La globalizzazione dell’economia, il
cambiamento della base produttiva mondiale,
l’imporsi sulla scena internazionale di
paesi che stanno attraversando processi di
forte industrializzazione, la crescente
importanza del capitale umano e della
conoscenza come fattori potenziativi dei
processi di sviluppo, hanno trasformato il
sistema economico internazionale.
In ambito europeo, la sfida per il futuro
sarà il raggiungimento degli obiettivi posti
dal Consiglio Europeo di Lisbona:
fare dell’Europa “l’economia basata sulla
conoscenza più competitiva e dinamica del
mondo, in grado di realizzare una crescita
economica sostenibile con nuovi e migliori
posti di lavoro e una maggiore coesione
sociale”1.
La strategia di Lisbona si basa su una serie
di riforme strutturali negli ambiti dell’occupazione,
dell’innovazione, delle riforme
economiche e della coesione sociale,
a cui si è aggiunto, nel giugno del 2001, un
quinto ambito di intervento, la
sostenibilità ambientale.
Nel 2004 si è dato un nuovo impulso
all’attuazione dell’Agenda di Lisbona.
Si ribadisce la necessità di “dare priorità
alle tematiche ... che generano maggiore
crescita e occupazione”2, ponendo
come temi fondamentali: la promozione della
crescita sostenibile e la creazione
di nuovi e migliori posti di lavoro.
All’interno dello scenario istituzionale
europeo, l’Italia sta definendo un quadro
strategico nazionale con l’obiettivo di
indirizzare le risorse che la politica di
coesione europea destinerà al nostro paese.
In tale percorso rivestono una notevole
importanza i documenti strategici
regionali e i Programmi regionali di
sviluppo, in cui vengono definite le
linee strategiche dell’azione di governo
regionale.
“La pianificazione strategica può essere
definita come la costruzione collettiva di
una visione condivisa del futuro di un dato
territorio, attraverso processi di
partecipazione, discussione, ascolto: un
patto tra amministratori, attori, cittadini
e partners diversi per realizzare tale
visione attraverso una strategia ed una
serie conseguente di progetti, variamente
interconnessi, giustificati, valutati e
condivisi; e infine come il coordinamento
delle assunzioni di responsabilità dei
differenti attori nella realizzazione di
tali progetti”3.
La pianificazione strategica “da un
lato consente di superare un approccio
semplicemente reattivo e contingente alla
lettura dei problemi della collettività e
alla presa delle decisioni (la dimensione di
piano), dall’altro incorpora nel
processo di pianificazione stesso le forme
di flessibilità e di coinvolgimento degli
attori atte a evitare astratte
semplificazioni della realtà in visioni
troppo deterministiche e/o dirigistiche (la
dimensione strategica)”4.
Varie città europee hanno intrapreso la
strada della pianificazione strategica,
prime tra tutte: Barcellona (Plan
estratègic metropolità de Barcelona);
Bilbao (Plan de Revitalizacion para el
Bilbao Metropolitano); Birmingham (Birmingham
Strategic Partnership); Glasgow (Glasgow
City Plan); Lille (Schèma directeur
de Lille Mètropole); Lisbona (Plano
director municipal de Lisboa); Lione (Millènaire
3); Londra (The draft London Plan);
Sanpietroburgo (Strategic Plan for
Saint-Petersburg); Valencia (Plan
estratègico de Valencia); Vienna (Strategieplan
Wien 2004) e altrettante città
nordamericane quali Pittsburg, Detroit,
Cleveland, Boston.
Nel corso degli ultimi anni anche in Italia
sono stati avviati, e in qualche caso
realizzati, molti piani strategici.
Torino (Torino internazionale) e
Firenze (Firenze 2010) sono le città
con piani strategici che sono entrati in
fasi operative.
Stanno procedendo efficientemente anche
città come: Genova, Venezia, La Spezia,
Trento, Barletta, Pesaro, Prato, Verona,
Bolzano, Jesi, Cuneo, Perugia, Terni.
Alcune grandi città del sud come Napoli,
Caserta, Bari, Messina e Catania stanno
muovendo i primi passi.
In questo contesto, è nata un’importante
iniziativa, la Rete delle città
strategiche5, che oggi
aggrega circa 20 esperienze italiane di
pianificazione strategica e offre
opportunità di scambio di informazioni e di
buone pratiche, di possibili partnership per
progettualità e reperimento di finanziamenti
per iniziative territoriali anche a scala
europea.
Contemporaneamente, si sono verificate anche
esperienze di pianificazione strategica
intercomunale e provinciale.
Per quanto riguarda la pianificazione
strategica intercomunale sono da segnalare i
piani strategici di Milano Nord,
Dalmine-Zingonia, Comuni Copparesi.
Le esperienze di pianificazione strategica
provinciale, invece, riguardano le province
di Treviso, che vanta uno stato avanzato del
processo, Milano, Piacenza e Lodi, che sono
in fase di avvio.
Infine, alcuni comuni, aggregazioni di
comuni e province stanno elaborando piani
strategici che riguardano specifici settori:
Piano strategico operativo per la zona
rossa del Vesuvio; Piano strategico
dell’industria della Provincia di Bari;
Piano strategico del turismo della
Provincia di Padova; Piano strategico
per l’ambiente della Provincia di Crotone;
Piano strategico per la promozione dei
turismi provinciali di Massa-Carrara.
Si tratterà, nello specifico, della
pianificazione strategica provinciale e, in
particolare, delle esperienze maturate dalle
Province di Treviso, Milano, Piacenza e
Lodi.
L’obiettivo comune di queste esperienze è
migliorare l’efficacia delle politiche
urbane dell’intera provincia, a fronte di
scenari di cambiamento sempre più veloci che
necessitano di continue rivalutazioni delle
strategie proposte.
Il piano strategico della Provincia di
Treviso
Le ragioni e gli obiettivi
La Provincia di Treviso, attualmente, appare
una società dall’incedere incerto,
consapevole della propria storia, orgogliosa
del proprio sviluppo, ma anche spaventata e,
in alcune sue componenti, fragile di fronte
alle sfide globali.
Una realtà che non è ripiegata su se stessa,
che non è in crisi, ma si dimostra
attendista nell’affrontare una nuova fase di
trasformazione.
Il fine che propone il piano strategico è di
rendere, entro il 2010, la Provincia di
Treviso più competitiva, cercando di
aggiornare e rafforzare il modello endogeno
di sviluppo, per renderlo in grado di
affrontare, in una posizione leaderistica,
le sfide poste dalla nuova economia globale,
dalle trasformazioni sociali e dalle
dinamiche della società post materialista.
L’approccio metodologico
I tratti distintivi del piano strategico
della Provincia di Treviso, si sintetizzano
in 4 punti qualificanti:
1. lo sviluppo delle forme di governance
estesa;
2. la plurireticolarità del sistema
di analisi e progettazione, con il
coinvolgimento multidimensionale del
territorio e dei suoi attori;
3. la coalizionalità, con la politica
dei patti per lo sviluppo, per avviare fin
da subito forme di partnership attiva;
4. l’efficacia dei progetti, con
l’individuazione di piani di finanziamento e
tempi di realizzazione.
Il piano strategico della Provincia di
Treviso è basato sul modello della Marca.
La Marca è un’area in cui si condensano, si
contrappongono e provano a trovare sintesi
tutte le ragioni dello sviluppo nell’epoca
della società dell’informazione e del dopo
lo sviluppo.
Esistono molti tipi di Marche: economica e
produttiva, sociale e culturale, senza
dimenticare quella delle povertà e delle
nuove povertà, delle donne, dei giovani,
degli anziani e degli immigrati.
In una parola, col modello proposto si
valuta la realtà provinciale non solo nei
suoi trend economici, ma anche in quella che
si definisce la Marca Vissuta.
La Marca Vissuta è sintesi di tante
città e comunità, di differenti distretti e
tessuti ambientali, di tante reti sociali e
comunitarie, della percezione del futuro e
del presente da parte dei cittadini e delle
categorie economiche.
Il riequilibrio del modello attuale,
attraverso un percorso di sviluppo
autosostenibile, si incarna in un processo
di maggiore dematerializzazione dei fattori
di progresso.
Dopo decenni delle famigerate tre C
(casa, camion e capannoni) dello sviluppo
trevisano, l’obiettivo è di incamminarsi su
quelle che, per rimanere nella metafora
delle lettere, sono identificate come le tre
S della trasformazione nella realtà
globale:
- sostenibilità, per un uso equo e
accorto delle risorse naturali e ambientali;
- saperi, per un riposizionamento
competitivo basato sull’innovazione, sulla
ricerca e sul capitale delle conoscenze;
- società, per una nuova politica di
coesione sociale, mirante a includere i
diversi settori sociali e a fare della Marca
una realtà interagente.
La sfida complessiva per la Marca si basa
sulla possibilità di ridefinire il modello
endogeno di sviluppo, per renderlo adeguato
alle sfide del mercato globale, della
società della conoscenza e della società
aperta.
Per questo la sfida per la Marca non è unica
ma si articola in più sfide per il futuro:
la sfida dell’etica d’impresa; della
riqualificazione dei centri storici; del
learning region e di un sistema di
informazione, formazione e innovazione e la
creazione di una management company; della
coesione sociale, che presuppone la lettura
delle dinamiche sociali, per affermare un
nuovo modello di benessere; della nuova
classe imprenditoriale; e ambientale.
Gli elementi fondamentali della struttura
organizzativa del piano strategico sono:
- il board: con il compito di
scegliere, sulla base delle proposte del
coordinamento tecnico-scientifico, come
intervenire sul modello della Marca,
definendo i progetti strategici su cui
lavorare insieme e su cui impegnarsi anche
sotto il profilo finanziario; garantendo,
attivando o promuovendo delle linee di
finanziamento e pronunciandosi sulla
composizione delle task di costruzione dei
progetti;
- il coordinamento tecnico scientifico:
è la struttura di garanzia tecnica, di
direzione del piano e di coordinamento dei
progetti, di azione e di planning. È il
braccio operativo e scientifico del board
che assicura coerenza e sviluppo del piano;
- i comitati scientifici: nazionale,
composto dai tre Rettori di Ca’ Foscari,
Padova e Iuav Venezia; e internazionale,
composto dai direttori dei piani strategici
di Barcellona, Valencia, Siviglia,
Francoforte, Lione, Glasgow, Stoccolma. Il
compito dei due comitati è di verificare la
qualità della struttura del piano e di
predisporre progettualità innovative per
arricchire la capacità del piano di
rispondere alle priorità della Marca;
- i gruppi di lavoro: una struttura
di dialogo tematico tra gli attori presenti
sul territorio, con il compito di
individuare, definire e sviluppare progetti
adeguati a rafforzare e realizzare gli
obiettivi previsti dagli assi;
- i tavoli tematici: con il compito
di sviluppare idee progettuali, innovare le
progettualità esistenti e favorire le
sinergie. I tavoli sono strutture tecniche
in cui si ritrovano gli specialisti del
settore tematico delle associazioni e delle
istituzioni che lavorano per il piano
strategico. Ogni tavolo si forma su un
singolo tema, ha vita autonoma e dura il
tempo necessario a individuare le ipotesi di
progetto su cui c’è accordo e a definire le
task di progetto per la realizzazione;
- le task di progetto: gruppi di
lavoro ad hoc, composti da
specialisti o tecnici degli attori che
partecipano al piano, mirati su singoli e
specifici progetti;
- l’ufficio del piano: strumento di
raccordo operativo tra tutti gli attori del
piano strategico (Figura 1).
Figura 1 - Lo schema metodologico
del piano strategico della Provincia
di Treviso |
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La vision e gli assi strategici – La Marca
2010: un nuovo modello di benessere e di
sviluppo
La vision che propone il piano strategico è
di fare della Marca una
provincia-comunità, incamminata su un
nuovo modello di benessere sociale, di
qualità della vita, di riqualificazione del
territorio e di sostegno allo sviluppo; una
provincia leader, che sa costruire un
nuovo ruolo all’interno del mercato globale
e nella competizione tra i territori; e una
provincia network territoriale, che
da costellazione diviene territorio
sinergico e coeso, capace di affrontare le
sfide delle competizione globale e
territoriale, puntando sulla propria volontà
di fare sistema.
Il nuovo modello della Marca si delinea
sulla base di alcuni principi guida,
che fanno da sfondo alle componenti del
modello e agli assi strategici:
multimodalità, sostenibilità, innovazione,
capability, connessione, coesione, qualità,
partecipazione, dinamicità, interazione,
trasformatività.
Il piano strategico è composto di alcuni
macro-obiettivi che ricalcano l’intesa
iniziale tra Provincia e Camera di
Commercio, chiamati componenti del
modello.
Ognuno di questi componenti è articolato in
due assi strategici, ovvero le
prospettive di fondo cui tendere grazie alla
pianificazione e alla progettazione di medio
e lungo periodo. Il complesso di questi assi
indica come dovrà essere la Marca nel 2010.
Ogni asse strategico è, a sua volta, diviso
in obiettivi strategici, che possono
essere di breve, medio e lungo periodo e
ognuno di esso individua le azioni
complessive di intervento per concretizzare
e rendere effettivi gli obiettivi strategici
individuati.
Tali azioni dovranno, poi, concretizzarsi in
una serie reale di progetti definiti
e realizzabili (Figura 2).
Figura 2 - La struttura del piano
strategico della Provincia di
Treviso |
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In particolare, le 3 componenti su cui è
fondato il nuovo modello di sviluppo sono un
uso equilibrato del territorio; un’economia
dell’innovazione, delle reti e della
conoscenza e una nuova stagione di coesione
sociale, benessere di vita e
socio-culturale.
Gli assi strategici individuati sono:
- Asse 1: potenziare il sistema
infrastrutturale e il trasporto pubblico per
migliorare la capacità competitiva;
Asse 2: realizzare un sistema di gestione
del territorio, equo, sostenibile e
innovativo;
- Asse 3: innovazione e riposizionamento
competitivo della Marca;
- Asse 4: sviluppare le politiche della
conoscenza come leva strategica;
- Asse 5: promuovere la Marca, come
provincia della cultura, del turismo e dello
sport;
- Asse 6: sostenere una nuova stagione di
benessere e di qualità dei servizi e del
lavoro, quale risorsa per lo sviluppo.
Il piano strategico della Provincia di
Milano
Le ragioni e gli obiettivi
Il processo per la costruzione del nuovo
piano strategico della Provincia di Milano
si apre con la definizione di un documento
strategico, il Progetto strategico per la
regione urbana milanese, che, entro i
primi mesi dell’anno 2007, porterà
all’approvazione del piano.
La Provincia di Milano ha intrapreso tale
percorso per promuovere lo sviluppo, la
competitività, la capacità di governo, la
coesione sociale e territoriale dell’area
metropolitana milanese, e il benessere
individuale e collettivo dei suoi abitanti.
Per perseguire in modo efficace le proprie
finalità, il progetto deve confrontarsi con
una dimensione che supera i confini della
Provincia di Milano, osservando i fenomeni e
le dinamiche di un’area densamente
urbanizzata, caratterizzata da intense
relazioni sociali ed economiche, che si
estende da Torino a Venezia, al cui centro
troviamo la regione urbana milanese.
Esso rappresenta anche un’occasione per
riflettere sul processo di riorganizzazione
che coinvolge la Provincia di Milano, in
relazione alla nascita della nuova Provincia
di Monza e Brianza. È, dunque,
un’opportunità per pensare al futuro delle
due nuove realtà amministrative e del
territorio della regione urbana nel suo
insieme (Figura 3).
Figura 3 - Struttura e densità delle
relazioni di governance nel Comune
di Milano e nella Provincia di
Milano a confronto. I due diagrammi
sono costruiti a partire da un
numero limitato (rispettivamente 11
per i comuni e 22 per il capoluogo)
di politiche e progetti campione |
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Fonte: Provincia di Milano,
Assessorato "Progetto speciale per
il Piano Strategico dell'area
metropolitana" (2006), La città di
città. Un progetto strategico per la
regione urbana milanese |
L’approccio metodologico
La prima fase operativa del progetto
strategico si è aperta nel marzo 2006 ed è
finalizzata:
- alla socializzazione della visione e
dell’impianto del progetto;
- al coinvolgimento diretto e attivo dei
comuni, degli attori economici e sociali,
dei rappresentanti della società civile e
delle popolazioni;
- allo sviluppo della visione,
dell’orientamento e delle idee progettuali.
Inoltre, tale fase verterà sull’attivazione
del Bando per la premiazione di idee
progettuali e buone pratiche; sulla
selezione e valorizzazione della
progettualità strategica
dell’amministrazione provinciale, condotta
dal gruppo di lavoro del Politecnico insieme
alla Giunta provinciale; sulla redazione di
un Atlante delle politiche e dei progetti,
nel quale confluiranno la progettualità
strategica dell’amministrazione provinciale
e i progetti partecipanti al bando;
sull’organizzazione di una Mostra da
tenersi presso la Triennale di Milano
nell’inverno 2006-2007; e, infine,
sull’attivazione di progetti pilota
che dovranno diventare nuovi cantieri
progettuali.
In particolare, il bando è finalizzato a
stimolare la progettualità innovativa e vi
possono partecipare le istituzioni
pubbliche, i soggetti di rappresentanza
degli interessi del lavoro e dell’impresa, i
singoli operatori economici, le autonomie
funzionali, gli attori del mondo della
ricerca e della formazione, associazioni e
organizzazioni, i soggetti del terzo settore
e i soggetti rappresentativi delle
popolazioni e delle comunità.
Inoltre, offre tre diversi tipi di
contributi:
1. un finanziamento a fondo perduto alle
cinque migliori idee progettuali;
2. un finanziamento alle cinque migliori
buone pratiche;
3. adeguata visibilità nell’ambito
dell’Atlante delle politiche e dei progetti
e della Mostra che si terrà nell’inverno
2006-2007.
La prima fase sarà sostenuta da diversi
strumenti di comunicazione: sito web,
giornale da distribuire in un gran numero di
copie, comunità di discussione in rete.
La seconda fase del progetto sarà avviata a
partire dall’inverno 2007 fino al mese di
giugno dello stesso anno e sarà orientata
nello sviluppo dei nuovi progetti
selezionati, attraverso studi di
fattibilità operativi e nella redazione
del documento di piano strategico.
La vision e gli assi strategici – La città
di città. Un progetto strategico per la
regione urbana milanese
La vision del progetto strategico prende le
mosse da un’ipotesi forte: in una grande e
complessa regione urbana, la competitività,
la capacità di governo, il benessere
individuale e collettivo, la coesione
sociale e la coesione territoriale sono
strettamente connesse alla dimensione dell’abitabilità.
Parlare di abitabilità significa focalizzare
l’attenzione su:
- la qualità della vita e dell’ambiente per
i cittadini residenti, per gli abitanti
temporanei, per le imprese e per gli
operatori economici che vi si recano
periodicamente;
- la crescente domanda di servizi realmente
accessibili;
- la domanda di ambienti di vita e di
lavoro, di infrastrutture e di insediamenti
più efficienti e sicuri;
- l’importanza della flessibilità degli
spazi fisici e istituzionali.
La vision del progetto strategico propone
due nuovi modi di guardare alla regione
urbana e al territorio provinciale: il primo
tende a riconoscere nell’area metropolitana
l’emergere di aggregazioni territoriali
intermedie che danno vita a nuove condizioni
di urbanità; esse possono essere
legittimamente interpretate come città
caratterizzate da confini fluidi, non
riconducibili a limiti amministrativi
definiti, che possono rappresentare un campo
privilegiato di nuove politiche
dell’abitabilità; il secondo tende a
riconoscere una pluralità di popolazioni (i
pendolari, gli studenti, gli immigrati, gli
appassionati di un certo tipo di sport,
ecc.) che, in virtù di specifiche pratiche,
fanno un uso allargato del territorio
metropolitano senza radicarsi specificamente
in un luogo, ma configurandosi come
produttori di domande di nuova urbanità.
Il progetto propone di focalizzare
l’attenzione attorno ad una serie di luoghi
centrali per una nuova politica
dell’abitabilità; essi devono essere oggetto
di innovazione nella progettazione fisica,
ma anche nella progettazione delle attività
e dei servizi, divenendo punti di scambio,
di incontro e di accoglienza per popolazioni
diverse.
A partire da queste premesse, il progetto
strategico riconosce tre + sette + una
città:
- il Vimercatese: un territorio di qualità
per la nuova economia della conoscenza;
- Monza e la Brianza collinare: la città
nodo del policentrismo brianzolo e un cuneo
verde;
- la Brianza occidentale: una città densa e
multipolare che deve imparare a produrre
anche ambiente e paesaggio;
- il Sud Ovest: la città delle acque e della
salute;
- il Magentino e l’Abbiatense: la città del
fiume;
- l’Alto Milanese: una piattaforma della
produzione, della logistica e della
conoscenza;
- il Nord Ovest: la città dell’innovazione
sostenibile;
- il Nord Milano: la città cerniera della
regione urbana;
- il Sud Est: un affaccio sulla pianura
irrigua per la regione milanese;
- l’Adda Martesana: infrastrutture
sostenibili e risorse strategiche per la
regione urbana;
- Milano: cuore della regione urbana e nodo
di una rete globale di città (Figure 4
e 5).
Figura 4 - Le tre + sette + una
città del progetto strategico per la
Provincia di Milano |
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Figura 5 - I comuni delle
tre+sette+una città del progetto
strategico per la Provincia di
Milano |
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Il piano strategico di Piacenza
Le ragioni e gli obiettivi
Il piano strategico per Piacenza scaturisce
da un lungo e articolato percorso, iniziato
nel 2000 e approdato alla firma solenne di
un documento, il Patto per Piacenza,
sottoscritto da tutti gli enti del
territorio con i progetti elaborati da una
vasta rappresentanza della realtà
istituzionale, economica, sociale e
culturale.
Inizialmente, il processo di definizione dei
contenuti del piano è nato per iniziativa di
alcuni comuni della provincia, insieme con
la Camera del Commercio.
Attualmente, invece, la sfida che si vuole
vincere è quella di provare a immaginare
l’intero territorio provinciale in una
prospettiva di medio-lungo periodo; ciò che
si vuole costruire è un quadro di
riferimento che indichi quale vocazione si
intende attribuire a questo territorio per i
prossimi 20 anni, in modo tale che il quadro
decisionale sia coerente con le strategie di
sviluppo intraprese.
L’approccio metodologico
Il piano strategico intende avviare un
processo di governance capace di
mettere insieme attori e politiche,
selezionare obiettivi di governo,
intraprendere processi concertati di
trasformazione territoriale e anche di
mobilitare investitori economici in un
quadro di competitività sovra locale, ma
soprattutto si vuole individuare una visione
condivisa del futuro della città, di lungo
periodo e di area vasta.
Il Patto per Piacenza ha avviato un percorso
che ha portato, nel maggio del 2005, alla
definizione della 1° Bozza del documento
base del piano strategico per Piacenza
da parte degli enti promotori e del
comitato strategico, organo preposto
alla definizione del piano.
Altre importanti tappe del processo
partecipativo sono stati: il Convegno
Vision 2020. Territorio, sviluppo locale e
pianificazione strategica, tenutosi
nell’ottobre del 2005; gli incontri con le
giunte, i consigli e i sindaci dei comuni
del territorio piacentino.
Durante questi incontri sono emersi i punti
di forza, di debolezza, le opportunità e le
minacce, rappresentati nell’analisi swot
per il territorio piacentino.
Da quest’analisi, per ciascuno degli scenari
di riferimento, sono stati esplicitati gli
obiettivi e le linee d’azione prioritarie
nell’ambito del piano indicate all’interno
della 2° Bozza del Documento base del
piano strategico per Piacenza.
Il percorso di definizione del piano ha
visto anche la formazione di gruppi di
lavoro su diverse tematiche individuate
durante le varie fasi di analisi, l’avvio di
forum pubblici e telematici,
l’attivazione di un bando per la
presentazione di progetti bandiera.
Nella fase attuale si è giunti alla
definizione della versione definitiva del
Documento di base – Piacenza 2020 (Figura
6).
Figura 6 - Il percorso del piano
strategico per Piacenza |
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La vision e gli assi strategici – Piacenza
2020
Le parole chiave sulle quali si basa il
piano strategico per Piacenza - Vision 2020
sono competitività e sostenibilità,
coniugabili intendendo la sostenibilità come
la capacità del sistema di mantenere e
migliorare la sua attuale posizione
competitiva.
La strategia di sviluppo del territorio
piacentino punta sull’integrazione delle tre
componenti della sostenibilità:
1. sostenibilità economica: generare
reddito e lavoro, in modo duraturo,
attraverso la promozione di un sistema
economico territoriale capace di garantire
sviluppo, uso razionale ed efficiente delle
risorse e riduzione dell’impiego di quelle
non rinnovabili. Le nuove sfide dello
sviluppo economico sono connesse alla
qualità dei prodotti, all’innovazione e
all’efficienza dei processi del sistema
industriale e alla capacità del tessuto
imprenditoriale di crescere e rigenerarsi
nel tempo;
2. sostenibilità ambientale:
mantenere nel tempo qualità e
riproducibilità delle risorse naturali e
integrità dell’ecosistema, per evitare che
l’insieme degli elementi da cui dipende la
vita sia modificato oltre le capacità
rigenerative o degradato fino a determinare
una riduzione della sua capacità produttiva;
3. sostenibilità sociale: garantire
condizioni di benessere umano e accesso alle
opportunità (salute, istruzione, sicurezza,
abitazioni, ma anche uso del tempo libero,
socialità) distribuite in modo equo tra
classi sociali, classi di età, generi,
territori e tra le comunità attuali e quelle
future.
L’integrazione delle tre componenti avviene
attraverso una mutua co-evoluzione, cioè
considerando ogni sfera della sostenibilità
come sistema capace di determinare
competitività, benessere e qualità della
vita.
Gli attori territoriali s’impegnano a
definire scelte strategiche e progetti
coerenti con la vision di Piacenza
immaginata come territorio della qualità
della vita, territorio dell’accoglienza,
territorio dell’apprendimento e territorio
dell’impresa (Figura 7).
Figura 7 - La vision 2020 del
territorio provinciale di Piacenza |
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La vision viene esplicitata attraversi i
seguenti assi strategici:
1. Qualità urbana e sostenibilità
territoriale;
2. Competitività territoriale;
3. Innovazione, conoscenza, tecnologia;
4. Inclusione sociale;
5. Creatività e cultura;
6. Nuovi approcci di gestione del
territorio;
7. Comunicare la città.
Lo sforzo innovativo che viene compiuto è di
associare alle priorità individuate
specifici indicatori che, una volta
condivisi, consentano di stabilire
oggettivamente gli obiettivi da raggiungere
e di valutare l’efficacia dei progetti del
piano in termini di competitività e
sostenibilità integrata del sistema.
Un ulteriore passaggio che dovrà essere
compiuto nel percorso è di selezionare i
progetti bandiera del piano strategico,
da intendersi con le seguenti
caratteristiche:
- respiro temporale di medio-lungo termine;
- coinvolgimento di più soggetti;
- intersettorialità/multidisciplinarità;
- coerenza con gli assi strategici
individuati nel documento di base;
- significativi impatti previsti sulla
competitività/sostenibilità del sistema
territoriale;
- possibilità di valutazione attraverso
indicatori;
- elevato grado di priorità/esemplarità.
Il risultato finale del piano, nell’ambito
del nuovo Comitato strategico, dovrà quindi
essere quello di selezionare progetti
bandiera estremamente significativi e
impattanti per il territorio provinciale
piacentino, definendone anche gli obiettivi
in termini di indicatori.
La restante progettualità (progetti ordinari
delle amministrazioni, iniziative di singole
categorie o associazioni, ecc.) potrà
comunque misurarsi con il quadro strategico
del piano, sia in termini di coerenza
rispetto agli obiettivi, attraverso appositi
indicatori, sia in un’ottica di integrazione
con i progetti bandiera del piano stesso.
Il piano strategico per lo sviluppo della
Provincia di Lodi
Le ragioni e gli obiettivi
L’iniziativa, fortemente voluta dalla
Provincia e dalla Camera di Commercio di
Lodi, trova ragione nell’esigenza, espressa
delle amministrazioni locali, di ridefinire
le strategie di sviluppo del territorio e
del sistema economico locale alla luce dei
cambiamenti della struttura economica
nazionale e internazionale.
C’è da dire che il processo di definizione
del piano strategico per lo sviluppo della
Provincia di Lodi è stato favorito dalla
presenza di solidi strumenti di
programmazione, quali il piano
territoriale di coordinamento provinciale,
e da una serie di accordi che hanno avuto
un’importante funzione di programmazione
territoriale, quali il patto territoriale
della Provincia di Lodi e il contratto per
lo sviluppo della Provincia di Lodi, e che
hanno fatto emergere la necessità di dotarsi
di un piano strategico nel quale indicare
gli indirizzi futuri per lo sviluppo di
tutta la provincia.
L’approccio metodologico
L’esperienza lodigiana del piano strategico
è caratterizzata da un percorso di
definizione delle politiche territoriali
fortemente compartecipato da tutti gli
attori locali, nell’ottica di costruzione di
una governance territoriale quale
precondizione fondamentale allo sviluppo del
sistema provinciale.
L’individuazione delle strategie di sviluppo
locale è avvenuta a seguito dell’analisi
delle caratteristiche socio-economiche
dell’area e del suo posizionamento
competitivo rispetto al contesto
territoriale e a seguito dell’elaborazione
di obiettivi e linee di sviluppo a partire
dai punti di forza e di debolezza del
territorio e dalla domanda di politiche
emersa dai principali stakeholders.
Durante la fase iniziale di elaborazione del
piano è stata definita la struttura
organizzativa composta dagli Enti
promotori, col compito di coordinare il
percorso di pianificazione strategica, dal
Comitato strategico, composto dagli
stakeholder locali a cui è assegnato
un ruolo chiave nell’elaborazione del piano
stesso, dalla segreteria
tecnico-organizzativa, con funzione di
supporto all’attività pianificatoria e
all’attuazione dell’iter procedurale, dallo
staff di comunicazione, preposto alla
gestione dei rapporti con l’obiettivo di
garantire visibilità esterna a tutte le
attività e dal supporto
tecnico-scientifico, rappresentato
dall’Università (Figura 8).
Figura 8 - La struttura
organizzativa del piano strategico
per lo sviluppo della Provincia di
Lodi |
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Nella fase iniziale è stata condotta
un’indagine di tutti gli aspetti che
caratterizzano il territorio lodigiano.
Sono stati, inoltre, organizzati specifici
focus group con soggetti poi chiamati
a far parte del Comitato strategico, al fine
di condividere i risultati dell’applicazione
del metodo dell’approccio strategico. Ne
fanno parte gli enti promotori, i sindacati,
le associazioni di categoria, i
rappresentanti delle banche locali, i
rappresentanti del mondo cooperativo e del
non profit e i rappresentanti delle
sessantuno amministrazioni comunali.
In base agli elementi emersi dagli incontri,
è stata elaborata l’analisi swot del
sistema lodigiano, per passare alla
formulazione di obiettivi strategici
declinati in linee di azione e in
progetti (Figura 9).
Figura 9 - Il percorso del piano
strategico per lo sviluppo della
Provincia di Lodi |
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La vision e gli assi strategici
La vision dello sviluppo lodigiano si
riconduce a due binomi-chiave: tradizione e
innovazione, patrimonio naturalistico e
sistema produttivo.
Per quanto riguarda la relazione tra
tradizione e innovazione, il
piano strategico punta a valorizzare la
storia sociale ed economica lodigiana di
fronte alle nuove sfide della competitività
internazionale, attraverso un cammino di
progettazione territoriale che punta diretto
alle nuovi fonti della competitività
economica, alla costruzione dell’economia
della conoscenza e della ricerca.
Per quanto riguarda la relazione tra
patrimonio naturalistico e sistema
produttivo, il territorio provinciale
lodigiano è caratterizzato da una forte
vocazione ecologico-ambientale, ma anche da
una struttura produttiva diffusa e
differenziata.
Per questo motivo, la vision dello sviluppo
lodigiano è orientata sia alla difesa del
patrimonio naturalistico sia al sostegno del
sistema produttivo locale (Figura 10).
Figura 10 - La vision dello sviluppo
del territorio provinciale di Lodi |
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Le strategie e le politiche sono il frutto
di un processo partecipativo di dialogo in
cui gli attori locali, partendo dalla
condivisione delle analisi swot
territoriali, hanno esplicitato le proprie
istanze, ciascuno secondo il proprio ambito,
arrivando all’individuazione di obiettivi
strategici comuni tradotti poi in linee di
azione specifiche.
Sono stati individuati, in questo modo,
quattro macro obiettivi strategici:
1. qualificazione e sviluppo delle
vocazioni locali: il Lodigiano è già
orientato verso un’importante scelta
strategica tramite la realizzazione del
parco scientifico tecnologico e del polo
universitario specializzato nelle
biotecnologie agroalimentari;
2. rafforzamento delle economie esterne:
il Lodigiano può contare su una dotazione
infrastrutturale complessivamente buona e in
miglioramento. Inoltre, il territorio si
caratterizza per un patrimonio ambientale di
pregio che rappresenta un importante
potenziale di sviluppo nell’ambito del
turismo naturalistico. Infine, la provincia
può vantare un buon livello in relazione
alle infrastrutture sociali, in particolare
istruzione e servizi di assistenza
all’infanzia, quelle culturali presentano
ampi spazi di miglioramento;
3. apertura del sistema locale:
l’obiettivo di apertura del sistema
lodigiano è da intendersi articolato in tre
direzioni fondamentali: promozione del
sistema territoriale nell’ottica
dell’attrazione di risorse umane e
imprenditoriali esterne; promozione
dell’internazionalizzazione del tessuto
imprenditoriale locale; promozione del
ricorso a finanziamenti e cofinanziamenti,
partnership e interscambio fra Provincia di
Lodi e partners Ue;
4. equità sociale e territoriali: il
sistema del welfare locale presenta margini
di miglioramento in relazione sia ai servizi
sociali collettivi sia ai servizi sanitari.
Alla luce degli elementi emersi, sono stati
individuati alcuni progetti prioritari
per la crescita del territorio lodigiano,
coerenti con le linee di sviluppo integrato
e sostenibile che il territorio ha espresso
attraverso il percorso di pianificazione
strategica.
I progetti sono stati analizzati attraverso
apposite schede che consentissero di
definire, in modo chiaro e confrontabile, i
progetti relativamente a:
- obiettivo strategico e linea di azione di
riferimento;
- motivazioni che hanno portato alla
proposta progettuale e obiettivi attesi nel
medio-lungo periodo;
- contenuto del progetto, specificando le
fasi e i tempi di realizzazione;
- soggetti coinvolti, con l’indicazione del
ruolo ricoperto, della responsabilità ed
eventuale apporto finanziario;
- soggetto referente;
- stima delle risorse necessarie
all’attuazione del progetto ed eventuali
fonti di finanziamento;
- grado di fattibilità e principali ostacoli
burocratici, finanziari, di consenso della
collettiva;
- rapporto con altri progetti;
- meccanismi di monitoraggio e valutazione.
Le informazioni raccolte hanno consentito di
confrontare i progetti presentati, tra cui
sono stati selezionati quelli prioritari.
L’elaborazione del piano strategico è giunto
all’approvazione del Documento di base
del piano strategico per lo sviluppo della
Provincia di Lodi che rappresenta
certamente un importante risultato, ma non
un punto di arrivo conclusivo.
Nelle prossime fasi del processo sono
previsti l’organizzazione di un Sistema
di valutazione e monitoraggio e la
costituzione di un Nucleo di valutazione
e monitoraggio del piano strategico.
Conclusioni
L’esperienza italiana è matura abbastanza,
soprattutto in termini di pianificazione
strategica delle città come strumento per
ottimizzare le condizioni di sviluppo della
competitività e della coesione locale.
Meno numerose sono le esperienze di
pianificazione strategica provinciale,
situazione legata spesso al problema
dell’individuazione di forme di
coordinamento di area vasta, quale è la
dimensione provinciale.
Si è visto che esistono modalità e
metodologie diverse di approccio strategico
al tema in esame, anche se sempre
caratterizzate da forme di partecipazione e
condivisione dei propositi e dei risultati.
Per quanto riguarda i contenuti, tutte le
esperienze di pianificazione strategica
provinciale analizzate affrontano i temi
della sostenibilità, dell’innovazione, della
coesione sociale e dell’occupazione, che
sono i presupposti indicati dalla politica
nazionale e comunitaria (Tabella 1).
In generale, i fattori che determinano il
successo di un piano strategico sono: la
specificità delle competenze in campo, il
grado di coinvolgimento delle forze
politiche locali, la partecipazione del
tessuto imprenditoriale e il coordinamento
di tutti gli attori coinvolti.
Gli elementi di criticità maggiormente
riscontrati sono: la difficoltà del
reperimento delle risorse necessarie, la
difficoltà nella misurazione e nel
monitoraggio dei risultati conseguiti, la
partecipazione attiva della comunità locale
e la gestione operativa dei progetti.
Emerge lo scenario di un’Italia squilibrata,
caratterizzata da una netta concentrazione,
nell’area centro-nord, di città che si sono
dotate di piani strategici, le cui
dimensioni sono per lo più medio-grandi,
anche se solo alcune di esse sono comuni
capoluogo di regione e, per il momento, solo
i casi presentati riguardano l’intero
territorio provinciale.
Note
1
Conclusioni della Presidenza, par. 5, marzo
2000.
2
Conclusioni della Presidenza, par. 11, marzo
2004.
3
Carmagni R., Pianificazione Strategica
per le città: riflessioni dalle pratiche.
4
Tanese A., Documento di impostazione del
Laboratorio del Programma Cantieri per il
cambiamento nelle amministrazioni pubbliche
sul tema “La pianificazione strategica dei
territori”.
5
Recs, Rete delle città strategiche:
www.recs.it.
Bibliografia
Borelli G. (a cura) (2005), La politica
economica delle città europee. Esperienze di
pianificazione strategica, FrancoAngeli,
Milano.
Carmagni R. (2003), Pianificazione
Strategica per le città: riflessioni dalle
pratiche, FrancoAngeli, Milano.
Ciciotti E., Rizzi P. (2005), Politiche
per lo sviluppo del territorio, Carocci,
Roma.
Dallara A., Rizzi P. (2004), Il
posizionamento competitivo di Lodi: un
decennio verso l’identità territoriale,
in Camera di Commercio di Lodi (2004)
“Rapporto Economia Lodigiana”.
Laboratorio di Economia Locale (2006),
Piano strategico per lo Sviluppo della
Provincia di Lodi (documento base).
Provincia di Milano, Assessorato Progetto
speciale per il Piano Strategico dell’area
metropolitana (2005), Verso un progetto
strategico: obiettivi, metodo e programma di
lavoro.
Provincia di Milano, Assessorato Progetto
speciale per il Piano Strategico dell’area
metropolitana (2006), La città di città.
Un progetto strategico per la regione urbana
milanese.
Tanese A. (2005), Documento di
impostazione del Laboratorio del Programma
Cantieri per il cambiamento nelle
amministrazioni pubbliche sul tema “La
pianificazione strategica dei territori”.
Sitografia
http://pianostrategico.provincia.treviso.it
http://www.cittadicitta.it
http://www.pianostrategico.pc.it
http://www.provincia.lodi.it
www.recs.it |