al fine di uniformare criteri e
metodologie di revisione/sostituzione della
Lr 35/1987, nonché nella definizione degli
assetti e delle strategie di sviluppo alla
scala d’area vasta, così come nella
elaborazione del Piano del Parco Regionale
dei Monti Lattari. Tale impostazione
metodologica è del resto sancita dall’art.
18, comma 8, e dall’art. 20, comma 1, della
Lr 16/2004. Si ritiene, altresì, che in tale
attività di concertazione interistituzionale
occorrerà attivare il coinvolgimento delle
popolazioni locali, in coerenza con quanto
stabilito dagli artt. 5 e 6 della
Convenzione Europea sul Paesaggio.
Sicuramente fondata, si giudica invece,
l’istanza che proviene dai 13 Comuni
dell’agro sarnese-nocerino, che
coordinati dal Patto dell’Agro Spa13,
candidano il proprio territorio a Ctc
in ragione delle problematiche connesse a:
- rischio ambientale: inquinamento diffuso,
rischio idrogeologico, rischio Vesuvio;
- interventi di disinquinamento e
valorizzazione ambientale: Commissariato di
Governo per l’Emergenza
Socio-Economico-Ambientale del Bacino del
Sarno, Parco Regionale del Sarno;
- mobilità: raddoppio SS 268 del Vesuvio,
alternativa SS 18 dell’Agro Nocerino Sarnese,
Alta velocità/ Alta capacità Napoli/Battipaglia.
La proposta di candidare l’area dell’agro
sarnese-nocerino a Ctc è sostenuta
anche dalle associazioni espressioni del
mondo ambientalista (Italia Nostra, Wwf e
Legambiente) e della tutela dei diritti dei
consumatori (Codacons) che in osservazioni
congiunte affermano: “Gli indirizzi
strategici per la pianificazione di aree
interessate da intensa trasformazione e da
elevato livello di rischio … sono
perfettamente calzanti con l’indirizzo degli
ambienti insediativi scelti per l’agro
noverino-sarnese per cui la scelta
conseguente è quella di campi territoriali
complessi”.
Un ultimo elemento di riflessione proviene
dalle osservazioni di due Autorità di
Bacino che si soffermano sulla problematica
“rischio”, coerentemente con quanto
richiamato alla lettera f) del co. 3
dell’art. 13 della Lr 16/2004. In
particolare l’Autorità di Bacino del Sarno
richiama l’attenzione sulla opportunità di
individuare nel Bacino del Sarno un
ulteriore Campo Complesso per
l’area cerniera costituita dall’asta
fluviale – dal suo “Corridoio” – e
caratterizzata da una sovrapposizione di
rischi, problematiche, elementi di valore,
nonché di soggetti istituzionali variamente
preposti alla pianificazione, alla tutela
ambientale, alla risoluzione delle
emergenze. Mentre l’Autorità di Bacino
Sinistra Sele osserva che “bisogna
prendere in debita considerazione le
criticità territoriali dipendenti dal
rischio idrogeologico (frane-alluvione), da
erosione costiera, di desertificazione e da
quello causato dalla non corretta tutela
quali-quantitativa delle acque”, per
andare ad individuare altre aree del
territorio regionale che sollecitano una
maggiore attenzione nella programmazione e
pianificazione di azioni consequenziali.
In conclusione si ritiene utile evidenziare
alcune considerazioni relative all’unico Ctc
individuato nel territorio della Provincia
di Salerno (Ctc n. 6 Costa salernitana),
richiamando le osservazioni presentate dai
comuni di Eboli, Capaccio e Roccadaspide e
dall’Unione Industriali della Provincia di
Salerno.
In primo luogo, il Comune di Eboli,
pur condividendo l’inserimento del proprio
territorio in un Ctc, e pur riconoscendo
l’importanza della tutela del paesaggio,
valuta oltremodo ingiustificata la scelta di
includere alcuni territori nell’elenco dei
paesaggi di alto valore ambientale e
culturale ai quali applicare
obbligatoriamente gli obiettivi di qualità
paesistica. In quest’ottica la
individuazione della costa salernitana nel
Ctc omonimo può avere come sostanziale
effetto quello di riservare all’autorità
regionale l’attività pianificatoria su non
ben precisate parti del territorio dei
comuni costieri, in un’ottica di
limitazione e vincolo, a danno dell’attività
turistica che rappresenta una sostanziale e
vitale opportunità di sviluppo e di
ricchezza per l’area. Questo aspetto appare
oltremodo ingerente nella potestà
pianificatoria dei comuni, soprattutto se si
considera che i Ctc sono ambiti territoriali
aperti, dunque non precisamente individuati
e individuabili. Pare più opportuno, a
tal proposito, considerare la concreta
strategia alla base del già costituito
Distretto turistico che, nel garantire la
tutela del territorio e del paesaggio
limitrofo alla fascia costiera, ne consente
lo sfruttamento produttivo in maniera
differenziata più accorta verso le zone
costiere e meno vincolata man mano che ci si
addentra verso la piana. Pare, infine, più
ragionevole riservare alla Regione, anche
negli ambiti CTC, la funzione di
concordamento di strategie di sviluppo,
definita nelle linee di pianificazione
paesistica, demandando alla Provincia, quale
ente delegato, un’azione più incisiva nel
controllo degli interventi puntuali e
settoriali lasciando ai comuni la libertà di
scelta pianificatoria del proprio
territorio.
A tale proposito si propone di valutare la
possibilità di modificare fra gli elementi
essenziali di visioning preferita, indicati
per il Sts F8 – Piana del Sele, il punto che
riguarda la riqualificazione e il riordino
insediativo della fascia costiera. In
particolare si ritiene più opportuno, già in
questa fase, consentire una diversificazione
delle attività produttive per lo sviluppo
turistico e di supporto a queste ultime,
invece di incentivare e limitare i nuovi
insediamenti alle sole strutture ricettive
attrezzate anche per attività congressuali.
Le osservazioni presentate dal Comune di
Capaccio, analogamente a quelle
presentate dal Comune di Roccadaspide,
propongono di integrare la scheda relativa
al Ctc Costa salernitana con le seguenti
indicazioni progettuali:
- realizzazione di un Porto-canale turistico
“Solofrone”;
- estensione della linea Metropolitana
Regionale e prolungamento della Tangenziale
di Salerno sino ad Agropoli;
- modifica della SS 18 per la realizzazione
di un asse tangenziale a Capaccio Scalo nel
tratto Gromola – Capo di Fiume – Mattine;
- realizzazione di un Parco archeologico di
tipo urbano-territoriale, di un Parco
fluviale Sele-Calore salernitano e di un
Parco delle acque “Capo di Fiume – Lupata”.
Gli interventi proposti ad integrazione
della costituzione territoriale del Ctc, a
parere degli due richiamati Comuni,
rivestono importanza territoriale per
l’intero comprensorio e, pertanto, vengono
indicati quali possibili motori dello
sviluppo turistico ed economico complessivo
per l’area a Sud di Salerno.
Assindustria Salerno
evidenzia, infine, che le grandi scelte del
Ptr per la rete delle interconnessioni non
sono adeguate alle esigenze di sviluppo
socio-economico del territorio salernitano,
lì dove il semplice ammodernamento della SP
Aversana, ed il declassamento della SS
Litoranea da Salerno a Paestum, non possono
garantire l’auspicato rafforzamento della
rete delle interconnessioni previsto dal Ptr
nell’area in esame. In quest’ottica si
richiama la “prevista” costruzione di una
variante alla SS 18 tra Pontecagnano-Faiano
e Paestum, così come definita da uno
specifico accordo tra Anas, Regione Campania
e Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti (accordo del 11.12.2003).
Il Quinto quadro territoriale di
riferimento: Indirizzi per le intese
intercomunali e buone pratiche di
pianificazione
Il quinto quadro risponde a quanto
previsto dall’art. 13, punto 3, lett. d),
della Lr 16/2004, fornendo alcuni criteri
per l’individuazione, in sede di
pianificazione provinciale, degli ambiti
territoriali entro i quali i comuni di
minori dimensioni possono espletare
l’attività di pianificazione urbanistica in
forma associata. In questa ottica il Ptr
tenta di definire meccanismi ed intese
intorno a grandi tematiche, quali quella
dello sviluppo sostenibile e delle grandi
direttrici di interconnessione, da attuare
mediante un processo di trasformazione
dell’azione amministrativa e pubblica,
incentrato sull’attuazione del principio di
sussidiarietà, attraverso il decentramento
ed il raggiungimento di intese e accordi ai
diversi livelli.
Con riferimento al quadro territoriale
in esame, nell’ambito della Conferenza di
Pianificazione Provinciale sono state
proposte le osservazioni che di seguito si
sintetizzano.
I Comuni di Monteforte Cilento,
Roccadaspide e Capaccio:
- sottolineano la necessità di affidare alla
“Agenzia di Marketing Territoriale”
una valenza più marcatamente decentrata, pur
riconoscendo alla Regione un ruolo di
raccordo. In particolare si evidenzia la
necessità di assicurare alle Amministrazioni
Provinciali, in termini operativi e di
assegnazione di specifici ruoli, le migliori
condizioni per la programmazione di
interventi in ambito economico e
strutturale, rispondenti alle proprie
specificità e potenzialità, proprio
attraverso le “Agenzie Provinciali di
Marketing Territoriale”;
- propongono, con riferimento a quanto
previsto dalla proposta di Ptr circa
gli indirizzi per la perequazione
territoriale, ed in particolare con
riferimento al possibile metodo per la
classificazione del suolo in Campania,
di inserire un ulteriore ambito, quale
componente in cui può essere disaggregato il
territorio comunale, denominato “struttura
urbana integrata” e comprendente
l’agglomerato urbano di due o più nuclei
dello stesso ambito comunale o di ambito
territoriale intercomunale.
La Comunità Montana “Calore Salernitano”,
l’Unione dei Comuni “Alto Calore”14,
la Comunità Montana “Lambro e Mingardo”15
la Comunità Montana “Bussento”
osservano che in tema di perequazione
“… il Ptr affronta la questione
urbanistica legata al regime dei suoli
secondo una vecchia e ormai antica questione
compensativa, trascurando il vero nodo della
perequazione territoriale intesa in senso
ampio ed innovativo che riguarda la
competizione dei territori ma anche le
responsabilità nazionali e talvolta
internazionali dei territori”. In tal
senso, si ritiene che vi sia un altro e
fondamentale modello di perequazione
territoriale, che assume il territorio come
ambito di responsabilità, identità ed
azione: il modello della perequazione
etica territoriale con cui si
definiscono forme di
compensazione/perequazione per un territorio
che si assume, in nome e per conto della
nazione, responsabilità sul patrimonio
ambientale, bene dell’intera collettività.
L’osservazione sottolinea che il territorio
del Cilento e Vallo di Diano oltre ad
essere, per la maggior parte, inserito in
un’area protetta di valenza nazionale è
stato dichiarato patrimonio mondiale
dell’Umanità dall’Unesco e risulta nella
rete internazionale “Uomo e biosfera” per il
suo contributo alla qualità ambientale.
Queste responsabilità non corrispondono ad
altrettante misure di priorità negli
investimenti pubblici e privati né, tanto
meno, ad indirizzi di benefit (fiscali o di
investimento) per la crescita dei territori
a vocazione ambientale e paesaggistica, che
vivono sempre più questo “privilegio” come
strumento di marginalizzazione. Del resto,
la legge quadro sulle aree protette, così
come la recente legge sui Siti Unesco, ha
introdotto all’art. 7 il principio di
priorità su alcune categorie di
finanziamento regionale, nazionali e
comunitarie ai soggetti singoli ed associati
che vivono in queste aree, di fatto mai
attuata. Richiamando l’art. 12 della legge
394/1991, si ricorda quindi che il Piano del
Parco “… ha effetto di dichiarazione di
pubblico generale interesse e di urgenza e
di indifferibilità per gli interventi in
esso previsti e sostituisce ad ogni livello
i piani paesistici, i piani territoriali o
urbanistici e ogni altro strumento di
pianificazione”, con l’osservazione si
sottolinea la necessità di dare coerenza
agli indirizzi regionali e nazionali in
materia di “aree vaste”, per la definizione
di una coerente politica di programmazione e
attuazione di eventuali provvedimenti
perequativi.
Il tema della perequazione ritorna
nelle osservazioni presentate dal Sistema
Cilento Scpa16, unitamente ai
Comuni di Sessa Cilento, Perito e Gioi, ed
in particolare si chiede:
- che le linee per la perequazione
urbanistica, definite nella proposta
di Ptr, siano assunte come parte
integrante o come primo elemento del
regolamento previsto dalla legge 16/2004, al
fine di superarne limiti e difficoltà
applicative;
- di affrontare più precisamente il tema
della perequazione territoriale e non
solo urbanistica. Nello specifico si propone
di integrare la proposta di Ptr con
il seguente articolato: “… la Regione
promuove nel territorio forme di
perequazione territoriale tra comuni e
territori diversi, al fine di identificare
forme di compensazione e riequilibrio degli
effetti ambientali e territoriali delle
trasformazioni programmate. Si da mandato ai
Ptcp di definirne operativamente gli
eventuali contenuti”.
La Comunità del Parco Nazionale del
Cilento e Vallo di Diano sottolinea
l’importanza della Conferenza di
Pianificazione quale momento in cui gli
attori locali, insieme alla Provincia ed
alla Regione, possono costruire Forum
Deliberativi allargati, capaci di
ingegnerizzare il ruolo degli incentivi
selettivi a favore di una risalita della
scala della governance del territorio, fino
a concepire una più chiara efficacia degli
strumenti di supporto: Ptr e Ptcp.
L’Ente Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano evidenzia:
- la necessità per il Ptr di trovare,
attraverso una costante e continua
interlocuzione istituzionale tra soggetti
titolati di pianificazione sovraordinata,
l’opportuno e pieno raccordo con i contenuti
e le previsioni del Piano del Parco, anche
in riferimento alle infrastrutture da esso
individuate, in considerazione della
specificità di tale strumento, delle
particolari competenze del Parco Nazionale,
ed al fine di evitare possibili discordanze,
armonizzando tanto i quadri conoscitivi che
quelli strategici (peraltro già considerati
dal Ptr) e normativi;
- la necessità per il Ptr di tenere in
debito conto il lavoro specifico svolto dal
Pncvd con riferimento, in generale, al
Progetto Integrato Territoriale ed, in
particolare, alle programmate attività di
pianificazione del territorio, da realizzare
in collaborazione ed in sintonia con la
programmazione territoriale di competenza
della Provincia di Salerno (Ptcp).
Con riferimento alla tematica delle
Agenzie Locali di Sviluppo Territoriale
e, più in generale, alla individuazione di
strutture di supporto agli attori locali
per l’attuazione e gestione della
programmazione economica, integrata,
negoziata e strategica dei territori,
diverse sono state le osservazioni e le
proposte:
- l’Unione dei Comuni dell’Alto Calore
sottolinea l’importanza del lavoro svolto,
finalizzato alla definizione di azioni di
sinergia e cooperazione fra i soggetti
economici e sociali, pubblici e privati,
anche al fine di produrre servizi collettivi
avanzati e funzionali all’occupazione e alla
integrazione delle attività del territorio,
e propone il proprio modello come
sperimentazione pilota di una pianificazione
integrata ed unitaria di area vasta;
- il Sistema Cilento Scpa17
auspica che le Agenzie, che potranno nascere
a valle del processo di pianificazione
strategica messo in campo dagli Sts, non si
configurino come nuovi enti che si
sovrappongono agli esistenti, proponendo,
pertanto, di prevedere l’evoluzione delle
società di gestione dei patti territoriali e
contratti d’area in agenzie locali di
sviluppo;
- la Comunità Montana “Vallo di Diano”18
chiede il riconoscimento della stessa
Comunità Montana quale Agenzia di Sviluppo,
campo di sperimentazione delle buone
pratiche di pianificazione ma anche come
campo di sperimentazione di nuove forme di
cooperazione interistituzionali tra Sts ed
enti territoriali;
- il Comune di Pellezzano individua
il Patto Territoriale Valle dell’Irno e
Monti Picentini come soggetto di
government del Sistema Territoriale di
Sviluppo Valle dell’Irno;
- i comuni del Sts “Agro Nocerino Sarnese”,
ad eccezione dei Comuni di Castel San
Giorgio e Nocera Inferiore, riconoscono al
Patto Territoriale dell’Agro SpA il ruolo di
Agenzia Locale di Sviluppo della Valle del
Sarno;
- il Consorzio per l’Asi di Salerno
non condivide il riferimento, contenuto
nella proposta di Ptr, alle Agenzie
di Sviluppo locale che, allo stato, non
esistono, non sono state previste da alcuna
norma di legge, né da alcun provvedimento
amministrativo e sono semplicemente indicate
con riferimento ad un disegno di legge
regionale del quale si ignora il contenuto.
Nel contempo viene lamentata la scarsa
importanza attribuita dalla proposta di
piano ai Consorzi Asi, disciplinati da
specifica legge regionale (Lr 16/1998),
forti, capaci e protagonisti da decenni
dello sviluppo e della promozione
industriale, e vengono proposti i Consorzi
Asi quali soggetti capaci di costituire le
Agenzie di Sviluppo provinciali anche
attraverso una feconda sinergia con gli
altri soggetti di rango istituzionale
inferiore presenti sul territorio
provinciale.
La Comunità Montana “Penisola Amalfitana”,
segnala l’esigenza di superare la
suddivisione puramente amministrativa tra le
province di Napoli e Salerno e di realizzare
una politica di coerenza programmatica, con
riferimento all’ambito territoriale della
Penisola Sorrentina e della Costiera
Amalfitana. Tale problematica viene
evidenziata anche dall’osservazione
presentata dal Parco Regionale dei Monti
Lattari, che in più passi del documento
proposto sollecita la definizione immediata
delle necessarie intese tra le due Province,
i Comuni, l’Ente Parco, con il sostegno
della Regione, per approntare gli indirizzi
per l’aggiornamento immediato del Put, e
manifesta la necessità di definire un ambito
unitario per la programmazione delle azioni
di sviluppo locale.
Assindustria Salerno
sollecita la definizione, nell’ambito del
Ptr, di strumenti che favoriscano
l’aggregazione funzionale dei Comuni per la
redazione di Piani di sviluppo industriale
comprensoriali.
Con riferimento alla problematica
dell’omogeneizzazione dei Piani Stralcio per
l’Assetto Idrogeologico, tutte le
Autorità di Bacino che hanno partecipato
alla Conferenza di Pianificazione hanno
evidenziato che tale compito non può essere
attribuito alla “Protezione Civile”, che non
ha competenze in materia di pianificazione
territoriale o di settore. In particolare l’Autorità
di Bacino del Sarno e del Sx Sele
propongono che l’attività di coordinamento
potrebbe essere affidata ad un tavolo, da
inquadrare nell’ambito della cooperazione
interistituzionale di cui al V Quadro
Territoriale, che interpreti, con le varie
Autorità di Bacino (o comunque con i
soggetti preposti alla pianificazione di
Bacino) le specificità tecniche dei singoli
piani fornendo indicazioni su come tradurre
le perimetrazioni e norme di tutela dei Psai
in disciplina d’uso del territorio, non solo
compatibile, ma propedeutica alla riduzione
del rischio.
L’Autorità di Bacino del Sarno pone
ancora l’accento sulla necessità di definire
delle intese interistituzionali tra i
diversi soggetti preposti alla
pianificazione, da inquadrare e definire
nell’ambito del quinto Qtr, per la
definizione di una “strategia del
recupero”: in particolare si chiede di
predisporre ulteriori indirizzi, di concerto
con tutti gli enti preposti alla tutela,
valorizzazione e sviluppo del territorio, da
inserire nel V Quadro Territoriale di
Riferimento. La medesima Autorità chiede che
già nel Ptr e subito dopo nei Ptcp venga
regolamentato il percorso per la definizione
delle “nuove aree ad uso produttivo ed
edificatorio in generale”, approfondendo nel
V Quadro le modalità di applicazione dei
meccanismi perequativi, definendo gli ambiti
territoriali sovracomunali a cui, in certi
casi, “obbligatoriamente” si debba far
riferimento in sede di pianificazione
comunale, anche per la valutazione
ambientale prevista dall’art. 47 della Lr
16/2004.
In conclusione si evidenzia che, le
Autorità di Bacino del Destra Sele e del
Sarno hanno presentato osservazioni
comuni con riferimento ai seguenti aspetti
problematici:
- necessità di integrazione e conformazione
del Ptr alle leggi in materia di Difesa del
suolo;
- necessità di congruenza della
pianificazione provinciale alle disposizioni
della pianificazione di bacino rispetto a
cui i Ptcp dovranno essere oggetto di
verifica di compatibilità, congruenza e
fattibilità;
- precisazioni in materia di formazione ed
aggiornamento dei Puc con riferimento agli
aspetti regolamentati dai Pai.
Note
1
Nel corso di questi incontri la Provincia di
Salerno ha anche distribuito un documento di
sintesi della proposta di Ptr, per una più
agevole lettura del piano stesso, documento
elaborato da un gruppo di lavoro
interdisciplinare. Copia del documento di
sintesi è stata inviata a tutti i Comuni non
presenti agli incontri del 24/25 ottobre ed
alle Organizzazioni ed Associazioni di cui
alla delibera di Gr n. 627 del 21.4.2005.
2
La tempistica è stata concordata con la
Regione Campania e dettagliata sulla base
della delibera di Gr n. 1674 del 26.11.2005.
3
Tali note sono state proposte anche dagli
ambiti territoriali “Bussento” e “Lambro e
Mingardo”.
4
Si ritiene, in definitiva, necessario che il
Ptr affronti compiutamente il tema del
paesaggio rurale con l’obiettivo
prioritario di salvaguardarne le
peculiarità, limitando la possibilità di
realizzare fabbricati rurali esclusivamente
per comprovate esigenze di coltivazione dei
fondi, e soltanto a seguito di verifica
delle effettive potenzialità produttive e
sulla base dell’ordinamento colturale
previsto e possibile. Al riguardo, si
evidenzia come la gran parte degli strumenti
urbanistici abbia, sino ad oggi, individuato
in modo residuale le zone agricole,
classificando genericamente come tali tutte
le parti del territorio non immediatamente
comprese nelle ipotesi di sviluppo edilizio
e infrastrutturale.
5
In particolare:
- la conservazione e rinaturalizzazione
delle spiagge vietando la collocazione di
manufatti con permanenza stabile e
realizzati con elementi non naturali e
prevedendo la rimozione di opere esistenti
difformi a quanto precedentemente
evidenziato;
- la salvaguardia delle coste alte e
rocciose con vincolo di inedificabilità per
500m;
- la tutela delle fasce costiere con
inedificabilità per 1000 m tra Salerno e
Capaccio e 1500m in Costiera Amalfitana e
nel territorio compreso tra cropoli e Sapri;
- la salvaguardia delle coste vietando la
realizzazione ex novo di porti, edifici
portuali, darsene e pontili di cabotaggio;
- l’inedificabilità per le aree Sic, Zps e
riserve naturali, ad eccezione di interventi
pubblici connessi alla fruizione delle aree;
- la massima attenzione alla tutela delle
emergenze naturali e geologiche;
- il vincolo di inedificabilità per fasce di
150m dai corsi d’acqua, evitando nel modo
più assoluto opere di tombinamento;
- la tutela del paesaggio rurale con
l’estensione del lotto minimo per
l’edificazione:
- 15.000 mq per colline Cilento;
- 10.000 mq per piana del Sele;
- 5.000 mq altre colline (Calore Irpino,
Ufita, Alto e Medio Sele, Calore Beneventano);
- l’incentivazione all’uso agricolo delle
aree industriali dimesse;
- la tutela centri storici e nuclei antichi,
subordinando l’esecuzione degli interventi
alla formazione di Piano di Recupero, da
sottoporre al parere vincolante delle
Soprintendenze;
- la salvaguardia del patrimonio storico e
tradizionale escludendo la possibilità di
realizzare la demolizione e ricostruzione
con regime d.i.a.;
- l’incentivazione degli interventi di
sostituzione e riqualificazione urbana delle
parti della città degradate e/o non
completate, con particolare attenzione al
tema della qualità architettonica;
- l’incentivazione dello sviluppo di
iniziative locali sul tema della città,
degli spazi urbani, delle attrezzature per
il gioco, il tempo libero, ispirate a
concetti dell’ecologia urbana.
6
È utile certamente ricordare, a tal
proposito, che l’attività di coordinamento
per i Piani Stralcio vigenti, ai sensi delle
Delibere di Gr n. 3908/2003 e n. 1992/2005,
è già in corso di esecuzione da parte del
Settore Regionale della Difesa Suolo.
7
Comuni di Campora, Castel San Lorenzo,
Felitto, Laurino, Sacco, Piaggine,
Monteforte Cilento.
8
Cava è ormai da secoli riconosciuta come la
“Porta della Costiera”: il riconoscimento
dello status di Stazione di Soggiorno e
Turismo, la tradizione alberghiera con
radici nel XIX secolo, i caratteri
geografici, l’orografia, l’architettura, il
paesaggio, sono alcuni degli elementi che
definiscono questa indissolubile relazione.
9
Pit, patti territoriali, contratti di
programma, programmi di valorizzazione, ed
in generale tutti gli strumenti pensati ed
in parte attuati nel corso degli ultimi
venti anni sono stati basati su questa idea
di sviluppo, e sul riconoscimento della
interdipendenza tra Cava de’ Tirreni e la
Costiera amalfitana.
10
Comuni di Campora, Castel San Lorenzo,
Felitto, Laurino, Sacco, Piaggine,
Monteforte Cilento.
11
Problemi del sistema geomorfologico
(fenomeni franosi ed alluvionali); erosione
delle coste; difficile accessibilità esterna
aerea e marittima; “tirannia dei piccoli
interessi”, soluzione poste dai singoli
individui, al di fuori di una visione
collettiva e, quindi, da una efficace
pianificazione degli interventi. accentuate
dinamiche insediative interessanti i comuni
costieri e legate allo sviluppo del turismo
balneare (forte espansione delle seconde
case per la villeggiatura, strutture di tipo
residenziale-turistico; aumento tendenziale
dei carichi turistici in periodi di punta
con ricadute negative sulle capacità di
sostenibilità e servizi adeguati).
12
In tale direzione può essere letta anche una
osservazione prodotta dall’Autorità di
Bacino Destra Sele che individua
nell’aria un Ctc in relazione ad alcune
previsioni del Put (Lr 35/1987).
13
Il Ptr non include tra i campi
territoriali complessi il territorio
dell’Agro Nocerino Sarnese, anche se
interessato da tutte le criticità definite
nella classificazione adottata per
l’individuazione di tali campi, in
particolare:
- interventi e strategie di riequilibrio e
di risanamento ambientale, di bonifica di
aree ad alto rischio e valore paesistico;
- opere ed interventi nel settore delle
infrastrutture (in particolare nel campo dei
trasporti e della mobilità);
- politiche per la protezione del territorio
ed il ripristino di condizioni sociali ed
urbane di sicurezza, in relazione ai rischi
naturali.
14
L’Unione è costituita tra i Comuni di:
Campora, Castel San Lorenzo, Felitto,
Laurino, Sacco, Piaggine, Monteforte
Cilento.
15
Unitamente ai Comuni di Alfano, Ascea,
Camerota, Celle di Bulgheria, Centola,
Cuccaro Vetere, Butani, Montano Antilia,
Roccagloriosa, Rofrano, S. Giovanni a Piro,
S. Mauro La Bruca.
16 Soggetto responsabile del Patto
Territoriale del Cilento.
17
Soggetto responsabile del Patto Territoriale
del Cilento.
18
Unitamente ai Comuni di Atena Lucana,
Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano
sulla Marcellana, Pertosa, Polla, Sala
Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo,
Sanza, Sassano, Teggiano. |