Il Centro regionale di competenza
trasporti (Test) è stato istituito dalla
Regione Campania nell’ambito dello sviluppo
di una rete regionale di centri di ricerca
orientati al trasferimento di nuove
tecnologie a favore dei sistemi locali di
sviluppo. Al Centro, articolato in sette Wp,
afferiscono le Università “Federico II”,
“del Sannio”, di Salerno, “Parthenope”,
l’Istituto Universitario Orientale, il Cnr e
il Parco scientifico e tecnologico.
Il Wp 6, strutturato al suo interno in tre
macro-attività, ha tra i propri obiettivi la
valutazione delle ricadute di innovazione
del sistema di trasporto su quello economico
e territoriale e centra l’attenzione sulle
interrelazioni trasporti-territorio: la loro
analisi viene normalmente affrontata, tanto
nelle fasi di progetto (scelta delle
localizzazioni per funzioni di tipo
residenziale, produttivo, commerciale,
ecc.), quanto in quelle di pianificazione
territoriale e trasportistica, per la
verifica di ipotesi e la costruzione di
scenari. Essa in genere è eseguita mediante
l’adozione di metodologie, spesso di tipo
modellistico, quasi sempre create ad hoc
e quindi relativamente costose e
impegnative.
Compito della macro-attività Wp 6.21
è stato quello di sviluppare una metodologia
utile tanto nel momento di progetto che in
quello di verifica o, ancora, per una prima
stima di indicatori nel campo della
pianificazione di massima a larga scala o
per gli studi di fattibilità.
Il lavoro è stato incentrato sulla
definizione degli indicatori e sulla
costruzione di una banca dati di supporto
alla loro computazione.
È il caso di premettere che l’approccio
tradizionale ai problemi della mobilità sul
territorio è condizionato dal dualismo tra
chi guarda allo studio degli spostamenti e
chi si occupa della distribuzione delle
attività che generano tali spostamenti.
L’ingegneria dei trasporti analizza la
domanda con metodi e tecniche sempre più
raffinate, elaborando complessi modelli
previsionali per quantificare la domanda di
mobilità attuale e futura, ove questa è
costituita dalla quantità e qualità degli
spostamenti di uomini e merci sul
territorio, con diversi mezzi di trasporto e
sui diversi canali. La domanda è intesa come
richiesta da parte dei cittadini di
spostarsi da un punto ad un altro e
l’analisi si sviluppa attraverso le matrici
origine-destinazione, che registrano gli
spostamenti, eventualmente specializzate
secondo il modo, il motivo, l’intervallo
orario o altre caratteristiche. Alla
domanda, presente e futura, si risponde con
l’offerta del sistema di trasporti, intesa
come l’insieme delle prestazioni dei diversi
modi e delle loro distribuzioni tra gli
stessi.
Gli spostamenti sono generati dalla
distribuzione e dalla intensità delle
attività umane, frenati dal costo dello
spostamento e dipendenti direttamente dalle
funzioni urbane e territoriali. Questo
significa tener conto che le trasformazioni
territoriali e la ri-funzionalizzazione
delle attività urbane condizionano la
domanda e costituiscono un campo sul quale
intervenire per perseguire un equilibrio tra
domanda e offerta di trasporto. È
fondamentale, quindi, volendo valutare la
domanda, tener conto della trasformabilità
delle aree e della loro attrattività.
Ciò porta a dire che l’equilibrio tra
domanda e offerta di mobilità può essere
raggiunto agendo in modo integrato con
ambedue gli approcci.
Tra gli obiettivi del Wp 6.2, vi era quello
di utilizzare competenze multidisciplinari
per giungere a risultati tradizionalmente
interdisciplinari oltre che
multidisciplinari anch’essi.
A tutt’oggi, la pianificazione del
territorio e dei trasporti vengono trattati
separatamente, ciascuno utilizzando
esperienze e risultati dell’altro campo, ma
solo come input o vincoli, non
come elementi coi quali colloquiare. In
questo caso ci si è proposti di mettere a
punto strumenti utili e utilizzabili ad ogni
livello e per ambedue le tipologie di
pianificazione.
Indicatori
Partendo dall’osservazione di come le
componenti del sistema territoriale
interagiscono in modo vario e complesso tra
loro e di come per poter trasformare il
territorio e costruire nuove localizzazioni
occorra prendere in considerazione i vincoli
esistenti e le indicazioni circa le
destinazioni d’uso, si è portata
l’attenzione su tre indicatori ritenuti
fondamentali: trasformabilità,
attrattività e accessibilità.
Essi sono stati individuati a seguito di un
lungo confronto all’interno del gruppo di
lavoro e possono essere considerati dei veri
e propri cruscotti per il
monitoraggio delle trasformazioni
territoriali.
Ritenendo la domanda di trasporto effetto
congiunto dell’assetto territoriale e del
sistema di trasporto, si è approfondito il
rapporto assetto del territorio/sistemi
di trasporto studiando come riuscire a:
- valutare l’interazione
accessibilità/attività;
- considerare le attrattività e i
livelli di utilizzabilità e di
trasformabilità del territorio.
Si è cercato di individuare un percorso che
consentisse di rispondere alla domanda,
sempre più attuale, di strumenti utili a
evidenziare, anche in termini quantitativi,
la strettissima interrelazione tra trasporti
e territorio, al fine di procedere ad una
corretta pianificazione.
La difficoltà di tenere in conto tale
interrelazione nasce dal fatto che mentre la
pianificazione territoriale ha come
risultato l’individuazione di trasformazioni
fisiche del territorio (edificazioni,
trasformazioni della destinazione d’uso,
vincoli, ecc.), nella pianificazione dei
trasporti non si può considerare il semplice
progetto di una infrastruttura, ma anche le
modalità con le quali la stessa verrà
utilizzata, tanto dai gestori del sistema
quanto dagli utenti.
In pratica è come se esistessero tre diversi
livelli, ognuno strettamente dipendente
dagli altri, cui il pianificatore deve fare
riferimento:
- il primo relativo alla facilità con la
quale è possibile intervenire sul
territorio. Questa può essere maggiore o
minore, in rapporto a difficoltà tanto
economiche quanto ingegneristiche o ancora
legali-amministrative: essa è conseguenza
delle caratteristiche fisiche del
territorio, della presenza di manufatti,
della destinazione d’uso del suolo, della
normativa vigente;
- il secondo relativo alla maggiore o minore
difficoltà con la quale è possibile accedere
a localizzazioni di funzioni utili nel
territorio. Se è evidente che tale
caratteristica deriva dagli elementi fisici
(funzioni esistenti, infrastrutture di
trasporto), è anche vero che nell’analisi
delle caratteristiche della mobilità in
un’area non basta l’esame delle
infrastrutture di trasporto, ma è necessario
l’esame del sistema dei trasporti e
cioè anche dei veicoli e della modalità
d’uso di questi e delle infrastrutture;
- il terzo passa da una misura potenziale,
facilità di raggiungere determinate
destinazioni, perché sedi di certe attività,
alla misura del reale gradimento della
collettività per tale scelta. Agli elementi
precedentemente individuati bisogna
aggiungere, quindi, il comportamento dei
soggetti in presenza di una scelta.
Trasformabilità
Ogni piano contiene un insieme di previsioni
in uno o più settori che si esplicitano
attraverso azioni più o meno definite e
localizzate. Ciò significa che, qualunque
sia la tipologia di piano e la sua filosofia
di approccio (strategico, operativo,
normativo, vincolistico, ecc.), esso prevede
un insieme di trasformazioni che si attuano
mediante azioni, con conseguenti interventi
che incidono sul territorio con
modificazioni più o meno profonde.
Il piano, però, agisce su un territorio
disomogeneo, le cui caratteristiche sono
molto diversificate, anche per ambiti
prossimi tra di loro, per cui, ad una scala
ampia, la valutazione dei valori in gioco si
può ottenere suddividendo il territorio in
ambiti classificabili in categorie diverse,
ma sistematizzabili.
Quello della trasformabilità
rappresenta uno dei principali concetti
(insieme alla capacità di carico) attraverso
i quali passa una più stretta connessione
tra pianificazione e valutazione. La sua
utilizzazione è prevista da molte delle più
recenti leggi urbanistiche regionali in
quanto consente di guardare al territorio
non più come bene infinito a uso
indiscriminato, ma finito, da salvaguardare
e valorizzare.
La determinazione del livello di
trasformabilità può essere individuata
attraverso i seguenti passaggi:
1. suddivisione del territorio in ambiti;
2. individuazione di indicatori di base e di
indici composti relativi ai diversi ambiti;
3. determinazione dell’indice di
trasformabilità di singoli ambiti
territoriali.
Il primo ha lo scopo di individuare,
all’interno di un territorio, specifiche
partizioni: partizione primaria, di
livello comunale; partizione secondaria,
sulla base di categorie generali,
caratterizzate da destinazioni d’uso
definite, anche se non esclusive. Data
l’estensione territoriale che di norma
caratterizza i piani di regolamentazione del
territorio, si è ritenuto necessario
concentrare la complessità funzionale di un
territorio in un numero limitato di
partizioni (a ciascuna è associata una
stringa di parametri, per ognuno dei quali è
riportato un giudizio relativo alla
variazione della trasformabilità).
Con il secondo si evidenziano gli indicatori
di base, necessari per calcolare la
trasformabilità degli ambiti territoriali.
Si è fatto riferimento, in particolare, a
nove categorie di elementi, ciascuna delle
quali incide in modo specifico sulla
trasformabilità. Tali categorie sono state
utilizzate per la costruzione di tre indici,
ciascuno formato da una combinazione degli
elementi di base, ossia:
1. indice di antropizzazione (Ia), ha
lo scopo di definire il grado di
trasformazione attuale dell’ambito, in
considerazione degli usi primari che sono
presenti su di esso;
2. indice di dotazione (Id), ha lo
scopo di definire il livello di servizio
dell’ambito, ossia la presenza di attività
che possono configurarsi come attrattori di
nuovi flussi di domanda;
3. indice di salvaguardia (Is), ha lo
scopo di evidenziare la presenza di ambiti
aventi particolari caratteristiche di
sensibilità e, quindi, sottoposte a
specifici vincoli o limitazioni di uso.
Con il terzo passaggio si misura la
trasformabilità di ogni singolo ambito
considerandola come combinazione dei tre
indici, ciascuno dei quali, a sua volta, è
funzione degli indicatori di base. Ne deriva
che la trasformabilità è una funzione nella
quale rientrano sostanzialmente elementi
relativi al costo di trasformazione e alla
presenza di vincoli comunque gravanti sul
territorio.
Attrattività
Il concetto di attrattività rimanda alla
definizione dei fattori materiali o
immateriali che contribuiscono alla
creazione del valore aggiunto di un
territorio o di un’area in riferimento ad un
sistema di preferenze, obiettivi e
aspettative espresse dai possibili utenti
dell’area stessa.
Il valore di un’area può essere definito in
relazione al suo valore d’uso diretto
(benefici per gli utenti interni all’area),
indiretto o di opzione (beneficio per gli
utenti che sono in aree limitrofe) e
intrinseco.
Il carattere di complessità che caratterizza
i sistemi territoriali induce a considerare
un sistema di valori di attrattività che sia
in grado di rispecchiare la realtà in esame
secondo una logica multidimensionale e
integrata, nella quale diverse variabili
contribuiscono a definire le caratteristiche
e peculiarità di un territorio.
Le variabili in gioco rispecchiano i
molteplici sottosistemi che compongono il
sistema territorio, i quali possono
essere raggruppati in tre grandi categorie:
sottosistema ambientale, economico e
sociale.
In tale prospettiva nasce la necessità di
poter costruire un indicatore di
attrattività che consideri in modo integrato
le diverse variabili in gioco.
Nell’ambito del progetto, partendo da una
lista indicativa di 9 categorie di
elementi specifici, si è costruito un
sistema di indicatori, secondo una logica
gerarchica, che potesse includere le
molteplici dimensioni inerenti il problema
in analisi e che fosse capace di integrare
le problematiche connesse allo sviluppo del
territorio e alla pianificazione dei
trasporti.
In particolare sono stati individuati 9
macrocriteri di analisi, scomposti in una
serie di sottocriteri, indicatori e indici.
Partendo da tali macrocategorie si è
costruito un albero gerarchico di
indicatori al fine di descrivere e di
integrare, per quanto possibile, le
molteplici dimensioni che concorrono alla
strutturazione del problema. L’albero
individuato è costituito da una serie di
livelli, ciascuno legato al precedente
secondo un sistema di pesi. Quindi, la
funzione attrattività è intesa come somma
pesata delle variabili considerate. Il
problema dell’individuazione del sistema di
pesi, che rappresenta il valore associato a
ciascun indicatore dagli utenti potenziali,
è stato affrontato seguendo un duplice
approccio.
Il primo fa riferimento all’implementazione
di un’analisi di tipo statistico (ad
esempio, un’analisi di regressione) su un
numero significativo di dati secondo cui
possono essere calcolati i valori an della
funzione proposta. In particolare l’analisi
è stata condotta impiegando una metodologia
di tipo multivariato: l’analisi in
componenti principali (Acp). Essa ha
quale obiettivo l’estrazione e la
rappresentazione dell’informazione
strutturale contenuta nei dati attraverso la
identificazione di una o più variabili
latenti, sintesi del fenomeno generale. Nel
nostro caso, le diverse caratteristiche
misurate sui comuni rappresentano
nell’insieme il patrimonio di conoscenza
relativo al fenomeno latente attrattività
dell’area. L’Acp è stata, quindi,
utilizzata per identificare l’attrattività
(misurabile sul primo asse fattoriale, che
spiega circa il 90% dell’informazione
globale) e al contempo per assegnare ad ogni
caratteristica originaria un peso (ad
esempio, peso per dotazione di aeroporti,
stazioni, ecc.). Ogni peso rappresenta,
quindi, l’importanza della singola
variabile/caratteristica nello spiegare il
grado di attrattività dei comuni
considerati.
Il secondo, invece, fa riferimento ad un
modello valutativo per il calcolo dei pesi
di tipo multicriterio. Lo scopo è quello di
pesare l’incidenza in termini di
attrattività di ogni componente del sistema
territoriale. È stato definito pertanto un
raggio di attrattività per ogni
variabile presa in considerazione
nell’albero gerarchico, sulla base di
quattro criteri fondamentali: unicità,
qualità, accessibilità e
consistenza.
Tale indicatore di attrattività misura
pertanto la capacità di un’area – in
funzione delle sue dotazioni di funzioni,
servizi e quanto altro – di attrarre
investimenti, iniziative sociali,
economiche, flussi di spostamenti per ogni
motivo. Si noti bene che si tratta di una
capacità potenziale e totale, che va poi
specificata o caratterizzata per ogni
particolare contesto.
Per quel che riguarda il nostro specifico, e
cioè i rapporti territorio-trasporti,
interessa in particolare poter valutare la
capacità di un’area di attrarre spostamenti,
ovvero di una caratteristica potenziale per
la misura di una caratteristica realmente
espressa.
Accessibilità
Uno degli indicatori fondamentali, dal punto
di vista del trasporto, è quello dell’accessibilità.
Accessibilità intesa sia nell’accezione
passiva (facilità o meno di raggiungere
una certa zona dalle altre), che attiva
(raggiungibilità da una zona di tutte le
altre). Senza dubbio l’accessibilità
condiziona la localizzazione delle attività
economiche e delle famiglie sul territorio e
usualmente viene considerata un indicatore
sintetico del livello di organizzazione del
territorio.
In generale gli indicatori presi in
considerazione sono relativi
all’accessibilità e allo sviluppo, ove
quello di accessibilità consente di
stabilire il grado di connessione di un’area
rispetto all’ambiente circostante2
– esso lega il sistema di attività con
quello di trasporto e viene considerato un
indicatore sintetico del livello di
organizzazione del territorio – e quello di
sviluppo è espressione di: aspetti
demografici (indice di autonomia della
popolazione); mercato del lavoro (tasso di
attività e di occupazione); aspetti
economici (indice di diffusione delle
attività); benessere sociale (indice di
alfabetismo e di soddisfazione delle
esigenze abitative).
L’accessibilità ai diversi luoghi urbani e
alle varie attività pubbliche e private
rappresenta uno dei maggiori elementi per lo
sviluppo e il benessere di una regione.
Figura 1 - Componenti degli
indicatori nel sistema
trasporti-territorio |
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Considerazioni
Avendo il compito di sviluppare modelli di
correlazione tra i parametri del sistema di
trasporto e quelli territoriali, per
supportare tra l’altro gli enti regionali,
preposti alla programmazione dei trasporti,
con riferimenti oggettivi nella
decisione degli investimenti e per lo
sviluppo del settore, si è partiti
dall’analisi dei modelli
trasporti-territorio, esistenti e
implementati, e passati poi
all’individuazione delle relative criticità.
In tal senso, da un lato è emerso che la
verifica delle metodiche di impatto rende
necessarie continue operazioni di
feedback, dall’altro, che l’interesse
verso l’utilizzo di tali modelli è quasi
sempre circoscritto alle pubbliche
amministrazioni e a quanto gravita intorno
ad esse. Questo con non poche ricadute sulla
potenziale domanda dei prodotti che
potrebbero essere offerti dal Centro.
Alla luce di queste e di altre
considerazioni, si è ritenuto opportuno
operare un ribaltamento della logica
ipotizzata e lavorare su di un modello di
trasporto che permettesse di integrare
alcuni elementi territoriali in rapporto ai
quali valutare le ricadute degli interventi.
In particolare si è approfondito il rapporto
assetto del territorio/sistemi di
trasporto per cercare di valutare
l’interazione accessibilità attiva in
relazione alle attrattività e ai
livelli di utilizzabilità e di
trasformabilità del territorio. Si è
portata cioè l’attenzione sul grado di
trasformabilità per una migliore
valutazione del grado di attrattività
delle aree, in relazione alle
caratteristiche fisiche e alle attività
presenti, anche al fine di mettere in grado
le amministrazioni competenti di intervenire
adeguatamente sull’accessibilità.
Ogni indicatore è stato articolato in
categorie di parametri, per meglio giungere
a costruire indicatori sintetici da
introdurre nel modello di trasporto.
Sulla base di quanto emerso dallo studio
delle categorie di parametri, per i tre
indicatori, è stato costruito un database
per un più agevole trattamento dei dati ad
essi relativi, oltre che per poter pervenire
alla definizione degli indicatori sintetici,
per una migliore loro ponderazione.
Alla costruzione del database
contenente gli attributi di ogni indicatore,
ha fatto seguito uno studio degli stessi ed
una loro selezione in rapporto a:
- reperibilità dei dati;
- correlazione statistica;
- unità minima di intervento scelta
(comune);
- valutazione di significatività;
- analisi degli attributi e individuazione,
per ciascuno di essi, del sub-modello
trasporto di appartenenza;
- ri-costruzione del database degli
indicatori (attributi).
È solo successivamente che si è proceduto
all’implementazione su di un’area test di
quanto elaborato, precisamente quella del
Nolano, così come individuata nel relativo
sistema territoriale di sviluppo definito
nelle linee guida della Regione
Campania.
Si vuole qui sottolineare che un momento
particolarmente importante è stato quello
del confronto su base statistica. Dovendosi
confrontare, infatti, con le banche dati
disponibili, lo sforzo è stato teso a
verificare la loro disponibilità. Si è
trattato anche, in un certo senso, di dover
progettare una banca dati che, archiviando i
dati territoriali, socio-economici e
trasportistici, bruti o elaborati che
fossero, permettesse la rapida gestione dei
modelli secondo scenari e scale alternative.
Tale punto è meno banale di quanto possa
sembrare: infatti negli studi di dimensioni
sovra-comunali fino ad oggi realizzati in
Italia è prassi comune utilizzare una
zonizzazione a livello comunale con la sola
sporadica eccezione di comuni capoluogo o di
dimensioni significativamente maggiori degli
altri, suddivisi in sub-zone. Tale prassi,
però, non è condivisibile per i nostri scopi
che richiedono invece livelli più elevati di
definizione.
Tra gli obiettivi che si sono andati
specificando nel corso del lavoro, e in un
certo senso rafforzando, vi sono, inoltre,
la definizione di una visione organica e
integrata delle variabili in gioco, al fine
di massimizzare/ottimizzare lo sviluppo; la
messa a punto di prodotti di più largo
interesse; l’adozione di un modello che
permetta equilibrati rapporti nell’uso delle
risorse territoriali.
A valle di quanto considerato, l’attenzione
è andata allo studio e all’analisi dei tre
indicatori ritenuti fondamentali. Essi sono
stati considerati tanto per un esame
preliminare e di massima per
l’individuazione di un’area oggetto di un
qualsivoglia intervento, tanto per
l’elaborazione di carte tematiche
indirizzate allo stesso scopo e per una
verifica di proposte di intervento.
Una prima riflessione ha portato a osservare
come in ogni contesto ambientale esiste un
rapporto tra trasformazioni del territorio e
sistema dei trasporti. È evidente che tali
trasformazioni sono possibili soltanto dove
il territorio esistente è effettivamente
trasformabile e sono limitate dalla misura
di tale trasformabilità; la sua computazione
è basilare per la pianificazione che dovrà
individuare, in relazione alle diverse aree,
alle azioni, agli interventi e al livello di
utilizzabilità del suolo, il tipo e
l’intensità di trasformazione.
Il concetto più immediato di trasformabilità
dell’ambiente è legato alla trasformazione
fisica del territorio ed è possibile
costruire una scala di valori che fornisca
la misura dei diversi ambiti di rilevamento.
L’impatto su un sistema di trasporto può
aversi anche per trasformazioni fisicamente
modeste, e quindi percepibili meno
immediatamente: pensiamo ad esempio alle
tante operazioni di riqualificazione che
comportano trasformazioni di funzioni senza
necessità di nuova edificazione.
Un cambiamento di funzioni, o una variazione
dell’intensità d’uso di una stessa funzione,
comporta sempre una necessità di
trasformazione fisica e la misura della
trasformabilità per i vari ambiti di
rilevamento è certamente complessa, anche
perché legata a fattori di natura
socio-economica. Inoltre, per tutti i
fattori, vanno introdotti dei pesi da
attribuire per la definizione della
trasformabilità dell’ambito di studio.
Analoghe considerazioni sono emerse per gli
altri indicatori. Ad esempio, per l’attrattività,
intesa come capacità territoriale di
attivare flussi in rapporto a singole
funzioni, si deve ritenere necessario
guardare anche al bacino di utenza e alle
sue caratteristiche, nonché agli obiettivi
che si vogliono traguardare. Va, inoltre,
considerato il sistema di relazioni generato
tra le diverse componenti territoriali,
soprattutto a fronte di trasformazioni
prospettate in scenari futuri.
L’analisi delle relazioni mette in luce
come, dove e quanto la
trasformazione di una singola componente
impatta (positivamente, negativamente o in
maniera neutrale) sul sistema territoriale
nel suo complesso, incidendo quindi sull’attrattività
del territorio preso in considerazione. L’attrattività
in tal senso contribuisce a creare valore
aggiunto.
Note
1
Il Wp 6.2 è da me coordinato e vi lavorano
G. Galante, P. Ferone, F. Pagliara, G.
Mazzeo, A. Cataldo, F. Torrieri, M. T.
Borzacchiello e L. Interlandi.
2
Tale indicatore è composto da due funzioni:
una che rappresenta le funzioni da
raggiungere e l’altra l’impedenza in termini
di tempo, distanza e costo di trasporto. |