Numero 4 - 2001

 

il rischio 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pianificazione urbanistica della sicurezza in un comune di medie dimensioni


Domenico Pino


a cura di

Isidoro Fasolino

 

Gli eventi calamitosi si abbattono sui centri abitati spesso rendendoli sguarniti degli stessi presidi di gestione dell’emergenza. La sicurezza urbana si garantisce anche con la previsione di assetti spaziali volti a contrastare direttamente o indirettamente i pericoli naturali. Domenico Pino*, prendendo le mosse da una tesi di laurea in Tecnica Urbanistica discussa presso l’Università di Salerno, definisce metodi e contenuti del piano urbanistico della sicurezza

 

 

 

 

 

Il concetto di rischio non può essere disgiunto dalle attività umane: laddove non esistono insediamenti abitativi, attività economiche, industriali o commerciali, sostanzialmente laddove non c’è l’uomo, non esiste rischio, per il fatto che non esiste un patrimonio vulnerabile, esposto ad eventuali condizioni di pericolosità.

In ambito urbanistico rivestono particolare importanza i rischi naturali, per le implicazioni che essi comportano sulla struttura territoriale. A testimonianza di ciò, basti pensare che il valore attualizzato al 1994 del totale degli stanziamenti disposti nel dopoguerra per fronteggiare i danni provocati da calamità naturali assomma a 200.000 miliardi di lire (Censis - costo delle calamità e stanziamenti nel dopoguerra, 1994). Tale dato mostra quale possa essere l’incidenza di eventi come terremoti, frane e inondazioni sulla struttura socio economica di una città.

Fino ad oggi la prevenzione è stata attuata prevalentemente mediante interventi agenti sulla pericolosità per quanto riguarda il rischio idrogeologico, e sulla vulnerabilità per quanto riguarda il rischio sismico. Praticamente opere di bonifica e di riassetto idrogeologico del territorio nel primo caso e applicazione di norme tecniche per le nuove costruzioni o per l’adeguamento e miglioramento degli edifici esistenti, nei comuni classificati sismici.

Molto poco è stato fatto nel settore dell’informazione e della promozione di una cultura del rischio, cioè consapevolezza della pericolosità del territorio in cui si vive e del relativo rischio, legato alla presenza di popolazione, di beni esposti e di manufatti vulnerabili. Le attività di informazione e formazione risultano fondamentali per l’efficacia di qualsiasi campagna di prevenzione e per rendere la coscienza sociale del rischio elemento fondamentale delle ordinarie strategie di governo del territorio.

Il piano della sicurezza urbana rappresenta la sintesi di un processo di pianificazione territoriale e urbanistica che considera il rischio naturale come fattore centrale caratterizzante di ogni scelta. Esso rappresenta quella parte del piano urbanistico che recepisce le necessità di organizzazione fisica e di utilizzo degli spazi del piano di protezione civile. Gli studi sono rivolti all’individuazione, all’interno della struttura urbana, di spazi che possano essere utilizzati per vari scopi, durante la fase di emergenza e nell’immediato post-evento.

Innanzitutto, alcuni degli spazi individuati devono servire a predisporre aree di attesa, o meeting point, sicure, destinate ad accogliere la popolazione in caso di evento o di preallarme. Esse devono essere raggiungibili in maniera agevole e sicura da ogni punto del settore urbano cui afferiscono. A tale scopo è necessario disegnare dei percorsi garantiti, che conducano, mediante appositi segnali opportunamente posizionati lungo il percorso stesso, all’area di attesa corrispondente, secondo la via più breve e meno pericolosa. A tal proposito, l’individuazione dei settori urbani consente di indicare in maniera inequivocabile alla popolazione verso quale area di attesa deve dirigersi e quale percorso deve seguire.

Nell’immediato post-evento è necessario disporre di aree di accoglienza, che permettano di realizzare degli alloggiamenti di emergenza, in grado di ospitare l’eventuale popolazione senzatetto, per il tempo necessario alla ricostruzione e alla ripresa economico sociale del territorio colpito. 

Figura 1 - Mercato San Severino - Individuazione delle funzioni strategiche per la protezione civile a livello comunale

Per poter assistere la popolazione vittima di un evento calamitoso si devono utilizzare molte risorse, sia materiali (mezzi di trasporto, tende, derrate alimentari, medicinali, ecc.) che umane (operatori di protezione civile, polizia, medici, volontari, ecc.). È, quindi, necessario individuare delle aree che consentano di contenere, gestire e coordinare uomini, mezzi e risorse. Tali aree vengono dette aree di ammassamento.

I percorsi garantiti, le aree di attesa, le strutture di accoglienza e le aree di ammassamento costituiscono le cosiddette funzioni di protezione civile, cioè gli elementi fisici costitutivi del sistema di riferimento per la protezione civile ai fini della gestione dell’emergenza.

Le attrezzature urbane di interesse strategico sono invece le componenti del sistema urbano (piazze, parcheggi, scuole, ecc.), che possono essere adibite, con determinate modifiche, a funzioni di protezione civile.

Le funzioni di interesse strategico per l’organizzazione delle attività di protezione civile sono le attrezzature aventi ordinaria funzione pubblica che si prestano ad assumere un ruolo direzionale o di soccorso in situazione di emergenza (caserme, ospedali, sedi comunali, sedi della protezione civile, ecc.). Il comune oggetto di studio è stato Mercato San Severino (Sa), con particolare attenzione al centro urbano del capoluogo.

La prima fase è stata quella di individuare e valutare i rischi naturali presenti sul territorio. Sono stati considerati il rischio sismico, il rischio frana e il rischio alluvione.

Figura 2 - Il principio della polifunzionalità: progetto di un centro sportivo. Tendopoli - Fase ordinaria

Al fine di valutare il rischio sismico, la struttura urbana del capoluogo di Mercato San Severino è stata suddivisa in settori, all’interno dei quali sono stati individuati gli isolati, insieme di uno o più lotti delimitati dalla maglia viaria principale, e gli edifici, unità minima di riferimento per il calcolo dell’esposizione urbana e della vulnerabilità sismica. I risultati sono stati poi omogeneizzati all’isolato, attraverso medie pesate.

Per valutare l’esposizione urbana si è fatto riferimento alle superfici utili, in quanto indicative sia della presenza umana che del valore economico degli immobili. 

Per quanto riguarda il fattore umano, le superfici utili sono state moltiplicate per dei coefficienti di affollamento, con cui si è tenuto conto delle destinazioni d’uso degli edifici. Il valore economico degli immobili è stato considerato attraverso coefficienti, che hanno permesso di attribuire differenti valori economici ai diversi tipi di superficie. Il carattere storico e/o architettonico di un edificio contribuisce ad aumentare il suo valore e quindi la sua esposizione. Questo ulteriore fattore è stato considerato mediante un parametro di esposizione architettonica. Inoltre è stato considerato anche il maggiore o minore pregio del settore di riferimento, portato in conto mediante l’esposizione del contesto, valutata sulla base della dotazione e dello stato di infrastrutture, reti e sottoservizi tecnologici. La vulnerabilità sismica è stata valutata tenendo conto di vari fattori, quali il tipo di struttura, il numero di piani, il tipo di terreno e la pendenza del terreno.

Infine il rischio sismico è stato calcolato come prodotto dell’esposizione urbana, della vulnerabilità sismica e di ulteriori due parametri, che considerano la pericolosità sismica locale, valutabile dalla carta di microzonazione in prospettiva sismica, e la pericolosità globale, dipendente dalla classificazione sismica nazionale.

Figura 3 - Il principio della polifunzionalità: progetto di un centro sportivo. Tendopoli - Fase di emergenza

Per quanto riguarda la pericolosità e il rischio relativi a frane e inondazioni si è fatto riferimento agli studi condotti dall’Autorità di Bacino del Sarno (progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico, 2001), all’interno del cui ambito di competenza rientra il Comune di Mercato San Severino.

La seconda fase è consistita nell’analisi dello stato di fatto, cioè nell’individuazione di tutti i detrattori di sicurezza diffusi, quali l’arredo urbano di ostacolo alla circolazione pedonale, le illuminazioni di tipo volante, gli elementi aggettanti in condizioni precarie (balconi, comignoli, cornicioni, ecc.) e puntuali, come ponti in muratura, sottopassi, ruderi, ecc.

Nella stessa fase sono state individuate le funzioni di protezione civile, le attrezzature urbane di interesse strategico e le funzioni di interesse strategico per l’organizzazione delle attività di protezione civile.

La terza fase, di progetto, è quella in cui sono stati previsti interventi di eliminazione dei detrattori di sicurezza e di riduzione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione, laddove possibile.

Ad esempio, nelle aree a maggiore pericolosità da frana sono stati previsti interventi di bonifica e di sistemazione dei versanti, nelle aree a maggiore pericolosità idraulica si è pensato di vietare la destinazione d’uso abitabile per i piani terra, i seminterrati e gli interrati.

Nella stessa fase è stata organizzata l’emergenza: sono state scelte le aree di attesa, disegnati i percorsi garantiti, individuate le strutture di accoglienza. Alcune attrezzature sono già esistenti o da adeguare, per altre è stata prevista la progettazione ex novo.

In realtà non si tratta solo di individuare delle aree idonee a svolgere determinate funzioni durante l’emergenza e progettare percorsi di fuga, non basta identificare sul territorio gli edifici strategici ai fini della protezione civile e prevedere opere di mitigazione della pericolosità.

Bisogna operare in modo da costruire un vero e proprio sistema che consenta di far emergere, in caso di necessità, la cosiddetta struttura urbana minima (Sum).

Si intende per Sum la parte della struttura urbana da proteggere prioritariamente. La Sum non è una semplice sommatoria di edifici, infatti il patrimonio esistente non può essere considerato solo in termini di manufatti, poiché l’aggregato urbano possiede un valore legato all’accumulazione e alla sedimentazione di un vissuto sociale, che va al di là di un insieme di edifici.

Figura 4 - La struttura urbana minima

Un insediamento si caratterizza per una organizzazione di funzioni e di attività legate alla vita della popolazione in esso insediata. La Sum è quindi rappresentata da un sottosistema di funzioni e di spazi che consentono, durante la crisi susseguente alla calamità, lo svolgimento, anche se a ritmo ridotto, di tutte le attività necessarie alla vita del centro urbano. È evidente che il problema consiste nel garantire continuità di funzionamento per tutte quelle attività (commerciali, direzionali, direzionali strategiche e di soccorso) che nella maggior parte dei comuni italiani risiedono all’interno del tessuto urbano. Gli effetti a medio e lungo termine di eventi passati mostrano in maniera inequivocabile come il decadimento dei territori colpiti sia legato proprio alla incapacità di innescare in tempi sufficientemente rapidi un processo di rivitalizzazione economica, sociale e funzionale dell’insediamento. Il secondo scopo della creazione di una Sum consiste proprio nel garantire una base di partenza per permettere il ritorno alle condizioni socio economiche esistenti prima dell’evento. 

Per la costruzione della Sum ipotizzata bisogna prevedere interventi che non siano concepiti ai soli fini di protezione civile. La progettazione di attrezzature che abbiano un’ordinaria funzione di protezione civile non è attuabile, in quanto risulterebbe troppo costosa e per questo limitativa. È quindi necessario operare mediante un principio di polifunzionalità, che consenta ordinariamente di promuovere lo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio e, in fase di emergenza, di svolgere funzioni di protezione civile.

Così, ad esempio, un centro sportivo progettato sulla base del principio di polifunzionalità, che ordinariamente rappresenta un polo di aggregazione sociale, sportivo e culturale, diventa, in fase di emergenza, una funzione di protezione civile, potendo assolvere alla funzione di struttura di prima accoglienza per le popolazioni colpite.

Si tratta, dunque, di creare un connubio tra pianificazione territoriale e pianificazione di emergenza, che consenta di operare in modo che ogni intervento sul territorio costituisca un gradiente di sicurezza in più per la popolazione insediata e permetta la costruzione di una Sum, permeata del principio di polifunzionalità.

Questo approccio consente di avere una struttura urbana sicura per l’organizzazione e la gestione dei soccorsi e, allo stesso tempo, getta le basi per la ricostruzione e per il ritorno alle normali condizioni di vita sociale, economica e culturale, dopo gli effetti devastanti di un evento calamitoso.

 

 

* Domenico Pino si è laureato in ingegneria civile nel febbraio 2002, presso l’Università di Salerno, discutendo una tesi di Tecnica Urbanistica su “La pianificazione urbanistica della sicurezza. Applicazioni ad un comune di medie dimensioni”, relatore il Prof. Ing. Roberto Gerundo, correlatore il Dott. Ing. Isidoro Fasolino

 

 

 

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