La Provincia di Salerno, nell’ambito delle
azioni volte alla tutela e alla
valorizzazione delle risorse ambientali del
proprio territorio, ha attivato una intesa
con il Comune di Campagna per un intervento
coordinato nell’area boschiva di proprietà
pubblica del Monte Polveracchio.
L’intesa prevede la progettazione coordinata
dell’intervento, da candidare al bando
relativo alla misura 1.3 “Sistemazione
idraulico-forestale e tutela delle risorse
naturali” del programma operativo Regione
Campania 2000-2006 (Por).
La tutela e la valorizzazione delle aree
boschive del Monte Polveracchio del Comune
di Campagna sarà perseguita ponendosi i
seguenti obiettivi:
1. migliorare il patrimonio boschivo;
2. migliorare i sentieri esistenti;
3. soccorrere la fauna e favorirne la
riproduzione;
4. favorire attività di fruizione
sostenibile dell’area.
E, quindi, attraverso la realizzazione di:
- sentieri natura;
- presidio di controllo/assistenza
fauna/accoglienza e promozione dell’area;
- strutture per l’osservazione della fauna
selvatica;
- locali in materiali naturali per la
conservazione e il deposito del foraggio;
- mangiatoie per il foraggiamento della
fauna stanziale;
- recinti di protezione dell’area del cervo.
L’area ricade nel Parco regionale dei Monti
Picentini, istituito fin dal 2.6.1995
(deliberazione della Gr n. 5565), anche se
la perimetrazione risale al 12.2.1999
(deliberazione Gr n. 63). Da quell’epoca non
sono stati adottati strumenti di disciplina
urbanistica per le aree comprese nell’area
parco e, quindi, non vi sono elementi di
area vasta cui conformarsi per la redazione
del progetto.
La zona risulta, invece, interessata dal
piano stralcio dell’Autorità di bacino
interregionale del fiume Sele redatto ai
sensi della legge 183/1989 e s.m.i. ed è
stata compresa nella classe di pericolosità
alta e media e di rischio moderato per
quanto riguarda le frane. Non vi è, invece,
alcun rischio dal punto di vista idraulico.
Per quanto riguarda le previsioni
urbanistiche comunali, il piano
regolatore generale (Prg), approvato con
Decreto del Presidente della Giunta
regionale della Campania n. 347 del
16.5.1973. Il Prg classifica l’area come
“Zona E1 - agricola semplice” con If = 0,03
mc/mq, superficie minima del lotto mq
10.000, volume massimo = 1000 mc, altezza
massima mt 8,00.
Il progetto, redatto in coerenza con quanto
previsto dagli strumenti di pianificazione
territoriale e urbanistica, è stato
approvato con deliberazione della Giunta
provinciale n. 197 dell’11.3.2005.
Con il ricorso alla conferenza dei servizi
sono stati, poi, acquisiti i pareri, nulla
osta e autorizzazioni necessari a rendere
pienamente fattibile l’intervento previsto.
Il Comune di Campagna si sviluppa sulle
pendici meridionali dei Monti Picentini, a
circa 45 km dal comune capoluogo. Ha una
superficie territoriale complessiva di
13.541 ettari, con altitudine s.l.m.
compresa tra 48 metri (alveo del fiume Sele)
e 1790 metri (Monte Polveracchio).
Confina con i Comuni di Acerno, Olevano sul
Tusciano, Eboli, Serre, Postiglione, Oliveto
Citra e a est con la Regione Basilicata. Il
suo territorio è delimitato a sud dal fiume
Sele ed è attraversato da due torrenti,
l’Atri e il Terza.
Il sistema insediativo si compone di un
nucleo centrale, posto in posizione
arroccata e di una serie di nuclei
satelliti, situati a valle o in area
collinare. L’intero territorio si
contraddistingue per una elevata qualità
ambientale.
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Figura 1 - Monti Picentini |
Si tratta di un insediamento di antica
origine: le prime presenze nel territorio
risalgono all’età del bronzo appenninico.
Campagna fu municipio romano al tempo di
Silla, quando visse un periodo di splendore.
Con le invasioni dei barbari subì
notevolissime devastazioni. Per la sua
posizione arroccata rivestì un ruolo di
rilevanza strategica nel periodo tra l’XI e
il XIV secolo. Non ebbe quasi mai governanti
propri, il che ridusse notevolmente la sua
autonomia. Fu – infatti – feudo delle
famiglie degli Orsini e dei Sanseverino, dei
Grimaldi e dei Pironti. Sotto gli Orsini di
Gravina Campagna visse un periodo di
maggiore autonomia. Questi ultimi1, infatti,
per sostenere le spese di un palazzo che
stavano costruendo a Napoli, alienarono gran
parte dei diritti e dei corpi feudali. Ciò
favorì notevoli iniziative da parte di
locali e forestieri nelle attività di
trasformazione e di commercio del grano e
dei prodotti olivicoli. Nel 1518 Campagna
ottenne il titolo di città e, nello
stesso anno, l’architetto Giulio Romano ne
riorganizzò il sistema insediativo. Nel 1532
il feudo di Campagna venne donato da Carlo
V, in cambio della sua fedeltà, a Onorato
Grimaldi di Monaco che lo detenne fino al
1640 quando passò ai Caracciolo di Torrecuso.
Dal 1532 iniziò per la città un periodo di
grande prosperità che durò circa un secolo.
In questi anni ebbero inizio i lavori per la
costruzione della cattedrale, furono
realizzati nuovi conventi e ampliati quelli
esistenti, furono fondate università e
accademie. In questo periodi si svilupparono
l’agricoltura, l’industria e il commercio.
Nel 1647, a seguito della rivoluzione di
Masaniello, Campagna si sollevò contro il
feudatario e ottenne nuovi statuti e
maggiori garanzie civiche. Il feudo venne
abolito nel 1806 con la legge eversiva della
feudalità nel Regno di Napoli. La città
visse un nuovo momento di prosperità che
proseguì per tutto il secolo. In questo
periodo la città divenne sede di caserme,
del distretto militare, della
sott’intendenza e, dopo l’unità d’Italia,
della sottoprefettura e della pretura. In
seguito, soprattutto per la lontananza dalle
grandi reti infrastrutturali di
comunicazione, il comune visse un periodo di
decadenza, accentuato dagli ingenti danni
subiti dal patrimonio edilizio a seguito del
terremoto del novembre 1980. In tempi
recenti, il comune ha invertito tale
tendenza puntando sulla promozione della
qualità ambientale del proprio territorio,
sull’agricoltura (uva, mele, olive) e sulla
produzione dell’olio di oliva.
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Figura 2 - Monti Picentini |
L’intervento programmata dalla Provincia di
Salerno è localizzato all’interno dell’Oasi
del Monte Polveracchio, parte dell’omonimo
Parco intercomunale (Campagna e Senerchia) e
del Parco dei Monti Picentini.
Il massiccio dei Monti Picentini è parte
integrante dell’Appennino campano ed è
compreso tra la Valle del fiume Irno a ovest
e quella del fiume Sele a est. Dal massiccio
si dipartono i fiumi Sabato, Calore, Ofanto,
Sele, Tusciano, Picentino e Solofrana, ma
anche numerosi torrenti.
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Figura 3 - Sp 91 di accesso
all'Oasi del cervo |
L’oasi del Monte Polveracchio misura circa
200 ettari. L’area è inclusa anche nel sito
di importanza comunitaria “Monte
Polveracchio e Monte Boschetiello, Vallone
della Caccia-Senerchia” proposta dall’Unione
europea.
La vegetazione del Monte Polveracchio è
quella tipica delle zone montane
appenniniche poste a quota superiore a mt
1000, con faggete e praterie di alta quota.
Il faggio predomina, spesso con esemplari di
notevoli dimensioni, formando un bosco del
quale fanno parte anche gli aceri montani,
agrifogli e tassi.
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Figura 4.1 - Area destinata alla
realizzazione del centro per la cura
della fauna selvatica |
Di particolare interesse è la presenza della
Betulla pendula nella testata della
valle che porta al Monte Polveracchio, sia
all’interno della faggeta sia in
corrispondenza di radure più o meno ampie.
La zona è molto ricca di acque e nelle valli
umide la vegetazione si modifica:
prevalgono, infatti ornelli, aceri e sorbi
montani, mentre nelle radure fioriscono
crochi, viole, ranuncoli e molte specie di
orchidee.
Dal punto di vista faunistico va evidenziato
che il territorio è caratterizzato da boschi
che – anche per il bassissimo livello di
antropizzazione – ospitano una fauna di
notevole interesse.
All’area di intervento si giunge utilizzando
la strada provinciale 91, che collega
Campagna ad Acerno.
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Figura 4.2 - Area destinata alla
realizzazione del centro per la cura
della fauna selvatica |
Le opere previste nell’Oasi del cervo,
atte al raggiungimento degli obiettivi di
riqualificazione ambientale precedentemente
evidenziati, sono:
- realizzazione di locali in materiali
naturali da adibire ai controlli zoosanitari
e alla cura della fauna con postazione di
accoglienza visitatori;
- recupero e creazione di sentieri pedonali;
- realizzazione di opere di recinzione in
legno dell’area faunistica del cervo;
- realizzazione di opere per il
foraggiamento dei cervi;
- realizzazione di postazioni per il
Birdwatching;
- realizzazione di ponticelli in legno per
l’attraversamento dei torrenti;
- apposizione di cartellonistica di
orientamento e di informazione
naturalistica.
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Figura 5.1 - Sentieri esistenti |
Elemento interessante del progetto è la
previsione di un presidio per il controllo,
il monitoraggio e la cura della fauna
selvatica.
Il presidio di controllo sarà realizzato nel
sito attualmente sede di un manufatto
adibito a deposito del Wwf (associazione che
gestisce l’oasi naturalistica), in
prossimità dell’accesso al sentiero
principale dell’area. È prevista una
struttura a pianta rettangolare di
superficie pari a circa mq 150,00,
articolata su di un unico livello,
realizzata interamente in legno lamellare
con copertura a doppia falda costituita da
capriate in legno di abete.
All’interno di tale struttura saranno
allocati anche una postazione di
accoglienza/informazione visitatori, nonché
due servizi igienici di cui uno per
disabili.
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Figura 5.2 - Sentieri esistenti |
All’esterno è prevista una zona porticata di
circa 80 mq, pavimentata con tavolato in
legno e attrezzata con panche e tavoli in
legno di castagno.
Il progetto prevede, inoltre, il recupero
dei numerosi sentieri esistenti, tra cui uno
di grande interesse che si snoda lungo il
corso d’acqua, la realizzazione di alcuni
nuovi tratti di raccordo di larghezza pari a
m. 1.00-1.40 e modeste rettifiche delle
curve di livello in modo da agevolarne la
percorribilità.
Tutti gli interventi sui sentieri non
alterano la morfologia esistente e saranno
realizzati con le tecniche dell’ingegneria
naturalistica.
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Figura 6.1 - Area del cervo |
A protezione e sostegno dei percorsi,
infatti, è prevista una staccionata,
realizzata con pali di castagno infissi nel
terreno, per un’estensione lineare di circa
1295 m.
Allo scopo di operare un’azione di
contenimento del terreno in alcuni tratti in
cui la pendenza non risulta eccessiva ma si
presenta la necessità di trattenere il
terreno superficiale per modesti fenomeni
franosi ed erosivi, sono previste le
viminate vive. La realizzazione di tali
opere prevede l’uso di talee (verghe) di
specie a spiccata attitudine alla
propagazione vegetativa, che vengono
intrecciate perpendicolarmente lungo dei
pali di legno o tondini di ferro infissi nel
terreno e distanti cm 50-100 l’uno
dall’altro.
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Figura 6.2 - Area del cervo |
Le verghe intrecciate vanno legate con filo
di ferro e in seguito interrate per la
maggior parte. La lunghezza complessiva dei
tratti su cui si prevede l’utilizzo di tale
tipo di intervento è di circa 850 mt.
Nei tratti di maggiore pendenza, per
superare agevolmente i salti di quota, sono
previste delle gradonate vive. La
realizzazione di tali opere comporta la
formazione di banchine trasversali alla
linea di massima pendenza, costituite da uno
scavo in controtendenza (min. 10%) nel quale
viene posto a dimora materiale vegetale vivo
(talee, piantine), ricoperto con il terreno
derivante dallo scavo della banchina posta a
monte.
Nel nostro caso si prevede innanzitutto di
rimodellare il piano di calpestio tramite la
corretta disposizione delle pietre e il
pareggiamento dei solchi e successivamente
di scalettare lo stesso, realizzando a
intervalli regolari una sequenza di gradini
in legno costituiti da mezzi pali sostenuti
da paletti. Si prevedono 15-20 gradoni.
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Figura 7.1 - Spiazzo Giardullo |
Saranno inoltre realizzate fascinate vive.
Si tratta di una tecnica adatta a terreni
non eccessivamente ripidi, ma umidi in
quanto assolve ad una funzione di
stabilizzazione dei pendii e di drenaggio.
Le fascinate sono formate da verghe di
salice disposte all’interno di banchine
scavate nel pendio e fissate a picchetti di
legno infissi nel terreno.
Per quanto riguarda la zona destinata al
cervo, si segnala che tale specie2 si è
estinta nel secolo scorso in gran parte
d’Italia per cause e concause di tipo
antropico, fino a ridurre la sua
sopravvivenza indigena ad un solo nucleo del
delta padano. Nell’appennino meridionale la
specie era ancora diffusa nell’800,
localmente presente fino ai primi del ’900
(Calabria), ricordata in alcuni distretti
dell’odierna Campania, con presenze
attribuite a immissioni a scopi venatori. In
espansione dall’ultimo dopoguerra nell’arco
alpino e appenninico (centro-settentrionale)
per diffusione naturale e interventi di
reintroduzione (con ceppi centro-europei),
il cervo in Italia meridionale è oggi
presente con alcuni nuclei (allevati) nelle
zone della Basilicata (foreste demaniali) e
Calabria (Sila Cosentina). In queste regioni
sono ora in corso progetti di reintroduzione
della specie, anche in territori
relativamente vicini ai Monti Picentini.
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Figura 7.2 - Spiazzo Giardullo |
I presupposti spazio-ambientali per
l’introduzione del cervo nel parco dei Monti
Picentini, auspicata anche dal piano
faunistico-venatorio regionale e
l’intenzione di realizzare un intervento di
promozione naturalistica e sociale, motivano
questo progetto di area faunistica, intesa
come uno spazio recintato e attrezzato nel
quale si allevano animali selvatici
(vertebrati) appartenenti alla fauna
autoctona, in condizioni di semi-libertà,
tali da garantire una vita di relazione ed
un’alimentazione simili a quelle naturali
proprie della specie.
Nell’area faunistica, in genere, si alleva
una specie (indigena) di interesse
naturalistico, rappresentative del
territorio sotto l’aspetto
ecologico-educativo: può trattarsi di specie
presente oppure estinta e di cui è prevista
(possibile) la reintroduzione. Le finalità
di un’area faunistica sono molte e tra loro
integrate: turistico-educative e
naturalistico-produttive; quella del Monte
Polveracchio avrà scopi essenzialmente
turistico-educativi, consentirà la
divulgazione dei principi di conservazione e
gestione della fauna selvatica, con ricavi
anche economici. Sarà – di fatto – il primo
centro di promozione/allevamento del cervo
nel parco regionale dei Monti Picentini,
anche in previsione della sua futura
reintroduzione in questo territorio
protetto.
La realizzazione dell’area del cervo,
estesa circa 10 ettari, comporta la
realizzazione di una recinzione perimetrale
di lunghezza pari a 1295 mt circa, di due
cancelli pedonali di accesso di larghezza
1,20 mt, l’uno presso la strada comunale
Campagna-Acerno e l’altro sul lato sommatale
sud-ovest della recinzione, realizzati in
legno e rete con rinforzi trasversali e di
un cancello carrabile di larghezza pari a
2,80 mt. Sarà realizzato un centro di
foraggiamento in legno trattato con un corpo
centrale coperto adibito a magazzino e due
rastrelliere laterali (rastrelliere) e due
tazze in legno trattato.
In prossimità dei corsi d’acqua saranno
realizzate due pozze di fango
mediante il rivestimento con argilla espansa
di piccoli spazi profondi alcune decine di
centimetri.
Il tracciato prescelto per la messa in opera
della struttura di recinzione dell’area del
cervo rende minimo l’impatto percettivo
della rete. La recinzione sarà realizzata
con pali di legno trattato e rete di maglia
quadrata, di altezza minima pari a 2,80 mt,
opportunamente prolungata e ben interrata.
Nei tratti in cui vi sia la possibilità di
essere scavalcata dagli animali, l’altezza
sarà opportunamente aumentata.
Il progetto prevede anche un capanno di
osservazione, in legno, delle dimensioni di
m 3.00 x 3.00. Lungo il perimetro interno
della struttura è posizionata una panca in
legno mentre, sulle pareti, si aprono
numerose feritoie da cui è possibile
osservare, restando nascosti, la fauna
selvatica.
Il capanno è posizionato al margine di una
radura ed è orientato in modo da consentire
di seguire la direzione delle rotte
migratorie.
Una volta ultimate le opere, sarà possibile
effettuare la pratica soprannominata
Birdwatching, nata nel mondo
anglosassone, dove da moltissimi anni vi è
una particolare cultura verso il rispetto
ambientale. Essa consiste nell’osservare gli
uccelli e gli altri animali selvatici nei
loro ambienti naturali con l’aiuto del
binocolo o del cannocchiale.
In prossimità della radura detta Spiazzo
Giardullo è prevista la realizzazione di
una struttura coperta di sosta per i
visitatori comprendente un tavolo centrale e
panche in legno.
Sono, infine, previsti lungo i percorsi
pedonali, tabelloni in legname trattato con
preservanti, recanti planimetrie dell’area
con indicazioni dei chilometri e del tempo
necessario a compiere il percorso a partire
dal punto iniziale.
In prossimità di essenze floristiche
significative e di associazioni tipiche, si
prevede la sistemazione di targhette su pali
di castagno che contengono la
classificazione della specie in esame anche
brevi descrizioni riguardanti le
caratteristiche della stessa.
Note
1
Gelsomino d’Ambrosio, Campagna Edizioni
10/17.
2
Dr. Cosimo Marco Calò, Relazione per conto
del Wwf Italia. |