Numero 10/11 - 2005

 

Studi di fattibilità  

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La salvaguardia della fauna selvatica in aree naturalistiche


Maria Gabriella Alfano


 

La Provincia di Salerno, nell’ambito delle azioni volte alla tutela e alla valorizzazione delle risorse ambientali del proprio territorio, ha attivato un’intesa con il Comune di Campagna per un intervento nell’area del Monte Polveracchio, al fine di migliorare il patrimonio boschivo e la sentieristica esistenti, oltre a favorire attività di fruizione sostenibile della stessa. Maria Gabriella Alfano descrive gli interventi previsti dallo studio di fattibilità

 

 

La Provincia di Salerno, nell’ambito delle azioni volte alla tutela e alla valorizzazione delle risorse ambientali del proprio territorio, ha attivato una intesa con il Comune di Campagna per un intervento coordinato nell’area boschiva di proprietà pubblica del Monte Polveracchio.

L’intesa prevede la progettazione coordinata dell’intervento, da candidare al bando relativo alla misura 1.3 “Sistemazione idraulico-forestale e tutela delle risorse naturali” del programma operativo Regione Campania 2000-2006 (Por).

La tutela e la valorizzazione delle aree boschive del Monte Polveracchio del Comune di Campagna sarà perseguita ponendosi i seguenti obiettivi:

1. migliorare il patrimonio boschivo;

2. migliorare i sentieri esistenti;

3. soccorrere la fauna e favorirne la riproduzione;

4. favorire attività di fruizione sostenibile dell’area.

E, quindi, attraverso la realizzazione di:

- sentieri natura;

- presidio di controllo/assistenza fauna/accoglienza e promozione dell’area;

- strutture per l’osservazione della fauna selvatica;

- locali in materiali naturali per la conservazione e il deposito del foraggio;

- mangiatoie per il foraggiamento della fauna stanziale;

- recinti di protezione dell’area del cervo.

L’area ricade nel Parco regionale dei Monti Picentini, istituito fin dal 2.6.1995 (deliberazione della Gr n. 5565), anche se la perimetrazione risale al 12.2.1999 (deliberazione Gr n. 63). Da quell’epoca non sono stati adottati strumenti di disciplina urbanistica per le aree comprese nell’area parco e, quindi, non vi sono elementi di area vasta cui conformarsi per la redazione del progetto.

La zona risulta, invece, interessata dal piano stralcio dell’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele redatto ai sensi della legge 183/1989 e s.m.i. ed è stata compresa nella classe di pericolosità alta e media e di rischio moderato per quanto riguarda le frane. Non vi è, invece, alcun rischio dal punto di vista idraulico.

Per quanto riguarda le previsioni urbanistiche comunali, il piano regolatore generale (Prg), approvato con Decreto del Presidente della Giunta regionale della Campania n. 347 del 16.5.1973. Il Prg classifica l’area come “Zona E1 - agricola semplice” con If = 0,03 mc/mq, superficie minima del lotto mq 10.000, volume massimo = 1000 mc, altezza massima mt 8,00.

Il progetto, redatto in coerenza con quanto previsto dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, è stato approvato con deliberazione della Giunta provinciale n. 197 dell’11.3.2005.

Con il ricorso alla conferenza dei servizi sono stati, poi, acquisiti i pareri, nulla osta e autorizzazioni necessari a rendere pienamente fattibile l’intervento previsto.

Il Comune di Campagna si sviluppa sulle pendici meridionali dei Monti Picentini, a circa 45 km dal comune capoluogo. Ha una superficie territoriale complessiva di 13.541 ettari, con altitudine s.l.m. compresa tra 48 metri (alveo del fiume Sele) e 1790 metri (Monte Polveracchio).

Confina con i Comuni di Acerno, Olevano sul Tusciano, Eboli, Serre, Postiglione, Oliveto Citra e a est con la Regione Basilicata. Il suo territorio è delimitato a sud dal fiume Sele ed è attraversato da due torrenti, l’Atri e il Terza.

Il sistema insediativo si compone di un nucleo centrale, posto in posizione arroccata e di una serie di nuclei satelliti, situati a valle o in area collinare. L’intero territorio si contraddistingue per una elevata qualità ambientale.

Figura 1 - Monti Picentini

 

Si tratta di un insediamento di antica origine: le prime presenze nel territorio risalgono all’età del bronzo appenninico. Campagna fu municipio romano al tempo di Silla, quando visse un periodo di splendore. Con le invasioni dei barbari subì notevolissime devastazioni. Per la sua posizione arroccata rivestì un ruolo di rilevanza strategica nel periodo tra l’XI e il XIV secolo. Non ebbe quasi mai governanti propri, il che ridusse notevolmente la sua autonomia. Fu – infatti – feudo delle famiglie degli Orsini e dei Sanseverino, dei Grimaldi e dei Pironti. Sotto gli Orsini di Gravina Campagna visse un periodo di maggiore autonomia. Questi ultimi1, infatti, per sostenere le spese di un palazzo che stavano costruendo a Napoli, alienarono gran parte dei diritti e dei corpi feudali. Ciò favorì notevoli iniziative da parte di locali e forestieri nelle attività di trasformazione e di commercio del grano e dei prodotti olivicoli. Nel 1518 Campagna ottenne il titolo di città e, nello stesso anno, l’architetto Giulio Romano ne riorganizzò il sistema insediativo. Nel 1532 il feudo di Campagna venne donato da Carlo V, in cambio della sua fedeltà, a Onorato Grimaldi di Monaco che lo detenne fino al 1640 quando passò ai Caracciolo di Torrecuso. Dal 1532 iniziò per la città un periodo di grande prosperità che durò circa un secolo. In questi anni ebbero inizio i lavori per la costruzione della cattedrale, furono realizzati nuovi conventi e ampliati quelli esistenti, furono fondate università e accademie. In questo periodi si svilupparono l’agricoltura, l’industria e il commercio. Nel 1647, a seguito della rivoluzione di Masaniello, Campagna si sollevò contro il feudatario e ottenne nuovi statuti e maggiori garanzie civiche. Il feudo venne abolito nel 1806 con la legge eversiva della feudalità nel Regno di Napoli. La città visse un nuovo momento di prosperità che proseguì per tutto il secolo. In questo periodo la città divenne sede di caserme, del distretto militare, della sott’intendenza e, dopo l’unità d’Italia, della sottoprefettura e della pretura. In seguito, soprattutto per la lontananza dalle grandi reti infrastrutturali di comunicazione, il comune visse un periodo di decadenza, accentuato dagli ingenti danni subiti dal patrimonio edilizio a seguito del terremoto del novembre 1980. In tempi recenti, il comune ha invertito tale tendenza puntando sulla promozione della qualità ambientale del proprio territorio, sull’agricoltura (uva, mele, olive) e sulla produzione dell’olio di oliva.

Figura 2 - Monti Picentini

 

L’intervento programmata dalla Provincia di Salerno è localizzato all’interno dell’Oasi del Monte Polveracchio, parte dell’omonimo Parco intercomunale (Campagna e Senerchia) e del Parco dei Monti Picentini.

Il massiccio dei Monti Picentini è parte integrante dell’Appennino campano ed è compreso tra la Valle del fiume Irno a ovest e quella del fiume Sele a est. Dal massiccio si dipartono i fiumi Sabato, Calore, Ofanto, Sele, Tusciano, Picentino e Solofrana, ma anche numerosi torrenti.

Figura 3 - Sp 91 di accesso all'Oasi del cervo

 

L’oasi del Monte Polveracchio misura circa 200 ettari. L’area è inclusa anche nel sito di importanza comunitaria “Monte Polveracchio e Monte Boschetiello, Vallone della Caccia-Senerchia” proposta dall’Unione europea.

La vegetazione del Monte Polveracchio è quella tipica delle zone montane appenniniche poste a quota superiore a mt 1000, con faggete e praterie di alta quota. Il faggio predomina, spesso con esemplari di notevoli dimensioni, formando un bosco del quale fanno parte anche gli aceri montani, agrifogli e tassi.

Figura 4.1 - Area destinata alla realizzazione del centro per la cura della fauna selvatica

 

Di particolare interesse è la presenza della Betulla pendula nella testata della valle che porta al Monte Polveracchio, sia all’interno della faggeta sia in corrispondenza di radure più o meno ampie.

La zona è molto ricca di acque e nelle valli umide la vegetazione si modifica: prevalgono, infatti ornelli, aceri e sorbi montani, mentre nelle radure fioriscono crochi, viole, ranuncoli e molte specie di orchidee.

Dal punto di vista faunistico va evidenziato che il territorio è caratterizzato da boschi che – anche per il bassissimo livello di antropizzazione – ospitano una fauna di notevole interesse.

All’area di intervento si giunge utilizzando la strada provinciale 91, che collega Campagna ad Acerno.

Figura 4.2 - Area destinata alla realizzazione del centro per la cura della fauna selvatica

 

Le opere previste nell’Oasi del cervo, atte al raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione ambientale precedentemente evidenziati, sono:

- realizzazione di locali in materiali naturali da adibire ai controlli zoosanitari e alla cura della fauna con postazione di accoglienza visitatori;

- recupero e creazione di sentieri pedonali;

- realizzazione di opere di recinzione in legno dell’area faunistica del cervo;

- realizzazione di opere per il foraggiamento dei cervi;

- realizzazione di postazioni per il Birdwatching;

- realizzazione di ponticelli in legno per l’attraversamento dei torrenti;

- apposizione di cartellonistica di orientamento e di informazione naturalistica.

Figura 5.1 - Sentieri esistenti

 

Elemento interessante del progetto è la previsione di un presidio per il controllo, il monitoraggio e la cura della fauna selvatica.

Il presidio di controllo sarà realizzato nel sito attualmente sede di un manufatto adibito a deposito del Wwf (associazione che gestisce l’oasi naturalistica), in prossimità dell’accesso al sentiero principale dell’area. È prevista una struttura a pianta rettangolare di superficie pari a circa mq 150,00, articolata su di un unico livello, realizzata interamente in legno lamellare con copertura a doppia falda costituita da capriate in legno di abete.

All’interno di tale struttura saranno allocati anche una postazione di accoglienza/informazione visitatori, nonché due servizi igienici di cui uno per disabili.

Figura 5.2 - Sentieri esistenti

 

All’esterno è prevista una zona porticata di circa 80 mq, pavimentata con tavolato in legno e attrezzata con panche e tavoli in legno di castagno.

Il progetto prevede, inoltre, il recupero dei numerosi sentieri esistenti, tra cui uno di grande interesse che si snoda lungo il corso d’acqua, la realizzazione di alcuni nuovi tratti di raccordo di larghezza pari a m. 1.00-1.40 e modeste rettifiche delle curve di livello in modo da agevolarne la percorribilità.

Tutti gli interventi sui sentieri non alterano la morfologia esistente e saranno realizzati con le tecniche dell’ingegneria naturalistica.

Figura 6.1 - Area del cervo

 

A protezione e sostegno dei percorsi, infatti, è prevista una staccionata, realizzata con pali di castagno infissi nel terreno, per un’estensione lineare di circa 1295 m.

Allo scopo di operare un’azione di contenimento del terreno in alcuni tratti in cui la pendenza non risulta eccessiva ma si presenta la necessità di trattenere il terreno superficiale per modesti fenomeni franosi ed erosivi, sono previste le viminate vive. La realizzazione di tali opere prevede l’uso di talee (verghe) di specie a spiccata attitudine alla propagazione vegetativa, che vengono intrecciate perpendicolarmente lungo dei pali di legno o tondini di ferro infissi nel terreno e distanti cm 50-100 l’uno dall’altro.

Figura 6.2 - Area del cervo

 

Le verghe intrecciate vanno legate con filo di ferro e in seguito interrate per la maggior parte. La lunghezza complessiva dei tratti su cui si prevede l’utilizzo di tale tipo di intervento è di circa 850 mt.

Nei tratti di maggiore pendenza, per superare agevolmente i salti di quota, sono previste delle gradonate vive. La realizzazione di tali opere comporta la formazione di banchine trasversali alla linea di massima pendenza, costituite da uno scavo in controtendenza (min. 10%) nel quale viene posto a dimora materiale vegetale vivo (talee, piantine), ricoperto con il terreno derivante dallo scavo della banchina posta a monte.

Nel nostro caso si prevede innanzitutto di rimodellare il piano di calpestio tramite la corretta disposizione delle pietre e il pareggiamento dei solchi e successivamente di scalettare lo stesso, realizzando a intervalli regolari una sequenza di gradini in legno costituiti da mezzi pali sostenuti da paletti. Si prevedono 15-20 gradoni.

Figura 7.1 - Spiazzo Giardullo

 

Saranno inoltre realizzate fascinate vive. Si tratta di una tecnica adatta a terreni non eccessivamente ripidi, ma umidi in quanto assolve ad una funzione di stabilizzazione dei pendii e di drenaggio. Le fascinate sono formate da verghe di salice disposte all’interno di banchine scavate nel pendio e fissate a picchetti di legno infissi nel terreno.

Per quanto riguarda la zona destinata al cervo, si segnala che tale specie2 si è estinta nel secolo scorso in gran parte d’Italia per cause e concause di tipo antropico, fino a ridurre la sua sopravvivenza indigena ad un solo nucleo del delta padano. Nell’appennino meridionale la specie era ancora diffusa nell’800, localmente presente fino ai primi del ’900 (Calabria), ricordata in alcuni distretti dell’odierna Campania, con presenze attribuite a immissioni a scopi venatori. In espansione dall’ultimo dopoguerra nell’arco alpino e appenninico (centro-settentrionale) per diffusione naturale e interventi di reintroduzione (con ceppi centro-europei), il cervo in Italia meridionale è oggi presente con alcuni nuclei (allevati) nelle zone della Basilicata (foreste demaniali) e Calabria (Sila Cosentina). In queste regioni sono ora in corso progetti di reintroduzione della specie, anche in territori relativamente vicini ai Monti Picentini.

Figura 7.2 - Spiazzo Giardullo

 

I presupposti spazio-ambientali per l’introduzione del cervo nel parco dei Monti Picentini, auspicata anche dal piano faunistico-venatorio regionale e l’intenzione di realizzare un intervento di promozione naturalistica e sociale, motivano questo progetto di area faunistica, intesa come uno spazio recintato e attrezzato nel quale si allevano animali selvatici (vertebrati) appartenenti alla fauna autoctona, in condizioni di semi-libertà, tali da garantire una vita di relazione ed un’alimentazione simili a quelle naturali proprie della specie.

Nell’area faunistica, in genere, si alleva una specie (indigena) di interesse naturalistico, rappresentative del territorio sotto l’aspetto ecologico-educativo: può trattarsi di specie presente oppure estinta e di cui è prevista (possibile) la reintroduzione. Le finalità di un’area faunistica sono molte e tra loro integrate: turistico-educative e naturalistico-produttive; quella del Monte Polveracchio avrà scopi essenzialmente turistico-educativi, consentirà la divulgazione dei principi di conservazione e gestione della fauna selvatica, con ricavi anche economici. Sarà – di fatto – il primo centro di promozione/allevamento del cervo nel parco regionale dei Monti Picentini, anche in previsione della sua futura reintroduzione in questo territorio protetto.

La realizzazione dell’area del cervo, estesa circa 10 ettari, comporta la realizzazione di una recinzione perimetrale di lunghezza pari a 1295 mt circa, di due cancelli pedonali di accesso di larghezza 1,20 mt, l’uno presso la strada comunale Campagna-Acerno e l’altro sul lato sommatale sud-ovest della recinzione, realizzati in legno e rete con rinforzi trasversali e di un cancello carrabile di larghezza pari a 2,80 mt. Sarà realizzato un centro di foraggiamento in legno trattato con un corpo centrale coperto adibito a magazzino e due rastrelliere laterali (rastrelliere) e due tazze in legno trattato.

In prossimità dei corsi d’acqua saranno realizzate due pozze di fango mediante il rivestimento con argilla espansa di piccoli spazi profondi alcune decine di centimetri.

Il tracciato prescelto per la messa in opera della struttura di recinzione dell’area del cervo rende minimo l’impatto percettivo della rete. La recinzione sarà realizzata con pali di legno trattato e rete di maglia quadrata, di altezza minima pari a 2,80 mt, opportunamente prolungata e ben interrata. Nei tratti in cui vi sia la possibilità di essere scavalcata dagli animali, l’altezza sarà opportunamente aumentata.

Il progetto prevede anche un capanno di osservazione, in legno, delle dimensioni di m 3.00 x 3.00. Lungo il perimetro interno della struttura è posizionata una panca in legno mentre, sulle pareti, si aprono numerose feritoie da cui è possibile osservare, restando nascosti, la fauna selvatica.

Il capanno è posizionato al margine di una radura ed è orientato in modo da consentire di seguire la direzione delle rotte migratorie.

Una volta ultimate le opere, sarà possibile effettuare la pratica soprannominata Birdwatching, nata nel mondo anglosassone, dove da moltissimi anni vi è una particolare cultura verso il rispetto ambientale. Essa consiste nell’osservare gli uccelli e gli altri animali selvatici nei loro ambienti naturali con l’aiuto del binocolo o del cannocchiale.

In prossimità della radura detta Spiazzo Giardullo è prevista la realizzazione di una struttura coperta di sosta per i visitatori comprendente un tavolo centrale e panche in legno.

Sono, infine, previsti lungo i percorsi pedonali, tabelloni in legname trattato con preservanti, recanti planimetrie dell’area con indicazioni dei chilometri e del tempo necessario a compiere il percorso a partire dal punto iniziale.

In prossimità di essenze floristiche significative e di associazioni tipiche, si prevede la sistemazione di targhette su pali di castagno che contengono la classificazione della specie in esame anche brevi descrizioni riguardanti le caratteristiche della stessa.

 

 

Note

 

1 Gelsomino d’Ambrosio, Campagna Edizioni 10/17.

2 Dr. Cosimo Marco Calò, Relazione per conto del Wwf Italia.

 

 

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