Numero 12/13 - 2006

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colori archiviati. Una ricerca per il centro storico di Trieste


Federica Ribera


 

I piani del colore sono degli innovativi strumenti di regolamentazione edilizia che hanno attivamente caratterizzato gli ultimi due decenni di intervento rivolti al recupero e alla riqualificazione dei centri urbani delle principali città italiane. Federica Ribera presenta l'esperienza condotta nella città di Trieste, concretizzatasi nella elaborazione di apposite linee guida per la manutenzione delle facciate storiche

 

 

Nel febbraio del 2004 il Comune di Trieste ha adottato il Piano del colore - linee guida per la manutenzione delle facciate del Centro Storico, come variante al vigente piano regolatore generale comunale (Prg)1. Si tratta di uno strumento volto al recupero dei valori storici, culturali e ambientali della scena urbana attraverso la definizione di linee di indirizzo alle quali si possa far riferimento nei progetti di manutenzione dei fronti storici e che, senza compromettere la libertà interpretativa dei progettisti, garantiscano la salvaguardia della qualità ambientale e la congruità degli interventi.

Lo studio che ha portato all’elaborazione delle linee guida per Trieste ha preso l’avvio dall’accoglimento dell’istanza storica della conservazione della materia costitutiva delle superfici intonacate e, quindi, del colore, ed ha mirato a definire un indirizzo metodologico in grado di garantire coerenza tra tutte le fasi della progettazione sulle facciate storiche. Nella consapevolezza che ogni intervento sulle antiche fabbriche vada trattato alla stregua di un vero e proprio restauro, il piano è improntato alla formulazione di criteri-guida in grado di fornire gli strumenti per acquisire la necessaria base di conoscenza, preliminare ad ogni tipo di intervento sul costruito storico, e orientare le scelte progettuali verso soluzioni compatibili con la storia della costruzione degli edifici e con i suoi caratteri tipo-morfologici. Le indicazioni operative sono state quindi formulate con cautela, partendo sempre da analisi puntuali dello stato attuale e indagando sulle sequenze delle caratterizzazioni cromatiche che hanno successivamente assunto l’edificio e il suo contesto ambientale nel tempo.

L’approccio conoscitivo, mirato al riconoscimento delle valenze storiche, artistiche e ambientali della città e al recupero delle tecnologie costruttive di volta in volta impiegate nel tempo, ha condotto, da un lato, all’esame delle fonti storiche e d’archivio e, dall’altro, all’analisi storico-critica delle parti di città che ancora conservano tracce materiali e caratteri autentici. Dalla ricerca storica sui reperti fotografici, iconografici, documentali e sui manufatti esistenti si è rintracciato il percorso formativo del decoro urbano e le caratterizzazioni cromatiche e formali che si sono espresse nel tempo anche attraverso la qualità della calce, delle terre coloranti e delle pietre locali, per trarne indicazioni in grado di orientare i comportamenti futuri.

La redazione del Piano del colore di Trieste è stata, quindi, anche una positiva occasione per avviare una approfondita indagine nei doviziosi Archivi della Città e, come quasi sempre avviene quando ci si immerge in questo genere di tangibili tracce del passato, il rinvenimento di numerosi documenti attinenti al colore, ai materiali e alle tecniche impiegati nella realizzazione delle facciate storiche triestine ha assunto le connotazioni di una vera e propria scoperta culturale.

Gli archivi triestini sono caratterizzati da una certa eterogeneità, essendo intimamente connessi, nelle loro vicende, agli organi amministrativi (statali, magistratuali, municipali) che si sono succeduti nel governo della città.

L’opera di indagine archivistica ha reso possibile l’individuazione di numerosi documenti scritti e figurati riferiti ad un arco cronologico compreso tra il XVII e il XX secolo che testimoniano il carattere dinamico e articolato dell’attività edilizia sia pubblica che privata e che hanno consentito anche di ricostruire le modifiche apportate nel tempo al patrimonio edilizio per adeguarlo alle nuove esigenze funzionali e di gusto. Da essi si evince l’esercizio di un attento e costante controllo pubblico delle trasformazioni urbane da parte delle varie autorità amministrative che si configurava nel tempo attraverso l’adozione di specifiche procedure per il rilascio dei titoli autorizzativi in materia edilizia. Molti documenti denotano la particolare attenzione posta alla scelta delle tinte per i fronti degli edifici, attraverso la predisposizione di bozzetti di progetto colorati o la compilazione di modulistiche appositamente approntate.

Di particolare interesse ai fini della nostra ricerca si è rivelato il materiale rinvenuto presso alcuni dei principali archivi cittadini i cui contenuti, legati alle modalità di presentazione degli atti e, soprattutto, alle competenze degli uffici amministrativi, si sono spesso intersecati e sovrapposti: l’Archivio di Stato, nel quale sono conservati i disegni e le pratiche delle opere pubbliche; l’Archivio Storico del Magistrato Civico, costituito dai registri e dagli atti di competenza dell’Ispezione Civica Edile, poi denominata Ufficio Pubbliche Fabbriche e infine Direzione delle Civiche Fabbriche; l’Archivio Tecnico del Comune di Trieste, nel quale ancora oggi vengono depositate le pratiche relative all’edilizia privata2.

Dalla selezione effettuata su un gran numero di documenti sono emersi importanti elementi per lo studio delle facciate storiche triestine nella loro evoluzione nel tempo, sulla cultura materiale del luogo, sulle tecniche costruttive tradizionali, sui regolamenti edilizi della città e sulle procedure amministrative impiegate per il controllo degli interventi di tinteggiatura. Si sono, quindi, potuti ricostruire i principali interventi eseguiti a livello urbano e su molti edifici del centro storico; l’approfondimento sulle modalità esecutive attraverso l’esame delle istanze, dei capitolati e dei documenti contabili, ha fornito notizie sui materiali acquistati e impiegati o sulle maestranze presenti nei cantieri tradizionali che confortano sulla consuetudine all’uso di alcuni materiali ritrovati tuttora in situ e testimoniano di tecniche di applicazione o di lavorazione ormai desuete.

Figura 1 - Istanza del 1906 per opere di rifacimento di intonaci e tinteggiature con campioni di colore allegati (Archivio Storico del Magistrato Civico)

Fonte: Archivio Storico del Magistrato Civico

 

Com’è noto, la prima grande espansione del tessuto urbano di Trieste avviene a partire dalla metà del XVIII secolo, quando, a seguito dell’istituzione del porto franco ad opera dell’Imperatore Carlo VI, il secolare impianto della città murata medioevale si rivela inadeguato alle esigenze derivate dall’intensa crescita demografica. La città inizia allora a mutare completamente la propria fisionomia sotto l’impulso delle nuove attività mercantili e anche del flusso di immigrati richiamati dalla politica di tolleranza e protezione verso gli stranieri perseguita degli imperatori asburgici. Nel volgere di pochi decenni vengono interrate le antiche saline, abbattute le mura, creati i nuovi borghi di espansione che presero il nome dagli imperatori che ne promossero la realizzazione: Teresiano, Giuseppino e, più tardi, Franceschino. L’impianto razionale di sapore illuministico dei nuovi insediamenti viene arricchito, nel corso di tutto il XIX secolo, dalle architetture di prestigio neoclassiche, romantiche e, infine, secessioniste.

All’iniziativa pubblica, che ha un ruolo preponderante nel XVIII secolo, si affianca, nel corso dell’Ottocento, quella privata, soprattutto a partire dal terzo decennio quando, con il ritorno degli Asburgo, l’emporio conosce la sua stagione d’oro e nascono le prime grandi società nel campo armatoriale, assicurativo e creditizio.

La politica illuminata dei sovrani settecenteschi, prontamente colta e tenacemente perseguita dalla classe imprenditoriale triestina, si riflette nella razionalità che distingue la crescita urbana concentrata in meno di due secoli di attività edilizia, attività che si può ricostruire indagando nei fondi degli archivi della città e interpretandone l’organizzazione.

 

Figura 2 - Istanza del 1903 all'Ufficio Tecnico Comunale per ottenere l'autorizzazione alla tinteggiatura di una facciata su modulistica prestampata

Fonte: Archivio Storico del Magistrato Civico

 

Archivio di Stato

 

I fondi nei quali sono raccolti i documenti relativi all’attività amministrativa statale mutano al succedersi delle autorità di governo.

Così nel fondo dell’Intendenza Commerciale per il Litorale Austriaco (1752-1770) si ritrovano i documenti che attestano la formazione del Borgo Teresiano, allora denominato Città Nuova. Gran parte del materiale rinvenuto riguarda opere idrauliche (scavo di canali, prosciugamento e bonifica delle saline, ecc.) o domande di privati per la concessione del fondo da edificare.

Nei resoconti delle spese sostenute dalla pubblica amministrazione per rendere edificabili i lotti del nuovo quartiere si sono rintracciate notizie sui materiali più comunemente impiegati nel cantiere edile dell’epoca e generalmente custoditi nei Regi Magazzini.

Tra gli editti emanati dall’autorità austriaca ne sono emersi alcuni con riferimenti diretti alle finiture delle facciate, come quello del 1755 che imponeva l’intonacatura di tutti i fronti delle nuove costruzioni del Borgo, sia per garantire la protezione delle murature esterne che per ragioni di decoro urbano.

Con l’avvento del Cesareo Regio Governo il fondo fa riferimento alla Cesarea Regia Intendenza Commerciale per il Litorale di Trieste (1776-1809); continua la realizzazione del Borgo Teresiano attraverso opere di interesse pubblico, quali servizi, fognature, pavimentazioni stradali (saliggi) e lavori ad iniziativa privata. Molte risultano, infatti, le richieste per la costruzione di nuove abitazioni (Casa Rossetti, Casa Tribuzzi, ecc.), ma anche per sopraelevare di uno o due piani i fabbricati già esistenti.

La conferma della crescente domanda abitativa di questo periodo si riscontra nella documentazione relativa alla costruzione del Borgo Giuseppino prima (grazie agli espropri effettuati ai danni dei Fondi di Religione) e del Borgo Franceschino poi. Si tratta generalmente di disegni, dettagliati e a volte colorati, relativi a progetti di nuova edificazione, di ristrutturazione o di ampliamenti.

Interessanti informazioni sui materiali impiegati e sugli attrezzi di cantiere si sono potute trarre da documenti di tipo inventariale, quali la Tabella sommaria delli requisiti, materiali, utensili statti provvisti, consumati e rimasti in avanzo per l’ulteriore uso appresso li Ces. Reg. Edifici Commerciali di Trieste3.

Nel fondo sono conservate, inoltre, note relative alla regolamentazione delle varie figure professionali impegnate nel campo delle costruzioni (architetti, ingegneri, capo mastri muratori) con la documentazione relativa agli esami sostenuti per il rilascio dell’attestato di abilitazione. Questi consistevano nella redazione di progetti di edifici ad uso abitazione per mercanti e sono indicativi della tipologia edilizia e delle tecniche costruttive del tempo.

Tra i regolamenti raccolti nel fondo dell’Intendenza Regia Governo per il Litorale - Atti Generali (1814-1850) vi è il Regolamento del fuoco per la città di Trieste4 che con le sue prescrizioni influenzò certamente il modo di edificare dell’epoca, vietando ad esempio la realizzazione di scale in legno e obbligando all’uso di murature in pietra e di solai a volta in mattoni per i piani terra.

Nella sezione Direzione Fabbriche del fondo dell’Intendenza Regia Luogotenenza del Litorale, invece, numerose indicazioni sui materiali (in particolare sui pigmenti) e sulle tecniche costruttive tradizionali si evincono dai capitolati e dagli elenchi prezzi, quali ad esempio la Specifica dei prezzi occorrenti dei materiali e mano d’opera di base al calcolo delle spese per ingrandimento Casa Erariale (mattoni di Ferrara, calce viva, ghiaia e sabbia, gesso da presa, scaglie di marmo di differente coloro, ferro di Carinzia, biacca fine, terretta, nero fumo macinato ad oglio, terra rossa macinata ad oglio, ecc.)5.

La maggior parte di questi capitolati speciali sono relativi a edifici pubblici che non esistono più, come ad esempio l’edificio della Casa Erariale o il Palazzo della Luogotenenza.

Nel fondo dell’Intendenza Regia Luogotenenza Litorale - Atti Generali (1850-1918), i documenti non riguardano più solo la città di Trieste, ma anche gran parte del litorale austriaco e dell’entroterra friulano e sloveno. Si trovano allora notizie sulla provenienza dei principali materiali da costruzione: la pietra bianca dal Carso, il sabbione salso da Grado, il sabbione dolce dalle foci dell’Isonzo. La produzione di ghiaia da costruzione continuava ad essere, invece, prerogativa della città di Trieste, come attestato dall’apertura di nuove cave (Gurdianella e Strada per Fiume).

Dal Giornale dei materiali ricavati dalla demolizione della casa erariale in piazza Lipsia a seconda dell’offerta della Banca di Costruzione Triestina6 si riscontra, inoltre, anche una certa propensione al riuso dei materiali da costruzione, soprattutto laterizi.

In riferimento alla costante attenzione mostrata dalle amministrazioni verso le questioni inerenti al decoro urbano, interessante risulta il documento Istruzione per gli architetti, capo mastri e muratori in appendice al R.E.7 in cui, tra l’altro, “viene severamente proibito di tinteggiare soltanto alcune porzioni di una facciata, … lasciando il rimanente senza colorito …”.

Seguono i fondi della Direzione provinciale delle pubbliche costruzioni e della Luogotenenza del Litorale - Archivio Piani (1850-1918); in quest’ultimo la maggior parte dei documenti sono costituiti perlopiù da planimetrie relative a fondi o isolati urbani (spesso di difficile individuazione per l’assenza di precise indicazioni toponomastiche), progetti di rettifiche stradali, di muri di cinta e di frazionamenti. Gli elaborati grafici più significativi sono quelli relativi a progetti di trasformazione o modifica di edifici privati e civici, tra i quali alcuni contengono indicazioni di demolizioni, ricostruzioni o rappresentazioni a colori dell’apparato decorativo delle facciate.

Infine, il fondo del Commissariato Generale Civile - Atti Generali testimonia l’attività svolta sotto l’amministrazione italiana dopo il 1918, in gran parte caratterizzata dalla realizzazione di monumenti e opere di costruzione post-bellica. Gli interventi più interessanti riguardano, però, la zona carsica. La guerra ha danneggiato anche l’industria edile, come si evince dalla domanda di nazionalizzazione di diversi calcifici presenti nell’altopiano carsico, costretti a chiudere per mancanza di carbone Coke8.

 

Figura 3 - Progetto del prospetto di un fabbricato sulla Riva N. Sauro, 1824

Fonte: Archivio Tecnico del Comune di Trieste, Dis. a china acquarellato n. 133

 

Archivio storico del Magistrato Civico

 

Nell’archivio che fa capo all’autorità del Magistrato Civico si conservano le pratiche edilizie di un periodo compreso tra il 1776 e il 1918. In esso sono custoditi documenti relativi a licenze di fabbricazione rilasciate ai privati e pratiche riferite a interventi pubblici. La natura dei documenti esaminati è risultata piuttosto eterogenea: permessi di fabbrica e di abitabilità; progetti di modifiche delle facciate (inserimento di poggioli e verande; modifica di aperture) e dei piani terra (vetrine, tabelle, insegne) degli edifici; inserimento di tettoie e altri corpi accessori; opere di demolizione di strutture pericolanti; richieste e relativi permessi o dinieghi a effettuare opere di restauro con l’apposizione di ponteggi, a volte corredate da preventivi di spesa.

Di grande interesse ai fini della nostra ricerca è risultata la scoperta di una serie di pratiche, risalenti alla fine dell’Ottocento e al primo decennio del Novecento, con istanze “all’Inclito Magistrato” per opere di rifacimento dei rivestimenti in intonaco, delle quali la maggior parte comprendenti anche il campione di colore per la scelta della tinteggiatura. Il campione spesso è costituito da un semplice ritaglio di carta colorata o di carta da imballaggio; a volte ne sono riportati più d’uno e, in alcuni casi, risultano specificate anche le modalità di esecuzione o i materiali che si intendevano impiegare.

Si è riscontrato, inoltre, che le pratiche antecedenti il Novecento solo raramente hanno per oggetto il rifacimento delle coloriture e, di conseguenza, campioni di tinta. I pochi documenti ritrovati sono strutturati in forma di manoscritto, compilato a cura del proprietario senza una struttura organizzativa né contenuti codificati, tantomeno obbligatori.

Le pratiche successive, invece, erano codificate secondo una modulistica pre-stampata, articolata per voci, compilata nella maggior parte dei casi dal proprietario, talvolta dall’amministratore dello stabile o dal capomastro muratore in qualità di esecutore o direttore dei lavori di restauro.

 

Figura 4 - Tavola di progetto di una Casa da erigersi in Contrada San Michele (1834)

Fonte: Archivio Tecnico del Comune di Trieste, Dis. a china acquarellato n. 598

 

Archivio tecnico del Comune di Trieste

 

Dei fondi archivistici consultati, l’Archivio tecnico del Comune di Trieste può essere considerato l’unico costantemente aggiornato, a partire dagli elaborati dei progetti originali fino a tutte le successive modifiche – sia di opere esterne che interne – avvenute nel corso degli anni a partire all’incirca dalla prima metà dell’Ottocento. In esso sono confluiti, infatti, intorno agli Anni Venti del XIX sec., gran parte dei progetti di edilizia privata in origine depositati all’Archivio Diplomatico, ai quali sono andati via via aggiungendosi quelli delle epoche successive. I documenti consultati, quindi, nella maggior parte dei casi consentono di descrivere l’intera vita dell’edificio e di documentare le trasformazioni non solo del singolo fabbricato, ma anche di parti urbane9.

Dagli elaborati grafici che raffigurano i progetti di nuovi edifici o quelli di trasformazione di fabbricati preesistenti è emersa una sostanziale coerenza tipologica e costruttiva, sintomatica di un’attenzione al decoro urbano nel rispetto dei caratteri architettonici degli edifici, pur soddisfacendo le esigenze di trasformazione e adeguamento delle case in funzione dei cambiamenti di proprietà e delle esigenze abitative e di gusto degli abitanti.

Nei progetti dei fronti si riscontra, inoltre, una costante attenzione alla rappresentazione cromatica, laddove al colore viene conferito il ruolo di assecondare e illustrare con chiarezza e distinzione l’impianto di facciata, evidenziarne e separarne ordinatamente gli elementi, distinguere gli ordini architettonici dai fondi10.

 

 

Sistematizzazione e sintesi del materiale archivistico

 

Partendo dall’esigenza di organizzare tutte le informazioni in modo univoco e omogeneo in modo da facilitarne l’interazione e la lettura, si sono fatti confluire tutti i dati raccolti, eterogenei per struttura e per contenuto, in una banca dati informatizzata impostata secondo criteri di flessibilità e interscambiabilità delle fonti grafiche e descrittive. La grande mole di documenti individuati è stata, quindi, raggruppata in quattro database diversificati in base ai differenti contenuti dei fondi archivistici consultati11.

Si sono elaborate, quindi, una serie di tabelle realizzate su supporto informatico in grado di garantire, a seguito delle prime fasi di ricerca e raccolta del materiale, l’archiviazione, la visualizzazione, l’integrazione delle informazioni in essi contenute e, soprattutto, l’aggiornamento costante delle informazioni.

La sintesi critica dei dati raccolti ha consentito, poi, di creare una base di conoscenza sui caratteri tecnico-costruttivi e formali delle facciate storiche triestine, ma anche di mettere a punto alcuni elaborati di piano di tipo operativo basati sulla documentazione archivistica.

Nella prima parte del piano dedicata all’approfondimento conoscitivo, ad esempio, nella sezione Analisi delle trasformazioni delle facciate attraverso i progetti d’archivio, vengono messi in evidenza i processi di formazione e trasformazione delle facciate nel tempo, confrontando, per alcuni edifici significativi, i vari progetti depositati presso gli archivi e lo stato attuale dei fronti, analizzando in maniera critica, quindi, anche le alterazioni subite e le recenti manomissioni per errate interpretazioni progettuali che hanno condotto allo stravolgimento delle partiture architettoniche e/o all’incongruo trattamento cromatico della facciata o di parte di essa.

La seconda parte del piano si compone dell’apparato normativo che fornisce gli indirizzi generali da seguire in una gestione corretta degli interventi di recupero; alcuni elaborati a corredo delle norme tecniche mirano a guidare gli interventi verso soluzioni conformi alla tradizione locale e compatibili con l’edificato storico. Tra questi, quello denominato Analisi delle tipologie delle facciate attraverso i disegni d’archivio è finalizzato alla riconoscimento dei caratteri compositivi e cromatici delle facciate. La crescita per ambiti, ovvero per borghi, caratterizzati da un’unitaria impostazione urbanistica ed edilizia, ha consentito, infatti, l’individuazione di costanti tipologiche sia alla scala dell’edificio sia a livello dei suoi elementi architettonici e decorativi. L’articolata compagine delle facciate triestine, in riferimento ai vari periodi storici, è stata, quindi, classificata in categorie di riferimento, distinte secondo parametri di appartenenza ed elementi di riconoscibilità, che guidano il progettista alla corretta lettura degli impaginati architettonici e al conseguente coerente trattamento cromatico degli elementi. A questi ultimi, in particolare, è dedicata una sezione del lavoro che cataloga e descrive gli elementi ricorrenti (in relazione a zoccolature, basamenti, fondi, cornici, infissi, ecc.) nella loro costituzione materica e formale, evidenziando i trattamenti superficiali e cromatici storicamente consolidati.

 

Figura 5 - Estratto dalle tavole di Analisi delle trasformazioni delle facciate attraverso i progetti di archivio a corredo delle norme tecniche del Piano del Colore

 

 

Conclusioni

 

Con la scelta di dotarsi di uno strumento guida per la manutenzione delle facciate, l’amministrazione ha dimostrato di voler recuperare quella lodevole consuetudine al controllo della qualità urbana che si era andata perdendo a partire dal secondo dopoguerra, ma che aveva invece caratterizzato tanti secoli di storia cittadina, come testimoniano i tanti documenti ritrovati.

In definitiva, per la messa a punto delle Linee guida per la manutenzione delle facciate storiche, il rinvenimento e lo studio delle fonti d’archivio ha potuto costituire non solo la base ma anche l’essenza stessa di uno strumento che non fosse astratto o arbitrario, ma che costituisse una guida coerente con la storia e le tradizioni di gusto e di tendenza della città (una guida attenta e rispettosa dell’eredità tramandata dalle maestranze artigiane del passato rielaborata alla luce delle esperienze e delle tecniche moderne) senza, tuttavia, indulgere a stucchevoli pedisseque operazioni di copiatura.

La sistematica ricerca realizzata nell’ambito del Piano del colore, non avendo la pretesa di essere considerata alla stregua di un processo conoscitivo concluso, vuole indicare la strada per lo sviluppo di nuovi percorsi di indagine da mettere alla base di qualsiasi intervento che si vada a progettare sull’edificato storico della città.

 

Figura 6 - Tra gli elaborati Piano del Colore, le tavole di Analisi delle tipologie delle facciate attraverso i disegni di archivio, delle quali nella figura è riportato un esempio, evidenziano gli elementi di riconoscibilità delle facciate storiche e riportano indicazioni sui trattamenti cromatici

 

 

Note

 

1 Per le zone A0 e A3 Centro storico primario. Il Piano del colore era previsto dal Prg vigente come strumento a corredo degli elaborati del Piano particolareggiato del centro storico; l’incarico per la sua redazione è infatti scaturito nell’ambito degli approfondimenti tematici relativi al Piano particolareggiato, il quale, però, non è ancora stato completato; di qui la scelta di adottare il Piano del colore come variante al Prg. Il nuovo strumento di indirizzo per la manutenzione dei fronti storici è stato elaborato dagli architetti Marina Fumo e Federica Ribera con la consulenza dell’arch. Riccardo Zanetta e la collaborazione degli architetti Antonella Di Gangi Marin e Federica Rovello, degli ingegneri Luca Giavedoni ed Ermanno Simonati, della dott.ssa in geologia Annelore Bezzi e di Lara Cicutin.

2 L’indagine presso l’Archivio Diplomatico non ha, per contro, fornito risultati particolarmente significativi per la nostra ricerca, in quanto gran parte dei progetti di edilizia privata che vi erano originariamente depositati sono confluiti, intorno agli anni Venti dell’Ottocento, nell’Archivio tecnico del Comune di Trieste e attualmente vi si trovano raccolti quasi esclusivamente piani topografici, opere marittime, progetti stradali e altri interventi a carattere territoriale.

3 Fondo Cesarea Regia Intendenza Commerciale per il Litorale di Trieste, busta 154, anno 1784.

4 Fondo dell’Intendenza Regia Governo per il Litorale - Atti Generali, busta 451, anno 1817.

5 È frequente rinvenire nei documenti di archivio la denominazione di mattoni di Pesaro o di Ferrara, ma non deve sorprendere la distanza delle zone di approvvigionamento se si considera che Trieste godeva di una tradizione portuale e di scambi mercantili di materiali da costruzione anche con l’Oriente, essendo collegata via Adriatico ad una rete di porti minori. A titolo emblematico si cita il caso della pozzolana che poteva pervenire sia dalla zona vesuviana che dall’isola di Santorini. Sempre in tema di inerti, è interessante l’impiego sistematico di sabbie marine per il confezionamento di malte per intonaci: il sabbion salso si sostituisce spesso al sabbion dolce ed un’ampia documentazione d’archivio testimonia della difficoltà di reperimento di quest’ultimo tipo di inerti.

6 Fondo dell’Intendenza Regia Luogotenenza Litorale - Atti Generali, busta 241 1/17, fasc. 2, anni 1870-1875.

7 Fondo dell’Intendenza Regia Luogotenenza Litorale - Atti Generali, busta 67 1/12, anno 1855.

8 Viene menzionata anche una fabbrica “Dalmatia” di cemento Portland, in Via Valdirivo 29 con cave a Sebenico (vicino a Spalato), in merito ad una richiesta per l’uso di materiale esplosivo.

9 La ricerca è stata incentrata, in questa prima fase, sugli edifici prospicienti alcune strade-campione ritenute significative per ciascuna ambito in cui è stata suddivisa l’area oggetto di studio.

10 Degli elaborati grafici consultati ne sono stati selezionati più di 350, raffiguranti in particolare i prospetti dei progetti originari o quelli relativi a modifiche avvenute nel corso degli anni, preferendo le opere antecedenti agli anni Cinquanta del secolo scorso. Di questa notevole quantità di disegni, circa 80 sono stati realizzati con tecniche di rappresentazione ad acquerello o a pastello, per indicare il colore dei fondi, delle partiture o di altri elementi significativi di facciata (cornici, bugnati, vetrine, ecc.).

11 Relativi al materiale rispettivamente dell’Archivio di Stato, dell’Archivio Piani - Archivio di Stato; dell’Archivio Tecnico del Comune di Trieste, dell’Archivio Storico del Magistrato Civico.

 

 

Bibliografia

 

Fumo M., Ribera F. (2002), Comune di Trieste. Piano del colore. Linee guida per la manutenzione delle facciate del centro storico, La Tipografia Digitale ABC - LTD S.r.l., Napoli.

Fumo M., Ribera F. (2004), Piano del colore per il Centro Storico della Città di Trieste, brochure e cartella colori realizzata con la collaborazione di Akzo Nobel Coatings S.p.A. Sikkens per l’arredo urbano, Milano.

Ribera F. (2004), Il Piano colore di Trieste. Le linee guida per la manutenzione delle facciate del centro storico, in “Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia”, n. 3, anno LV maggio/giugno, Pubblicazione bimestrale sotto gli auspici delle Associazioni degli Ordini degli Ingegneri Architetti Agronomi Forestali e Geologi del Friuli-Venezia Giulia, Udine.

 

 

Presentazione | Referenze Autori | Scrivi alla redazione | AV News | HOME

 

 Il sito web di Area Vasta è curato da Michele Sol