Numero 5 - 2002

 

studi di fattibilità

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La città fluviale e la città lineare. Verso nuove integrazioni


Vanna Fraticelli


 

Le agglomerazioni urbane si affacciano lungo i corsi d'acqua generatori di fertilità e benessere delle popolazioni e si aggrappano agli assi viari che ne avrebbero favorito l'accessibilità e la nuova prospettiva di una moderna industrializzazione. Nell'agro nocerino sarnese s'incrociano assetti territoriali diversi, confusi dalla reiterata assenza di un governo organico delle dinamiche insediative registratesi nell'ultimo mezzo secolo. Vanna Fraticelli ridisegna le forme e le modalità di una integrazione virtuosa tesa a migliorare la vivibilità, in prospettiva di una più produttiva convivenza sociale

 

Lo studio di fattibilità la risorsa fiume e la città lineare è stato elaborato a seguito del concorso nazionale di idee bandito dalla Provincia di Salerno per la riqualificazione dell’agro nocerino sarnese da un gruppo di lavoro costituito dagli architetti Michele Cirillo, Bartolomeo Di Bartolomeo, Aldo De Vivo, Antonella Gemey, dall’ingegnere Enzo Salzano e dagli economisti Luciano Venerato e Salvatore La Mura, da me coordinato. Precedentemente era stata svolta una ampia ricerca progettuale sul Comune di Scafati attraverso una convenzione tra la sua amministrazione e l’Università di Napoli, sul recupero del centro antico della città, il quartiere Vetrari, e sul possibile ruolo del fiume Sarno nella riqualificazione urbana, ricerca progettuale di cui lo studio di fattibilità, almeno parzialmente, rappresenta lo sviluppo, ampliato geograficamente, articolato negli obiettivi e precisato metodologicamente.

All’interno del vasto ambito problematico riguardante il ruolo delle aree produttive dismesse e quello del sistema dei beni culturali e ambientali nella riqualificazione del territorio, l’agro nocerino sarnese rappresenta un luogo geografico e sociale tra i meno sostenibili del meridione d’Italia, ma insieme rappresenta un valido campo di sperimentazione per verificare i reali ambiti operativi della progettazione complessa, quando questa assuma l’attuazione come obiettivo e la realizzazione commisurata alle capacità di gestione e alle forze economiche locali, superando il volontarismo astratto che spesso accompagna la redazione di progetti di risanamento ambientale.

Lo studio, che comprende elaborati di sintesi delle analisi svolte e di quelle già esistenti disponibili e una serie articolata di proposte progettuali e di gestione, è da intendersi come uno strumento operativo aperto a sviluppi ulteriori, che individua diversi livelli di intervento, dalla scala comprensoriale a quella locale (progetti strategici) su cui canalizzare nel tempo le risorse pubbliche e private, acquisendo come metodologia di attuazione la concertazione e il principio di sussidiarietà.

Lo studio è il risultato di diversi livelli di analisi e di interpretazione dei dati: la ricerca pluridisciplinare applicata alla conoscenza fisica e storica del territorio, la ricognizione e la valutazione delle politiche in atto, il rapporto con gli enti di governo locale e con le istituzioni presenti sul territorio, con lo scopo di verificare le ipotesi progettuali alle diverse scale attraverso la concertazione degli obiettivi e delle modalità di gestione in relazione alle risorse disponibili.

Il progetto proposto acquisisce la conoscenza e la critica degli elementi strutturali del paesaggio culturale come ragione fondativa dell’ipotesi operativa, con l’obiettivo di determinare nel tempo assetti adatti ad esprimere e a tradurre in segni connotativi nel paesaggio le istanze espresse nella società contemporanea, definendo un disegno strategico d’insieme, inteso, piuttosto che come obiettivo finale, come processo o iter continuamente modificabile, attuabile attraverso progetti specifici e determinati nel tempo e nel luogo.

Dalla definizione di paesaggio culturale come risultato nel corso del tempo dell’interazione tra uomo e ambiente si può legittimamente fondare il progetto di risanamento ambientale non già come elencazione, constatazione, salvaguardia di ciò che resta naturale o di valore culturale dopo le trasformazioni operate dall’uomo, piuttosto come modo di stabilire nuovi equilibri nel rapporto tra natura e storia.

Equilibri che saranno necessariamente precari, soggetti ad ulteriori trasformazioni, non tutte prevedibili, ma che dovranno assumere la sostenibilità come obiettivo condiviso.

 

Figura 1 - Particolari progettuali di interventi previsti nello studio di fattibilità 

  

 

 

L’agro nocerino sarnese

 

L’agro nocerino sarnese può essere considerato, così come storicamente si è definito, un’area omogenea capace di distinguersi dal restante territorio provinciale, fisicamente perimetrabile come la vasta pianura compresa tra il Vesuvio, i monti Picentini, la penisola sorrentina, territorialmente definibile ed evidenziabile.

L’ambito territoriale riguarda un’area di circa 161 Kmq corrispondente al territorio dei Comuni di Angri, Castel San Giorgio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, Scafati. L’area dell’agro nocerino sarnese si situa, in maniera equidistante, tra i poli urbani delle città capoluogo di Napoli e di Salerno nella piana del fiume Sarno.

I territori comunali di Angri, Scafati, S. Marzano sul Sarno e San Valentino Torio si sviluppano nel lato ovest della pianura del Sarno; Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani e S. Egidio del Monte Albino si sviluppano lungo la fascia pedemontana dei Monti Lattari; Castel San Giorgio e Roccapiemonte si insinuano lungo le valli di confine a nord est; Sarno si adagia alle pendici dei monti Picentini.

La presenza dei vulcani nei territori vicini, e la presenza del fiume Sarno hanno dato luogo a un terreno particolarmente fertile. Ulteriore ricchezza è data anche dalla rilevante presenza di sorgenti di acque minerali in tutto il territorio, soprattutto nelle zone pedemontane.

La morfologia del territorio e la sua antica origine hanno prodotto nel tempo un sistema di beni storici e ambientali ricco e articolato: l’area archeologica di Nuceria Alfaterna, città che gareggiava con Pompei per importanza, i tracciati delle antiche vie consolari (fra cui la Via Popilia), le abbazie ed i santuari, le torri e i castelli sorti lungo i percorsi storici nei punti ritenuti più adatti alla difesa del territorio, illustrano la continuità storica degli insediamenti nell’agro nocerino sarnese.

La notevole fertilità del suolo ha portato ad una redditizia pratica dell’agricoltura, innestatasi e sviluppatasi anche grazie alla bonifica borbonica che realizzò una rete di canalizzazioni per la captazione delle acque del fiume Sarno, utilizzata sia per l’irrigazione dei campi sia per lo sviluppo di attività industriali, quali quelle tessili della lavorazione della canapa. Oggi la produzione industriale è prevalentemente quella della trasformazione agro alimentare, con qualche presenza di industrie nel settore della produzione di componenti per l’informatica.

L’ agro nocerino sarnese, quindi, costituisce un contesto ambientale in cui condizioni naturali e sociali hanno consentito uno sviluppo insediativo ed economico-produttivo che configura quest’area come luogo emergente nel contesto regionale, sia in relazione all’intensità del processo di urbanizzazione, sia alla peculiare collocazione nella rete insediativa regionale.

Nella pianura nocerina, in particolare, emergono gli addensamenti urbani tra Scafati e Nocera Superiore. In particolare, la continuità dei centri abitati e le loro analogie morfologiche e funzionali definiscono questi insediamenti come un’unica aggregazione a sviluppo lineare situata lungo la direttrice della storica Via Consolare (attuale strada statale 18), dell’Autostrada A3 e della linea ferroviaria.

La stessa direttrice si allunga, idealmente, verso il territorio napoletano e salernitano esercitando un’attrazione sociale e industriale verso territori confinanti.

Figura 2 - Il polverificio borbonico 

  

 

A questo sistema lineare si relaziona una diffusione insediativa piuttosto intensa relativa agli insediamenti di minore estensione e compattezza quali San Marzano, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Roccapiemonte e Castel San Giorgio.

Il tessuto connettivo tra i diversi centri storici, e tra l’Agro ed i suoi confini naturali, si caratterizza per la commistione tra edilizia residenziale e produttiva, spesso di origine abusiva e di scarsa qualità architettonica. Queste tipologie di costruzioni hanno contribuito a depauperare il patrimonio delle aree produttive agricole, fortemente parcellizzato.

Nel periodo 1961-1971 le dinamiche demografiche dell’agro nocerino sarnese presentano una continua crescita dei centri maggiori. I centri connotati da un significativo apparato produttivo sono interessati da un incremento demografico che caratterizza l’area come un territorio in fase di sviluppo demografico ed economico-produttivo. I comuni dell’agro, ad esclusione di Nocera Superiore, si presentano in generale con una dimensione media di più di ventimila abitanti e, nonostante dimostrino segnali di crisi, si impongono nel sistema insediativo provinciale con ruoli emergenti.

Nel decennio successivo aumenta la concentrazione di popolazione nell’agro nocerino sarnese, con uno sviluppo più intenso nei comuni a nord e a est di Nocera Superiore. Nel periodo 1981-1991 la crescita è diffusa, e si ridimensionano gli elevati valori positivi di Scafati e Angri.

Nei successivi cinque anni, il territorio continua a configurarsi come un’area in crescita, con l’eccezione di Sarno e Nocera Inferiore, in cui si verifica un’inversione di tendenza.

Ad oggi l’agro nocerino sarnese si presenta con la maggior parte dei comuni aventi una dimensione demografica superiore a diecimila abitanti. Nocera Inferiore, Pagani, Sarno e Scafati hanno una dimensione compresa fra i 30mila e 50mila residenti; alcuni di questi centri, infatti, hanno raggiunto livelli di saturazione tali da comportare una perdita di funzionalità e qualità insediativa, che induce al trasferimento verso i comuni limitrofi.

Riguardo alla dinamica occupazionale, il quadro complessivo è negativo: il valore medio del tasso di disoccupazione dell’area dell’agro nocerino sarnese risulta superiore ai valori provinciali, regionali e nazionali con un dato del 39,67% contro il 32,60% della provincia.

La situazione occupazionale femminile è drammatica, presentando tassi prossimi al 50%, con i Comuni di Pagani, di S. Egidio del Monte Albino e di S. Valentino Torio con addirittura un dato di indice mediamente superiore di circa 6 punti percentuali rispetto alla media dell’area; ugualmente la situazione delle generazioni più giovani della popolazione dell’Agro, dove il valore medio dell’area risulta pari al 67,26%.

 

 

Il progetto alla scala comprensoriale La presenza delle aree dismesse come opportunità

 

Il processo di deindustrializzazione e di trasformazione produttiva non interessa solo le grandi metropoli: molte parti del territorio europeo ne sono caratterizzate e raramente sarà possibile immaginare di convogliarvi grandi interessi finanziari e immobiliari, sicché è possibile immaginare uno scenario in cui le differenze qualitative tra sistemi insediativi forti e sistemi insediativi deboli, nella stessa Europa, siano destinate ad aumentare piuttosto che a diminuire.

Le esperienze di riqualificazione degli insediamenti a tutt’oggi realizzate, hanno generalmente riguardato ambiti di grandi metropoli: Parigi, Londra, Berlino, Glascow, Barcellona, sono tutte città dove le aree produttive dismesse sono collocate in zone strategiche per il futuro dello sviluppo urbano, fortemente appetibili all’intervento privato di qualità; di conseguenza, le destinazioni funzionali contrattate tra gli enti locali e l’imprenditoria ai fini della loro trasformazione, utilizzando gli alti livelli di valore immobiliare, hanno potuto garantire, attraverso la costruzione di attrezzature collettive culturali e servizi, anche la riqualificazione urbanistica di interi ambiti periferici.

Nell’agro nocerino sarnese, che può essere inteso come un sistema insediativo continuo tra Napoli e Salerno, le aree industriali dismesse rappresentano una rilevante opportunità di trasformazione della qualità insediativa, purché i progetti riescano ad individuare il giusto equilibrio tra le destinazioni d’uso in funzione della effettiva trasformabilità e della sostenibilità ambientale degli interventi.

È a partire dal ruolo di queste parti del territorio, oggi in gran parte incluse negli ambiti urbani, che è possibile innescare concretamente un processo di riqualificazione generale degli insediamenti, assumendo come obiettivo generale la individuazione di interventi progettuali definiti, di contenuti funzionali e di dimensione adeguata alle capacità produttive locali, capaci di configurarsi nell’insieme come un sistema, atto ad innescare ulteriori processi di trasformazione e di riconfigurazione di gerarchie funzionali e di qualità architettonica, localmente governabili anche utilizzando la nuova realtà gestionale determinatasi con la creazione dei patti territoriali.

Il luogo agro nocerino evoca scenari di un immenso terrain vague, dove insediamenti urbani convivono con edifici industriali vecchi e recenti, nel disordine amministrato dall’abusivismo, dove la rete del fiume Sarno, del suo principale affluente Cavaiola e dei numerosi canali di raccolta delle acque e di distribuzione apporta più che qualità naturali al territorio, vaste problematiche ambientali; dove la realizzazione delle infrastrutture di collegamento, ferrovie e autostrade e strade di vario genere, tracciate seguendo la logica del più breve percorso tra punti evitando il più possibile gli espropri, ha reso incomprensibile la trama sottile della geografia antropica delle coltivazioni in pianura e generato incredibili ritagli di territorio. Un territorio dove al visitatore i difficili orientamenti sono affidati alla geografia naturale dei rilievi montuosi - il Vesuvio da una parte, i Monti Lattari, che separano dalla costiera amalfitana, le ultime propaggini del golfo di Napoli - e alla presenza dei resti sui rilievi montuosi delle antiche opere di difesa.

Non così per chi questo territorio abita e vive e che oggi chiede un progetto capace di configurare qualità insediativa.

La prima fase dello studio ha riguardato, quindi, la possibilità di individuare l’esistenza di una nuova geografia su cui fondare nel tempo il processo di riconversione di questo territorio da non luogo a nuovo luogo, canalizzando le risorse esistenti in una serie di azioni promotrici di sviluppo non solo economico, ma anche culturale.

A seguito delle valutazioni emerse dagli studi di settore, sono quindi stati individuati due sistemi territoriali già esistenti in nuce, che sono stati assunti come caposaldi della sostenibilità dello sviluppo futuro: la città fluviale e la città lineare.

 

Figura 3 - Inquadramento territoriale dello studio di fattibilità 

  

 

 

La città fluviale

 

La città fluviale si sviluppa lungo il Sarno, dalle sorgenti a valle, coinvolgendo al suo interno le aree ancora naturali che seguono il suo corso e i Comuni di San Marzano e di San Valentino Torio, con caratteristiche ancora fortemente agricole. La città fluviale è individuata da due porte significative: Scafati a Sud e Sarno a monte del percorso. La prima è fortemente caratterizzata dalla presenza del Polverificio borbonico del XVIII secolo in occasione della costruzione del quale il corso del fiume fu rettificato per consentire la navigabilità dal porto industriale di Castellammare, forma di paesaggio che può essere recuperata per una importante destinazione museale connessa alla riqualificazione della città archeologica di Pompei. La seconda porta è caratterizzata dall’area archeologica delle sorgenti del Sarno e dalla presenza dei numerosi edifici di archeologia industriale in corso di restauro e di rifunzionalizzazione; per la sua posizione pedemontana è naturalmente destinata a costituire il luogo di relazione tra il sistema montano e collinare e la pianura.

La città fluviale perimetra le porzioni di territorio entro le quali si rende possibile sia il recupero di interessanti manufatti agricoli, come le masserie abbandonate, sia lo sviluppo di nuove attività produttive legate alla riconversione agricola verso la produzione di specie più pregiate e specializzate.

La città fluviale comprende il progetto del parco fluviale inteso come un sistema complesso, nel quale le trasformazioni territoriali non possono essere governate per via di politiche settoriali, bensì da azioni interrelate coerentemente.

La questione ambientale deve essere affrontata mirando a definire e dotare di efficacia normativa sistemi di condizioni alla trasformazione, che coinvolgono le componenti strutturali (naturalistiche), formali (paesaggistiche e documentarie), funzionali (igieniche e tecnologiche), socio economiche (sviluppo produttivo e mercato) e culturali (identità dei luoghi).

Il parco fluviale è inteso come un sistema di sistemi, all’interno di questa struttura complessa la risorsa acqua rappresenta il filo conduttore nei suoi molteplici significati e forme: di elemento primario ambientale, del paesaggio naturale e storico, di matrice di opere di architettura e di strutture storiche.

Da queste considerazioni emergono gli obiettivi del progetto, dove i diversi fattori si richiamano reciprocamente nell’individuazione di un percorso politico gestionale fatto di momenti e di azioni consequenziali.

La stabilità del rapporto acqua-suolo diviene un obiettivo principale delle costruzioni di regole e di progetti di settore e d’area insieme funzionali alla riqualificazione complessiva del territorio nell’ottica di una forte bonifica ambientale e di rilancio economico.

Gli obiettivi generali possono sintetizzarsi in:

- recupero dell’ecosistema fluviale che presuppone il recupero della qualità delle acque;

- riorganizzazione dei canali di bonifica che storicamente hanno costruito l’armatura funzionale alle colture agricole;

- restauro e ricostruzione degli ambiti perifluviali, ai fini della capacità depurativa delle acque di superficie e di falda;

- salvaguardia della struttura storica del territorio, con il recupero del sistema dei fondi agricoli, delle strade interpoderali, delle masserie, del rapporto con i numerosi centri storici, oggi fortemente degradati;

- valorizzazione ed indirizzo della produzione agricola verso forme di riconversione biologica;

- miglioramento della fruibilità del fiume anche come elemento di riqualificazione del sistema dei parchi urbani;

- riorganizzazione delle aree industrializzate con la riconversione a tecnologie avanzate meno inquinanti con il controllo del ciclo di produzione e la promozione dei certificati ambientali;

- riqualificazione della rete stradale con gerarchie e ruoli chiaramente individuabili anche a livello paesaggistico, ai fini della definizione di diversi livelli di percorribilità del territorio.

 

 

La città lineare

 

La città lineare comprende gli insediamenti sorti lungo la strada statale, caratterizzati ormai come conurbazione metropolitana (Pompei, Scafati, Angri, Sant’Egidio di Monte Albino, Pagani, Nocera Inferiore e Nocera inferiore, fino a Cava dei Tirreni). L’idea-progetto individua alcuni luoghi lungo il tracciato al momento privi di identità, che, per la presenza di edifici industriali dismessi o in via di trasferimento e per la contiguità con il nuovo tracciato della strada statale, possono essere utilizzati come nuove porte di accesso alle aree centrali urbane e costituirsi come nuovi luoghi di identità collettiva.

Il lavoro, in corso di elaborazione, sinteticamente definisce un insieme di progetti di scala urbana o di dettaglio che ha come scopo la riqualificazione dell’insediamento urbano in relazione al sistema dei valori storici e ambientali. Esso individua un quadro di azioni diverse che interessano operatori pubblici e privati, capaci di riconfigurare nel paesaggio e nell’architettura le relazioni tra le diverse funzioni.

Se la costruzione della nuova sede della strada statale 18 rappresenta un progetto di ambito comprensoriale, la sua realizzazione può indurre un processo di trasformazione degli ambiti locali, ridefinendo i luoghi dell’accesso alle città storiche, le funzioni da attribuire al patrimonio delle aree e degli edifici dismessi compresi tra l’edificato attuale e la nuova sede stradale.

Conseguentemente sono stati individuati una serie di progetti strategici d’area capaci di ridefinire l’identità dei luoghi come un sistema articolato lungo la direttrice principale caratterizzato da gerarchie funzionali e architettoniche ben precisate. I progetti strategici possono sinteticamente essere individuati in:

- la trasformazione della attuale sede della Ss 18 in una viabilità di carattere urbano; con la costruzione della nuova sede, si rende possibile ridefinire il ruolo urbano di questa arteria esistente come grande viale di collegamento tra i centri dell’agro con nuove e appropriate destinazioni d’uso degli edifici, con la utilizzazione per parcheggi e per servizi delle aree disponibili;

- il recupero dei luoghi centrali: a seguito del processo di urbanizzazione, molti centri storici sono stati abbandonati a causa dello sviluppo del terziario in aree di nuova edificazione, si tratta di un patrimonio spesso di notevole valore culturale, che definisce l’identità storica delle singole città e che può essere recuperato attraverso politiche di incentivazione al restauro e alla rifunzionalizzazione;

- i luoghi del mercato: le aree mercatali hanno rappresentato da sempre luoghi di identità delle città dell’Agro, ma a causa del fenomeno di abbandono dei centri storici, oggi i mercati si svolgono nelle aree periferiche, in spazi male attrezzati e prestati allo scopo occasionalmente; il progetto propone una nuova collocazione di questi spazi in relazione al perimetro dei centri storici, con lo scopo di riconnettere anche attraverso la qualità architettonica dello spazio collettivo, la città storica con la nuova edificazione;

- la riqualificazione delle aree produttive dismesse: il progetto valuta l’opportunità di confermare anche, oltre alla destinazione commerciale e sportivo ricreativa prevista nella maggior parte dei piani regolatori, la destinazione produttiva con attività compatibili, come quelle ad esempio, legate alla produzione di beni immateriali e di servizi;

- la ridefinizione del sistema dei parchi urbani: il progetto individua una serie di aree limitrofe alle città storiche fortemente degradate, da destinare alla formazione di parchi di corona; l’insieme delle aree verdi nella città consolidata deve essere considerato come oggetto di una progettazione unitaria attuata per parti, che valorizzi il rapporto tra i singoli centri storici e la nuova edificazione, strutturando il sistema dei percorsi pedonali e ciclabili, nonché i parcheggi scambiatori.

La valorizzazione del complesso archeologico di Nuceria Alfaterna attraverso la istituzione del parco archeologico; la vasta area archeologica nel sottosuolo di Nocera Superiore è conosciuta da tempo e campagne di scavo hanno rinvenuto il teatro e la necropoli di Pizzone, la proposta del parco archeologico parte dalla constatazione della difficoltà di gestione delle opere già realizzate e della programmazione degli scavi in una realtà fortemente urbanizzata, ma la presenza di una vasta proprietà comunale rende immediatamente operativa la realizzazione di una nuova campagna di scavi per la messa in luce dell’antico Foro. L’area della città antica potrà comunque essere oggetto di una progettazione unitaria che, pur salvaguardando la città superiore, permetta l’organizzazione di percorsi didattici e di visita ai saggi di scavo nel corso della loro attuazione.

 

 

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