Numero 4 - 2001

 

i concorsi di idee 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segni d'acqua


Valerio Romani


 

 

 

 

 

 

 

Il Vallo di Diano rappresenta un chiaro esempio, scolpito nella pietra dei suoi centri e nella configurazione orografica dei suoi siti, di una complessa storia di modificazioni, stratificazioni, parziali stravolgimenti, fortemente connessi al rapporto con il fiume, attraverso un ciclo che ha visto passare quest’ultimo da elemento naturale predominante e scarsamente controllabile ad elemento fin troppo controllato e dominato dallo sviluppo urbano (nella sua accezione ampia). L’obiettivo è quello di fornire un’ipotesi di previsione dei futuri scenari possibili dove, da un lato, si riequilibri il rapporto fiume - sviluppo urbano, dall’altro, la cultura dell’abitare specifica dell’area rimanga sì come testimonianza, ma introduca anche nuove possibilità di reddito e si colleghi ad un più ampio progetto di sviluppo.

Il Vallo di Diano, pur conservando una parte degli ambienti e paesaggi naturali ed una parte dei caratteri insediativi tradizionali, oggi ci appare un sistema antropizzato che si è consolidato lungo tre elementi lineari: il fiume rettificato, la Ss 19 e l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il fiume Tanagro si presenta drasticamente semplificato nel suo habitat naturale, con la conseguente notevole riduzione della vegetazione riparia e, quindi, di una perdita della sua naturalità e delle sue funzioni equilibratrici.

Le espansioni urbane mostrano i segni di una diffusione e dispersione insediativa e sembrano avere rapporti fragili con i nuclei storici e una relazione più stretta con la grande armatura stradale. A ciò si aggiunge un’economia che, se pur non marginale, è fatta di tanti frammenti produttivi, poco caratterizzata da specificità e ruoli significanti. Il progetto vuole mostrare un esempio di integrazione tra tutela, fruizione e sviluppo; un tentativo di valorizzazione della potenzialità del territorio concepito come risorsa produttiva che, attraverso il ruolo attivo degli attori locali, assegna una forte identità all’economia.

 

 

Gli obiettivi del progetto 

 

Il progetto parte dalla singolarità del territorio, considerato nelle sue differenti e particolari caratteristiche, ma anche e soprattutto nelle sue vocazioni ed aspirazioni potenziali. Esso si fonda sulla valutazione delle possibili relazioni degli scambi tra il sistema naturale e l’ambiente antropizzato, nel rispetto di due principi fondamentali: la qualità ambientale e lo sviluppo economico sostenibile. Il processo progettuale ha seguito il percorso di acquisizione delle informazioni, di interpretazione degli elementi significanti e di proposizione, cercando di sperimentare la costruzione di un nuovo tipo di paesaggio che metta in relazione i concetti di valore intrinseco, di vulnerabilità, di potenzialità delle risorse, che miri alla cura ed alla valorizzazione del territorio, alla mitigazione dei rischi, alla costruzione di una rete di aree a vocazione ambientale e di un reticolo di sviluppi territorialmente compatibili, nel quale i singoli progetti a farsi si inseriscono e si qualificano. L’obiettivo del progetto è, pertanto, quello di orientare, indirizzare le funzioni future in un rapporto armonico che soddisfi da un lato, la necessità di tutelare, salvaguardare e riqualificare le risorse e dall’altro l’esigenza di stimolare lo sviluppo di attività produttive che possano assegnare all’area stessa del Vallo identità, attrazione e competitività. Il progetto si propone di creare, sulla base di elementi morfologici ed antropici già esistenti, un luogo dell’accoglienza, dove confluiscono e da dove dipartono funzioni, attività, collegamenti, azioni.

Il tema del progetto è l’accogliere intorno al fiume Tanagro, non più oggetto di separazione ma un elemento naturale di ricucitura e d’integrazione, che tende a connettere o a riconnettere le diverse realtà e, soprattutto, le diverse risorse naturali, culturali e sociali. Pertanto, l’idea del progetto della valle fluviale si fonda sul tema del luogo che accoglie e dà forma e funzionalità produttiva di benessere all’insieme dei temi legati al rapporto fiume - natura - costruito - economia locale. Il solco fluviale riqualificato, insieme al reticolo delle acque, alle caratteristiche morfologiche di qualità e quantità delle risorse, alle unità paesaggistiche del contesto, alla memoria delle trasformazioni naturali ed umane è l’elemento connotativo e connettivo primo del progetto. Esso, in congruenza con gli strumenti urbanistici sovraordinati, (piano del parco, piani di bacino, piano territoriale di coordinamento) punta alla specializzazione funzionale di ciascun centro governato in una logica di sistemi che ne valorizzi identità, storia ed espansioni.

Si individuano, in tal modo, alcune forze endogene su cui basare lo sviluppo del Vallo (ambiti con caratteri peculiari e centri con proprie specificità) in interazione con le forze esogene di grande attrazione (parco del Cilento e mare).

Il riconoscimento delle forze interne tende a riequilibrare il carattere dominante, nell’area, di centri quali Sala Consilina, Teggiano e Polla, già dotati di funzioni urbane superiori.

 

 

Gli interventi del progetto

 

L’intelaiatura del progetto è costituita da uno schema ordinatore che esprime graficamente la sintesi relazionale, il sistema di connessione dei principali elementi della struttura fisica ambientale (unità di paesaggio) e della morfologia antropica (centri abitati, sistema di collegamenti, attività produttive). Innescare qualità ambientale può diventare sinonimo di produzione di ricchezza, inteso non solo come raggiungimento di maggior reddito, ma anche come azione culturale, sociale, economica e politica in grado di intervenire sulla selezione e l’indirizzo dei cicli produttivi, delle tecnologie appropriate in funzione della ridefinizione delle condizioni ambientali e territoriali di sostenibilità. In sintesi, l’obiettivo primo del progetto è la riqualificazione e rivitalizzazione dei sistemi ambientali in cui le risorse naturali diventano un elemento portante del territorio e dell’economia. Riordinare l’intero territorio a partire dal valore dei sistemi ambientali comporta un insieme d’interventi integrati facenti capo agli obiettivi di:

- riequilibrare l’ambiente inteso come conservazione e rivitalizzazione degli ecosistemi del Vallo secondo i principi del valore, della vulnerabilità e delle potenzialità delle risorse presenti;

- abitare inteso come caratterizzazione e potenziamento dell’identità dei luoghi e ridisegno funzionale degli spazi in relazione virtuosa con il sistema ambientale;

- produrre inteso come sviluppo di economie locali interagenti nell’ambito di strategie integrate di tutela, fruizione ed uso delle risorse;

- collegare inteso come riqualificazione ambientale, potenziamento e riconduzione a sistema unitario delle modalità di comunicazione e di trasporto interno ed esterno al Vallo (Figura 2).

L’articolazione degli interventi si innesta sulla suddivisione territoriale per ambiti e centri, caratterizzati dalla loro specificità esistente e di progetto. Gli ambiti, che non rappresentano suddivisioni territoriali ma delle macro aree di vocazione, sono:

- ambito 1: paesaggio naturale, agrario-collinare (da conservare e valorizzare);

- ambito 2: paesaggio agrario di pianura, fortemente antropizzato (da riqualificare);

- ambito 3: paesaggio antropico saturo (da ridisegnare);

- ambito 4: paesaggio con preesistenze storiche, architettoniche, culturali (da valorizzare); 

- ambito 5: paesaggio della natura e dell’arte (da potenziare).

 

 

Gli interventi per riequilibrare l’ambiente

 

Riequilibrare l’ambiente è stato inteso come la riqualificazione o la rivitalizzazione dei sistemi ambientali, considerati come unità ecosistemiche complesse che connettono funzionalmente sistemi naturali ed antropici e che costituiscono il principio ordinatore del sistema insediativo e della trasformazione ecologica. La natura è in grado di svolgere contestualmente il ruolo di tampone tra le sorgenti d’impatto e le aree sensibili e di connessione tra le aree di pregio. Di qui la sua funzione di riequilibrare l’ambiente, ma anche di migliorarlo da un punto di vista ecologico, favorendo l’aumento della biodiversità di habitat e di specie vegetali ed animali. Le unità di paesaggio sono state articolate in tre aree omogenee che afferiscono al corridoio fluviale, alle aree agricole di pianura e collinari e alle aree boscate collinari e montane. Il progetto complessivo risulta dall’intersezione fra le caratteristiche degli ambiti e le peculiarità del sistema delle aree omogenee.

 

Concorso di idee per il riequilibrio ambientale e la valorizzazione delle risorse del Vallo di Diano

 

 

a) La ricostituzione del corridoio fluviale: data la connessione con aree protette ed essendo lo stesso fiume Tanagro una riserva naturale, gli interventi sulla rete idrografica devono necessariamente prevedere il recupero e la valorizzazione della vegetazione riparia di modo che, rafforzando il carattere naturale della rete, si dà alla stessa una forte connotazione di rete di connessione ecologica tra le aree del parco, i centri urbani, le zone produttive e le aree agricole.

Tale obiettivo si potrà raggiungere per gradi con la rinaturazione di alcuni tratti oggetto di interventi idraulici a maggior impatto e procedendo poi all’ampliamento di alcune aree umide esistenti lungo il fiume a cui se ne potrebbero aggiungere delle nuove. Un esempio importante è la zona denominata Cappuccini, nel Comune di Sassano, utilizzata come punto di sosta da diverse specie di uccelli di doppio passo. Questa zona, inoltre, è una potenziale vetrina naturale per il museo del fiume che dovrebbe raccogliere, conservare e diffondere la cultura del Vallo intorno alle sue acque e che potrebbe essere realizzato nell’antico casello idraulico di Ponte Cappuccini, nel Comune di Sassano. Ulteriore dimostrazione della vocazione naturalistica del Vallo è la zona denominata Mesole, nel Comune di Sala Consilina, famosa in tutta Italia in quanto da alcuni anni luogo di sosta e di nidificazione della cicogna bianca. Tali zone umide, integrate da vasche di calma e di espansione, avranno anche importantissime funzioni idrauliche, in quanto zone di parziale laminazione delle piene e di protezione civile, in quanto possono essere utilizzate come vasche antincendio.

b) La riqualificazione delle aree agricole di pianura e collinari: l’agricoltura intensiva negli ultimi decenni ha costituito uno dei fattori di maggiore pressione sugli equilibri ambientali, in particolare sui sistemi idrici superficiali e sotterranei. In queste aree l’agricoltura deve diminuire il proprio impatto ambientale, ma deve svolgere anche un ruolo attivo di gestione e preservazione di una serie di valori ambientali quali: conservazione di habitat naturali sia sotto il profilo paesistico che della capacità di autodepurazione degli ecosistemi; minimizzazione dei rischi naturali e dei danni da eventi calamitosi; mantenimento della biodiversità. L’attività agricola, in queste aree, dovrà avviare un processo di trasformazione, da semplice attività di produzione di beni ad una più complessa ed articolata con esplicite opere di manutenzione e riproduzione delle risorse ambientali e paesistiche del territorio. I problemi da risolvere nel tratto di pianura, attengono alla polverizzazione e frammentazione attualmente riscontrata. Il riequilibrio ambientale del territorio è legato necessariamente alla valorizzazione ecocompatibile delle sue attività produttive e, in tal senso, l’attività agricola si collega prioritariamente a tale opzione anche per la sua contiguità alla cultura ed alla tradizione locale.

c) La conservazione delle aree boscate e delle zone di pascolo collinari e montane: il patrimonio forestale dell’area è in gran parte di proprietà pubblica. Di tale superficie, circa un terzo ricade nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. È auspicabile il potenziamento delle aree a bosco con funzioni economiche (produzione di legno e frutti del sottobosco) ed ecologiche (limitazione dell’inquinamento dell’area, tutela della flora e della fauna). 

Gli indirizzi di pianificazione dei boschi, possono prevedere di privilegiare le funzioni protettive e naturalistiche mediante appropriate tecniche di gestione che permettano l’aumento della stabilità fisica e biologica dei popolamenti.

Per quanto riguarda la naturalità delle aree collinari e montane, le aree di maggior valore naturalistico, per la presenza di specie botaniche e faunistiche endemiche o rare, si trovano a quote più elevate ed alcune rientrano nei confini del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e dei siti di interesse comunitario. È necessario, dunque, interconnetterle sia attraverso la rete ecologica, progettata per le aree collinari e di fondovalle, che attraverso il potenziamento del corridoio ecologico Teggiano - Monte San Giacomo - Sassano - Padula. Lungo tale direzione, trasversale rispetto al corridoio fluviale del Tanagro, ci si propone di intensificare, rispetto ad altre zone del Vallo, l’inserimento di nuove aree verdi ed habitat minori (stepping stones) sì da creare anche una fascia di territorio differente rispetto alla matrice agricola in cui s’inserisce. 

 

Figura 1

 

Gli interventi per l’abitare

 

L’abitare è stato inteso come una caratterizzazione e potenziamento dell’identità dei luoghi e ridisegno funzionale degli spazi in relazione virtuosa con il sistema ambientale. L’abitare in un luogo è una delle condizioni dell’essere e della possibilità dell’uomo di autoriconoscersi in un luogo, nella sua storia, nella sua memoria. Anticamente tale possibilità di autoriconoscimento s’identificava in una cultura che derivava paradossalmente dalle colture della propria area di appartenenza. La tradizione orale era, infatti, l’unica possibilità di trasmissione della storia, cioè della memoria, della cultura, della coltura. La forma stessa dei centri raccontava di tale intreccio. Produrre ed abitare era quasi equivalente. Pur senza qui descrivere l’ampia capacità inclusiva che l’abitare rappresenta, possiamo, semplificando, pensare all’abitare come a qualcosa che ha a che fare con i centri abitati, con i suoi vuoti (piazze e vie), con i suoi pieni (residenze e monumenti), con i suoi dintorni (la campagna o, da qualche decennio, le sue periferie), con i suoi casali, con le sue attrezzature, con le sue infrastrutture.

 

Figura 2

 

Il recupero e la riqualificazione

 

Tra gli elementi che costituiscono una sorta di documentazione pietrificata (ma non immobile, anzi, tutt’altro) delle radici di una popolazione in un’area, un posto primario spetta ai centri storici, visti sia come insieme di elementi spaziali di diversa forza e significatività, sia come elemento che, nel suo complesso, rappresenta, se ben conservato, una sorta di monumento unitario dell’attività di insediarsi e produrre. 

A livello progettuale si sono individuati due tipi di indicazioni, variabili a seconda di questa specifica forma caratteristica:

1. i limiti invalicabili per il mantenimento delle riconoscibilità specifiche dei vari centri;

2. i criteri di intervento tendenti ad una trasformabilità migliorativa della qualità urbana (rafforzamento delle qualità originarie del centro storico; riqualificazione delle espansioni post-belliche). 

A livello dei singoli manufatti storici o di gruppi di manufatti si sono date indicazioni che prevedono:

1. per manufatti pubblici significativi (castello, palazzo baronale, case di pregio, ecc.), riutilizzo come supporto ad attività culturali, museali, direzionali o anche di ospitalità turistica qualificata;

2. per insiemi abitativi risultati dalla tradizione spontanea della cultura materiale dell’area (siano essi nei centri storici o nel territorio agricolo), riutilizzo per attività agrituristiche, di fiera e commercializzazione dei prodotti tipici e per attività ecocompatibili.

Ma il territorio in oggetto non è costituito solo da un patrimonio storico molto antico. Esistono anche grandi manufatti recenti sottoutilizzati. Il progetto dà anche ad essi un’ipotesi di inserimento nel quadro strategico complessivo.

Così, per un manufatto particolare di recente costruzione, come il centro sportivo di S. Rufo, si è previsto un centro polifunzionale di supporto alla creatività ed all’intraprendenza dei giovani dell’area, offrendo spazi di localizzazione e servizi di accompagnamento alle iniziative economiche, culturali e sportive capaci di produrre reddito e qualità nella vita dei residenti del Vallo.

 

 

Gli interventi per il produrre

 

La conversione ecologica dell’economia e dei sistemi produttivi locali dell’area è una condizione fondamentale della trasformazione del modello insediativo del Vallo, soprattutto se si vuole accedere alle nuove regole di competizione economica nazionali ed internazionali, quali quelli stabiliti dai programmi europei che richiedono, tra l’altro, un forte coinvolgimento delle imprese e dei consumatori. Cosa, come, dove e quanto produrre in relazione con il territorio e l’ambiente possono diventare opportunità. Il mercato è sempre più vincolato a domande qualitative e sempre più attento alla diversificazione in relazione ai contesti (Figure 2 e 3). 

La strategia di politica economica sostenibile su cui si innesta l’intero progetto è incentrata sulle seguenti direttive prioritarie:

1. riconversione biologica delle coltivazioni agricole di qualità;

2. creazione e/o ripristino di eco-efficienza dei processi produttivi (risparmio energetico, controllo delle emissioni, riciclaggio dei rifiuti);

3. sviluppo sistemico di tutte le forme di terziario verde incentrato sulla valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche, storiche e culturali a partire dal fiume;

4. promozione, certificazione e commercializzazione (on e off line) delle produzioni artigianali tipiche di qualità (caseario, olio, vino, frutti dei boschi. ecc.);

5. cooperazione imprenditoriale di tipo orizzontale (tra diversi settori economici) e di tipo verticale/settoriale (es. filiera del latte, distretto turistico dell’acqua, palazzetto dello sport, della cultura e del tempo libero, borgo albergo, porte del parco. ecc.);

6. partenariato istituzionale (tra comuni) nella gestione unitaria della rete dei piccoli comuni (ciascuno con una identità ed una funzione specifica rilevante del proprio genius loci);

7. infrastrutturazione produttiva del territorio intesa come allocazione diffusa (sulla base di vocazioni o emergenze) di centri/agenzie di servizi avanzati, alle economie locali insediate e con eventuali specializzazioni tematiche o settoriali, a sostegno delle iniziative economiche esistenti ed in fieri;

8. incentivazione del protagonismo giovanile nel governo del processo di riequilibrio e sviluppo, per fruire dell’opportunità piuttosto che emigrare, ma soprattutto per prevenire gli effetti negativi della globalizzazione, che potrebbero essere costretti a subire le generazioni del futuro.

La gestione e la manutenzione degli ecosistemi, degli ambienti e delle strutture recuperate e riqualificate, potranno essere affidate a imprese di comunità (partenariati di gestione pubblico-privato) o a cooperative di giovani. Attività formative ad hoc potrebbero facilitare la creazione di imprese e risorse umane specializzate nel recupero dell’edilizia storica e possono crearsi imprese specializzate nella riqualificazione del paesaggio nei suoi aspetti naturalistico-ambientali. La funzione del produrre prefigura, dunque, una rete economicamente sostenibile e territorialmente diffusa di servizi avanzati a supporto delle attività produttive da consolidare ed alle iniziative imprenditoriali localmente emergenti.

Si è avanzata, ad esempio, sia l’ipotesi di valorizzazione di elementi naturali di grande richiamo e di qualificazione e/o riconnessione biologica, sia quella della commercializzazione delle produzioni locali artigianali e/o industriali. Si è voluto evidenziare la maglia più fitta del reticolo delle produzioni delineato da fili naturali (corsi d’acqua) con un’allocazione distribuita delle infrastrutture di servizi avanzati (ricerca, consulenza, formazione, marketing) specializzati su vocazioni bisogni locali, ma di presidio trasversale sull’equilibrio ambientale (ecologia-economia) e sullo sviluppo di economie di filiera (reti di cooperazione tra imprese, settori economici interagenti). Spesso l’agricoltore interpreta la valorizzazione ecocompatibile del suo territorio più come un ulteriore aggravio di vincoli per la sua attività, che come opportunità per incrementare il proprio reddito. Il fondamentale inserimento dell’agricoltura in un piano di riequilibrio ambientale può essere solo determinato dall’inserimento degli agricoltori in mercati ad alto valore aggiunto che apprezzino prodotto e cultura ecocompatibile.

L’agricoltura biologica così come regolamentata dall’Ue (Regolamento Cee 2092/1991 e sue integrazioni) può sicuramente soddisfare le esigenze sopra definite in quanto:

- permette lo svolgimento di un’attività ecocompatibile; 

- permette l’inserimento in mercati di nicchia ad alto valore aggiunto per lo più valorizzando agricolture delle zone marginali (quali quelle del progetto in questione) senza più futuro in un mercato agroalimentare globalizzato;

- permette la valorizzazione di opifici tradizionali (tipo frantoi e mulini a pietra) reintroducendoli nei circuiti produttivi oltre a rivalorizzarli dal punto di vista architettonico e paesaggistico.

Fondamentale per il comparto agricolo è la diffusione di tecniche irrigue a maggior efficienza (irrigazione a pioggia, irrigazione a goccia, sub-irrigazione). Tuttavia le potenzialità offerte dall’agricoltura biologica certificata devono essere tradotte in iniziative di mercato supportate da formazione, assistenza e marketing. Si ritiene, pertanto, che la valorizzazione ecocompatibile dell’agricoltura del Vallo richieda la creazione di un’agenzia del biologico, posta come sede in un opificio ristrutturato ed operante per trasformazioni biologiche (olio, farine, formaggi), in grado di promuovere ed assistere le aziende nella gestione del processo di riconversione.

 

Figura 3

 

Interventi del collegare

 

Il sistema della mobilità deve tendere a dare al Vallo un criterio di fruizione ambientale intesa come godimento delle risorse naturali e culturali per cui il progetto è concentrato sull’utilizzazione del fiume come elemento strutturante delle connessioni longitudinali e trasversali. È importante la razionalizzazione della rete stradale, evitando la proliferazione di nuovi tracciati; potenziando e riqualificando alcuni tratti connessi con accessi particolari (parco del Cilento, via del Mare, Val d’Agri), S. Rufo (centro incubatore di servizi ed imprese), Teggiano (aviopista); mitigando gli impatti e valorizzando le strade connesse alle emergenze storiche e alle aree prossime alle stazioni affinché il sistema reticolare non si accompagni a fenomeni di consistente nuova urbanizzazione del suolo e di ulteriore frammentazione del sistema degli spazi aperti. L’intento è quello di creare delle spine verdi, attraverso la riqualificazione degli assi viari (filari d’alberi, siepi, zone boscate). Grande attenzione è posta, inoltre, alla creazione di una rete di percorsi naturalistici e piste ciclopedonali per raggiungere le emergenze paesistiche, architettoniche e culturali; si tratta di un sistema diffuso di ecopercorsi reali o virtuali, itinerari che partono dal fiume, lo attraversano, lo costeggiano per arrivare nelle aree collinari e montuose. Inoltre, è prevista la connessione in rete di ambiti naturali residui, come riserva strategica per l’intero territorio, in particolare la connessione delle grandi aree boscate collinari, degli spazi interclusi, per creare corridoi naturalistici di collegamento in grado di garantire flussi di organismi e relazioni funzionali tra ecomosaici distanti fra loro. Relativamente alla riattivazione e riqualificazione ambientale dell’intero tratto ferroviario, si intende dare una funzione di metropolitana delle persone e delle merci nei piccoli spostamenti d’area con restauro e riuso delle stazioni. Infine, la comunicazione tra comuni ed attori (cittadini), chiave dello sviluppo del Vallo, sarà garantita da una rete telematica, un sito web della valle, un bollettino digitale. “Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (M. Proust).

 

Compresenza di differenti strumenti di pianificazione sovracomunale su base provinciale

Fonte: Pianificazione territoriale e provinciale e rischio idrogeologico - Previsioni e tutela, a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e dell’Unione delle Province d’Italia, 2002

 

 

 

 

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