Numero 5 - 2002

 

il libro in osservazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro in osservazione


a cura di

Isidoro Fasolino


 

La sezione dedicata alle recensioni si arricchisce di un nuovo capitolo che abbiamo denominato il libro in osservazione. In ciascun numero sarà presentato un libro che ha suscitato il particolare interesse della redazione di  e che viene commentato con maggiore dettaglio, in quanto degno di nota per il contributo offerto allo studio della pianificazione territoriale. Si è dato l'avvio con un commento di Isidoro Fasolino ad un volume sulla programmazione negoziata in Campania e sui suoi esiti, verificati da una rilevante serie di approfondimenti in esso contenuti

 

I progetti integrati territoriali. Esperienze avanzate in Campania

Moccia F. D. e Sepe M. (a cura)

Edizioni Graffiti, Napoli, 2003

 

Gli strumenti della programmazione negoziata, al di là della valenza di ogni singolo intervento, hanno dimostrato di contenere elementi di innovazione e indicazioni di metodo fondamentali per procedere sulla strada dello sviluppo autopropulsivo e della crescita collettiva delle comunità meridionali e nazionali, con ricadute di natura anche occupazionale non trascurabili. La strategia del programma operativo regionale (Por) 2000-2006 assegna ai progetti integrati territoriali (Pit), la massima rilevanza quale modalità privilegiata di attuazione del programma.

All’interno del Por e del complemento di programmazione (CdiP), il Pit non si traduce in una articolazione ulteriore che si affianca ad Assi e Misure, bensì in una modalità operativa che si sceglie di adottare perché una serie di azioni, che fanno capo ad Assi e Misure diverse, ma che sono coerenti con i loro contenuti specifici, siano esplicitamente collegate tra loro e finalizzate a un comune obiettivo. Il Por Campania individua nel 40% del proprio piano finanziario l’ammontare delle risorse orientativamente attribuite al complesso dei Pit.

I Pit sono definiti dal quadro comunitario di sostegno (Qcs) come: “complesso di azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegate tra di loro, che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo del territorio e giustificano un approccio attuativo unitario”. Tale definizione sottolinea due elementi:

- il concetto di integrazione progettuale, caratteristica generale dell’attività cofinanziata dai fondi strutturali, costituisce uno dei principi alla base del Qcs per le regioni dell’Obiettivo 1;

- il territorio di destinazione del complesso delle iniziative e azioni programmate, inteso come contesto di cui si vogliono attivare le potenzialità presenti o latenti.

Il Pit si compone di un complesso di azioni, ciascuna delle quali può essere attribuita alla competenza di soggetti differenti, che devono essere coerenti con uno o più obiettivi specifici indicati nel Por e convergere verso un’unica finalità di sviluppo. Proprio la sua complessità ne richiede forme di gestione speciale. Il Pit si configura, quindi, come un progetto complesso, costituito da specifici interventi nell’ambito del Por, che richiedono una forma di attuazione e di gestione integrata, caratterizzata per aspetti di innovazione nei contenuti e nelle modalità.

Il Pit rappresenta, in questo senso, una metodologia per conseguire la concentrazione e la specializzazione degli interventi nel quadro della più ampia concertazione, nell’ambito di un ampio partenariato socio-istituzionale e della valorizzazione del ruolo delle autonomie locali e territoriali.

La concentrazione degli interventi è l’aspetto caratterizzante dei Pit. Il territorio è chiamato a svolgere una funzione attiva per dare luogo a un processo di sviluppo cumulativo. Il riferimento ad un’area di concentrazione (distretto, parco, giacimento culturale, città) è caratteristica essenziale della tipologia dei Pit che puntano sullo sviluppo locale.

Le azioni che possono dispiegarsi attraverso i Pit sono destinate ad incidere più profondamente nell’ambito dei problemi e rimuovere le cause che hanno determinato, nel tempo, i noti ritardi di sviluppo e di programmazione delle nostre economie locali.

In tale quadro, le province si sono rivelate i soggetti più idonei per l’accompagnamento dello sviluppo. Esse sono state il naturale referente per le problematiche aggredibili alla scala sovracomunale, anche in considerazione delle difficoltà delle regioni nell’analizzare dinamiche complesse di sottosistemi territoriali troppo distanti dalle macroaree regionali.

Le province hanno dimostrato una naturale attitudine nello svolgimento, nel cammino fin qui percorso, di questo ruolo proprio perché rivestono una dimensione istituzionale e territoriale adeguata a tali necessità.

Già dalla legge 142/1990 la provincia era uscita rafforzata soprattutto con riferimento alla sua funzione di ente di governo dell’area vasta: il compito di formazione del Ptc rappresenta un punto di svolta notevole, ed è la vera apertura ad una nuova prospettiva, nella misura in cui a tale strumento si attribuisca, non soltanto la sua tipica funzione urbanistica ordinatrice e di riferimento-quadro per le pianificazioni locali, ma anche una forte valenza socio-economica, capace di compiere le grandi opzioni dello sviluppo e, quindi, di rappresentare il grande quadro dentro il quale attivare ogni iniziativa sostenibile. L’ulteriore e più recente normativa (DLgs 267/2000, art. 3 e art. 20) consacra definitivamente il nuovo volto della provincia come soggetto istituzionale capace di interpretare le esigenze del territorio e di porsi in dialogo continuo e costante soprattutto con i piccoli comuni. La legge, assumendo quanto di fatto concretamente già sta accadendo, ridefinisce la provincia come l’ente che promuove e coordina lo sviluppo del territorio di propria competenza.

Il volume contiene i contributi presentati al Convegno “I Pit Campania tra territorialità e sviluppo”, tenutosi a Napoli il 10 giugno 2002 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, oltre a saggi su alcune delle tematiche di maggiore interesse emerse nell’ambito del dibattito disciplinare.

Esso si compone di tre parti: la prima parte raccoglie le 13 elaborazioni più avanzate nel percorso di formazione dei Pit in Campania, con ampia documentazione fornita da soggetti interni e consulenti esterni alla pubblica amministrazione e da docenti universitari, attraverso estratti dai Documenti di Orientamento Strategico o sintesi ragionate; la seconda parte focalizza i concetti chiave estrapolati durante il dibattito avvenuto nel corso delle due Tavole rotonde del Convegno “I Pit Campania tra territorialità e sviluppo”; la terza parte raccoglie gli approfondimenti critici di soggetti coinvolti a vario titolo e di studiosi indipendenti.

Il tutto è corredato da tabelle, grafici, tavole e immagini.

Il volume rappresenta anche uno dei risultati in corso d’opera della ricerca “La dimensione territoriale nella progettazione integrata del Por Campania” in cui confluiscono gli apporti di un gruppo di economisti e urbanisti del Centro Interdipartimentale Urbaneco e del Dun dell’Università Federico II, e della Sun, la quale ha trovato un primo spazio, oltre che nel menzionato convegno, all’interno della rivista dell’Inu Urbanistica Informazioni con due servizi sui nn. 182 e 184.

La pubblicazione si propone, infine, quale riferimento per i soggetti coinvolti con diversi tipi e gradi di responsabilità nella vicenda dei Pit e quale guida pratica per teorici curiosi e professionisti di settore interessati ai nuovi strumenti per lo sviluppo locale.

La scheda anagrafica dei progetti integrati, riportata in calce al volume, restituisce una quantità e varietà di iniziative: i parchi nazionali del Vesuvio e del Cilento e Vallo di Diano; i parchi regionali del Partendo, del Matese, di Roccamonfina-Foce Garigliano, del Taburno-Camposauro, dell’Agro Monti Picentini, dei Campi Flegrei; i distretti industriali di Solofra, di Nocera Inferiore-Gragnano, di S. Marco dei Cavoti, di S. Giuseppe Vesuviano, di Calitri, di S. Agata dei Goti e Casapulla, di Grumo Nevano-Aversa; Poli e filiere: Filiera Termale, Protofiliere Provinciali, Area Giuglianese, Città del Fare, Polo Orafo Campano, Filiera enogastronomia; i giacimenti per il turismo culturale quali: la Certosa di Padula, i Campi Flegrei, l’Antica Capua, Paestum-Velia, la Reggia di Caserta, la Pompei-Ercolano e il sistema archeologico vesuviano, il Grande Attrattore culturale Napoli, la Valle dell’Ofanto, l’Antica Volceij, il Regio Tratturo Avellino, Pietrelcina, la Valle dell’Antico Clanis; il risanamento ambientale e il recupero e la riqualificazione insediativa: i Monti Trebulani-Matese, la Piana del Sele, Area Nolana-Clanio, Avellino, Benevento, Salerno, Napoli, Caserta, S.S. Appia (pianura interna); il turismo: Litorale Domitio, Portualità Turistica, Penisola Amalfitana e Sorrentina, Borgo Terminio Cervialto, Isole del golfo, Ravello - Città della musica. Valorizzazione dell’Università: Valle dell’Irno.

 

Presentazione Il Por Campania e la progettazione integrata (Marco Di Lello)

Introduzione Programmazione e pianificazione urbanistica tra vecchie e nuove impostazioni di politiche per lo sviluppo (Paolo Avarello) - Progetti integrati territoriali in Campania. Aspettative e preoccupazioni in corso d'opera (Francesco Domenico Moccia)

Parte prima Esperienze avanzate in Campania

Pit Città di Benevento (Luigi Salierno, Cosimo Damiano Schipani, Francesco Varone) - Pi Città di Caserta (Alfredo Messore) - Pit Città di Salerno (Francesco Mari) - Salerno Città dell'eccellenza. Sviluppo sostenibile e nuova qualità della vita (Giancarlo Cavallo e Carmelo Masturzi) - Il Pi grandi attrattori culturali Napoli (Maria Vergiani) - Pi dei Campi Flegrei. L'orientamento strategico (Francesco Escalona) - Il Pit Antica Capua (Assunta Cerrone, Claudia De Biase, Gabriella Rendina) - Piano d'area e Pi Litorale Domitio (Carlo Coppola) - Pit Distretto industriale di S. Marco dei Cavoti: dall'idea forza agli interventi strategici (Franco Cocca, Salvatore Carpinelli) - Pi Parco del Cilento: verso una programmazione per lo sviluppo sostenibile (Pasquale Persico) - Pit Città del fare (Fabrizio Manduca) - Pit Città sotto il Vesuvio (Fabrizio Mangoni) - Progetto integrato di sviluppo del territorio del clanio-area nolana (Pellegrino Gambardella e Silvio Versace) - Pit Agro nocerino sarnese (Isidoro Fasolino, Roberto Gerundo, Giovanni Pellegrino, Maurizio Pisaturo)

Parte seconda Sintesi delle tavole rotonde

Territorialità e integrazione (a cura di Emanuela Coppola) - Strategie e progettualità (a cura di Marichela Sepe)

Parte terza Contributi

Azioni integrate e sviluppo locale (Osvaldo Cammarota) - Un nuovo sistema territoriale di sviluppo (Claudio Refuto) - Sistema imprenditoriale e progetti integrati (Acen) - Progetti integrati e programmazione negoziata: cosa resta da fare (Alessandro Vignozzi) - L'approccio strategico dei Pit Campania allo sviluppo: riflessioni sui documenti di orientamento strategico (Emanuela Coppola) - La progettazione integrata tra sviluppo dal basso e guida dall'alto (Achille Flora) - Integrazione e programmazione (Alessandro Dal Piaz) - Pit e pianificazione urbanistica comunale (Francesco Forte) - Esperienze e problematiche nei Pit (Francesco Coppola) - I tempi dei procedimenti amministrativi (Claudia Fiore) - Capitali pubblici e privati nella programmazione delle opere infrastrutturali (Claudia Trillo) - Pit e ambiente nella Provincia di Napoli (Anna Mesolella) - Il Distretto culturale forma innovativa di integrazione per lo sviluppo (Marichela Sepe) - L'interfaccia virtuale dei Pit nella strategia di comunicazione del Por (Daniela De Leo) - L'uso dei dati statistici per la programmazione territoriale (Angela Di Grandi) - Il ruolo del Formez nella costruzione dei Pit (Gerardo Castaldo)

Appendice Scheda anagrafica dei progetti integrati

 

 

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