Numero 5 - 2002

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensioni


a cura di

Isidoro Fasolino


 

 

 

Schema di sviluppo dello spazio europeo. Verso uno sviluppo territoriale equilibrato e sostenibile dell’Unione europea

Beguinot C. (a cura)

Giannini Editore, Napoli, 2002

 

Si tratta del XXIV volume della collana biennale Studi Urbanistici che raccoglie la gran parte delle pubblicazioni della Fondazione Aldo Della Rocca che, sorta per onorare la memoria dell’indimenticato urbanista, ha lo scopo di promuovere, incoraggiare e diffondere gli studi di urbanistica. A ciò essa provvede, tra l’altro, bandendo concorsi periodici sui temi di maggiore attualità della disciplina urbanistica, pubblicando, nella suddetta collana, i migliori lavori presentati in ciascun concorso.

Lo schema di sviluppo dello spazio europeo (Ssse) è il documento conclusivo concordato dai ministri responsabili dell’assetto territoriale negli Stati membri dell’Unione europea (Ue) al termine dell’informale consiglio svoltosi a Potsdam il 10-11/5/1999. Tale documento, pur non avendo carattere vincolativo per gli Stati membri, costituisce un importante strumento di orientamento politico col quale vengono delineate opzioni strategiche di base, ritenute idonee ad avviare o potenziare processi di cooperazione in Ue, con particolare attenzione alla loro incidenza spaziale sul territorio.

La presentazione del volume è affidata al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Pietro Lunardi, che evidenzia la posizione di rilievo dell’Italia sui temi dell’allargamento ad est dell’Ue e dei rapporti con i paesi del Mediterraneo, per la sua conformazione geografica e per i suoi interessi economici, imprenditoriali e politici. L’introduzione è curata, invece, da Gaetano Fontana, Capo del Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio (Dicoter), delle politiche del personale e per gli affari generali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per il quale l’adozione dello Ssse e i suoi tre obiettivi principali (coesione economica e sociale; sviluppo sostenibile; competitività equilibrata delle regioni europee) comporta la necessità, per ogni paese dell’Ue, di formulare indirizzi e di assumere iniziative coerenti per perseguire lo sviluppo (patrimonio ambientale e culturale, riorganizzazione e riqualificazione dei sistemi urbani e territoriali) applicando i principi della sussidiarietà e del partenariato. I contributi sono costituiti dai lavori presentati dai partecipanti al XXIII concorso internazionale per monografie, bandito con il supporto del Dicoter.

 

Presentazione (P. Lunari) - Introduzione (G. Fontana) - Saggio introduttivo (C. Beguinot) - Le azioni e le politiche sostenibili dell’Ue per le reti infrastrutturali e la realtà italiana (F. Alessandria) - I sistemi urbani in Europa: una nuova strategia per il riequilibrio territoriale (F. Archibugi) - Una matrice di valutazione strategica integrata per migliorare la coerenza delle azioni comunitarie inquadrate nello Ssse (S. Arnofi) - L’Europa delle città nel contesto del villaggio globale (G. Dioguardi) - Recupero e riqualificazione ambientale per la salvaguardia e lo sviluppo di aree di pregio paesaggistico (Earthouse ambiente e territorio srl) - Schema di sviluppo dello spazio europeo: per una politica ambientale integrata (G. Esposito, F. Forte, G. Quattrone) - Tra ragioni istituzionali e complessità territoriali: una proposta operativa e un esempio applicativo (U. Janin-Rivolin, C. Salone) - La valorizzazione delle identità nello spazio mediterraneo come linea strategica dello Schema di sviluppo dello spazio europeo (L. Mannelli) - Verso la sostenibilità sociale (V. Nicotera) - Forma urbana e sviluppo dello spazio europeo: premesse di una ricerca (G. Nuti) - La coesione territoriale in Europa: nuove prospettive per la pianificazione project-oriented (L. Pedrazzini) - Storia, politica, tecnica, utopia: verso la pianificazione integrata dello spazio europeo (B. Petrella, M. Clemente, G. Esposito) - La città: cuore del territorio (F. Rizzo) - Spazio europeo e sistemi urbani: identità e utopia della ricostruzione (R. Amantea) - Il territorio fra frammentazione, governance e crisi delle istituzioni intermedie (P. Bonora) - Linee per uno sviluppo territoriale dell’Europa non immemore del retaggio religioso cristiano (M. D’Erme) - Alcune considerazioni sullo Schema di sviluppo dello spazio europeo (G. Forno) - Verso una percezione unitaria del territorio europeo (F. Guerrieri) - Spazi e tempi integrati per l’Europa unita: riflessioni operative per lo sviluppo (G. Nuti) - Verso una politica dello spazio europeo (G. Sartorio, P. Giovannini).

 

 

Interazioni tra pianificazione operativa, strutturale e strategica

Ceretto Castigliano S. C., Ciaffi D., Peano A., Spaziante A., Staricco L.

FrancoAngeli, Milano, 2002

 

La necessità di superare la rigidità del sistema di pianificazione tradizionale ha portato ad una proliferazione di strumenti e procedure nuovi, rivolti alla formulazione di politiche urbanistiche alternative a quelle vigenti. In tal modo, il nodo del rapporto tra vecchie e nuove pratiche di pianificazione è divenuto centrale.

Il piano non deve configurarsi come uno strumento chiuso, fatto di rigide prescrizioni e regole immutabili, ma come un processo aperto, partecipato e flessibile, basato su linee programmatiche di riferimento e su una strumentazione che permetta di monitorare continuamente lo stato del sistema, per cogliere l’avvicinarsi di possibili biforcazioni, e di assumere decisioni in condizioni di incertezza e di presenza di una molteplicità di obiettivi.

Anche le più recenti proposte di riforma della legge urbanistica nazionale delineano il superamento del modello di pianificazione gerarchico a cascata, a favore di un modello reticolare in cui i diversi strumenti urbanistici interagiscono non più secondo rapporti verticali di dipendenza, ma secondo rapporti orizzontali di interdipendenza. Questo è favorito dalla tendenza del sistema di pianificazione ad assumere un livello di complessità analogo a quello del sistema urbano.

In quest’ottica, il lavoro si pone l’obiettivo di analizzare come si configuri l’interazione tra uno dei più significativi nuovi strumenti di pianificazione, quale il piano strategico, di natura informale e volontaria, alla scala metropolitana ed il Prg tradizionale o, meglio, il piano regolatore comunale nelle nuove forme distinte: quella strutturale (di strategie, tipicamente alla scala sovralocale, di prevalente contenuto socioeconomico, con prospettive temporali di medio-lungo periodo) e quella operativa (di intervento e regolativa, tipicamente alla scala locale, di contenuto prevalente fisico-funzionale, con prospettive temporali di breve periodo), che ha assunto in alcune leggi urbanistiche regionali e nelle stesse proposte di riforma della legge urbanistica nazionale. È stata, tra l’altro, proprio la compresenza nel Prg di strategie e regole a determinarne la debolezza. Qualcuno (Goodstein, Nolan, Pfeiffer, 1993) ha definito la pianificazione strategica come un processo attraverso il quale i membri di un’organizzazione individuano un’immagine ideale e desiderabile del futuro per la stessa organizzazione e sviluppano le operazioni e le procedure necessarie per perseguire tale immagine.

Le regole, quindi, sono affidate al piano operativo, le strategie sono affidate al piano strategico e al piano strutturale (strategico urbanistico); ma mentre il primo (volontario e informale) persegue l’ordinamento a-spaziale delle relazioni economiche e sociali, il secondo (necessario e formale) ne persegue l’ordinamento spaziale.

L’articolazione della raccolta di scritti muove dalla disamina dei caratteri della pianificazione nell’epoca della complessità (Staricco L.) per poi passare al significato di pianificazione strategica e alla descrizione di casi di studio e, successivamente, ad affrontare il problema delle interazioni tra pianificazione strategica e pianificazione ordinaria (Ceretto Castigliano S. C., Staricco L.).

L’analisi fa riferimento al quadro teorico costituito dalle teorie della complessità ed è condotta alla luce di un problema concreto, quale il contenimento della dispersione insediativa. La raccolta, infatti, si conclude con la contrapposizione tra città compatta e città diffusa in rapporto alle dinamiche insediative fra strumenti di pianificazione e strategie (Peano A., Spaziante A., Ciuffi D.).

Il piano strategico, con la sua natura informale e concertativa, da un lato, e con la sua geometria variabile, che trascende i confini amministrativi, dall’altro, può favorire il coordinamento a livello metropolitano dei piani locali, strutturali e operativi; coordinamento indispensabile per il passaggio dalla città diffusa alla città diramata, una città, cioè, che si richiama ad una strutturazione dei sistemi urbani e territoriali di tipo reticolare, volta a garantire il controllo del consumo di spazio e la salvaguardia della qualità dell’ambiente.

 

Prefazione (C. S. Bertuglia) - Introduzione (S. C. Ceretto Castigliano, D. Ciaffi, A. Peano, A. Spaziante, L. Staricco) - Caratteri della pianificazione nell’epoca della complessità (L. Staricco) - La pianificazione strategica (S. C. Ceretto Castigliano, L. Staricco) - Interazioni tra pianificazione strategica e pianificazione ordinaria (S. C. Ceretto Castigliano, L. Staricco) - Città compatta / città diffusa: dinamiche insediative fra strumenti di pianificazione e strategie (A. Peano, A. Spaziante, D. Ciuffi) - Conclusioni (S. C. Ceretto Castigliano, D. Ciaffi, A. Peano, A. Spaziante, L. Staricco)

 

 

Quadri di analisi regionale. Prospettive di interazione multisettoriale

Las Casas G. B., Properzi P. (a cura)

FrancoAngeli, Milano, 2002

 

Il volume, frutto di una raccolta di contributi di diversi autori, testimonia, nel suo insieme, la rapidità con cui, sotto la spinta dell’innovazione e dell’aggiornamento continuo nei diversi approcci, evolve la riflessione su alcuni temi che solo pochi anni fa si annunciavano fertili di riflessioni e proficui approfondimenti; così come testimonia la velocità del processo evolutivo e di mutamento degli stessi sistemi regionali che i suddetti temi assumono come riferimento spaziale.

Occorre, infatti, prendere atto della mutevolezza dei quadri territoriali e regionali e soffermarsi sugli elementi di stabilità o, meglio, di perdurante interesse nel mondo della ricerca scientifica. Non si tratta di una ricerca di principi universali, ma di riaffermare il concetto che la conoscenza dei processi territoriali non è un dato che si acquisisce una volta per tutte, ma è a sua volta un processo incrementale all’interno del quale matura l’integrazione dei saperi e la capacità di assumere decisioni. A tale consapevolezza deve accompagnarsi un rinnovato sistema di pianificazione, flessibile e processuale, e una nuova connotazione del piano, che viene fuori da logiche di mere verifiche di conformità per orientarsi verso logiche di congruenza e compatibilità.

La raccolta si sviluppa esaminando questioni di principio e, soprattutto, casi di studio che dimostrano i mutamenti economici e sociali, l’innovazione in ambito disciplinare, nonchè la recente evoluzione della domanda di piano e di conoscenza.

Si può provare a raggruppare i contributi per grandi temi:

- per quanto concerne la pianificazione strategica, si va dai rapporti tra pianificazione strategica e sviluppo locale (Pazienti M.) al ruolo della valutazione nella recente legislazione regionale (Mambelli T.), da un approccio interpretativo delle interazioni spaziali per il governo delle trasformazioni territoriali della Basilicata (Tamma N.) ai rapporti fra pianificazione strategica, programmazione negoziata e piano provinciale (Vignozzi A.);

- per quanto attiene agli aspetti economici, si va da un’analisi dei costi collettivi dello sviluppo insediativo di tipo metropolitano della periferia milanese (Camagni R., Gibelli M.C., Rigamonti P.) ai primi esiti dell’unione monetaria e della riforma dei fondi strutturali (Mazzola F.), dalle esperienze di perequazione urbanistica per la costruzione della città pubblica (Micelli E.) a un’analisi preliminare della distribuzione territoriale del reddito in Italia (Malfi L.), per finire con considerazioni sulle economie di rete nel processo di ricomposizione urbana a scala regionale (Boscacci F.);

- per quanto riguarda le problematiche ambientali, si va dai problemi della continuità ambientale nella pianificazione dei territori naturali (Properzi P., Romano B., Tamburini G.) al rapporto fra Via e Vas, alla Via per i progetti e per le strategie, fra norme ambientali e regole dell’urbanistica (Brunetta G., Spaziante A.), per finire con l’integrazione e la sostenibilità nel Progetto Ambiente della Regione Liguria (Besio M.);

La raccolta contiene lavori che segnalano una nuova domanda di piano, la domanda di una visione integrata delle questioni che riguardano il territorio delle regioni; domanda che trova espressione in esperimenti e realizzazioni e nell’avvio di processi che oggi obbligano ad approfondire una valutazione alla luce delle aspettative e delle innovazioni che hanno già trovato attuazione.

Una particolare menzione meritano le attenzioni che il quadro politico nazionale e il dibattito internazionale rivolgono a nuove forme di localismo insieme alla inevitabile tendenza alla globalizzazione delle economie, della comunicazione, della ricerca e, in definitiva, degli stessi comportamenti delle società insediate.

 

Introduzione - Rapporti tra pianificazione strategica e sviluppo locale (M. Pazienti) - Il ruolo della valutazione nella recente legislazione urbanistica regionale (T. Mambelli) - I costi collettivi dello sviluppo Insediativo - metropolitano. Un’analisi nelle periferie di Milano (Camagni, Gibelli Rigamonti) - La continuità ambientale nella pianificazione dei territori naturali (P. Properzi, B. Romano, G. Tamburini) - Unione monetaria e riforma dei Fondi strutturali (F. Mazzola) - La perequazione urbanistica per la costruzione della città pubblica (E. Micelli) - La distribuzione territoriale dei reddito in Italia: un’analisi preliminare (L. Malfi) - Un approccio interpretativo delle interazioni spaziali per il governo delle trasformazioni territoriali della Basilicata (N. Tamma) - Le economie di rete nel processo di ricomposizione urbana a scala regionale (F. Boscacci) - Pianificazione strategica, programmazione negoziata e piano provinciale: il caso di Grosseto (A. Vignozzi) - Dalla Via alla Vas: la valutazione d’impatto ambientale dai progetti alle strategie, fra norme ambientali e regole dell’urbanistica (G. Brunetta e A. Spaziante) - Integrazione e sostenibilità nel Progetto Ambiente della Regione Liguria (M. Besio).

 

 

La città dismessa

Giovanni Persico (a cura)

Tullio Pironti Editore, Napoli, 2002

 

Il libro raccoglie una serie di studi, per la maggior parte di docenti universitari napoletani, sui problemi di Bagnoli e dell’area ex Italsider ed Eternit.

La pubblicazione è divisa in quattro parti, oltre ad un’appendice che contiene due Appunti scritti, il primo nel 2000, per dare vita ad un convegno, e il secondo nel 2001, proprio per sollecitare gli interventi in essa raccolti.

Nella prima parte si parla del quartiere di Bagnoli prima e dopo la chiusura dell’Italsider, mentre nella seconda si traccia un profilo della storia culturale di Bagnoli e dei Campi Flegrei e se ne descrive la situazione sotto il profilo geofisico, geologico e ambientale. La parte terza affronta le tematiche legate alla bonifica e la quarta quelle che riguardano la futura sistemazione dell’area ex industriale. In quest’ultima parte il problema della riconversione dell’area è affrontato da diverse angolature e punti di vista che, in successione, riguardano i temi legati alla cultura, all’assetto urbanistico del territorio ed infine agli aspetti economici, amministrativi e legislativi.

Il volume si apre con una prefazione del curatore e si chiude con una postfazione che mette insieme i dubbi, le perplessità, le speranze di un urbanista (Arturo Rigillo) sul futuro di Bagnoli e di Napoli tutta.

 

Prefazione (G. Persico) - Bagnoli capitale di Napoli (M. Coletta) - Bagnoli un quartiere nella città. Per la città? (U. Leone) - La criminalità organizzata a Bagnoli (G. Persico) - Il disagio mentale a Fuorigrotta e Bagnoli (G. Galdo) - Bagnoli era l’Italsider (A. Dragoni) - Il territorio dei Campi flegrei dai latini all’età industriale. Natura, letteratura, scienza (F. Starace) - L’assetto geofisico-geologico ambientale dell’area di Bagnoli (A. Rapolla e G. Paolillo) - La bonifica dell’area ex ltalsider ed Eternit. Le fasi e i tempi della bonifica (G. Persico) - Prima il Piano, poi la bonifica, mirata (C. Buondonno) - Amianto nell’area di Bagnoli a che punto siamo? (M. Menegozzo) - Problemi di una riconversione di un territorio urbano: riflessioni sul caso Bagnoli (G. Muto) - Immagine della città e realtà urbana a Napoli: il passato e il presente (G. Jalongo) - Pianificazione e politiche urbanistiche (R. Lanini) - Bagnoli, ad Ovest niente di nuovo? (G. Trupiano) - L’analisi dei costi e dei benefici: alcune osservazioni (A. Di Maio) - Una incerta Bagnoli: nuovi scenari di pianificazione urbanistica (F. D. Moccia) - L’imbroglio Bagnoli (G. Pane) - Il recupero ambientale della pianura costiera di Bagnoli (A. Paolella) - Sulla riqualificazione ambientale del litorale di Coroglio-Bagnoli (M. Forte e M. Di Dato) - Variante di Bagnoli. Le ragioni giuridiche di un’opposizione (A. Palma) - Bagnoli: progetti per uno sviluppo insostenibile (F. Carbonara) - Concorsi di idee. Idee per un concorso (L. M. Fusco) - Da Porto Alegre a Bagnoli: possibilità e limiti di una gestione “partecipata” del territorio (C. Amirante e F. Rubino) - Confronti per La composizione urbana (A. Rigillo) - Appendice. Ripensare Bagnoli 2000. Bagnoli 2001.

 

 

Dal distretto industriale allo sviluppo locale. Svolgimento e difesa di un’idea

Giacomo Becattini

Bollati Boringhieri, Torino, 2000

 

La lettura della sterminata congerie di piccole e piccolissime imprese che rappresenta l’ossatura dell’esercito industriale italiano conduce alla rivalutazione del piccolo, ma non in quanto tale; del piccolo inserito e radicato in un sistema locale.

Il libro raccoglie saggi e articoli pubblicati, in diverse sedi, dall’autore, che ne tracciano anche l’evoluzione delle riflessioni circa il tema dello sviluppo economico del nostro paese, in un arco di tempo che va dalla fine del 1998 all’inizio del 2000.

La parte prima è costituita da sette saggi, in cui l’autore cerca di sviluppare, in varie direzioni, l’idea di distretto industriale, ponendo in evidenza, oltre ad alcuni limiti, la notevole potenza euristica, in particolare la rilettura dell’industrializzazione leggera italiana.

Vengono brevemente esplorate le analogie fra l’analisi distrettuale dell’industria e quella delle attività agricole. L’autore fornisce, infine, alcuni spunti per una politica della formazione e per una nuova politica meridionalista. La ricerca trova, quale approdo transitorio, il concetto di sistema locale riproduttivo.

La parte seconda raccoglie interventi sulla stampa quotidiana che difendono la chiave di lettura distrettuale contro tutta una serie di fraintendimenti. Questa difesa si svolge su due piani: un commento critico della letteratura economica contemporanea e l’intervento, in positivo, sui problemi dello sviluppo economico italiano, con particolare attenzione per quello toscano.

 

Introduzione: Realtà particolare o nuova chiave di lettura? –

Parte prima              

Lo svolgimento di una idea: alcuni scritti controcorrente

Gli amanti di Desdemona

Distretti industriali e storia dell’industria italiana

U sceccu si fici omo. Ovvero, la Sicilia salvata dai siciliani 

Distrettualità, fra industria e agricoltura

Dal miracolo economico al made in Italy

Lo sviluppo locale nel mercato globale

Sviluppo locale e formazione moderna

Parte seconda

La difesa di una idea nel dibattito nazionale...

Mano leggera coi distretti

Concertazione dal basso e concertazione dall’alto

Il respiro politico del sciur Brambilla

Il vaso di coccio...

I due motori dello sviluppo italiano

Grandi storie di piccole imprese

Il distretto e il cluster

Alla ricerca dell’impresa inguattata

Postfordismo e storia dell’industria

Piccola impresa: né brutta né bella, talvolta funziona

La via distrettuale all’industrializzazione

Comunità o società locale?

La strana coppia: saper fare - bisogni

Chiavi di lettura dello sviluppo industriale italiano ... e in quello toscano

Marketing territoriale: maneggiare con cura

Luci e ombre del made in Tuscany

Per una politica di sviluppo della Toscana

La “piana” tra due fuochi

Politica e ricerca socioeconomica

Attenti, non si vive di solo Pil!

I mille volti della Toscana che lavora

La chiocciola Prato

Identikit dell’impresa distrettuale

Non scherziamo col territorio

Come leggere la Toscana?

Il distretto s’interroga

Alcune domande a Claudio Martini

Tre condizioni per un piano di sviluppo

 

 

Le politiche industriali nelle regioni. Realtà e valutazione

Raffaele Brancati (a cura)

Donzelli editore, Roma, 2001

 

Il volume presenta il primo Rapporto Met, ossia il quadro economico analitico sugli strumenti di sostegno alle attività produttive che rappresentano una delle principali questioni della politica economica.

Si tratta di una raccolta di analisi di vari autori che offre utili strumenti di lettura e svariati spunti di riflessione.

Oggetto diretto dell’indagine sono: i flussi di spesa del settore pubblico, effettivi e stimati, relativi al periodo 1997-2000; i meccanismi di accesso ai finanziamenti per le imprese, di cui si esaminano le problematiche più diffuse; la stima comparata degli effetti relativi alla presenza di più politiche territoriali in una regione.

Gli approfondimenti proposti riguardano gli effetti della riforma fiscale, con particolare riferimento ad alcune tipologie di imprese industriali con un’analisi delle conseguenze economiche per le regioni italiane per le quali si propongono valutazioni quantitative per gli interventi effettuati.

Altro tema affrontato è quello relativo al funzionamento dei fondi di garanzia fidi e sui consorzi mutualistici di garanzia, la relativa capacità di gestione delle risorse e le relazioni tra fondo, banca e impresa.

Una riflessione accurata sugli interventi per lo sviluppo locale basati sull’indagine dell’Ocse conferisce completezza al rapporto.

 

Presentazione (S. Carpinelli) - Parte prima: Rapporto Met. Introduzione e sintesi (R. Brancati) - Un quadro generale (R. Brancati) - La concorrenza tra le politiche (R. Brancati) - Un modello di analisi regionale (C. A. Bollino) - La politica fiscale e la tassazione delle imprese (R. Azzolini e F. Carotti) - Alcune politiche per la ricerca e l’innovazione: lo strumento dei progetti autonomi di ricerca (V. Mastrostefano e A. Silvani) - La programmazione negoziata (R. Turatto) - I fondi e i consorzi di garanzia fidi (R. Brancati) - Parte seconda: Le politiche territoriali nel paesi Ocse (M. Pezzini).

 

 

Lo sviluppo locale. Un’indagine della Banca d’Italia sui distretti industriali

L. Federico Signorini (a cura),

Donzelli editore, Roma, 2000

 

 

Nel 1991, sulla base dei dati di censimento, l’Istat ha classificato come distretti industriali 199 dei 784 sistemi locali del lavoro in cui è ripartito il territorio nazionale. Nei distretti, che comprendono circa il 31% dei comuni italiani e il 25% della popolazione, risultava concentrato il 30% delle unità locali e il 31,4% degli addetti. Nei settori manifatturieri tali valori salivano al 41,7% e al 42,6% rispettivamente. I risultati del censimento intermedio condotto nel 1996 mostrano quasi in ogni settore di attività una crescita del peso dei distretti in termini di numero di addetti ed una contrazione del peso valutato in termini di unità locali.

L’elevata incidenza delle piccole imprese e dei settori tradizionali rende il nostro paese diverso dagli altri grandi paesi industriali. Tale peculiarità è considerata come una sorta di puzzle che porta ad interrogarsi se può una simile struttura sopravvivere nell’attuale fase di competizione globale. Diversi studiosi, sin dagli anni settanta, hanno avanzato spiegazioni circa il paradosso della struttura industriale dell’Italia che cozza con il dinamismo e l’efficienza di particolari agglomerazioni locali di piccole imprese (i distretti industriali): sono le particolari economie esterne che compensano lo svantaggio di scala.

L’idea di distretto è oggi scontata. Ma non sono rigorosi studi quantitativi a supportarla bensì l’osservazione qualitativa di un’ampia collezione di case studies.

È possibile dimostrare, ad esempio, che le imprese distrettuali hanno vantaggi di efficienza misurabili? Che i distretti hanno una particolare vocazione all’esportazione? Che il mercato del lavoro o quello del credito funzionano in modo diverso nei distretti?

In questa raccolta di saggi è possibile rintracciare un filo conduttore rappresentato dal tentativo di sottoporre la teoria dei distretti, in maniera per quanto possibile sistematica, alla doppia disciplina della definizione quantitativa e della prova econometrica. La ricerca, che si avvale di ampie basi di dati e di un’apposita indagine sul campo, prendendo origine da un progetto della Banca d’Italia (alla quale molti degli autori appartengono o hanno appartenuto), presta notevole attenzione anche agli aspetti finanziari e, in particolare, ai rapporti tra modelli di sviluppo locale e sistema finanziario/bancario.

“Molte delle intuizioni della teoria dei distretti sopravvivono alla prova; altre sono messe in discussione. I risultati possono contribuire a irrobustire il dibattito sulla struttura economica italiana, a sfatare qualche luogo comune e, non ultimo, a discutere in termini razionali delle alternative di policy”.

 

L’effetto distretto: motivazioni e risultati di un progetto di ricerca (L. F. Signorini) - I distretti industriali nel censimento intermedio del 1996: dimensioni e caratteristiche strutturali (G. Iuzzolino) - L’efficienza delle imprese nel distretti industriali italiani (S. Fabiani, G. Pellegrini, E. Romagnano, L. F. Signorini) - Imprese e mercato del lavoro nel distretti industriali (P. Casavola, G. Pellegrini, E. Romagnano) - Concentrazione spaziale della produzione e specializzazione internazionale dell’industria italiana (C. Gola e A. Mori) - Sistemi produttivi locali e commercio estero: un’analisi territoriale delle esportazioni italiane (R. Bronzini) - Nuovi strumenti per la classificazione dei sistemi locali (L. Cannari e L. F. Signorini) - Banche e distretti industriali: una relazione speciale? (M. Pagano) - Le banche nei sistemi locali di produzione (F. Farabullini e G. Gobbi) - Costo e disponibilità del credito per le imprese nei distretti industriali (P. Finaldi Russo e P. Rossi) - Localismo bancario e distretti industriali: assetto dei mercati del credito e finanziamento degli investimenti (A. Baffigi, M. Pagnini, F. Quintiliani) - I vincoli finanziari per le imprese distrettuali: un’analisi su dati bancari (M. Pagnini) - Banche locali e amplificazione degli shock economici attraverso il canale creditizio (E. Beretta, M. Omiccioli, R. Torrini) - L’indagine sul campo: una presentazione (M. Omiccioli) - L’indagine sul campo: caratteristiche metodologiche (G. Iuzzolino) - L’organizzazione collettività produttiva nei distretti industriali (M. Omiccioli) - Assetti imprenditoriali, organizzazione del lavoro e mobilità nei distretti industriali (M. Omiccioli, F. Quintiliani) - Le relazioni finanziarie nel distretti industriali (E. Cocuzza).

 

 

Come nascono i distretti industriali

Gianfranco Viesti

Edizioni Laterza, Bari, 2000

 

L’autore si pone alcune domande, di carattere generale, sull’aspetto più peculiare dello sviluppo economico del nostro paese. In base a quali condizioni sorgono e si sviluppano i distretti industriali? Perché in alcune aree e non in altre? Perché in determinate produzioni e non in altre?

Il primo capitolo espone le riflessioni teoriche che hanno tentato di dare una risposta a interrogativi circa la concentrazione geografica e la centralità dei distretti. Il secondo capitolo prova a chiedersi a quali condizioni può teoricamente aversi la nascita di nuovi distretti. Il terzo capitolo ricostruisce la geografia, differenziata tra Centro-Nord e Mezzogiorno, del made in Italy nel dopoguerra. Il quarto capitolo fotografa i sistemi locali del lavoro al 1996. Nel quinto capitolo vengono definiti 25 distretti ripercorrendone l’evoluzione fino all’attualità. Nel sesto capitolo, sulla base dei dati e delle informazioni raccolte, si cerca di stabilire quale ruolo ha avuto la dotazione iniziale di fattori produttivi, come sono state acquisite le tecnologie, verso quali segmenti di domanda sono state indirizzate le produzioni, quali sono i fattori competitivi alla base dello sviluppo.

Il volume, a partire dai risultati di una ricerca, vasta ed approfondita, sui distretti meridionali del made in Italy, tenta di dare risposta a queste domande e di ricavarne le implicazioni più importanti per le politiche di sviluppo locale. La ricerca, condotta tra il 1998 e il 2000, oltre che basarsi su una dettagliata analisi di dati Istat, ha utilizzato il metodo dell’intervista diretta a imprenditori e testimoni privilegiati.

 

Introduzione - Centri e periferie – Introduzione - Lo spazio uniforme - L’economia classica del sottosviluppo regionale - La nuova geografia economica - Cosa ci dice la nuova geografia economica? - Come fanno le periferie a diventare centro? - Economie esterne e distretti industriali - Le condizioni per la nascita di nuovi distretti - Introduzione - Le risorse e i fattori produttivi - Il ruolo delle tecnologie - Imitazione e interazione - Le imprese - Il ruolo della domanda - Le condizioni del contesto locale - La competitività - Storia e geografia del made in ltaly - Il made in Italy - La deindustrializzazione meridionale nel made in Italy - La via adriatica - La Campania - Gli anni Novanta - Dalla dispersione alla concentrazione - Luoghi e prodotti del made in Italy meridionale - Il made in Italy meridionale al 1996 - Le produzioni meridionali - I Sll meridionali nel quadro nazionale - Il made in Italy meridionale nei mercati internazionali - I distretti - I distretti meridionali del made in Italy - I distretti abruzzesi e molisani - I distretti pugliesi e lucani - I distretti campani - Alle radici dello sviluppo dei distretti - Introduzione - I fattori produttivi e le caratteristiche degli ambienti locali - Le eredità tecnologiche - La mobilità dei fattori produttivi - Il decentramento produttivo - Le imprese metrici - Le imprese dei distretti - I rapporti fra imprese - I mercati - La competitività - Conclusioni generali e implicazioni - Il quadro d’insieme - Perché quelli sì? Alcuni fatti stilizzati - Perché quelli sì? Fatti complicati - Qualche conclusione generale - Qualche implicazione per le politiche di sviluppo

 

 

 

Un’altra industria? Distretti e sistemi locali nell’Italia contemporanea

Aurelio Alaimo

FrancoAngeli, Milano, 2002

 

Una vasta letteratura ha avuto origine dal tema dello sviluppo di sistemi produttivi locali nell’Italia contemporanea. Essa è dovuta, in prevalenza, ad economisti e sociologi interessati a studiare i numerosi distretti individuabili sul nostro territorio nazionale. Anche gli storici hanno cominciato ad occuparsi di questo tema, consapevoli che lo sviluppo locale costituisce una delle peculiarità della storia d’Italia. 

Il titolo del libro è una domanda, che può essere formulata in maniera più estesa come segue: “Distretti e sistemi locali costituiscono una forma di sviluppo industriale diversa, o addirittura alternativa, rispetto allo sviluppo basato sulle grandi imprese? Oppure si tratta di percorsi intrecciati e sovrapposti, distinti solo per comodità di interpretazione? Insomma, siamo davvero in presenza di un’altra industria?”.

I diversi saggi riuniti nella raccolta riguardano svariate questioni, con continue incursioni nei contenuti tipici degli studi delle scienze sociali: alcuni di essi delineano una visione d’insieme della storia dei sistemi locali, altri presentano ricerche su casi specifici, ma anche osservazioni di metodo e brevi discussioni comparative.

L’autore intende così offrire un contributo alla ricerca storica su questi temi da cui emerge come i principali successi dell’economia italiana si devono in gran parte a quelle forme di sviluppo economico e sociale a lungo considerate minori, o addirittura arcaiche.

Si tratta di storie di esperienze industriali radicate nei contesti locali e cresciute grazie alle tante tradizioni manifatturiere diffuse nel nostro paese che si sono rivelate decisive per la trasformazione dell’Italia contemporanea in un paese moderno. I saggi presentati contribuiscono a costruire un’immagine inedita dell’industrializzazione italiana e forniscono un contributo a una rilettura della nostra stessa storia nazionale.

 

Introduzione - Una visione d’insieme - Piccole imprese e sistemi locali: percorsi di sviluppo - Forme di regolazione dei sistemi locali - Intervento pubblico e sviluppo locale - Il caso dell’Emilia Romagna - La specializzazione flessibile nella meccanica emiliana (1850-1950) - La Packaging Valley di Bologna (1920-1980) (con V. Capecchi) - Un distretto anomalo e il suo governo: le cooperative di Ravenna (1945-1962) - Discussioni e confronti - Una proposta di ricerca: l’industria delle macchine automatiche dal Midwest alla via Emilia (1870-1990) - Philip Scranton e l’altra faccia dell’industrializzazione americana - Sviluppo locale e storia del Novecento nel libro mancato di Paolo D’Attorre - Quasi una conclusione: l’industrializzazione ibrida di Jonathan Zeitlin.

 

 

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