Per un osservatorio regionale della
pianificazione comunale
È, in generale, quasi sempre possibile
cogliere delle relazioni fra innovazioni di
riforma della legislazione per il governo
del territorio, in particolare nelle
competenze e nelle conseguenti procedure, e
ripresa dei processi di pianificazione. Nei
periodi iniziali dell’entrata in vigore
della legislazione innovativa si registra un
evidente incremento delle attività di
pianificazione dei comuni.
Oggi siamo nell’epoca in cui le informazioni
sono sempre più capillari, accessibili e
diffuse. Eppure, nemmeno il bollettino
statistico regionale, in tutta la sua
storia, non ha mai pubblicato, a parte
qualche episodico sforzo, dovuto più che
altro a iniziative personali, un quadro
aggiornato, esaustivo e corretto dello stato
della pianificazione comunale generale nella
regione.
Tentativi occasionali di fare un quadro
dello stato della pianificazione generale
comunale vengono effettuati in occasione
degli studi conoscitivi a supporto della
redazione dei piani territoriali di
coordinamento (Ptc), ma anche questi
scontano carenze e approssimazioni dettate
dall’esigenza di dover compilare un
paragrafo tra i tanti richiesti e non
dall’obiettivo di dotarsi finalmente di uno
strumento di conoscenza, quale il mosaico
dinamico degli strumenti urbanistici
comunali, indispensabile per la gestione
dei processi di pianificazione nei comuni
della regione. Il dato provinciale, tra
l’altro, risulta affetto dalla delega alle
comunità montane (che detenevano, fino
all’entrata in vigore della Lr 16/2004, cioè
al dicembre 2004, le competenze approvative
per un terzo dei comuni della regione), per
cui la provincia che si trovasse ad
attivarsi in tal senso, si vedrebbe
costretta a raccogliere le informazioni
necessarie presso un numero non piccolissimo
di tali enti.
È facile immaginare cosa potrebbe accadere
nel caso in cui ci si volesse spingere a
specificare il quadro di cui sopra anche con
riferimento ai piani attuativi operanti nei
551 comuni della Campania.
È incredibile che, ai giorni nostri, in un
ente sovraordinato in tema di governo del
territorio, non esista ancora un organismo
in grado di conoscere puntualmente lo stato
della pianificazione dei comuni rispetto ai
quali ha competenza nell’approvazione della
relativa strumentazione urbanistica: la
provincia approva il piano urbanistico
comunale, la regione esprime sullo stesso un
parere di conformità, ma né l’una né l’altra
conoscono veramente di quel comune, di cui
stanno esaminando e valutando il piano
urbanistico, qual è la dotazione
strumentale, se non attraverso quanto
dichiara, esclusivamente per l’occasione, il
comune stesso.
È come avere a che fare con una vera e
propria barriera frapposta all’informazione
(e, quindi, alla trasparenza e alla
chiarezza) dagli enti locali nei confronti
non solo dei cittadini, ma anche di tutti
gli enti operanti sul territorio. Ci sembra,
insomma, di trovarci un po’ come di fronte
ad un pentolone che, per un qualche motivo,
si è deciso di non voler scoperchiare.
La Lr 16/2004 dovrebbe intervenire rispetto
a tale condizione di assoluta mancanza di
certezze e di chiarezza e istituire, come
hanno fatto altre regioni (recentemente,
nella sua nuova legge urbanistica regionale,
il Veneto), un Osservatorio della
pianificazione, in grado di conoscere come
varia nel tempo, istante per istante, comune
per comune, il regime normativo urbanistico
su tutto il territorio regionale.
Un aspetto non trascurabile su cui, in
proposito, occorre riflettere è relativo al
fatto che i procedimenti amministrativi che
governano l’approvazione degli strumenti
urbanistici comunali, impattano spesso
duramente sui programmi degli enti locali,
cronicamente travolti dalla incomunicabilità
interistituzionale che determina
rallentamenti e, conseguentemente, anche
perdita di favorevoli occasioni di sviluppo
economico e sociale.
Uno strumento utile alla costruzione e
all’aggiornamento continuo dell’Osservatorio
sarebbe una sorta di fascicolo (o
registro) della pianificazione comunale:
l’omologo del fascicolo del fabbricato,
necessariamente obbligatorio per ogni
singolo comune, conterrebbe tutti gli
aspetti di natura urbanistica, quali, oltre
al piano regolatore generale (Prg), i
piani attuativi, varianti generali, parziali
o puntuali (legge 1/1978, art. 5 del Dpr
447/1998, programmi complessi, ecc.), ma
anche i piani settoriali (programma urbano
traffico, parcheggi, risanamento acustico,
ecc.). Tale fascicolo dovrebbe essere
aggiornato in tempo reale e consultabile
sempre, continuativamente, anche on line.
Si avrebbe, in tal modo, finalmente quella
chiarezza dello stato di diritto e quella
trasparenza nell’uso del suolo che
rappresenterebbe un vero e proprio salto di
qualità verso una nuova condizione di
certezza e un nuovo livello di civiltà.
L’Osservatorio regionale sulla
pianificazione comunale dovrà proporsi una
sistematica attività di monitoraggio della
pianificazione generale e attuativa dei
comuni della Regione Campania con i seguenti
obiettivi:
- strutturare un sistema di fonti per quanto
possibile ufficiali e affidabili e che
permetta un aggiornamento in tempo reale
delle informazioni di base sullo stato della
pianificazione comunale;
- mettere a disposizione di ulteriori filoni
di ricerca una base informativa,
potenzialmente espandibile e integrabile,
che consenta di individuare comportamenti
amministrativi a larga scala e sistemi di
comportamento al contorno delle singole
realtà;
- valutare, nella prospettiva, la relazione
fra comportamenti amministrativi e di
governo del territorio alle diverse scale e
nelle stesse relazioni multiscalari
all’interno del sistema delle autonomie
locali;
- rendere il sistema flessibile, in grado di
cogliere, laddove se ne presentasse la
necessità, l’influenza delle successive
innovazioni nella legislazione regionale
sull’andamento della pianificazione nella
regione, con riferimento ai suoi diversi
ambiti territoriali (amministrativi,
geografici, normativi) anzitutto dal punto
di vista quantitativo, ma anche, in
prospettiva, per costruire un sistema di
valutazione sulle ricadute qualitative e
sugli aspetti di merito delle diverse
stagioni di pianificazione.
La tracciabilità dei piani
Si è pensato di utilizzare la ricognizione
finalizzata all’aggiornamento del rapporto
sullo stato della pianificazione comunale in
Campania al 2004 per effettuare anche una
osservazione mirata sulla durata dei
processi di formazione dei Prg. Tale
osservazione consente di poter esprimere
alcune valutazioni sui tempi di durata
dell’iter di formazione dei piani a partire
dalla data della prima adozione in consiglio
comunale fino alla pubblicazione sul Burc
che sancisce la esecutività dello stesso.
Tale indagine è da considerarsi, in un certo
senso, campionaria, in quanto relativa alle
sole procedure che, pur essendo iniziate in
epoca precedente, si sono concluse nel
biennio 2003-2004, in corrispondenza proprio
della parte finale di quel ventennio o poco
più (1982-2004), in cui, nella nostra
regione, un particolare meccanismo
valutativo e approvativo si è andato prima
faticosamente assestando per poi
definitivamente stabilizzarsi.
La valutazione dell’attività amministrativa
degli enti sovraordinati, che indirettamente
è possibile effettuare, deve tener conto del
fatto che il comune, quale soggetto
impegnato nella fase iniziale della
formazione del piano comunale generale,
affronta il momento indubbiamente più
oneroso e importante dell’iter, non solo per
la definizione dei contenuti del piano, ma
soprattutto per la lunghezza dei tempi
necessari alla sua predisposizione.
Gli iter di formazione osservati riguardano
26 comuni della regione, di cui: 8 della
Provincia di Caserta; 6 della Provincia di
Salerno; 5 della Provincia di Napoli (tra
cui Napoli); 4 della Provincia di Benevento;
3 della Provincia di Avellino.
Tali comuni sono caratterizzati da una
dimensione demografica estremamente
differenziata, che va dai poco più di mille
abitanti di Villamaina (Av) al milione di
abitanti di Napoli. Pure l’estensione
territoriale dei comuni considerati è molto
divaricata: il comune più piccolo è Portico
di Caserta (Ce) con i suoi 1,82 kmq, quello
più grande è Eboli (Sa) che, superando per
dimensione territoriale anche Napoli,
raggiunge i 137,80 kmq.
Per quanto concerne la durata del processo
di pianificazione, si va da un minimo di 19
mesi del Comune di Cesa (Ce), agli 86 mesi
del Comune di Castello di Cisterna (Na). Il
tempo medio di durata del processo di
pianificazione è di 48 mesi (4 anni).
È possibile osservare una sostanziale
continuità nella distribuzione dei tempi di
durata. Infatti sono 13 i comuni con tempi
al di sopra della media così quanti sono
quelli al di sotto di tale valore. Appare
subito evidente, tuttavia, la maggiore
durata degli iter di formazione relativi a
comuni per i quali l’ente competente
all’approvazione è una comunità montana (Figura
1) .
Figura 1 - Durata dell'iter di
formazione del Prg per alcuni comuni
della Campania |
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Una valutazione del tempo medio, calcolato
per provincia di appartenenza dei comuni,
vede per la Provincia di Caserta, per la
quale, tra l’altro, la relativa presenza è
più ampia, una media di 33 mesi; i comuni
delle Province di Napoli (58 mesi) e Salerno
(59 mesi) sono i più lenti.
È sembrato poi interessante mettere in
relazione la durata del processo di
formazione del piano, da un lato, con
l’estensione del territorio comunale,
dall’altro, con la dimensione demografica
del comune. Il risultato di tale
elaborazione ci consente di osservare che
mentre la maggiore estensione territoriale
incide sull’incremento dei tempi di
formazione, alla maggiore popolazione di un
comune corrisponde una diminuzione dei tempi
dell’iter di piano, diminuzione tanto
maggiore se si sceglie di non considerare
Napoli, da considerare fuori scala
rispetto agli altri comuni osservati (Figure
2, 3 e 4).
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Figura 2 - Relazione tra la durata
dell’iter di formazione del Prg per
i comuni di cui alla Figura 1 ed
estensione del relativo territorio |
Su tale risultato aggregato incide
notevolmente il peso dei comuni del
casertano, per i quali si registrano
incrementi della durata del processo per
entrambi i tipi di relazioni studiate, cioè
sia all’aumentare dell’estensione che della
popolazione comunale. Per tutte le altre
province e per entrambe le relazioni oggetto
di valutazione si registra un decremento dei
tempi di formazione.
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Figura 3 - Relazione tra la durata
dell’iter di formazione del Prg per
i comuni di cui alla Figura 1 e
relativo numero di abitanti
(compreso Napoli) |
Si è, infine, pensato di esaminare tre casi
specifici, relativi a tre differenti durate
dell’iter di formazione dei Prg fra i 26
complessivamente considerati: una durata
lunga (Montano Antilia), una durata media (Paolisi)
e una durata breve (Paduli). Per questi tre
casi, la durata complessiva del procedimento
è stata scomposta nei tre segmenti temporali
fondamentali, corrispondenti a:
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Figura 4 - Relazione tra la durata
dell’iter di formazione del Prg per
i comuni di cui alla Figura 1 e
relativo numero di abitanti dei
comuni (escluso Napoli) |
1. periodo fra l’adozione e l’approvazione
da parte del consiglio provinciale (o di
comunità montana);
2. periodo fra l’approvazione del consiglio
provinciale (o di comunità montana) e
l’ammissione al visto di conformità
regionale;
3. dall’ammissione al visto di conformità
regionale alla pubblicazione definitiva sul
Burc.
In tutti e tre i casi appare evidente che il
segmento di gran lunga più ampio, che
raggiunge punte intorno all’80% dell’intera
durata, è quello che corrisponde al periodo
fra l’adozione e l’approvazione da parte del
consiglio provinciale (o di comunità
montana, come nel caso specifico (Figura
5).
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Figura 5 - Durata delle principali
fasi dell'iter di formazione del Prg
per tre comuni tipo |
Conclusioni
Se il rapporto sui 60 anni di
pianificazione urbanistica generale comunale
in Campania restituisce un quadro
qualitativo e problematico sullo stato della
pianificazione nella regione, non è meno
significativo, dunque, prefigurare per il
futuro uno scenario quantitativo strutturato
su un sistema di fonti, regionali e non,
sufficientemente affidabili e che
consentano, per quanto possibile, un
aggiornamento continuo e sistematico della
conoscenza sullo stato della pianificazione
urbanistica e territoriale in Campania.
Ci si augura che, con il dispiegarsi
dell’operatività della legge regionale
urbanistica, si creino le condizioni
affinché vi sia una maggiore determinazione
da parte dei comuni nell’effettuazione delle
scelte di natura urbanistica.
Ciò finalmente in un quadro di indirizzi
chiari e di certezze che renda meno
farraginosi i percorsi inerenti alle
procedure tecnico-amministrative dei nuovi
piani comunali verso la loro approvazione,
superando definitivamente la proverbiale
incertezza degli iter di approvazione degli
strumenti urbanistici. |