Numero 12/13 - 2006

 

La pianificazione regionale  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il piano territoriale della Lombardia. Primi punti metodologici


Roberto Busi


 

Il recente avvio della formazione del piano territoriale regionale pone sfide inedite per dimensione e complessità spaziale e funzionale dell'ambito da regolamentare, di potenziale interesse e riferimento per l'evoluzione disciplinare nel settore. Roberto Busi, che ne ha assunto la guida, riassume il quadro normativo a base dell'attività, dei contenuti e degli obiettivi della pianificazione in atto, tracciando il metodo di lavoro assunto che si avvia a considerare invarianti, esigenze pregresse, tutela dei valori e scelte storiche, quali perni concettuali

 

 

 

In attuazione di specifici contenuti della recente Lr 12/20051 la Regione Lombardia ha attivato da alcuni mesi il processo di formazione del proprio piano territoriale regionale (Ptr) tramite incarico all’Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia applicate alle aree alpine (Irealp) e all’Istituto regionale di ricerca della Lombardia (Irer), con particolare riferimento rispettivamente a Irealp per quanto riguarda i temi della montagna, dei fiumi e dei laghi (ma più in generale anche per le competenze ambientali e paesistiche) e a Irer per quanto riguarda i temi del sistema metropolitano e del corridoio V (ma più in generale anche per le competenze infrastrutturali nel loro complesso). Il compito di impostazione scientifica e di coordinamento generale dei lavori sono stati affidati rispettivamente da Irealp a chi qui scrive, e da Irer al professor Lanfranco Senn, ordinario di Economia applicata nell’Università Bocconi di Milano. I lavori si svolgono in modo unitario e di concerto oltre che con la collaborazione degli uffici regionali, e in particolare con la direzione generale (Dg) Territorio e urbanistica e il relativo direttore generale ingegner Mario Nova.

Il compito di redazione del Ptr della Lombardia risulta senz’altro particolarmente impegnativo e, ad un tempo, stimolante, stanti innanzitutto i caratteri congiunti di assoluta eccellenza di tale regione sia sotto il profilo dimensionale (in quanto a estensione, demografia e livelli produttivi) e in quanto ad attitudine alla competitività, oltrechè sotto il profilo storico, ambientale e paesistico.

Va inoltre ricordato che la Lombardia non è stata, a tuttora, mai regolata da alcuno strumento di pianificazione territoriale globale esteso a tutto il territorio, malgrado alcune esperienze iniziate in merito. L’esperienza in corso ha, pertanto, anche il carattere dell’originalità sia per quanto riguarda la sostanziale mancanza in Italia di esperienze su territori con tali congiunte caratteristiche di eccellenza (ve ne sono, semmai, solo di consimili) sia per la mancanza di complete esperienze riguardanti il territorio stesso.

Stante tale carattere di originalità, vi sono motivi di ritenere che l’esperienza in corso possa rivestire significativi interessi disciplinari, al di là della irripetibilità di ogni esperienza (e di questa in particolare, stante la specificità del caso), vedendola come occasione di sperimentazione di teorie e metodi in una situazione di punta.

Qui si intende richiamare sinteticamente alcuni dei punti essenziali a base delle elaborazioni effettuate e in corso, maturati all’interno del gruppo di lavoro, col fine di offrire un primo stato di avanzamento irrituale ma sostanziale dei lavori.

 

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Si abbia innanzitutto presente che il Ptr, ai sensi dell’art. 19 della legge regionale predetta: “… indica gli elementi essenziali …” dell’assetto territoriale regionale e “… definisce … i criteri e gli indirizzi per la redazione degli atti di programmazione territoriale di province e comuni”. Insomma: elementi essenziali, criteri e indirizzi sono le espressioni chiave che connotano i contenuti del piano stesso, che non è, pertanto, un contenitore acritico e indifferenziato di un di tutto riguardante il territorio regionale, bensì è un qualificato e critico momento di proposizione e di promozione di contenuti adeguati in quanto a livello di territorialità e in quanto a tematismi.

Circa la natura del Ptr, la Regione Lombardia già si è espressa nel proprio Documento programmatico (Dp) 2003 in modo maturo, attuale e condivisibile quando ha detto che il Ptr:

1. è un piano strategico che delinea un’idea di sviluppo e la di verifica, in quanto:

- produce effetti giuridici (vincoli) per interessi regionali secondo il grado di maturazione dell’accordo interno/esterno;

- viene definito ad una scala vasta di relazioni interregionali, nazionali, sovranazionali;

- si realizza con il concorso di tutti i soggetti interessati;

2. è uno strumento che favorisce lo sviluppo locale perché:

- esprime un disegno strategico condiviso che consente ad ogni soggetto di agire in autonomia;

- manifesta la conoscenza e condivisione di un disegno strategico e consente di evidenziare le opportunità che si offrono a livello locale;

3. è strumento di governance in quanto:

- consente la gestione dei conflitti fra i diversi attori e fra le diverse visioni;

4. è costruito sulla base del confronto interno ed esterno all’ente Regione Lombardia:

- come strumento che dialoga in forma privilegiata col programma regionale di sviluppo (Prs);

- come patto interno fra le Dg su obiettivi tematici per ambiti geografici;

- come patto esterno fra le istituzioni;

- come strumento di confronto e di impegno esterno con la società civile;

5. è costruito, definito e implementato con procedure bottom up e top down attraverso:

- raccolta delle istanze e delle progettualità locali;

- compartecipazione alla costruzione del ruolo geopolitico delle comunità;

- individuazione di scenari globali di sviluppo;

6. è un raccordo fra politiche e interventi in una visione sistematica:

- fra settori, all’interno dello stesso ente;

- fra strumenti di enti diversi (ad esempio piano territoriale di coordinamento provinciale, piano territoriale di coordinamento dei parchi, piano di assetto idrogeologico, ecc.);

7. è l’occasione per correggere e integrare le politiche e le previsioni regionali già delineate, perché consente:

- la territorializzazione e visualizzazione dei conflitti e delle sinergie;

- l’applicazione della trasversalità;

- l’individuazione dei metaprogetti.

Nella redazione e gestione del Ptr determinante è, in ogni caso, la corretta applicazione della sussidiarietà.

Si sappia che, in attuazione del principio di sussidiarietà, enunciato nell’art. 118 della Costituzione, la Lr 12/2005, a conferma del superamento del modello gerarchico piramidale (cosiddetto anche a cascata), attribuisce al comune la competenza principale in materia.

Le competenze degli altri livelli di pianificazione risultano, pertanto, subordinate alla individuazione della non capacità nei fatti del livello comunale (o di altro, diverso, livello di pianificazione) di adempimento a quanto necessario. Ciò, però, ben lungi dal rendere inutile la pianificazione territoriale, ne conferma addirittura la necessità (in particolare per quanto riguarda il Ptr) e addirittura la rende indispensabile per le tematiche non esauribili (o addirittura non trattabili) negli altri livelli pianificatori.

L’autonomia dei livelli di pianificazione comporta però la necessità di un coordinamento tra gli stessi al fine di assicurare la compatibilità con gli interessi del restante territorio. Il Ptr può svolgere sotto tale profilo un ruolo fondamentale. Esso, infatti, con l’ausilio del sistema informativo territoriale (Sit), rappresenta il quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane ed enti gestori dei parchi.

Come naturale, la formazione del Ptr si fonda e si qualifica sulla partecipazione di tutti i soggetti interessati. La Lr 12/2005 prevede infatti, fra l’altro, che già prima del conferimento dell’incarico per la redazione del Ptr, tutti i soggetti interessati possano formulare proposte utili per la predisposizione dello stesso. Ma, dato per acquisito tutto ciò, in considerazione del fatto che il Ptr è prima di tutto quadro di riferimento delle programmazioni e momento di sintesi conoscitiva dello stato del territorio, è ovviamente anche luogo di incontro dei diversi settori regionali e non potrà non vedere, nel Prs, l’interlocutore privilegiato per le politiche regionali le quali, già oggi, sono sempre più caratterizzate da un processo di formazione bottom up.

Anche in questo caso ci soccorre il Dp 2003 di Regione Lombardia che, in tutta chiarezza, essendo allora il modello di pianificazione basato sul controllo gerarchico degli atti, richiede, per la allora formanda Lr 12/2005, il superamento di tale controllo gerarchico e:

1. l’applicazione della sussidiarietà:

- in quanto ogni ente possa governare il territorio di propria competenza senza interferenze, se ne ha la competenza sostanziale della materia oggetto di pianificazione;

- anche come sussidiarietà orizzontale: il privato è cioè coinvolto nei processi dall’origine e ne assume le responsabilità conseguenti;

2. l’uso della copianificazione, in quanto:

- ogni ente coinvolga le istituzioni, i privati e gli enti funzionali nella predisposizione del proprio piano;

3. la revisione del modello e degli strumenti di governo del territorio, con i seguenti caratteri:

- ogni ente abbia un progetto di territorio che consideri i problemi legati al proprio livello;

- il piano comunale sia rivisto e messo in grado di dialogare con i nuovi piani territoriali provinciali e regionali.

Per inciso, si segnala qui l’apparente contrasto tra il concetto di sussidiarietà e il termine coordinamento, da sempre e in modo fondato qualificante le finalità e le implicazioni della pianificazione territoriale2; onde evitare ogni equivoco, stante la pregnanza e l’insostituibilità del concetto di sussidiarietà, trattando di Ptr si preferisce far uso, invece che del termine coordinamento, dei termini indirizzo o orientamento.

 

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Per la redazione del Ptr si sono individuati diversi momenti operativi, con riferimento a operazioni e a contenuti previsti dalla Lr 12/2005, qui di seguito sinteticamente richiamati in una sintesi finalizzata alle operatività in corso:

- raccolta, sistematizzazione e analisi critica del materiale conoscitivo del territorio regionale di livello regionale comunque al momento disponibile (presso la Regione Lombardia, e con particolare riferimento a quanto prodotto e in via di produzione dal Sit o altro; presso terzi: enti dello Stato, o aziende erogatrici di servizi, o enti locali, o altro; ecc.); si evidenzia che tale enunciazione esprime l’opportunità alla rinuncia al subordinare la redazione del Ptr all’acquisizione di elementi conoscitivi ulteriori rispetto quanto già disponibile, da ritenersi comunque sufficiente (e talora largamente!) rispetto le necessità;

- acquisizione e lettura critica del Prs e degli altri atti di programmazione regionale ed enucleazione degli obiettivi principali ivi espressi;

- raccolta, sistematizzazione e analisi critica di informazioni in merito alla realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche di interesse regionale e nazionale;

- formulazione, a seguito di adeguate analisi critiche e valutazioni comparative, dei criteri operativi per la salvaguardia dell’ambiente;

- enucleazione e adeguata evidenziazione delle caratteristiche fisiche del territorio fra il materiale conoscitivo di cui al precedente punto;

- determinazione degli indirizzi per la valutazione ambientale strategica (Vas) del Ptr, se non già determinati nel contempo in altra sede legislativa o regolamentare;

- determinazione delle caratteristiche tecniche e operative del piano territoriale regionale d’area (Ptra) e individuazione di aree regionali opportunamente ad esso assoggettabili;

- determinazione delle modalità di compensazione economico finanziaria e delle modalità di compensazione ambientale di livello territoriale;

- individuazione delle tipologie di contenuti paesaggistici del Ptr;

- determinazione delle modalità di aggiornamento, di integrazione e di condivisione in continuo del materiale conoscitivo del territorio regionale di livello regionale, di cui in precedenza detto;

- individuazione delle zone di prevenzione e salvaguardia ambientale;

- individuazione delle infrastrutture e opere pubbliche di interesse regionale e nazionale;

- individuazione dei poli di sviluppo regionale;

- espressione degli indirizzi generali per il riassetto geologico, idrogeologico e sismico del territorio;

- espressione dei contenuti paesaggistici;

- espressione di indirizzi per la programmazione territoriale di comuni e province;

- modalità di aggiornamento e adeguamento efficaci e flessibili dei contenuti del Ptr medesimo;

- modalità di espletamento contestuale e coordinato delle procedure previste per l’attuazione degli obiettivi e degli indirizzi contenuti nel Ptr stesso;

- individuazione di aree regionali opportunamente assoggettabili al Ptra;

- indicazione delle previsioni del Ptr prioritarie, e pertanto prevalenti su altra pianificazione di livello regionale, provinciale e comunale;

- effettuazione della Vas del Ptr.

 

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Da un punto di vista operativo è risultato innanzitutto indispensabile attivare da subito la costruzione del quadro di riferimento programmatico con le varie Dg.

Infatti, per la stesura del Ptr è sembrato prioritario procedere da subito con la costruzione del quadro di riferimento programmatico già consolidato in atti ufficiali (o, comunque, a diversi livelli maturato) della regione, partendo dalle indicazioni fornite da ciascuna Dg.

Ci si è già pertanto attivati con le direzioni della regione per raccogliere, relativamente alle diverse tematiche, le priorità e gli indirizzi di politica dei diversi assessorati, con il fine di verificarne la coerenza.

L’obiettivo di questo lavoro è

- capire quali temi debbano essere considerati (e, quindi, trattati) dal Ptr e quali no;

- per i temi da considerarsi all’interno del Ptr, fissare il livello a cui troncare la competenza del Ptr stesso, al fine di non invadere campi operativi propri di altri livelli pianificatori, facendo così venir meno la corretta applicazione del concetto di sussidiarietà.

Si è individuato, in prima approssimazione, come probabilmente più opportuno tendere a trattare un numero non elevato di argomenti e limitarsi ad un taglio in alto delle questioni. Aggiungere argomenti è più facile che toglierli; ed è strategicamente importante e qualificante la possibilità di operare in progress aggiungendo via via, in successive modifiche e integrazioni del Ptr, argomenti ulteriori (se ravvisati necessari) e ulteriori specificazioni di argomenti già trattati. È necessario, infatti, avviare un processo di pianificazione che sia perfettibile ma disponibile in tempi brevi, piuttosto di puntare alla perfezione con tempi eccessivamente lunghi.

È stato necessario attivare con le diverse Dg un rapporto dialettico che, con finalità critiche, recasse contributi in relazione al livello di definizione del quadro di riferimento in qualche misura definito e consolidato per il periodo breve e medio, ma anche delineato per il periodo lungo.

Per esempio, per tutto quanto riguarda interventi strutturali e infrastrutturali, è importante capire cosa si ipotizza che verrà realizzato nel breve e medio periodo e cosa comunque tenere in conto, perché motivato o motivabile nel lungo periodo anche se al momento non realizzabile per motivi economici; il Ptr deve infatti, fra l’altro, far permanere le condizioni fisiche perché nel momento in cui ve ne saranno le condizioni economiche l’opera possa ancora essere realizzata.

Il Ptr deve cioè creare, fra l’altro, le condizioni di salvaguardia per la realizzazione dell’opera.

Individuare la corretta scala di lavoro è pure da ritenersi fattore di grande importanza.

Partendo dal presupposto che interesse primario del Ptr è operare ad un adeguato livello di sintesi, è che pertanto è necessario disporre di una adeguata visione e operatività di tipo corografico, ne consegue che il maggior dettaglio rappresentativo e operativo non è necessariamente cosa migliore rispetto ad avere un livello di dettaglio inferiore, purché siano fatte salve (e, anzi, esaltate) le capacità espressive della cartografia stessa e la relativa attitudine a produrre esiti incisivi. Sarà necessario individuare una scala adeguata per rappresentare tutto ciò che è stato individuato come di interesse da mostrare, con un livello di contenuto omogeneo.

In merito si è individuato come opportuno operare, per le peculiarità anche dimensionali della Regione Lombardia, tramite scale operative ricomprese tra l’1:500.000 e l’1:1.000.000

Nulla toglie che per le tematiche e/o le aree che lo richiedano ci siano zoom di dettaglio.

Ma si è anche evidenziata l’eventualità – che, spesso, potrà addirittura essere l’opportunità – di operare tramite rappresentazioni grafiche di tipo evocativo, poiché in non pochi casi, stanti le peculiarità contenutistiche e operative del Ptr, potrà essere necessario privilegiare l’evidenza e l’immediatezza del concetto da rappresentare sulla corretta e inappuntabile evidenziazione geometrica.

 

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Significativo e qualificante sarà senz’altro il lavoro, peraltro già a elevato stato di avanzamento, riguardante la evidenziazione, con riferimento alle politiche comunque già consolidate in Regione Lombardia, delle criticità e la relativa formulazione di alternative e/o di mitigazioni e compensazioni.

Ma il significato pregnante del redigendo Ptr sarà connotato particolarmente dalla capacità che esso avrà di individuare, enucleare, definire e trattare in modo nuovo e incisivo tematiche innovative, espressione di marcate e inoppugnabili esigenze, anche se non prima già oggetto di manifeste politiche regionali.

Senza iniziare qui la trattazione di materia al momento non ancora consolidata, si vuole però anticipare che l’approccio critico alla individuazione e alla trattazione di tali tematiche innovative potrebbe procedere tramite la relativa sistematizzazione nelle seguenti quattro categorie di contenuti:

1. invarianti: alcuni ruoli territoriali e alcune politiche non sono assoggettabili, infatti, a discussione perché solidi oltre ogni dubbio;

2. esigenze pregresse: alcuni interventi sarebbero del tutto ineluttabili a fronte di domande del tutto solide e motivate, da troppo tempo inevase;

3. tutela di valori: l’attenzione alla sostenibilità dovrebbe essere primaria in non poche realtà e per non poche tematiche;

4. scelte storiche: in alcuni casi sarebbe necessario effettuare proposizioni del tutto nuove, aventi significato ed esito di dimensione storica; e saranno probabilmente questi i contenuti del Ptr che lo qualificheranno in particolare sulla prospettiva della competitività nella dimensione temporale.

Ma queste categorie di contenuti, se effettivamente così sviluppate, potranno essere oggetto di ulteriori scritti.

 

 

Note

 

1 Cfr. Lr 11 marzo 2005, n. 12, Legge per il governo del territorio, Burl n. 69 del 16 marzo 2005.

2 Cfr. legge 17 agosto 1942, n. 1150, Legge urbanistica, Gu n. 244 del 16 ottobre 1942; in merito cfr. l’approfondimento effettuato in: Busi R. (2005), Il piano sovracomunale come strumento per il governo del territorio, Atti del Seminario di studio su “Provincia e pianificazione territoriale: esperienze a confronto”, Università degli Studi di Brescia, Brescia; in “Nuova rassegna di legislazione, dottrina e giurisprudenza” (2006), Noccioli editore, Firenze, n. 5.

 

 

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