Negli ultimi anni diverse regioni italiane
hanno avviato nuovi processi di
pianificazione territoriale e aggiornato la
propria legge urbanistica regionale. Molte
di queste regioni con differenti modalità
stanno sperimentando processi eclettici
attraverso i quali promuovono sia forme di
piano più negoziali e strategiche, attente
alle relazioni fra quadro di riferimento e
azioni, fra visioni e progetti; sia forme
più strutturali di garanzia per l’uso
delle risorse identitarie del territorio e
dei patrimoni territoriali riconosciuti come
non negoziabili. L’approccio strategico
nella pianificazione si presenta, dunque, in
qualche caso, integrato con un approccio
strutturale in modo da costituire sistemi di
pianificazione regionale più complessi che
cercano di contemperare insieme strumenti
più stabili e a lungo termine
(essenzialmente di garanzia rispetto a
valori ambientali e rischi come nei casi
della carta regionale dei luoghi, dello
statuto del territorio, dei quadri
territoriali di riferimento, ecc.) con
obiettivi di governo strategico a vari
livelli, più flessibili e a breve termine,
sui quali formare coalizioni di interessi di
attori socio-economici per l’implementazione
(programmi e progetti pilota, progetti
strategici, progetti scaturiti da
cantieri progettuali o da conferenze di
pianificazione, ecc.).
Queste nuove esperienze di pianificazione
regionale tentano di affrontare, alla scala
regionale, molte e differenziate dimensioni
spaziali e temporali con il fine di
riconoscere, aggregare e indirizzare visioni
dei diversi interessi in campo più complesse
e articolate rispetto ad approcci fondati
sulle sole politiche.
Rispetto ai pochi piani regionali del
passato (essenzialmente regolativi, sul
modello del piano regolatore generale, nella
forma piano e gerarchici in termini di
relazioni interistituzionali), i piani più
recenti introducono una sperimentazione sia
nella ricerca di nuove forme di piano atte a
rispondere meglio alla molteplicità di
interessi presenti nelle società regionali,
sia nella ricerca di strumenti/processi più
orientati al progetto di territorio
su cui far convergere interessi
multiattoriali per superare le difficoltà di
implementazione delle esperienze di
pianificazione regionale del passato.
Questi processi sono aiutati
dall’accresciuta importanza del ruolo
assunto dall’ente regione con la
territorializzazione delle politiche
dell’Unione europea, con i processi di
decentramento istituzionale in Italia e con
l’emergere, in forme diverse nel nostro
paese, di un neoregionalismo economico e
istituzionale. La riforma costituzionale del
2001 ha cambiato, infatti, profondamente la
situazione in cui all’inizio degli anni ’90
si trovavano le regioni italiane, quando
avevano ancora ben pochi poteri e
responsabilità. Si prospetta, tuttavia, una
situazione aperta, perché un forte
decentramento può creare benefici, ma anche
inconvenienti e costi. Infatti, “il
decentramento può produrre interventi a
scala troppo piccola, ridondanza,
conflittualità e duplicazione delle
politiche, la moltiplicazione delle
burocrazie e la complicazione delle
procedure decisionali, e quindi un peggiore
funzionamento del sistema
politico-amministrativo”1. Si
tratta di una partita tutta da giocare, per
una efficace interpretazione dei principi di
sussidiarietà che eviti una confusione di
ruoli e inefficienze.
Nell’ottobre del 2005, con lo scopo di
promuovere una riflessione scientifica in
questa fase di ripresa delle esperienze di
pianificazione regionale, si è costituita la
rete di ricercatori denominata Sphera
(Spatial Planning Harmonization for European
Regional Administrations) in seguito alla
predisposizione del programma di ricerca di
interesse nazionale intitolato Forme
Plurime della pianificazione regionale.
Il programma di ricerca, ammesso a
cofinanzianziamento dal Ministero
dell’Università e della ricerca scientifica
nel dicembre 2005, coinvolge l’Università
Federico II di Napoli, la Seconda Università
di Napoli e le Università di Firenze,
l’Aquila e Udine2.
Il requisito di pluralità che, come
dichiara il titolo della ricerca, è indagato
nelle attuali forme di pianificazione
regionale, attiene aspetti molteplici che
vanno dalla pluralità delle forme di
razionalità in azione nel processo di
pianificazione regionale, alla compresenza
di una pluralità di strumenti e approcci che
caratterizzano le esperienze in corso, alla
coesistenza di una pluralità di network
delle componenti strutturali dei sistemi
regionali e degli attori coinvolti nei
processi di pianificazione regionale, alla
pluralità di forme cooperative nei rapporti
intergovernativi interni ai processi, infine
alla pluralità di approcci percettivi e
valutativi nella concezione strategica del
paesaggio regionale.
La ricerca propone l’interazione, trascurata
nella letteratura esistente, fra due linee
di ricerca interne alla disciplina
urbanistica, una più propriamente relativa
alla pianificazione territoriale regionale,
l’altra che indaga le forme di
pianificazione strategica e le modalità
negoziali per il governo del territorio.
Questi processi negoziali mettono in
interazione mondi tradizionalmente separati
(quello privato e quello pubblico) e
promuovono una dinamica di intersezione tra
settori amministrativi tradizionalmente
autoreferenziali, consentendo lo sviluppo di
varie forme di partenariato e cooperazione.
Per effetto di questi processi il governo
del territorio sembra configurarsi sempre
più come spazio pubblico interattivo da
rendere trasparente, che attende di
essere esplorato e ordinato non solo a
livello di riflessione teorica.
L’attività della rete di ricerca Sphera
è rivolta al tentativo ambizioso di
indirizzare e supportare i processi in corso
per favorire la costruzione di sistemi di
pianificazione strategica regionale adeguati
ai recenti processi multilivello di coesione
economica, sociale e territoriale in un
contesto di sviluppo sostenibile. In tal
senso una delle questioni prioritarie che la
rete di ricercatori intende affrontare è
verificare la possibilità di trovare forme
adeguate di armonizzazione e convergenza
integrata dei sistemi di pianificazione
territoriale regionale in Europa. È, in
effetti, quanto con il tentativo di una
“europeizzazione della programmazione
territoriale regionale e urbana” dall’alto
ha proposto l’Unione europea con lo
schema di sviluppo dello spazio europeo
(Ssse). Il documento politico-programmatico
è, infatti, chiaro in proposito quando
sostiene che in funzione dell’affermarsi di
una “europeizzazione della programmazione
territoriale regionale e urbana”, le
autorità di governo e le amministrazioni
regionali e locali dovrebbero fin dalle fasi
iniziali dei processi di programmazione
tener conto dei rapporti e delle interazioni
esistenti a livello europeo, in modo da non
considerare lo sviluppo del proprio
territorio indipendentemente dallo sviluppo
dell’Europa3.
In Italia gran parte dei documenti di
pianificazione territoriale regionale hanno
utilizzato lo Ssse come sfondo di
riferimento, a volte retorico, per la
costruzione dei propri obiettivi
territoriali, puntando su uno sviluppo
equilibrato e sostenibile, spesso
condividendo con il testo programmatico
comunitario, in modo più o meno esplicito,
gli obiettivi di coesione economica e
sociale, di salvaguardia delle risorse
naturali e del patrimonio culturale e di una
competitività più equilibrata dello spazio
europeo. Questi documenti hanno pertanto
assunto come strategie da perseguire il
policentrismo ed un nuovo rapporto
città-campagna, la parità di accesso alle
infrastrutture e alle conoscenze e la
gestione prudente del patrimonio naturale e
culturale. In particolare, la promozione di
una forma urbana definita come
giudiziosamente compatta e il
policentrismo a livello europeo (di
gateways internazionali), regionale (di
reti policentriche di città) e locale (di
nodi urbani ben collegati o sistemi urbani
locali) sono stati proposti come espliciti
riferimenti nei processi di pianificazione.
In questa direzione va, ad esempio, lo
Schema di sviluppo del territorio regionale
dell’Emilia Romagna (2005), documento
preliminare per l’aggiornamento del piano
territoriale regionale, in cui l’obiettivo
comunitario di coesione territoriale,
ambiguo e privo di indicatori nei documenti
dell’Ue, viene perseguito come “dimensione
territoriale della sostenibilità”,
attraverso la ricerca di qualità, efficienza
e identità territoriale.
Altre esperienze o alcuni studi propedeutici
per la revisione di piani territoriali4
accentuano, nella riflessione sul
policentrismo europeo, l’importanza del
livello minore, quello dei sistemi urbani
locali o dei sistemi territoriali, esito di
processi di “territorialità attiva” prodotti
dall’azione collettiva dei soggetti locali.
Questo processo di assunzione di obiettivi
comunitari nei piani territoriali regionali,
in particolare di obiettivi dello Ssse,
manifesta lo sviluppo dell’influenza dell’European
spazial planning, ovvero la diffusione
di nuove forme transnazionali di
pianificazione di matrice comunitaria, pur
nella difficoltà del caso italiano di farsi
parte attiva nel processo di definizione di
tale tipo di pianificazione5.
Il lavoro di Sphera mira, dunque, ad
analizzare i sistemi italiani ed europei di
pianificazione regionale per individuare i
caratteri costitutivi in evoluzione
indispensabili di un sistema di
pianificazione con connotati strategici
che affronti adeguatamente le problematiche
attuali delle regioni in Europa. In questo
senso dovrebbe essere inteso anche il
significato dell’acronimo Sphera e la
prospettiva in esso contenuta:
l’armonizzazione dei sistemi di
pianificazione regionale.
Note
1
Viesti G. (2003), Abolire il Mezzogiorno,
Laterza, p. 107.
2
Oltre al sottoscritto, coordinatore
nazionale, i coordinatori delle unità locali
sono rispettivamente i Proff. Biagio Cillo,
Giuseppe De Luca, Pierluigi Properzi e
Sandro Fabbro.
3
Il processo di implementazione dei principi
dello Ssse è stato successivamente
incoraggiato e avviato nel 1998 dalla
Commissione europea e dai quindici Stati
membri attraverso il programma di studio
sulla pianificazione dello spazio europeo (Study
Programme on European Spatial Planning-Spesp),
“il primo studio complessivo sul territorio
europeo che mira a restituire una visione
continentale fondata sulla scala regionale”.
4
Dematteis G., Janin Rivolin U., Per una
prospettiva Sud-europea e italiana nel
prossimo SSSE; Dente B., Balducci A.,
L’operatività delle scelte di piano, in
Ires “Per un piano strategico della
Lombardia anni 2000”.
5
Janin Rivolin U. (2004), European spatial
planning: visioni e prospettive dal Sud
Europa, in Mascarucci R., “Vision. Territori
d’Europa”, Meltemi, Roma. |