Schema di sviluppo dello spazio europeo. Verso
uno sviluppo territoriale equilibrato e
sostenibile dell’Unione europea
Beguinot C. (a cura)
Giannini Editore, Napoli, 2002
Si
tratta del XXIV volume della collana biennale Studi
Urbanistici che raccoglie la gran parte
delle pubblicazioni della Fondazione Aldo
Della Rocca che, sorta per onorare la memoria
dell’indimenticato urbanista, ha lo scopo di
promuovere, incoraggiare e diffondere gli
studi di urbanistica. A ciò essa provvede,
tra l’altro, bandendo concorsi periodici sui
temi di maggiore attualità della disciplina
urbanistica, pubblicando, nella suddetta
collana, i migliori lavori presentati in
ciascun concorso.
Lo schema di sviluppo dello spazio europeo (Ssse) è il
documento conclusivo concordato dai ministri
responsabili dell’assetto territoriale negli
Stati membri dell’Unione europea (Ue)
al termine dell’informale consiglio svoltosi
a Potsdam il 10-11/5/1999. Tale documento, pur
non avendo carattere vincolativo per gli Stati
membri, costituisce un importante strumento di
orientamento politico col quale vengono
delineate opzioni strategiche di base,
ritenute idonee ad avviare o potenziare
processi di cooperazione in Ue, con
particolare attenzione alla loro incidenza
spaziale sul territorio.
La presentazione del volume è affidata al Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti Pietro Lunardi,
che evidenzia la posizione di rilievo
dell’Italia sui temi dell’allargamento ad
est dell’Ue e dei rapporti con i paesi del
Mediterraneo, per la sua conformazione
geografica e per i suoi interessi economici,
imprenditoriali e politici. L’introduzione
è curata, invece, da Gaetano Fontana, Capo
del Dipartimento per il coordinamento dello
sviluppo del territorio (Dicoter), delle
politiche del personale e per gli affari
generali del Ministero delle infrastrutture e
dei trasporti, per il quale l’adozione dello
Ssse e i suoi tre obiettivi principali
(coesione economica e sociale; sviluppo
sostenibile; competitività equilibrata delle
regioni europee) comporta la necessità, per
ogni paese dell’Ue, di formulare indirizzi e
di assumere iniziative coerenti per perseguire
lo sviluppo (patrimonio ambientale e
culturale, riorganizzazione e riqualificazione
dei sistemi urbani e territoriali) applicando
i principi della sussidiarietà e del
partenariato. I contributi sono costituiti dai
lavori presentati dai partecipanti al XXIII
concorso internazionale per monografie,
bandito con il supporto del Dicoter.
Presentazione (P. Lunari) - Introduzione (G. Fontana) -
Saggio introduttivo (C. Beguinot) - Le
azioni e le politiche sostenibili dell’Ue
per le reti infrastrutturali e la realtà
italiana (F. Alessandria) - I sistemi
urbani in Europa: una nuova strategia per il
riequilibrio territoriale (F. Archibugi)
- Una matrice di valutazione strategica
integrata per migliorare la coerenza delle
azioni comunitarie inquadrate nello Ssse (S.
Arnofi) - L’Europa delle città nel
contesto del villaggio globale (G.
Dioguardi) - Recupero e riqualificazione
ambientale per la salvaguardia e lo sviluppo
di aree di pregio paesaggistico (Earthouse
ambiente e territorio srl) - Schema di
sviluppo dello spazio europeo: per una
politica ambientale integrata (G. Esposito,
F. Forte, G. Quattrone) - Tra ragioni
istituzionali e complessità territoriali: una
proposta operativa e un esempio applicativo (U.
Janin-Rivolin, C. Salone) - La
valorizzazione delle identità nello spazio
mediterraneo come linea strategica dello
Schema di sviluppo dello spazio europeo (L.
Mannelli) - Verso la sostenibilità
sociale (V. Nicotera) - Forma urbana e
sviluppo dello spazio europeo: premesse di una
ricerca (G. Nuti) - La coesione
territoriale in Europa: nuove prospettive per
la pianificazione project-oriented (L.
Pedrazzini) - Storia, politica, tecnica,
utopia: verso la pianificazione integrata
dello spazio europeo (B. Petrella, M.
Clemente, G. Esposito) - La città: cuore
del territorio (F. Rizzo) - Spazio
europeo e sistemi urbani: identità e utopia
della ricostruzione (R. Amantea) - Il
territorio fra frammentazione, governance e
crisi delle istituzioni intermedie (P.
Bonora) - Linee per uno sviluppo
territoriale dell’Europa non immemore del
retaggio religioso cristiano (M. D’Erme)
- Alcune considerazioni sullo Schema di
sviluppo dello spazio europeo (G. Forno)
- Verso una percezione unitaria del territorio
europeo (F. Guerrieri) - Spazi e tempi
integrati per l’Europa unita: riflessioni
operative per lo sviluppo (G. Nuti) -
Verso una politica dello spazio europeo (G.
Sartorio, P. Giovannini).
Interazioni tra pianificazione operativa,
strutturale e strategica
Ceretto Castigliano S. C., Ciaffi D., Peano A., Spaziante A., Staricco
L.
FrancoAngeli, Milano, 2002
La necessità di superare la rigidità del sistema di pianificazione
tradizionale ha portato ad una proliferazione
di strumenti e procedure nuovi, rivolti alla
formulazione di politiche urbanistiche
alternative a quelle vigenti. In tal modo, il
nodo del rapporto tra vecchie e nuove pratiche
di pianificazione è divenuto centrale.
Il piano non deve configurarsi come uno strumento chiuso, fatto di
rigide prescrizioni e regole immutabili, ma
come un processo aperto, partecipato e
flessibile, basato su linee programmatiche di
riferimento e su una strumentazione che
permetta di monitorare continuamente lo stato
del sistema, per cogliere l’avvicinarsi di
possibili biforcazioni, e di assumere
decisioni in condizioni di incertezza e di
presenza di una molteplicità di obiettivi.
Anche le più recenti proposte di riforma della legge urbanistica
nazionale delineano il superamento del modello
di pianificazione gerarchico a cascata, a
favore di un modello reticolare in cui i
diversi strumenti urbanistici interagiscono
non più secondo rapporti verticali di
dipendenza, ma secondo rapporti orizzontali di
interdipendenza. Questo è favorito dalla
tendenza del sistema di pianificazione ad
assumere un livello di complessità analogo a
quello del sistema urbano.
In quest’ottica, il lavoro si pone l’obiettivo di analizzare come
si configuri l’interazione tra uno dei più
significativi nuovi strumenti di
pianificazione, quale il piano strategico, di
natura informale e volontaria, alla scala
metropolitana ed il Prg tradizionale o,
meglio, il piano regolatore comunale nelle
nuove forme distinte: quella strutturale (di
strategie, tipicamente alla scala sovralocale,
di prevalente contenuto socioeconomico, con
prospettive temporali di medio-lungo periodo)
e quella operativa (di intervento e regolativa,
tipicamente alla scala locale, di contenuto
prevalente fisico-funzionale, con prospettive
temporali di breve periodo), che ha assunto in
alcune leggi urbanistiche regionali e nelle
stesse proposte di riforma della legge
urbanistica nazionale. È stata, tra
l’altro, proprio la compresenza nel Prg di
strategie e regole a determinarne la
debolezza. Qualcuno (Goodstein, Nolan,
Pfeiffer, 1993) ha definito la pianificazione
strategica come un processo attraverso il
quale i membri di un’organizzazione
individuano un’immagine ideale e
desiderabile del futuro per la stessa
organizzazione e sviluppano le operazioni e le
procedure necessarie per perseguire tale
immagine.
Le regole, quindi, sono affidate al piano operativo, le strategie sono
affidate al piano strategico e al piano
strutturale (strategico urbanistico); ma
mentre il primo (volontario e informale)
persegue l’ordinamento a-spaziale delle
relazioni economiche e sociali, il secondo
(necessario e formale) ne persegue
l’ordinamento spaziale.
L’articolazione della raccolta di scritti muove dalla disamina dei
caratteri della pianificazione nell’epoca
della complessità (Staricco L.) per poi
passare al significato di pianificazione
strategica e alla descrizione di casi di
studio e, successivamente, ad affrontare il
problema delle interazioni tra pianificazione
strategica e pianificazione ordinaria (Ceretto
Castigliano S. C., Staricco L.).
L’analisi fa riferimento al quadro teorico costituito dalle teorie
della complessità ed è condotta alla luce di
un problema concreto, quale il contenimento
della dispersione insediativa. La raccolta,
infatti, si conclude con la contrapposizione
tra città compatta e città diffusa in
rapporto alle dinamiche insediative fra
strumenti di pianificazione e strategie (Peano
A., Spaziante A., Ciuffi D.).
Il piano strategico, con la sua natura informale e concertativa,
da un lato, e con la sua geometria
variabile, che trascende i confini
amministrativi, dall’altro, può favorire il
coordinamento a livello metropolitano dei
piani locali, strutturali e operativi;
coordinamento indispensabile per il passaggio
dalla città diffusa alla città diramata,
una città, cioè, che si richiama ad una
strutturazione dei sistemi urbani e
territoriali di tipo reticolare, volta a
garantire il controllo del consumo di spazio e
la salvaguardia della qualità
dell’ambiente.
Prefazione (C. S. Bertuglia) - Introduzione (S. C. Ceretto
Castigliano, D. Ciaffi, A. Peano, A.
Spaziante, L. Staricco) - Caratteri della
pianificazione nell’epoca della complessità
(L. Staricco) - La pianificazione
strategica (S. C. Ceretto Castigliano, L.
Staricco) - Interazioni tra pianificazione
strategica e pianificazione ordinaria (S.
C. Ceretto Castigliano, L. Staricco) -
Città compatta / città diffusa: dinamiche
insediative fra strumenti di pianificazione e
strategie (A. Peano, A. Spaziante, D.
Ciuffi) - Conclusioni (S. C. Ceretto
Castigliano, D. Ciaffi, A. Peano, A.
Spaziante, L. Staricco)
Quadri di analisi regionale. Prospettive di
interazione multisettoriale
Las Casas G. B.,
Properzi P. (a cura)
FrancoAngeli, Milano, 2002
Il volume, frutto di una raccolta di contributi di diversi autori,
testimonia, nel suo insieme, la rapidità con
cui, sotto la spinta dell’innovazione e
dell’aggiornamento continuo nei diversi
approcci, evolve la riflessione su alcuni temi
che solo pochi anni fa si annunciavano fertili
di riflessioni e proficui approfondimenti; così
come testimonia la velocità del processo
evolutivo e di mutamento degli stessi sistemi
regionali che i suddetti temi assumono come
riferimento spaziale.
Occorre, infatti, prendere atto della mutevolezza dei quadri
territoriali e regionali e soffermarsi sugli
elementi di stabilità o, meglio, di
perdurante interesse nel mondo della ricerca
scientifica. Non si tratta di una ricerca di principi
universali, ma di riaffermare il concetto
che la conoscenza dei processi territoriali
non è un dato che si acquisisce una volta per
tutte, ma è a sua volta un processo
incrementale all’interno del quale matura
l’integrazione dei saperi e la capacità di
assumere decisioni. A tale consapevolezza deve
accompagnarsi un rinnovato sistema di
pianificazione, flessibile e processuale, e
una nuova connotazione del piano, che viene
fuori da logiche di mere verifiche di
conformità per orientarsi verso logiche di
congruenza e compatibilità.
La raccolta si sviluppa esaminando questioni di principio e,
soprattutto, casi di studio che dimostrano i
mutamenti economici e sociali, l’innovazione
in ambito disciplinare, nonchè la recente
evoluzione della domanda di piano e di
conoscenza.
Si può provare a raggruppare i contributi per grandi temi:
- per quanto concerne la pianificazione strategica, si va dai
rapporti tra pianificazione strategica e
sviluppo locale (Pazienti M.) al ruolo della
valutazione nella recente legislazione
regionale (Mambelli T.), da un approccio
interpretativo delle interazioni spaziali per
il governo delle trasformazioni territoriali
della Basilicata (Tamma N.) ai rapporti fra
pianificazione strategica, programmazione
negoziata e piano provinciale (Vignozzi A.);
- per quanto attiene agli aspetti economici, si va da
un’analisi dei costi collettivi dello
sviluppo insediativo di tipo metropolitano
della periferia milanese (Camagni R., Gibelli
M.C., Rigamonti P.) ai primi esiti
dell’unione monetaria e della riforma dei
fondi strutturali (Mazzola F.), dalle
esperienze di perequazione urbanistica per la
costruzione della città pubblica (Micelli E.)
a un’analisi preliminare della distribuzione
territoriale del reddito in Italia (Malfi L.),
per finire con considerazioni sulle economie
di rete nel processo di ricomposizione urbana
a scala regionale (Boscacci F.);
- per quanto riguarda le problematiche ambientali, si va dai
problemi della continuità ambientale nella
pianificazione dei territori naturali (Properzi
P., Romano B., Tamburini G.) al rapporto fra
Via e Vas, alla Via per i progetti e per le
strategie, fra norme ambientali e regole
dell’urbanistica (Brunetta G., Spaziante
A.), per finire con l’integrazione e la
sostenibilità nel Progetto Ambiente della
Regione Liguria (Besio M.);
La raccolta contiene lavori che segnalano una nuova domanda di piano,
la domanda di una visione integrata delle
questioni che riguardano il territorio delle
regioni; domanda che trova espressione in
esperimenti e realizzazioni e nell’avvio di
processi che oggi obbligano ad approfondire
una valutazione alla luce delle aspettative e
delle innovazioni che hanno già trovato
attuazione.
Una particolare menzione meritano le attenzioni che il quadro politico
nazionale e il dibattito internazionale
rivolgono a nuove forme di localismo insieme
alla inevitabile tendenza alla globalizzazione
delle economie, della comunicazione, della
ricerca e, in definitiva, degli stessi
comportamenti delle società insediate.
Introduzione - Rapporti tra pianificazione strategica e sviluppo locale
(M. Pazienti) - Il ruolo della
valutazione nella recente legislazione
urbanistica regionale (T. Mambelli) - I
costi collettivi dello sviluppo Insediativo -
metropolitano. Un’analisi nelle periferie di
Milano (Camagni, Gibelli Rigamonti) -
La continuità ambientale nella pianificazione
dei territori naturali (P. Properzi, B.
Romano, G. Tamburini) - Unione monetaria e
riforma dei Fondi strutturali (F. Mazzola)
- La perequazione urbanistica per la
costruzione della città pubblica (E.
Micelli) - La distribuzione territoriale
dei reddito in Italia: un’analisi
preliminare (L. Malfi) - Un approccio
interpretativo delle interazioni spaziali per
il governo delle trasformazioni territoriali
della Basilicata (N. Tamma) - Le
economie di rete nel processo di
ricomposizione urbana a scala regionale (F.
Boscacci) - Pianificazione strategica,
programmazione negoziata e piano provinciale:
il caso di Grosseto (A. Vignozzi) -
Dalla Via alla Vas: la valutazione d’impatto
ambientale dai progetti alle strategie, fra
norme ambientali e regole dell’urbanistica (G.
Brunetta e A. Spaziante) - Integrazione e
sostenibilità nel Progetto Ambiente della
Regione Liguria (M. Besio).
La città dismessa
Giovanni Persico (a cura)
Tullio Pironti Editore, Napoli, 2002
Il libro raccoglie una serie di studi, per la maggior parte di docenti
universitari napoletani, sui problemi di
Bagnoli e dell’area ex Italsider ed Eternit.
La pubblicazione è divisa in quattro parti, oltre ad un’appendice
che contiene due Appunti scritti, il primo nel
2000, per dare vita ad un convegno, e il
secondo nel 2001, proprio per sollecitare gli
interventi in essa raccolti.
Nella prima parte si parla del quartiere di Bagnoli prima e dopo la
chiusura dell’Italsider, mentre nella
seconda si traccia un profilo della storia
culturale di Bagnoli e dei Campi Flegrei e se
ne descrive la situazione sotto il profilo
geofisico, geologico e ambientale. La parte
terza affronta le tematiche legate alla
bonifica e la quarta quelle che riguardano la
futura sistemazione dell’area ex
industriale. In quest’ultima parte il
problema della riconversione dell’area è
affrontato da diverse angolature e punti di
vista che, in successione, riguardano i temi
legati alla cultura, all’assetto urbanistico
del territorio ed infine agli aspetti
economici, amministrativi e legislativi.
Il volume si apre con una prefazione del curatore e si chiude con una
postfazione che mette insieme i dubbi, le
perplessità, le speranze di un urbanista
(Arturo Rigillo) sul futuro di Bagnoli e di
Napoli tutta.
Prefazione (G. Persico) - Bagnoli capitale di Napoli (M.
Coletta) - Bagnoli un quartiere nella città.
Per la città? (U. Leone) - La
criminalità organizzata a Bagnoli (G.
Persico) - Il disagio mentale a
Fuorigrotta e Bagnoli (G. Galdo) -
Bagnoli era l’Italsider (A. Dragoni)
- Il territorio dei Campi flegrei dai latini
all’età industriale. Natura, letteratura,
scienza (F. Starace) - L’assetto
geofisico-geologico ambientale dell’area di
Bagnoli (A. Rapolla e G. Paolillo) - La
bonifica dell’area ex ltalsider ed Eternit.
Le fasi e i tempi della bonifica (G.
Persico) - Prima il Piano, poi la
bonifica, mirata (C. Buondonno) -
Amianto nell’area di Bagnoli a che punto
siamo? (M. Menegozzo) - Problemi di una
riconversione di un territorio urbano:
riflessioni sul caso Bagnoli (G. Muto)
- Immagine della città e realtà urbana a
Napoli: il passato e il presente (G.
Jalongo) - Pianificazione e politiche
urbanistiche (R. Lanini) - Bagnoli, ad
Ovest niente di nuovo? (G. Trupiano) -
L’analisi dei costi e dei benefici: alcune
osservazioni (A. Di Maio) - Una incerta
Bagnoli: nuovi scenari di pianificazione
urbanistica (F. D. Moccia) -
L’imbroglio Bagnoli (G. Pane) - Il
recupero ambientale della pianura costiera di
Bagnoli (A. Paolella) - Sulla
riqualificazione ambientale del litorale di
Coroglio-Bagnoli (M. Forte e M. Di Dato)
- Variante di Bagnoli. Le ragioni giuridiche
di un’opposizione (A. Palma) -
Bagnoli: progetti per uno sviluppo
insostenibile (F. Carbonara) - Concorsi
di idee. Idee per un concorso (L. M. Fusco)
- Da Porto Alegre a Bagnoli: possibilità e
limiti di una gestione “partecipata” del
territorio (C. Amirante e F. Rubino) -
Confronti per La composizione urbana (A.
Rigillo) - Appendice. Ripensare
Bagnoli 2000. Bagnoli 2001.
Dal distretto industriale allo sviluppo locale.
Svolgimento e difesa di un’idea
Giacomo Becattini
Bollati Boringhieri, Torino, 2000
La lettura della sterminata congerie di piccole e piccolissime
imprese che rappresenta l’ossatura
dell’esercito industriale italiano conduce
alla rivalutazione del piccolo, ma non
in quanto tale; del piccolo inserito e
radicato in un sistema locale.
Il libro raccoglie saggi e articoli pubblicati, in diverse sedi,
dall’autore, che ne tracciano anche
l’evoluzione delle riflessioni circa il tema
dello sviluppo economico del nostro paese, in
un arco di tempo che va dalla fine del 1998
all’inizio del 2000.
La parte prima è costituita da sette saggi, in cui l’autore
cerca di sviluppare, in varie direzioni,
l’idea di distretto industriale, ponendo in
evidenza, oltre ad alcuni limiti, la notevole
potenza euristica, in particolare la rilettura
dell’industrializzazione leggera
italiana.
Vengono brevemente esplorate le analogie fra l’analisi distrettuale
dell’industria e quella delle attività
agricole. L’autore fornisce, infine, alcuni
spunti per una politica della formazione e per
una nuova politica meridionalista. La ricerca
trova, quale approdo transitorio, il concetto
di sistema locale riproduttivo.
La parte seconda raccoglie interventi sulla stampa quotidiana
che difendono la chiave di lettura
distrettuale contro tutta una serie di
fraintendimenti. Questa difesa si svolge su
due piani: un commento critico della
letteratura economica contemporanea e
l’intervento, in positivo, sui problemi
dello sviluppo economico italiano, con
particolare attenzione per quello toscano.
Introduzione:
Realtà particolare o nuova chiave di lettura?
–
Parte prima
Lo svolgimento di una idea: alcuni scritti controcorrente
Gli amanti di Desdemona
Distretti industriali e storia dell’industria italiana
‘U sceccu si fici omo. Ovvero, la Sicilia salvata dai
siciliani
Distrettualità, fra industria e agricoltura
Dal miracolo economico al made in Italy
Lo sviluppo locale nel mercato globale
Sviluppo locale e formazione moderna
Parte seconda
La difesa di una idea nel dibattito nazionale...
Mano leggera coi distretti
Concertazione dal basso e concertazione dall’alto
Il respiro politico del sciur Brambilla
Il vaso di coccio...
I due motori dello sviluppo italiano
Grandi storie di piccole imprese
Il distretto e il cluster
Alla ricerca dell’impresa inguattata
Postfordismo e storia dell’industria
Piccola impresa: né brutta né bella, talvolta funziona
La via distrettuale all’industrializzazione
Comunità o società locale?
La strana coppia: saper fare - bisogni
Chiavi di lettura dello sviluppo industriale italiano ... e in quello toscano
Marketing territoriale: maneggiare con cura
Luci e ombre del made in Tuscany
Per una politica di sviluppo della Toscana
La “piana” tra due fuochi
Politica e ricerca socioeconomica
Attenti, non si vive di solo Pil!
I mille volti della Toscana che lavora
La chiocciola Prato
Identikit dell’impresa distrettuale
Non scherziamo col territorio
Come leggere la Toscana?
Il distretto s’interroga
Alcune domande a Claudio Martini
Tre condizioni per un piano di sviluppo
Le politiche industriali nelle regioni. Realtà
e valutazione
Raffaele Brancati (a cura)
Donzelli editore, Roma, 2001
Il volume presenta il primo Rapporto Met, ossia il quadro economico
analitico sugli strumenti di sostegno alle
attività produttive che rappresentano una
delle principali questioni della politica
economica.
Si tratta di una raccolta di analisi di vari autori che offre utili
strumenti di lettura e svariati spunti di
riflessione.
Oggetto diretto dell’indagine sono: i flussi di spesa del settore
pubblico, effettivi e stimati, relativi al
periodo 1997-2000; i meccanismi di accesso ai
finanziamenti per le imprese, di cui si
esaminano le problematiche più diffuse; la
stima comparata degli effetti relativi alla
presenza di più politiche territoriali in una
regione.
Gli approfondimenti proposti riguardano gli effetti della riforma
fiscale, con particolare riferimento ad alcune
tipologie di imprese industriali con
un’analisi delle conseguenze economiche per
le regioni italiane per le quali si propongono
valutazioni quantitative per gli interventi
effettuati.
Altro tema affrontato è quello relativo al funzionamento dei fondi di
garanzia fidi e sui consorzi mutualistici di
garanzia, la relativa capacità di gestione
delle risorse e le relazioni tra fondo, banca
e impresa.
Una riflessione accurata sugli interventi per lo sviluppo locale basati
sull’indagine dell’Ocse conferisce
completezza al rapporto.
Presentazione (S. Carpinelli) - Parte prima: Rapporto Met.
Introduzione e sintesi (R. Brancati) -
Un quadro generale (R. Brancati) - La
concorrenza tra le politiche (R. Brancati)
- Un modello di analisi regionale (C. A.
Bollino) - La politica fiscale e la
tassazione delle imprese (R. Azzolini e F.
Carotti) - Alcune politiche per la ricerca
e l’innovazione: lo strumento dei progetti
autonomi di ricerca (V. Mastrostefano e A.
Silvani) - La programmazione negoziata (R.
Turatto) - I fondi e i consorzi di
garanzia fidi (R. Brancati) - Parte
seconda: Le politiche territoriali nel paesi
Ocse (M. Pezzini).
Lo sviluppo locale. Un’indagine della Banca
d’Italia sui distretti industriali
L. Federico Signorini (a cura),
Donzelli editore, Roma, 2000
Nel 1991, sulla base dei dati di censimento, l’Istat ha classificato
come distretti industriali 199 dei 784 sistemi
locali del lavoro in cui è ripartito il
territorio nazionale. Nei distretti, che
comprendono circa il 31% dei comuni italiani e
il 25% della popolazione, risultava
concentrato il 30% delle unità locali e il
31,4% degli addetti. Nei settori
manifatturieri tali valori salivano al 41,7% e
al 42,6% rispettivamente. I risultati del
censimento intermedio condotto nel 1996
mostrano quasi in ogni settore di attività
una crescita del peso dei distretti in termini
di numero di addetti ed una contrazione del
peso valutato in termini di unità locali.
L’elevata incidenza delle piccole imprese e dei settori tradizionali
rende il nostro paese diverso dagli altri
grandi paesi industriali. Tale peculiarità è
considerata come una sorta di puzzle
che porta ad interrogarsi se può una simile
struttura sopravvivere nell’attuale fase di
competizione globale. Diversi studiosi, sin
dagli anni settanta, hanno avanzato
spiegazioni circa il paradosso della struttura
industriale dell’Italia che cozza con il
dinamismo e l’efficienza di particolari
agglomerazioni locali di piccole imprese (i distretti
industriali): sono le particolari economie
esterne che compensano lo svantaggio di scala.
L’idea di distretto è oggi scontata. Ma non sono rigorosi
studi quantitativi a supportarla bensì
l’osservazione qualitativa di un’ampia
collezione di case studies.
È possibile dimostrare, ad esempio, che le imprese distrettuali hanno
vantaggi di efficienza misurabili? Che i
distretti hanno una particolare vocazione
all’esportazione? Che il mercato del lavoro
o quello del credito funzionano in modo
diverso nei distretti?
In questa raccolta di saggi è possibile rintracciare un filo
conduttore rappresentato dal tentativo di
sottoporre la teoria dei distretti, in
maniera per quanto possibile sistematica, alla
doppia disciplina della definizione
quantitativa e della prova econometrica. La
ricerca, che si avvale di ampie basi di dati e
di un’apposita indagine sul campo, prendendo
origine da un progetto della Banca d’Italia
(alla quale molti degli autori appartengono o
hanno appartenuto), presta notevole attenzione
anche agli aspetti finanziari e, in
particolare, ai rapporti tra modelli di
sviluppo locale e sistema
finanziario/bancario.
“Molte delle intuizioni della teoria dei distretti sopravvivono alla
prova; altre sono messe in discussione. I
risultati possono contribuire a irrobustire il
dibattito sulla struttura economica italiana,
a sfatare qualche luogo comune e, non ultimo,
a discutere in termini razionali delle
alternative di policy”.
L’effetto distretto: motivazioni e risultati di un progetto di
ricerca (L. F. Signorini) - I distretti
industriali nel censimento intermedio del
1996: dimensioni e caratteristiche strutturali
(G. Iuzzolino) - L’efficienza delle
imprese nel distretti industriali italiani (S.
Fabiani, G. Pellegrini, E. Romagnano, L. F.
Signorini) - Imprese e mercato del lavoro
nel distretti industriali (P. Casavola, G.
Pellegrini, E. Romagnano) - Concentrazione
spaziale della produzione e specializzazione
internazionale dell’industria italiana (C.
Gola e A. Mori) - Sistemi produttivi
locali e commercio estero: un’analisi
territoriale delle esportazioni italiane (R.
Bronzini) - Nuovi strumenti per la
classificazione dei sistemi locali (L.
Cannari e L. F. Signorini) - Banche e
distretti industriali: una relazione speciale?
(M. Pagano) - Le banche nei sistemi
locali di produzione (F. Farabullini e G.
Gobbi) - Costo e disponibilità del
credito per le imprese nei distretti
industriali (P. Finaldi Russo e P. Rossi)
- Localismo bancario e distretti industriali:
assetto dei mercati del credito e
finanziamento degli investimenti (A.
Baffigi, M. Pagnini, F. Quintiliani) - I
vincoli finanziari per le imprese
distrettuali: un’analisi su dati bancari (M.
Pagnini) - Banche locali e amplificazione
degli shock economici attraverso il canale
creditizio (E. Beretta, M. Omiccioli, R.
Torrini) - L’indagine sul campo: una
presentazione (M. Omiccioli) -
L’indagine sul campo: caratteristiche
metodologiche (G. Iuzzolino) -
L’organizzazione collettività produttiva
nei distretti industriali (M. Omiccioli)
- Assetti imprenditoriali, organizzazione del
lavoro e mobilità nei distretti industriali (M.
Omiccioli, F. Quintiliani) - Le relazioni
finanziarie nel distretti industriali (E.
Cocuzza).
Come nascono i distretti industriali
Gianfranco Viesti
Edizioni Laterza, Bari, 2000
L’autore si pone alcune domande, di carattere generale,
sull’aspetto più peculiare dello sviluppo
economico del nostro paese. In base a quali
condizioni sorgono e si sviluppano i distretti
industriali? Perché in alcune aree e non in
altre? Perché in determinate produzioni e non
in altre?
Il primo capitolo espone le riflessioni teoriche che hanno tentato di
dare una risposta a interrogativi circa la
concentrazione geografica e la centralità dei
distretti. Il secondo capitolo prova a
chiedersi a quali condizioni può teoricamente
aversi la nascita di nuovi distretti. Il terzo
capitolo ricostruisce la geografia,
differenziata tra Centro-Nord e Mezzogiorno,
del made in Italy nel dopoguerra. Il
quarto capitolo fotografa i sistemi locali del
lavoro al 1996. Nel quinto capitolo vengono
definiti 25 distretti ripercorrendone
l’evoluzione fino all’attualità. Nel
sesto capitolo, sulla base dei dati e delle
informazioni raccolte, si cerca di stabilire
quale ruolo ha avuto la dotazione iniziale di
fattori produttivi, come sono state acquisite
le tecnologie, verso quali segmenti di domanda
sono state indirizzate le produzioni, quali
sono i fattori competitivi alla base dello
sviluppo.
Il volume, a partire dai risultati di una ricerca, vasta ed
approfondita, sui distretti meridionali del made
in Italy, tenta di dare risposta a queste
domande e di ricavarne le implicazioni più
importanti per le politiche di sviluppo
locale. La ricerca, condotta tra il 1998 e il
2000, oltre che basarsi su una dettagliata
analisi di dati Istat, ha utilizzato il metodo
dell’intervista diretta a imprenditori e
testimoni privilegiati.
Introduzione - Centri e periferie – Introduzione - Lo spazio uniforme
- L’economia classica del
sottosviluppo regionale - La nuova
geografia economica - Cosa ci dice la nuova
geografia economica? - Come fanno le
periferie a diventare centro? - Economie
esterne e distretti industriali - Le
condizioni per la nascita di nuovi distretti -
Introduzione - Le risorse e i fattori
produttivi - Il ruolo delle tecnologie -
Imitazione e interazione - Le imprese - Il
ruolo della domanda - Le condizioni del
contesto locale - La competitività - Storia e
geografia del made in ltaly - Il made
in Italy - La deindustrializzazione
meridionale nel made in Italy - La via
adriatica - La Campania - Gli anni Novanta -
Dalla dispersione alla concentrazione - Luoghi
e prodotti del made in Italy
meridionale - Il made in Italy
meridionale al 1996 - Le produzioni
meridionali - I Sll meridionali nel quadro
nazionale - Il made in Italy
meridionale nei mercati internazionali - I
distretti - I distretti meridionali del made
in Italy - I distretti abruzzesi e
molisani - I distretti pugliesi e lucani - I
distretti campani - Alle radici dello sviluppo
dei distretti - Introduzione - I fattori
produttivi e le caratteristiche degli ambienti
locali - Le eredità tecnologiche - La mobilità
dei fattori produttivi - Il decentramento
produttivo - Le imprese metrici - Le imprese
dei distretti - I rapporti fra imprese - I
mercati - La competitività - Conclusioni
generali e implicazioni - Il quadro
d’insieme - Perché quelli sì? Alcuni fatti
stilizzati - Perché quelli sì? Fatti
complicati - Qualche conclusione generale -
Qualche implicazione per le politiche di
sviluppo
Un’altra industria? Distretti e sistemi
locali nell’Italia contemporanea
Aurelio Alaimo
FrancoAngeli, Milano, 2002
Una vasta letteratura ha avuto origine dal tema dello sviluppo di
sistemi produttivi locali nell’Italia
contemporanea. Essa è dovuta, in prevalenza,
ad economisti e sociologi interessati a
studiare i numerosi distretti individuabili
sul nostro territorio nazionale. Anche gli
storici hanno cominciato ad occuparsi di
questo tema, consapevoli che lo sviluppo
locale costituisce una delle peculiarità
della storia d’Italia.
Il titolo del libro è una domanda, che può essere formulata in
maniera più estesa come segue: “Distretti e
sistemi locali costituiscono una forma di
sviluppo industriale diversa, o addirittura
alternativa, rispetto allo sviluppo basato
sulle grandi imprese? Oppure si tratta di
percorsi intrecciati e sovrapposti, distinti
solo per comodità di interpretazione?
Insomma, siamo davvero in presenza di un’altra
industria?”.
I diversi saggi riuniti nella raccolta riguardano svariate questioni,
con continue incursioni nei contenuti tipici
degli studi delle scienze sociali: alcuni di
essi delineano una visione d’insieme della
storia dei sistemi locali, altri presentano
ricerche su casi specifici, ma anche
osservazioni di metodo e brevi discussioni
comparative.
L’autore intende così offrire un contributo alla ricerca storica su
questi temi da cui emerge come i principali
successi dell’economia italiana si devono in
gran parte a quelle forme di sviluppo
economico e sociale a lungo considerate
minori, o addirittura arcaiche.
Si tratta di storie di esperienze industriali radicate nei contesti
locali e cresciute grazie alle tante
tradizioni manifatturiere diffuse nel nostro
paese che si sono rivelate decisive per la
trasformazione dell’Italia contemporanea in
un paese moderno. I saggi presentati
contribuiscono a costruire un’immagine
inedita dell’industrializzazione italiana e
forniscono un contributo a una rilettura della
nostra stessa storia nazionale.
Introduzione
- Una visione d’insieme - Piccole imprese e
sistemi locali: percorsi di sviluppo - Forme
di regolazione dei sistemi locali - Intervento
pubblico e sviluppo locale - Il caso
dell’Emilia Romagna - La specializzazione
flessibile nella meccanica emiliana
(1850-1950) - La Packaging Valley di Bologna
(1920-1980) (con V. Capecchi) - Un distretto
anomalo e il suo governo: le cooperative di
Ravenna (1945-1962) - Discussioni e confronti
- Una proposta di ricerca: l’industria delle
macchine automatiche dal Midwest alla via
Emilia (1870-1990) - Philip Scranton e
l’altra faccia dell’industrializzazione
americana - Sviluppo locale e storia del
Novecento nel libro mancato di Paolo D’Attorre
- Quasi una conclusione:
l’industrializzazione ibrida di
Jonathan Zeitlin.
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