Numero 4 - 2001

 

piani e progetti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuovi assetti idrologici per il bacino fluviale dell'Irno


Maria Gabriella Alfano

Almerico Ippoliti


 

I fiumi hanno sofferto il pluridecennale abbandono da parte dell’uomo, in particolare quando non adatti ad essere percorsi da imbarcazioni per il trasporto di persone e merci. Da luoghi ameni per il tempo libero sono diventati canali di scarico a cielo aperto. Maria Gabriella Alfano e Almerico Ippolito presentano il progetto di riqualificazione di un’importante asta fluviale, teso a restituire all’area salernitana uno dei suoi punti più suggestivi

 

 

 

 

 

È imminente l’inizio dei lavori relativi alla riqualificazione idrologica del fiume Irno, programmati da alcuni anni dalla Provincia di Salerno.

Il procedimento finalizzato all’esecuzione dell’intervento, finanziato per circa 15 miliardi a valere sulla legge 183/1989, è stato lungo e complesso. Per l’affidamento della progettazione fu esperita una selezione curriculare rivolta a gruppi interdisciplinari: obiettivo dell’ente era, infatti, quello di coniugare le opere di difesa dal rischio ideologico con quelle tese a reinserire il fiume nel contesto territoriale. 

In particolare la provincia si prefiggeva la difesa del suolo mediante la sistemazione idrologica del fiume considerando:

a) la piovosità e la instabilità morfologica dei suoi versanti, interessati da fenomeni di colate solide e da rapide piene con violento trasporto solido e frequenti occlusioni d’alveo;

b) l’attuale capacità di autodepurazione;

c) la necessità che gli interventi di regimazione garantiscano un ripristino della fascia di pertinenza fluviale a scopo idrologico e geomorfologico, per consentire una sia pur piccola espansione della piena;

e la riqualificazione ambientale, dell’intero bacino dell’Irno, mediante:

1. la rinaturazione delle zone compromesse ed attualmente prive di utilità;

2. la ricostruzione di un piano paesaggistico proprio delle zone fluviali e la valorizzazione delle zone umide e/o spondali;

3. la formazione di spazi attrezzati per attività ricreative e, se del caso, la ricostruzione di percorribilità interna con percorsi ciclopedonali, prodromi alla nascita di un parco fluviale.

Vincitore della selezione fu il gruppo coordinato dal prof. ing. Vittorio Biggiero, gruppo composto da ingegneri, architetti, geologi, agronomi, biologi1. Il procedimento proseguì con l’acquisizione dei pareri da parte dei numerosi enti aventi competenza sull’opera. Si fece ricorso alla conferenza dei servizi che appariva lo strumento capace di contrarre i tempi necessari per assicurare la cantierabilità dell’intervento. 

Il progetto interessa il bacino dell’Irno a monte della località Fratte di Salerno (Figura 1)2, terminando ove confluisce l’ultimo dei più grossi affluenti del fiume, il Grancano, ed è stato redatto sulla base di approfondite indagini geologiche, idrauliche, idrogeologiche, biologiche, sanitarie, agronomiche, topografiche ed archeologiche. Le indagini sono state effettuate sul bacino dell’Irno fino al ponte ferroviario in località Fratte, dove la sua estensione è di circa 35 kmq, mancando il tratto terminale (ricadente nel Comune di Salerno) e su tutto il bacino del Grancano di 6 kmq, posto sulla sponda sinistra del fiume. Dall’ampia ed approfondita lettura del territorio sono venute in rilievo le ragioni del notevole inquinamento del corso d’acqua, dell’entità del trasporto solido che in esso è convogliato e, più in generale, le cause del degrado della vita del fiume.

L’Irno, infatti, da elemento organico ed essenziale per la vita delle comunità umane, è divenuto negli anni un torrentaccio nel quale riversare tutto ciò che essa espelleva; le difese spondali, spesso verticali, ne hanno ristretto l’alveo rendendolo uno sversatoio da utilizzare per l’allontanamento rapido dei rifiuti liquidi e solidi.

Figura 1 - Sistemazione sull'asta principale: inquadramento territoriale.

Per la raccolta dei reflui urbani alcune azioni sono state intraprese, anche se disfunzioni e noncuranze sulla funzionalità dei collegamenti danno luogo a perdite che rendono parzialmente vano quanto è già stato eseguito.

Una volta completata la rete di fognatura, quindi, e già in questa direzione si registra l’impegno delle amministrazioni comunali e di quella provinciale, i livelli di inquinamento dell’Irno saranno quelli, modestissimi, di un corso d’acqua che può confidare anche su una significativa autodepurazione, connessa alle correnti defluenti in tratti intervallati da salti o scivoli, lungo i quali l’acqua viene intensamente rimescolata ed aerata. Dagli studi e dalle analisi effettuate risulta che l’erosione della superficie del bacino è poco influente nella formazione del trasporto solido, anche per la presenza di boschi su gran parte del bacino; le parti disboscate sono quelle antropizzate, con agglomerati urbani e, in maniera più limitata, quelle coltivate.

Frane invece si sviluppano, ma con frequenza sempre più ridotta, lungo i terrazzi detritici piroclastici laddove, in specie nei corsi affluenti all’Irno, sono incise curve a stretto raggio e le correnti lambiscono il piede di elementi di terrazzo poco stabili. 

L’Irno ha, però, per le modeste dimensioni del bacino, onde di piena di durata molto limitata. Gli ammassi eterogenei ostacolano il deflusso delle portate di piena e facilmente danno luogo a locali esondazioni, particolarmente se lungo il percorso vi sono ostacoli quali deviazioni a stretto raggio, strizioni di sezione, ponti o muri laterali.

Lungo l’asta principale dell’Irno si sviluppa un’intensa erosione del fondo e delle sponde per l’accentuata pendenza che ha il corso d’acqua e per la velocità che acquistano le correnti originate dalle piene più consistenti. Un limitato compenso all’azione erosiva del fondo è dato dall’afflusso solido in arrivo dai rami confluenti.

A ridurre l’erosione del fondo e l’incasso sempre più accentuato del corso d’acqua nell’alluvione, come sinora è avvenuto e di cui sono testimonianza i sopra citati terrazzi alluvionati, è intervenuta l’azione dell’uomo con la realizzazione di una serie di briglie, talvolta di altezza modesta e talvolta di altezza di oltre quattro metri.

Si è così ridotta la pendenza dei vari tronchi, compresa tra una briglia e la seguente, raggiungendo situazioni governabili solo localmente, parzialmente e principalmente con riferimento alle onde di piena più comuni. Onde di piena a minor frequenza evolvono nel fiume con correnti che sono normalmente critiche, talvolta ipercritiche e che, anche nei tratti in cui defluiscono lente, sono di grosso spessore e animate, comunque, da elevata velocità e dunque dotate di capacità erosiva ancora notevolmente intensa.

La conoscenza precisa delle condizioni di deflusso attuale del corso d’acqua, si è determinata a seguito di un lungo e complesso studio idrologico ed un altrettanto complesso studio idraulico.

Il valore ridotto dei suoli, la possibilità di disporre delle acque del fiume anche per allontanare con rapidità i propri reflui e la presenza dei collegamenti con Salerno e l’entroterra, ha facilitato l’allocazione, nella fascia valliva prossima al fiume, di una serie di installazioni industriali, sia di piccole che di grandi dimensioni, e di coloro che avevano correlazioni con tali attività.

Molti fabbricati sono sorti naturalmente a ridosso del fiume cercando di difendersi al meglio da esso e dalle sue acque. Con il tempo il corso d’acqua si è trovato contornato e stretto da opere di difesa, con poca o forse nessuna connessione tra loro. Le aree di espansione fluviale sono scomparse e nel fiume invece sono stati immessi altri reflui.

Allo stato il fiume versa in uno stato di grande degrado: gli interventi episodici, sia quelli privati che quelli pubblici, hanno, infatti, solo lievemente e localmente risolto i problemi di esondazione e di erosione al fondo; le briglie, all’uopo sistemate, imprimono, in specie per le correnti di moderata portata, un forte rimescolamento ed anche una accentuata aerazione della vena riducendo, anche se in maniera estremamente limitata, il grado d’inquinamento del corso d’acqua. L’intervento utilizza le tecniche dell’ingegneria naturalistica per garantire il massimo rispetto del contesto ambientale e vuole porsi anche come pilota per altre successive opere in aree di interesse paesaggistico.

Figura 2: Sistemazione sull’asta principale – Inquadramento territoriale.

Le linee guida del progetto, fondate sull’approfondita conoscenza del territorio e della geomorfologia ed idrogeologiche del bacino, sono:

1. realizzazione di briglie selettive per trattenere i materiali di maggiore grandezza;

2. realizzazione di terrazzi di espansioni lacuali, ottenuti attraverso sopralzi di fondo, e realizzati per ridurre la velocità delle correnti, la capacità erosiva del corso d’acqua e per realizzare la riaggregazione tra il fiume e le fasce di pertinenza;

3. rinaturazione delle aree di pertinenza fluviale;

4. gestione, con monitoraggio continuo, delle condizioni del fiume, per impedire che le acque dell’Irno vengano inquinate da sversamenti di reflui urbani.

Con la realizzazione di sovralzi di fondo, si otterranno tratti di fiume in cui la corrente si espanderà tanto da far assumere all’insieme un aspetto di piccolo lago.

Sono state previste undici espansioni lacuali che si succedono a grappolo ricoprendo circa un terzo della lunghezza del corso principale del fiume (Figura 2). Le correnti si espandono in esse riducendo drasticamente la velocità e di conseguenza la capacità erosiva.

Queste undici espansioni unite in quattro grappoli, rappresentano le premesse per una netta trasformazione paesistica dell’ambito fluviale in senso naturalistico. Per quasi tutta la loro estensione, le sponde di queste espansioni non richiedono un rivestimento capace di resistere ad elevati sforzi tangenziali e, quindi, potranno essere facilmente rinaturate con piante acquatiche di diverso tipo (Figura 3).

I sovralzi, realizzati in terra e rivestiti con pietrame di ridotta dimensione verso l’espansione lacuale, e di pietrame più grosso verso valle, saranno ricoperti da piante di tipo acquatico e, per la parte valliva, da alberi facilitando, in tal modo, la dissipazione di energia delle correnti defluenti. L’intervento sarà poi completato con la messa in opera a mezzo di grossi blocchi di roccia, veri e propri spuntoni, incassati sul fondo. A lato dei sovralzi, con pendenza più ridotta, saranno disposte delle scale a pesci per far risalire (o ridiscendere) gli animali acquatici scelti per il ripopolamento ittico del fiume.

Le espansioni lacuali, oltre a ridurre drasticamente la velocità delle correnti (e dunque la loro capacità erosiva), dovrebbero assicurare, anche nei periodi siccitosi, la permanenza di un ambiente acquatico lungo la valle dell’Irno. 

I laghi si pongono come l’elemento portante per la riqualificazione ambientale del bacino fluviale del fiume Irno, anche perché costituiranno l’habitat di un vivace ambiente acquatico, invertendo la tendenza in atto, ben delineata dall’indagine biologica effettuata sulla base degli indici biotici, che qualifica l’ambiente fluviale del corso d’acqua come eccezionalmente inquinato o alterato e poco idoneo alla vita acquatica (Figura 4).

Affinché il meccanismo di depurazione che avviene sia efficiente, occorre che l’acqua stagni per tempi sufficienti; occorre anche, però, che un minimo flusso sia garantito per evitare fenomeni di anaerobiosi, così da considerare insufficiente l’azione ossidante delle macrofite e delle microalghe che saranno fatte vegetare nei bacini. 

Figura 3: Planimetria di dettaglio degli interventi paesaggistico-ambientali.

L’idoneità ambientale per l’ittofauna sarà sviluppata dando alle vasche profondità diverse, aumentando l’ombreggiatura con alberi, diversificando il fondo, creando zone di rifugio. Mentre il regime torrentizio del corso d’acqua favorisce la vita dei pesci, questa viene limitata nei luoghi del periodo siccitoso così da sconsigliare, ad esempio, l’introduzione di specie ittiche che vivono in grossi branchi. Saranno, per la stessa ragione, scelte specie insettivore, capaci di superare i salti d’acqua (scale a pesci) (Figura 5). Le espansioni lacuali saranno caratterizzate da profondità variabile tra 2 e 5 m, per cui non avverranno fenomeni di stabilizzazione ed i nuovi ecosistemi che verranno a realizzarsi raggiungeranno un proprio equilibrio legato ai sedimenti stratificati sul corpo idrico. Questo equilibrio dovrà essere difeso, impedendo elevati apporti di nutrimenti. Nel malaugurato caso che ciò possa avvenire, i fenomeni eutrofici che potrebbero innescarsi potranno essere affrontati collocando, per assegnati periodi, aeratori meccanici (turbine superficiali galleggianti) che assicurino più elevate concentrazioni di ossigeno disciolto.

A completare questa inversione di rapporto tra l’ambiente fluviale e la popolazione, oltre a garantire la sistemazione idrologica dell’Irno, si propone la formazione di spazi di verde attrezzato per attività ricreative e di zone di percorribilità interna con percorsi ciclopedonali, prodromi alla nascita di un parco fluviale, localizzate ai margini dei laghetti. Queste aree saranno rinaturate con la creazione di prati irrigati e messa a dimora di alberi e arbusti autoctoni. Si vuole dotare, così, il bacino dell’Irno e la stessa Salerno di un adeguato polmone di verde attrezzato, garantire l’accessibilità al sistema, creare le condizioni per un reale riuso di tipo pubblico-culturale delle aree dismesse presenti ai margini del fiume.

Figura 4: Planimetria di dettaglio degli interventi paesaggistico-ambientali.

Per tutti i tratti per i quali non sarà possibile realizzare le espansioni lacuali, tratti che ricoprono circa i due terzi della lunghezza dell’asta principale dell’Irno, si interverrà per proteggere al meglio fondo e sponde del corso d’acqua, ma in maniera diversa di quella sinora descritta, così che il fiume non debba risultare nascosto dall’ambiente circostante, ma ne divenga elemento fondamentale e di riferimento.

Le sponde, non più verticali, con l’acquisizione delle strette fasce dinanzi richiamate, saranno difese dall’erosione disponendo, sulla parte più bassa delle stesse, grosso pietrame naturale con interposti astoni e talee di salici.

Rialzi di fondo, molto più piccoli di quelli dinanzi utilizzati per le espansioni lacuali, verranno posti a distanza variabile da 50 m a 200 m per dar luogo a salti di fondo non superiori al metro.

Essi si presenteranno a valle a pendenza lieve e saranno ricoperti da pietre naturali con interposti astoni di salice; pietrame grosso imporrà un’accentuata diminuzione dell’energia sovrabbondante, immediatamente a valle dei piccoli rialzi di fondo.

La sistemazione idraulica e la rinaturazione delle aree di pertinenza fluviale sono state eseguite a partire dall’ultimo tratto del torrente Sava e sono state protratte per tutto il corso dell’Irno, dalla confluenza del vallone Fariconda all’attraversamento ferroviario di Fratte di Salerno.

L’efficacia dell’intervento di riqualificazione idrologica ed ambientale finora descritto è subordinata alle azioni dei Comuni di Salerno, Baronissi e Pellezzano che dovranno evitare immissioni in alveo di reflui urbani o di materiali solidi di grossa dimensione.

In questa direzione si sviluppa la contestuale azione intrapresa dai Comuni di Pellezzano e Baronissi che hanno sottoscritto uno specifico protocollo di intesa con la Provincia di Salerno. 

Lo schema progettuale si articola in una serie di interventi finalizzati a rendere le correnti che si instaurano nel corso d’acqua non più impetuose, ma facilmente regimabili. Attraverso una serie di cascate, le acque raggiungeranno i laghi artificiali che mitigheranno le portate con una laminazione spinta e assicureranno la persistenza dell’elemento liquido anche nei periodi più siccitosi. La presenza delle espansioni lacuali diviene una premessa alla fruibilità delle aree disposte lungo il fiume evitando che esse siano invase dalle acque nel corso delle piene, come invece avviene allo stato attuale.

I sovralzi di fondo saranno realizzati in materiale sciolto con pietrame atto a difendere le superfici e ad evitarne il dilavamento da parte delle correnti che le superano. La disposizione a mano del pietrame favorirà l’attecchimento di specie vegetali tra gli elementi lapidei; sul paramento di valle potranno essere messe a dimora anche piante di alto fusto in maniera che, rimescolando la corrente che tracima, possano facilitare la dissipazione dell’energia sovrabbondante.

I piccoli sovralzi di fondo posti lungo l’alveo a distanze variabili tra i 20 m e i 100 m saranno costituiti da pietrame grosso capace di resistere agli sforzi tangenziali della corrente di piena; a valle saranno disposti massi di grosse dimensioni, lasciando liberi gli spazi tra i vari elementi, in modo da incutere alla vena un intenso rimescolamento e, quindi, assicurare la valida dissipazione di energia. Le briglie selettive saranno realizzate in ammassi di pietrame. La portata prevista in progetto è incapace di smuovere i massi stessi. La piena che dovesse sorpassare l’ammasso ricadrebbe a valle di esso dissipando l’energia sovrabbondante sul fondo dell’alveo, ove è disposto materiale di grossa pezzatura. Il rivestimento delle sponde e del tronco d’alveo a valle è necessario ad impedire fenomeni di autosifonamento capace alla lunga, di sconvolgere il piano di posa dell’opera.

Mancando la copertura finanziaria per la realizzazione dell’intero progetto, la Provincia di Salerno ha stabilito di articolare l’intervento in due lotti funzionali.  Il primo stralcio, per il quale sono in corso le procedure di appalto dei lavori, prevede l’esecuzione di tutte le opere necessarie per la sistemazione idrogeologica del bacino, attraverso la realizzazione delle briglie selettive e delle espansioni lacuali, in modo da ridurre il trasporto solido ed ottenere la mitigazione del rischio di esondazioni.

Il secondo stralcio, invece, prevede il completamento dell’opera, attraverso la realizzazione della rinaturazione delle zone compromesse ed attualmente prive di utilità, la formazione di spazi attrezzati per attività ricreative e la ricostruzione di percorribilità interna con percorsi ciclopedonali necessari alla nascita del parco fluviale.

Allo stato il secondo stralcio è privo della copertura finanziaria, anche se richieste di finanziamenti sono state già avanzate. Tuttavia l’idea progettuale del parco fluviale – fortemente condivisa dalle amministrazioni comunali – ha portato alla definizione di linee guida che possono essere di riferimento ai comuni per tutti gli interventi tesi alla riqualificazione dell’ambiente fluviale.

 

 

1 Progettisti e consulenti: prof. ing. Vittorio Biggiero (capogruppo), ing. Roberto Boccia, ing. Gerardo D’Antonio, arch. Nicola Greco, ing. Alberto Herrmann, ing. Antonio Marano, dott. agr. Luciano Mauro, ing. Remigio Nanni, ing. Domenico Pisacane, ing. Antonio Giuseppe Volpe, dott. geol. Silvio Di Nocera (consulente), dott. biol. Gabriele De Filippo (consulente), arch. Maria Gabriella Alfano (responsabile unico del procedimento).

2 Tutte le figure sono tratte dagli elaborati del progetto.

 

 

 

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