La comprensione della struttura insediativa
del commercio alla scala della regione
urbana milanese è un passaggio chiave
per cogliere la valenza strategica di questa
particolare attività economica nel suo
rapporto con il territorio regionale.
Emergono oggi, infatti, alcune rilevanti
criticità connesse:
- ad un’evidente inadeguatezza delle figure
di sfondo territoriale orientate alla
programmazione e al governo del fenomeno a
scala vasta;
- alla sottovalutazione del fenomeno
gravitazionale del commercio, che rischia di
indebolire interessanti sperimentazioni di
intese pubblico-privato nel governo
sovracomunale in area milanese.
La ricerca, di cui presentiamo una sintesi,
con il supporto della rappresentazione
cartografica della localizzazione delle
medie e grandi superfici di vendita nella
regione urbana milanese, propone una
definizione di questo ambito territoriale,
nuova in quanto correlata con la geografia
di tali presenze.
“Per regione urbana milanese si intende un
territorio esteso oltre i confini
provinciali, non riconducibile ad un
perimetro amministrativo definito (come la
Provincia di Milano) e connotato da una
varietà di ambienti dotati di specificità
socio-economiche e insediative il cui
riconoscimento ha consentito di proporne
un’immagine alternativa a quella di area
metropolitana, che ha tradizionalmente visto
la città di Milano come polo centrale di una
rete fortemente interconnessa di centri
minori. La dilatazione spaziale delle
relazioni che legano i diversi territori
della regione urbana milanese è stata
accompagnata dalla complessificazione del
modello di sviluppo insediativo che rende
non del tutto soddisfacenti le descrizioni
che ne sono state tradizionalmente fatte” (Morandi,
Pucci, 2004). La definizione di regione
urbana in riferimento all’area milanese
è stata anticipata già nel 1945 dagli
architetti razionalisti del Piano AR e
utilizzata nei primi anni sessanta negli
studi dell’Ilses. Le nuove modalità di
sviluppo insediativo diffuso di questa parte
del territorio lombardo sono state quindi
ampiamente trattate nello studio “Il
territorio che cambia” (Boeri, Lanzani,
Marini, 1993) e nell’“Atlante delle
trasformazioni insediative” (Palermo, 1997)
e sono oggetto della mostra realizzata dalla
Triennale di Milano all’inizio del 2004 che
introduce una ulteriore definizione: “La
città infinita” (Bonomi, Abruzzese, 2004).
La necessità di superare i confini
amministrativi dell’ambito territoriale –
area metropolitana milanese o Provincia di
Milano – cui riferire la lettura dei
processi insediativi si è posta anche nella
nostra riflessione sulla geografia delle
superfici commerciali finalizzata a cercare
di comprenderne le dinamiche localizzative
recenti.
La localizzazione delle medie e grandi
superfici commerciali nell’area
metropolitana
In alcuni precedenti contributi (Morandi,
Tamini, 2002) abbiamo cercato di ricostruire
un’immagine della localizzazione delle medie
e grandi superfici in area urbana e
metropolitana milanese, riferita alla fine
degli anni novanta, da confrontare con
l’immagine che risulta se si utilizzano le
informazioni relative ai primi anni del
decennio in corso.
In estrema sintesi, si può osservare che per
molti anni lo sviluppo della media e
soprattutto della grande distribuzione è
stato nell’area urbana relativamente
contenuto, in parte per ragioni di carattere
urbanistico, ma più ancora per scelte di
politica commerciale dell’amministrazione
comunale.
Questa situazione è mutata per la decisa
spinta impressa dalla fine degli anni
ottanta alla politica di riutilizzo delle
aree dimesse e sottoutilizzate che a Milano
ammontavano a circa 5 milioni di mq. Il
ricorso agli strumenti della programmazione
complessa e negoziata per i grandi
interventi di trasformazione e
riqualificazione urbana ha permesso la
realizzazione in tempi relativamente
contenuti di nuovi complessi residenziali
integrati da funzioni miste, nei quali la
costruzione di nuove grandi superfici
commerciali, in prevalenza alimentari e
promosse da pochi operatori in regime quasi
monopolistico, ha avuto un ruolo molto
rilevante dal punto di vista dimensionale e
come significativo elemento di efficacia
della fattibilità economica dei programmi.
Nell’area metropolitana milanese, che è il
livello territoriale al quale abbiamo
riferito le nostre precedenti analisi, la
dinamica localizzativa delle imprese della
grande distribuzione è stata nei decenni
precedenti influenzata da questa situazione
del polo urbano: l’effetto più evidente dal
punto di vista territoriale è la
concentrazione di grandi superfici nella
prima corona metropolitana, con gli
addensamenti più importanti localizzati
lungo gli assi radiali, ma immediatamente al
di là dei confini comunali di Milano, mentre
nell’area più esterna si sono sviluppate le
strade commerciali extraurbane. La
diffusione delle medie e grandi superfici
registra dalla seconda metà degli anni
ottanta un salto di scala da diversi punti
di vista: in senso dimensionale (Regione
Lombardia, 2003) e nella copertura
del territorio, con scelte localizzative che
derivano dallo sviluppo della concorrenza e
dall’ingresso di nuovi operatori economici
legati alla internazionalizzazione del
settore (Pellegrini, 2001). Anche nel
territorio regionale si liberano nuove
risorse territoriali per la realizzazione di
programmi integrati con la dismissione di
aree industriali nella gran parte dei centri
urbani di prima e seconda corona e nelle
province limitrofe a quella milanese.
Dal 1998 la legge di riforma del settore
assume, com’è noto, un approccio orientato
alla liberalizzazione, pur tentando di
fornire degli strumenti per una maggiore
integrazione tra programmazione commerciale
e pianificazione urbanistica. Uno dei
passaggi attraverso i quali il processo di
programmazione prende avvio in Lombardia è
la suddivisione del territorio regionale in
unità territoriali alle quali
assegnare una quota di grande e media
distribuzione definita attraverso un unico
parametro di densità commerciale ottimale da
raggiungere nel primo biennio di
programmazione2. L’individuazione
secondo parametri dimensionali e areali
delle unità territoriali, indipendente dalle
caratteristiche del territorio, ha
riproposto un sistema christalleriano
superato dalla realtà dei fatti, creando una
sperequazione tra chi dell’area è fulcro e
chi si trova ai suoi margini nella
perimetrazione delle unità territoriali (Besana,
Tamini, 1999).
Più recentemente la regione, con il
programma triennale del commercio, ha
introdotto (Regione Lombardia, 2003) un
nuovo riferimento allo sfondo territoriale
con la definizione di ambiti che
hanno un maggiore legame con le
caratteristiche geomorfologiche, insediative
o socio-economiche delle parti di territorio
regionale. È sicuramente un passaggio
interessante che, tuttavia, proprio per
quanto riguarda il territorio della regione
urbana milanese, stenta a riconoscere la
continuità e la specificità degli
addensamenti che caratterizzano i diversi
ambienti insediativi. La definizione degli
ambiti ha il merito, tuttavia, di smentire
definitivamente la significatività del
perimetro provinciale come unico e utile
riferimento per la politica commerciale di
scala sovracomunale, che del resto trova
riscontro nella persistente difficoltà a
definire un ruolo – di indirizzo o di
regolamentazione – efficace per la
provincia.
|
Figura 1 - Gli addensamenti
commerciali nella regione urbana
milanese: la conurbazione
multicentrica della Brianza milanese |
Medie e grandi superfici nella regione
urbana milanese nei primi anni 2000
Per una corretta restituzione territoriale
del fenomeno commerciale è utile una lettura
per addensamenti commerciali, vale a
dire per aggregazioni di più attività del
terziario commerciale3 che hanno
tra loro un legame di prossimità spaziale,
localizzate in un territorio omogeneo da un
punto di vista geomorfologico e serviti
dallo stesso sistema infrastrutturale.
Il percorso di analisi delle attività
commerciali per addensamenti ha oggi
un’efficacia più elevata rispetto al
passato, poiché assume l’impostazione
adottata sia dagli attori che intervengono
nelle operazioni di creazione e di sviluppo
degli insediamenti commerciali, sia dai
consumatori che li utilizzano. Le attività
del terziario commerciale tendono a
concentrarsi nello spazio per creare sistemi
di offerta, luoghi ad alta densità
commerciale capaci di attrarre i consumatori
con un’offerta composita di servizi. Il
consumatore che si reca in tali luoghi
genera un traffico commerciale del quale si
avvantaggiano tutti gli esercizi dell’area,
che in effetti sono lì localizzati proprio
per sfruttare tale traffico indotto
dall’addensamento.
Quindi, le strutture commerciali localizzate
in un addensamento sono tra loro legate da
una prossimità non solo di tipo spaziale, ma
spesso anche di tipo geografico, poiché
assieme definiscono un luogo che sta
nello spazio, modifica il territorio e
condiziona le pratiche delle persone nel
loro spazio di vita. Di conseguenza,
l’addensamento commerciale può essere letto
come un’unità geografica complessa da porre
alla base di analisi territoriali
descrittive o prescrittive (per prospettare
modificazioni o trasformazioni), variamente
determinata, secondo l’articolazione interna
in termini commerciali e le caratteristiche
spaziali e morfologiche dell’addensamento e
del territorio nel quale è inserita. Nella
lettura del sistema degli addensamenti sul
territorio si deve tenere conto anche della
natura imprenditoriale delle singole
attività del terziario commerciale che li
compongono, integrando le analisi
territoriali con l’esame delle strategie e
delle logiche di presenza e di presidio che
orientano le azioni dei principali operatori
del settore.
Per un affinamento ed una precisazione
rispetto alle precedenti letture delle
grandi aggregazioni commerciali, è stata
fondamentale la disponibilità del nuovo
database regionale prodotto dalla Regione
Lombardia a fine dicembre 2003, che riporta
le informazioni prelevate direttamente dai
singoli comuni attraverso un censimento
realizzato nel giugno 2003. Le informazioni
permettono di valutare la dimensione
territoriale del fenomeno e di cercare di
interpretare la natura e gli effetti dei
processi in atto. In alcuni ambienti,
avviati verso la saturazione dell’offerta e
la sovrapposizione dei bacini di utenza
potenziali con raggio d’azione spesso di
scala interprovinciale, si osserva, ad
esempio, un fenomeno di dilatazione e di
amplificazione di alcuni perimetri di
ambienti insediativi generati dalla
dimensione gravitazionale del commercio di
medio e grande formato.
In questo quadro, si restituiscono, di
seguito, alcune valutazioni sulla permanenza
e/o variazione – rispetto a precedenti
letture – degli addensamenti commerciali
presenti all’interno di sei ambienti
insediativi della regione urbana:
a) la direttrice del Sempione e del
Novarese: all’interno del processo
conurbativo lungo l’asse radiale del
Sempione – ed oggi dilatato verso il
Novarese – emerge la specificità del
Rhodense dove la recente realizzazione del
nuovo polo fieristico nei Comuni di Rho e
Pero ha già attivato un insieme di attese e
di processi di trasformazione delle aree che
appartengono sia ai due municipi, sia ad
altri comuni limitrofi. Questo
comprensorio, come altre zone della
prima corona milanese, ha già registrato
negli anni recenti un forte sviluppo di
grandi superfici commerciali, motivato
principalmente dalle barriere all’ingresso
poste dal Comune di Milano.
Proseguendo lungo l’asse dell’autostrada dei
laghi emerge, complessivamente, un quadro di
presidio di insegna della media e grande
distribuzione commerciale moderna e delle
attività connesse al tempo libero
caratterizzato da una varietà di situazioni
insediative:
- dalle grandi strutture di offerta
extraurbana di Cerro Maggiore (multisala
cinematografica attestata sull’asse
autostradale) e di Rescaldina (il
controverso caso del centro commerciale e
della discarica, ricostruito in Tamini,
2002) ai poli di offerta urbana di Legnano,
Gallarate e Busto Arsizio-Sobiate Olona;
- dall’attestazione di grandi superfici
specializzate lungo l’asse autostradale in
direzione di Varese alla presenza
consistente di media distribuzione
commerciale alimentare e non in vari comuni;
b) la Brianza milanese: nella
conurbazione multicentrica della Brianza
milanese è riconoscibile un sistema di
offerta commerciale prevalentemente lineare,
di carattere non alimentare, attestato lungo
l’asse della Nuova Valassina, tra la
polarità commerciale di Monza e quella di
Giussano, caratterizzato da una sequenza,
spesso uniforme, di edifici commerciali di
medie e grandi dimensioni, con una forte
concorrenza interna e con una
specializzazione merceologica, soprattutto,
nel settore dell’arredamento, legata al
distretto produttivo del mobile della
Brianza. Questo sistema si è sviluppato in
relativa continuità con la parte più interna
all’area metropolitana, dove l’asse
FulvioTesti-Cinisello Balsamo-Sesto San
Giovanni ha rappresentato uno degli
addensamenti più forti e più adattivi, con
la modernizzazione dei formati e
l’integrazione dell’offerta strettamente
commerciale con altre attività di scambio,
ristorazione e tempo libero. Questa
direttrice è anche attualmente teatro di una
nuova fase di consolidamento, con le
numerose operazioni di trasformazione di
aree industriali dimesse;
c) la fascia pedemontana: all’interno
dell’estesa urbanizzazione pedemontana e
collinare si legge una presenza commerciale
che disegna un sistema lineare di offerta in
direzione est-ovest articolato nei due
segmenti del corridoio infrastrutturale
Varese-Lecco e Bergamo-Brescia, con
caratteristiche tipologiche e gravitazionali
differenti. Nel primo ambiente si osserva il
forte sviluppo del commercio di medie e
grandi dimensioni che, dagli iniziali centri
a corona dei capoluoghi, si è posizionato
anche nei comuni minori lungo l’asse
viabilistico Varese-Como e Como-Lecco
generando una continuità localizzativa della
distribuzione commerciale. Nel secondo
ambiente, invece, si rileva l’esistenza dei
due importanti poli attrattivi definiti
dalle cinture urbane di Bergamo e Brescia
con un fenomeno di densificazione
dell’offerta intorno all’ambito bergamasco
attraverso figure insediative legate al
grande formato e alla varietà delle
tipologie (centri commerciali, multisale,
outlet), mentre nell’area bresciana, oltre
ad assistere alla configurazione di due
cinture urbane di offerta commerciale
intorno al capoluogo, si sta disegnando
nell’ambiente della Franciacorta una
diffusione territoriale della grande
distribuzione comparabile, quantitativamente
e per geografia delle localizzazioni, alla
Brianza milanese;
|
Figura 2 - Gli addensamenti
commerciali nella regione urbana
milanese: il sistema lineare
Lorenteggio-Vigevanese |
d) il sistema lineare
Lorenteggio-Vigevanese: il sistema di
offerta lineare Lorenteggio-Vigevanese è
caratterizzato da una forte continuità
spaziale con una delle principali direttrici
storiche del commercio urbano milanese. Qui
si sono concentrati, nel corso dell’ultimo
decennio, investimenti e progetti della
grande distribuzione commerciale che hanno
costruito un interessante catalogo di
formati tradizionali e moderni lungo
l’estensione dell’asse: il commercio urbano
di vicinato integrato da medie e grandi
superfici del Lorenteggio, la nuova sala
Bingo, il superstore Esselunga in un
programma di riqualificazione urbana che
sostituisce il tradizionale
supermercato della stessa insegna, gli
storici insediamenti Metro e Ikea, il parco
commerciale Decathlon-Castorama, la sequenza
degli gli outlets della moda, i mercati
tematici della domenica mattina di Cesano
Boscone e Corsico. La crescita di questo
asse sembra avere ulteriore spazio di
sviluppo e, forse, si può intravedere una
possibilità di saldatura con il
sistema di offerta che si sta consolidando
nel polo di Abbiategrasso;
e) il Vimercatese: confermando il suo
alto livello di attrattività commerciale,
esso rappresenta una sorta di snodo
reticolare tra il nucleo di prima cintura
milanese e la continuità transprovinciale
(verso Bergamo e Brescia) definita dagli
assi storici che percorrono il territorio in
senso est-ovest. La lettura delle figure
insediative dell’offerta commerciale
rileva/conferma la presenza di un reticolo
di parchi e centri commerciali connessi
dalle principali strade urbanizzate. Si
osserva un sistema disegnato dalla corona
formata dalle grandi strutture della
distribuzione commerciale moderna e dalle
localizzazioni puntuali in alcuni comuni, al
cui centro è posizionato un territorio
esteso e per ora privo di rilevanti offerte
comparabili, con baricentro nel comune polo
di Vimercate. All’interno di questo sistema
non emergono particolari fenomeni di
presidio di insegna, ma una presenza diffusa
di una pluralità di gruppi alimentari e non
alimentari. A scala territoriale, è
possibile riconoscere la presenza di
strutture commerciali disperse sul
territorio il cui connotato saliente è la
posizione spesso decentrata rispetto alla
viabilità principale. Per quanto riguarda,
infine, i centri storici si osserva una
progressiva specializzazione dell’offerta
degli esercizi di vicinato, in particolare
nel settore dell’abbigliamento, nei centri
commercialmente più validi e dinamici, come
ad esempio, Monza, Desio, Seregno, Vimercate.
Accanto a queste realtà esistono situazioni
di offerta più deboli caratterizzate
dalla polverizzazione del sistema
dell’offerta e dalla presenza di piccoli
operatori, spesso in situazione di crisi,
normalmente localizzati nei centri storici
minori e nei comuni a bassa consistenza
demografica;
|
Figura 3 - Gli addensamenti
commerciali nella regione urbana
milanese: il sistema reticolare del
Vimercatese |
f) il Lodigiano: il sistema di
offerta del Lodigiano, generato storicamente
dagli addensamenti commerciali posizionati
nell’intersezione dei comuni di cintura
milanese con la via Emilia, è oggi
caratterizzato dalla presenza di alte
quantità di superficie commerciale
concentrate in un contesto provinciale a
bassa demografia, con nuove modalità
insediative delle forme distributive
localizzate in corrispondenza degli svincoli
autostradali (centro commerciale e multisala
di Pieve Fissiraga, centro commerciale di
San Rocco al Porto in area golenale sul
confine amministrativo di Piacenza). Il
Lodigiano ha rappresentato, infatti, nella
controversa logica econometrica della prima
fase di programmazione regionale del
commercio, il principale territorio di
saturazione dell’offerta a scala regionale,
restituendo, in questo modo, un’immagine
distorta e non adeguata della presenza della
distribuzione commerciale, anche perché la
provenienza geografica del bacino
gravitazionale di San Rocco al Porto è
prevalentemente costituita dai residenti di
Piacenza e dei comuni limitrofi emiliani.
|
Figura 4 - La media e grande
distribuzione commerciale nella
provincia di Milano |
Contributi per un’agenda pubblica sulle
politiche commerciali
Le attività commerciali hanno un rapporto
ricco e complesso con il territorio, sia
nelle forme più tradizionali del commercio
urbano di vicinato, sia in quelle definite
moderne dei vari formati delle medie
e grandi superfici, peraltro in continua
evoluzione, che interessano sia i contesti
urbani, sia quelli suburbani ed extraurbani.
La creazione di centri commerciali e di
nuove grandi strutture di vendita nella
regione urbana milanese, sembra avvenire
nella gran parte dei casi come attuazione di
programmi complessi ai quali negli strumenti
strategici del territorio sono attribuiti
obiettivi di carattere prevalentemente
edilizio e urbanistico (rifunzionalizzazione
di aree dismesse, riqualificazione del
patrimonio immobiliare pubblico e privato
...) mentre mancano argomentazioni e
riflessioni sulle strategie di sviluppo
delle attività commerciali sul territorio,
sugli effetti prodotti sul mercato della
distribuzione commerciale dalle medie e
grandi strutture di vendita inserite in tali
aree, sulle valenze sociali, relazionali ed
economiche che un insediamento di qualità
può determinare e sulle frequenti
esternalità negative, spesso prevedibili ma
sottovalutate.
In questa fase, un’agenda pubblica sulle
politiche commerciali nella regione urbana
milanese dovrebbe svilupparsi lungo tre
principali direttrici:
1. riconoscere valore strategico alle
attività del terziario commerciale nelle
politiche urbane: se si riconosce,
ormai, che il livello strategico delle
politiche dovrebbe estendersi alla effettiva
scala territoriale su cui si propaga
l’effetto città e al tempo stesso che
dovrebbe garantire forte sinergia e
interazione fra piani e progetti di settore
(Gibelli, 2003), un primo elemento per
un’agenda pubblica sulle politiche del
commercio della regione urbana milanese
consiste nel trattare il tema dello sviluppo
degli insediamenti commerciali a livello di
pianificazione strategica della regione
urbana. Ciò vuol dire trasferire il tema
dello sviluppo degli insediamenti
commerciali sul territorio dalle arene
negoziali che si aprono a livello locale in
occasione della rifunzionalizzazione e
riqualificazione di singole aree, alle arene
comunali – ma più ancora sovracomunali –
nelle quali si elaborano le strategie di
sviluppo del territorio. Tra i vantaggi di
questo riposizionamento vi sono: la
possibilità per gli enti locali di
anticipare l’esame delle problematiche
legate alle politiche insediative delle
grandi strutture commerciali, collocandole
nella fase della definizione delle
politiche, e quella di disporre di un
maggior potere contrattuale rispetto agli
operatori commerciali in virtù di una
preventiva strutturazione del quadro di
sviluppo del settore a medio-lungo termine.
Ma gli stessi operatori potrebbero trarre
vantaggio dalla preventiva conoscenza
dell’assetto della competizione
spaziale-commerciale sul territorio, in
quanto potrebbero valutare e programmare con
largo anticipo nuovi investimenti e nuove
opportunità di presenza sui mercati locali;
|
Figura 5 - Milano, programma di
riqualificazione urbana Ribattino |
2. rafforzare gli strumenti di conoscenza
del fenomeno: la disponibilità di dati e
informazioni sulle presenze commerciali sul
territorio è una condizione indispensabile
per poter elaborare strategie e assumere
decisioni da parte degli enti locali. Lo
studio e l’analisi dell’assetto territoriale
delle funzioni commerciali non può, infatti,
essere condotto, così come avviene per altri
settori, facendo ricorso a indagini
campionarie, né a dati privi di un preciso
riferimento geografico. In sostanza, occorre
superare l’approccio finora prevalente, che
ha portato a produrre dati statistici sul
numero e la superficie degli esercizi
commerciali suddivisi per comune, di fatto
poco utili a comprendere le dinamiche di
insediamento e presidio delle imprese e le
relazioni tra addensamenti commerciali
consolidati e nuove polarità commerciali;
3. governare le politiche commerciali a
livello sovracomunale: alla
sottovalutazione – sopra segnalata – delle
capacità delle attività commerciali singole
– ma ancor più di quelle addensate – di
generare poli di gravitazione di flussi di
consumatori e di condizionare le modalità
d’uso spaziali e temporali del territorio da
parte della popolazione (Casella, 2003b) si
affiancano, invece, delle interessanti
sperimentazioni di costruzione dal basso
di intese tra comuni e tra comuni e altri
soggetti istituzionali, finalizzate a
promuovere documenti e azioni di carattere
strategico per la valorizzazione dei sistemi
locali di offerta commerciale in area
milanese. Proprio queste intese locali, non
necessariamente precostituite, spesso a
geometria variabile, e in particolare i
tavoli promossi dal piano territoriale di
coordinamento provinciale, dovrebbero
rappresentare le sedi istituzionali nelle
quali affrontare i temi del governo degli
insediamenti commerciali nell’area
metropolitana milanese. Le intese
sovracomunali, anche sulla base delle
esperienze realizzate in altri paesi europei
(Morandi, a cura di, 2003; Casella, 2003a),
si rivelano utili per limitare la
competizione tra comuni che puntano ad
attrarre sul loro territorio nuovi
insediamenti commerciali per acquisire
vantaggi diretti di natura fiscale e
occupazionale, ma che spesso scaricano
all’esterno del loro territorio gran parte
degli impatti territoriali di questi
insediamenti. La necessità di affrontare il
tema del governo delle risorse generate e
delle esternalità indotte dalle medie e
grandi superfici ad una scala territoriale
adeguata, che non è mai quella comunale, non
deve far pensare a nuovi livelli di governo
specifici per questa funzione, ma piuttosto
ad un modo di promuovere, sostenere,
premiare l’associazionismo tra comuni e la
formazione di partenariati anche con altri
soggetti. In questi processi la Provincia
potrebbe avere un importante ruolo, come
ente di governo che già rappresenta un
livello intermedio tra il comune e la
regione a cui continua a competere il ruolo
di soggetto della programmazione, rafforzato
ulteriormente dopo l’approvazione della
riforma del titolo V, parte II della
Costituzione.
|
Figura 6 - Sesto San Giovanni (Mi),
centro commerciale Sarca e multiplex
UCI |
Note
1
Parziale rielaborazione del paper Il
commercio nella regione urbana milanese,
C. Morandi, A. Casella, L. Tamini con E.
Guastamacchia, 1° Convegno del Dipartimento
di Architettura e Pianificazione del
Politecnico di Milano “Milano dopo la
Metropoli”, 18 e 19 marzo 2004.
2
Regione Lombardia (1999), Lr 23 luglio 1999,
n. 14, “Norme in materia di commercio in
attuazione del DLgs 31 marzo 1998, n. 114,
“Riforma della disciplina relativa al
settore commercio”, a norma dell’art. 4,
comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59.
3
E di quelle assimilabili per analogo
comportamento geografico (ad esempio,
esercizi di somministrazione di alimenti e
bevande, artigianato di servizio,
entertainment, ecc.).
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livello locale nelle politiche di sviluppo
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Milano. |