Numero 12/13 - 2006

 

La pianificazione territoriale  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piano territoriale regionale e processi partecipativi. Esiti, riflessioni e proposte


Catello Bonadia

Giovanni Infante

Ivonne De Notaris


 

L'approccio partecipativo e la trasparenza dei rapporti interistituzionali sono fondamentali per un progetto di territorio efficace, in quanto ampiamente discusso e strategicamente condiviso. Catello Bonadia, Giovanni Infante e Ivonne De Notaris ripercorrono il complesso e articolato percorso portato a compimento, individuando i temi emersi ed evidenziando valutazioni, modifiche e integrazioni alla proposta regionale di assetto e governo del territorio

 

 

Il Consiglio provinciale di Salerno con la seduta del 26 giugno u.d. ha licenziato le osservazione dell’ente al piano territoriale regionale (Ptr), concludendo l’iter di consultazione avviato a ottobre del 2005. È forse utile ripercorrere brevemente i passaggi principali di questo laborioso processo.

A febbraio 2005, la Regione Campania ha adottato la proposta di Ptr e a gennaio 2006 ne ha avviato il “procedimento di formazione” (ex art. 15 della Lr 16/2004), attribuendo alle province il compito di promuovere e coordinare la conferenza di pianificazione, finalizzata alla elaborazione e raccolta delle osservazioni alla proposta di Ptr (delibera di Gr n. 1674 del 26.11.2005).

La Provincia di Salerno ha inteso da subito partecipare il proprio territorio di questo importante strumento di pianificazione, organizzando quattro incontri ai quali sono stati invitati tutti i comuni del territorio (24-25 ottobre 2005), e trasmettendo copia di una sintesi del Ptr elaborata dal Servizio Urbanistica dell’ente a tutte le organizzazioni sociali e le associazioni, così come individuate con deliberazione di Gr n. 627 del 21.4.2005. Questa iniziativa rientra nel lavoro di sensibilizzazione, accompagnamento e coordinamento che l’ente provincia ha avviato con tutti i soggetti attivi della propria comunità territoriale, per tutto ciò che attiene il governo del territorio, all’indomani dell’attribuzione delle nuove funzioni, e compiti, introdotti con la Lr 16/2004.

Per quel che riguarda, invece, l’iter procedurale più strettamente connesso al processo di formazione del Ptr, la conferenza di pianificazione ex art. 15 della Lr 16/2004 è stata avviata dalla Provincia di Salerno il 26 gennaio u.d., ed è stata anticipata da una pre-conferenza (17 gennaio) nel corso della quale la Regione Campania ha presentato la proposta di Ptr. I lavori della Conferenza di pianificazione sono ufficialmente terminati con la seduta del 2 marzo u.d., nel corso della quale molti dei soggetti invitati a partecipare hanno presentato le proprie osservazione alla proposta di piano regionale. Le osservazioni, ratificate entro la data di scadenza del 22 marzo, sono state poi trasmesse alla provincia con i relativi documenti di ratifica. In totale le osservazioni pervenute sono 133 è sono state oggetto di un attento lavoro di istruttoria curato dall’Ufficio di piano che si è costantemente confrontato con il Comitato tecnico-scientifico1 a supporto del Servizio Urbanistica.

Con la seduta del Consiglio provinciale del 26 giugno si è, quindi, concluso l’iter ufficialmente avviato il 26 gennaio, con la presa d’atto di tutte le osservazioni pervenute e del documento di sintesi elaborato dagli Uffici dell’ente e con l’approvazione della osservazioni dell’ente al piano regionale.

La Proposta di Ptr costituisce uno strumento di forte respiro strategico ed una cornice di riferimento generale per raccordare la pianificazione paesistica e ambientale con le attività di promozione e di programmazione dello sviluppo. Su di un piano diverso, il documento regionale ambisce anche a orientare – secondo principi di integrazione funzionale – le decisioni di allocazione di tutte le risorse finanziarie finalizzate allo sviluppo campano, compresi i fondi strutturali del prossimo ciclo di programmazione 2007-2013.

L’analisi della Proposta di Ptr rileva, tuttavia, alcuni aspetti problematici, che meritano accurate riflessioni e, in alcuni casi, pongono la necessità di decise inversioni di tendenza, e in quest’ottica le osservazioni licenziate dalla Provincia di Salerno entrano nel merito dei cinque quadri territoriali di riferimento in cui è articolato il piano regionale per evidenziarne aspetti problematici, possibili soluzioni e specifiche emendamenti al testo.

È evidente che le criticità evidenziate potranno trovare una compiuta soluzione principalmente in sede di revisione/adeguamento del piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) e in tal senso è importante sottolineare che il processo di revisione del piano provinciale è stato attivato contestualmente al procedimento di formazione del piano regionale. La Provincia di Salerno ha, infatti, deciso di utilizzare la Conferenza di pianificazione attivata per il Ptr come fase d’avvio per la rielaborazione del proprio Ptcp, sia sul versante delle valutazioni di merito sia su quello della concertazione interistituzionale, al fine di definire le opzioni di base su cui aprire un confronto con i comuni e le forze sociali e culturali per la rielaborazione condivisa del piano provinciale. La conferenza di pianificazione ha, quindi, rappresentato di fatto la prima forma di ascolto strutturato del territorio, lavoro che proseguirà nel corso dell’intero processo di elaborazione condivisa del Ptcp.

Ritornando al lavoro fatto in merito alla proposta di piano regionale, in questa sede, presentiamo parte del documento di sintesi delle osservazioni elaborate dalla comunità salernitana e parte del documento elaborato dal Comitato tecnico-scientifico (con il contributo del Settore attività produttive e politiche comunitarie e del Servizio ambiente della Provincia di Salerno) contenente le osservazioni e le proposte di modifica al piano regionale approvate dal Consiglio provinciale di Salerno con delibera n. 23 del 26.6.20062.

 

 

Note

 

1 Comitato interdisciplinare costituito a supporto delle attività del Servizio Urbanistica della Provincia di Salerno, con particolare riguardo al lavoro di adeguamento/aggiornamento del Ptcp. Il Comitato è coordinato dal prof. arch. Alessandro Dal Piaz ed è composto dall’arch. Immacolata Apreda, dall’arch. Giovanni Infante, dall’avv. Lorenzo Lentini e dal dott. Massimo Padovano.

2 Il testo integrale dei due documenti è scaricabile dal sito istituzionale della Provincia di Salerno (www.provincia.salerno.it) nello spazio dedicato al piano territoriale regionale, accessibile dalla homepage dell’ente.

 

 

 

Osservazioni e Proposte di modifica presentate dalla Provincia di Salerno con delibera di Cp n. 23 del 26.6.2006, alla proposta di Piano territoriale regionale, adottato, ai sensi dell’art. 15 della LrC16/2004, con deliberazione di Gr n. 287 del 25.2.2005.

 

 

Il presente documento è stato elaborato dal Comitato Tecnico a supporto del Servizio Urbanistica, con il contributo del Settore Attività Produttive e Politiche Comunitarie e del Servizio Ambiente della Provincia di Salerno.

 

La Proposta di Ptr costituisce uno strumento di forte respiro strategico ed una cornice di riferimento generale per raccordare la pianificazione paesistica e ambientale con le attività di promozione e di programmazione dello sviluppo.

Su di un piano diverso, il documento regionale ambisce anche ad orientare – secondo principi di integrazione funzionale – le decisioni di allocazione di tutte le risorse finanziarie finalizzate allo sviluppo campano, compresi i fondi strutturali del prossimo ciclo di programmazione 2007-2013.

L’analisi della Proposta di Ptr rileva, tuttavia, alcuni aspetti problematici, che meritano accurate riflessioni e, in alcuni casi, pongono la necessità di decise inversioni di tendenza:

- in primo luogo, si evidenziano carenze e contraddizioni, che rendono incerto il ruolo e la funzione del Piano stesso quale strumento di indirizzo e orientamento per l’attività di pianificazione provinciale, con conseguenti ripercussioni anche sulla definizione dei piani urbanistici comunali;

- in secondo luogo, emerge il tentativo di imporre logiche neo-centralistiche che vulnerano il principio di sussidiarietà e depotenziano in misura eccessiva – e non comprensibile – il ruolo che le Province sono chiamate a svolgere per la promozione dello sviluppo dei propri territori.

Con riferimento al primo aspetto, i rimandi e le indeterminazioni contenuti nella Proposta di Ptr, unitamente all’assenza di iniziativa regionale per la definizione delle intese in tema di pianificazione concertata, impediscono di fatto l’esercizio delle attribuzioni proprie delle Province in materia di pianificazione d’area vasta e, conseguentemente, non consentono di definire un coerente quadro di coordinamento, nell’ambito del quale compiutamente espletare le attività di pianificazione e programmazione di livello comunale.

Ci si riferisce, in particolare:

- alla mancanza di direttive e indirizzi specifici per l’esercizio dell’attività concertata di pianificazione paesaggistica, coerenti con i contenuti della Carta europea del paesaggio e, soprattutto, del Codice dei beni culturali e del paesaggio (DLgs 42/2004);

- all’indeterminazione di tempi e modalità per la conduzione, da parte delle autorità competenti, dell’analisi dei rischi ambientali, da espletare per ciascun ambiente insediativo;

- all’affidamento alla Protezione civile delle attività di coordinamento operativo nella redazione dei diversi Piani di Bacino, responsabilità attribuita alla Provincia dalla legge urbanistica regionale;

- all’individuazione di un Comitato tecnico normativo, a prevalente composizione regionale, con il compito di specificare criteri e modalità per la quantificazione del rischio ambientale, successivamente all’approvazione del Ptr;

- al rinvio alla Conferenza di pianificazione della definizione di pertinenti orientamenti strategici, che acquisiranno, così, la forma ed il valore di una normativa di piano, in materia di valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio e di indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali.

Le criticità evidenziate potranno trovare una compiuta soluzione in sede di redazione dei Piani territoriali di coordinamento provinciali; alla Regione, invece, dovrà spettare prioritariamente il compito di promuovere la conclusione delle intese e degli accordi necessari alla definizione dei diversi processi di pianificazione, dando così concreta attuazione alle previsioni della legge in materia di governo del territorio.

Per quanto riguarda, in particolare, la valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio e gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali, la Proposta di Ptr già contiene i criteri e gli indirizzi propri del livello di pianificazione regionale, che sarà necessario dettagliare solo in sede di pianificazione provinciale, con riferimento a ciascun ambito insediativo.

In relazione al secondo aspetto, i processi di programmazione, elaborazione tecnico-progettuale e gestione – in cui si declinano le “attività di riorganizzazione territoriale” prefigurate dai documenti regionali – evidenziano il grave rischio di un forte ridimensionamento del ruolo provinciale.

Appaiono segnali inequivocabili di questa allarmante evoluzione:

- il tentativo di espropriazione, da parte della Regione, della competenza provinciale a pianificare all’interno di quei contesti territoriali che, in ragione dell’addensarsi di programmi infrastrutturali e ambientali, identificano alcuni “nodi critici” per lo sviluppo (i Campi territoriali complessi);

- la riduzione a ruoli quasi “notarili” delle funzioni della Provincia nei processi di programmazione e riorganizzazione territoriale che investono gli ambiti di sviluppo sub-provinciali individuati (i Sistemi territoriali di sviluppo);

- la totale assenza – finanche nei meri richiami formali – delle Province nel recente Rapporto preparatorio per l’elaborazione del Dsr preliminare per la politica di coesione 2007-2013.

L’esperienza di questi anni ha dimostrato il ruolo prezioso e insostituibile che la Provincia può esercitare, nella sua qualità di “agente istituzionale intermedio”: cabina di regia dei diversi strumenti di pianificazione e programmazione, soggetto di coordinamento tra gli strumenti di sviluppo locale e i piani e programmi di rilievo nazionale e/o regionale che “impattano” sul territorio provinciale, promotore di partenariati locali per lo sviluppo, motore di innovazione amministrativa, presidio di accompagnamento e assistenza per i piccoli Comuni.

Solo alla scala provinciale è possibile garantire una maggiore efficienza complessiva del sistema e affrontare al meglio sfide complesse, sia coniugando sostenibilità e sussidiarietà nel governo del territorio che consentendo la “gestione” di quei fenomeni di micro-competizione tra territori che potrebbero accentuare i “divari” e ostacolare un equilibrato e diffuso sviluppo del territorio campano.

A fronte di ciò, i processi di governance prefigurati dalla Proposta di Ptr dovrebbero essere meglio precisati e andare, piuttosto, nella direzione di rendere meno rigide le perimetrazioni territoriali proposte, rafforzando contestualmente quelle funzioni di indirizzo, coordinamento e accompagnamento che le Province, in ragione delle proprie competenze istituzionali nel governo del territorio alla scala vasta, devono poter esercitare in relazione ai Sistemi territoriali di sviluppo e ai Campi territoriali complessi.

Su di un piano più generale, occorrerà orientare coerentemente lo stesso processo di riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti Locali, stabilendo la piena competenza a programmare delle Province e definendo la loro titolarità a concorrere, in un quadro di forte cooperazione istituzionale (un tavolo permanente di concertazione Regione-Province), alla stessa definizione degli indirizzi regionali.

 

Alla luce delle considerazioni di cui sopra sono state elaborate le osservazioni e proposte di cui al presente documento che, peraltro, traggono taluni spunti dagli esiti della Conferenza di pianificazione provinciale.

 

 

Introduzione: gli indirizzi strategici

 

1. Gli indirizzi strategici

 

Aspetto problematico

Tra gli obiettivi strategici del Ptr non rientra quello della tutela delle acque, superficiali e sotterranee, in particolare quelle destinate al consumo umano, come peraltro sancito dal DLgs 152/1999. La Campania è ricca di acque sorgive, di origine prevalentemente carsica, quindi estremamente vulnerabili all’inquinamento e captate per gli usi idropotabili anche di altre regioni. Non và dimenticato, inoltre, che il Fiume Sarno, il cui bacino interessa il territorio di tre province su 5, è considerato il più inquinato d’Europa.

 

Soluzione/proposta possibile

La tutela delle acque, intesa come tutela dal rischio di depauperamento e inquinamento delle risorse idriche sotterranee e superficiali, deve essere considerata un’azione di fondamentale importanza, da perseguire anche attraverso il Ptr con il suo inserimento tra gli indirizzi strategici, come suggerito anche nelle osservazioni presentate da diversi enti.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

Il primo Quadro territoriale di riferimento: le reti

 

1. Gli indirizzi per la pianificazione paesaggistica

 

Aspetto problematico

Nell’ambito del primo quadro territoriale di riferimento la proposta di Ptr fornisce, tra l’altro:

“- gli indirizzi di assetto paesistico, attraverso i quali vengono individuati i paesaggi di alto valore ambientale e culturale a livello regionale, sintesi dei valori del paesaggio visivo e del paesaggio ecologico, all’interno dei quali applicare obbligatoriamente gli obiettivi di qualità paesistica di cui alla lettera a) comma 2 dell’articolo 4 dell’Accordo Stato-Regioni, senza per questo dover necessariamente trascurare il resto del territorio regionale: in tal senso va inteso il richiamo alle reti ecologiche;

- le linee guida per la redazione dei PTCP e P.Par. (Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali e i Piani Territoriali dei Parchi Naturali Regionali) affinché possano avere valenza di Piano Paesistico”.

Gli indirizzi forniti dalla proposta di Ptr, elaborati sulla base delle indicazioni di cui al DLgs 490/1999 e di cui all’Accordo Stato-Regioni del 19.4.2001, non rispondono in pieno a quanto previsto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 20.10.2000) recentemente ratificata con la legge 9 gennaio 2006, n. 14, nonché alle prescrizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/2004).

Al riguardo, si prende atto che la Regione Campania, con delibera di Gr n. 1475 del 4.11.2005, ha confermato la necessità di “predisporre le linee fondamentali dell’assetto dell’intero territorio con riferimento alla dimensione paesaggistica, nel rispetto della legislazione nazionale e degli accordi già stabiliti tra le istituzioni competenti, attraverso un documento denominato “Linee Guida per la individuazione, tutela e valorizzazione dei paesaggi della Campania” e la definizione di una carta dei paesaggi campani da recepirsi nella Proposta di Piano Territoriale Regionale, quali atti fondamentali per la redazione dei Piani Territoriali di coordinamento delle Province” e, pertanto, di “conformare, in tal senso, la Proposta di Piano Territoriale Regionale, adottato con DGRC n. 287 del 25.2.2005, agli accordi per l’attuazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio in Campania”. Successivamente, con deliberazione di Gr n. 1674 del 26.11.2005, la Regione, nell’ambito della regolamentazione della Conferenza di Pianificazione per la proposta di Ptr, ha stabilito che “la Conferenza di Pianificazione, in sintonia con gli articoli 5 e 6 della Convenzione Europea del Paesaggio, raccoglierà, sulla base dello studio fornito dalle strutture regionali competenti “verso la Carta dei Paesaggi della Campania”, anche eventuali proposte in merito alla stesura delle “Linee Guida per la individuazione, tutela e valorizzazione dei paesaggi della Campania” di cui alla DGRC n. 1475 del 4.11.2005, da recepirsi successivamente nella “Proposta di Piano Territoriale Regionale”.

Si tratta, pertanto, di una presa di coscienza da parte della Regione Campania della necessità di definire nuovi indirizzi e forme di coordinamento per l’attività di pianificazione paesaggistica sul territorio regionale, adeguati ai contenuti dei riferimenti normativi vigenti. Tali indirizzi dovrebbero essere esplicitati, dettagliati, verificati e concordati con il Ministero, quale base metodologica di quelle indispensabili intese previste dalle norme nazionali e regionali, e, soprattutto, con le Province della regione che, di fatto, stanno sperimentando sul campo le problematiche operative connesse alle attività di ricognizione, analisi, individuazione, definizione, determinazione, di cui all’art. 143, comma 3, lett. a), b), c), d), e), f), g), h) del DLgs 42/2004.

Tale esigenza risulta ancora più cogente alla luce della modifica del Codice Urbani approvata dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 2.3.2006.

 

Soluzione/proposta possibile

Compito prioritario della Regione Campania dovrà essere quello di proporsi quale soggetto protagonista e promotore della immediata definizione delle intese tra Ministero – Regione - Province per l’esercizio dell’attività di elaborazione e revisione/aggiornamento della pianificazione paesaggistica per il territorio regionale, al fine di consentire la elaborazione di piani territoriali di coordinamento provinciali che realmente affrontano in maniera integrata la materia del governo del territorio, ponendo al centro dell’attenzione la politica del paesaggio e definendo misure specifiche finalizzate a salvaguardare, gestire e pianificare i paesaggi della Campania.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

2. L’analisi dei rischi ambientali

 

Aspetto problematico

La proposta evidenzia che l’analisi dei rischi ambientali, da condurre per ciascun ambiente insediativo, deve essere condotta dalle autorità competenti, non precisando tuttavia, modalità e, soprattutto tempi per tale attività. Appare del tutto evidente che la mancanza di tale analisi rende, di fatto, impossibile o deficitaria l’attività di pianificazione delle Province e dei Comuni.

 

Soluzione/proposta possibile

L’analisi dei rischi ambientali, qualora non disponibile, deve essere condotta dalle autorità istituzionalmente competenti, contestualmente alla redazione dei Ptcp, attribuendo alla Provincia il compito di promuovere, in analogia a quanto previsto per l’attività di pianificazione paesaggistica, le intese con le autorità preposte.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

3. Il rischio idrogeologico

 

Aspetto problematico

La proposta di Ptr attribuisce alla Protezione Civile il coordinamento operativo per evitare disomogeneità e difformità tra i diversi Piani di Bacino, non precisando, anche in questo caso, tempi, forme e modalità di tale coordinamento.

Al riguardo è il caso di evidenziare che l’art. 18, comma 7, della Lr 16/2004 attribuisce al Ptcp valore e portata, nelle zone interessate, di piano di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183, e alla Lr 7 febbraio 1994, n. 8, e che ai fini della definizione delle disposizioni del Ptcp relative alle materie di cui sopra, la Provincia promuove, secondo le modalità stabilite dall’art. 20, comma 1, della Legge, le intese con le amministrazioni statali competenti o con altre autorità od organi preposti alla tutela degli interessi coinvolti ai sensi della normativa statale o regionale vigente.

È del tutto evidente che la definizione delle disposizioni del Ptcp con riferimento all’assetto idrogeologico presuppongono l’attivazione immediata di tutte le attività finalizzate all’eliminazione delle disomogeneità e difformità tra i diversi Piani esistenti e il coordinamento delle attività legate alla formazione dei Piani di Bacino, onde evitare il ricevimento nel Piano provinciale, di cartografie, analisi e discipline normative differenti.

 

Soluzione/proposta possibile

Il coordinamento operativo delle iniziative finalizzate ad evitare disomogeneità e difformità tra i diversi P.A.I. esistenti ed i Piani di Bacino a farsi, deve essere attribuito al Settore Difesa Suolo della Regione Campania, che svolge tale attività d’intesa e in coordinamento con le Province, preposte alla formazione di Ptcp con valore e portata di Piani di Bacino.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

4. La quantificazione del rischio ambientale

 

Aspetto problematico

La proposta di Piano evidenzia che “… solo la quantificazione del livello di rischio complessivo (cioè proveniente da sorgenti diverse) presente in una certa area consenta, poi, di operare una pianificazione consapevole, che confronti sistematicamente lo stato e l’evoluzione del sistema ambiente in esame con un prefissato obiettivo di riferimento, generalmente identificabile in accettati criteri di rischio tollerabile. In altri termini, la quantificazione del rischio ambientale complessivo, presente in una certa area, diviene uno strumento di pianificazione oggettivo, mirato a definire adeguate politiche preventive di mitigazione del rischio ma anche corrette destinazioni d’uso del territorio ed opportune localizzazioni di infrastrutture strategiche”.

In un successivo passo la proposta sottolinea, altresì, “… solo la quantificazione del livello di rischio presente in una certa area consente poi di decidere cosa si intende per livello di rischio tollerabile, di confrontare sistematicamente lo stato e l’evoluzione del sistema ambiente in esame con un prefissato obiettivo di riferimento” e, ancora, “Quale debba essere il valore di rischio accettabile per ogni area è una decisione più politica che tecnica, e quindi deve coinvolgere gli enti locali competenti sul territorio. Si possono comunque fornire dei criteri guida”.

La procedura di analisi esemplificata nel § 3.2.4 è ispirata da questo approccio alla problematica, con il fine ultimo di confrontare le stime del livello di rischio complessivo (dovuto cioè a sorgenti di rischio di natura diversa), relativo ad una certa area, con criteri di accettabilità, individuati per quella stessa area.

Nel condividere tale impostazione metodologica e nel ritenere, fermamente, che la valutazione del rischio complessivo costituisca strumento di pianificazione oggettivo, si ritiene che la formulazione definitiva della procedura di quantificazione doveva già essere allegata alla proposta di Piano e, eventualmente, essere oggetto di discussione e confronto nell’ambito della Conferenza di Pianificazione, sia per consentire il pieno coinvolgimento degli enti locali, sia per fornire alle Province, e successivamente ai Comuni, la possibilità di redigere la pianificazione di competenza in modo consapevole e, soprattutto, con tempestività.

La proposta, viceversa, nel paragrafo 3.2.4, definisce uno schema logico e dei criteri definiti nelle caratteristiche complessive, che dovranno essere dettagliati da un Comitato Tecnico Normativo, da istituire entro 180 gg. dall’approvazione del Ptr ed i cui lavori dovranno concludersi entro un anno dalla nomina, con la produzione di un documento riportante i criteri di quantificazione del rischio ambientale, approvato con delibera di Gr e allegato al Ptr. Tale Comitato sarà costituito da rappresentanti della Regione (n. 2), delle Province (n. 1 per ogni provincia) e da personalità del mondo scientifico (n. 4 individuati dalla Gr su proposta dell’Assessore all’urbanistica).

Nel merito si evidenzia che la proposta di Ptr demanda sostanzialmente ai lavori del Comitato Tecnico Normativo il compito di definire i criteri di quantificazione del rischio ambientale, che sono già definiti nel dettaglio nella letteratura scientifica di settore, oltre che in diverse linee guida Unesco.

Sarebbe necessario, inoltre, definire i criteri di individuazione e valutazione sia dei rischi che delle risorse geo-ambientali, effettuare un’indagine conoscitiva sulle competenze in materia ambientale nella Regione Campania e redigere degli atti di indirizzo riguardo una loro razionale ripartizione, compatibilmente con la normativa vigente, per giungere ad un progetto di “governance” del Rischio ambientale.

 

Soluzione/proposta possibile

Gli ulteriori approfondimenti, rispetto ai criteri generali forniti dal Ptr nel paragrafo 3.2.4, circa la quantificazione del rischio ambientale per ogni area, devono essere effettuati, nell’ambito di formazione del Ptcp, da un Comitato appositamente istituito dalla Provincia.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

5. La rete delle interconnessioni e la pianificazione regionale dei trasporti

 

Aspetto problematico

Nell’ambito della premessa alla proposta di Ptr il tema della interconnessione viene presentato sia in senso fisico/funzionale che relazionale, facendo riferimento al problema delle reti infrastrutturali, alla necessità di crescita delle reti tra gli attori locali, nonché alla esigenza di realizzazione di un sistema articolato di informazione e comunicazione. E, tuttavia, nell’approfondire il tema, soprattutto nell’ambito del primo quadro territoriale di riferimento, viene posto l’accento prevalentemente, se non esclusivamente, sui temi della mobilità e della logistica.

In particolare dopo aver enunciato la necessità di caratterizzare la pianificazione di settore quale “… processo di pianificazione continua nel tempo …” per tendere “… all’integrazione della componente trasportistica con le politiche territoriali di sviluppo” nonché quale “… progetto di sistema che, partendo dai bisogni di mobilità dei passeggeri e delle merci, definisca un piano di servizi integrati di trasporto …”, la proposta di Ptr enuncia molto sommariamente una serie di obiettivi e strategie, ma soprattutto, si sofferma prevalentemente ad elencare i principali interventi previsti per ciascuno degli scenari indicati, con riferimento al settore ferroviario, settore stradale, settore trasporto merci e logistica, settore aeroportuale, portualità turistica, servizi marittimi di trasporto passeggeri.

Tale impostazione evidenzia una serie di criticità e di aspetti problematici che, di seguito, schematicamente si evidenziano.

L’impianto complessivo della proposta non risulta guidato da una visione strategica efficace, complessiva, omogenea per l’intero territorio regionale e, soprattutto, coerente con i principali indirizzi strategici contenuti nei più recenti documenti di programmazione statale e regionale: ci si riferisce, in particolare, a scelte quali il prolungamento del corridoio transeuropeo VIII ed alla sua connessione con il corridoio I (asse Sele-Ofantino); ed alla proposta della “Campania, piattaforma logistica integrata sul Mediterraneo” (come presentata nel rapporto preparatorio del Dsr 2007/2013).

L’elenco delle opere e delle infrastrutture proposto sembra quasi un inventario, peraltro in alcuni casi incompleto e non aggiornato, di piani e programmi elaborati da soggetti ed enti di diversa natura e ambito di competenza, che tuttavia non compone un quadro organico ed articolato, diretto a compenetrare le esigenze funzionali con quelle dello sviluppo sostenibile. E questo ha determinato la diffusa attitudine, di quanti hanno presentato osservazioni al piano, di proporre l’inserimento negli elenchi delle opere infrastrutturali di interventi di rilievo locale.

La proposta di Ptr prospetta, quale principale contributo, l’obiettivo di conciliare le esigenze della tutela delle risorse endemiche del territorio con le esigenze funzionali e socio economiche, in una prospettiva di sviluppo sostenibile. E, tuttavia, nell’affrontare la tematica in esame e soprattutto nel proporre un elenco indifferenziato di opere e infrastrutture, talune di evidente impatto ambientale, paesaggistico e, probabilmente, socio-economico (ci si riferisce in particolare agli interventi di cui al PI “Portualità Turistica”), non rinvia ad alcuna valutazione ambientale e strategica, rimandando l’eventuale soluzione derivante dalla concentrazione di interventi infrastrutturali in talune aree, alcuni peraltro in gia avanzata fase di programmazione, ad una attività di raccordo e coordinamento da parte della Regione (il riferimento è alle previsioni di cui al IV q.t.r. dedicato ai Campi Territoriali Complessi). Al riguardo si evidenzia che stante i contenuti della direttiva della Comunità europea 42/2001, la parte di piano in esame, che in virtù degli elenchi contenuti si configura quale vero e proprio programma di settore, dovrebbe essere corredata da un rapporto ambientale preliminare, da una valutazione delle possibili alternative e da un rapporto conclusivo, al fine di garantire la tutela dell’ambiente e promuovere lo sviluppo sostenibile.

Le proposte riferite al settore ferroviario e stradale non sembrano configurare una soluzione organica e complessiva al problema della mobilità in Provincia di Salerno. Il sistema della mobilità, a causa della orografia e delle vicende storiche, si articola prevalentemente lungo l’asse Nord-Ovest/Sud-Est con fulcro nella conurbazione di Salerno-Battipaglia localizzata approssimativamente tra i monti Picentini a Nord e la piana del Sele a Sud. I principali corridoi infrastrutturali, interno e costiero, si sovrappongono pertanto tra i nodi di Salerno e Battipaglia.

Le criticità della rete delle infrastrutture lineari sono costituite, principalmente, dalla componente ferroviaria del corridoio Napoli-Salerno-Sicignano-Lagonegro, dalla componente stradale del corridoio Caserta-Salerno-Battipaglia-Vallo della Lucania-Sapri, nonché dai collegamenti trasversali, stradali e ferroviari, tra gli stessi corridoi principali a nord e a sud della conurbazione Salerno-Battipaglia.

Figura 1 - Evoluzione dell’uso del suolo fra il 1960 e il 1990 (Ptr Campania, 2005)

 

 

La struttura della rete stradale attuale è strettamente legata alla distribuzione delle attività e della popolazione nell’area provinciale; per la natura del territorio e per le differenze nella distribuzione dei maggiori poli generatori e attrattori, la stessa rete è caratterizzata da profonde differenze nei diversi ambiti territoriali. Le zone del Salernitano, del Sarnese e del Nocerino, in cui la conurbazione è spinta, sono caratterizzate da una notevole estensione della rete viaria che le identificano come un tessuto metropolitano continuo. Le aree costiere fino a Sapri sono servite ma con notevole penalizzazione dei tempi di trasferimento, data l’orografia del territorio, a causa della carenza di alternative; infine le zone più interne del Cilento e ai confini con la provincia di Avellino sono malservite dalla rete dei trasporti. La rete primaria esistente si articola prevalentemente nella zona di Salerno e ad ovest del Comune capoluogo, mentre si spinge verso est, dividendosi tra l’autostrada per Potenza e la A3 Salerno-Reggio Calabria. La distribuzione, sbilanciata nel settore nord del territorio, penalizza i collegamenti tra la rete autostradale e il resto dei comuni della Provincia. La rete principale del territorio salernitano è totalmente carente nella sua componente extraurbana principale. La rete stradale secondaria, rappresentata dalle strade statali e provinciali, si estende per oltre 2000 Km all’interno del territorio provinciale con lunghezze molto variabili, a volte ridotte a poche centinaia di metri, e quindi interne ad un unico Comune. La viabilità provinciale risulta per questo molto complessa e articolata, di difficile gestione e non sempre idonea alle funzioni di collegamento intercomunale che deve svolgere.

La rete ferroviaria della provincia di Salerno è composta da una linea a interesse nazionale, due linee a interesse regionale (di cui una disabilitata) e varie linee a interesse locale. La linea principale è la direttrice tirrenica Napoli-Salerno-Battipaglia-Sapri; da questa si stacca un tronco della direttrice trasversale Battipaglia-Sicignano-Potenza e da Sicignano parte la linea Sicignano-Lagonegro attualmente non in esercizio e sostituita da un servizio di autocorriere. Attorno a Salerno si sviluppa una serie di linee a interesse locale, di cui fanno parte le linee Cancello-Mercato S. Severino, Salerno-Mercato S. Severino e le tratte di interconnessione Nocera Inferiore-Codola e Salerno-Sarno. La rete ferroviaria della provincia di Salerno è lunga complessivamente 406,712 km di cui parte a doppio binario elettrificato (224,573 km), parte a binario unico elettrificato (35,063 km) e parte a binario unico non elettrificato di cui 33,767 km in esercizio e 78,247 km non in esercizio.

In Provincia di Salerno si individua un unico centro logistico, il “centro merci” di Battipaglia, declassato peraltro nella proposta di Ptr a centro di rilevanza provinciale, attribuendo viceversa rilevanza nazionale ed europea agli “interporti” di Nola e Marcianise-Maddaloni. Al riguardo si ritiene, viceversa, che la rete della logistica dovrebbe essere interamente ripensata e, eventualmente, con riferimento all’ambito provinciale completata con la realizzazione di poli secondari coordinati con lo scalo di Battipaglia da localizzare opportunamente sul territorio.

Indefinito rimane il ruolo e la funzione dell’aeroporto di Salerno-Pontecagnano che dovrebbe essere aperto al traffico civile con il ruolo di secondo scalo regionale.

Con riferimento al problema della mobilità via mare si ritiene che la rete degli scali portuali esistenti, con la realizzazione di interventi di riqualificazione delle infrastrutture esistenti e di alcune nuove opere opportunamente selezionate tra quelle già previste dal Ptr, possa garantire allo stesso tempo una buona offerta di trasporto marittimo e la necessaria protezione dei litorali. Nella proposta di Ptr viene, viceversa, prevista la realizzazione di opere marittime, spesso con funzione esclusivamente turistica (Nautica da diporto), di grande impatto paesistico ed ambientale che, alla luce della normativa vigente (Valutazione Ambientale Strategica), dovrebbero essere preventivamente esaminate sotto il profilo trasportistico, ambientale e urbanistico.

 

Soluzione/proposta possibile

Alla luce delle osservazioni di cui sopra, si ritiene che l’intera sezione della proposta di Ptr dovrebbe essere rielaborata e limitata ai soli interventi e programmi di rilievo regionale, restando prerogativa del Ptcp la “… definizione della rete infrastrutturale e delle altre opere di interesse provinciale nonché dei criteri per la localizzazione e il dimensionamento delle stesse, in coerenza con le analoghe previsioni di carattere nazionale e regionale” (co. 5 art. 18 Lr 16/2004).

 

 

Il secondo Quadro Territoriale di Riferimento: gli ambienti insediativi

 

1. “I criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio” e “gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali”.

 

Aspetto problematico

Con riferimento alla definizione de “i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio” e de “gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali” il documento in esame fornisce delle indicazioni, sulla cui base si dovrebbe pervenire nella Conferenza di Pianificazione alla definizione dei pertinenti orientamenti strategici, che acquisiranno, così, la forma ed il valore di una normativa di piano.

La proposta di Piano rinvia alla Conferenza, ma di fatto alla redazione definitiva del Ptr (che non potrà essere più oggetto di valutazioni o osservazioni) la definizione:

- dei criteri generali in base ai quali ciascun piano territoriale provinciale preciserà procedure e parametri, anche articolati per ambiti subprovinciali differenziati, in ordine al dimensionamento dei piani urbanistici comunali (ed eventualmente intercomunali) nonché dei programmi d’intervento di ambito provinciale o infraprovinciale; tali criteri comprendono formulazioni in prima applicazione volte a garantire l’adeguatezza della pianificazione urbanistica comunale o della programmazione locale dello sviluppo anche in assenza o nelle more della pianificazione provinciale;

- gli indirizzi che i piani territoriali provinciali, i piani urbanistici comunali e i programmi per lo sviluppo locale dovranno seguire in materia di distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali.

La eventuale ulteriore definizione di tali criteri ed indirizzi, a cui attribuire il significato di normativa di Piano, avrebbe dovuto essere parte integrante e sostanziale della proposta adottata, al fine di consentire ai soggetti coinvolti dalla conferenza di pianificazione di poter esprimere indicazioni, giudizi ed osservazioni.

La ulteriore definizione di criteri vincolanti in materia di definizione degli assetti insediativi, comprensivi di formulazioni in prima applicazione volte a garantire l’adeguatezza della pianificazione urbanistica comunale o della programmazione locale dello sviluppo anche in assenza o nelle more della pianificazione provinciale, svuoterebbe, di fatto, il Ptcp di uno dei compiti attribuiti dall’art. 18 della LrC16/2004.

 

Soluzione/proposta possibile

Si ritiene che la Proposta di Ptr già definisca i criteri e gli indirizzi propri del livello di pianificazione regionale, rispondendo, in tal modo, a quanto stabilito dall’art. 13, punto 3, lett. b) ed e), della LrC16/2004. Tali indirizzi e criteri generali potranno essere dettagliati solo in sede di pianificazione provinciale, con riferimento ai diversi ambiti territoriali individuati.

Nelle more della redazione del Ptcp, i Piani urbanistici sott’ordinati di nuova formazione dovranno dimostrare, anche mediante il ricorso a motivati indicatori, la sostenibilità ecologica e la funzionalità urbanistica delle scelte effettuate, il soddisfacimento di documentati fabbisogni insediativi e di spazi attrezzati, il radicale contenimento della dispersione edilizia, il perseguimento di obiettivi di tutela e valorizzazione sia delle risorse agricole che del patrimonio ambientale.

Per quel che riguarda la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali nelle more della redazione del Ptcp, i piani ed i programmi, corredati di Valutazione Ambientale, dovranno assicurare la coerenza con la tutela e valorizzazione delle reti ecologiche, la congruenza (per localizzazioni e ranghi funzionali) delle connessioni con le reti infrastrutturali, la rispondenza agli indirizzi strategici dell’organizzazione policentrica del reticolo urbano e della interconnessione alle diverse scale.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

Il terzo Quadro Territoriale di Riferimento: i Sistemi Territoriali di Sviluppo

 

1. La perimetrazione degli ambiti

 

Aspetti problematici

Nel terzo quadro territoriale di riferimento la proposta di Ptr introduce i Sistemi Territoriali di Sviluppo, definiti quali unità territoriali “… delimitate prevalentemente sulla base di programmazione di strategie di intervento sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione di risorse”. In tal modo ci si propone l’obiettivo di armonizzare le “… visioni che dal “basso” stanno portando a forme di autorappresentazione e identificazione di dimensioni sovracomunali dello sviluppo, con le azioni legate a politiche settoriali … che consentono di registrare effetti territoriali rilevanti”.

La perimetrazione degli ambiti dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (Sts) è avvenuta attraverso una lettura incrociata di una pluralità di piani, programmi, progetti complessi, identità amministrative.

Le ipotesi prefigurate dalla Proposta di Ptr:

- assumono come riferimento largamente prevalente le perimetrazioni degli ambiti insediativi già individuati nel Ptc della Provincia di Salerno;

- offrono una soluzione non rigidamente e/o esclusivamente legata a criteri settoriali (geomorfologici, economici, socio-demografici, ecc.) al controverso problema – assai discusso nella letteratura scientifica e specialistica – circa la definizione di ambiti territoriali “ottimali” per la programmazione di politiche locali finalizzate allo sviluppo socio-economico.

Al riguardo si osserva che il livello di dettaglio della Proposta di Ptr, al fine di perseguire gli obiettivi strategici che si propone, avrebbe dovuto, al più, limitarsi a stabilire i criteri per individuare, in sede di redazione del Ptcp, gli ambiti dei Sts, auspicando, favorendo ed incentivando i processi di autoriconoscimento ed autodeterminazione dei territori.

In questa fase, si condivide, in larga misura, l’articolazione territoriale proposta dal Ptr e l’assunto – ampiamente sperimentato nelle pratiche di sviluppo locale – che l’estensione territoriale degli ambiti non deve essere eccessivamente grande se si intende consentire una concertazione di qualità, la creazione di stabili beni relazionali, la sperimentazione di modelli di cooperazione istituzionale e di governance locale realmente efficaci. Tuttavia, si ritiene che le proposte di perimetrazione del Ptr, vadano assunte come semplice indicazione di partenza da verificare, modificare, precisare in fasi successive, a partire dal processo di formazione del Ptcp.

Al netto dei nodi problematici descritti a seguire – e relativi essenzialmente alle relazioni tra Sts e all’incerta collocazione dei “territori-ceniera” – si evidenzia, ad esempio, l’opportunità di approfondire, d’intesa con i Comuni interessati, l’ipotesi di eliminare il Sts F6 Magna Grecia, favorendo l’aggregazione/redistribuzione negli ambiti contigui dei diversi Comuni che ne fanno attualmente parte, attesa la scelta operata dal Comune di Capaccio di rientrare nel Sts F8 Piana del Sele. Su di un piano più generale, si sottolinea in questa sede che alla luce della positiva esperienza dei Progetti Integrati – che specie nel territorio provinciale ha determinato negli Enti Locali una crescente capacità di leggere il proprio territorio, di programmare e progettare iniziative complesse ed ha creato o implementato relazioni virtuose tra i territori – talune delimitazioni di ambiti locali provinciali dovranno essere riconfigurati mantenendo l’unitarietà dei Pit (in particolare per i Pit “Piana del Sele”, “Agro e Monti Picentini” e “Valle dell’Irno”, che anche in sede di conferenza di pianificazione hanno chiaramente esplicitato tale intenzione).

Restano, inoltre, da affrontare, attraverso soluzioni operative efficaci ed adeguate forme di raccordo funzionale, due ordini di questioni:

1. una corretta e coerente integrazione con strumenti/livelli programmatori già in essere e “trascurati” dalla proposta di Ptr (in particolare i Piani di Zona ed i Progetti Integrati Rurali, dei quali il documento regionale non ha potuto tener conto), evitando al contempo la nascita di ulteriori ambiti territoriali di programmazione alla scala locale (il riferimento va soprattutto agli istituendi Sistemi Turistici Locali);

2. una lettura completa delle interdipendenze e dei legami sistemici di area vasta che mettono in relazione tra loro – secondo modalità e intensità variabili – i diversi Sts, condizionandone in maniera più o meno sensibile dinamiche e prospettive di sviluppo. Con riferimento al territorio della Provincia di Salerno, le interrelazioni più significative, identificate anche sulla base dei contributi di analisi e proposta raccolti in Conferenza di Pianificazione, appaiono in prima battuta le seguenti:

Figura 2 - Rete ecologica (Ptr Campania, 2005)

 

 

 

1) Sts F4 Penisola Sorrentina – Sts F7 Penisola Amalfitana

Gli obiettivi irrinunciabili di tutela e promozione degli straordinari valori culturali, paesaggistici ed ambientali dei territori interessati, rendono indispensabile una forte e sistematica integrazione delle rispettive attività di pianificazione e programmazione.

Si ritiene, pertanto, necessaria la definizione di forti intese e di forme strutturate di cooperazione nello svolgimento delle attività che dovranno essere condotte dalle Province di Salerno e di Napoli, e dal Parco Regionale dei Monti Lattari in relazione a:

- la definizione più generale degli assetti e delle strategie di sviluppo alla scala dell’area vasta;

- l’elaborazione dei rispettivi Ptcp, anche al fine di uniformare – in ragione della loro valenza di piano paesaggistico – criteri e metodologie di revisione/sostituzione della Lr 35/1987;

- l’elaborazione del Piano del Parco Regionale dei Monti Lattari.

Tale impostazione metodologica è del resto sancita dall’art. 18, comma 8, e dall’art. 20, comma 1, della Lr 16/2004. In tale attività di concertazione interistituzionale occorrerà attivare il coinvolgimento delle popolazioni locali, in adesione a quanto stabilito dagli artt. 5 e 6 della Convenzione Europea sul Paesaggio.

L’esigenza di un forte coordinamento non giustifica, tuttavia, l’unificazione di ambiti territoriali che presentano caratteristiche storiche, culturali, morfologiche, insediative ed economiche simili ma non coincidenti e, conseguentemente, problematiche, obiettivi e strategie di tutela, valorizzazione e sviluppo spesso differenti, se non divergenti; tuttavia, l’stanza di unificazione dell’ambito sorrentino con quello amalfitano, potrà essere oggetto di valutazione nell’ambito della Conferenza territoriale, sede appropriata di ascolto dei territori.

Non condivisibile risulta pure la proposta di estendere il Campo Territoriale Complesso individuato nell’area Sorrentina anche alla costa Amalfitana, non riconoscendosi in tale ambito di territorio provinciale elementi particolari di conflitto e di criticità derivanti dalle intersezioni della rete delle infrastrutture, della rete dei rischi e della rete dei valori ecologici e paesaggistici.

 

2) Sts D5 Area Urbana di Salerno – Sts C4 Valle dell’Irno

Le rilevanti influenze esercitate sul sistema socio-economico dalle attività di ricerca e innovazione, scientifica e tecnologica, sollecitate dall’Università di Salerno, nonché le funzioni territoriali riconducibili all’Ateneo Salernitano e l’evoluzione dei processi insediativi degli ultimi anni lungo l’asse Salerno-Valle dell’Irno, configurano innegabilmente un più vasto macro-sistema urbano, le cui interdipendenze vanno opportunamente lette e governate alla dimensione dell’area vasta, favorendo la definizione di strategie comuni, condivise ed integrate.

 

3) Sts D5 Area Urbana di Salerno – Sts F8 Piana del Sele – Sts A7 Monti Picentini Terminio

Non possono essere trascurate neppure le intense relazioni tra Salerno e la fascia costiera meridionale – anche in considerazione della condivisione di intensi processi di trasformazione territoriale, che hanno giustificato l’identificazione di un comune Campo Territoriale Complesso – né gli stretti legami della città capoluogo con l’area dei Picentini.

Per altro verso, si ritiene giustificata l’esigenza di costruire forme strutturate di raccordo e integrazione tra l’area dei Picentini e la Piana del Sele, al fine di definire strategie di sviluppo strettamente e coerentemente connesse con la programmazione di importanti infrastrutture per lo sviluppo dei territori (aeroporto e porto turistico).

 

4) Sts F8 Piana del Sele – Sts B2 Antica Volcej – A12 Terminio Cervialto (Av)

La spontanea attività di concertazione e coordinamento svolta da gran parte dei Comuni e dalle Comunità Montane interessate ha prodotto la condivisa identificazione di un più vasto macro-sistema territoriale – il “Sistema Sele” – che si riconosce in una serie di comuni “traiettorie di sviluppo”, collegate alla qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica, alla promozione dell’agricoltura e dei prodotti tipici, al rilancio del sistema produttivo e dei servizi, al potenziamento della rete dei trasporti e della mobilità.

La necessità di una forte integrazione delle politiche locali di sviluppo lungo la direttrice Sele – necessità che coinvolge pure il Sts A12 Terminio Cervialto, nel perimetro amministrativo della Provincia di Avellino – rende indispensabile la costruzione di strategie alla dimensione dell’area vasta, anche nell’ambito dell’intesa interistituzionale per la costruzione dell’asse “Sele-Ofantino” ed il perseguimento dell’obiettivo strategico di connessione dei Corridoi transeuropei I ed VIII. In relazione al raccordo tra i Corridoi occorrerà, peraltro, intercettare le dinamiche di sviluppo che interessano il territorio del Vallo di Diano.

 

5) Sts A1 Alburni – Sts A2 Alto Calore Salernitano – Sts A3 Alento Monte Stella – Sts A4 Gelbison Cervati – Sts A5 Lambro e Mingardo – Sts A6 Bussento

Le pratiche di sviluppo più recenti che si stanno consolidando nel territorio provinciale – il riferimento è all’esperienza in corso dei Progetti Integrati Rurali – e il comune orientamento di Comuni e Comunità Montane confermano l’ipotesi di lavoro, contenuta nella proposta di Ptr, che l’ambito del Parco del Cilento – troppo vasto – non può costituire una dimensione ottimale per un’efficace programmazione di azioni locali per lo sviluppo, ciò implicando senz’altro l’identificazione di più “sotto-sistemi territoriali” omogenei.

Tuttavia, appare chiaro che le attività di programmazione dei singoli Sts devono necessariamente muoversi nel quadro unitario – ad un tempo strategico ed amministrativo – del macro-sistema Cilento. In questo senso il Piano del Parco appare una dimensione strategico-programmatoria di riferimento obbligato per la costruzione dei Documenti strategici locali, che vanno costruiti ed attuati secondo logiche di stringente integrazione e coerente raccordo tra i diversi processi territoriali.

 

Su di un piano diverso, appare difficile la collocazione nel perimetro dei Sts proposti di alcune realtà territoriali che – in relazione a specifiche peculiarità geo-morfologiche, economiche e sociali – esercitano una storica funzione di territorio-cerniera tra più ambiti territoriali, non risultando, tuttavia, agevolmente “assimilabili” a nessuno di essi. Nella Provincia di Salerno ciò emerge con più evidenza in riferimento soprattutto al Comune di Cava dei Tirreni, a cavallo tra l’area urbana di Salerno, la Costiera Amalfitana e l’Agro Nocerino Sarnese, che in sede di Conferenza di Pianificazione ha manifestato l’esigenza di un proprio inserimento in un Sts dedicato a territori “cerniera” o, in subordine, di essere aggregato al Sts F7 “Penisola Amalfitana”, con conseguenti, sostanziali, modifiche della matrice delle strategie.

 

Ciò detto, risulta del tutto evidente che questi temi problematici emergenti dovranno trovare il necessario spazio di approfondimento e precisazione nei lavori della “Conferenze Territoriali per lo Sviluppo Sostenibile”, che la Provincia convocherà per ciascun Sts, anche al fine di coordinare i rapporti tra la pianificazione d’area vasta (Ptcp) e la programmazione per lo sviluppo locale.

Figura 3 - Classificazione sismica dei comuni (Ptr Campania, 2005)

 

 

 

Soluzioni / proposte possibili

Si ritiene opportuno accentuare ulteriormente la possibilità di articolare la programmazione territoriale secondo elementi di flessibilità nella perimetrazione degli ambiti alla scala locale e provinciale, anche con l’eventuale previsione di aggregazioni e/o disaggregazioni per sovrasistemi e sottosistemi coerenti per caratteristiche territoriali o tematiche.

In questa direzione, occorre attribuire esplicitamente alle Province la possibilità di identificare, nell’ambito delle “Conferenze territoriali per lo sviluppo sostenibile”, le eventuali criticità di confine (territori-cerniera, presenza di temi unificanti che riguardano più Sts, strategie che coinvolgono dimensioni inter-provinciali, ecc.), a fronte delle quali proporre forme di raccordo funzionale ed operativo tra Sts (tavoli istituzionali, coordinamenti tecnici, ecc.) e/o ulteriori perimetrazioni di sovrasistema o di sottosistema.

Ciò consentirebbe, peraltro, di conferire maggiore coerenza ed efficacia alle funzioni di pianificazione e programmazione strategica di area vasta, oltre che alla fase di concreta attuazione degli interventi programmati nei singoli Sts.

La scala provinciale appare infatti sufficientemente ampia per garantire una maggiore efficienza complessiva del sistema e per affrontare al meglio sfide complesse, sia coniugando sostenibilità e sussidiarietà nel governo del territorio che consentendo la “gestione” di quei fenomeni di micro-competizione tra territori che potrebbero accentuare i “divari” ed ostacolare un equilibrato e diffuso sviluppo del territorio campano.

Nel corso del processo partecipato di formazione dei Ptcp, luoghi di sintesi-raccordo tra politiche territoriali e politiche settoriali, l’individuazione di ambiti territoriali alla scala macro potrà determinare implicazioni dirette sull’organizzazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, che dovranno essere discusse e condivise con i Comuni interessati.

 

 

1. Dominanti e Matrice delle strategie

 

Aspetti problematici

I lavori della Conferenza di Pianificazione hanno evidenziato una diffusa difficoltà degli attori territoriali coinvolti a identificarsi in una delle “dominanti” proposte.

A ciò ha concorso in maniera sensibile la circostanza che tutti i Sts si configurano come identità più o meno “complesse”, all’interno delle quali “vivono” – in misura ovviamente variabile e secondo le irripetibili peculiarità di ciascun “luogo” – dimensioni morfologiche, naturali, storico-culturali e produttive tra di loro diverse, in questa fase non riducibili agevolmente a vocazioni/progetti di territorio definiti in maniera univoca.

 

In relazione alla Matrice delle strategie, la Conferenza di Pianificazione ha rilevato:

- l’inadeguatezza dei “pesi” attribuiti, in molti casi, agli indirizzi strategici. Tale inadeguatezza è riferibile, in parte, ad un deficit di conoscenze, che non ha consentito la corretta applicazione dei parametri utilizzati e, in una certa misura, anche ad una ridotta significatività di alcuni tra questi stessi criteri di valutazione;

- la necessità di integrare la matrice proposta con altri indirizzi strategici, utili a completare la rappresentazione del quadro di vincoli/opportunità all’interno del quale costruire ed attuare i programmi di sviluppo dei territori.

Su di un piano più generale, la Matrice delle strategie, proposta dal Ptr come contributo alla riflessione sul peso dei vari indirizzi strategici individuati per i singoli Sts, risulta una semplificazione eccessiva di una problematica complessa, quale l’individuazione delle priorità da attribuire agli indirizzi di sviluppo.

 

Soluzioni / proposte possibili

Si propone di eliminare la classificazione per “dominanti” dei Sts, eventualmente riservando ad una fase successiva allo svolgimento delle Conferenze territoriali l’identificazione di possibili “categorie di Sts”, in ragione delle vocazioni territoriali prevalenti e/o degli indirizzi strategico-operativi su cui le comunità territoriali dovranno opportunamente concentrare le risorse.

Con riferimento alla Matrice delle strategie, si ritiene opportuno:

- riscontrare puntualmente le proposte formulate dai territori, provvedendo sia ad un’integrazione delle analisi settoriali già sviluppate che alla precisazione e/o riformulazione dei criteri utilizzati per avvalorare gli indirizzi strategici;

- integrare il set di indirizzi strategici con nuovi indirizzi relativi al rischio di depauperamento ed inquinamento delle risorse idriche, al rischio desertificazione, al rischio da erosione costiera, alle attività produttive per lo sviluppo artigianale, dei mestieri e della piccola industria.

Occorre comunque far salva la possibilità, sulla base di criteri più chiari e consolidati, di modificare i “pesi” attribuiti agli indirizzi strategici nell’ambito delle Conferenze territoriali, che consentiranno una più accurata analisi dei diversi contesti territoriali.

 

 

2. Il ruolo della Provincia nella fase di programmazione

 

Aspetti problematici

La fase di programmazione di ciascun Sts è finalizzata al riconoscimento delle delimitazioni proposte, alla lettura delle eventuali criticità di confine (presenza di temi unificanti che riguardano più Sts, strategie che coinvolgono dimensioni inter-provinciali, ecc.) ed all’elaborazione di un Documento strategico per lo sviluppo locale, in cui sono sintetizzati gli indirizzi programmatici di sviluppo.

Tuttavia, l’attribuzione esclusiva ai Sts della redazione di documenti strategici per l’attuazione degli indirizzi programmatici di sviluppo risulta non opportuna e priva di adeguato respiro strategico, in quanto produttiva di una rappresentazione territoriale eccessivamente frammentata, priva di una visione strategica di area vasta, propria della dimensione provinciale. Ciò non significa volere disconoscere il ruolo e la valenza programmatoria del livello di governo sovralocale: significa, anzi, a partire dalla consapevolezza della sua assoluta necessità, integrarlo all’interno di una filiera fatta di lealtà interistituzionale e rispetto degli impegni reciproci.

Va rilevato, in proposito, che la Proposta di Ptr precisa che il Documento strategico viene valutato e approvato dalla Regione alla quale spetta il compito di coordinamento delle attività promosse dai diversi Enti Locali.

La Proposta di Ptr, inoltre, sembra attribuire alla Provincia un ruolo assai vago nel nuovo sistema di decentramento e cooperazione che il Piano definisce; tale ruolo potrebbe essere successivamente svuotato di attribuzioni e contenuti significativi in fase di precisazione dei meccanismi operativi e procedurali da parte della Regione.

Ciò si pone in evidente contrasto con le attribuzioni che la legge riconosce alla Provincia: “a) raccoglie e coordina le proposte avanzate dai comuni, ai fini della programmazione economica, territoriale ed ambientale della regione; b) concorre alla determinazione del programma regionale di sviluppo e degli altri programmi e piani regionali secondo le norme dettate dalla legge regionale; c) formula e adotta, con riferimento alle previsioni ed agli obiettivi del programma regionale di sviluppo, propri programmi pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuove il coordinamento dell’attività programmatoria dei comuni” (art. 20, comma 1, Testo Unico EE.LL., DLgs 267/2000).

 

Soluzioni / proposte possibili

Si rivendica un ruolo sensibilmente più forte di coordinamento ed indirizzo della Provincia all’interno di quei processi di programmazione, elaborazione tecnico-progettuale e gestione in cui si declinano le “attività di riorganizzazione territoriale” che accompagnano e seguono le Conferenze territoriali.

Le modifiche testuali da proporre devono chiarire esplicitamente i compiti della Provincia quale agente istituzionale intermedio:

- cabina di regia dei diversi strumenti di pianificazione e programmazione che interessano il territorio provinciale;

- soggetto di coordinamento di strumenti di sviluppo locale con piani e programmi di rilievo nazionale e/o regionale che “impattano” sui processi locali;

- promotore di partenariati locali per lo sviluppo e certificatore della qualità della concertazione tra gli attori territoriali;

- valutatore della qualità tecnica e della coerenza interna ed esterna dei Documenti strategici dei diversi Sts;

- motore di innovazione amministrativa nella formazione di aggregazioni sovracomunali e nell’attivazione e gestione di servizi in forma associata tra Comuni, nella promozione ed implementazione di strumenti di finanza innovativa, nella diffusione e promozione della società dell’informazione;

- veicolo di informazione, comunicazione e diffusione di risultati.

In linea più generale, i processi di governance prefigurati dal Ptr dovrebbero essere precisati ed andare nella direzione di:

- rafforzare autorevolezza, centralità e funzioni di coordinamento ed accompagnamento delle Province rispetto agli ambiti territoriali di sviluppo sub-provinciali individuati (i Sistemi Territoriali di Sviluppo) ed a quei contesti territoriali che, in ragione dell’addensarsi di programmi infrastrutturali ed ambientali, identificano alcuni “nodi critici” per lo sviluppo regionale (i Campi Territoriali Complessi – cfr. relativa scheda);

- orientare coerentemente lo stesso processo di riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti Locali, stabilendo la piena competenza a programmare delle Province e definendo la loro titolarità a concorrere, in un quadro di forte cooperazione istituzionale (un tavolo permanente di concertazione Regione/Province), alla stessa definizione degli indirizzi regionali.

Figura 4 - Macrosistemi di paesaggio (Ptr Campania, 2005)

 

 

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

 

Il Quarto Quadro Territoriale di Riferimento: i Campi Territoriali Complessi

 

1. La titolarità a pianificare la complessità

 

Aspetti problematici

La “complessità” dei Campi Territoriali Complessi (Ctc) richiede una gestione che, nella valutazione della Regione, deve essere demandata ad una pianificazione integrata e intersettoriale, attraverso scelte coordinate derivanti da intese tra Enti, Istituzioni e soggetti.

Tanto al fine espresso di:

- coordinare le attività di pianificazione ai diversi livelli;

- determinare il raccordo tra interventi puntuali e settoriali;

- programmare le azioni di trasformazione territoriale;

- coordinare le strategie di sviluppo economico;

- indurre le comunità locali a dotarsi di progetti di sviluppo coerenti;

- promuovere programmi complessi, in rapporto alle esigenze delle diverse situazioni;

- delineare manovre specifiche in grado di costruire politiche integrate ed intersettoriali (sia nella composizione dei soggetti di pianificazione, che delle risorse);

- regolare l’interazione concertata tra i diversi soggetti istituzionali, pubblici e privati.

La Proposta di Ptr ipotizza, tuttavia, che nei Ctc le attività di pianificazione siano interamente a carico della Regione, sia pure in una pratica di concertazione interistituzionale.

 

Soluzioni / proposte possibili

Pur concordando sull’opportunità di prevedere ambiti territoriali che richiedono oggettivamente uno sforzo di forte e necessaria cooperazione interistituzionale, in ragione dell’addensarsi di processi complessi e problematici di infrastrutturazione territoriale, si ritiene opportuno evidenziare che la titolarità della pianificazione sui Ctc deve restare saldamente alle Province, coerentemente con le più generali competenze attribuite alle stesse in tema di pianificazione territoriale ed ambientale e di coordinamento della programmazione economica.

Nell’esercizio di tali competenze, spetta alle Province, d’intesa con i Comuni interessati e in collaborazione con la Regione, provvedere alla predisposizione di un apposito Piano di Settore (art. 19 LrC 16/2004). È, infatti, la Provincia a dover svolgere il ruolo di “cerniera” tra le diverse istituzioni della filiera e di cabina di regia e coordinamento delle scelte che si programmano e si realizzano nei Ctc del proprio territorio, pur nel quadro delle più generali strategie di sviluppo regionale.

Ciò, per altro verso, implica la necessità per l’Amministrazione provinciale di dotarsi di nuovi e più complessi presidi tecnico-organizzativi, in grado di affrontare temi complessi di pianificazione in una logica di stretta integrazione con la programmazione economica e con le altre programmazioni settoriali.

 

 

2. L’identificazione dei Ctc nel territorio provinciale

 

Aspetti problematici

La Proposta di Ptr identifica nel territorio provinciale, sulla base dei criteri sopra esposti, il solo Campo Territoriale Complesso n. 6 Costa Salernitana, che si sviluppa lungo la piana compresa tra Salerno e Paestum.

Nella valutazione della Regione questa fascia di territorio è caratterizzata dall’intreccio di importanti interventi infrastrutturali che pongono il problema di una attenta valutazione della loro compatibilità territoriale e l’esigenza di un “governo” integrato degli effetti da essi previsti:

- SP Aversana e declassamento della strada litoranea (SA);

- Porto turistico e da pesca di S. Teresa, Porto turistico Marina di Pastena, Porto turistico Marina di Arechi, nel comune di Salerno;

- Aeroporto di Pontecagnano.

La Proposta di Ptr, piuttosto curiosamente, non identifica come Campo Territoriale Complesso l’Agro Nocerino-Sarnese, territorio assai problematico sotto il profilo del rischio ambientale, sia naturale (rischio idro-geologico, rischio vulcanico, rischio sismico) sia antropico (siti contaminati, rischio di incidente rilevante, aree industriali, ecc.), e pesantemente interessato da numerose azioni trasformative in atto/programma:

 

Principali interventi sulla rete stradale

- Raddoppio da due a quattro corsie della SS 268 “del Vesuvio”;

- Raccordo della SS 268 Var alla A3 nel nuovo svincolo di Angri;

- Potenziamento e adeguamento dell’autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno, con realizzazione di nuovi svincoli in sostituzione degli esistenti tra cui quelli di Nocera Inferiore (svincolo e barriera), Pagani, Angri e l’accesso da Nocera Superiore;

- Nuova bretella di collegamento tra la A3 Napoli-Pompei-Salerno e la A30 Caserta-Salerno da S. Giuseppe Vesuviano ad Angri;

- Asse stradale alternativo alla SS18 tra le località di Scafati e Cava dei Tirreni.

 

Principali interventi sulla rete ferroviaria

- Completamento della linea AV/AC a Monte del Vesuvio e realizzazione della stazione “Vesuvio Est”, con interscambio sulla linea Circumvesuviana.

 

Principali interventi sulle infrastrutture industriali

- Realizzazione di nuove aree industriali (Pip comprensoriale Fosso Imperatore, Pip comprensoriale Taurana, Pip comunale Sarno, Pip comunale Scafati, Pip comunale Angri, Pip comunale Pagani).

 

Principali interventi di riqualificazione territoriale e ambientale

- Piano di risanamento del bacino idrografico del fiume Sarno;

- Progetto Integrato del Parco Regionale del Sarno.

 

Soluzioni / proposte possibili

Si ritiene opportuno che anche l’Agro Nocerino-Sarnese sia annoverato tra i Campi Territoriali Complessi.

 

Ipotesi di emendamento

Vedi testo integrale pubblicato sul sito della Provincia www.provincia.salerno.it

 

Figura 5 - Ambiti insediativi (Ptr Campania, 2005)

 

 

 

Documento di sintesi delle osservazioni presentate in Conferenza di pianificazione

 

Il presente documento è stato elaborato dall’Ufficio di piano, in sinergia con il Comitato tecnico a supporto del Servizio Urbanistica

 

 

Premessa

 

A conclusione della Conferenza di Pianificazione, finalizzata alla elaborazione e raccolta di osservazioni e indicazioni di modifica alla proposta di Piano Territoriale Regionale, si rassegna il presente elaborato di sintesi, così come richiesto con delibera di Gr n. 1674 del 26.11.2005, che ha dettagliato e regolamentato il procedimento ex art. 15 della Lr 16/2004.

Il documento elaborato dalla Provincia di Salerno si compone di due parti:

- l’elenco delle osservazioni pervenute/ratificate e le schede relative alle istruttorie di ogni osservazione e/o gruppo di osservazioni attinenti il medesimo ambito territoriale;

- un elaborato di sintesi delle istanze/osservazioni presentate in sede di Conferenza, articolato per Quadri Territoriali di Riferimento in modo da consentirne una più agevole lettura incrociata con la proposta di Ptr.

L’istruttoria delle osservazioni è stata elaborata a partire dal format per la presentazione delle osservazioni predisposto dal Servizio Urbanistica di questo Ente (“Guida alla Conferenza di Pianificazione”), e distribuito in sede di Conferenza di Pianificazione. Seguendo questo schema e, con riferimento al/ai soggetto/i proponente/i e all’Ambiente Insediativo e Sistema Territoriale di Sviluppo di appartenenza/interesse, le schede istruttorie restituiscono per ognuno dei cinque quadri territoriali di riferimento le osservazioni di carattere generale e le osservazioni puntuali proposte, con le relative motivazioni. In particolare l’istruttoria relativa al terzo quadro territoriale di riferimento è ulteriormente dettagliata con riferimento alle proposte relative alla perimetrazione, alla dominante ed alla matrice degli indirizzi strategici per ciascuno Sts. La scheda riporta, infine, lì dove sono stati esplicitati, gli emendamenti puntuali al testo della proposta di Ptr pubblicato sul Burc del 13.5.2005.

Per la descrizione puntuale tecnico-amministrativa del procedimento attivato nel corso della Conferenza di Pianificazione si rinvia alla lettura dei verbali delle diverse sedute, richiamando brevemente di seguito le principali fasi del processo di consultazione attuato.

La Conferenza di Pianificazione ex art. 15 della Lr 16/2004 è stata avviata dalla Provincia di Salerno il 26 gennaio u.d., ed è stata anticipata da una Pre-Conferenza (17 gennaio) nel corso della quale la Regione Campania ha presentato la proposta di Ptr.

Una precedente presentazione della proposta di piano regionale era già stata curata dall’Ente Provincia nel corso di quattro incontri che si sono svolti il 24 e il 25 ottobre 2005 e ai quali erano invitati tutti i comuni del territorio1. Questa iniziativa rientra nel lavoro di sensibilizzazione, accompagnamento e coordinamento che questo Ente ha inteso avviare con tutti i soggetti attivi della propria comunità territoriale, per tutto ciò che attiene il governo del territorio, all’indomani dell’attribuzione delle nuove funzioni, e compiti, introdotti con la Lr 16/2004.

I lavori della Conferenza di pianificazione sono ufficialmente terminati con la seduta del 2 marzo u.d., nel corso della quale molti dei soggetti invitati a partecipare hanno presentato le proprie osservazione alla proposta di Ptr. Le osservazioni, ratificate entro la data di scadenza del 22 marzo, sono state poi trasmesse alla provincia con i relativi documenti di ratifica2. In totale le osservazioni pervenute sono 133 è sono state oggetto di un attento lavoro di istruttoria curato dall’Ufficio di piano che si è costantemente confrontato con il Comitato Tecnico a supporto del Servizio Urbanistica.

Qui in premessa è forse utile e doveroso tentare un bilancio dell’esperienza sinora maturata, nel rispetto dell’intenso lavoro di co-pianificazione avviato, onde evitare che possa essere “ridotto” a sterile procedura amministrativa. Nel corso dei trenta giorni di durata della Conferenza (e per certi versi ancor di più nei circa trenta giorni successivi utili per ratificare le osservazioni depositate in sede di Conferenza), la comunità salernitana partecipante ha infatti mostrato grande interesse al processo in atto ed ha saputo rispondere con precisione e consapevolezza alla sfida, in parte nuova, lanciata dalla Regione.

Questo Ente ha cerato di accompagnare i territori nel miglior modo possibile, offrendo tutti i contributi utili alla migliore comprensione del piano regionale e, soprattutto, cercando di dare concretezza alla interazione e alla concertazione tra la pluralità di attori coinvolti. Si è infatti convinti che il processo di elaborazione del piano regionale – così come del piano provinciale in corso di adeguamento/aggiornamento – non è riducibile alla definizione dei soli aspetti tecnici ma si debba configurare soprattutto come processo politico e sociale, ed è per questo che si è cercato di favorire il più ampio coinvolgimento degli attori locali, delle istituzioni e degli operatori, nei confronti dei quali gli strumenti di pianificazione sovraordinata esercitano i propri effetti diretti e indiretti.

In quest’ottica probabilmente il tempo che il processo di formazione del Ptr destina al coinvolgimento delle diverse parti (ex art. 15 della Lr 16/2004) è troppo ristretto e, probabilmente, è più immaginato quale momento di consultazione su un “prodotto-piano” confezionato, piuttosto che reale strumento di partecipazione ad un processo di co-pianificazione. Questo rischia di vanificare i contributi che provengono dal basso e rallenta fortemente il processo di riconoscimento e condivisione che di fatto può sostanziare uno strumento di pianificazione strategico e di indirizzi, quale dovrebbe essere il Ptr.

Alla luce di quanto detto, si è quindi cercato di massimizzare il tempo a disposizione, ottimizzando l’attività di accompagnamento e di coordinamento, senza ingabbiare il processo di coinvolgimento in schemi pre-concetti. In quest’ottica è stato deciso di articolare l’ascolto del territorio in momenti plenari (apertura e chiusura della Conferenza), in incontri ristretti in risposta a specifiche istanze degli attori locali e in tre incontri intermedi con riferimento alla geografia delle macro-aree (o micro-regioni) degli ambienti insediativi, così come individuati nella proposta di Piano. Tale scelta aveva un duplice obiettivo: da un lato, come in parte già si diceva, si è ritenuto necessario rendere più libera, meno predefinita e vincolante, la riflessione sulla proposta di piano regionale, per consentire agli Enti Locali e ai rappresentanti di enti, associazioni e organizzazioni, di sviluppare proprie considerazioni sui processi di governance attivabili, e di immaginare e suggerire indirizzi e strategie di intervento per condividere con maggiore consapevolezza le scelte di pianificazione di scala regionale; d’altro canto si è ritenuto proficuo assumere ambiti di riferimento d’area vasta, propri della scala provinciale, al fine di raccogliere riflessioni, suggerimenti, indicazioni utili per il lavoro in corso di elaborazione/adeguamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Il lavoro svolto ha dato, senz’alcun dubbio, ottimi risultati. La partecipazione ai lavori della Conferenza è stata rilevante (come è possibile evincere dai verbali allegati agli atti) in termini di presenze e di qualità degli interventi/contributi registrati.

Le osservazioni presentate ci restituiscono una geografia del locale variegata e dinamica. Molte delle Comunità Montane operanti sul territorio provinciale hanno coordinato il lavoro dei Comuni territorialmente interessati, e in alcune aree Comuni, Comunità Montane ed Enti sovraordinati hanno attivato un fertile dialogo che ci fornisce una visone condivisa e corale di parte del territorio provinciale anche molto vasta (basti pensare al lavoro intenso sviluppato da Comunità Montane, Ente Parco e Comunità del Parco, nell’area del Cilento quale sintesi di 7 sistemi territoriali di sviluppo su complessivi 15 dell’intera Provincia di Salerno).

Dalle istanze pervenute è anche emersa una matura consapevolezza del lavoro di programmazione sviluppato nel corso degli anni più recenti in ragione dell’attuazione degli strumenti della programmazione negoziata (e in particolare di Patti, Pi e Pit). Questo ha portato, da un lato, alla legittimazione del ruolo di guida, coordinamento e sintesi delle istanze locali di alcuni soggetti gestori della programmazione negoziata (in particolare Patto dell’Agro Spa e Sistema Cilento Scpa); e dall’altro è testimonianza della forte identità territoriale che si è sviluppata in attuazione dei Pit, lì dove alcuni Comuni hanno chiesto la ridefinizione delle perimetrazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo ricalcando le perimetrazione dei Progetti Integrati (ad esempio “Piana del Sele” e “Agro e Monti Picentini”).

Figura 6 - Visioning tendenziale (Ptr Campania, 2005)

 

 

In definitiva le comunità salernitane hanno mostrato di voler essere sempre più protagoniste nella costruzione di visioni strategiche per lo sviluppo del proprio territorio, dimostrando di aver colto in pieno la portata e l’importanza di un lavoro che possa riuscire a coniugare pianificazione territoriale e programmazione dello sviluppo socio-economico. Hanno quindi manifestato interesse a sviluppare un intenso lavoro di concertazione anche in vista dell’adeguamento/aggiornamento del Piano Territoriale Provinciale, cogliendo a pieno tutte le implicazioni connesse ad un piano d’area vasta che avrà valenza di pianificazione settoriale.

Indubbiamente l’attenzione della maggior parte dei soggetti partecipanti si è concentrata sull’attuale lavoro regionale di programmazione dei fondi strutturali (e non) per il periodo 2007-2013, e in tal senso, l’appello più significativo che proviene dal basso è la richiesta di non interrompere il flusso di comunicazione/confronto avviato in questi mesi.

Questo Ente non intende assolutamente deludere le aspettative della propria comunità territoriale, e pertanto si ritiene di poter utilizzare questo lavoro quale punto di partenza per una più attenta discussione che troverà lo spazio necessario di approfondimento nel corso della “Conferenza Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile” che la Provincia convocherà per ciascun Sts, al fine di coordinare rapporti e relazioni tra la pianificazione d’area vasta (Ptcp) e la Programmazione per lo sviluppo locale. Entriamo ora nel vivo del lavoro di coordinamento e sintesi/integrazione elaborato.

 

 

Il Primo quadro territoriale di riferimento: le reti

 

La rete ecologica e gli indirizzi di pianificazione paesistica

 

Il primo quadro territoriale di riferimento propone “il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, come definite dall’art. 2 e connesse con la rete ecologica regionale, fornendo criteri e indirizzi anche di tutela paesaggistico-ambientale per la pianificazione provinciale” (ai sensi dell’art. 13, comma 3, lett. a, della Lr 16/2004).

In particolare, nell’affrontare il tema della rete ecologica e degli indirizzi di pianificazione paesistica la proposta di Ptr fornisce indicazioni riguardanti:

- gli indirizzi di assetto paesistico;

- prime linee guida per la redazione dei Ptcp (piani territoriali di coordinamento provinciale) e dei Piani dei Parchi, affinché possano avere valenza di Piano Paesistico;

- la costruzione della Rete Ecologica Regionale (Rer), della Rete Ecologica Provinciale (Rep) e Comunale (Rec).

Nell’ambito della Conferenza di Pianificazione sono state presentate una serie di osservazioni inerenti tanto la costruzione e la funzione della Rete Ecologica – alle diverse scale – quanto gli indirizzi per la pianificazione paesaggistica.

Al fine di operare una efficace sintesi, sono state raggruppate per ambiti territoriali le osservazioni prodotte dai Comuni, dalle Comunità Montane, dagli Enti Parco.

 

Ambito Territoriale “Monti Picentini”

Il Parco Regionale dei Monti Picentini sottolinea come nella proposta di Ptr non viene adeguatamente trattata la biodiversità e la costruzione della rete ecologica regionale, a parte la individuazione di corridoi ecologici comunque indispensabili.

Si propone, pertanto, di pianificare e creare una “rete ecologica” che sappia estendersi in modo coerente e logico, ripristinando la connettività fra gli ambienti naturali di rilevante valore biologico ora separati: in particolare si fa riferimento alla direttrice di comunicazione tra il sistema montuoso dei Picentini ed il mare. Tale corridoio ecologico costituisce un transetto naturale di grande pregio all’interno del quale sopravvivono ecosistemi ad alto grado di naturalità costituiti dall’ambito fluviale. L’importanza di tale direttrice ambientale, secondo il documento di osservazioni prodotto, risiede principalmente nel ruolo chiave che essa svolge e può svolgere, a scala provinciale e sovraregionale, per le connessioni ecologiche tra gli ambienti appenninici e quelli marini. L’obiettivo di “connessione” potrebbe essere perseguito dotando, a livello locale, gli strumenti normativi e gli strumenti di pianificazione urbanistica, di elementi che facciano espressamente riferimento al concetto di Rete Ecologica e che incentivino la produzione di linee guida per facilitare la realizzazione e l’integrazione delle reti ecologiche all’interno dei processi di pianificazione, gestione territoriale e uso del suolo.

 

Ambito Territoriale “Alto Calore”

Il territorio, nel sottolineare il proprio ruolo organico nell’ambito del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, evidenzia la necessità di concepire la Rete Ecologica Locale quale “sistema infrastrutturale ambientale”, con l’obiettivo di interconnettere e interrelazionare ambiti territoriali dotati di maggiore livello di naturalità e di maggiore integrazione delle comunità locali con il sistema ambientale, al fine di realizzare un modello di sviluppo locale sostenibile. A tale proposito vengono delineati e proposti alcuni interventi quali:

- il miglioramento ambientale con l’interramento della linea elettrica (realizzata negli anni ’70) di alta tensione che attraversa la valle del Calore;

- il potenziamento dei finanziamenti nell’uso di energie alternative (impianti fotovoltaici) a favore delle piccole comunità;

- la realizzazione prioritaria di interventi per l’accessibilità dei diversamente abili al godimento dei beni ambientali;

- l’obbligo stringente di dotarsi di depuratori, con premialità per i comuni che ne sono gia forniti.

Viene proposto altresì di identificare gli elementi costitutivi della Rete Ecologica, procedendo al riconoscimento delle unità geografiche di transizione, vale a dire delle unità scarsamente interessate da elevati livelli di antropizzazione, valutandone il livello di efficienza (integrità e vulnerabilità) e predisponendo gli interventi tesi a garantire adeguate forme di continuità ecologica. In tal senso viene specificato come occorrerà mettere in rete soprattutto i numerosi Siti di Interesse Comunitario (Sic) e Zone a Protezione Speciale (Zps) presenti sul territorio regionale, attraverso i Piani di gestione previsti dalla normativa comunitaria. Per i Sic e le Zps ricadenti all’interno delle aree protette, si suggerisce di affidare agli Enti Parco la relativa gestione.

Si propongono, ancora, interventi strutturali e di riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua, e in particolare per il Bacino Sele-Calore salernitano:

a) un “Parco fluviale Sele-Calore salernitano”, di tipo urbano-territoriale che preveda un’integrazione degli interventi programmati e in corso di programmazione per il consolidamento delle sponde e la creazione di percorsi di visita ecologici, strettamente funzionali alla interconnessione di più Sts;

b) un “Parco urbano delle acque”, che comprenda le sorgenti e i corsi torrentizi, comprese le Sorgenti-Torrenti “Capo di Fiume” e “Lupata”;

c) un “Parco fluviale del Solofrone e dell’Alento”, di tipo urbano, con un “porto-canale” alla foce per accogliere imbarcazioni piccole e medie;

d) un “Parco archeologico”, di tipo urbano-territoriale, dei siti archeologici più significativi (Paestum, Hera Argiva, Monte Pruno di Rossigno, ecc.).

Vengono inoltre proposti interventi strutturali in campo energetico con l’impiego sempre più diffuso di nuove tecnologie eco-compatibili nei settori dell’energia eolica e fotovoltaica.

Le osservazioni contengono, infine, “note sintetiche” in materia di paesaggio e pianificazione paesaggistica che, di seguito, si riassumono3.

Nelle note viene sottolineato come il Ptr dia ampio e articolato spazio ai temi del paesaggio. La recente legge del 9 gennaio 2006, n. 14, di ratifica della Convenzione Europea del Paesaggio, impone un profondo cambiamento culturale oltre che di approccio ai “paesaggi”, che la Convenzione assume in termini unitari e conseguenza di un processo di identificazione e percezione tutto da costruire. Si evidenzia dunque come la Convenzione Europea sul Paesaggio ribalti la concezione di paesaggio, assunto quale bene della collettività, che merita di essere tutelato e/o valorizzato in ogni caso e luogo, anche se degradato o sprovvisto di qualità particolari. Secondo questa impostazione, l’interesse paesaggistico non può mai essere escluso a priori e, conseguentemente, il paesaggio rappresenta un bene, indipendentemente dal suo valore intrinseco, e pertanto, tutto il territorio è paesaggio. Considerato che i paesaggi di rilevanza nazionale, europea o mondiale sono, in termini assoluti, abbastanza limitati, sarà compito dei poteri locali occuparsi del paesaggio nel rispetto dei principi fissati, a livello europeo, dalla Convenzione e, a livello nazionale, dalle politiche, dalle leggi dello Stato e, se del caso, dalle politiche e dai piani adottati dai singoli enti regionali, nel quadro della propria legislazione territoriale. In conclusione viene rilevato come, a livello amministrativo, l’estensione e l’approfondimento della coscienza paesaggistica dovrebbe permettere di passare gradualmente dalla logica dei vincoli, oggi imposti soprattutto attraverso atti normativi o amministrativi dello Stato, a quella della collaborazione/partecipazione tra enti competenti.

 

Figura 7 - Visioning preferito (Ptr Campania, 2005)

 

Ambito Territoriale “Bussento” e “Lambro e Mingardo”

Le osservazioni in materia ricalcano quelle dell’Alto Calore. Il territorio del “Bussento” propone, inoltre, la realizzazione di un parco fluviale lungo il fiume Bussento al fine di connettere aree ad alta naturalità e riqualificare il corso del Fiume Bussento.

 

Ambito Territoriale del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano

Nel documento presentato dall’Ente Parco si sottolinea, in tema di Rete Ecologica Provinciale e Regionale, che il primo tentativo intrapreso per dare risposte e soluzioni alle problematiche in essere, è rappresentato dal Progetto Integrato Territoriale (Pit) del P.N.C.V.D., redatto nell’ambito del Por Campania 2000-2006. Il Pit propone una serie d’interventi tesi a realizzare un modello di sviluppo locale sostenibile basato sui seguenti obiettivi strategici:

- tutela e valorizzazione della biodiversità, e migliorie all’ecosistema, al grado di naturalità del Parco, alla riqualificazione delle aree degradate, al rafforzamento del sistema dei servizi di fruizione del Parco, alla qualifica delle figure professionali per la gestione delle risorse naturali;

- tutela valorizzazione e gestione delle risorse culturali, mediante il recupero dei centri storici, il ripristino e valorizzazione dei siti archeologici e il restauro dei luoghi storici e di culto, la produzione culturale, la gestione delle reti di connessione;

- promozione dei processi di sviluppo locale sostenibile, con il potenziamento del sistema di ricettività turistica integrata, lo sviluppo delle filiere imprenditoriali locali connesse alla Rete Ecologica, la promozione del territorio del Parco attraverso azioni di sistema, attività di sostegno al Pit e rafforzamento delle competenze del personale addetto alla Rete Ecologica.

In altri termini viene evidenziato come il Pit, attraverso l’assunzione del tema della Rete Ecologica come contenuto essenziale dell’idea forza, miri principalmente a migliorare e a valorizzare il patrimonio naturalistico e culturale dell’area, riducendone il degrado/abbandono e accrescendone l’integrazione con le comunità locali in un’ottica di tutela, sviluppo sostenibile, migliore fruizione e sviluppo di attività connesse, fungendo da fattore di mobilitazione e stimolo allo sviluppo locale. Allo stesso tempo nel documento si sostiene che tale strumento di programmazione punta anche a regolare gli usi delle risorse e ad accrescere l’offerta di beni e servizi finalizzati alla qualità ambientale, in un’ottica di promozione dello sviluppo locale.

Si sottolinea, inoltre, come il P.N.C.V.D. si sia dotato, ai sensi dell’art. 12 della legge 394/1991, di un Piano del Parco (Pp), attualmente nella fase di approvazione presso l’Autorità Regionale; tale piano, la cui qualità “sovraordinata” e “sostitutiva” è sancita dalla stessa legge nazionale, è stato redatto in armonia con il Ptcp di Salerno e trova fondamento in un ricco corpus d’analisi interdisciplinari mirate e complesse. Il PP prevede, tra l’altro, la realizzazione di una serie di strumenti attuativi, tra cui il Piano del Paesaggio e il Piano di Gestione ai fini del Patrimonio Mondiale Unesco, e contiene una serie di indirizzi per tali piani attuativi, come ad esempio la Carta dei Sottosistemi ambientali, riferimento ecologico per la pianificazione paesistica del Parco.

In materia di pianificazione paesaggistica si evidenzia che è in corso la procedura per l’affidamento dell’incarico di redazione del Piano del Paesaggio dell’Ente Parco, previsto nell’ambito del Pit. Il Parco è, inoltre, tra i promotori, con la Regione Campania, della Rete Europea degli Enti Territoriali per l’applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio (Recep), nonché sottoscrittore della Carta di Padula e, coerentemente con tali premesse, ha orientato la redazione del Piano del Paesaggio alla piena attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio (Cep), della quale si propone di essere un vero e proprio laboratorio di sperimentazione. Considerato che il Ptr sarà presto conformato ai principi della Cep, come affermato tra l’altro nella pre-conferenza di pianificazione, si suggerisce che lo stesso Ptr preveda per i Ptcp azioni-pilota di attuazione della Cep.

 

Ambito territoriale “Piana del Sele”

Il Consorzio di Bonifica in Destra del Fiume Sele evidenzia che la dominante rurale (o agricola) meglio si adatterebbe alla realtà socio-economica dell’ambito di riferimento “Piana del Sele”, considerato l’elevato peso economico del settore agricolo nel territorio, nonché l’elevato peso (4) attribuito dalla stessa proposta di Ptr all’indirizzo strategico “Attività produttive per lo sviluppo agricolo – Sviluppo di Filiere”. Si sottolinea, pertanto, il ruolo di protagonista svolto dalla Piana del Sele nella formazione della produzione vendibile regionale e la sua caratteristica di area ad agricoltura intensiva, ad alta produttività ed a capacità occupazionale molto alta.

 

Ambito territoriale “Vallo di Diano”

Il Consorzio di Bonifica Vallo di Diano contesta la previsione della proposta di Ptr di applicare gli obiettivi di qualità paesaggistica ad alcuni ambiti territoriali del Vallo di Diano. Si ritiene, infatti, che tali vincoli si andrebbero a sovrapporre ad aree già “attenzionate” dal punto di vista paesaggistico ambientale, rendendo inutilmente più complesse e lunghe le procedure di autorizzazioni degli interventi degli imprenditori agricoli o per lo sviluppo locale, col rischio ulteriore di impedire o ridurre la candidabilità dell’area a finanziamenti europei e nazionali.

 

Ambito Territoriale “Valle dell’Irno”

Le osservazioni evidenziano la mancanza di un puntuale riferimento alla concreta realtà economica dell’agricoltura del territorio. Si osserva, al riguardo, che la reale composizione della trama fondiaria del territorio è caratterizzata da un elevato grado di frammentazione, con la presenza prevalente di piccole e piccolissime proprietà agricole, insufficienti a garantire una produzione sufficientemente remunerativa ed in grado di assicurare il rilancio produttivo del settore.

Con riferimento alla proposta di inclusione del torrente Solofrana tra le aree in cui obbligatoriamente applicare gli obiettivi di qualità paesistica di cui all’Accordo Stato Regioni 2001, si ritiene che l’attuale quadro normativo sia sufficiente alla salvaguardia paesistica del torrente Solofrana, sottolineando piuttosto la necessità di un suo inserimento nell’elenco delle opere idrauliche a rischio che necessitano di urgenti e definitivi interventi di rifunzionalizzazione idraulica e di messa in sicurezza.

Figura 8 - Sistemi territoriali di sviluppo (Ptr Campania, 2005)

 

 

 

Ambito Territoriale “Costiera Amalfitana”

In merito alla tematica della Pianificazione Paesaggistica, il Comune di Amalfi evidenzia che la proposta di Ptr non tiene conto della necessità di adeguare le linee guida proposte in materia di pianificazione paesaggistica ai contenuti della Convenzione Europea del Paesaggio, modificando lo stesso Put (Lr 35/1987) per l’area Sorrentino-Amalfitana. A tal fine propone di:

- specificare in coda al paragrafo 3.1.3 del Ptr che gli indirizzi in materia di pianificazione paesaggistica contenuti nel Ptr saranno aggiornati con nuove linee guida elaborate dalla Regione di concerto con il Ministero e con le Province che, di fatto, sperimenteranno sul campo la pianificazione paesaggistica, in virtù delle attribuzioni di cui all’art. 18, comma 7, della Lr 16/2004;

- specificare che la revisione del Put dovrà essere effettuata nell’ambito della redazione del Ptcp con valenza di piano paesaggistico;

- fissare all’interno dell’articolato del Ptr una decadenza della Lr 35/1987, ad esempio al momento dell’approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale disponendo, inoltre, l’autonomia provinciale nella redazione del Ptcp, che dovrà certamente conformarsi alla normativa comunitaria, statale e regionale, ma in maniera completamente autonoma dalla Lr 35/1987.

Si sottolinea altresì che la verifica di compatibilità del 2003 è stata effettuata, così come sono stati elaborati gli indirizzi di pianificazione paesaggistica, con riferimento alle indicazioni di cui al DLgs 490/1999 ed all’Accordo Stato-Regioni del 19.04.2001 e, pertanto, non risultano perfettamente coerenti con quanto previsto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 20.10.2000), nonché dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/2004).

Con riferimento al vigente Put si ritiene che il piano, pur avendo assolto una funzione decisiva per la tutela del territorio, vada profondamente rivisitato, al fine di costruire un nuovo strumento di tutela, valorizzazione e promozione del paesaggio, condiviso dalle popolazioni, che dovranno partecipare attivamente alla costruzione del piano stesso, così come precisato dagli artt. 5 e 6 della Convenzione e dall’art. 144 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Nel documento depositato dalla Comunità Montana “Penisola Amalfitana” si evidenzia la necessità di una profonda revisione del Put per l’area Sorrentino-Amalfitana, contestando gli esiti della verifica di compatibilità del 2003 richiamata nella nota n. 27 della proposta di Ptr, sostenendo viceversa la necessità della elaborazione di un nuovo piano paesaggistico per la Costiera Amalfitana che tenga in debito conto:

- il ruolo attribuito dalla Convenzione Europea del Paesaggio alle popolazioni ed alle istituzioni locali per la definizione degli obiettivi di qualità paesaggistica, che dovranno considerare il paesaggio quale risorsa per la definizione di strategie di sviluppo sostenibile;

- la necessità di attivare forme di partecipazione, negoziazione e consultazione nell’identificazione dei problemi, degli obiettivi e delle strategie di piano, richiamata dalla Direttiva 2001/42/Ce (Vas), da una serie di altre direttive comunitarie, nonché dal documento comunitario sullo sviluppo elaborato a Potsadm nel 1999;

- la necessità di collaborazione costruttiva tra l’insieme delle pubbliche amministrazioni presenti sul territorio di cui alla Carta di Padula;

- le necessità di elaborare una strategia di sviluppo plurale richiamata dal Rapporto preparatorio al Dsr 2007-2013.

Si afferma, pertanto, l’esigenza di una nuova pianificazione paesaggistica per l’area, elaborata sulla base delle indicazioni di cui alla Cep ed al Codice Urbani, nell’ambito della quale potrebbero essere previsti:

- la realizzazione e/o potenziamento di insediamenti produttivi rivolti alla delocalizzazione;

- il recupero edilizio ed urbanistico degli insediamenti abusivi con contestuale restauro del paesaggio;

- l’utilizzo di specifiche politiche di valorizzazione e potenziamento delle colture tipiche, anche conferendo possibilità di intervento agli agricoltori;

- il potenziamento del sistema di viabilità trasversale;

- il potenziamento dei servizi e delle attrezzature per le zone montane.

Il Parco Regionale dei Monti Lattari sollecita, infine, la definizione immediata delle necessarie intese tra le due Province (Napoli e Salerno), i Comuni, l’Ente Parco Monti Lattari, con il sostegno della Regione, per la definizione degli indirizzi necessari per l’aggiornamento immediato del Put, anche nella prospettiva delle opportunità introdotte dai fondi comunitari.

 

A conclusione del presente elaborato di sintesi, riferito alle tematiche della rete ecologica ed agli indirizzi per la pianificazione paesistica, si illustrano le principali osservazioni prodotte da associazioni ed organizzazioni di livello provinciale, non riferibili ad ambiti territoriali specifici.

 

Ordine degli Architetti

Nel documento presentato si evidenzia come il Ptr abbia disatteso il compito, attribuito dalla Lr 16/2004 di definire il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, nonché gli indirizzi e le strategie per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche connesse allo sviluppo turistico ed all’insediamento ricettivo, sia a causa dello scarso approfondimento degli indirizzi formulati sia per l’astrattezza della scelta di tutela.

Conseguentemente, si sottolinea la necessità di definire criteri ed indirizzi in conformità a quanto stabilito dalla Convenzione Europa del Paesaggio, dal DLgs 42/2004 come recentemente modificato, affrontando il problema oltre che per categoria di beni, anche attraverso un censimento dei siti da risanare e/o da sottoporre – nelle more della definizione dei piani di intervento – a specifiche normative di salvaguardia.

Vengono, inoltre, considerate eccessive e scarsamente motivate alcune ipotesi vincolistiche e si ritiene del tutto trascurata la possibilità di sottoporre a tutela i centri storici, i borghi rurali, i piccoli nuclei edilizi fusi nel contesto paesistico, per i quali la normativa in vigore prevede la tutela solo attraverso una specifica e puntuale dichiarazione di interesse. Si propone, altresì, di promuovere la riqualificazione dei paesaggi degradati, in adesione a quanto previsto dalla Convenzione Europea del paesaggio.

Nel documento si evidenzia, ancora, come le zone agricole, oggi, non sono rappresentative di una reale potenzialità del territorio, ma sono piuttosto il frutto di una mancata pianificazione dello stesso: “riserva per future espansioni edilizie cui viene impressa un’impropria destinazione residenziale, turistica o produttiva”. Considerate le finalità di tutela e valorizzazione delle risorse del redigendo Ptr, si ritiene quindi necessario che esso venga opportunamente approfondito nella parte in cui affronta il tema delle zone agricole introducendo criteri più restrittivi per l’edificabilità in dette zone e soltanto se strettamente funzionale all’esercizio delle attività agro-silvo-pastorali4.

 

Collegio dei Geometri

Con riferimento al tema della “rete ecologica ed il ruolo dell’agricoltura”, si osserva la mancanza di un riferimento concreto alla realtà economica dell’agricoltura. Si sottolinea ad esempio per l’ambito territoriale della Valle dell’Irno, che l’attuale composizione fondiaria non permette di dare un carattere intensivo dell’agricoltura né, conseguentemente, di definire un quadro economico trainante per il settore. La tendenza al frazionamento continua a manifestarsi come la principale causa di “impoverimento” dei fondi e quindi scoraggia gli investimenti su tutto il settore.

 

Figura 9 - Sistemi territoriali di sviluppo, dominanti (Ptr Campania, 2005)

 

 

Coldiretti Salerno

In materia di rete ecologica si propone di conferire:

- maggiore rilevanza alla pianificazione e tutela degli spazi rurali nelle aree a maggiore incidenza di urbanizzazione;

- priorità alla valorizzazione dei piccoli centri rurali con la creazione di servizi per evitarne lo spopolamento.

In materia di pianificazione degli ambiti rurali il Ptr dovrà fornire alle Province indirizzi chiari ed univoci al fine di incentivare lo sviluppo del territorio attraverso:

- il riuso e la riqualificazione di aree urbanizzate e/o degradate e dei suoli marginali;

- l’individuazione del territorio rurale ed aperto;

- la conservazione della biodiversità;

- la razionale coltivazione delle cave;

- il corretto smaltimento dei rifiuti;

- la corretta pianificazione delle reti ecologiche;

- una maggiore attenzione ai sistemi ambientali montagna-collina-costa-pianura;

- la tutela del paesaggio e valorizzazione dei territori rurali al fine di preservare il territorio provinciale da uno eccessivo ed improprio consumo del suolo.

 

Associazioni Ambientaliste e dei Consumatori (Italia Nostra, Codacons, Legambiente e Wwf)

Le Associazioni richiedono che con il Ptr si introducano alcune norme di salvaguardia, nelle more dell’approvazione della strumentazione urbanistica sott’ordinata5.

Il documento di osservazione, nel prosieguo, focalizza l’attenzione su due aspetti fondamentali: la Pianificazione paesistica e la Rete Ecologica.

In materia di pianificazione paesaggistica, si sostiene che il Ptr non è di fatto “piano paesaggistico” in quanto:

- non indica quali siano le risorse da tutelare, né analizza il loro stato di conservazione e/o compromissione;

 non individua i limiti di sviluppo ecosostenibili;

- non stabilisce parametri e norme di salvaguardia;

- non definisce chiari indirizzi per la pianificazione successiva di settore;

- individua realtà omogenee (Sts) in relazione ad esigenze funzionali (Programmi di finanziamento) e non in base a caratteristiche morfologiche, paesaggistiche e culturali.

Si sottolinea, inoltre, che il Ptr dovrà assumere i contenuti di cui all’art. 143 DLgs 42/2004 ed essere proposto, adottato ed approvato per ambiti omogenei (in parte diversi da quelli indicati). Al fine dell’approvazione e dell’aggiornamento periodico, è quindi necessario:

- monitorare le trasformazioni territoriali e della qualità del paesaggio;

- monitorare l’attività di pianificazione urbanistica, a tutti i livelli, mediante l’attivazione di un osservatorio, in collaborazione con Università, Ordini ed Associazioni ambientaliste.

Nelle more dell’approvazione del Ptr quale piano paesaggistico è comunque necessario introdurre norme di salvaguardia che vietino il rilascio del permesso di costruire o la realizzazione di lottizzazioni nelle seguenti aree: fascia entro 1.000 m dalla linea di battigia; 500 m per le isole minori; compendi sabbiosi e dunali.

Con riferimento al tema della rete ecologica, si sottolinea la necessità di conferire carattere trasversale, pervasivo ed ubiquitario alla costruzione della rete ecologica, rispetto ad altre tematiche settoriali connesse allo sviluppo, come ad esempio la interconnessione logistica.

Si propone, inoltre, di inserire tutti i Comuni ricadenti con il loro territorio o anche solo in parte, in Parchi, Riserve, Sic, Zps, (Zone Umide di Importanza Internazionale), in un unico Sistema Territoriale di Sviluppo a dominante naturalistica, rurale e culturale; e, più in generale, si propone di riunire i territori ambientalmente protetti della provincia in un unico Sistema Territoriale di Sviluppo che consentirebbe anche una razionalizzazione della programmazione economica e della conseguente spesa.

Si sottolinea, ancora, che nel Ptr manca la definizione dei tempi di attuazione della Rete Ecologica Regionale ed informazioni sulle modalità di pianificazione delle reti. Al riguardo si ritiene che il Ptr dovrebbe recepire i risultati della Conservazione Ecoregionale per il Mediterraneo Centrale, assumendo le aree individuate come laboratori in cui sperimentare l’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio. La tutela della biodiversità deve essere perseguita non solo attraverso interventi di valorizzazione, ma anche con azioni di conservazione attiva, sulle specie, sugli habitat e sui processi ecologici.

In ultimo, si ritiene che il recupero del patrimonio strutturale ed edilizio di aree industriali dismesse deve costituire priorità rispetto alla realizzazione di nuovi insediamenti, al fine di limitare o bloccare il consumo di suolo.

 

 

Il Primo quadro territoriale di riferimento: Le Reti

 

La rete del rischio ambientale

 

Nel primo quadro territoriale di riferimento la proposta di Ptr inquadra, altresì, la problematica del rischio ambientale in Campania, proponendo un approccio integrato, mirato ad una definizione quantitativa del rischio complessivo di una “certa area”.

In questa sezione il piano regionale procede ad una descrizione della rete del rischio ambientale strutturandola in tre parti fondamentali:

- nella prima si inquadra la problematica del rischio ambientale in Campania e si forniscono le definizioni per una serie di concetti fondamentali ad una trattazione multidisciplinare;

- nella seconda parte si localizzano sul territorio campano le diverse sorgenti antropiche e naturali del rischio e le si caratterizzano sulla base dei dati ufficiali a disposizione;

- nella terza parte si definisce una procedura di quantificazione, che va al di là delle procedure per le specifiche tipologie di rischio.

 

Per quel che riguarda le osservazioni pervenute, in linea generale, l’Ordine dei Geologi della Campania sottolinea che la proposta di Ptr inquadra in maniera poco approfondita la problematica del rischio ambientale in Campania: si legge, infatti, all’interno delle osservazioni prodotte dallo stesso Ordine, che un piano regionale non può prescindere da una esatta conoscenza degli scenari ambientali di riferimento, delle risorse geoambientali e dei rischi naturali ed antropici che, nel territorio campano, sono cosa quanto mai complessa ed articolata. Viceversa, si ritiene che all’interno della proposta di piano tali problematiche sono affrontate in modo alquanto generico: rispetto a tale mancanza di approfondimento della materia l’Ordine dei Geologi della Campania propone, quindi, di ovviare mediante un contributo della categoria professionale dei geologi alla redazione del piano, con esperti di geologia applicata ed ambientale.

 

Secondo gli Enti di pianificazione di settore (Autorità di Bacino), il Ptr deve invece prevedere una riprogrammazione degli interventi prioritari, prendendo in debita considerazione le criticità territoriali dipendenti da erosione costiera, da desertificazione, da non corretta tutela quali-quantitativa delle acque e dal rischio idrogeologico (frane-alluvione). Le osservazioni prodotte evidenziano infatti che la proposta di Ptr sviluppa in modo non adeguato ed esaustivo le complesse problematiche connesse agli scenari di rischio geo-ambientale ed, in particolare, idrogeologico ed idraulico, laddove invece deve essere coerentemente valorizzato il principio dell’uso compatibile della “risorsa suolo” e del “suolo come risorsa”, soprattutto in contesti caratterizzati – come quello campano – da una vulnerabilità ambientale mediamente elevata.

 

Nel dettaglio di alcuni temi specifici ed in particolare in materia di rischio erosione costiera l’Autorità di Bacino Sinistra Sele evidenzia come tale “rischio” non può essere trattato unitamente all’Indirizzo Strategico di “Riqualificazione della costa”, sviluppato nel parte introduttiva della proposta di Ptr quale esamina delle problematiche della costa soprattutto dal punto di vista insediativo, turistico e paesistico-ambientale. Si propone, invece, di individuare e trattare il rischio erosione costiera nella rete del rischio ambientale e negli indirizzi strategici per la sua mitigazione come problematica a se stante. Ciò comporterebbe, evidentemente, anche la modifica delle matrici di cui al terzo Quadro Territoriale di Riferimento, nella parte relativa all’individuazione degli Indirizzi Strategici, con l’inserimento della valutazione del rischio da erosione costiera.

 

Figura 10 - Filiera vitivinicola (Ptr Campania, 2005)

 

In materia di tutela delle acque

La risorsa idrica è un patrimonio prezioso e di grande valore naturalistico (parchi fluviali) ed economico (derivazioni per uso idroelettrico, agricolo e zootecnico) oltre che di enorme importanza per il fabbisogno potabile e sanitario. A giudizio soprattutto delle Autorità di Bacino ma anche di altri soggetti, quali la Cgil, nella proposta di Ptr manca qualunque riferimento alla valorizzazione della risorsa idrica, da ritenersi invece elemento integrante del sistema “suolo”, e non viene tenuto, pertanto, in alcun conto il fattore di rischio desertificazione, invece sempre più emergente.

Anche l’Ordine dei Geologi della Campania propone che la tutela delle acque, superficiali e sotterranee, in particolare destinate al consumo umano (rif. DLgs 152/1999) deve essere inserita tra gli indirizzi strategici. La Campania è, infatti, ricca di acque sorgive, di origine prevalentemente carsica, quindi estremamente vulnerabili all’inquinamento e captate per gli usi idropotabili anche di altre regioni.

 

In materia di rete idrica

L’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele rappresenta la mancanza, all’interno della proposta di Ptr, di una seria attenzione alla rete idrica costituita dalle grandi opere di presa e dai sistemi di adduzione, strategica per l’approvvigionamento e la distribuzione idrica in tutto il territorio campano. L’omissione di tale segmento di pianificazione nella legge regionale (rif. art. 13), e conseguentemente nella proposta di Ptr, è ritenuta ingiustificata, atteso il ben noto stato di criticità e di obsolescenza impiantistica e logistica del sistema di fornitura idrica in Campania. Mancando il riferimento alle reti idriche di adduzione, alla salvaguardia e valorizzazione della risorsa idrica e alla desertificazione, mancano anche gli indirizzi di programmazione degli interventi strategici di miglioramento del servizio idrico campano, di tutela dell’acqua e di riduzione del rischio di desertificazione.

 

In merito ad alcuni argomenti non approfonditi nella proposta di Ptr ed in particolare con riferimento al rischio idrogeologico, secondo l’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele, la proposta di Ptr è carente di proposte di interventi strategici per la salvaguardia da tale rischio, nonostante esista una programmazione pluriennale svolta dalle Autorità di bacino stesse. L’indirizzo strategico denominato “rischio idrogeologico” non appare, infatti, sufficientemente trattato sotto il profilo delle strategie per integrare la difesa e la pianificazione e quindi indirizzare “l’uso del suolo”.

Rispetto, poi, alla classificazione del rischio idrogeologico, l’Autorità di Bacino Regionale Sinistra Sele non concorda sulla classificazione del rischio idrogeologico proposta nel III quadro territoriale in elevato, forte, medio e basso, suggerendo invece la tipica classificazione del rischio in molto elevato (R4), elevato (R3), medio (R2) e moderato (R1), di cui al Dpcm 29.9.1998.

Al riguardo l’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele evidenzia che il Ptr, ai sensi dell’art. 13 della Lr 16/2004, dovrebbe essere redatto in coordinamento con gli indirizzi di salvaguardia già definiti dalle amministrazioni statali competenti e con le direttive contenute nei piani di settore previsti dalla normativa statale vigente e, pertanto, dovrebbe illustrare e fare proprie le procedure di valutazione del rischio già adottate dagli Organi Istituzionali delle Autorità di bacino nazionali, interregionali e regionali, peraltro calibrate in funzione delle diverse realtà fisiografiche di bacino.

L’Autorità di Bacino del Sarno, rispetto alla stessa problematica, rileva infine che i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, con le relative Norme di Attuazione e/o salvaguardia, redatti ai sensi della Legislazione Emergenziale dalle Autorità di Bacino, vanno “recepiti” nell’ambito dei Ptcp e resta fermo il loro valore vincolante nei confronti degli strumenti urbanistici, anche già vigenti, senza tralasciare anche il recepimento dei Piani Stralcio di Settore redatti dalle stesse Autorità di Bacino, a norma della legge 493/1993 e delle relative perimetrazioni e norme di attuazione e salvaguardia, che costituiscono parti rilevanti dei Piani di Bacino.

 

Per quanto riguarda infatti i piani stralcio attualmente vigenti, l’Autorità di Bacino del Sarno ritiene altresì concretamente possibile, in tempi brevi, una lettura integrata dei diversi piani nell’ambito dei Ptcp, che tenga conto dei diversi gradi di vulnerabilità del territorio sotto il profilo del rischio idrogeologico, traducendoli in destinazioni d’uso ed indirizzi per la pianificazione comunale con essi compatibili6.

Tutte le Autorità di Bacino che hanno partecipato alla Conferenza di Pianificazione, nel condividere la necessità di uno stretto coordinamento operativo che eviti disomogeneità e difformità tra i diversi Piani di Bacino, ritengono, tuttavia, che tale attività di raccordo non può essere attribuita alla “Protezione Civile”, la quale non ha competenze in materia di pianificazione territoriale o di settore (tale osservazione è stata prodotta anche da Wwf, Legambiente Campania, Italia Nostra Onlus e Codacons). Le Autorità ritengono, invece, che il coordinamento potrebbe essere affidato ad un tavolo da inquadrare nell’ambito della cooperazione interistituzionale, che interpreti, con le varie Autorità di Bacino (o comunque con i soggetti preposti alla pianificazione di Bacino) le specificità tecniche dei singoli piani, fornendo indicazioni su come tradurre le perimetrazioni e le norme di tutela dei Psai in disciplina d’uso del territorio, propedeutica alla riduzione del rischio.

 

In merito, infine, al istituzione di un Comitato Tecnico-Normativo per la quantificazione del livello di rischio complessivo (cioè proveniente da sorgenti diverse) presente in una certa area, l’Autorità di Bacino Regionale Sinistra Sele propone l’inserimento di un rappresentante delle Autorità di Bacino all’interno del Comitato, in quanto Ente preposto alla pianificazione specifica del settore.

Al riguardo, l’Ordine dei Geologi della Campania segnala che i criteri di quantificazione del rischio ambientale sono già definiti nel dettaglio nella letteratura scientifica di settore e nelle diverse linee guida Unesco, per cui propone di attribuire al Comitato anche, e soprattutto, i seguenti compiti:

- definire i criteri di individuazione e valutazione dei rischi e delle risorse geo-ambientali;

- effettuare un’indagine conoscitiva sulle competenze in materia ambientale della Regione Campania;

- redigere atti di indirizzo riguardo una razionale ripartizione delle suddette competenze.

Inoltre, lo stesso ordine di categoria suggerisce il coinvolgimento di un numero maggiore dei 4 esperti previsti nel comitato per l’analisi e la quantificazione del rischio: il solo campo geologico comprende, infatti, almeno 4 settori distinti (geologia applicata, idrogeologia, vulcanologia, sismologia). Infine, riguardo all’approvazione dell’elaborato prodotto dal Comitato, riportante i criteri di quantificazione del rischio ambientale, si propone l’applicazione del procedimento disciplinato dall’art. 15 della Lr 16/2004.

 

 

Il Primo quadro territoriale di riferimento: Le Reti

 

La rete delle interconnessioni e la pianificazione regionale dei trasporti

 

Le due direttrici di fondo che hanno caratterizzato il processo di pianificazione nel settore dei trasporti di cui alla proposta di Ptr sono:

- attuare un processo di pianificazione continua nel tempo attraverso azioni che superino la tradizionale separazione fra programmazioni di settore e tendano all’integrazione della componente trasportistica con le politiche territoriali di sviluppo;

- costruire un progetto di sistema che, partendo dai bisogni di mobilità dei passeggeri e delle merci, definisca un piano di servizi integrati di trasporto idoneo e quindi individui le eventuali nuove infrastrutture necessarie per l’attuazione del piano dei servizi.

Si riportano di seguito le principali osservazioni prodotte in sede di Conferenza di Pianificazione, con riferimento alla tematica in esame.

 

Comune di Amalfi

L’osservazione evidenzia che la proposta di Ptr, nell’affrontare il tema delle interconnessioni in riferimento alla Costiera Amalfitana, non prende in considerazione alcune proposte integrate, già presenti nelle previsioni del Piano Urbanistico Territoriale per l’area Sorrentino Amalfitana, quali la “tangenziale” di Amalfi ed i vettori meccanici di collegamento dell’area costiera con l’area montana.

L’Ente, pertanto, propone di:

- inserire in coda alla tabella 3.3.2 “Ulteriori opzioni di intervento sulla rete ferroviaria” (pag. 138/139) il seguente intervento: realizzazione di sistemi ettometrici di collegamento tra il nodo di interscambio di Chiorito in Amalfi e gli abitati di Pogerola di Amalfi – Agerola, Scala e Ravello, nonché un impianto a fune per il collegamento tra Punta San Lazzaro (Agerola) – Tovere di Amalfi e Conca dei Marini;

- inserire in coda alla tabella 3.3.3 “Principali interventi invarianti sulla rete stradale di interesse regionale” (pag. 140/141) il seguente intervento: realizzazione della variante alla SS 163, “tangenziale” prevista dal Put, che, collega la Valle dei Mulini di Amalfi, attraverso due tratti in galleria con la SS 163, ad oriente ed ad occidente dei tessuti storici di Amalfi e Atrani, unitamente ad un sistema integrato di parcheggi pubblici ed aree di sosta da realizzare in loc. Chiorito di Amalfi ed a corona dei centri storici interessati.

 

Figura 11 - Filiera olivicola-olearia (Ptr Campania, 2005)

 

Comune di Minori

L’ente propone di inserire nel Ptr, quale intervento migliorativo della viabilità compatibile con lo sviluppo urbanistico e tale da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, la realizzazione di un tunnel in località “Torre Paradiso-Mormorata” e di un tunnel in zona “Torre Mezzacapo”.

 

Comune di Cava de’ Tirreni

L’osservazione evidenzia la necessità che il sistema dei trasporti definito dalla proposta di Ptr debba essere integrato, con riferimento all’ambito territoriale in esame, prevedendo:

- il completamento della variante alla SS 18 attraverso il collegamento del realizzando sottovia veicolare con la nuova strada Asi;

- l’adeguamento del tratto autostradale che attraversa la città;

- la realizzazione della metropolitana leggera regionale.

 

Patto Territoriale per l’Occupazione dell’Agro Nocerino Sarnese

La società Patto Territoriale dell’Agro SpA, unitamente a tutti i Comuni ricadenti nell’ambito del Sts “Agro Nocerino Sarnese“, sottolinea la necessità di sostenere la realizzazione di un sistema integrato gomma/ferro di connessione al sistema della Metropolitana Regionale attraverso l’inserimento dei seguenti interventi di sistemazione della rete ferroviaria esistente tra le “Ulteriori opzioni d’intervento sulla rete ferroviaria” tab. 3.3.2:

- Sviluppo della metropolitana dell’Agro Nocerino Sarnese;

- Interramento della linea RFI nel tratto Nocera Superiore-Scafati;

- Raccordo ferroviario tra la Circumvesuviana Napoli/Sarno con la Rfi stazione di Nocera.

 

Il Comune di Pontecagnano Faiano propone di integrare quanto previsto nella tab. 3.3.2 (Ulteriori opzioni di intervento sulla rete ferroviaria; pagg. 138-139), quale sviluppo della Metropolitana di Salerno, il completamento della linea metropolitana fino a Battipaglia (Aeroporto di Pontecagnano – Battipaglia) migliorando la penetrazione di tale fondamentale infrastruttura trasportistica nella Piana del Sele. Ciò sarebbe giustificato dalla funzione strategica che dovrà rivestire la linea metropolitana di Salerno nel “trasferimento” di quote di mobilità dalla gomma al ferro.

L’Ente, inoltre, chiede:

- di riportare esplicitamente, nella tab. 3.3.3 (Principali interventi invarianti sulla rete stradale di interesse regionale; pagg. 140-141) lo svincolo in località Pagliarone sulla A3, con collegamento funzionale all’aeroporto ed alle altre infrastrutture stradali, quali la viabilità alternativa e parallela alla stessa SS 18 a nord dell’autostrada A3, la stessa SS 18, la SP Aversana e, di conseguenza, la tangenziale di Salerno;

- di inserire, nella proposta di Ptr, dopo la tabella di pagg. 140-141, un’ulteriore tabella del tipo opzioni di intervento sulla rete stradale, nella quale contemplare il collegamento diretto tra la strada Aversana, in corso di adeguamento e la tangenziale di Salerno, attraverso la previsione di uno specifico svincolo;

- di inserire, nella tabella 3.3.7 tra le pagg. 152-156, la previsione di un porto turistico lungo la fascia costiera del comune di Pontecagnano Faiano nell’ambito del sistema della portualità turistica e delle “vie del mare”.

 

Comunità Montana Alto e Medio Sele

L’Ente, in merito al miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni propone di:

- potenziare il sistema ferroviario, al fine di estendere la metropolitana regionale e di Salerno da Pontecagnano a Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Campagna, Contursi Terme, Buccino;

- potenziare il collegamento tra il corridoio n.1 e il corridoio n.8 attraverso l’Alta Valle del Sele ed il Tanagro (cosiddetto Asse Sele-Ofanto), mediante:

a) la realizzazione e/o l’ammodernamento delle seguenti infrastrutture stradali: Balvano – S. Gregorio Magno – Palomonte - Fondovalle Sele; Completamento superstrada da Lioni a Grottaminarda; Superstrada Contursi Terme – Capaccio – Agropoli; Potenziamento Basentana;

b) la realizzazione e/o l’ammodernamento delle seguenti infrastrutture ferroviarie: Potenziamento linea Battipaglia – Eboli – Potenza; Sicignano – Lagonegro; Contursi Terme – Rocchetta – Sant’Antonio;

- realizzare quali prime opere quelle di collegamento mare-monti (Acropoli-Capaccio-Contursi Terme e Contursi Terme Grottaminarda).

 

I Comuni della Valle dell’Irno

Le osservazioni prodotte individuano, come necessari per lo sviluppo dell’area, i seguenti interventi infrastrutturali:

- l’interscambio della linea AV/AC con la linea Rfi Salerno – Mercato S. Severino - Avellino con la trasformazione della stazione AV/AC già prevista all’interno del Polo Universitario di Fisciano da “stazione di testa” in “stazione passante” e la localizzazione di una nuova stazione di scambio localizzata tra Fisciano e Mercato S. Severino allo scopo di consentire il collegamento dell’AV/AC con Avellino (aggiornamento Ptr – tabella 3.3.1 a pag. 91).

- la realizzazione del collegamento ferroviario del Polo Integrato della Logistica di Mercato S. Severino con la linea Rfi Avellino-Mercato S.Severino-Salerno (aggiornamento Ptr - tabella 3.3.2 a pag. 91);

- la realizzazione di interventi di ammodernamento e di costruzione della terza corsia del tracciato autostradale Avellino-Salerno (aggiornamento Ptr - tabella 3.3.3 a pag. 93).

Si evidenzia, infine, la necessità di inserire, nell’ambito della Pianificazione regionale nel settore del trasporto merci e della logistica, il Polo Integrato della Logistica e della Ricerca Scientifica applicata alla logistica in corso di realizzazione a Mercato S. Severino.

 

Il Comune di Eboli propone di modificare e/o integrare il Ptr con le seguenti previsioni:

- l’inclusione del nodo di Eboli nello sviluppo della metropolitana di Salerno (tabella 3.3.2 – opzioni di intervento sulla rete ferroviaria);

- l’eliminazione, dai Lineamenti strategici di fondo individuati dal Ptr per la Piana del Sele, dell’opzione di prolungamento della tangenziale di Salerno fino ad cropoli, inserendo eventualmente interventi più mirati al riuso delle infrastrutture esistenti, potenziandole ed elevandone qualità, efficienza e sicurezza;

- l’inserimento nella tabella 3.3.3 degli interventi invarianti sulla rete stradale di interesse regionale la sistemazione dell’incrocio SS 18 – SP 30 in località S. Cecilia mediante rotatoria a raso (fondi Anas);

- l’integrazione delle previsioni di intervento sulla rete del trasporto merci e della logistica con l’inclusione di una opzione che riguardi il Polo Agroalimentare della Piana del Sele previsto dallo studio di fattibilità redatto dall’Ersac su incarico della Regione Campania quale piattaforma logistica per la distribuzione nazionale dedicata alle grandi produzioni di filiera locali;

- l’inserimento, nella Tabella 3.3.8 - Scenario di integrazione infrastrutturale e funzionale del sistema portuale della Campania, dell’intervento relativo alla sistemazione dell’approdo – darsena in corrispondenza della foce del Fiume Sele da attuare mediante procedura di project financing, art. 37 bis, legge 109/1994.

 

Figura 12 - Filiera zootecnica (Ptr Campania, 2005)

 

Il Comune di Serre propone di: by passare il diaframma del ponte di Sele; utilizzare come via d’accesso dal punto di vista turistico Foce Sele; completare la strada Fondovalle Calore; potenziare il sistema ferroviario Eboli-Serre (Persano-Campagna Pip finanziato-Area Industriale, Centrale fotovoltaica).

 

I Comuni di Capaccio, Corleto Monforte e Roccadaspide propongono le seguenti innovazioni e/o modifiche al Ptr (evidenziate in grassetto-corsivo):

- sviluppo del sistema ferroviario di tipo metropolitano della conurbazione salernitana: nuovo collegamento ferroviario a servizio del polo universitario di Fisciano da collegarsi sino ad ramola (Tab. 3.3.1 – Principali interventi invarianti sulla rete ferroviaria);

- sviluppo Metropolitana di Salerno: realizzazione della tratta Pontecagnano Aeroporto-Battipaglia-Agropoli (Tab. 3.3.2 – Ulteriori opzioni di intervento sulla rete ferroviaria);

- ammodernamento della SP Aversana sino a raggiungere ramola e declassamento della SS Litoranea da Salerno a Paestum (Tab. 3.3.3 Principali interventi invarianti sulla rete stradale di interesse regionale) o una modifica della SS 18 con un percorso tangenziale a Capaccio Scalo lungo l’attuale tratto ramola – area Pip – Capo di fiume – bivio di Mattine;

- individuazione, al punto 3.3.4. La pianificazione regionale nel settore del trasporto merci e della logistica, di un ulteriore centro merci a Capaccio quale terminal per la distribuzione a scala provinciale e regionale di prodotti agro-alimentari e dell’artigianato.

 

 

Unione dei Comuni “Alto Calore”7, Comunità Montana “Alto Calore”, Comunità Montana “Lambro e Mingardo”, Comunità Montana “Bussento”

Con riferimento al problema del miglioramento dell’accessibilità all’area del Cilento e Vallo di Diano, gli enti su richiamati, in maniera unitaria propongono l’integrazione del sistema infrastrutturale delle comunicazioni proposto con le seguenti previsioni:

- il completamento dell’aeroporto di Pontecagnano, della pista aeroportuale di Teggiano, della rete eliportuale prevista nel Prusst e nel Piano della Protezione Civile della Provincia di Salerno e dell’idrosuperficie del Golfo di Policastro;

- il ripristino della tratta ferroviaria Sicignano degli Alburni-Lagonegro che, attraversando in senso longitudinale il Vallo di Diano, consentendo l’ingresso ad est l’ingresso all’area del Parco attraverso la cosiddette “Metropolitana del Parco” che dalla stazione ferroviaria ex San Rufo penetri nella Valle del Calore per raggiungere Vallo della Lucania e la costa; con un anello a mezza costa 400-500 mt. per la valorizzazione delle aree interne;

- il completamento e potenziamento delle infrastrutture portuali esistenti (porti di Scario, Sapri e Policastro), attrezzando il sistema dei porti e degli approdi per la nautica da diporto, connessi alle linee di traghetti ed aliscafi e ai trasporti via terra, oltre ad un’idrosuperficie nel Golfo di Policastro;

- il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale all’Ambito. Asse di servizio parallelo alla Metropolitana del Parco (fibre ottiche - wi-max - reti energetiche - ecc.) ad alto valore aggiunto.

 

I Comuni di Aquara, Controne, Bellosgrado, Postiglione, Castelcivita, Corleto Manforte

I Comuni degli Alburni individuano come necessari per lo sviluppo del territorio i seguenti interventi infrastrutturali:

- potenziamento asse tirrenico, recupero del sistema ferroviario del Vallo di Diano;

- realizzazione di una nuova direttrice Capaccio-Atena Lucana: Fondovalle Calore;

- potenziamento dell’asse stradale SS 18 nel tratto Agropoli-Battipaglia, tale asse risulta strategico per il collegamento del Cilento con il sistema logistico provinciale;

- previsione di un sistema eliportuale che trovi tre nodi principali in Pontecagnano, Vallo della Lucania e Teggiano con una rete di scali nei paesi dell’entroterra (per trasporto turistico, merci e soccorso sanitario);

- previsione di uno scalo aeroportuale nel Vallo di Diano che si integri con lo scalo di Pontecagnano.

 

Il Comune di Vallo della Lucania propone quali invarianti infrastrutturali necessarie per lo sviluppo dell’area:

- il potenziamento della direttrice trasversale Vallo di Diano – Golfo di Policastro;

- il potenziamento del sistema infrastrutturale Battipaglia-Eboli-Capaccio-Agropoli;

- l’ammodernamento della SS 166 (Capaccio-Vallo di Diano) e della SS 488 (Vallo della Lucania–Eboli).

 

Comunità Montana Vallo di Diano

La Comunità, indicando l’area del Vallo di Diano come area di cerniera interregionale nell’ambito della quale assecondare la strategia di apertura della regione Campania verso sud e verso est, ritiene indispensabili i seguenti interventi infrastrutturali:

- sviluppo Metropolitana di Salerno: realizzazione della tratta Pontecagnano Aeroporto - Battipaglia - Polla - Sala Consilina anche con tecnologie ecocompatibili;

- ripristino ed adeguamento della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro anche con tecnologie ecocompatibili;

- individuazione, ripristino e/o adeguamento delle reti ferroviarie minori come “treno verde” di accesso alle aree naturali protette;

- consolidamento e potenziamento dello svincolo “Padula-Buonabitacolo”;

- completamento della esistente ex-strada SS 103 Val d’Agri nel tratto campano;

- collegamento del Vallo di Diano alla Fondo-Valle-Calore;

- realizzazione dell’Avio superficie di Teggiano.

 

Wwf - Legambiente Campania - Italia Nostra Onlus – Codacons

Si sostiene la necessità di una riformulazione del programma degli interventi infrastrutturali previsti dalla proposta di Ptr, specie delle opere viarie e portuali, spesso oggetto di finanziamenti e/o ripresi da programmi datati, e la necessità di incrementare l’infrastrutturazione telematica, al fine di contribuire a razionalizzare gli spostamenti delle utenze.

In merito della portualità si osserva che le infrastrutture esistenti, con semplici e non invasivi interventi di manutenzione e riqualificazione, possono già garantire le migliori prestazioni del sistema della portualità turistica regionale, integrandosi con l’esistente servizio stagionale del metro del mare, che necessita di una maggiore frequenza delle corse, senza creare ulteriori danni al già precario e fragile sistema ed ecosistema coste.

Per la portualità turistica, in particolare, si propone:

- definire caratteristiche, dimensioni e tipologie delle aree/servizi a terra legati alla portualità, al fine di evitare degenerazioni speculative;

- stralciare dal Ptr le opere previste dal progetto per la portualità turistica di cui alla Del. Gr 5490/2002;

- stralciare aspetti delle linee programmatiche per la portualità turistica ed in particolare, obiettivi quali:

a) creare alternativa nodale efficiente per la mobilità lungo la fascia costiera;

b) generare sviluppo turistico durevole attraverso il rilancio della nautica da diporto;

c) migliorare le condizioni strutturali per i settori produttivi legati alla portualità;

d) escludere la possibilità di nuove realizzazioni, adeguamenti in termini di ampliamento.

Si chiede, inoltre, la necessità dal Ptr una serie di nuove realizzazioni stradali.

Infine si propone di inserire, quali interventi invarianti sulla rete ferroviaria lo sviluppo: del sistema ferroviario di tipo metropolitano leggero del Cilento; del Sistema ferroviario di tipo metropolitano della conurbazione salernitana: tratta Salerno Centro-Arechi-Pontecagnano FS-Pontecagnano Aeroporto-Battipaglia e relative fermate.

 

Ance Salerno

L’Associazione dei costruttori salernitani propone il rafforzamento dell’asse di riequilibrio economico-territoriale Roma-Caserta-Salerno e della direttrice costiera Battipaglia-Agropoli-Cilento attraverso:

- la realizzazione di un collegamento autostradale A3-A30 previsto (con tracciato in galleria o in superficie) dal Piano di Coordinamento Provinciale adottato;

- la costruzione di una strada variante alla SS 18 (con sez. tipo B – doppia carreggiata) tra Pontecagnano-Faiano e Paestum come contemplato da uno specifico accordo tra Anas, Regione Campania e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (11.12.2003).

 

Figura 13 - Filiera ortofrutticola (Ptr Campania, 2005)

 

Cgil

L’organizzazione sindacale osserva che per contrastare lo spopolamento delle aree interne bisogna sostenere lo sviluppo e la crescita delle infrastrutture di vaste aree. In particolare propone:

- la riattivazione della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro;

- la costruzione della Fondo Valle Calore;

- la redazione da parte dell’Ente Parco di uno studio di fattibilità per la Metropolitana del Parco Nazionale del Cilento e Valle di Diano;

- la realizzazione della terza corsia per la bretella Mercato San Severino-Salerno;

- il prolungamento della Tangenziale di Salerno fino all’aeroporto;

- il potenziamento delle Vie del Mare che superino il termine angusto della stagione balneare, con particolare riferimento alla costa cilentana.

La Cgil, inoltre, affronta i temi dell’Aeroporto di Pontecagnano e del Porto Commerciale di Salerno. Per l’aeroporto si evidenzia la necessità di adeguare la pista e di bloccare la cementificazione delle aree d’interesse strategico, nonché di costruire lo svincolo di Pagliarone sulla Salerno–Reggio Calabria. In merito al porto, invece, si sostiene che lo stesso non può essere delocalizzato e che devono essere risolti alcuni problemi come la scarsa profondità dei fondali, il collegamento su ferro e le esigenze di maggiore spazio.

 

Assindustria Salerno

L’Associazione degli industriali salernitani sostiene la proposta relativa alla costruzione di una variante alla SS 18 (a doppia carreggiata) tra Pontecagnano-Faiano e Paestum, come definita da uno specifico accordo tra Anas, Regione Campania e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (11.12.2003).

L’Associazione, inoltre, osserva che la proposta di Ptr non tiene conto di progetti già approvati ed in corso di realizzazione come la Piattaforma Logistica di Mercato San Severino, che si pone anche come struttura a supporto e completamento dell’Interporto di Battipaglia. Alla realizzazione della Piattaforma sono associate opere di urbanizzazione di rilevanza sovracomunale, come la realizzazione di una strada di collegamento tra l’autostrada A30 e l’area della Piattaforma e di una strada di collegamento tra le provinciali “Camerelle” e “Nocerina”.

 

Ordine degli Ingegneri di Salerno

L’Ordine professionale sottolinea che la nostra regione deve congiungersi idealmente e fisicamente con la Basilicata e la Puglia lungo le nuove direttrici di traffico concorrendo alla creazione della più grande piattaforma logistica integrata del Mediterraneo. Pertanto è assolutamente necessario per la Provincia di Salerno il potenziamento di tutta la rete infrastrutturale su ferro, su gomma e del trasporto aereo. In dettaglio individuano come prioritari i seguenti interventi:

- Ferrovie - Realizzazione nuova stazione AC nel Comune di Pellezzano; Potenziamento del collegamento con Avellino.

- Strade - Realizzazione strada a scorrimento veloce Agropoli-Contursi-Grottaminarda-Termoli; Realizzazione della variante alla SS 18 tra Pontecagnano e Capaccio; Realizzazione della variante alla SS 18 nell’agro-nocerino.

- Porti - La specificazione del ruolo del Porto di Salerno e la delocalizzazione del porto commerciale-industriale nella piana del Sele.

 

Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Salerno

L’Ordine professionale osserva che nel Ptr viene proposto un “elenco” di opere e infrastrutture (alcune già in corso di realizzazione, altre programmate da anni) di grande impatto paesistico, per le quali, alla luce delle ultime normative, andrebbe attuata una valutazione preliminare sia sotto il profilo ambientale (Via, Vas) che urbanistico.

Inoltre, auspicano che la Regione armonizzi gli interventi a grande scala al fine di verificarne gli effetti che potrebbero produrre sia in ambito locale che su tutto il territorio regionale.

 

Collegio dei Geometri della Provincia di Salerno

I rappresentanti della Collegio dei Geometri osservano quanto segue:

- Per quanto riguarda la pianificazione regionale nel settore ferroviario evidenziano carenze all’interno degli scenari di previsione esposti sia nel testo che in apposita tabella riepilogativa. Il riferimento va alla Circumsalernitana (raddoppio binario, elettrificazione, interconnessione con AV/AC, nuovo tratto ferroviario del campus universitario di Salerno – Fisciano) al collegamento dell’alta velocità con Avellino ed alla Piattaforma Logistica integrata di Mercato S. Severino.

- Per quanto riguarda la pianificazione regionale nel settore stradale evidenziano la mancanza, nel novero dei principali interventi sulla rete regionale, della realizzazione delle terza corsia del raccordo SA/AV.

- Per quanto la pianificazione regionale nel settore del trasporto merci e della logistica sottolineano la mancanza totale di riferimenti al Polo della logistica di Mercato S. Severino e dei suoi probabili scenari di allargamento agli altri territori comunali della Valle dell’Irno. Il Polo della Logistica è nato da un Accordo di Programma sottoscritto dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno e dal Comune di Mercato S. Severino.

Alla luce di quanto sopra, si propone:

- l’introduzione, nell’ambito della Pianificazione regionale nel settore della Logistica, della Piattaforma Logistica integrata di Mercato S. Severino.

 l’integrazione dell’elenco degli scenari di previsione delle reti ferroviarie e stradali così come precedentemente evidenziati.

 

 

Il Secondo quadro territoriale di riferimento: gli Ambienti Insediativi

 

Rappresenta il Quadro in cui il Piano, in conformità a quanto previsto dall’art. 13, punto 3, lett. b), c) ed e), della Lr 16/2004, definisce:

- gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio, nel rispetto della vocazione agro-silvo-pastorale dello stesso;

- gli elementi costitutivi dell’armatura territoriale a scala regionale, con riferimento alle grandi linee di comunicazione viaria, ferroviaria e marittima, nonché ai nodi di interscambio modale per persone e merci, alle strutture aeroportuali e portuali, agli impianti e alle reti principali per l’energia e le telecomunicazioni;

- gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali.

La proposta di Piano individua nell’intera Regione 9 ambienti insediativi, i cui confini sono assunti i modo del tutto sfumato. Sui nove ambienti insediativi quattro (i nn. 2-3-4-5, ed in parte il n. 6) investono il territorio della Provincia di Salerno, in particolare:

ambiente insediativo 2) penisola sorrentino-amalfitana;

ambiente insediativo 3) agro sarnese-nocerino;

ambiente insediativo 4) area salernitana e la Piana del Sele;

ambiente insediativo 5) l’area del Cilento e del Vallo di Diano.

Di seguito vengono riportate, per ognuno dei richiamati ambienti insediativi la sintesi delle osservazioni presentate dagli Enti, Associazioni, Organizzazioni che hanno partecipato alla Conferenza di Pianificazione Provinciale.

 

 

Ambiente insediativo n. 2 - Penisola sorrentino-amalfitana

 

La Comunità Montana Penisola Amalfitana afferma la necessità di una nuova pianificazione paesaggistica per l’area, elaborata sulla base delle indicazioni di cui alla Carta Europea del Paesaggio ed al Codice Urbani, nell’ambito del quale potrebbero essere previsti:

- realizzazione e/o potenziamento di insediamenti produttivi rivolti alla delocalizzazione;

- recupero edilizio ed urbanistico degli insediamenti abusivi con contestuale restauro del paesaggio;

- politiche di valorizzazione e potenziamento colture tipiche, anche conferendo possibilità di intervento agli agricoltori;

- potenziare il sistema di viabilità trasversale;

- potenziare servizi ed attrezzature zone montane.

Si evidenzia, inoltre, la possibilità di integrare analisi e previsioni con lo “Statuto dei luoghi”, inteso non come apparato normativo, ma come forma di costituzione locale. Lo statuto dei luoghi vuole esprimere la capacità di un aggregato sociale complesso di darsi delle regola condivise, introducendo il concetto di “invarianti strutturali”, ossia quelle risorse territoriali che debbono sottostare a regole di trasformazione che permettano di preservare il loro valore e di accrescerlo.

 

Figura 14 - Filiera ortofrutticola e zootecnica (Ptr Campania, 2005)

 

Comune di Amalfi

L’osservazione evidenzia che la proposta di Ptr, nell’affrontare il tema delle interconnessioni in costiera, non prende in considerazione alcune proposte integrate, già presenti nelle previsioni del Piano Urbanistico Territoriale per l’area Sorrentino Amalfitana, quali la “tangenziale” di Amalfi ed i vettori meccanici di collegamento dell’area costiera con l’area montana. Al riguardo il Comune evidenzia che il programma infrastrutturale proposto (in merito si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni), recepisce le indicazioni del vigente Put, ed ha una indiscutibile valenza comprensoriale ed un forte carattere strategico tale da poter risolvere il problema della mobilità in parte della costiera amalfitana, con riferimento a molteplici componenti: il traffico veicolare di attraversamento; il problema della sosta; la connessione dei territori costieri con i territori più interni. L’obiettivo è quello di tutelare i territori costieri che, al momento, risultano essere oggetto di notevoli pressioni demografiche ed economiche, rilanciando, in una prospettiva di sviluppo sostenibile i territori più interni, al momento interessati da tendenziali fenomeni di marginalizzazione.

 

Comune di Cava de’ Tirreni

L’osservazione evidenzia la funzione strategica svolta dal territorio quale “cerniera inclusa” fra i tre ambienti insediativi n.° 2, 3 e 4, riconosciuta peraltro anche dalla proposta di Ptr. Il Put della Penisola sorrentino-amalfitana, del resto, ha attribuito con decisione al territorio cavese il ruolo di centro per servizi ed attrezzature funzionali al sistema costiero, non altrimenti localizzabili8. In virtù di questo ruolo, sono state programmate ed in parte realizzate aree di interscambio, aree sportive territoriali, e servizi sovracomunali. Il Comune evidenzia che il lungo e sofferto processo di adeguamento delle strumentazioni urbanistiche locali a questo quadro generale, ha portato alla creazione di un quadro organico di vincoli e linee strategiche; sulla base dei quali sono stati costruiti, nel tempo, programmi di intervento sul territorio, ad essi strettamente funzionali9.

Si evidenzia, ancora, la necessità che il sistema dei trasporti debba essere integrato con il completamento della variante alla SS 18 attraverso il collegamento del realizzando sottovia veicolare con la nuova strada Asi. Il completamento di questa arteria è fondamentale per assicurare il decongestionamento dell’unica arteria (SS 18) che attualmente collega Salerno con l’Agro nocerino-sarnese. In particolare si sottolinea che tale intervento non è compreso tra le proposte del quadro territoriale di riferimento n. 1 (Le Reti), e riveste particolare importanza per il decongestionamento di un territorio quotidianamente attraversato da centinaia di migliaia di persone e veicoli. Per ultimo è sottolineata l’esigenza della realizzazione della metropolitana leggera regionale e l’adeguamento del tratto autostradale che attraversa la città.

 

 

Ambiente insediativo n. 3 – Agro Nocerino-Sarnese

 

Patto Territoriale per l’Occupazione dell’Agro Nocerino Sarnese e tutti i Comuni dell’ambito

Preliminarmente si osserva che l’analisi effettuata dalla Regione e riportata nella proposta di Ptr non è aggiornata rispetto agli interventi ed alle attività in corso nel territorio. In particolare si evidenzia che da alcuni anni, con l’approvazione del Piano di Azione del Patto Territoriale per l’Occupazione, il tema della riqualificazione urbana e sociale è stato assunto quale elemento fondamentale di politiche indirizzate verso la crescita e lo sviluppo dell’Agro Nocerino Sarnese. Sono stati avviati, dunque, ad opera degli enti locali e degli altri strumenti presenti nel territorio, interventi di recupero e valorizzazione dei centri storici, con programmi integrati di riqualificazione urbanistico-ambientale, nonché un sistema integrato d’interventi sociali a sostegno delle comunità locali. Tale azione di riqualificazione prosegue anche con la messa in campo di progetti finalizzati alla valorizzazione del sistema dei beni culturali ed ambientali, a sostegno non tanto dei sistemi di sviluppo turistico, quanto essenzialmente al recupero delle identità locali e più in generale al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Sul territorio, inoltre, sono state realizzate o sono in corso di realizzazione e/o progettazione le aree industriali comprensoriali, con l’obiettivo di riordinare, riqualificare e sviluppare il tessuto produttivo attraverso la realizzazione di apposite aree comprensoriali (Area industriale comprensoriale in località “Fosso Imperatore”, Pip comprensoriale di Taurana, Pip comunale del Comune di Sarno, Pip comunale del Comune di Scafati).

Pertanto le osservazioni propongono le seguenti modifiche alla proposta di Ptr, nella parte del secondo quadro territoriale riferita all’ambito di competenza (le modifiche sono evidenziate in grassetto-corsivo):

- nella descrizione sintetica dei problemi si propone di eliminare: i piani per gli insediamenti produttivi più recenti, adottati con procedure accelerate (art. 28 legge 219/1981), sono stati collocati indiscriminatamente e diffusamente sul territorio;

- nei lineamenti strategici di fondo si propone di introdurre tra le principali realizzazioni in corso per il rilancio dello sviluppo socio-economico del territorio il recupero dei centri storici, nonché di introdurre tra le priorità la riqualificazione del sistema urbano anche attraverso la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, anche con la realizzazione di azioni di riqualificazione del sistema urbano anche attraverso la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali;

- nella descrizione dell’assetto tendenziale si propone di evidenziare la problematica della riduzione degli spazi per l’agricoltura, e non già del totale abbandono dell’agricoltura.

In conclusione, le osservazioni prodotte, sottolineano la necessità di sostenere la realizzazione di un sistema integrato gomma/ferro di connessione al sistema della Metropolitana Regionale (in merito si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni) il cui obiettivo è quello di ottimizzare l’utilizzo delle linee di trasporto, esistenti ed in programmazione, prevedendo, contestualmente, azioni di ripristino ambientale, al fine di mitigare l’impatto che tali infrastrutture hanno sul territorio.

 

 

Ambiente insediativo n. 4 – Salernitano-Piana del Sele

 

Comunità Montana Alto e Medio Sele

L’osservazione propone l’individuazione di due distinti “ambienti insediativi”: l’area urbana di Salerno e l’area “Sistema Sele” che comprende i Comuni ricadenti nel bacino del fiume Sele (Acerno, Olevano sul Tusciano, Montecorvino Rovella, Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Serre, Campagna, Contursi Terme, Oliveto Citra, Colliano, Valva, Laviano, Santomenna, Castelnuovo di Conza, Caggiano, Auletta, Salvitelle, Ricigliano, Romagnano al Monte, San Gregorio Magno, Buccino, Palomonte, Albanella, Altavilla Silentina, Capaccio, Giungano).

In merito, poi, al miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni.

 

Comune di Pontecagnano Faiano

L’osservazione evidenzia il ruolo svolto dal territorio comunale quale interfaccia tra l’area urbana di Salerno, i comuni Picentini e la piana del Sele, e manifesta la necessità di dotare il territorio di una maglia viaria di gerarchia superiore per migliorare l’accessibilità agli ambiti territoriali suddetti, alle importanti infrastrutture puntuali, principalmente aeroporto e porto, oltre che agli insediamenti produttivi esistenti o già programmati, nonché di completare la linea metropolitana di Salerno fino a Battipaglia.

 

La Valle dell’Irno

I comuni della Valle dell’Irno (Baronissi, Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Mercato San Severino, Pellezzano) evidenziano quanto segue:

- il carattere di cerniera e di snodo di Mercato S. Severino quale comune di “frontiera” tra la Valle dell’Irno, l’Alto Sarno ed il territorio di Calvanico, parte integrante del Parco regionale dei Monti Picentini di cui fa parte. Si propone, pertanto, di considerare compiutamente le peculiarità e le specificità del Sistema Territoriale di Sviluppo “Valle dell’Irno”, da inquadrare quale situazione territoriale “di frontiera” e, come tale, da dotare di apposita programmazione in grado di valorizzarne il ruolo di cerniera tra i due Ambienti Insediativi n. 3 e n. 4;

- la totale mancanza di riferimenti alla residenzialità universitaria, nell’affrontare le tematiche dell’ambiente insediativo;

- la Valle dell’Irno si può considerare come elemento territoriale di congiunzione tra i territori interni e quelli costieri di Salerno, sia per la presenza di importanti strutture di collegamento (nodi autostradali del raccordo Salerno/Avellino, dell’autostrada A30 Caserta/Roma, linea ferroviaria Avellino/Salerno e Avellino/Napoli) sia per la localizzazione, nell’ultimo ventennio, di importanti funzioni metropolitane (prima fra tutte l’Università degli Studi di Salerno costituita dai Poli Universitari di Baronissi e di Fisciano). L’intero comprensorio della Valle dell’Irno e dell’Alto Sarno si è di fatto trasformato assumendo nuove caratteristiche economiche e sociali soprattutto incentrate su attività di supporto alla città capoluogo e particolarmente rivolte ad iniziative economiche del settore terziario (servizi, commercio, distribuzione, ecc.);

- per le proposte relative agli interventi infrastrutturali necessari per lo sviluppo dell’area si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni.

 

Figura 15 - Campi territoriali complessi (Ptr Campania, 2005)

 

I Monti Picentini

Il Parco Regionale dei Monti Picentini fa osservare che la posizione geografica dei Monti Picentini, collocati a ridosso del golfo di Salerno e della Costiera Amalfitana, rende questo territorio ottimale per lo sviluppo di iniziative turistiche in simbiosi con quelle che attualmente già interessano le zone costiere della Campania.

In tal senso vanno potenziate le infrastrutture di collegamento con particolare riferimento a quelle che agevolano il collegamento sistema montuoso-mare. A tal riguardo, si dovranno assicurare adeguate infrastrutture affinché questa area interna venga inserita nei percorsi turistici campani non quale alternativa alla fascia costiera ma quale integrazione della stessa. La vivibilità e la fruibilità del parco non può essere legata solo ad un’accessibilità attraverso i mezzi tradizionali: occorre ripensare, ad esempio al rilancio della ferrovia Avellino-Rocchetta S. Antonio ed al rilancio degli antichi tratturi della transumanza. La citata linea ferroviaria, che supera lo spartiacque appenninico tra Mar Tirreno e quello Adriatico e mette in comunicazione le valli dei fiumi Calore e Sabato con quella dell’Ofanto, può rappresentare un importante mezzo di accesso e di visita al territorio del Parco.

 

La Piana del Sele

Il Comune di Eboli propone di valutare la possibilità di modificare, fra gli elementi essenziali di visioning preferita indicati per la Piana del Sele, il punto che riguarda la riqualificazione e il riordino insediativo della fascia costiera (si veda il punto n. 8 della visione guida di cui alla proposta di Ptr). In particolare ritiene più opportuno consentire una diversificazione delle attività produttive per lo sviluppo turistico e di supporto a queste ultime, invece di incentivare e limitare i nuovi insediamenti alle sole strutture ricettive attrezzate anche per attività congressuali. L’Ente, inoltre, propone di eliminare la previsione del Ptr relativa alla verifica dell’opportunità di un prolungamento della Tangenziale di Salerno fino ad Agropoli, quale arteria alternativa all’attuale e congestionata variante alla SS 18 nel tratto Battipaglia-Paestum (si veda il punto n. 3 dei Lineamenti strategici di fondo di cui alla proposta di Ptr).

I Comuni di Capaccio e di Roccadaspide, propongono una serie di nuove azioni da inserire tra quelle previste dal Ptr per la “Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali” e per la “Riqualificazione della costa”.

In particolare per la “Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali” propongono:

- l’istituzione delle Comunità di Sistema Territoriale da configurare, a partire dalle Comunità montane Alburni e Calore Salernitano, con la definizione di una Città sistema o città rete (unione tra comuni da considerare quale unità minima di intervento urbano e territoriale da raccordare alla attività di “Comunità di Sistema”) attraverso una crescita omogenea delle infrastrutture, dell’urbanizzato e della rete della mobilità;

- il recupero ed il potenziamento dei settori dell’artigianato e della piccola industria, attraverso la quantificazione dimensionale per le aree Pip e soprattutto tramite la distribuzione di “aree attrezzate per le attività artigianali e della piccola industria”, da concepire come veri e propri “Borghi artigianali, dei mestieri e della piccola industria” caratterizzati da adeguate dimensioni, forme, materiali e sistemi costruttivi compatibili con la tutela e valorizzazione del paesaggio (rappresentativi della cultura, dei sistemi di produzione tradizionali legati alla storia ed alla memoria dei luoghi). La creazione di questi “Borghi” deve avvenire attraverso l’individuazione di Comparti in cui disciplinare l’uso dei suoli e prevedere un’attività edilizia mediante i “Piani Planovolumetrici” ai quali assegnare valore di Piani Urbanistici Attuativi regolati da forme di perequazione urbanistica appropriate;

- il miglioramento dell’accesso alle aree interne mediante il recupero ed il potenziamento dell’attuale rete di SS e SP prevedendo la realizzazione di “punti sosta” e “punti panoramici” a sostegno non solo delle attività agricole ed artigianali ma di nuovi flussi del turismo culturale ed ambientale attraverso il miglioramento dei tratti stradali, la riduzione dei tempi di percorrenza e la creazione di vere e proprie “strade-Parco tematiche” dal punto di vista sia delle informazioni e descrizione dei luoghi che dei percorsi (come nel caso, ad esempio, del Cilento).

Per la “Riqualificazione della costa” propongono:

- la promozione di azioni comuni di sostegno economico con le aree interne marginali anche attraverso l’incremento di strutture ed infrastrutture di interesse comune per la promozione e lo sviluppo nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio e del turismo mare-monti;

- l’incremento delle infrastrutture di sostegno allo sviluppo economico e sociale relativamente alla mobilità di carattere sovracomunale ed a quella di collegamento con le aree interne attraverso la creazione di “percorsi di penetrazione”, la creazione di strutture al fine di evitare il “disagio abitativo” potenziando i servizi ed avviando la realizzazione di architetture sociali nell’ambito di una strategia di “promozione globale”.

Gli stessi Comuni propongono, infine, modifiche/integrazioni alle visioni guida proposte per l’ambiente insediativi in esame, ed in particolare:

- … incentivare la tendenza in atto, soprattutto nell’area di Capaccio-Paestum, a dotarsi di strutture ricettive ben attrezzate anche per attività congressuali e strutture del terziario (centri di marketing e sviluppo attività produttive) e delle attività sociali (musei, teatri, centro fieristico e per le attività culturali) a servizio dei Sts posti a confine;

- riqualificazione del litorale e dell’area pinetata con la programmazione di infrastrutture a sostegno del turismo balneare e la realizzazione di un Porto-canale turistico alla foce del fiume “Solofrone” con la previsione di opere a protezione, pontili e banchine interne per l’attracco di imbarcazioni piccole e medie alle quali garantire il rimessaggio durante il periodo invernale con evidenti ritorni in termini di costi-benefici e occupazionali;

- riqualificazione dei “luoghi della memoria” e dei corsi d’acqua attraverso la creazione di un Parco urbano-territoriale dei siti archeologici, di un “Parco fluviale urbano-territoriale del Sele-Calore salernitano”.

 

 

Ambiente insediativo n. 5 – Cilento e Vallo di Diano

 

I Comuni di Capaccio e di Roccadaspide

Le osservazioni presentate propongono modifiche (evidenziate in corsivo) dei Lineamenti strategici di fondo individuati dalla proposta di Ptr per l’ambiente insediativo n. 5, ed in particolare, con riferimento al miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile, nonché di sviluppo e migliore fruizione di attività connesse, quali:

- il turismo, si propone il recupero dei vani e delle architetture di pregio dei Centri storici come dei fabbricati rurali antichi;

- l’agricoltura, si propone di promuovere la creazione di “Borghi rurali” al fine di:

un minor consumo del suolo;

evitare una frammentazione delle colture agricole e dell’attività edilizia;

creare opportunità di integrazione del reddito agricolo anche disponendo un uso dei borghi rurali ai fini dell’accoglienza e dell’ospitalità turistica;

- l’artigianato, si propone di promuovere la creazione di “Borghi artigianali, dei mestieri e della piccola industria” al fine di:

incentivare e rafforzare il recupero della cultura e tradizioni locali;

incentivare e rafforzare occasioni per avvicinare i giovani ad attività di recupero dei mestieri anche attraverso la formazione ed il praticantato;

- con riferimento al tema del miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni.

 

L’Unione dei Comuni “Alto Calore”10 e La Comunità Montana “Alto Calore”

I documenti prodotti individuano tre principali aspetti problematici, in relazione ai quali si formulano osservazioni e considerazioni:

- il raccordo del Ptr alla programmazione dei fondi comunitari 2007-2013;

- l’incessante e continuo “spopolamento” delle aree interne;

- l’accessibilità sostenibile.

In particolare sui temi relativi allo spopolamento, si intende costruire un percorso dirompente, innovativo e “aperto”, con obiettivi ed azioni chiare e definite nei loro iter progettuali e attuativi (sburocratizzazione normativa, perequazione territoriale, strumenti di incentivo alla localizzazione di imprese sostenibili), integrati negli indirizzi regionali di programmazione dei fondi 2007-2013 e che devono trovare ricadute attuative nel Ptr. Ci si riferisce in particolare agli indirizzi:

- “La “ricerca” abita in Campania”

- “La Campania amica di chi fa impresa”.

In questa direzione le osservazioni intendono declinare, quale indirizzo che riveste un valore strategico da rafforzare, lo sviluppo del settore “industriale”:

- attuazione di un regime di defiscalizzazione e decontribuzione per l’insediamento di “industrie” sostenibili che sviluppano produzioni innovative ispirata dalla “bellezza” dei luoghi di produzione, da finanziare con la Carbon Tax;

- decentramento e sviluppo di Centri di Competenze e di Eccellenza per le produzioni innovative nei settori industriali;

- poli attrattivi per la ricerca, studio, innovazione e creatività sui temi della biodiversità, del paesaggio e dei valori culturali mediterranei (Magna Grecia);

- recupero delle identità storiche culturali ed ambientali e delle risorse umane a partire dal rientro degli “Emigranti” quali portatori di una cultura innovativa ed aperta ai cambiamenti.

Alla luce di quanto sopra, le osservazioni propongono di prevedere la possibilità di attuazione di programmi di pianificazione urbanistica e di interventi edilizi attraverso l’individuazione di Comparti finalizzati alla creazione di “Borghi rurali” e “Borghi artigianali, dei mestieri e della piccola industria sostenibile” in aree attrezzate per le attività legate alla produzione di beni, per attività di recupero dei mestieri e della piccola industria attraverso lo strumento della “perequazione” da individuarsi in sede di elaborazione dei Puc, da valere come vero e proprio Piano urbanistico Attuativo (Pua).

La fase di attuazione dei Borghi potrà sicuramente essere supportata da futuri provvedimenti specifici di sostegno da comprendere nel “Programma di sviluppo strategico” per il periodo 2007-2013, da disposizioni legislative nazionali (come, ad esempio, la legge 24.12.2003, n. 378, per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale), dall’intervento di capitali privati attraverso accordi basati su meccanismi e forme procedurali riconosciute valide.

Con riferimento al tema del miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area, si veda il paragrafo precedente relativo al primo Qtr - la rete delle interconnessioni.

Si propone, ancora:

- il sostegno e sviluppo delle buone pratiche di pianificazione unitaria promosse dalle Unioni dei Comuni in sede di definizione delle linee strategiche di programmazione dei fondi 2007-2013;

- il superamento dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, attraverso apposita pianificazione e/o l’ampliamento dei perimetri urbani nonché il controllo regolamentato delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera da definirsi in sede di Ptcp;

- sviluppo del sistema dei “Borghi rurali” e “Borghi artigianali, dei mestieri e della piccola industria sostenibile” in aree attrezzate per le attività legate alla produzione di beni, per attività di recupero dei mestieri e della piccola industria sostenibile.

 

Comunità Montana “Lambro e Mingardo”

Il documento prodotto individua alcuni principali aspetti problematici, in relazione ai quali si formulano osservazioni e considerazioni:

- il raccordo del Ptr alla programmazione dei fondi comunitari 2007-2013;

- l’incessante e continuo “spopolamento” delle aree interne;

- l’accessibilità sostenibile;

- la criticità della fascia costiera in riferimento alla quale propone l’inserimento di un nuovo Ctc.

Sui primi tre punti si rimanda a quanto già fatto osservare dagli Enti rappresentanti la zona dell’Alto Calore.

In merito al quarto punto la Comunità Montana fa rilevare che la criticità della fascia costiera è ampiamente motivata nella proposta di Ptr in particolare nella descrizione degli Assetti insediativi dell’Ambito 5 Cilento e Vallo di Diano. Tali considerazioni evidenziano la necessità di un intervento a regia regionale che sappia cogliere insieme alle realtà locali (i comuni della costa) il quadro di problematicità descritto in un quadro di prospettive ed interventi mirati al miglioramento ambientale e paesaggistico.

Considerato che la costa allo stato rappresenta l’unica economia reale per uno sviluppo autocentrato e sostenibile del territorio e che queste problematiche incidono in maniera significativa sull’unica realtà della Regione Campania che detiene una risorsa da salvaguardare e tutelare alla stregua delle aree definite “campi territoriali complessi” per rilevanza della concentrazione dei tanti fattori di rischio indicati dallo stesso Ptr, i Sindaci propongono che la costa del territorio rientri nel quadro dei “campi territoriali complessi” Ctc per lo sviluppo di un modello innovativo, concentrato e concertato di gestione sostenibile di una fascia costiera ad alto valore aggiunto.

 

Comunità Montana “Bussento”

I documenti prodotti individuano tre principali aspetti problematici, in relazione ai quali si formulano osservazioni e considerazioni:

- il raccordo del Ptr alla programmazione dei fondi comunitari 2007-2013;

- l’incessante e continuo “spopolamento” delle aree interne;

- l’accessibilità sostenibile.

- la criticità della fascia costiera;

- la problematica degli usi civici;

- piano integrato fiume Bussento.

Per i primi quattro punti che interessano il quadro territoriale relativo agli Ambienti Insediativi si rimanda a quanto riportato precedentemente.

 

I Comuni degli Alburni (Aquara, Controne, Bellosgrado, Postiglione, Castelcivita, Corleto, Manforte) pongono l’attenzione sulla crisi economica e sullo spopolamento della Valle del Calore e dei Monti Alburni, e formulano proposte integrative per far fronte alle problematiche evidenziate:

- migliore accessibilità stradale: con il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale dell’ambito, sia verso l’autostrada e sia verso il litorale;

- la riconsiderazione della zona collinare come area funzionale alla pianura ed al litorale, complementare sia ai fini residenziali e sia ai fini turistici, attraverso una nuova visione urbanistica e territoriale che, ad integrazione del recupero funzionale e possibile del patrimonio edilizio esistente, vada anche a prevedere delle architetture residenziali, sociali (Peep), produttive e ricettive a basso impatto ambientale ed a basso costo, anche attraverso incentivi, sulla base di una pianificazione urbanistica non più riferita al solo andamento demografico ma anche ad indicatori di sviluppo economico programmato del turismo ambientale, dell’agricoltura biologica e dell’artigianato, secondo un modello innovativo ecocompatibile, che a fronte anche d mirati interventi infrastrutturali, vada a tracciare direttrici di sviluppo percorribili, in grado realmente non solo di frenare l’esodo ma addirittura di attrarre popolazione e risorse economiche.

Il Comune di Vallo della Lucania rivendica un ruolo centrale per tutta l’area di riferimento (centralità di servizi di livello superiori) ed evidenzia un isolamento dell’area stessa dalla grande rete infrastrutturale e quindi dai nodi dello sviluppo economico.

 

Comunità Montana Vallo di Diano

Il documento presentato inquadra e descrive il territorio dettagliatamente, anche con riferimento alle sue potenzialità ed alle tendenze in atto; da tale descrizione ne derivano indicazioni di modifica a tutti e 5 i Qtr, in particolare rispetto al Qtr 2 la strategia trova articolazione:

- nello sviluppo di azioni strategiche comuni alla Campania come “regione aperta”;

- nel definire interventi territorialmente coerenti rispetto all’esigenza di spostare più a sud la prospettiva di decongestionamento delle attività produttive della Piana del Sele, dove sono evidenti i problemi di compatibilità dell’uso agricolo del suolo;

- nel dare concretezza, sotto il profilo infrastrutturale, al ruolo di cerniera territoriale svolto storicamente dall’area nei confronti delle realtà territoriali campane e lucane.

Per quanto riguarda invece i temi relativi allo spopolamento, si intende costruire un percorso dirompente, innovativo e “aperto”, con obiettivi ed azioni chiare e definite nei loro iter progettuali e attuativi (sburocratizzazione normativa, perequazione territoriale, strumenti di incentivo alla localizzazione di imprese sostenibili, strumenti di incentivazione della casa – politica della casa, equità fiscale – politica dei prezzi, produzione di alloggi bio-eco-compatibili architetturalmente da offrirsi ai “nuovi” residenti, una volta attuata la politica di “mobilità” descritta innanzi), anch’essi integrati negli indirizzi regionali di programmazione dei fondi 2007-2013 e che devono trovare ricadute attuative nel Ptr. Ci si riferisce in particolare ad alcune specifiche scelte strategiche contenute nel “Rapporto preparatorio per l’elaborazione del Documento strategico regionale preliminare per la politica di coesione 2007-13 – Documento di premessa”:

1. Qualità degli alimenti è qualità della vita e dello sviluppo;

2. La “ricerca” abita in Campania;

3. La Campania amica di chi fa impresa.

Si evidenzia, quindi, che le tematiche trattate si legano direttamente a tre fondamentali problematiche fortemente integrate e d’interesse del Ptr:

- la perequazione territoriale (indirizzata da norme nazionali ed internazionali);

- le quote verdi (carbon tax);    

- i servizi al cittadino e al territorio (e-gov, e-dem).

 

Inoltre vengono proposti i seguenti ulteriori Lineamenti strategici di fondo:

1. Riordino dell’offerta di spazi per attività produttive nell’intera area del Cilento e del Vallo di Diano, finalizzato a:

- dare risposta alla domanda di insediamento di nuove iniziative produttive e di servizio con particolare riferimento a quelle con caratteristiche di innovazione nel campo delle tecnologie ecocompatibili nei settori dell’edilizia, dell’energia e dei rifiuti;

- sostenere processi di riqualificazione ecocompatibile delle attività produttive esistenti;

- permettere la delocalizzazione di attività produttive incompatibili con gli insediamenti residenziali;

- riqualificare le aree produttive e di servizio poste lungo la viabilità extraurbana.

2. Attuazione di un regime di defiscalizzazione e decontribuzione per l’insediamento di industrie sostenibili e che sviluppano innovazione ispirata dalla “bellezza” dei luoghi, da finanziare con la Carbon Tax;

3. Sviluppo di centri di competenze e di eccellenza per la manutenzione del territorio e dell’ambiente;

4. Rete dei servizi al cittadino e al territorio (Presidi Ambientali Permanenti) decentrando servizi e professionalità regionali di origine locale anche come presidi istituzionali e sociali (Regione Amica);

5. Poli attrattivi per la ricerca, studio, innovazione & creatività sui temi della biodiversità, del paesaggio e dei valori culturali;

6. Recupero delle identità storiche culturali ed ambientali e delle risorse umane a partire dal rientro degli “Emigranti” quali portatori di una cultura innovativa ed aperta ai Cambiamenti.

Ancora vengono proposti i seguenti ulteriori elementi di Visione guida:

- il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera, fatte salve le esigenze delle aziende e degli operatori agricoli in relazione alle esigenze di gestione aziendale e di conduzione del fondo ed in relazione alle dimensioni e alle strutture medie delle aziende presenti sul territorio con l’utilizzo di tecniche ecocompatibili;

- costruzione di una nuova immagine turistica, mediante una diversa impostazione tecnico-urbanistica, la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera e delle aree contermini e di accesso al Grande Attrattore Culturale Certosa di Padula, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale e ambientale, la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra.

 

 

Orientamenti conclusivi

 

Nell’ambito del Secondo Quadro Territoriale di Riferimento la proposta di Ptr fornisce anche indirizzi ed orientamenti per quanto concerne:

- “i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio”;

- “gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali”.

In riferimento a tali tematiche alcune associazioni hanno presentato specifiche osservazioni di cui si riporta di seguito la sintesi.

 

Wwf - Legambiente Campania - Italia Nostra Onlus – Codacons

Evidenziano la necessità di definire modalità oggettive atte a quantificare la capacità portante sostenibile, il carico insediativo ammissibile (di ambiti insediativi quali città, aree costiere, ecc.), tenendo conto anche della componente non stanziale ed evitando, conseguentemente, la realizzazione di interventi che incrementino l’entità dei flussi e permanenze, portando al collassamento degli ambiti saturi.

Sottolineano inoltre che la grande distribuzione commerciale è collocata in modo totalmente casuale ed avulso dai contesti ambientali, e comunque in modo tale da costituire fattore di forte compromissione dei nuclei storici, degli abitati in generale, con evidenti alterazioni degli esistenti assetti viari (forniscono indirizzi in materia, sottolineando la necessità di valutare la sostenibilità delle scelte).

 

Confesercenti Provinciale di Salerno

Affronta la problematica della distribuzione commerciale in Campania anche alla luce della: Valutazione dell’“Ipotesi di Obiettivi di Presenza e di Sviluppo della Grande Distribuzione per il biennio 2005-2006” e del Disegno di Legge di “Disciplina in materia di distribuzione commerciale”.

Contesta le previsioni di tali documenti in quanto risulterebbero in contrasto con le indicazioni contenute nella proposta di Ptr, ritenendo che le stesse renderebbero tutti i territori disponibili all’insediamento di Grandi Strutture di Vendita che, oltre a compromettere irreversibilmente il territorio e l’economia locale, vanificherebbero molti degli obiettivi stabiliti dal Ptr stesso.

Le osservazioni sono accompagnate da accurate analisi e riflessioni a seguito delle quali si propone di sostituire/integrare gli “Indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali” contenuti nel 2° Qtr con una “Nuova politica urbanistica della distribuzione commerciale nella Città”:

- riconoscere che il commercio, gli Esercizi di Vicinato, è una funzione insita nella dominante urbana sia per la capacità di offrire un servizio alla cittadinanza residente ed ai visitatori occasionali che per le forti relazioni interpersonali che contribuisce a costruire. Attestare, quindi, il commercio, le merceologie frequentemente richieste dell’utenza, nel tessuto urbano come elemento decisivo di riammagliamento del centro con le periferie delle città;

- prevedere l’inclusione della definizione di Centro Commerciale Naturale come fulcro della nuova programmazione: “Il Centro Commerciale Naturale è un’aggregazione di negozi commerciali, attività artigianali, servizi turistici che nasce nella Città, connotata dallo specifico vissuto storico e dalle caratteristiche distintive socio-culturali locali che generano senso di appartenenza e ricerca ed identità territoriale, fino a costituire una rete che, agendo come soggetto di un’unica offerta integrata, tende a favorire la crescita della domanda e ad accrescere la fidelizzazione dei consumatori.

Il Centro Commerciale Naturale è sostenuto dalla definizione di un progetto di promozione commerciale e turistico, da una società di gestione che ne attua la programmazione, secondo regole predefinite, tra le imprese che vi partecipano, e soprattutto, da una gestione coordinata del territorio (Town Centre Management) che veda la partecipazione delle Istituzioni pubbliche e degli attori privati”;

- sostenere e sviluppare la costituzione dei Centri Commerciali Naturali come elementi promotori delle politiche di riqualificazione urbana;

- rimodulare la dimensione tipologica delle Grandi Strutture di Vendita, delle Medie Strutture di Vendita, degli Esercizi di Vicinato Speciali per le merci ingombranti in funzione dei contesti urbani con esclusione delle aree di alto pregio ambientale con dominante naturalistica, rurale e culturale;

- promuovere la realizzazione delle strutture commerciali secondo i principi della progettazione integrata e della pianificazione urbanistica;

- prevedere la localizzazione di Grandi Strutture di Vendita, per merceologie altamente specializzate, in aree appositamente destinate nei Prg e confermate nei SIAD e, comunque, tenendo conto del contesto commerciale e produttivo circostante;

- programmare la realizzazione di Medie Strutture di Vendita, alimentari e non, secondo dimensioni tipologiche ridotte, lungo strade interne al centro urbano per rivitalizzare assi stradali o riqualificare aree degradate assolvendo alla funzione di attrattori delle costituende gallerie commerciali a cielo aperto;

- favorire la localizzazione, in aree dimesse od edifici abbandonati contigui al centro urbano, degli Esercizi di Vicinato Speciali per le merci ingombranti;

- includere gli Accordi di Programma negli obiettivi di pianificazione territoriale e di programmazione generale e settoriale;

- articolare una nuova politica urbanistica delle “Città” intese come il fulcro della pianificazione territoriale e della programmazione regionale dello sviluppo allo scopo di promuovere un reale sviluppo policentrico ed equilibrato del territorio capace di valorizzare le diversità identitarie. In tal senso occorre predisporre e realizzare un importante piano delle infrastrutture urbane per migliorare l’accessibilità, l’accoglienza e la sicurezza.

 

Assindustria Salerno

L’Associazione degli industriali osserva che il Ptr non individua alcun indirizzo strategico sulla localizzazione di nuove aree industriali e relativi livelli di infrastrutturazione, né sull’opportunità e promozione di gestioni innovative di aree industriali in partnership pubblico-privata.

Inoltre evidenzia che il Ptr è carente anche per quanto attiene il problema delle aree dismesse per cui non vi è né una conoscenza approfondita né l’individuazione di indirizzi/linee guida per il riuso delle stesse.

 

 

Il Terzo quadro territoriale di riferimento: i Sistemi Territoriali di Sviluppo

 

Nell’ambito della Conferenza di Pianificazione Provinciale le tematiche afferenti i Sistemi Territoriali di Sviluppo hanno assunto un ruolo centrale, catalizzando l’attenzione e le riflessioni di tutti i partecipanti ed, in particolare, degli Enti Locali.

Come già evidenziato in premessa, la Provincia di Salerno ha deciso di articolare la discussione sulla proposta di Ptr assumendo quale parametro di riferimento territoriale quello degli ambienti insediativi, descritti nel secondo Qtr del Piano regionale. La scelta è stata motivata dalla necessità di assumere ambiti di riferimento d’area vasta, propri della scala provinciale, al fine di raccogliere riflessioni, suggerimenti, indicazioni utili ai fini della elaborazione/adeguamento del redigendo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

Allo stesso tempo, la scelta è stata determinata dalla necessità di rendere più libera, meno predefinita e vincolante, la riflessione sulla natura e sulle funzioni dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, consentendo agli Enti Locali ed ai rappresentanti delle associazioni, organizzazioni, enti, di sviluppare prime considerazioni sui processi di governance, di immaginare e suggerire indirizzi e strategie proprie dell’area vasta, e conseguentemente, di condividere la definizione di ambiti ottimali per lo sviluppo locale e le relative priorità strategiche. Tale impostazione si è resa necessaria alla luce delle scelte metodologiche, elaborate dai redattori del Ptr: ci si riferisce, in particolare, alla definizione/perimetrazione di ambiti di sviluppo locale di dimensione intermedia (tra l’area vasta e la scala comunale); alla caratterizzazione dei Sts mediante l’attribuzione di una dominante; alla definizione di priorità (pesi), attribuiti e/o da attribuire ai diversi indirizzi strategici definiti dal piano stesso che, spesso, non possono essere riferiti alla sola dimensione locale, richiedendo il coordinamento delle strategie, degli obiettivi e delle azioni ad una scala di area vasta.

La necessità di un confronto preventivo sui processi da articolare alle diverse scale, al fine di coordinare e mettere a coerenza le azioni locali deriva, altresì, dalla mancanza di un riferimento certo e condiviso a scala provinciale in ragione dell’attuale fase di adeguamento del Ptcp adottato dal Consiglio Provinciale nel 2001: il Piano Territoriale necessita, infatti, di un attento lavoro di revisione e aggiornamento dei contenuti alle funzioni ed ai compiti attribuiti al Piano provinciale dalla legge regionale sul governo del territorio (Lr 16/2004), nonché del sistema delle conoscenze, con inevitabili ripercussioni sulle scelte, le strategie e gli obiettivi del redigendo nuovo strumento.

Nel condividere il tentativo del pianificatore regionale di razionalizzare i diversi processi connessi alla promozione di azioni locali, da orientare in una prospettiva di sviluppo sostenibile, si evidenzia, tuttavia, che la definizione di ambiti di programmazione e, conseguentemente, di un documento strategico per lo sviluppo locale, quale precisazione ed articolazione degli indirizzi strategici e dei pesi loro attribuiti, e soprattutto, quale declinazione di indirizzi, obiettivi ed azioni per il loro perseguimento, è attività complessa, risultato di un intenso lavoro di condivisione e concertazione, da definire nell’ambito di una strategia generale d’area vasta, che non può esaurirsi nell’ambito dei tempi ristretti previsti della Conferenza di Pianificazione, ma che dovrà essere demandato/sviluppato nel corso delle Conferenze Territoriali per lo Sviluppo Sostenibile, di cui alla stessa proposta di Ptr.

Tuttavia, in adesione a quanto stabilito con la deliberazione di Gr 1674/2005, si cercherà di seguito, di coordinare ed integrare le risultanze della Conferenza, con riferimento alla tematica dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, “… anche attraverso la compilazione della <<matrice delle strategie>> …” assumendo, tuttavia, queste risultanze quale punto di partenza da sviluppare, precisare, articolare, modificare, successivamente, mediante la convocazione dei tavoli locali, nonché alla luce del lavoro di adeguamento del Ptcp.

La trattazione di quanto è emerso dalle osservazioni presentate in sede di Conferenza di Pianificazione relativamente al 3° Qtr sarà sviluppata per punti, a partire dal alcuni temi problematici emergenti che troveranno lo spazio necessario di approfondimento nei lavori della “Conferenza Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile”, che la Provincia convocherà per ciascun Sts, al fine di coordinare rapporti e relazioni tra la pianificazione d’area vasta (Ptcp) e la Programmazione per lo sviluppo locale.

 

 

I) I temi emergenti

 

A) Il Comune di Cava dei Tirreni, nel corso della Conferenza di Pianificazione, ha evidenziato, quale principale aspetto problematico, il non riconoscimento del proprio territorio nell’ambito del sistema territoriale di sviluppo D5 “Sistema Urbano di Salerno”, sottolineando viceversa il ruolo complesso, atipico, autonomo di Cava dei Tirreni quale “cerniera” tra ambiti territoriali diversi: la costiera Amalfitana; l’Agro Nocerino Sarnese; l’area urbana di Salerno. Con le osservazioni dall’Ente presentate si chiede il riconoscimento di tale funzione mediante la ricollocazione del territorio comunale in un Sts “dedicato” a tali realtà “cerniera” o, in subordine, l’aggregazione del territorio cavese all’Sts F7 “Penisola Amalfitana”, riconoscendo in tale ambito maggiori affinità, pur dovendo proporre la modifica di molti dei pesi attribuiti agli indirizzi strategici per tale sistema. Nonostante questa istanza, nell’ambito della discussione tenutasi in Conferenza, così come nei pochi documenti depositati e ratificati dagli Enti della Costiera, non si rileva alcun segnale di assenso circa l’annessione di Cava al Sistema “Amalfitano”. Al contrario, i soggetti del territorio amalfitano che hanno partecipato ai lavori della Conferenza, e/o che hanno presentato osservazioni, sembrano condividere la perimetrazione proposta dal Ptr per il Sts F7.

Occorre, altresì, evidenziare che la matrice strategica proposta dal Comune di Cava dei Tirreni per il proprio territorio, in variante a quella proposta per la penisola Amalfitana, vede l’attribuzione di pesi ed indici che non appaiono del tutto coerenti con le caratteristiche dell’ambito costiero, mentre viene posto l’accento sulla definizione di priorità da perseguire attraverso alcuni degli indirizzi strategici che rivestono un ruolo assolutamente marginale per la penisola Amalfitana.

Alla luce di quanto sopra evidenziato e, considerando che allo stato attuale il Comune di Cava dei Tirreni non è dotato di rappresentanza politica, si riporterà pedissequamente l’istanza del Comune di Cava, rinviando la soluzione della collocazione e del ruolo del territorio de quo nell’ambito dei Sts alla “Conferenza Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile”.

B) Altra questione che richiede futuri approfondimenti riguarda l’istanza presentata dal Presidente del Parco Regionale dei Monti Lattari circa l’unificazione, in un unico ambito locale per lo sviluppo sostenibile, del Sts F4 “Penisola Sorrentina” con il Sts F7 “Penisola Amalfitana”; nonché circa la qualificazione dell’intero ambito, così come ridefinito, quale Campo Territoriale Complesso. Tale istanza trova la sua giustificazione nella necessità di omogeneizzare ed integrare l’attività di pianificazione e di programmazione di un territorio di ineguagliabile pregio culturale, paesaggistico ed ambientale e, conseguentemente, coordinare le azioni dei diversi Enti che operano sul territorio, ed in particolare del Piano per il Parco Regionale dei Monti Lattari, che dovrà interessare, in maniera unitaria, i due ambiti su richiamati, nonché i Piani Territoriali di Coordinamento delle Province di Salerno e Napoli, che dovranno sostituire il Piano Urbanistico Territoriale per l’area Sorrentino Amalfitana (Lr 35/1987).

C) Con riferimento al Sts C5 “Agro Nocerino Sarnese”, occorre evidenziare che tutti i comuni dell’ambito, con il coordinamento del soggetto gestore del Patto Territoriale per l’Occupazione dell’Agro Nocerino Sarnese, si sono fatti portatori di una visione unitaria con la quale, pur condividendo la perimetrazione proposta nella proposta di Ptr, si fornisce una diversa interpretazione del proprio territorio, con due conseguenze rilevanti: la modifica della dominante attribuita e l’inserimento nel piano di un nuovo Campo Territoriale Complesso dedicato al territorio dell’agro.

D) Per quel che riguarda, invece, la perimetrazione del Sts F8 “Piana del Sele”. La proposta di Ptr definisce tale ambito composto dai comuni di Battipaglia, Eboli e Serre. Tuttavia, fin dall’avvio della discussione, i comuni di Pontecagnano-Faiano (originariamente inserito nel Sts D5 “Area Urbana di Salerno”) e Bellizzi (originariamente inserito nel Sts A7 “Monti Picentini Terminio”) hanno manifestato la volontà che il proprio territorio fosse riconosciuto nell’ambito della “Piana del Sele”. In particolare il Comune di Pontecagnano ha confermato tale richiesta anche in sede di ratifica delle osservazioni presentate, nonostante la circostanza per cui i comuni dell’Sts A7 “Monti Picentini Terminio”, nel riconoscere più adeguato l’inserimento di Bellizzi nella “Piana del Sele”, avessero manifestato l’esigenza di includere nel proprio ambito il comune di Pontecagnano Faiano, al fine di definire un ambito di sviluppo strettamente connesso con le infrastrutture programmate per il territorio costiero (aeroporto e porto turistico). Inoltre, va sottolineato che il Comune di Capaccio, originariamente favorevole ad una più complessiva ridefinizione del Sts di appartenenza sia in termini di perimetrazione che in termini di attribuzione della dominante, in sede di ratifica delle osservazioni, con il deliberato di Consiglio Comunale, ha manifestato inequivocabilmente la volontà del territorio di riconoscersi nel Sts F8 “Piana del Sele”.

In conclusione, dalle osservazioni prodotte, emerge la volontà dei territori coinvolti di ri-definire il Sts F8 “Piana del Sele” come costituito dai comuni di Pontecagnano Faiano, Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Serre, Capaccio, in coerenza con la perimetrazione del P.I. “Piana del Sele”, così confermando la volontà di dare un seguito alla “idea forza”, agli obiettivi, alle strategie ed alle azioni definite dallo stesso Pi: “Riqualificazione ambientale e valorizzazione turistica della fascia costiera litoranea e dei principali sistemi ambientali dell’entroterra. Favorire uno sviluppo delle attività turistiche e dei servizi complementari compatibili con le qualità ambientali presenti, puntando sulla creazione di un Polo del Turismo Sportivo e del Benessere”.

E) In conseguenza di quanto in precedenza illustrato, appare evidente che la perimetrazione del Sts A7 “Monti Picentini Terminio” rimane sostanzialmente immutata, a meno del comune di Bellizzi, ed attesa la diversa scelta strategica operata dal Comune di Pontecagnano Faiano. Con riferimento a tale ambito territoriale, al di là della richiesta di modifica della dominante attribuita, questione ricorrente per quasi tutti i Sts e su cui si ritornerà in sede specifica, e dell’istanza del territorio di attribuire in questa fase alle “perimetrazioni” una cogenza del tutto sfumata rinviando al Ptcp la definizione puntuale degli ambiti di programmazione, si ritiene importante segnalare la volontà espressa di dare un seguito all’idea forza, agli obiettivi, alle strategie ed alle azioni definite dal Progetto Integrato “Agro e Monti Picentini”: “Promozione e sviluppo del turismo culturale e di accoglienza, con particolare riguardo al cinema e alla multimedialità, ai fini del rafforzamento competitivo globale della notorietà e dell’attrattiva del territorio”.

In conclusione si ritiene anche utile segnalare, in questa sede, la proposta avanzata dal Parco Regionale dei Monti Picentini di suddividere il territorio di pertinenza per ambiti di bacini idrici.

F) Con riferimento alla scelta operata dal Comune di Capaccio di rientrare nel Sts F8, appare del tutto evidente che il significato attribuito dalla proposta di Ptr al Sts F6 “Magna Grecia” perde gran parte dei suoi contenuti e richiederebbe una revisione delle scelte operate per i comuni di Albanella, Altavilla Salentina, Giungano, Roccadaspide, Trentinara. Sarebbe ipotizzabile, probabilmente, l’aggregazione/redistribuzione dei diversi comuni in ambiti contigui, con cui condividere strategie di sviluppo coerenti.

G) Per quel che riguarda, invece, il Sts C4 “Valle dell’Irno” le osservazioni presentate dai Comuni dell’ambito, sostanzialmente unitarie e condivise, tendono a confermare la perimetrazione proposta per il Sts, coincidente con la perimetrazione del Pi Valle dell’Irno, nonché la volontà, esplicitamente espressa in tutti i documenti, di dare un seguito all’idea forza, agli obiettivi, alle strategie ed alle azioni definite nel progetto integrato: “Valorizzazione del rapporto tra territorio, tessuto produttivo e Università che viene individuata come soggetto attrattore, in grado di stimolare le azioni di promozione e sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, la diffusione dei centri di ricerca e la promozione del sistema di accoglienza sul territorio”. La valorizzazione delle potenzialità del tessuto produttivo e il rafforzamento della capacità competitiva dello stesso, in uno con l’integrazione dell’Università e la qualificazione del territorio, esplicitano il percorso di sviluppo economico delle comunità locali che sollecitano la definizione di stretti rapporti di interazione con l’area urbana di Salerno, la definizione di strategie comuni, condivise ed integrate, anche mediante l’eventuale aggregazione del Sts di competenza con l’area del comune capoluogo, al fine di definire un ambito unitario a dominante “urbano-industriale”.

H) Il Sts D5 “Area Urbana di Salerno”, costituito nella proposta di Ptr dai comuni di Cava dei Tirreni, Pontecagnano Faiano e Salerno, a seguito delle istanze in precedenza illustrate, risulta al momento coincidente con il solo territorio del comune capoluogo. Si ritiene che tale circostanza non sia fonte di particolari problematiche, potendo individuare la città capoluogo quale nodo e polo di eccellenza territoriale, capace di assumere un ruolo propulsore dello sviluppo anche per i territori di riferimento. E tuttavia non può non essere ricordata, in questa sede, l’istanza di coordinamento/aggregazione avanzata dai Comuni della Valle dell’Irno, alla luce del ruolo svolto dall’Università di Salerno e dei processi insediativi che negli ultimi anni hanno portato a configurare l’asse Salerno-Valle dell’Irno quale insieme (sistema) urbano. Né possono essere trascurate le relazioni tra Salerno e la fascia costiera meridionale, anche in considerazione della condivisione di tematiche rientranti in un unico Ctc; così come le strette relazioni della città capoluogo con l’area dei Picentini.

I) Per quanto attiene il Sts B2 Antica Volcej, la spontanea attività di concertazione e coordinamento svolta da gran parte dei Comuni e dalle Comunità Montane ha prodotto un documento unitario con il quale si evidenzia la necessità di promuovere strategie di area vasta per l’ambiente Piana del Sele-Sistema Sele Tanagro; si propongono modifiche sostanziali alla dominante ed ai pesi attribuiti agli indirizzi strategici; si propone la modificazione della perimetrazione del Sts, mediante l’inclusione dei comuni di Caposele, Calabritto e Senerchia, ricadenti nella Provincia di Avellino, ma di fato integrati al territorio “Antica Volcej-Sistema Sele”. Tale proposta tuttavia, per quanto è dato conoscere, è proposta unilaterale, non concertata con la Provincia di Avellino ed i Comuni interessati, che pertanto richiede successivi approfondimenti e la definizione di intese interprovinciali, anche nell’ambito dell’intesa interistituzionale per la costruzione dell’asse “Sele-Ofantino”, e per il perseguimento dell’obiettivo strategico di connessione dei Corridoi transeuropei I ed VIII.

L) Con riferimento ai Sts A1, A2, A3, A4, A5, A6, ed alle problematiche riferite alla loro perimetrazione, si evidenzia che mentre i Comuni e le Comunità Montane che hanno partecipato alla Conferenza di Pianificazione condividono sostanzialmente le perimetrazioni proposte, di diverso avviso sono la Comunità del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, l’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed il Sistema Cilento Scpa (soggetto responsabile del Patto Territoriale del Cilento), che sostengono la necessità dell’unificazione di tutti gli Sts ricadenti nel perimetro del Parco del Cilento.

M) Ancora, circa le perimetrazioni dei sistemi territoriali di sviluppo, si segnala l’istanza unitaria di Wwf, Legambiente, Italia Nostra Onlus e Codacons, con la quale si propone che i Comuni ricadenti con il loro territorio o anche solo in parte in Parchi, Riserve, Sic, Zps, Zone Umide di Importanza Internazionale, dovranno essere inserite in un unico Sistema Territoriale di Sviluppo con dominante naturalistica, rurale e culturale.

 

Figura 16 - Livelli di urbanizzazione (Ptr Campania, 2005)

 

 

II) In merito alle dominanti territoriali

 

La proposta di Ptr classifica i Sts in funzione di 6 diverse dominanti territoriali, definite in relazione alle caratteristiche ed alle vocazioni dei territori: naturalistica; rurale-culturale; rurale-industriale; urbana; urbano-industriale; paesistico-culturale. Gran parte delle osservazioni presentate contestano la dominante attribuita: in taluni casi si ritiene di dover proporre una dominante diversa tra quelle proposte dal Ptr stesso; in altri, si propone di attribuire allo stesso territorio più dominanti; in altri, infine, i soggetti non riconoscendosi in nessuna delle dominanti proposte, ne introducono di nuove. In generale si è registrata la difficoltà di autoriconoscimento dei territori nelle dominanti proposte, ritenute eccessivamente sintetiche e pertanto non descrittive delle effettive vocazioni e caratteristiche del territorio stesso.

 

 

III) In merito agli indirizzi strategici

 

Nell’ambito delle osservazioni presentare è emersa la necessità di integrare gli indirizzi strategici di cui alla proposta di Ptr, ed in particolare di inserire i seguenti indirizzi:

- C.7 – Rischio derivante dall’uso di prodotti chimici in agricoltura ritenuti dannosi per l’uomo (proposta dei Comuni di Capaccio, Roccadaspide, Monteforte Cilento, CM “Alto Calore Salernitano” ed Unione Comuni Alto Calore Salernitano);

- C.8 – Rischio ambientale derivante dalla cattiva architettura (proposta dei Comuni di Capaccio, Roccadaspide, Monteforte Cilento, CM “Alto Calore Salernitano” ed Unione Comuni Alto Calore Salernitano);

- C7 – Rischio depauperamento ed inquinamento risorse idriche (proposta Ordine Geologi Campania) – tutela quali–quantitativa delle acque superficiali e sotterranee (proposta Aut. Di Bacino Regionale Sx Sele, Interregionale, del Sarno);

- C8 – Rischio desertificazione (proposta Aut. Di Bacino Regionale Sx Sele, ed Interregionale);

- C9 – Rischio da erosione costiera (proposta Aut. Di Bacino Regionale Sx Sele e del Sarno);

- Difesa dal rischio idrogeologico connessa all’uso del suolo agricolo e al riequilibrio territoriale (proposta Aut. Di Bacino del Sarno);

- Problema energetico (proposta Wwf, Legambiente, Italia Nostra Onlus, Codacons);

- E1a – Attività produttive per lo sviluppo artigianale, dei mestieri e della piccola industria (proposta dei Comuni di Capaccio, Roccadaspide, CM “Alto Calore Salernitano” ed Unione Comuni Alto Calore Salernitano);

- Salvaguardia del territorio e degli spazi rurali, difesa suolo e multifunzionalità dell’agricoltura (proposta Coldiretti).

 

 

IV) In merito alla matrice strategica

 

Tutti i soggetti partecipanti alla Conferenza di Pianificazione, che hanno inteso trattare la tematica relativa ai Sistemi Territoriali di Sviluppo, hanno apportato modifiche e/o correzioni alla matrice delle strategie inerente il proprio territorio e, conseguentemente, ai pesi attribuiti ai diversi indirizzi strategici. Tali proposte, del resto, non risultano sempre omogenee e condivise tra i diversi componenti dello stesso Sts. Nel tentare di elaborare una proposta di sintesi e, conseguentemente, di ri-comporre la matrice delle strategie, si cercherà di rendere coerenti le diverse proposte avanzate per ciascun Sts, evidenziando tutte quelle pervenute ma, allo stesso tempo, tentando una mediazione/sintesi lì dove risultano proposte unitarie, nel rispetto delle priorità che ciascun ambito ha inteso riconoscere per il proprio territorio.

Considerato, infine, che nell’attribuzione dei pesi, molti Comuni non hanno tenuto in giusta considerazione i criteri utilizzati nella redazione della proposta di Ptr, si cercherà di interpretare l’istanza del territorio utilizzando i criteri definiti dai redattori del piano regionale: tale circostanza risulta particolarmente ricorrente con riferimento agli indirizzi strategici A1 e A2 (interconnessione: Accessibilità attuale – Programmi), per i quali molte osservazioni propongono l’attribuzione del peso più elevato (4), ritenendo che tale indirizzo debba assumere valore e portata di scelta prioritaria, non tenendo conto che i criteri definiti dalla proposta di Ptr consentono per tali indirizzi al massimo l’attribuzione di un peso “forte” (3).

 

 

Il Quarto quadro territoriale di riferimento: i Campi Territoriali Complessi

 

Il Quarto Quadro Territoriale di Riferimento propone il tema/individuazione dei Campi Territoriali Complessi quali “punti caldi”, ambiti prioritari di intervento interessati dalla convergenza ed interazione di processi di infrastrutturazione funzionale ed ambientale così intensivi da rendere necessario il governo delle loro ricadute sul territorio regionale, anche in termini di raccordo tra i vari livelli di pianificazione territoriale. Il quarto quadro risponde, di fatto, a quanto enunciato alla lettera f), del comma 3, art. 13 della Lr 16/2004 lì dove, tra i contenuti del Piano Territoriale Regionale, si fa esplicito riferimento alla definizione “degli indirizzi ed i criteri strategici per la pianificazione di aree interessate da intensa trasformazione o da elevato livello di rischio”.

La proposta di piano individua 10 aree del territorio regionale che, in ragione della “complessità” della problematiche interagenti, richiedono un’attenzione maggiore con le conseguenti indicazioni tecnico-operative esplicitate nel piano.

Concentrare l’attenzione su alcuni “punti caldi” inevitabilmente pone interrogativi sulla validità delle scelte fatte e, dalla analisi delle osservazioni pervenute, si può evidenziare che la maggior parte di quanti si sono espressi in merito al Quarto Quadro lo hanno fatto per candidare il proprio territorio a divenire Ctc, ritenendo che l’individuazione di un Campo Territoriale Complesso costituisca una opportunità per i territori interessati, configurandosi quale terreno privilegiato di attenzione, in cui concentrare risorse finanziarie e politiche di intervento.

È questo, ad esempio, il caso dell’istanza che proviene da parte del territorio costiero imentano (Comunità Montana Lambro e Mingardo, Comunità Montana Bussento e relativi comuni ricompresi nei perimetri dei due enti) che pone l’accento sulla “criticità della fascia costiera”, con riferimento ad una serie di problematiche11, in risposta alle quali sarebbe necessario favorire:

- il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera;

- il miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile;

- la costruzione di una nuova immagine turistica, mediante una diversa impostazione tecnico-urbanistica;

- la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio;

- l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale;

- la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra.

Per poter dare risposta a queste necessità il territorio delle due Comunità si candida ad essere interessato da un Ctc, richiedendo: un intervento a regia regionale che sappia cogliere insieme alle realtà locali (i comuni della costa) il quadro di problematicità descritto in un quadro di prospettive ed interventi mirati al miglioramento ambientale e paesaggistico. Considerato che la costa allo stato rappresenta l’unica economia reale per uno sviluppo autocentrato e sostenibile del territorio e che queste problematiche incidono in maniera significativa sull’unica realtà della Regione Campania che detiene una risorsa da salvaguardare e tutelare alla stregua delle aree definite “campi territoriali complessi” per rilevanza della concentrazione dei tanti fattori di rischio indicati dallo stesso Ptr, i Sindaci propongono che la costa del nostro territorio rientri nel quadro dei “campi territoriali complessi” Ctc per lo sviluppo di un modello innovativo, concentrato e concertato di gestione sostenibile di una fascia costiera ad alto valore aggiunto.

Altri soggetti, candidando il proprio territorio a Ctc hanno voluto, invece, evidenziarne la peculiarità del ruolo svolto, in una visione strategica ed interagente tra sistemi territoriali limitrofi: è questo il caso del Comune di Pellezzano che individua la Valle dell’Irno quale Campo Territoriale Complesso, segnalando la necessità e l’opportunità di “leggere” compiutamente la complessità della Valle dell’Irno quale area di “frontiera” – che pone e vive questioni di “frontiera” – il cui governo e la cui soluzione richiederebbero anche un orientamento più strutturato del Ptr verso forme di pianificazione e di programmazione di livello intercomprensoriale.

 

Ma ancora più significata e forte è la proposta che proviene dai comuni del Vallo di Diano, ricadenti nel Sts B1 che, coordinati dalla Comunità Montana, propongono l’individuazione del Vallo di Diano come ambito prioritario di intervento in considerazione della necessità di integrazione tra gli interventi proposti nei vari quadri territoriali di riferimento, finalizzati a sostenere il ruolo dell’area come “area cerniera interregionale” in una strategia di apertura verso sud (Corridoio n. 1) e verso est (Corridoio n. 8) del territorio regionale campano. È pur vero che tale possibilità viene avanzata nella prospettiva che il Ptr individui ulteriori “ambiti prioritari di intervento” caratterizzati da un minore tasso di criticità, su cui far confluire azioni di compensazione e raccordo rispetto ai primi ed azioni specifiche rispetto ad esigenze espresse dagli ambiti medesimi, ma resta di fatto la richiesta di una maggiore attenzione alla complessità della propria area, complessità declinata come intreccio di elementi quali: il paesaggio, con le sue caratteristiche ambientali ed i complessi equilibri eco-sistemici, e le diverse caratteristiche geomorfologiche, orografiche e di uso del suolo; il sistema insediativo, inteso come forma dell’urbanizzazione e dell’ambiente costruito nella sua articolazione di tessuti di antico impianto, aree consolidate di espansione ed aree a bassa densità insediativa; il sistema produttivo inteso come sistema degli insediamenti della produzione nei diversi settori (industria artigianato, commercio, turismo anche termale, servizi), interpretato in stretta relazione con il sistema delle infrastrutture e della mobilità regionale, ed anche con le politiche e gli indirizzi di sviluppo socio-economico i cui effetti richiedono una gestione che deve essere demandata ad una pianificazione integrata e intersettoriale.

 

Un altro aspetto significato emerge nelle osservazioni che propongono il Ctc quale risposta alle problematiche connesse a territori “particolari”, in cui interagiscono strumenti di “governo e promozione” del territorio diversi, e molteplici attori. È questo ad esempio il caso del Parco Regionale dei Monti Lattari che propone di estendere l’ambito del Ctc individuato per la Costa Sorrentina all’area della Costa Amalfitana, sostanzialmente per cercare di quadrare spinosi problemi di governance territoriale che potrebbero trovare soluzioni diverse, ad esempio nel perseguimento delle indispensabili intese tra i diversi soggetti coinvolti nei processi di pianificazione e programmazione: non si ritiene, nel merito, che l’ampliamento del perimetro del Ctc possa rappresentare una risposta efficace alle problematiche in campo, considerate le criticità della costa stabiese-sorrentina, del tutto diverse da quelle della vicina costa amalfitana12. Si ritiene tuttavia auspicabile, come precisato peraltro anche dal documento presentato dalla Comunità Montana Penisola Amalfitana in sede di Conferenza di Pianificazione, la definizione di intese e di forme di coordinamento nell’attività che dovrà essere condotta dalle Province di Salerno e di Napoli nella elaborazione dei rispettivi Ptcp con valenza di piano paesaggistico, anche al fine di uniformare criteri e metodologie di revisione/sostituzione della Lr 35/1987, nonché nella definizione degli assetti e delle strategie di sviluppo alla scala d’area vasta, così come nella elaborazione del Piano del Parco Regionale dei Monti Lattari. Tale impostazione metodologica è del resto sancita dall’art. 18, comma 8, e dall’art. 20, comma 1, della Lr 16/2004. Si ritiene, altresì, che in tale attività di concertazione interistituzionale occorrerà attivare il coinvolgimento delle popolazioni locali, in coerenza con quanto stabilito dagli artt. 5 e 6 della Convenzione Europea sul Paesaggio.

 

Sicuramente fondata, si giudica invece, l’istanza che proviene dai 13 Comuni dell’agro sarnese-nocerino, che coordinati dal Patto dell’Agro Spa13, candidano il proprio territorio a Ctc in ragione delle problematiche connesse a:

- rischio ambientale: inquinamento diffuso, rischio idrogeologico, rischio Vesuvio;

- interventi di disinquinamento e valorizzazione ambientale: Commissariato di Governo per l’Emergenza Socio-Economico-Ambientale del Bacino del Sarno, Parco Regionale del Sarno;

- mobilità: raddoppio SS 268 del Vesuvio, alternativa SS 18 dell’Agro Nocerino Sarnese, Alta velocità/ Alta capacità Napoli/Battipaglia.

La proposta di candidare l’area dell’agro sarnese-nocerino a Ctc è sostenuta anche dalle associazioni espressioni del mondo ambientalista (Italia Nostra, Wwf e Legambiente) e della tutela dei diritti dei consumatori (Codacons) che in osservazioni congiunte affermano: “Gli indirizzi strategici per la pianificazione di aree interessate da intensa trasformazione e da elevato livello di rischio … sono perfettamente calzanti con l’indirizzo degli ambienti insediativi scelti per l’agro noverino-sarnese per cui la scelta conseguente è quella di campi territoriali complessi”.

 

Un ultimo elemento di riflessione proviene dalle osservazioni di due Autorità di Bacino che si soffermano sulla problematica “rischio”, coerentemente con quanto richiamato alla lettera f) del co. 3 dell’art. 13 della Lr 16/2004. In particolare l’Autorità di Bacino del Sarno richiama l’attenzione sulla opportunità di individuare nel Bacino del Sarno un ulteriore Campo Complesso per l’area cerniera costituita dall’asta fluviale – dal suo “Corridoio” – e caratterizzata da una sovrapposizione di rischi, problematiche, elementi di valore, nonché di soggetti istituzionali variamente preposti alla pianificazione, alla tutela ambientale, alla risoluzione delle emergenze. Mentre l’Autorità di Bacino Sinistra Sele osserva che “bisogna prendere in debita considerazione le criticità territoriali dipendenti dal rischio idrogeologico (frane-alluvione), da erosione costiera, di desertificazione e da quello causato dalla non corretta tutela quali-quantitativa delle acque”, per andare ad individuare altre aree del territorio regionale che sollecitano una maggiore attenzione nella programmazione e pianificazione di azioni consequenziali.

 

In conclusione si ritiene utile evidenziare alcune considerazioni relative all’unico Ctc individuato nel territorio della Provincia di Salerno (Ctc n. 6 Costa salernitana), richiamando le osservazioni presentate dai comuni di Eboli, Capaccio e Roccadaspide e dall’Unione Industriali della Provincia di Salerno.

In primo luogo, il Comune di Eboli, pur condividendo l’inserimento del proprio territorio in un Ctc, e pur riconoscendo l’importanza della tutela del paesaggio, valuta oltremodo ingiustificata la scelta di includere alcuni territori nell’elenco dei paesaggi di alto valore ambientale e culturale ai quali applicare obbligatoriamente gli obiettivi di qualità paesistica. In quest’ottica la individuazione della costa salernitana nel Ctc omonimo può avere come sostanziale effetto quello di riservare all’autorità regionale l’attività pianificatoria su non ben precisate parti del territorio dei comuni costieri, in un’ottica di limitazione e vincolo, a danno dell’attività turistica che rappresenta una sostanziale e vitale opportunità di sviluppo e di ricchezza per l’area. Questo aspetto appare oltremodo ingerente nella potestà pianificatoria dei comuni, soprattutto se si considera che i Ctc sono ambiti territoriali aperti, dunque non precisamente individuati e individuabili. Pare più opportuno, a tal proposito, considerare la concreta strategia alla base del già costituito Distretto turistico che, nel garantire la tutela del territorio e del paesaggio limitrofo alla fascia costiera, ne consente lo sfruttamento produttivo in maniera differenziata più accorta verso le zone costiere e meno vincolata man mano che ci si addentra verso la piana. Pare, infine, più ragionevole riservare alla Regione, anche negli ambiti CTC, la funzione di concordamento di strategie di sviluppo, definita nelle linee di pianificazione paesistica, demandando alla Provincia, quale ente delegato, un’azione più incisiva nel controllo degli interventi puntuali e settoriali lasciando ai comuni la libertà di scelta pianificatoria del proprio territorio.

A tale proposito si propone di valutare la possibilità di modificare fra gli elementi essenziali di visioning preferita, indicati per il Sts F8 – Piana del Sele, il punto che riguarda la riqualificazione e il riordino insediativo della fascia costiera. In particolare si ritiene più opportuno, già in questa fase, consentire una diversificazione delle attività produttive per lo sviluppo turistico e di supporto a queste ultime, invece di incentivare e limitare i nuovi insediamenti alle sole strutture ricettive attrezzate anche per attività congressuali.

Le osservazioni presentate dal Comune di Capaccio, analogamente a quelle presentate dal Comune di Roccadaspide, propongono di integrare la scheda relativa al Ctc Costa salernitana con le seguenti indicazioni progettuali:

- realizzazione di un Porto-canale turistico “Solofrone”;

- estensione della linea Metropolitana Regionale e prolungamento della Tangenziale di Salerno sino ad Agropoli;

- modifica della SS 18 per la realizzazione di un asse tangenziale a Capaccio Scalo nel tratto Gromola – Capo di Fiume – Mattine;

- realizzazione di un Parco archeologico di tipo urbano-territoriale, di un Parco fluviale Sele-Calore salernitano e di un Parco delle acque “Capo di Fiume – Lupata”.

Gli interventi proposti ad integrazione della costituzione territoriale del Ctc, a parere degli due richiamati Comuni, rivestono importanza territoriale per l’intero comprensorio e, pertanto, vengono indicati quali possibili motori dello sviluppo turistico ed economico complessivo per l’area a Sud di Salerno.

Assindustria Salerno evidenzia, infine, che le grandi scelte del Ptr per la rete delle interconnessioni non sono adeguate alle esigenze di sviluppo socio-economico del territorio salernitano, lì dove il semplice ammodernamento della SP Aversana, ed il declassamento della SS Litoranea da Salerno a Paestum, non possono garantire l’auspicato rafforzamento della rete delle interconnessioni previsto dal Ptr nell’area in esame. In quest’ottica si richiama la “prevista” costruzione di una variante alla SS 18 tra Pontecagnano-Faiano e Paestum, così come definita da uno specifico accordo tra Anas, Regione Campania e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (accordo del 11.12.2003).

 

 

Il Quinto quadro territoriale di riferimento: Indirizzi per le intese intercomunali e buone pratiche di pianificazione

 

Il quinto quadro risponde a quanto previsto dall’art. 13, punto 3, lett. d), della Lr 16/2004, fornendo alcuni criteri per l’individuazione, in sede di pianificazione provinciale, degli ambiti territoriali entro i quali i comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma associata. In questa ottica il Ptr tenta di definire meccanismi ed intese intorno a grandi tematiche, quali quella dello sviluppo sostenibile e delle grandi direttrici di interconnessione, da attuare mediante un processo di trasformazione dell’azione amministrativa e pubblica, incentrato sull’attuazione del principio di sussidiarietà, attraverso il decentramento ed il raggiungimento di intese e accordi ai diversi livelli.

Con riferimento al quadro territoriale in esame, nell’ambito della Conferenza di Pianificazione Provinciale sono state proposte le osservazioni che di seguito si sintetizzano.

 

I Comuni di Monteforte Cilento, Roccadaspide e Capaccio:

- sottolineano la necessità di affidare alla “Agenzia di Marketing Territoriale” una valenza più marcatamente decentrata, pur riconoscendo alla Regione un ruolo di raccordo. In particolare si evidenzia la necessità di assicurare alle Amministrazioni Provinciali, in termini operativi e di assegnazione di specifici ruoli, le migliori condizioni per la programmazione di interventi in ambito economico e strutturale, rispondenti alle proprie specificità e potenzialità, proprio attraverso le “Agenzie Provinciali di Marketing Territoriale”;

- propongono, con riferimento a quanto previsto dalla proposta di Ptr circa gli indirizzi per la perequazione territoriale, ed in particolare con riferimento al possibile metodo per la classificazione del suolo in Campania, di inserire un ulteriore ambito, quale componente in cui può essere disaggregato il territorio comunale, denominato “struttura urbana integrata” e comprendente l’agglomerato urbano di due o più nuclei dello stesso ambito comunale o di ambito territoriale intercomunale.

 

La Comunità Montana “Calore Salernitano”, l’Unione dei Comuni “Alto Calore”14, la Comunità Montana “Lambro e Mingardo”15 la Comunità Montana “Bussento” osservano che in tema di perequazione… il Ptr affronta la questione urbanistica legata al regime dei suoli secondo una vecchia e ormai antica questione compensativa, trascurando il vero nodo della perequazione territoriale intesa in senso ampio ed innovativo che riguarda la competizione dei territori ma anche le responsabilità nazionali e talvolta internazionali dei territori”. In tal senso, si ritiene che vi sia un altro e fondamentale modello di perequazione territoriale, che assume il territorio come ambito di responsabilità, identità ed azione: il modello della perequazione etica territoriale con cui si definiscono forme di compensazione/perequazione per un territorio che si assume, in nome e per conto della nazione, responsabilità sul patrimonio ambientale, bene dell’intera collettività.

L’osservazione sottolinea che il territorio del Cilento e Vallo di Diano oltre ad essere, per la maggior parte, inserito in un’area protetta di valenza nazionale è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco e risulta nella rete internazionale “Uomo e biosfera” per il suo contributo alla qualità ambientale. Queste responsabilità non corrispondono ad altrettante misure di priorità negli investimenti pubblici e privati né, tanto meno, ad indirizzi di benefit (fiscali o di investimento) per la crescita dei territori a vocazione ambientale e paesaggistica, che vivono sempre più questo “privilegio” come strumento di marginalizzazione. Del resto, la legge quadro sulle aree protette, così come la recente legge sui Siti Unesco, ha introdotto all’art. 7 il principio di priorità su alcune categorie di finanziamento regionale, nazionali e comunitarie ai soggetti singoli ed associati che vivono in queste aree, di fatto mai attuata. Richiamando l’art. 12 della legge 394/1991, si ricorda quindi che il Piano del Parco “… ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e di indifferibilità per gli interventi in esso previsti e sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione”, con l’osservazione si sottolinea la necessità di dare coerenza agli indirizzi regionali e nazionali in materia di “aree vaste”, per la definizione di una coerente politica di programmazione e attuazione di eventuali provvedimenti perequativi.

 

Il tema della perequazione ritorna nelle osservazioni presentate dal Sistema Cilento Scpa16, unitamente ai Comuni di Sessa Cilento, Perito e Gioi, ed in particolare si chiede:

- che le linee per la perequazione urbanistica, definite nella proposta di Ptr, siano assunte come parte integrante o come primo elemento del regolamento previsto dalla legge 16/2004, al fine di superarne limiti e difficoltà applicative;

- di affrontare più precisamente il tema della perequazione territoriale e non solo urbanistica. Nello specifico si propone di integrare la proposta di Ptr con il seguente articolato: “… la Regione promuove nel territorio forme di perequazione territoriale tra comuni e territori diversi, al fine di identificare forme di compensazione e riequilibrio degli effetti ambientali e territoriali delle trasformazioni programmate. Si da mandato ai Ptcp di definirne operativamente gli eventuali contenuti”.

 

La Comunità del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano sottolinea l’importanza della Conferenza di Pianificazione quale momento in cui gli attori locali, insieme alla Provincia ed alla Regione, possono costruire Forum Deliberativi allargati, capaci di ingegnerizzare il ruolo degli incentivi selettivi a favore di una risalita della scala della governance del territorio, fino a concepire una più chiara efficacia degli strumenti di supporto: Ptr e Ptcp.

L’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano evidenzia:

- la necessità per il Ptr di trovare, attraverso una costante e continua interlocuzione istituzionale tra soggetti titolati di pianificazione sovraordinata, l’opportuno e pieno raccordo con i contenuti e le previsioni del Piano del Parco, anche in riferimento alle infrastrutture da esso individuate, in considerazione della specificità di tale strumento, delle particolari competenze del Parco Nazionale, ed al fine di evitare possibili discordanze, armonizzando tanto i quadri conoscitivi che quelli strategici (peraltro già considerati dal Ptr) e normativi;

- la necessità per il Ptr di tenere in debito conto il lavoro specifico svolto dal Pncvd con riferimento, in generale, al Progetto Integrato Territoriale ed, in particolare, alle programmate attività di pianificazione del territorio, da realizzare in collaborazione ed in sintonia con la programmazione territoriale di competenza della Provincia di Salerno (Ptcp).

 

Con riferimento alla tematica delle Agenzie Locali di Sviluppo Territoriale e, più in generale, alla individuazione di strutture di supporto agli attori locali per l’attuazione e gestione della programmazione economica, integrata, negoziata e strategica dei territori, diverse sono state le osservazioni e le proposte:

- l’Unione dei Comuni dell’Alto Calore sottolinea l’importanza del lavoro svolto, finalizzato alla definizione di azioni di sinergia e cooperazione fra i soggetti economici e sociali, pubblici e privati, anche al fine di produrre servizi collettivi avanzati e funzionali all’occupazione e alla integrazione delle attività del territorio, e propone il proprio modello come sperimentazione pilota di una pianificazione integrata ed unitaria di area vasta;

- il Sistema Cilento Scpa17 auspica che le Agenzie, che potranno nascere a valle del processo di pianificazione strategica messo in campo dagli Sts, non si configurino come nuovi enti che si sovrappongono agli esistenti, proponendo, pertanto, di prevedere l’evoluzione delle società di gestione dei patti territoriali e contratti d’area in agenzie locali di sviluppo;

- la Comunità Montana “Vallo di Diano”18 chiede il riconoscimento della stessa Comunità Montana quale Agenzia di Sviluppo, campo di sperimentazione delle buone pratiche di pianificazione ma anche come campo di sperimentazione di nuove forme di cooperazione interistituzionali tra Sts ed enti territoriali;

- il Comune di Pellezzano individua il Patto Territoriale Valle dell’Irno e Monti Picentini come soggetto di government del Sistema Territoriale di Sviluppo Valle dell’Irno;

- i comuni del Sts “Agro Nocerino Sarnese”, ad eccezione dei Comuni di Castel San Giorgio e Nocera Inferiore, riconoscono al Patto Territoriale dell’Agro SpA il ruolo di Agenzia Locale di Sviluppo della Valle del Sarno;

- il Consorzio per l’Asi di Salerno non condivide il riferimento, contenuto nella proposta di Ptr, alle Agenzie di Sviluppo locale che, allo stato, non esistono, non sono state previste da alcuna norma di legge, né da alcun provvedimento amministrativo e sono semplicemente indicate con riferimento ad un disegno di legge regionale del quale si ignora il contenuto. Nel contempo viene lamentata la scarsa importanza attribuita dalla proposta di piano ai Consorzi Asi, disciplinati da specifica legge regionale (Lr 16/1998), forti, capaci e protagonisti da decenni dello sviluppo e della promozione industriale, e vengono proposti i Consorzi Asi quali soggetti capaci di costituire le Agenzie di Sviluppo provinciali anche attraverso una feconda sinergia con gli altri soggetti di rango istituzionale inferiore presenti sul territorio provinciale.

 

La Comunità Montana “Penisola Amalfitana”, segnala l’esigenza di superare la suddivisione puramente amministrativa tra le province di Napoli e Salerno e di realizzare una politica di coerenza programmatica, con riferimento all’ambito territoriale della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana. Tale problematica viene evidenziata anche dall’osservazione presentata dal Parco Regionale dei Monti Lattari, che in più passi del documento proposto sollecita la definizione immediata delle necessarie intese tra le due Province, i Comuni, l’Ente Parco, con il sostegno della Regione, per approntare gli indirizzi per l’aggiornamento immediato del Put, e manifesta la necessità di definire un ambito unitario per la programmazione delle azioni di sviluppo locale.

 

Assindustria Salerno sollecita la definizione, nell’ambito del Ptr, di strumenti che favoriscano l’aggregazione funzionale dei Comuni per la redazione di Piani di sviluppo industriale comprensoriali.

 

Con riferimento alla problematica dell’omogeneizzazione dei Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, tutte le Autorità di Bacino che hanno partecipato alla Conferenza di Pianificazione hanno evidenziato che tale compito non può essere attribuito alla “Protezione Civile”, che non ha competenze in materia di pianificazione territoriale o di settore. In particolare l’Autorità di Bacino del Sarno e del Sx Sele propongono che l’attività di coordinamento potrebbe essere affidata ad un tavolo, da inquadrare nell’ambito della cooperazione interistituzionale di cui al V Quadro Territoriale, che interpreti, con le varie Autorità di Bacino (o comunque con i soggetti preposti alla pianificazione di Bacino) le specificità tecniche dei singoli piani fornendo indicazioni su come tradurre le perimetrazioni e norme di tutela dei Psai in disciplina d’uso del territorio, non solo compatibile, ma propedeutica alla riduzione del rischio.

L’Autorità di Bacino del Sarno pone ancora l’accento sulla necessità di definire delle intese interistituzionali tra i diversi soggetti preposti alla pianificazione, da inquadrare e definire nell’ambito del quinto Qtr, per la definizione di una “strategia del recupero”: in particolare si chiede di predisporre ulteriori indirizzi, di concerto con tutti gli enti preposti alla tutela, valorizzazione e sviluppo del territorio, da inserire nel V Quadro Territoriale di Riferimento. La medesima Autorità chiede che già nel Ptr e subito dopo nei Ptcp venga regolamentato il percorso per la definizione delle “nuove aree ad uso produttivo ed edificatorio in generale”, approfondendo nel V Quadro le modalità di applicazione dei meccanismi perequativi, definendo gli ambiti territoriali sovracomunali a cui, in certi casi, “obbligatoriamente” si debba far riferimento in sede di pianificazione comunale, anche per la valutazione ambientale prevista dall’art. 47 della Lr 16/2004.

In conclusione si evidenzia che, le Autorità di Bacino del Destra Sele e del Sarno hanno presentato osservazioni comuni con riferimento ai seguenti aspetti problematici:

- necessità di integrazione e conformazione del Ptr alle leggi in materia di Difesa del suolo;

- necessità di congruenza della pianificazione provinciale alle disposizioni della pianificazione di bacino rispetto a cui i Ptcp dovranno essere oggetto di verifica di compatibilità, congruenza e fattibilità;

- precisazioni in materia di formazione ed aggiornamento dei Puc con riferimento agli aspetti regolamentati dai Pai.

 

 

Note

 

1 Nel corso di questi incontri la Provincia di Salerno ha anche distribuito un documento di sintesi della proposta di Ptr, per una più agevole lettura del piano stesso, documento elaborato da un gruppo di lavoro interdisciplinare. Copia del documento di sintesi è stata inviata a tutti i Comuni non presenti agli incontri del 24/25 ottobre ed alle Organizzazioni ed Associazioni di cui alla delibera di Gr n. 627 del 21.4.2005.

2 La tempistica è stata concordata con la Regione Campania e dettagliata sulla base della delibera di Gr n. 1674 del 26.11.2005.

3 Tali note sono state proposte anche dagli ambiti territoriali “Bussento” e “Lambro e Mingardo”.

4 Si ritiene, in definitiva, necessario che il Ptr affronti compiutamente il tema del paesaggio rurale con l’obiettivo prioritario di salvaguardarne le peculiarità, limitando la possibilità di realizzare fabbricati rurali esclusivamente per comprovate esigenze di coltivazione dei fondi, e soltanto a seguito di verifica delle effettive potenzialità produttive e sulla base dell’ordinamento colturale previsto e possibile. Al riguardo, si evidenzia come la gran parte degli strumenti urbanistici abbia, sino ad oggi, individuato in modo residuale le zone agricole, classificando genericamente come tali tutte le parti del territorio non immediatamente comprese nelle ipotesi di sviluppo edilizio e infrastrutturale.

5 In particolare:

- la conservazione e rinaturalizzazione delle spiagge vietando la collocazione di manufatti con permanenza stabile e realizzati con elementi non naturali e prevedendo la rimozione di opere esistenti difformi a quanto precedentemente evidenziato;

- la salvaguardia delle coste alte e rocciose con vincolo di inedificabilità per 500m;

- la tutela delle fasce costiere con inedificabilità per 1000 m tra Salerno e Capaccio e 1500m in Costiera Amalfitana e nel territorio compreso tra cropoli e Sapri;

- la salvaguardia delle coste vietando la realizzazione ex novo di porti, edifici portuali, darsene e pontili di cabotaggio;

- l’inedificabilità per le aree Sic, Zps e riserve naturali, ad eccezione di interventi pubblici connessi alla fruizione delle aree;

- la massima attenzione alla tutela delle emergenze naturali e geologiche;

- il vincolo di inedificabilità per fasce di 150m dai corsi d’acqua, evitando nel modo più assoluto opere di tombinamento;

- la tutela del paesaggio rurale con l’estensione del lotto minimo per l’edificazione:

- 15.000 mq per colline Cilento;

- 10.000 mq per piana del Sele;

- 5.000 mq altre colline (Calore Irpino, Ufita, Alto e Medio Sele, Calore Beneventano);

- l’incentivazione all’uso agricolo delle aree industriali dimesse;

- la tutela centri storici e nuclei antichi, subordinando l’esecuzione degli interventi alla formazione di Piano di Recupero, da sottoporre al parere vincolante delle Soprintendenze;

- la salvaguardia del patrimonio storico e tradizionale escludendo la possibilità di realizzare la demolizione e ricostruzione con regime d.i.a.;

- l’incentivazione degli interventi di sostituzione e riqualificazione urbana delle parti della città degradate e/o non completate, con particolare attenzione al tema della qualità architettonica;

- l’incentivazione dello sviluppo di iniziative locali sul tema della città, degli spazi urbani, delle attrezzature per il gioco, il tempo libero, ispirate a concetti dell’ecologia urbana.

6 È utile certamente ricordare, a tal proposito, che l’attività di coordinamento per i Piani Stralcio vigenti, ai sensi delle Delibere di Gr n. 3908/2003 e n. 1992/2005, è già in corso di esecuzione da parte del Settore Regionale della Difesa Suolo.

7 Comuni di Campora, Castel San Lorenzo, Felitto, Laurino, Sacco, Piaggine, Monteforte Cilento.

8 Cava è ormai da secoli riconosciuta come la “Porta della Costiera”: il riconoscimento dello status di Stazione di Soggiorno e Turismo, la tradizione alberghiera con radici nel XIX secolo, i caratteri geografici, l’orografia, l’architettura, il paesaggio, sono alcuni degli elementi che definiscono questa indissolubile relazione.

9 Pit, patti territoriali, contratti di programma, programmi di valorizzazione, ed in generale tutti gli strumenti pensati ed in parte attuati nel corso degli ultimi venti anni sono stati basati su questa idea di sviluppo, e sul riconoscimento della interdipendenza tra Cava de’ Tirreni e la Costiera amalfitana.

10 Comuni di Campora, Castel San Lorenzo, Felitto, Laurino, Sacco, Piaggine, Monteforte Cilento.

11 Problemi del sistema geomorfologico (fenomeni franosi ed alluvionali); erosione delle coste; difficile accessibilità esterna aerea e marittima; “tirannia dei piccoli interessi”, soluzione poste dai singoli individui, al di fuori di una visione collettiva e, quindi, da una efficace pianificazione degli interventi. accentuate dinamiche insediative interessanti i comuni costieri e legate allo sviluppo del turismo balneare (forte espansione delle seconde case per la villeggiatura, strutture di tipo residenziale-turistico; aumento tendenziale dei carichi turistici in periodi di punta con ricadute negative sulle capacità di sostenibilità e servizi adeguati).

12 In tale direzione può essere letta anche una osservazione prodotta dall’Autorità di Bacino Destra Sele che individua nell’aria un Ctc in relazione ad alcune previsioni del Put (Lr 35/1987).

13 Il Ptr non include tra i campi territoriali complessi il territorio dell’Agro Nocerino Sarnese, anche se interessato da tutte le criticità definite nella classificazione adottata per l’individuazione di tali campi, in particolare:

- interventi e strategie di riequilibrio e di risanamento ambientale, di bonifica di aree ad alto rischio e valore paesistico;

- opere ed interventi nel settore delle infrastrutture (in particolare nel campo dei trasporti e della mobilità);

- politiche per la protezione del territorio ed il ripristino di condizioni sociali ed urbane di sicurezza, in relazione ai rischi naturali.

14 L’Unione è costituita tra i Comuni di: Campora, Castel San Lorenzo, Felitto, Laurino, Sacco, Piaggine, Monteforte Cilento.

15 Unitamente ai Comuni di Alfano, Ascea, Camerota, Celle di Bulgheria, Centola, Cuccaro Vetere, Butani, Montano Antilia, Roccagloriosa, Rofrano, S. Giovanni a Piro, S. Mauro La Bruca.

16 Soggetto responsabile del Patto Territoriale del Cilento.

17 Soggetto responsabile del Patto Territoriale del Cilento.

18 Unitamente ai Comuni di Atena Lucana, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sanza, Sassano, Teggiano.

 

 

Presentazione | Referenze Autori | Scrivi alla redazione | AV News | HOME

 

 Il sito web di Area Vasta è curato da Michele Sol