Numero 4 - 2001

 

il piano territoriale di coordinamento 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Funzioni e procedure della pianificazione territoriale


Gaetano Fiore


 

La Provincia di Salerno, prima fra le regioni meridionali, ha adottato il Ptc, scommettendo sulla collaborazione regionale finalizzata alla sua approvazione. Gaetano Fiore delinea gli aspetti fondativi dello strumento urbanistico in un saggio lungo, di cui segue l’introduzione

 

 

 

 

 

La pianificazione provinciale in Provincia di Salerno ha avuto corso con le seguenti premesse: la Regione Campania non ha legiferato in materia: in compagnia del Molise, della Calabria e della Sicilia è una delle pochissime regioni che non ha una legge organica in materia di urbanistica (o, com’è più corretto dire, di governo del territorio). Si é perciò dovuto far ricorso ad una interpretazione della pianificazione territoriale provinciale (e della dizione piano territoriale di coordinamento). È il caso di esporla:

l’esegesi legislativa, l’esame comparato delle legislazioni regionali, l’analisi delle pratiche professionali e amministrative e l’esplorazione della letteratura consentono di indicare tre funzioni essenziali cui la pianificazione territoriale provinciale (e in generale la pianificazione territoriale, a tutti i livelli) deve adempiere.

Una prima funzione può essere definita strategica. Si tratta di delineare le grandi scelte sul territorio, il disegno del futuro cui si vuole tendere, le grandi opzioni (in materia di organizzazione dello spazio e del rapporto tra spazio e società) sulle quali si vogliono indirizzare le energie della società. È una funzione che richiama i concetti di futuro, di comunicazione, di consenso.

Una seconda funzione può essere definita di autocoordinamento. Si tratta di rendere esplicite a priori e di rappresentare sul territorio, le scelte proprie delle competenze provinciali: in modo che ciascuno possa misurarne la coerenza e valutarne l’efficacia. In che modo, però, definire le scelte proprie della provincia? Nell’assenza di una specifica legislazione (e/o pianificazione) regionale, si è dovuto ragionare con attenzione, e procedere per tentativi, per affrontare questo problema. Una terza funzione può essere definita di indirizzo. Il livello di pianificazione più direttamente operativo (che è anche quello più tradizionale e sperimentato) è quello comunale, i cui piani sono soggetti all’approvazione degli enti sovraordinati. L’esigenza di razionalità nei rapporti istituzionali, pretenderebbe invece che la coerenza tra le scelte dei diversi enti, e la loro riconduzione a finalità d’interesse generale, non avvenisse più con i tradizionali sistemi di controllo a posteriori sulle decisioni degli enti sottordinati, ma indirizzando a priori, mediante opportune norme, la loro attività sul territorio.

 

 

Le competenze territoriali della Provincia

 

Secondo il principio di sussidiarietà, là dove un determinato livello di governo non può efficacemente raggiungere gli obiettivi proposti, e questi sono raggiungibili in modo più soddisfacente dal livello di governo sovraordinato, è a quest’ultimo che spetta la responsabilità e la competenza dell’azione. E la scelta del livello giusto va compiuta non in relazione a competenze astratte o nominalistiche, oppure a interessi demaniali, ma (come suggerisce il trattato europeo) in relazione a due elementi: la scala dell’azione (o dell’oggetto cui essa si riferisce) oppure i suoi effetti. È su questa base che è possibile distinguere, in modo sufficientemente rigoroso e certo, le competenze territoriali della provincia da quelle della regione e del comune.

 

Stato di attuazione della pianificazione paesaggistica

Fonte: Pianificazione territoriale e provinciale e rischio idrogeologico - Previsioni e tutela, a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e dell’Unione delle Province d’Italia, 2002

 

Tre aree di competenza provinciale

 

Da questo punto di vista, applicando in modo rigoroso il principio di sussidiarietà, si può dire che le competenze della provincia si esplicano in tre grandi aree:

a) la tutela delle risorse territoriali (il suolo, l’acqua, la vegetazione e la fauna, il paesaggio, la storia, i beni culturali e quelli artistici), la prevenzione dei rischi derivanti da un loro uso improprio o eccessivo rispetto alla sua capacità di sopportazione, la valorizzazione delle loro qualità suscettibili di fruizione collettiva. È evidente che questo compito spetta in modo prevalente alla provincia, a causa della scala, generalmente infraregionale e sovracomunale, alla quale le risorse suddette si collocano;

b) la corretta localizzazione degli elementi del sistema insediativo (residenze, produzione di beni e servizi, infrastrutture per la comunicazione di persone, merci, informazioni ed energia) che hanno rilevanza sovracomunale. Il limite superiore, rispetto all’insieme di elementi collocabili in questa categoria, dovrebbe essere costituito da ciò che viene definito dalla pianificazione di livello regionale ma, come si è detto, in Campania questa è assente;

c) le scelte d’uso del territorio le quali, pur essendo di per sé di livello provinciale (a differenza delle precedenti), richiedono ugualmente una visione di livello sovracomunale per evitare che la sommatoria delle scelte comunali contraddica la strategia complessiva delineata per l’intero territorio provinciale (per esempio, il dimensionamento della residenza e delle attività), oppure che le normative comunali contraddicano le scelte relative alle grandi opzioni d’uso del territorio (per esempio, in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali e delle risorse ambientali).

 

 

 

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