Numero 5 - 2002

 

il risanamento ambientale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La programmazione integrata nell'iniziativa comunitaria


Maria Gabriella Alfano


 

La riqualificazione ambientale di territori sensibili in quanto percorsi da importanti corsi d'acqua riveste una particolare incidenza nelle strategie di riassetto ambientale oggetto del piano territoriale di coordinamento, che nell'assumerle fra le priorità di intervento individuale modalità ed i caratteri delle azioni da intraprendere.  Maria Gabriella Alfano illustra le proposte di programmazione integrata per il bacino del fiume Calore, alla luce delle risorse comunitarie, soffermandosi sugli aspetti economici e finanziari a sostegno dell'attività prevista

 

Tra gli obiettivi dell’Unione europea vi è quello di “promuovere un progresso economico e sociale equilibrato e sostenibile…”. Tale principio è stato ribadito nel trattato di Amsterdam che all’art. 2 ha previsto che “la Comunità ha il compito di promuovere (…) uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche” e all’art. 6 ha specificato che “le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni comunitarie (…), in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile”.

Altro principio alla base delle politiche comunitarie è quello della complementarità: l’azione comunitaria, infatti, è complementare a quella delle politiche nazionali ai vari livelli e deve porsi come un volano capace di attivare risorse endemiche.

 

 

L’ambito d’intervento

 

La Provincia di Salerno sta da tempo perseguendo azioni in linea con i principi innanzi enunciati, sviluppando strategie fortemente orientate verso uno sviluppo sostenibile, rivolto a politiche di sviluppo economico e sociale che non arrechino danno all’ambiente ed alle risorse naturali.

Nell’ambito degli indirizzi programmatici del piano territoriale di coordinamento (Ptc) ex art. 15 legge142/1990 è stato avviato - tra gli altri - un intervento nell’ambito territoriale in cui ha sede il fiume Calore.

I drammatici eventi alluvionali che si verificano con frequenza crescente e con conseguenze sempre più pesanti anche in termini di vite umane e i collassi ecologici connessi all’inquinamento idrico che si propaga dai fiumi all’intero territorio che essi attraversano, impongono, infatti, un’approfondita riflessione sul ruolo che deve assumere il sistema delle acque nell’ambito delle politiche di governo del territorio.

In effetti, riconoscendo al ciclo idrologico un ruolo centrale nel governo del territorio, è necessario ampliare il campo delle azioni da intraprendere, andando oltre i necessari interventi di difesa e di mitigazione dei rischi, per inquadrare il problema nell’ambito della pianificazione territoriale.

L’azione programmatoria sul bacino fluviale sta avvenendo sulla base di un approfondito e vivace confronto con i numerosi soggetti interessati: i 24 comuni, l’Ente Parco del Cilento e Vallo di Diano (l’ambito d’intervento ricade quasi per intero all’interno della predetta area protetta), le Comunità Montane Cervati - Calore ed Alburni, l’Autorità di Bacino.

 

L’ambiente fluviale

 

Il fiume Calore nasce dal monte Raialunga, dal versante occidentale del monte Cervati, a 1130 m slm. È lungo 63 km, con una portata alla sorgente di 6000 lt/min. Il bacino fluviale ha forma ellittica e si estende su un’area di 764 Kmq, tra la quota massima di 1899 m (Monte Cervati) e quella minima di 6 m (confluenza con il fiume Sele).

Figura 1 - Fiume Calore

 

In alcuni ambiti del bacino si rinviene un ecosistema fluviale ancora integro, raro in Italia, come quello delle gole carsiche di Felitto in cui vive una importante popolazione di lontre che, insieme a quelle presenti nell’oasi di Persano, rappresentano circa il 60% degli esemplari censiti in Italia.

Anche la vegetazione presente nelle profonde forre in cui s’incunea il fiume è composta di specie di interesse naturalistico, di cui alcune rarissime. Per quanto riguarda il territorio antropizzato, permane, ed è tuttora leggibile, l’antico impianto insediativo medioevale per nuclei arroccati. Unica eccezione è costituita da Roscigno che, agli inizi del secolo, fu delocalizzato più a monte per i movimenti franosi allora in atto. Il fondovalle è sede da decenni della coltivazione della vite, dell’olivo e di alberi da frutto, anche se permangono zone in cui è presente la macchia mediterranea.

 

I rischi ed i problemi

 

Com’è noto l’individuazione e la valutazione dei rischi si rende necessaria per mettere a fuoco la possibilità che un evento calamitoso si verifichi e per quantificare l’entità delle conseguenze.

Occorre prioritariamente individuare tutti gli elementi che possono dar luogo all’evento critico e, nello stesso tempo, considerare gli effetti che lo stesso induce sui vari elementi dell’ecosistema. Oltre i rischi derivanti dagli eventi calamitosi (fenomeni di esondazione, di piena, ecc.) sono da considerare altri rischi le cui manifestazioni non sono concentrate in un ambito temporale ristretto, ma risultano diluiti nel tempo.

Tali eventi, lenti e graduali nella loro progressione, determinano uno stato di fisiologica assuefazione, ma i loro effetti sono a volte più dannosi di quelli delle calamità, anche perché esercitano un impatto di gran lunga minore sull’opinione pubblica.

Possiamo ascrivere a questa seconda categoria quelli derivanti dall’inquinamento delle acque, dalle alterazioni geomorfologiche dovute agli interventi antropici per scopi agricoli e edilizi, dal degrado delle sponde, dal depauperamento delle specie vegetali ed animali. A tale proposito l’Assessorato all’ambiente della Provincia di Salerno, avvalendosi di alcune associazioni ambientaliste1, ha effettuato un primo monitoraggio sullo stato dell’ambiente del bacino fluviale del Calore che ne ha messo in luce le principali criticità.

 

Le dinamiche

 

Tutti i 24 comuni sono dotati di piano regolatore generale o programma di fabbricazione e sono in possesso di un discreto parco progetti che rispecchia un’attività propositiva diffusa e polisettoriale che ha contribuito all’individuazione di obiettivi fattibili, concreti e condivisi dalle comunità locali.

 

I bisogni

 

I bisogni maggiormente avvertiti sono:

- difesa dal rischio idrogeologico;

- difesa dall’inquinamento dei corsi d’acqua e delle sponde;

- tutela e riqualificazione dell’ambiente fluviale;

- tutela dei boschi;

- valorizzazione delle emergenze storiche ed ambientali;

- realizzazione di strutture per il tempo libero;

 

Gli obiettivi

 

La proposta elaborata dalla Provincia di Salerno si inserisce tra gli obiettivi dell’intesa istituzionale programmatica della Regione Campania in quanto si pone come intervento strategico per la riqualificazione ambientale dell’ambito e, segnatamente, per la difesa del bacino fluviale dal rischio idrologeologico e dall’inquinamento, per la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali, anche per scopi turistici. La tutela del bacino fluviale deve, infatti, essere conseguita attraverso azioni integrate sulle varie componenti dell’ecosistema, per la riduzione e la mitigazione dei rischi e per la definizione di specifiche regole attuative degli interventi di riqualificazione ambientale.

Pur essendo centrale la difesa dell’ambiente fluviale, è necessario individuare una serie di attività economiche sostenibili, indispensabili per assicurare efficacia alle azioni di tutela.

Figura 2 - Fiume Calore

 

Nella consapevolezza che il fiume - come d’altra parte l’intero sistema naturale - è una presenza viva e dinamica, mai completamente prevedibile e dominabile, si tratta di programmare azioni che rispettino tali caratteri garantendo la qualità delle acque ed il migliore uso delle risorse idriche, la tutela dei sistemi insediativi storici e delle loro interazioni con il corso d’acqua, la salvaguardia del paesaggio fluviale, la protezione della flora e della fauna.

Gli obiettivi sono la tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali del bacino dei fiumi Sele-Calore, la mitigazione del rischio idrogeologico, nonché la promozione di nuova occupazione, in relazione al potenziamento del settore terziario.

 

Le azioni

 

Tali obiettivi potranno essere raggiunti sviluppando le seguenti azioni:

- monitoraggio idrologico delle acque dei fiumi Sele e Calore;

- riqualificazione ambientale delle parti degradate con i metodi dell’ingegneria naturalistica;

- tutela della flora e della fauna ed interventi di ripopolamento;

- realizzazione di attrezzature per il tempo libero;

- realizzazione di itinerari ciclabili e pedonali;

- recupero dei percorsi storici;

- creazione di percorsi canoistici;

- valorizzazione di contenitori storici dismessi per scopi culturali, con particolare riferimento alla cultura ed alle tradizioni dell’area.

Come si è evidenziato, la presenza sul medesimo territorio di vari soggetti pianificatori quali Provincia di Salerno, Ente Parco del Cilento e Vallo di Diano, Comunità Montana Cervati Calore, Comunità Montana Alburni, Autorità di bacino del fiume Sele, ciascuno dotato di specifico potere pianificatorio, ancorché parziale o settoriale, crea non pochi problemi.

Il recente DLgs 96/1999 supera tale problema prevedendo che il Ptc, se definito nella forma d’intese con le amministrazioni competenti, assuma il valore e gli effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle acque e della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali.

Pertanto, in linea con il recente quadro normativo, le azioni e le strategie da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi delineati devono incentrarsi su uno specifico progetto per il bacino fluviale del fiume Calore, finalizzato al rafforzamento delle attività agricole presenti, all’individuazione di usi sostenibili per il corso d’acqua e per le fasce fluviali privilegiando quelle legate al tempo libero all’aria aperta (percorsi canoistici, trekking, ecc.) ed alla fruizione di spazi caratterizzati da elevata qualità ambientale, al recupero degli antichi percorsi e del sistema insediativo storico, alla valorizzazione delle strutture esistenti come il Museo della civiltà contadina di Roscigno, il Museo naturalistico degli Alburni di Corleto Monforte e delle emergenze quali le Grotte di Castelcivita e l’Oasi di Persano.

 

Le strategie

 

Per inquadrare gli elementi di rischio e per definire più approfonditamente gli obiettivi dell’intervento è necessario migliorare il livello conoscitivo del bacino fluviale. A tale scopo è stato effettuato il monitoraggio di cui si è detto, che ha messo in luce gli elementi detrattori di qualità ambientale (alterazione delle sponde, captazioni, presenza di corpi inquinanti, ecc.). Contestualmente, in linea con gli indirizzi del seminario di Catania, è stata attivata una programmazione basata su una costante interazione tra il livello in alto e quello in basso. Dall’altro lato è stato avviato il confronto con i soggetti locali, le comunità montane, l’autorità di Bacino e il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in modo da attuare un confronto preventivo ed identificare gli interessi dei beneficiari finali, attraverso un forte partenariato economico-sociale, attuando le politiche di concertazione capaci di assicurare piena fattibilità ed efficacia agli interventi. In particolare è stato sottoscritto uno specifico Accordo di programma ex art. 34 DLgs 267/2000.

 

I costi di investimento

 

Per soddisfare i bisogni innanzi evidenziati si rende necessario elaborare uno studio polisettoriale che affronti le varie tematiche in modo integrato, evitando interventi disorganici e poco incisivi. Il costo da sostenere per il raggiungimento degli obiettivi innanzi evidenziati può essere calcolato commisurandolo al costo dell’investimento.

Il costo delle opere è stimato pari a circa € 30.000.000,00.

 

Figura 3 - Fiume Calore

 

 

Le possibilità di utilizzo delle risorse comunitarie

 

Prima di passare all’esame delle opportunità offerte dalla programmazione 2000-2006, si ritiene opportuno richiamare i principi su cui si fonda la programmazione comunitaria, con particolare riguardo alla riforma della stessa, ormai in avanzato stato di definizione.

 

I fondi strutturali

 

I fondi strutturali europei sono lo strumento finanziario adottato dall’Unione europea per ridurre le disparità economiche esistenti tra le varie regioni che ne fanno parte2. Essi sono i principali strumenti finanziari mediante i quali la Comunità europea favorisce la coesione economica e sociale interna, riducendo il divario fra le aree più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo ed operando a favore di gruppi di popolazione svantaggiati.

I fondi strutturali della comunità sono i seguenti3:

- fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Interviene esclusivamente nelle regioni svantaggiate per finanziare soprattutto interventi produttivi, infrastrutture e sviluppo delle piccole e medie imprese.

Nella nuova programmazione non vi sono modifiche di rilievo. Il Fesr continuerà, infatti, a finanziare quattro tipi d’interventi:

1. investimenti produttivi;

2. investimenti nel settore delle infrastrutture, differenziati in base al tipo di regione;

3. misure a favore dello sviluppo endogeno;

4. azioni innovatrici e misure di assistenza tecnica.

Il ricorso ai finanziamenti Fesr è connesso alla risposta alle esigenze di sviluppo delle regioni nell’ambito degli interventi prioritari comunitari. Per tale motivo la proposta di regolamento specifica i seguenti campi d’intervento del Fesr: ambiente produttivo, ricerca e sviluppo tecnologico, tutela e miglioramento dell’ambiente, sviluppo economico locale, parità di opportunità e cooperazione europea nel campo di sviluppo regionale.

- fondo sociale europeo (Fse) che concentra la propria azione sulla formazione professionale ed il sostegno all’assunzione.

Nella nuova programmazione il ruolo del fondo è ridefinito in base al nuovo titolo sull’occupazione introdotto dal trattato di Amsterdam, alla strategia occupazionale ed alla nuova prassi di elaborare, con cadenza annuale, piani nazionali per l’occupazione. L’applicazione del Fse deve, inoltre, essere estremamente flessibile per poter tenere conto dell’ampia gamma di politiche, prassi ed esigenze nazionali in materia di occupazione e sviluppo delle risorse umane. È richiesta, inoltre un’addizionalità connessa alla politica, più che al programma o al progetto e la volontà di individuare le modalità secondo cui gli Stati membri propongono di utilizzare i contributi del Fse per potenziare, migliorare o modificare radicalmente le rispettive politiche sull’occupazione e le risorse umane, in linea con gli orientamenti del trattato di Amsterdam.

Il Fse opera nei seguenti settori:

- politiche attive del mercato del lavoro per combattere la disoccupazione;

- lotta all’esclusione sociale;

- istruzione e formazione continua per au- mentare le possibilità occupazionali;

- previsione e promozione dei mutamenti socioeconomici;

- pari opportunità.

- fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (Feoga) che sostiene l’adeguamento delle strutture agrarie e le azioni di sviluppo rurale.

Figura 4 - Fiume Calore

 

Il nuovo regolamento si pone l’obiettivo di completare la politica di mercato per garantire che la spesa agricola contribuisca meglio all’assetto del territorio ed alla protezione della natura. Una quota considerevole del finanziamento delle spese di competenza del Feoga sarà trasferita dalla sezione orientamento (politiche strutturali) alla sezione garanzia (interventi per le politiche di mercato).

- strumento finanziario di orientamento per la pesca (Sfop) che sostiene l’adeguamento delle strutture di questo settore.

Il nuovo regolamento si limita a stabilire la duplice derivazione di tali azioni dalla politica comune della pesca da un lato, e dalla politica di coesione economica e sociale dall’altro.

 

Gli obiettivi

 

Con la nuova programmazione, i precedenti 6 obiettivi vengono ridotti a tre4 e, segnatamente:

- Obiettivo 1: aree nelle quali il Pil pro capite risulta inferiore al 75% della media comunitaria (considerando i dati degli ultime tre anni). In queste zone potranno essere utilizzati Fesr, Fse, Feaog e Sfop, per un ammontare di risorse pari a circa i due terzi delle risorse dei fondi. La popolazione interessata è pari a circa il 20% della popolazione europea;

- Obiettivo 2: aree contraddistinte da problemi strutturali, nelle quali si pone un problema di riconversione socio-economica. Vi sono comprese le zone industriali in declino, quelle rurali caratterizzate da gravi problemi quali lo spopolamento, le zone urbane in crisi, le regioni con problemi strutturali nel settore dei servizi e quelle che dipendono in misura consistente dalla pesca. È interessato circa il 18% della popolazione europea.

- Obiettivo 3: il nuovo obiettivo 3 interesserà tutti i territori dell’Unione europea, nei quali il Fse interverrà a sostegno delle politiche dell’istruzione, della formazione e dell’occupazione. Il Fse, infatti, è stato trasformato nello strumento con il quale la Comunità supporterà i piani nazionali per l’occupazione, definiti dagli Stati membri. In particolare il Fondo potrà essere attivato per:

- politiche attive del lavoro, finalizzate a contrastare la disoccupazione;

- lotta all’esclusione sociale;

- istruzione e formazione continua;

- previsione e promozione dei mutamenti socio-economici;

- pari opportunità.

Tabella 1

 

 

 

I principi alla base dell’operatività

 

I fondi strutturali si basano sui seguenti principi:

- sussidiarietà: principio introdotto con il Trattato sull’Unione europea, meglio noto come Trattato di Maastricht, entrato in vigore il 1° novembre 1993. Secondo tale principio l’azione della Comunità europea è complementare rispetto a quella degli Stati membri. Le decisioni devono essere assunte dagli organo o soggetti di governo i più vicini ai cittadini;

- concentrazione: della programmazione, articolata in pochi programmi; dei programmi, articolati in linee d’interventi finalizzati al conseguimento di un numero limitato di obiettivi specifici dichiarati, visibili, quantificati e coerenti; degli interventi, verso pochi obiettivi operativi prioritari;

- programmazione: i fondi sono utilizzabili solo attraverso azioni di programmazione; infatti è sui programmi che vengono erogati i fondi;

- addizionalità-complementarità: i fondi strutturali non possono in nessun caso sostituire le risorse degli Stati membri. Essi, infatti, co-finanziano le iniziative. Il termine co-finanziamento sottolinea il fatto che il contributo erogato attraverso i fondi strutturali non può coprire l’intero costo delle singole iniziative, ma deve essere sempre accompagnato da un contributo sia da parte dello Stato membro che da parte del soggetto che beneficia del finanziamento. In definitiva gli Stati membri devono in ogni caso dimostrare di aver stanziato risorse rispetto a quell’obiettivo, anche se limitate al mantenimento delle quote precedenti;

- partenariato-concertazione: le politiche sono compartecipate ed improntate alla corresponsabilità. Le decisioni sulle politiche sono il risultato di una stretta concertazione tra l’Unione europea e gli Stati membri. Il partenariato, tuttavia, non interessa solo le istituzioni, ma chiama in causa altri soggetti, come le parti economiche e sociali. Ciò perché le politiche, per essere efficaci, devono essere condivise.

Il principio della concertazione risulta ulteriormente rafforzato nella nuova programmazione;

- compatibilità: non è possibile utilizzare i fondi strutturali per interventi non compatibili con altri programmi.

 

Figura 5 - Fiume Calore

 

Ambiente e sviluppo sostenibile

 

Il programma integrato per la riqualificazione del bacino del fiume Calore assume come elemento centrale l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, in linea con il Trattato di Amsterdam5 che, riprendendo quanto già sancito dal Trattato di Maastricht, inserisce tra gli obiettivi dell’unione ed i compiti della comunità la promozione di uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, nonché un elevato livello di protezione dell’ambiente ed il miglioramento di quest’ultimo.

Il Trattato di Amsterdam ribadisce, inoltre, con maggior forza il principio secondo il quale le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e delle azioni comunitarie, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile.

La proposta di regolamento generale, recependo le istanze innanzi richiamate, integra l’ambiente sia nell’ambito dell’enunciato dei principi generali, che nel dettaglio delle disposizioni di attuazione: la promozione dello sviluppo sostenibile, la tutela ed il miglioramento dell’ambiente diventano obiettivi trasversali dell’azione dei Fondi strutturali, che si aggiungono a quelli inerenti la riduzione delle disparità economiche e sociali, alla competitività e al lavoro.

 

Utilizzo dei fondi

 

Da quanto è stato finora evidenziato emerge che si va verso una nuova programmazione maggiormente rispondente ai bisogni delle aree di intervento, fondata su progetti fattibili e condivisi dalle comunità cui sono destinate e dai soggetti coinvolti nell’attuazione. In questa direzione si muove la programmazione complessiva a livello nazionale, culminata nelle Intese istituzionali di programma tra Stato e regioni, al cui interno devono trovare unità di finalità ed obiettivi sia i finanziamenti e la programmazione nazionale che quella comunitaria.

L’intervento integrato per la riqualificazione del bacino del fiume Calore, programmato nelle linee generali prima dell’avvio del tavolo regionale istituito per la stesura del rapporto interinale e, in seguito, inserito tra le proposte avanzate dalla Provincia di Salerno, ha trovato posto, relativamente agli obiettivi delineati, nella proposta di Piano di sviluppo del Mezzogiorno 2000-2006, recentemente predisposta dal Comitato nazionale per i fondi strutturali.

Infatti l’Asse 1 - Risorse naturali, prevede i seguenti cinque livelli6:

- sicurezza, difendendo il suolo dal rischio idrogeologico e sismico;

- efficienza, migliorando il livello tecnologico ed introducendo elementi di concorrenza nella gestione dei servizi locali;

- quantità, aumentando le risorse disponibili nelle aree meno servite (acqua ed energia);

- qualità, assicurando un patrimonio ambientale disinquinato, conservato e fruibile e promuovendone la valorizzazione;

- sostenibilità, rispettando nel lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente.

Ma anche l’Asse 2 - Risorse culturali e l’Asse 3 - Risorse umane, recepiscono le istanze della programmazione provinciale, puntando il primo sulla filiera produttiva legata al patrimonio storico-culturale e, quindi, alla sua valorizzazione, il secondo ponendo l’attenzione sulla necessità di promuovere le capacità per generare sviluppo e per formare risorse umane capaci di cogliere pienamente le opportunità offerte dal processo di sviluppo.

I predetti obiettivi tendono a migliorare il governo delle risorse ed a favorire la diffusione dell’imprenditorialità, nonché a sviluppare nuovi tipi di attività eco-compatibili ed a valorizzare le attività agricole esistenti, condotte in modo innovativo e volte alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse ambientali e forestali, al potenziamento delle produzioni tipiche, al sostegno ed al rilancio dell’artigianato locale.

D’altra parte anche la scheda presentata dalla Provincia di Salerno per il co-finanziamento da parte del Cipe di uno studio di fattibilità sull’ambito territoriale in argomento, valutata positivamente in sede regionale ed allo stato all’esame del Cipe, si inserisce pienamente nel richiamato quadro programmatico regionale.

Si auspica, inoltre, l’approvazione della “proposta di un progetto nel settore conservazione e valorizzazione dei beni ambientali”, avanzata dalla Provincia di Salerno nell’ambito del programma operativo 1994-1999 - ricerca, sviluppo ed alta formazione del Murst, finalizzato alla formazione di dodici profili ricercatori/tecnici con la previsione di una fase del percorso sul bacino del fiume Calore.

Le prime analisi sull’ambito di intervento hanno evidenziato una grande vivacità dei soggetti pubblici e privati presenti nella zona, ricavabile sia dal parco progetti, ricavato dai dati raccolti presso i comuni, sia dalle iniziative finora attivate in prevalenza da soggetti privati (museo naturalistico degli Alburni, museo della civiltà contadina, Città-museo Roscigno vecchia, ecc.), inserite nel progetto di produzione di beni immateriali che rappresenta il futuro dell’economia della zona.

La partecipazione della comunità locale assicura il successo delle iniziative proposte, assicurandone la prosecuzione al termine della fase assistita.

Le risorse comunitarie da aggiungere a quelle messe in campo dalla Provincia di Salerno, dalla Comunità Montana dai comuni e dai soggetti privati e dalla stessa Regione Campania, con riferimento all’area di intervento, compresa nella zona Obiettivo 1, possono essere ricondotte ad un programma operativo plurifondo (Pop), in considerazione delle molteplici tematiche presenti e, dunque, della natura integrata dell’intervento proposto.

Il Pop, infatti, si configura come lo strumento attraverso il quale la programmazione regionale gestisce i fondi strutturali.

Il percorso per la nuova programmazione 2000-2006, com’è noto, è stato definito dalla delibera Cipe del dicembre 1998 che ha posto al centro della proposta di programmazione da sottoporre alla Comunità europea le esigenze delle comunità locali, emerse all’interno dei tavoli regionali appositamente istituiti. Scopo di tale procedimento è quello di incontrare i fabbisogni al livello il più possibile vicino al destinatario dell’intervento. Ne consegue che il nuovo Pop nascerà dalle reali esigenze delle comunità locali che troveranno nel livello regionale il necessario coordinamento.

Appare ipotizzabile anche il ricorso al programma Leader per il territorio rurale o al programma Life per circoscritti ambiti fluviali caratterizzati da un ecosistema ancora integro da tutelare.

Naturalmente, in aderenza al principio dell’addizionalità, accanto alle risorse dei fondi strutturali vanno individuate quelle nazionali.

Tali risorse nel caso di progetti di tipo settoriale possono reperirsi anche a valere su fondi stanziati per specifiche leggi (es. legge 183/1989).

Per quanto riguarda la risorse private, come si è detto, nell’area di intervento si riscontrano molti segnali di cambiamento: la presenza del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, la crescente domanda di natura e, più in generale di beni immateriali, la stessa accresciuta efficienza e competenza dell’amministrazione pubblica e, non ultima, le nuove regole per l’accelerazione delle procedure amministrative, introdotte negli ultimi anni nel nostro ordinamento, hanno contribuito a realizzare condizioni tali da attrarre risorse mobili dall’esterno o, comunque, da incoraggiare le risorse mobili locali a rischiare nel futuro, a investire.

D’altra parte tale trend è ben leggibile anche dal parco progetti esistente presso gli enti pubblici e privati dell’area.

Si evidenzia, inoltre, che in tema di compatibilità ambientale, condizione sine qua non per il finanziamento con risorse comunitarie, sono il rispetto della normativa ambientale e la conformità con la politica dell’Unione europea in materia di ambiente. Quest’ultima è fondata su quattro principi:

- principio della precauzione;

- principio dell’azione preventiva;

- principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente;

- principio chi inquina, paga.

Tutti piani di sviluppo regionale devono infatti comprendere una valutazione ex ante (art. 409) della situazione ambientale e delle disposizioni volte ad integrare l’aspetto ambientale nell’intervento e a garantire il rispetto della normativa comunitaria in materia di ambiente.

La valutazione ex ante comporta:

- la descrizione quantificata della situazione ambientale attuale;

- l’indicazione degli obiettivi a breve e medio termine, tenuto conto dei piani di gestione dell’ambiente definiti e decisi a livello nazionale, regionale e locale, delle risorse finanziarie messe a disposizione e dei principali risultati del periodo di programmazione precedente;

- la valutazione dell’impatto prevedibile della strategia e degli interventi sulla situazione ambientale;

- la disponibilità dei dati di base sullo stato dell’ambiente, attendibili e aggiornati è un pre-requisito indispensabile non solo per la valutazione ex ante, ma anche per la definizione delle strategie di intervento, nonché per il monitoraggio e la valutazione delle azioni.

In tema di partenariato, nel corso di tutte la fasi della programmazione, dall’attuazione al monitoraggio, alla valutazione, il ruolo delle autorità ambientali, regionali e nazionali è di importanza cruciale per assicurare la conformità delle strategie degli interventi con gli indirizzi di politica ambientale comunitaria, in un’ottica di promozione dello sviluppo sostenibile, nonché per garantire il rispetto della normativa ambientale. Il coinvolgimento delle autorità ambientali dovrà avvenire fin dalle primissime fasi di definizione delle strategie settoriali di intervento.

Va evidenziato che l’attuale processo di programmazione dei fondi strutturali prevede che si debba tenere conto, fin dalle prime fasi del processo decisionale, dei potenziali impatti ambientali, attraverso la valutazione degli effetti (positivi o negativi) che una determinata azione può avere sul piano ambientale.

 

 

Gli strumenti di concertazione

 

Come si è detto, condizione per assicurare fattibilità ed efficacia alle azioni del programma, si rende necessario che lo stesso sia condiviso dai soggetti destinatari dell’intervento, ma anche dagli enti interessati dalle opere. A tale scopo, oltre all’accordo di programma, vanno utilizzate anche le conferenze di servizi ex lege 241/1990, per l’acquisizione dei pareri necessari e per l’accelerazione delle procedure, indispensabile per il rispetto dei tempi imposti dalla normativa comunitaria ed ancora gli accordi di programma per assicurare le eventuali varianti agli strumenti urbanistici.

 

 

1 Associazione nazionale Vigili del fuoco in congedo e Circoli Legambiente “Alburni” e “Cervati-Calore”.

2 A. Canova, E. F. Giangreco (1997), I fondi strutturali. Come finanziarli in Europa per fare impresa, FrancoAngeli.

3 Appunti del corso a cura della dott.ssa Dolores Deidda.

4 Bollettino Ue, marzo 1998.

5 Documentazione Unione europea, agosto 1998.

6 Documento degli orientamenti per il piano di sviluppo per il mezzogiorno 2000-2006.

 

 

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