Numero 10/11 - 2005

 

I sistemi informativi territoriali  

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pattern recognition e remote sensing


Agata Lo Tauro

Alessia Allegrini

Giuseppe Di Paola

Salvatore Enrico Spina


 

L’ente Parco dell’Etna ha utilizzato la piattaforma del Sit per consentire il monitoraggio dell’evoluzione dell’urbanizzato in funzione della conservazione del patrimonio tradizionale e il controllo del fenomeno dell’abusivismo. Il servizio, che adotta dati multisorgente e rilevati da satellite, fornisce alle amministrazioni una conoscenza dello stato dei luoghi in tempo reale. Agata Lo Tauro, Alessia Allegrini, Giuseppe di Paola e Salvatore Enrico Spina descrivono gli aspetti metodologici della ricerca e i primi risultati elaborati nel corso del work in progress

 

 

La costruzione di un sistema informativo per la gestione e la pianificazione del territorio del Parco dell’Etna deve avere una valenza generale nella pubblica amministrazione, comprendendo elementi diversi, dai beni culturali al sistema dei beni immobiliari (strutture antropiche), dall’uso del suolo urbano a quello del territorio o dell’ambiente. Il sistema deve essere espressione di un particolare punto di vista che utilizza una base di dati comune a più utenti, ma anche di configurarlo per essere in primo luogo un sistema informativo pubblico, cioè predisposto per scambiare informazioni tra più utenti che trattano gli stessi oggetti, il patrimonio culturale del Parco dell’Etna, anche se da punti di vista diversi. Questi assunti pongono l’esigenza che il progetto non solo risponda alla logica di disporre di dati certificati, di utilizzare formati codificati e trasparenti, di gestire protocolli di scambio unificati, di utilizzare criteri formalizzati di aggiornamento, di adottare verifiche di integrità della base dati, ma anche che sia sviluppato sulla base dell’analisi dei processi di lavoro della pubblica amministrazione, individuando i database alfanumerici distribuiti e i livelli necessari di dettaglio nella georeferenziazione degli oggetti e dei processi di trasformazione del territorio.

La conoscenza aggiornata e accurata dello stato dei luoghi è alla base degli strumenti di pianificazione, programmazione e gestione del territorio da parte delle amministrazioni pubbliche.

Pertanto disporre di una nuova fonte informativa per le amministrazioni pubbliche significa fornire un contributo significativo al processo di conoscenza.

L’ente Parco dell’Etna ha utilizzato la piattaforma del sistema informativo territoriale (Sit) al fine di consentire il monitoraggio dell’evoluzione dell’urbanizzato in funzione della conservazione del patrimonio tradizionale da un lato e il controllo del fenomeno dell’abusivismo dall’altro. Il servizio, che adotta dati multisorgente e dati telerilevati da satellite, fornisce alle amministrazioni dell’ente Parco dell’Etna una conoscenza aggiornata dello stato dei luoghi evidenziando le modifiche sia sincroniche che diacroniche.

L’erogazione del servizio consente alle amministrazioni di conoscere in maniera approfondita e aggiornata il proprio territorio, e trova larga utilità nelle attività di pianificazione territoriale, nella valutazione dello stato di completamento dei programmi di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale (e in particolare di quello tradizionale) e nella individuazione di eventuali utilizzi impropri di questo.

I risultati del servizio vengono erogati sotto forma di mappe cartografiche vettoriali e raster di semplice e immediata lettura, direttamente integrabili nel Sit.

La sempre crescente disponibilità di immagini satellitari ad alta risoluzione, il miglioramento continuo nella qualità dei dati e i costi sempre più competitivi delle immagini, rendono questa fonte informativa sempre più appetibile per le pubbliche amministrazioni nelle attività di monitoraggio e controllo del territorio e per le pubbliche amministrazioni locali. L’obiettivo del progetto di analisi della dinamica territoriale del parco è quello di implementare un flusso informativo sullo stato di fatto del territorio utilizzando in primis dati telerilevati da satellite e, in una fase successiva, dati telerilevati da aereo.

Una delle maggiori priorità, individuate all’interno dell’ente Parco dell’Etna, risiede proprio nel controllo del patrimonio culturale e tradizionale del parco (edifici rurali palmenti, cantine, magazzini, ecc.) al fine di individuare tempestivamente quei processi di modificazione antropiche che, nei casi limiti, possono risultare, se non autorizzati, casi di abusivismo edilizio.

A tal fine, le aree identificate come antropiche soggette a fenomeni di abusivismo, sono state oggetto di analisi spaziale attraverso la costruzione di un archivio aggiornato. Per analizzare lo sviluppo, capire il passato e prevedere il futuro di ogni comune del Parco dell’Etna e valutare l’impatto della crescita sull’ambiente sono stati stimati i valori assunti da alcuni indicatori considerando come componente fondamentale del dato quella spaziale-territoriale. Inizialmente sono stati calcolati per ogni comune statistiche spaziali di stato come: l’area totale, l’area urbanizzata, naturale o agricola.

Nella definizione di una strategia di monitoraggio del territorio l’ente Parco dell’Etna ha previsto l’integrazione delle fonti informative e la pianificazione dell’aggiornamento degli archivi aerofotogrammetrici rispettivamente con periodicità pluriennali (3-5 anni) e con periodicità annuali, al fine di aggiornare la conoscenza qualitativa dello stato dei luoghi con l’ausilio di riprese telerilevate e da satellite. I satelliti ad alta risoluzione, in particolare, possono risultare molto utili in quanto, potenzialmente, consentono di disporre di immagini che rappresentano lo stato dei luoghi. In questo modo si può raggiungere un giusto compromesso tra caratteristiche, frequenza di aggiornamento e livello di investimenti necessari.

L’adozione del servizio da parte dell’ente parco, fornisce un contributo significativo anche nella prevenzione dell’uso improprio del territorio. Nella lotta all’abusivismo, infatti, la certezza di individuare in tempi rapidi ogni forma di alterazione dei luoghi rappresenta uno strumento estremamente utile di salvaguardia del territorio.

 

 

Pattern recognition: literature review

 

In questi ultimi anni le immagini multisorgente e satellitari sono state utilizzate in contesti sia operativi che sperimentali vari, per identificare e delineare i confini delle aree urbane e analizzare il patrimonio edilizio su area vasta.

Il remote sensing è stato in parte utilizzato per ricavare dei database dalla fotointerpretazione delle immagini satellitari ma è stato anche in grado di proporre e di integrare questi dati con procedure varie che vanno dall’analisi statistica a quella spaziale al fine di studiare e interpretare le trasformazioni del territorio antropico.

In particolare, per monitorare lo sviluppo delle aree urbane europee e analizzare le tendenze evolutive, si citano il programma Census (1991)1, il Remote sensing and urban statistics (1992), Itaten (1994)2 e il successivo programma Remote sensing and urban statistics (Eurostat, 1994), il progetto Murbandy (Monitoring urban dynamics) del Centro comune di ricerca della Comunità europea del 1998, ampliato nel 1999 con il progetto Moland (Monitoring land use/cover dynamics) per la definizione di indicatori di impatto antropico fondamentali per il monitoraggio e la previsione delle evoluzioni delle aree europee. Le differenze sostanziali tra le procedure dipendono da fattori tra cui in primis il trattamento automatico impiegato nella classificazione del land use e nell’estrazione dell’urbano. Le differenti filosofie vanno dagli approcci di statistica spaziale ai metodi di analisi più cartografici capaci di analizzare le strutture spaziali localmente.

I principali studi sulle tecniche di trattamento innovative possono essere sintetizzate nelle seguenti categorie: metodo della morfologia matematica (progetto pilota di Bordeaux) e operatori di post classificazione (progetto pilota di Ashford). Altri hanno evidenziato la non completa corrispondenza tra i tematismi estraibili dai dati satellitari e le classi d’uso del suolo comunemente utilizzate nelle legende Eurostat (progetto di South-Limbourg). L’esperienza ha quindi enfatizzato sia la necessità di utilizzare tecniche non convenzionali per il trattamento automatico delle aree urbane sia l’opportunità di integrare alle immagini satellitari i dati multisorgente, tra cui le foto aeree che restano ancora strumenti ampiamente utilizzati dagli enti pubblici siciliani.

Il progetto Pon (programma operativo nazionale) 2000/2006, “Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia (Quadro comunitario di sostegno – Italia – Regioni Obiettivo 1), prevede l’implementazione di progetti finanziati attraverso i fondi strutturali dell’Unione europea e i fondi nazionali ordinari e regionali prevedendo in particolare le seguenti misure:

- misura 1.2: adeguamento del sistema di controllo tecnologico del territorio;

- misura 1.3: tecnologie per la tutela delle risorse ambientali e culturali.

Nell’ambito della misura 1.3, la tutela delle risorse ambientali sarà intensificata attraverso l’utilizzo del sistema tecnologico di controllo del territorio. Sono, quindi, previsti anche interventi per la salvaguardia del patrimonio edilizio (centri storici, ecc.) che adotteranno strumenti innovativi particolarmente efficaci. Tra i progetti in corso si ricordano:

1. potenziamento del sistema informativo per la tutela dei beni culturali;

2. il sistema informatico per la tutela ambientale;

3. acquisizione di tecnologie per la protezione ambientale.

In tale ambito si stanno sviluppando attività di monitoraggio del territorio delle regioni Obiettivo 1, da ottimizzare su campagne specifiche, ripartite in un triennio, utilizzando vari sistemi tra cui il sistema proprietario Mivis (Multispectral infrared and visible imaging)3 del programma Lara4 per riprese elettroniche iperspettrali ed elaborazione e analisi dei dati di ripresa, anche di tipo fotografico e provenienti da rilevazioni satellitari.

Il Por Sicilia 2000-2006 misura 1.0.1 con il programma “realizzazione, completamento e adeguamento reti di monitoraggio” ha l’obiettivo di realizzare in Sicilia una rete di sistemi informativi territoriali denominati Sira (Sistema informativo regionale ambientale), finalizzato alla creazione, allo sviluppo e al continuo aggiornamento del quadro conoscitivo dello stato dell’ambiente, di supporto per la creazione della Carta della natura5. In particolare, con tale strumento è stato finanziata l’implementazione della piattaforma Gis del Parco dell’Etna.

 

 

Materiali e metodi

 

Il progetto prevede che l’individuazione di nuove strutture antropiche localizzate nel territorio del Parco dell’Etna, con particolare riferimento alla individuazione degli edifici di nuova costruzione e agli sbancamenti che di solito precedono interventi di urbanizzazione, sia effettuata mediante analisi multisorgente e multitemporale di dati telerilevati. In particolare le immagini satellitari a bassa e media risoluzione costituiscono un archivio di dati territoriali di alto valore informativo per l’analisi territoriale. L’analisi è di tipo multisorgente in quanto si prevede l’utilizzo integrato di dati telerilevati da aereo e da satellite (Landsat e Spot Pan) per il primo anno di erogazione del servizio, e il confronto aereo/satellite e satellite/satellite per gli anni successivi; l’indagine è di tipo multitemporale in quanto i dati che vengono confrontati si riferiscono a epoche differenti: un dato storico utilizzato come riferimento di base ed un dato di recentissima acquisizione quale riferimento dello stato attuale dei luoghi investigati.

La strutturazione degli archivi, l’elaborazione semiautomatica delle immagini, la fotointerpretazione assistita e la predisposizione degli output rappresentano alcune delle principali attività di analisi del progetto. Successivamente alla definizione dell’area da investigare, che nel caso di comuni del parco corrisponde all’intera superficie comunale, si procede alla acquisizione del dato satellitare e del dato aereo storico di riferimento. L’analisi si basa su immagini acquisite dal satellite Spot Pan, immagini che dispongono di una risoluzione al suolo di 20x20 metri, e da satellite Landsat che dispongono invece di una risoluzione al suolo di 40x40 metri. A breve sarà anche acquisita una immagine da satellite ad alta risoluzione QuickBird (70 cm al terreno per pixel) per tutto il territorio del parco, a completamento e per raffronto con le foto aeree già acquisite denominate IT2000 della Compagnia generale riprese aeree di Parma per i quali sono già in corso attività sperimentali di analisi e verifica con le immagini da satellite Spot e Landsat.

Le attività di analisi delle immagini satellitari, in fase di acquisizione, prevedono un’attività propedeutica di geocodifica e correzione geometrica al fine di rendere confrontabili e sovrapponibili il dato di nuova acquisizione con il dato storico di riferimento. La correzione geometrica potrà essere realizzata con l’ausilio di un Dem ad alta risoluzione che viene prodotto dalle curve di livello estratte dalla cartografia aerofotogrammetria già appartenente alla piattaforma Sit dell’ente Parco dell’Etna. A questa fase segue un’attività di elaborazione semiautomatica, ottenuta con tecniche di processing tipiche dei dati telerilevati, che consente di evidenziare le aree incerte che presentano differenze significative tra il dato storico e quello di nuova acquisizione. Le mappe tematiche, legate all’attività di elaborazione delle immagini sottoposte a opportuni filtri per eliminare false segnalazioni, in realtà pur presentando lievi sfasature nella sovrapposizione delle immagini, rappresentano comunque delle risorse preziose. Altre difficoltà relative all’image processing sono dovute alla presenza di diversi fattori di disturbo capaci di compromettere la possibilità di classificare un’area con la necessaria accuratezza (variabili topografiche, risoluzione spaziale dei sensori, effetti atmosferici).

Alcune sperimentazioni sono già state realizzate con il software Erdas Imagine specifico per la elaborazione di immagini telerilevate da aereo e da satellite.

L’unione delle tecniche di elaborazione automatizzate con le attività di verifica e analisi in situ consentirà di raggiungere sufficienti standard di accuratezza nella individuazione dei siti interessati da fenomeni di abusivismo edilizio.

Questa modalità operativa ha il vantaggio di ridurre i tempi di lavorazione e di conseguenza i costi del servizio. I risultati del servizio di monitoraggio, sia in formato digitale che cartaceo, permetterà di poter fruire immediatamente dei risultati indipendentemente dal livello di informatizzazione di cui si dispone.

 

 

Project Overview: il Parco dell’Etna

 

Il Parco dell’Etna si estende su una superficie di 58.367 ettari suddivisi in quattro zone: la A e la B rappresentano il cuore dell’arca protetta (insieme raggiungono i 44.628 ettari) costituendone rispettivamente la riserva integrale e quella generale, mentre la C – differenziata in pedemontana e altomontana – ha lo scopo di ospitare gli insediamenti turistici. La D rappresenta infine una sorta di limitata area cuscinetto creata per favorire l’integrazione fra il parco e il territorio circostante. Proprio su quest’ultima zona si concentrano alcune serie problematiche di gestione del territorio, poiché su di essa si è concentrata la gran parte di casi di abusivismo. Del resto la zona D, già nella definizione che ne fa il decreto istitutivo (decreto del Presidente della regione del 17 marzo 1987), utilizza come strumenti normativi gli strumenti urbanistici comunali.

Su di essa è stato quindi difficile attuare una incisiva opera di pianificazione urbanistica, pur nonostante il piano territoriale, che fra l’altro contiene (art. 17, Lr 14/1988) una direttiva agli enti locali per la redazione degli strumenti urbanistici riguardanti le zone D, rappresenta un fondamentale strumento di coordinamento. Il Sit in particolare ha consentito di gestire un considerevole numero di dati in un territorio così vasto comprendente venti comuni: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Randazzo, Ragalna, Sant’Alfio, S. Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande, Zafferana.

Il modello organizzativo e di interazione individuato prevede come starting point gli atti amministrativi che definiscono le procedure per presentare le domande di sanatoria da parte dei privati; da questi atti amministrativi discendono i processi e vengono individuati i servizi che li devono gestire. Quindi, gli atti amministrativi ci forniscono informazioni utili al fine di effettuare un primo censimento degli edifici abusivi.

Gli abusi edilizi censiti dagli uffici del Parco dell’Etna sono stati riportati, utilizzando gli allegati ipocatastali ed elaborati tecnici delle singole domande relative alla definizione degli illeciti edilizi, su carta tecnica regionale 1:10.000 in formato raster. È stata quindi realizzata una nuova copertura vettoriale e il relativo database avente come attributi i dati relativi alla presentazione della singole domande di sanatoria presentate dai proprietari degli immobili (Figura 1).

Figura 1 - Database dell'ente Parco dell'Etna: censimento e individuazione dell'abusivismo edilizio sul territorio del parco

  

 

La banca dati cartografica digitale dei siti censiti comprende pertanto schede riepilogative digitali dei siti.

A queste risorse si sono aggiunti ulteriori dati geografici come ad esempio, le aerofotogrammetrie, i rilievi planimetrici e i dati catastali eseguiti dai tecnici incaricati dai singoli proprietari degli edifici abusivi. Per la realizzazione delle verifiche in sito sono stati incaricati dei tecnici dall’ente Parco dell’Etna (Tabella 1).

Tabella 1

 

 

Attualmente sono stati identificati 1.815 edifici abusivi risalente al dato odierno (Figura 2).

Figura 2 - Posizionamento dei siti interessati da fenomeni di abusivismo in relazione alla zonizzazione del Parco dell'Etna

 

 

Le verifiche in campo sono state condotte su tutti i comuni del Parco dell’Etna e tutti gli elementi sono risultati non conformi agli attuali strumenti urbanistici.

I siti individuati sono stati codificati in modo univoco attraverso un codice sequenziale.

È stato inoltre predisposto un modulo che riporta il numero sequenziale e le coordinate dell’elemento analizzato per le verifiche in situ.

Le verifiche sono state realizzate utilizzando anche un terminale con Gps (Lowrance, modello Globalnav 200) sul quale è stato successivamente aggiornato l’archivio cartografico. Durante i sopralluoghi oltre alle verifiche dirette sono state acquisite foto del sito successivamente da digitalizzare e inserite negli archivi collegando ad ogni sito la foto e la scheda di rilievo.

Dalle analisi effettuate si evince che le aree interessate da fenomeni di abusivismo non si sono sviluppate in modo concentrato e non risultano avere delle direttrici preferenziali. Non sono tipicamente contigue agli insediamenti già esistenti ma sorgono comunque preferibilmente nelle loro vicinanze. A livello globale i grandi addensamenti mantengono il loro primato, ma a una scala di maggior dettaglio esiste la tendenza alla dispersione che frammenta il territorio. Le analisi di occupazione del suolo forniscono in termini quantitativi l’aumento delle aree edificate. Questi valori testimoniano un aumento percentuale dell’edificato dei centri urbani superiore rispetto a quello del resto del territorio. Da queste analisi è possibile ricavare informazioni sull’organizzazione spaziale che caratterizza il tessuto urbanizzato (strutture minime, piccoli addensamenti, grandi addensamenti, nuclei compatti) sia di individuare particolari dinamiche sulla qualità ambientale e antropico (il patrimonio tradizionale).

 

 

Project outcomes: i dati iperspettrali Mivis

 

L’unione delle tecniche di elaborazione sopra descritte con le attività di verifica dei dati Mivis ha l’obiettivo di raggiungere sufficienti standard di accuratezza nella prospettiva di fornire informazioni utili ai pianificatori e in particolare all’ente Parco dell’Etna.

La sperimentazione si svilupperà in una sequenza di overlay topologici mirati a valorizzare i dati telerilevati nella ricerca di indicatori correttivi per gli standard ambientali e di supporto ad una corretta progettazione delle trasformazioni dei sistemi ambientali oltre che antropici.

II sensore iperspettrale Mivis (Daedalus AA5000, ora SensyTech) è un sistema a scansione capostipite di una nuova generazione di apparati sensoriali iperspettrali aerotrasportati che opera con un’elevata risoluzione spaziale e spettrale. Si tratta di uno strumento modulare, implementato nell’ambito del progetto Lara del Cnr - Istituto inquinamento atmosferico, costituito da quattro spettrometri che riprendono simultaneamente la radiazione proveniente dalla superficie terrestre in 102 bande, dal visibile all’infrarosso termico. Il sensore è ospitato a bordo di un bimotore turboelica Casa 212/200 della Compagnia generale riprese aeree di Parma. L’elevata risoluzione spaziale (da 24 m a 1 m a seconda della quota di volo) e spettrale dei dati, consente di produrre mappe tematiche di elevata precisione mediante procedure di classificazione automatiche e semiautomatiche basate sull’analisi delle firme spettrali dei materiali.

Ogni scena Mivis è costituita da 102 immagini co-registrate. Questo significa che ogni pixel è caratterizzato da 102 valori che, graficati in un opportuno sistema di assi cartesiani come curva, ne definiscono la firma spettrale. L’analisi spettrale si basa sulla possibilità di riconoscere la firma associata ai vari materiali.

La scena Mivis da analizzare sarà calibrata radiometricamente al sensore, ma non corretta atmosfericamente. L’algoritmo testato per la classificazione è lo Spectral angle mapper del software Envi.

Gli spettri di riferimento per la classificazione (Endmembers) verranno ricavati da elementi chiaramente riconoscibili dalla scena in colori reali confrontata con l’ortofoto IT2000 e con gli strati informativi vettoriali della carta tecnica regionale numerica dell’ente Parco dell’Etna.

Le immagini utilizzate sono quelle del 2002, di proprietà del Corpo dell’arma dei Carabinieri. Si tratta di immagini Mivis acquisite ad una quota relativa di volo di 2.500 metri, a cui corrisponde un pixel al suolo di 5 metri.

Come analisi preliminare si provvede all’estrazione di una carta di uso del suolo, in cui vengono rilevate le seguenti macroclassi: campi coltivati, suolo nudo, tessuto urbano in funzione del patrimonio tradizionale del Parco dell’Etna. Attraverso lo studio di immagini Mivis sarà altresì possibile rilevare la presenza di tracce archeologiche interrate all’interno della macroclassi campi coltivati e suolo nudo sia di rilevare il patrimonio culturale (naturale e antropico) al suolo, di interesse per la pianificazione a scala provinciale facente parte del territorio appartenente al Parco dell’Etna.

Tali tecnologie, legate all’implementazione del Gis permetteranno di monitorare il territorio al fine di limitare gli effetti negativi di una variabile di interesse come l’abusivismo edilizio.

 

 

 

Considerazioni finali

 

Dopo una breve presentazione delle più significative esperienze europee di analisi delle aree urbane, è stato presentato uno studio di evoluzione delle aree urbane ed extraurbane interessate da fenomeni di abusivismo nel territorio del Parco dell’Etna tra il 1987 e il 2004. Le procedure di descrizione della forma urbana applicate nel contesto del parco si sono basate sulla costruzione di tipologie insediative da segmentazione morfologica appartenenti al patrimonio edilizio del parco, individuando con particolare attenzione quelle aree che presentavano fenomeni di abusivismo edilizio. L’approccio utilizzato è allo stato attuale legato più ai metodi di analisi cartografici che lavorano sulle strutture spaziali localmente piuttosto che con tecniche di remote sensing.

Con riferimento alle nuove richieste di condono edilizio da parte dei privati, inoltre, ai sensi dell’art. 32 del Dl 262/2003 e smi, si dovranno prevedere nuove campagne di monitoraggio degli illeciti edilizi, con aggiornamento dell’attuale piattaforma Sit dell’ente Parco dell’Etna.

Per migliorare ad analizzare le aree incerte, ovvero quelle aree non sostenute dal dato al suolo, sarebbe necessario sperimentare confronti di procedure utili al miglioramento dei dati ottenuti mediante tecnologie remote sensing, anche attraverso integrazioni di dati tra immagini satellitari, ortofoto e mappe preesistenti.

Le esperienze descritte che continueranno con nuovi sviluppi nel settore del remote sensing risultano estremamente utili nell’analisi delle trasformazioni territoriali, in particolare del consumo di suolo dovuto ai fenomeni di abusivismo e nella valorizzazione del patrimonio tradizionale del Parco dell’Etna e delle aree archeologiche. Il valore aggiunto dello studio si può ottenere se non ci si limita alla sola costruzione di mappe monotematiche dell’urbano dalle quali ricavare la superficie edificata in una certa area, ma di provvedere a fenomeni di monitoraggio capaci di programmare interventi sul patrimonio edilizio del parco che siano rispondenti alle reali necessità degli enti locali. In particolare, le elaborazioni basate su tecniche di elaborazione di image processing possono facilitare la costituzione di indicatori di forma individuali e di contesto (frammentazione, contiguità, ecc.) ove l’indistinta superficie edificata viene classificata in base ad una serie di variabili con le quali è possibile definire diverse tipologie di sviluppo degli insediamenti da quelli congruenti agli attuali strumenti urbanistici in vigore a quelli caratterizzati da evidenti fenomeni di abusivismo.

 

 

Note

 

1 Il progetto Census si basa sulla implementazione di cartografie elaborate numericamente per analisi statistiche e sull’uso del suolo. In occasione dei censimenti generali della popolazione e delle abitazioni Istat del 1991, il progetto è stato sviluppato per realizzare una base di dati territoriali aggiornata attraverso fotointerpretazione di immagini Spot pancromatiche. La base di dati territoriale, realizzata individuando gli insediamenti umani sia residenziali che produttivi e suddividendo il territorio italiano in sezioni di censimento, è uno strumento fondamentale sia nella fase di raccolta dei dati del censimento, sia per la restituzione del dato statistico a livello territoriale permettendone così l’utilizzo in efficaci analisi sociali. Il compito di individuare per ogni comune italiano gli errori nelle carte degli insediamenti, ricavate dalla fotointerpretazione, è stato assegnato alle singole amministrazioni locali.

2 Nel 1994 durante la realizzazione del programma Itaten, avviato dalla Dicoter (Direzione generale per il coordinamento del territorio) in collaborazione con 16 Università italiane, le immagini satellitari hanno offerto un contributo rilevante. L’obiettivo di Itaten era quello di delineare le recenti trasformazioni del territorio italiano per contribuire alle definizione delle politiche del Ministero dei lavori pubblici finalizzate alla tutela delle nostre risorse. Nella ricerca per delineare l’assetto dell’urbanizzazione nei primi anni ’90 è stata utilizzata una carta delle aree urbanizzate derivata dalla carta d’uso del suolo del Consorzio Ita. La carta del Consorzio Ita è stata prodotta per conto dell’Istat, come supporto alla rilevazione del IV censimento dell’agricoltura, attraverso fotointerpretazione di immagini multispettrali Spot e Landsat 5TM.

3 Nell’ambito dell’esperienze pilota Moland (monitoring lana use/cover dynamics), sono stati implementati gli studi relativi a 40 città europee attraverso la creazione di database sull’uso del suolo e sulla rete infrastrutturale alla scala 1: 25 000, di database di tipo socio-economico indicatori di sviluppo a livello urbano e regionale.

4 Nel 1991 il Cnr ha istituto il progetto Lara (laboratorio aereo riprese ambientali), oggi sezione dell’Istituto inquinamento atmosferico, per l’acquisizione di dati telerilevati iperspettrali da piattaforma aerea, utilizzando il sensore Mivis (multispectral infrared and visibile imaging spectrometer). Il sistema Mivis é un sistema iperspettrale in grado di operare con un numero elevato di canali (102) ed è uno strumento modulare costituito da 4 spettrometri che riprendono simultaneamente le radiazioni provenienti dalla superficie terrestre nel visibile, nell’infrarosso vicino, nell’infrarosso medio e nell’infrarosso termico.

5 La realizzazione del sistema informativo territoriale delle aree protette e delle aree di rilevanza naturalistica della Regione Siciliana, come riferimento gli ambiti territoriali omogenei individuati nel programma operativo della Carta della natura (approvato dal Ministero dell’ambiente con deliberazione del Comitato per le aree protette del 2.12.1996), contribuisce a individuare, rispettivamente per i vari ambiti, il set degli indicatori rappresentativi della qualità dell’ambiente. In particolare, la Carta della natura prevede che: “Sulla base degli elementi conoscitivi disponibili si selezionino gli indicatori che, per le loro caratteristiche biologiche ed ecologiche, o per il loro stato di conservazione possano fornire indicazioni utili ad una valutazione della qualità, sensibilità e vulnerabilità degli habitat naturali”.

 

 

Bibliografia

 

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