La costruzione di un sistema informativo per
la gestione e la pianificazione del
territorio del Parco dell’Etna deve avere
una valenza generale nella pubblica
amministrazione, comprendendo elementi
diversi, dai beni culturali al sistema dei
beni immobiliari (strutture antropiche),
dall’uso del suolo urbano a quello del
territorio o dell’ambiente. Il sistema deve
essere espressione di un particolare punto
di vista che utilizza una base di dati
comune a più utenti, ma anche di
configurarlo per essere in primo luogo un
sistema informativo pubblico, cioè
predisposto per scambiare informazioni tra
più utenti che trattano gli stessi oggetti,
il patrimonio culturale del Parco dell’Etna,
anche se da punti di vista diversi. Questi
assunti pongono l’esigenza che il progetto
non solo risponda alla logica di disporre di
dati certificati, di utilizzare formati
codificati e trasparenti, di gestire
protocolli di scambio unificati, di
utilizzare criteri formalizzati di
aggiornamento, di adottare verifiche di
integrità della base dati, ma anche che sia
sviluppato sulla base dell’analisi dei
processi di lavoro della pubblica
amministrazione, individuando i database
alfanumerici distribuiti e i livelli
necessari di dettaglio nella
georeferenziazione degli oggetti e dei
processi di trasformazione del territorio.
La conoscenza aggiornata e accurata dello
stato dei luoghi è alla base degli strumenti
di pianificazione, programmazione e gestione
del territorio da parte delle
amministrazioni pubbliche.
Pertanto disporre di una nuova fonte
informativa per le amministrazioni pubbliche
significa fornire un contributo
significativo al processo di conoscenza.
L’ente Parco dell’Etna ha utilizzato la
piattaforma del sistema informativo
territoriale (Sit) al fine di consentire
il monitoraggio dell’evoluzione
dell’urbanizzato in funzione della
conservazione del patrimonio tradizionale da
un lato e il controllo del fenomeno
dell’abusivismo dall’altro. Il servizio, che
adotta dati multisorgente e dati
telerilevati da satellite, fornisce alle
amministrazioni dell’ente Parco dell’Etna
una conoscenza aggiornata dello stato dei
luoghi evidenziando le modifiche sia
sincroniche che diacroniche.
L’erogazione del servizio consente alle
amministrazioni di conoscere in maniera
approfondita e aggiornata il proprio
territorio, e trova larga utilità nelle
attività di pianificazione territoriale,
nella valutazione dello stato di
completamento dei programmi di conservazione
e valorizzazione del patrimonio culturale (e
in particolare di quello tradizionale) e
nella individuazione di eventuali utilizzi
impropri di questo.
I risultati del servizio vengono erogati
sotto forma di mappe cartografiche
vettoriali e raster di semplice e
immediata lettura, direttamente integrabili
nel Sit.
La sempre crescente disponibilità di
immagini satellitari ad alta risoluzione, il
miglioramento continuo nella qualità dei
dati e i costi sempre più competitivi delle
immagini, rendono questa fonte informativa
sempre più appetibile per le pubbliche
amministrazioni nelle attività di
monitoraggio e controllo del territorio e
per le pubbliche amministrazioni locali.
L’obiettivo del progetto di analisi della
dinamica territoriale del parco è quello di
implementare un flusso informativo sullo
stato di fatto del territorio utilizzando
in primis dati telerilevati da satellite
e, in una fase successiva, dati telerilevati
da aereo.
Una delle maggiori priorità, individuate
all’interno dell’ente Parco dell’Etna,
risiede proprio nel controllo del patrimonio
culturale e tradizionale del parco (edifici
rurali palmenti, cantine, magazzini, ecc.)
al fine di individuare tempestivamente quei
processi di modificazione antropiche che,
nei casi limiti, possono risultare, se non
autorizzati, casi di abusivismo edilizio.
A tal fine, le aree identificate come
antropiche soggette a fenomeni di
abusivismo, sono state oggetto di analisi
spaziale attraverso la costruzione di un
archivio aggiornato. Per analizzare lo
sviluppo, capire il passato e prevedere il
futuro di ogni comune del Parco dell’Etna e
valutare l’impatto della crescita
sull’ambiente sono stati stimati i valori
assunti da alcuni indicatori considerando
come componente fondamentale del dato quella
spaziale-territoriale. Inizialmente sono
stati calcolati per ogni comune statistiche
spaziali di stato come: l’area totale,
l’area urbanizzata, naturale o agricola.
Nella definizione di una strategia di
monitoraggio del territorio l’ente Parco
dell’Etna ha previsto l’integrazione delle
fonti informative e la pianificazione
dell’aggiornamento degli archivi
aerofotogrammetrici rispettivamente con
periodicità pluriennali (3-5 anni) e con
periodicità annuali, al fine di aggiornare
la conoscenza qualitativa dello stato dei
luoghi con l’ausilio di riprese telerilevate
e da satellite. I satelliti ad alta
risoluzione, in particolare, possono
risultare molto utili in quanto,
potenzialmente, consentono di disporre di
immagini che rappresentano lo stato dei
luoghi. In questo modo si può raggiungere un
giusto compromesso tra caratteristiche,
frequenza di aggiornamento e livello di
investimenti necessari.
L’adozione del servizio da parte dell’ente
parco, fornisce un contributo significativo
anche nella prevenzione dell’uso improprio
del territorio. Nella lotta all’abusivismo,
infatti, la certezza di individuare in tempi
rapidi ogni forma di alterazione dei luoghi
rappresenta uno strumento estremamente utile
di salvaguardia del territorio.
Pattern recognition: literature review
In questi ultimi anni le immagini
multisorgente e satellitari sono state
utilizzate in contesti sia operativi che
sperimentali vari, per identificare e
delineare i confini delle aree urbane e
analizzare il patrimonio edilizio su area
vasta.
Il remote sensing è stato in parte
utilizzato per ricavare dei database
dalla fotointerpretazione delle immagini
satellitari ma è stato anche in grado di
proporre e di integrare questi dati con
procedure varie che vanno dall’analisi
statistica a quella spaziale al fine di
studiare e interpretare le trasformazioni
del territorio antropico.
In particolare, per monitorare lo sviluppo
delle aree urbane europee e analizzare le
tendenze evolutive, si citano il programma
Census (1991)1, il Remote
sensing and urban statistics (1992),
Itaten (1994)2 e il successivo
programma Remote sensing and urban
statistics (Eurostat, 1994), il progetto
Murbandy (Monitoring urban dynamics)
del Centro comune di ricerca della Comunità
europea del 1998, ampliato nel 1999 con il
progetto Moland (Monitoring land use/cover
dynamics) per la definizione di
indicatori di impatto antropico fondamentali
per il monitoraggio e la previsione delle
evoluzioni delle aree europee. Le differenze
sostanziali tra le procedure dipendono da
fattori tra cui in primis il trattamento
automatico impiegato nella classificazione
del land use e nell’estrazione
dell’urbano. Le differenti filosofie vanno
dagli approcci di statistica spaziale ai
metodi di analisi più cartografici capaci di
analizzare le strutture spaziali localmente.
I principali studi sulle tecniche di
trattamento innovative possono essere
sintetizzate nelle seguenti categorie:
metodo della morfologia matematica (progetto
pilota di Bordeaux) e operatori di post
classificazione (progetto pilota di Ashford).
Altri hanno evidenziato la non completa
corrispondenza tra i tematismi estraibili
dai dati satellitari e le classi d’uso del
suolo comunemente utilizzate nelle legende
Eurostat (progetto di South-Limbourg).
L’esperienza ha quindi enfatizzato sia la
necessità di utilizzare tecniche non
convenzionali per il trattamento automatico
delle aree urbane sia l’opportunità di
integrare alle immagini satellitari i dati
multisorgente, tra cui le foto aeree che
restano ancora strumenti ampiamente
utilizzati dagli enti pubblici siciliani.
Il progetto Pon (programma operativo
nazionale) 2000/2006, “Sicurezza per lo
sviluppo del Mezzogiorno d’Italia (Quadro
comunitario di sostegno – Italia – Regioni
Obiettivo 1), prevede l’implementazione di
progetti finanziati attraverso i fondi
strutturali dell’Unione europea e i fondi
nazionali ordinari e regionali prevedendo in
particolare le seguenti misure:
- misura 1.2: adeguamento del sistema di
controllo tecnologico del territorio;
- misura 1.3: tecnologie per la tutela delle
risorse ambientali e culturali.
Nell’ambito della misura 1.3, la tutela
delle risorse ambientali sarà intensificata
attraverso l’utilizzo del sistema
tecnologico di controllo del territorio.
Sono, quindi, previsti anche interventi per
la salvaguardia del patrimonio edilizio
(centri storici, ecc.) che adotteranno
strumenti innovativi particolarmente
efficaci. Tra i progetti in corso si
ricordano:
1. potenziamento del sistema informativo per
la tutela dei beni culturali;
2. il sistema informatico per la tutela
ambientale;
3. acquisizione di tecnologie per la
protezione ambientale.
In tale ambito si stanno sviluppando
attività di monitoraggio del territorio
delle regioni Obiettivo 1, da ottimizzare su
campagne specifiche, ripartite in un
triennio, utilizzando vari sistemi tra cui
il sistema proprietario Mivis (Multispectral
infrared and visible imaging)3
del programma Lara4 per riprese
elettroniche iperspettrali ed elaborazione e
analisi dei dati di ripresa, anche di tipo
fotografico e provenienti da rilevazioni
satellitari.
Il Por Sicilia 2000-2006 misura 1.0.1 con il
programma “realizzazione, completamento e
adeguamento reti di monitoraggio” ha
l’obiettivo di realizzare in Sicilia una
rete di sistemi informativi territoriali
denominati Sira (Sistema informativo
regionale ambientale), finalizzato alla
creazione, allo sviluppo e al continuo
aggiornamento del quadro conoscitivo dello
stato dell’ambiente, di supporto per la
creazione della Carta della natura5.
In particolare, con tale strumento è stato
finanziata l’implementazione della
piattaforma Gis del Parco dell’Etna.
Materiali e metodi
Il progetto prevede che l’individuazione di
nuove strutture antropiche localizzate nel
territorio del Parco dell’Etna, con
particolare riferimento alla individuazione
degli edifici di nuova costruzione e agli
sbancamenti che di solito precedono
interventi di urbanizzazione, sia effettuata
mediante analisi multisorgente e
multitemporale di dati telerilevati. In
particolare le immagini satellitari a bassa
e media risoluzione costituiscono un
archivio di dati territoriali di alto valore
informativo per l’analisi territoriale.
L’analisi è di tipo multisorgente in quanto
si prevede l’utilizzo integrato di dati
telerilevati da aereo e da satellite (Landsat
e Spot Pan) per il primo anno di erogazione
del servizio, e il confronto aereo/satellite
e satellite/satellite per gli anni
successivi; l’indagine è di tipo
multitemporale in quanto i dati che vengono
confrontati si riferiscono a epoche
differenti: un dato storico utilizzato come
riferimento di base ed un dato di
recentissima acquisizione quale riferimento
dello stato attuale dei luoghi investigati.
La strutturazione degli archivi,
l’elaborazione semiautomatica delle
immagini, la fotointerpretazione assistita e
la predisposizione degli output
rappresentano alcune delle principali
attività di analisi del progetto.
Successivamente alla definizione dell’area
da investigare, che nel caso di comuni del
parco corrisponde all’intera superficie
comunale, si procede alla acquisizione del
dato satellitare e del dato aereo storico di
riferimento. L’analisi si basa su immagini
acquisite dal satellite Spot Pan, immagini
che dispongono di una risoluzione al suolo
di 20x20 metri, e da satellite Landsat che
dispongono invece di una risoluzione al
suolo di 40x40 metri. A breve sarà anche
acquisita una immagine da satellite ad alta
risoluzione QuickBird (70 cm al terreno per
pixel) per tutto il territorio del parco, a
completamento e per raffronto con le foto
aeree già acquisite denominate IT2000 della
Compagnia generale riprese aeree di Parma
per i quali sono già in corso attività
sperimentali di analisi e verifica con le
immagini da satellite Spot e Landsat.
Le attività di analisi delle immagini
satellitari, in fase di acquisizione,
prevedono un’attività propedeutica di
geocodifica e correzione geometrica al fine
di rendere confrontabili e sovrapponibili il
dato di nuova acquisizione con il dato
storico di riferimento. La correzione
geometrica potrà essere realizzata con
l’ausilio di un Dem ad alta risoluzione che
viene prodotto dalle curve di livello
estratte dalla cartografia
aerofotogrammetria già appartenente alla
piattaforma Sit dell’ente Parco dell’Etna. A
questa fase segue un’attività di
elaborazione semiautomatica, ottenuta con
tecniche di processing tipiche dei
dati telerilevati, che consente di
evidenziare le aree incerte che
presentano differenze significative tra il
dato storico e quello di nuova acquisizione.
Le mappe tematiche, legate all’attività di
elaborazione delle immagini sottoposte a
opportuni filtri per eliminare false
segnalazioni, in realtà pur presentando
lievi sfasature nella sovrapposizione delle
immagini, rappresentano comunque delle
risorse preziose. Altre difficoltà relative
all’image processing sono dovute alla
presenza di diversi fattori di disturbo
capaci di compromettere la possibilità di
classificare un’area con la necessaria
accuratezza (variabili topografiche,
risoluzione spaziale dei sensori, effetti
atmosferici).
Alcune sperimentazioni sono già state
realizzate con il software Erdas Imagine
specifico per la elaborazione di immagini
telerilevate da aereo e da satellite.
L’unione delle tecniche di elaborazione
automatizzate con le attività di verifica e
analisi in situ consentirà di raggiungere
sufficienti standard di accuratezza nella
individuazione dei siti interessati da
fenomeni di abusivismo edilizio.
Questa modalità operativa ha il vantaggio di
ridurre i tempi di lavorazione e di
conseguenza i costi del servizio. I
risultati del servizio di monitoraggio, sia
in formato digitale che cartaceo, permetterà
di poter fruire immediatamente dei risultati
indipendentemente dal livello di
informatizzazione di cui si dispone.
Project Overview: il Parco dell’Etna
Il Parco dell’Etna si estende su una
superficie di 58.367 ettari suddivisi in
quattro zone: la A e la B
rappresentano il cuore dell’arca protetta
(insieme raggiungono i 44.628 ettari)
costituendone rispettivamente la riserva
integrale e quella generale, mentre la C
– differenziata in pedemontana e altomontana
– ha lo scopo di ospitare gli insediamenti
turistici. La D rappresenta infine
una sorta di limitata area cuscinetto
creata per favorire l’integrazione fra il
parco e il territorio circostante. Proprio
su quest’ultima zona si concentrano alcune
serie problematiche di gestione del
territorio, poiché su di essa si è
concentrata la gran parte di casi di
abusivismo. Del resto la zona D, già
nella definizione che ne fa il decreto
istitutivo (decreto del Presidente della
regione del 17 marzo 1987), utilizza come
strumenti normativi gli strumenti
urbanistici comunali.
Su di essa è stato quindi difficile attuare
una incisiva opera di pianificazione
urbanistica, pur nonostante il piano
territoriale, che fra l’altro contiene (art.
17, Lr 14/1988) una direttiva agli enti
locali per la redazione degli strumenti
urbanistici riguardanti le zone D,
rappresenta un fondamentale strumento di
coordinamento. Il Sit in particolare ha
consentito di gestire un considerevole
numero di dati in un territorio così vasto
comprendente venti comuni: Adrano, Belpasso,
Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia,
Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali,
Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo,
Randazzo, Ragalna, Sant’Alfio, S. Maria di
Licodia, Trecastagni, Viagrande, Zafferana.
Il modello organizzativo e di interazione
individuato prevede come starting point
gli atti amministrativi che definiscono le
procedure per presentare le domande di
sanatoria da parte dei privati; da questi
atti amministrativi discendono i processi e
vengono individuati i servizi che li devono
gestire. Quindi, gli atti amministrativi ci
forniscono informazioni utili al fine di
effettuare un primo censimento degli edifici
abusivi.
Gli abusi edilizi censiti dagli uffici del
Parco dell’Etna sono stati riportati,
utilizzando gli allegati ipocatastali ed
elaborati tecnici delle singole domande
relative alla definizione degli illeciti
edilizi, su carta tecnica regionale 1:10.000
in formato raster. È stata quindi
realizzata una nuova copertura vettoriale e
il relativo database avente come attributi i
dati relativi alla presentazione della
singole domande di sanatoria presentate dai
proprietari degli immobili (Figura 1).
Figura 1 - Database dell'ente Parco
dell'Etna: censimento e
individuazione dell'abusivismo
edilizio sul territorio del parco |
|
|
La banca dati cartografica digitale dei siti
censiti comprende pertanto schede
riepilogative digitali dei siti.
A queste risorse si sono aggiunti ulteriori
dati geografici come ad esempio, le
aerofotogrammetrie, i rilievi planimetrici e
i dati catastali eseguiti dai tecnici
incaricati dai singoli proprietari degli
edifici abusivi. Per la realizzazione delle
verifiche in sito sono stati incaricati dei
tecnici dall’ente Parco dell’Etna (Tabella
1).
Attualmente sono stati identificati 1.815
edifici abusivi risalente al dato odierno (Figura
2).
|
Figura 2 - Posizionamento dei siti
interessati da fenomeni di
abusivismo in relazione alla
zonizzazione del Parco dell'Etna |
Le verifiche in campo sono state condotte su
tutti i comuni del Parco dell’Etna e tutti
gli elementi sono risultati non conformi
agli attuali strumenti urbanistici.
I siti individuati sono stati codificati in
modo univoco attraverso un codice
sequenziale.
È stato inoltre predisposto un modulo che
riporta il numero sequenziale e le
coordinate dell’elemento analizzato per le
verifiche in situ.
Le verifiche sono state realizzate
utilizzando anche un terminale con Gps (Lowrance,
modello Globalnav 200) sul quale è stato
successivamente aggiornato l’archivio
cartografico. Durante i sopralluoghi oltre
alle verifiche dirette sono state acquisite
foto del sito successivamente da
digitalizzare e inserite negli archivi
collegando ad ogni sito la foto e la scheda
di rilievo.
Dalle analisi effettuate si evince che le
aree interessate da fenomeni di abusivismo
non si sono sviluppate in modo concentrato e
non risultano avere delle direttrici
preferenziali. Non sono tipicamente contigue
agli insediamenti già esistenti ma sorgono
comunque preferibilmente nelle loro
vicinanze. A livello globale i grandi
addensamenti mantengono il loro primato, ma
a una scala di maggior dettaglio esiste la
tendenza alla dispersione che frammenta il
territorio. Le analisi di occupazione del
suolo forniscono in termini quantitativi
l’aumento delle aree edificate. Questi
valori testimoniano un aumento percentuale
dell’edificato dei centri urbani superiore
rispetto a quello del resto del territorio.
Da queste analisi è possibile ricavare
informazioni sull’organizzazione spaziale
che caratterizza il tessuto urbanizzato
(strutture minime, piccoli addensamenti,
grandi addensamenti, nuclei compatti) sia di
individuare particolari dinamiche sulla
qualità ambientale e antropico (il
patrimonio tradizionale).
Project outcomes: i dati iperspettrali Mivis
L’unione delle tecniche di elaborazione
sopra descritte con le attività di verifica
dei dati Mivis ha l’obiettivo di raggiungere
sufficienti standard di accuratezza nella
prospettiva di fornire informazioni utili ai
pianificatori e in particolare all’ente
Parco dell’Etna.
La sperimentazione si svilupperà in una
sequenza di overlay topologici mirati
a valorizzare i dati telerilevati nella
ricerca di indicatori correttivi per gli
standard ambientali e di supporto ad una
corretta progettazione delle trasformazioni
dei sistemi ambientali oltre che antropici.
II sensore iperspettrale Mivis (Daedalus
AA5000, ora SensyTech) è un sistema a
scansione capostipite di una nuova
generazione di apparati sensoriali
iperspettrali aerotrasportati che opera con
un’elevata risoluzione spaziale e spettrale.
Si tratta di uno strumento modulare,
implementato nell’ambito del progetto Lara
del Cnr - Istituto inquinamento atmosferico,
costituito da quattro spettrometri che
riprendono simultaneamente la radiazione
proveniente dalla superficie terrestre in
102 bande, dal visibile all’infrarosso
termico. Il sensore è ospitato a bordo di un
bimotore turboelica Casa 212/200 della
Compagnia generale riprese aeree di Parma.
L’elevata risoluzione spaziale (da 24 m a 1
m a seconda della quota di volo) e spettrale
dei dati, consente di produrre mappe
tematiche di elevata precisione mediante
procedure di classificazione automatiche e
semiautomatiche basate sull’analisi delle
firme spettrali dei materiali.
Ogni scena Mivis è costituita da 102
immagini co-registrate. Questo significa che
ogni pixel è caratterizzato da 102 valori
che, graficati in un opportuno sistema di
assi cartesiani come curva, ne definiscono
la firma spettrale. L’analisi
spettrale si basa sulla possibilità di
riconoscere la firma associata ai
vari materiali.
La scena Mivis da analizzare sarà calibrata
radiometricamente al sensore, ma non
corretta atmosfericamente. L’algoritmo
testato per la classificazione è lo Spectral
angle mapper del software Envi.
Gli spettri di riferimento per la
classificazione (Endmembers) verranno
ricavati da elementi chiaramente
riconoscibili dalla scena in colori reali
confrontata con l’ortofoto IT2000 e con gli
strati informativi vettoriali della carta
tecnica regionale numerica dell’ente Parco
dell’Etna.
Le immagini utilizzate sono quelle del 2002,
di proprietà del Corpo dell’arma dei
Carabinieri. Si tratta di immagini Mivis
acquisite ad una quota relativa di volo di
2.500 metri, a cui corrisponde un pixel al
suolo di 5 metri.
Come analisi preliminare si provvede
all’estrazione di una carta di uso del
suolo, in cui vengono rilevate le seguenti
macroclassi: campi coltivati, suolo
nudo, tessuto urbano in funzione del
patrimonio tradizionale del Parco dell’Etna.
Attraverso lo studio di immagini Mivis sarà
altresì possibile rilevare la presenza di
tracce archeologiche interrate all’interno
della macroclassi campi coltivati e suolo
nudo sia di rilevare il patrimonio culturale
(naturale e antropico) al suolo, di
interesse per la pianificazione a scala
provinciale facente parte del territorio
appartenente al Parco dell’Etna.
Tali tecnologie, legate all’implementazione
del Gis permetteranno di monitorare il
territorio al fine di limitare gli effetti
negativi di una variabile di interesse come
l’abusivismo edilizio.
Considerazioni finali
Dopo una breve presentazione delle più
significative esperienze europee di analisi
delle aree urbane, è stato presentato uno
studio di evoluzione delle aree urbane ed
extraurbane interessate da fenomeni di
abusivismo nel territorio del Parco
dell’Etna tra il 1987 e il 2004. Le
procedure di descrizione della forma urbana
applicate nel contesto del parco si sono
basate sulla costruzione di tipologie
insediative da segmentazione morfologica
appartenenti al patrimonio edilizio del
parco, individuando con particolare
attenzione quelle aree che presentavano
fenomeni di abusivismo edilizio. L’approccio
utilizzato è allo stato attuale legato più
ai metodi di analisi cartografici che
lavorano sulle strutture spaziali localmente
piuttosto che con tecniche di remote
sensing.
Con riferimento alle nuove richieste di
condono edilizio da parte dei privati,
inoltre, ai sensi dell’art. 32 del Dl
262/2003 e smi, si dovranno prevedere nuove
campagne di monitoraggio degli illeciti
edilizi, con aggiornamento dell’attuale
piattaforma Sit dell’ente Parco dell’Etna.
Per migliorare ad analizzare le aree
incerte, ovvero quelle aree non sostenute
dal dato al suolo, sarebbe necessario
sperimentare confronti di procedure utili al
miglioramento dei dati ottenuti mediante
tecnologie remote sensing, anche
attraverso integrazioni di dati tra immagini
satellitari, ortofoto e mappe preesistenti.
Le esperienze descritte che continueranno
con nuovi sviluppi nel settore del remote
sensing risultano estremamente utili
nell’analisi delle trasformazioni
territoriali, in particolare del consumo di
suolo dovuto ai fenomeni di abusivismo e
nella valorizzazione del patrimonio
tradizionale del Parco dell’Etna e delle
aree archeologiche. Il valore aggiunto dello
studio si può ottenere se non ci si limita
alla sola costruzione di mappe monotematiche
dell’urbano dalle quali ricavare la
superficie edificata in una certa area, ma
di provvedere a fenomeni di monitoraggio
capaci di programmare interventi sul
patrimonio edilizio del parco che siano
rispondenti alle reali necessità degli enti
locali. In particolare, le elaborazioni
basate su tecniche di elaborazione di
image processing possono facilitare la
costituzione di indicatori di forma
individuali e di contesto (frammentazione,
contiguità, ecc.) ove l’indistinta
superficie edificata viene classificata in
base ad una serie di variabili con le quali
è possibile definire diverse tipologie di
sviluppo degli insediamenti da quelli
congruenti agli attuali strumenti
urbanistici in vigore a quelli
caratterizzati da evidenti fenomeni di
abusivismo.
Note
1
Il progetto Census si basa sulla
implementazione di cartografie elaborate
numericamente per analisi statistiche e
sull’uso del suolo. In occasione dei
censimenti generali della popolazione e
delle abitazioni Istat del 1991, il progetto
è stato sviluppato per realizzare una base
di dati territoriali aggiornata attraverso
fotointerpretazione di immagini Spot
pancromatiche. La base di dati territoriale,
realizzata individuando gli insediamenti
umani sia residenziali che produttivi e
suddividendo il territorio italiano in
sezioni di censimento, è uno strumento
fondamentale sia nella fase di raccolta dei
dati del censimento, sia per la restituzione
del dato statistico a livello territoriale
permettendone così l’utilizzo in efficaci
analisi sociali. Il compito di individuare
per ogni comune italiano gli errori nelle
carte degli insediamenti, ricavate dalla
fotointerpretazione, è stato assegnato alle
singole amministrazioni locali.
2
Nel 1994 durante la realizzazione del
programma Itaten, avviato dalla Dicoter (Direzione
generale per il coordinamento del territorio)
in collaborazione con 16 Università
italiane, le immagini satellitari hanno
offerto un contributo rilevante. L’obiettivo
di Itaten era quello di delineare le recenti
trasformazioni del territorio italiano per
contribuire alle definizione delle politiche
del Ministero dei lavori pubblici
finalizzate alla tutela delle nostre
risorse. Nella ricerca per delineare
l’assetto dell’urbanizzazione nei primi anni
’90 è stata utilizzata una carta delle aree
urbanizzate derivata dalla carta d’uso del
suolo del Consorzio Ita. La carta del
Consorzio Ita è stata prodotta per conto
dell’Istat, come supporto alla rilevazione
del IV censimento dell’agricoltura,
attraverso fotointerpretazione di immagini
multispettrali Spot e Landsat 5TM.
3
Nell’ambito dell’esperienze pilota Moland (monitoring
lana use/cover dynamics), sono stati
implementati gli studi relativi a 40 città
europee attraverso la creazione di
database sull’uso del suolo e sulla rete
infrastrutturale alla scala 1: 25 000, di
database di tipo socio-economico
indicatori di sviluppo a livello urbano e
regionale.
4
Nel 1991 il Cnr ha istituto il progetto Lara
(laboratorio aereo riprese ambientali),
oggi sezione dell’Istituto inquinamento
atmosferico, per l’acquisizione di dati
telerilevati iperspettrali da piattaforma
aerea, utilizzando il sensore Mivis (multispectral
infrared and visibile imaging spectrometer).
Il sistema Mivis é un sistema iperspettrale
in grado di operare con un numero elevato di
canali (102) ed è uno strumento modulare
costituito da 4 spettrometri che riprendono
simultaneamente le radiazioni provenienti
dalla superficie terrestre nel visibile,
nell’infrarosso vicino, nell’infrarosso
medio e nell’infrarosso termico.
5
La realizzazione del sistema informativo
territoriale delle aree protette e delle
aree di rilevanza naturalistica della
Regione Siciliana, come riferimento gli
ambiti territoriali omogenei individuati nel
programma operativo della Carta della natura
(approvato dal Ministero dell’ambiente con
deliberazione del Comitato per le aree
protette del 2.12.1996), contribuisce a
individuare, rispettivamente per i vari
ambiti, il set degli indicatori
rappresentativi della qualità dell’ambiente.
In particolare, la Carta della natura
prevede che: “Sulla base degli elementi
conoscitivi disponibili si selezionino gli
indicatori che, per le loro caratteristiche
biologiche ed ecologiche, o per il loro
stato di conservazione possano fornire
indicazioni utili ad una valutazione della
qualità, sensibilità e vulnerabilità degli
habitat naturali”.
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