Numero 4 - 2001

 

i concorsi di idee 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Paola Giannattasio


 

 

 

 

 

 

 

Procedura di analisi ambientale per una pianificazione sostenibile

 

Il lavoro proposto per il caso dell’area del Vallo di Diano, oggetto di concorso, nasce da una riflessione sui nuovi indirizzi che attualmente investono il tema del rapporto che lega la pianificazione, intesa come processo di governo e controllo delle trasformazioni del territorio attraverso i piani, alle valenze ambientali che lo stesso territorio possiede ed esprime.

La crisi ecologica non è certamente un tema nuovo: tuttavia la questione ambientale è da sempre studiata ed affrontata con ottiche settoriali o riferite a casi puntuali particolarmente gravi. L’approccio sistemico ed intersettoriale ha evidenziato l’insufficienza di una politica il cui esito fosse la semplice sommatoria di aree tutelate rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile: il riequilibrio ecologico dell’area in esame, connesso ai processi di sviluppo insediativi, necessita di un salto di qualità rappresentato dal progetto di un sistema di aree verdi, da una rete all’interno della quale i vari elementi entrano in relazione per sviluppare un insieme di funzioni in grado di contrastare, se non riequilibrare definitivamente, gli effetti di un sistema territoriale ad elevato impatto ambientale. Se il territorio è un’opera d’arte1: forse la più alta, la più corale che l’umanità abbia espresso. 

A differenza delle molte opere artistiche (in pittura, in scultura, in architettura), o tecniche che sono prodotte dall’uomo plasmando materia inanimata, il territorio è prodotto attraverso un dialogo, una relazione fra entità viventi, l’uomo stesso e la natura, nel tempo lungo della storia. Il progetto presentato è costruito sulla osservazione ed interpretazione dei mutamenti, funzione conoscitiva fondamentale che consente di individuare ed orientare le scelte strategiche progettuali. Nella consapevolezza dell’esistenza di un legame tra evoluzione storica, organizzazione umana del territorio e fattori ambientali, l’approccio concettuale assunto nell’affrontare lo studio di questa parte di territorio è multidisciplinare, basato sul riconoscimento della composizione territoriale del pattern, sulla ricerca di quegli elementi che possono essere definiti fisionomico-strutturali, quelli, cioè, che caratterizzano l’assetto del territorio e che rappresentano ed esprimono i caratteri fisico-morfologici e geologici. Il sistema territoriale locale è stato interpretato e definito come una rete dinamica di relazioni tra quadri ambientali, matrici storiche, forme di urbanizzazione e contesti sociali ed economici che nel loro comporsi hanno determinato microregioni dotate di una riconoscibile e significativa identità complessiva2.

L’area del Vallo di Diano presenta alcune specificità che la contraddistinguono nel contesto provinciale e regionale; rappresenta, infatti, l’unica estesa area di pianura interna della Provincia di Salerno e comprende un numero definito di comuni dotati di una struttura socio-economica sostanzialmente omogenea, serviti a pettine da un sistema di viabilità longitudinale a doppia valenza, nazionale (autostrada Sa-Rc) e locale (Ss 19). Un’interpretazione consolidata dei caratteri del territorio muove dal riconoscimento che si tratta di un’area che non ha un settore produttivo trainante e che si caratterizza per l’elevata qualità ambientale di alcune significate presenze: un insieme articolato di beni culturali, come la Certosa di Padula, che riveste un interesse nazionale e sovranazionale; un sistema diffuso di beni naturalistici comprendenti tutte le aree montane di maggiore interesse del Parco Nazionale del Cilento, nonché, singole emergenze geomorfologiche, come le Grotte di Pertosa. Nel territorio del Vallo di Diano l’economia turistica e le risorse ambientali rivestono una rilevanza determinante e il paesaggio, nella sua diversificazione e complessità3, va risparmiato dai processi di urbanizzazione, attraverso politiche non basate sulla semplice e passiva conservazione ma su strategie urbanistiche e territoriali di sviluppo sostenibile4 e di trasformazione. Obiettivo è tutelare e valorizzare le risorse paesistico-ambientali utilizzando correttamente le potenzialità dell’area per le comunità locali affinché possano fruire delle opportunità di sviluppo che non compromettono le risorse ambientali: ciò che si è voluto evidenziare sono i fattori uniformanti, le caratteristiche evolutive delle entità fisiche, in modo da indirizzare un progetto di sviluppo unitario e sostenibile, ricreando l’identità delle realtà territoriali per sistema e comportamenti. L’idea di sostenibilità5, cui corrisponde un’azione di tutela intesa non come forma di conservazione rigida, ma piuttosto come concreto strumento di sviluppo in simbiosi con gli ambiti e i processi naturali, esige l’individuazione e la valorizzazione di tutte quelle attività che trovano la loro ragione d’essere nello stesso ambiente nel quale esse si manifestano. Il disegno urbanistico ipotizzabile per l’area del Vallo di Diano è costruito su un’ipotesi di progetto di valorizzazione delle potenzialità per lo svolgimento delle attività sportive e ricreative, e per la possibile fruizione di un lungo tratto del fiume Tanagro per attività canoistiche e della fascia contigua per le attività equestri e ciclabili. Il modello proposto risulta coerente con i progetti integrati territoriali della Provincia di Salerno e con la politica di programmazione del Mezzogiorno in modo particolare con il programma operativo regionale della Regione Campania, consentendo l’accesso alle risorse comunitarie. Il sistema territoriale locale è l’esito di un legame sociale non garantito dal passato, ma continuamente costruito dalla volontà degli attori che agiscono al suo interno e che si misurano con i contesti sovralocali. In una prospettiva di sviluppo sostenibile si propone di affrontare i problemi di sviluppo economico-sociale e di conservazione ambientale in modo integrato, a scala vasta e secondo una visione di coordinamento delle politiche di settore; pertanto, fondamentale, è risultato concepire singoli progetti, inserendoli, però, all’interno di un processo pianificatorio globale, riconoscendo e stabilendo delle relazioni di compatibilità ambientale e di coerenza rispetto ad una strategia d’azione complessiva, pensata e prefigurata a scala vasta. Consapevoli della complessità e diversità dei fenomeni presenti sul territorio, le proposte progettuali rispetto a queste peculiarità si sono orientate nella ricerca di connessioni nuove o mai esistite, nella ridefinizione di quei principi di leggibilità nel tentativo di individuare forme di razionalità, rafforzare e ricucire strutture insediative consolidate, ricompattare frange e bordi urbani ed infine, risignificare gli spazi. Lo strumento di lavoro assunto è stato la lettura del territorio, il riconoscimento, per un diverso uso delle potenzialità presenti e di quei vincoli che esprimono e rappresentano la permanenza storica di elementi strutturanti la forma urbana ed ambientale: non solo manufatti ed elementi naturali, ma l’insieme di quei segni e di quelle forme che, depositate, rappresentano ed esprimono la storia di antropizzazione e trasformazione del territorio. L’intento metodologico è consistito nel lavorare contemporaneamente a più scale: rispetto ad un sistema di obiettivi prefissati (Figura 3) ritenuti singolari per un processo di sviluppo, si sono proposte azioni e strategie capaci di rispondere ad un insieme di valori confliggenti che devono essere mediati. Di qui la necessità di individuare e razionalizzare un insieme di informazioni che ha offerto la possibilità di individuare le differenze presenti all’interno dell’area nonché le relazioni tra sistemi di attività e sistema ambientale. La conoscenza ed interpretazione delle dinamiche territoriali, il configurarsi di condizioni di vulnerabilità ambientale, e/o di modificazione delle condizioni dei gruppi sociali che risiedono nell’area oggetto di studio ha rappresentato una prima fase determinante per la valutazione delle azioni da intraprendere; si è definito un sistema delle conoscenze che ha consentito di riconoscere gli attuali elementi di continuità, le barriere, i nuclei isolati e i sistemi di isole e cunei. Il quadro di geografie così determinato interessa rispettivamente le dominanti paesistico-ambientali, le dinamiche insediative, le condizioni socio-economiche, l’uso dei suoli e consente di identificare, attraverso il progetto di una rete ecologica, le correlazioni tra le categorie potenziali di unità funzionali, gli ecosistemi residuali, le unità dei neo ecosistemi ricreabili, gli ecosistemi preesistenti da rafforzare ed infine l’individuazione degli ambiti di localizzazione degli interventi progettuali (Figura 2). L’interpretazione del sistema territoriale come sistema degli ecomosaici ha consentito di individuare gli elementi di importanza e di frammentazione della continuità ecosistemica ed elaborare un progetto di rete ecologica6, un sistema ipotetico di nuovo assetto degli ecosistemi sul territorio (Figura 2). Questo approccio metodologico ha consentito una sintesi integrata tra ecologia e geografia collocando, nel reale contesto di eterogeneità geografica, il modello sistemico funzionale, contenente le diverse proposte progettuali. Sono stati successivamente sviluppati i temi della modificazione, le diverse letture tematiche progettuali che evidenziano i caratteri peculiari dominanti per la trasformazione e, nello stesso tempo, gli elementi che hanno apportato un’inerzia alla modificazione fisica e funzionale del territorio (Figura 3). Il progetto territoriale proposto mira attraverso un processo di riappropriazione dei luoghi ad una riqualificazione dell’intero sistema; l’attenzione progettuale è stata rivolta, infatti, ai luoghi, ai caratteri spaziali e ai significati degli spazi collettivi con l’intento di ristabilire nuovi sistemi di relazione urbana, di risignificare e recuperare vecchi tracciati, ridando figuratività e ruolo ai grandi oggetti presenti, stabilendo una sorta di nuove gerarchie tra i diversi sistemi insediativi locali. Questo approccio è multidisciplinare, in quanto mobilita le principali variabili dello sviluppo e le loro interrelazioni. Il disegno dei vuoti (il progetto del territorio agricolo, il progetto dei corridoi biotici, dei sistemi idrografici, delle zone di pertinenza fluviale, delle reti ecologiche, delle fasce agricole periurbane), reinterpretati come sistema di ecosistemi, ordina e restituisce forma e proporzioni al disegno dei pieni (lo spazio costruito, le piccole città, le infrastrutture ecc.). L’immagine territoriale che è emersa, puntando sul disegno dei sistemi ambientali, assicura forma ed identità a ciò che nel disegno urbanistico moderno è lo sfondo della nuova forma del sistema urbanizzato. Il sistema degli obiettivi, basato sulla valorizzazione del sistema naturalistico, del sistema culturale, dell’immagine locale e delle risorse umane, sarà raggiunto attraverso azioni che comportino due linee di intervento:

1. marketing interno, che consiste in tutte quelle azioni che possono essere intraprese per promuovere attività e programmi da sviluppare all’interno della comunità locale;

2. marketing esterno, dove l’area locale individua il ruolo che desidera assumere nella rete nazionale ed internazionale.

Le strategie saranno indirizzate non solamente a valorizzare le proposte, ma creare le condizioni per la loro realizzabilità, agendo su due livelli:

1. creare le condizioni affinché ci siano reali opportunità di investimento;

2. costruire una campagna di marketing e comunicazione che da un lato dovrà dare immagine coordinata all’area della Valle del Diano e dall’altro a centrare i singoli target.

 

Concorso di idee per il riequilibrio ambientale e la valorizzazione delle risorse del Vallo di Diano

 

 

 

I temi di modificazione

 

Le letture tematiche progettuali evidenziano i caratteri dominanti più significativi, gli elementi che nel tempo hanno opposto una inerzia alla trasformazione del territorio.

 

 

La risignificazione del tracciato ferroviario.

Un nuovo ruolo per la ferrovia Sicignano - Lagonegro

 

In questa parte di territorio, piccoli centri urbani dalle forme insediative consolidate ed ampi spazi aperti agricoli e boschivi caratterizzano il contesto attraversato dalla linea ferroviaria il cui progetto di risignificazione riveste un ruolo di particolare importanza, come possibile crocevia e come baricentro di un territorio ricco di risorse naturali. Il progetto si pone due obiettivi: quello del recupero dei centri urbani gravitanti e quello della valorizzazione dell’intero ambito territoriale con i suoi elementi naturali. Il riuso della linea ferroviaria garantisce una linea di interscambio, applicando le nuove funzioni (stazione e centri commerciali) alle presenze storiche ed utilizzando quali riferimenti spaziali gli insediamenti residenziali esistenti e l’area universitaria di Fisciano. Il riuso del vecchio tracciato diviene elemento ordinato per una reintegrazione in termini più urbani. L’asse ferroviario, che nel passato ha favorito la localizzazione di alcuni importanti insediamenti, costituisce oggi un elemento di separazione tra i due sistemi urbani principali. Il progetto, investe principalmente l’elemento centrale e più problematico, quello della ferrovia, cercando di trasformarlo da linea di separazione in sistema capace di realizzare nuove relazioni tra la dinamicità economica, demografica che caratterizza l’intero Vallo di Diano e i valori della memoria e della storia. L’intervento lungo la ferrovia diventa occasione per trasformare le stazioni in luoghi significativi di una nuova relazione urbana e di collegamento, consentendo di decongestionare le attuali connessioni; ma anche occasione per ridefinire l’uso di aree attualmente libere, o riconvertibili, riutilizzandole per la localizzazione di funzioni sportive, ricreative, di servizio o integrandole al sistema di aree protette del Parco del Cilento.

 

Figura 1

 

La ridefinizione delle attrezzature urbane.

Il polo sportivo a Camerino di San Rufo

 

Il progetto di riqualificazione propone, tra i diversi temi di progettazione urbana, la rivalorizzazione di un luogo collettivo preesistente destinato ad attività sportive.

Il progetto di riuso assume come principale riferimento contestuale la presenza di alcune importanti attrezzature urbane specializzate – l’ospedale a Polla e a S. Arsenio, le terme a Montesano, la città-museo a Teggiano, la scuola di restauro a Padula che possono costituire e caratterizzare lo sviluppo dell’intero Vallo di Diano.

Oggetti isolati si trovano oggi circondati da un paesaggio eterogeneo: sistemi di edifici in linea multipiano, edilizia continua in parte degradata, tracce sparse di edilizia rurale abbandonata, ritagli di spazi verdi, aree disordinate destinate ad usi monofunzionali.

La vicina presenza di una importante struttura viaria e la proposta di ridisegno del preesistente tracciato ferroviario condizionano ed orientano le prospettive di modificazione fisica e funzionale. La nuova città dello sport è di servizio all’area di San Rufo ma nello stesso tempo è parte di un più ampio sistema di spazi aperti in relazione con il parco del Cilento, configurandosi come elemento di attrazione per un contesto più esteso riferito alla città centrale di San Rufo ma anche al territorio esterno.

 

 

Il parco fluviale come sistema di relazioni.

Il fiume espressione del rapporto natura – sito – costruzione umana

 

Al parco fluviale è affidato il compito di recuperare valori perduti, comporre attività e luoghi spesso conflittuali in una trama che dovrebbe trovare il suo connettivo nella recuperata qualità ambientale.

Il progetto si inquadra nello studio più ampio sui sistemi ambientali, naturalistici e storici. L’idea guida è di ricostruire un contesto coerente e sostenibile dal punto di vista ambientale, storico e paesistico in cui i rilievi del terreno, il fiume, le colture, gli insediamenti, gli edifici storici legati e diverse attività riacquistino un rapporto reciproco.

Per l’alveo fluviale è prevista la ricostituzione della selva con diverse ipotesi di associazioni vegetali. Lo schema progettuale ordinatore esprime in sintesi i principali elementi di struttura fisica ed antropica di questo ambito territoriale e la loro organizzazione in un sistema che rappresenta la intelaiatura del progetto. Le principali componenti di questo schema sono:

- il solco fluviale, insieme al reticolo delle acque affluenti, con le sue caratteristiche morfologiche di qualità, delle acque, della vegetazione, di sponda;

- il limite esterno del progetto che generalmente non coincide con il limite troppo ampio del bacino fluviale, ma è determinato da una serie di valutazioni (morfologiche, storiche, idrologiche, di paesaggio);

- gli ambiti intermedi - tra solco fluviale e limite esterno - individuabili ai fini di poter definire regole di conservazione, uso, trasformazione secondo un certo numero di parametri; tali ambiti generalmente sono fasce parallele al fiume nel caso di tratti fluviali interni;

- gli orizzonti e i punti di riferimento lontani: segnalano il limite del bacino e risultano elementi significativi per il progetto a grande scala tra fiume e paesaggio;

- gli affacci, le aperture, i collegamenti, condensano il rapporto più percepibile fiume-città-territorio;

- le istruzioni, comprendono le presenze negative più varie per dimensione e natura: dalle autostrade alle cave, ai depositi ed anche case sparse o zone industriali.

Il progetto mira alla definizione di un nuovo rapporto tra ambiente naturale ed ambiente antropizzato. Il parco fluviale è organizzato per stabilire un dialogo tra le emergenze ambientali attraverso una serie di trasformazioni puntuali. Si tratta di un intervento basato su trasformazioni minimali che trova le sue ragioni nelle forme del paesaggio circostante in questa parte di territorio particolarmente suggestiva.

 

Figura 2

 

La ridefinizione delle frange urbane.

Residenza, spazio agricolo, parco fluviale

 

Una estrema frammentazione dello spazio caratterizza la complessità interna delle forme insediative e la varietà dei tipi di spazio che nel caso della residenza si articola secondo le forme tradizionali della continuità nei nuclei urbani, dalla cui analisi emergono condizioni di isolamento ed estraneità, ed ancora, sempre più frequenti, la ripartizione di unità edilizie di piccole dimensioni che come isole unitarie, si alternano ad un uso monofunzionale del territorio.

La qualità e l’utilità dell’edificazione ha progressivamente deteriorato lo spazio aperto, oggi frammentario e discontinuo e la forte pressione edilizia degli ultimi decenni, ha ridato lo spazio aperto a limitate porzioni territoriali, con un progressivo impoverimento delle attività agricole e l’assenza di alternative destinazioni che ne garantissero la loro sopravvivenza. A questa urbanizzazione diffusa, legata ad un sistema infrastrutturale relativamente indifferente alla natura dei luoghi, si associano fenomeni di maggiore polarizzazione. Questo avviene nelle aree di frangia urbana e in corrispondenza di alcuni principali tracciati territoriali, rispetto ai quali si concentrano e si sviluppano forme di urbanizzazione specializzati principalmente in riferimento alle attività produttive e commerciali. Consapevoli dei differenti ambienti insediativi il progetto affronta due diversi temi: il primo riguarda la riconfigurazione degli assi viari che in queste aree di frangia urbana, Polla e Teggiano, caratterizzate dall’eterogeneità, sembrano oggi aver perso la propria natura di assi strutturanti il sistema insediativo globale. L’intervento, infatti, si propone di riconfermare il ruolo portante della strada organizzandovi una sequenza di edifici destinati ad accogliere servizi, laboratori artigianali, mentre sul fronte opposto, la strada sarà dotata di servizi minimi inseriti in un disegno di alberatura e parcheggi, organizzando così lo spazio aperto per il parco fluviale adiacente. Il progetto comporta una riqualificazione per i tessuti interni dei centri urbani suindicati attraverso l’organizzazione degli spazi di natura collettiva e ricreativa e una possibile relazione tra zone produttive e spazi residenziali. La logica complessiva che struttura il progetto consiste nell’affrontare la misura locale e puntuale adottando soluzioni specifiche nei punti dove più incerto appare il rapporto e più cospicue le risorse, riferendole sia alle possibili trasformazioni locali, sia ad una più vasta dimensione territoriale.

 

Figura 3

 

1 Cfr. Alberto Magnaghi (2000), Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino, p. 9:

“… Estendo metaforicamente una definizione che Claudio Greppi (1991) riprende da Heine per il paesaggio toscano, al territorio in generale, inteso come opera di trasformazione della natura attraverso il sovrapporsi nel tempo storico di numerosi cicli di civilizzazione”.

2 I quadri ambientali rinviano ai segni naturali presenti in un territorio; le matrici storiche territoriali riflettono i processi di accumulazione selettiva e stratificata dei segni depositati nel tempo; le forme insediative restituiscono con la loro fisicità i modi di costruzione e di uso del territorio, facendone riconoscere i principi che li regolano nel tempo.

3 “Il pensiero della complessità nasce e si sviluppa agli inizi degli anni ’60 sul riconoscimento dell’insufficienza del riduzionismo di Newton e Galileo (e poi di Bacone ed Adam Smith) a rappresentare le proprietà dei sistemi complessi e spiegare il loro comportamento. … Quali cambiamenti la complessità pone all’Urbanistica?”, Scandurra E. (a cura di) (1995), Ambiente e Pianificazione, Etas Libri, Milano, p. 19.

4 Nei piani urbanistici l’idea della sostenibilità condiziona ed orienta le modalità di fruizione ed utilizzo delle risorse umane e naturali. Nel rispetto del principio di conservazione di una risorsa (bene) ad un’azione di tutela intesa non come conservazione rigida, che produce immobilismo e progressivo decadimento fisico (del bene), si è scelto di indirizzare lo sviluppo attraverso un’azione di tutela attiva.

5 Dalla riflessione sull’idea di sostenibilità sviluppatasi sin dagli anni ’60, con i contributi di Hazel Henderson e William Irwin Thompson (futuristi), Murray Bookchin (ecologisti), in termini di stabilizzazione della popolazione, di uso prudente del suolo, si è tentato di definire e verificare il significato dell’idea di sostenibilità come capacità di uso delle risorse nella riproducibilità del capitale umano, economico, naturale.

6 Il progetto di rete ecologica basato su di una logica di continuità ecologica quale importante elemento di base ai fini di un obiettivo di riequilibrio territoriale e di costruzione di un sistema infrastrutturale ambientale.

 

 

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