Lo svolgimento del Corso di Tecnica
urbanistica1, in questi ultimi
anni, è stato caratterizzato, da una parte,
dal progressivo avvicinamento a tematiche
orientate alla definizione di progetti di
riqualificazione urbana e ambientale,
dall’altra, dalla ricerca di una sempre
maggiore integrazione con il complesso
dell’offerta formativa che gli allievi
ingegneri per l’Ambiente e il Territorio
ricevono.
Il progetto è perciò posto al centro
dell’attenzione degli studenti, in
un’ottica, però, non tanto legata alla
definizione morfologica e
funzionale dell’oggetto su cui si
interviene, quanto alle possibili
relazioni che lo compongono e lo
determinano e alla sequenza del processo
di intervento.
I temi di approfondimento sono proposti in
genere illustrando, per ambiti di
riferimento e questioni da affrontare, una
tesi di lavoro (per esempio
l’interpretazione in termini urbanistici del
rapporto fra ambiente urbano e ambiente
naturale); inoltre sono sempre scelti in
virtù della facilità di conoscenza diretta
del terreno – quindi localizzati a Roma e
agevolmente raggiungibili – ma anche in
relazione alla loro significatività urbana
nel più ampio contesto metropolitano.
L’approccio metodologico che si è via via
sperimentato parte da un ambito urbano, non
perimetrato rigidamente a priori, che può
essere agevolmente raggiunto ed esplorato
in prima battuta in forma immediata, in
assenza cioè di indicazioni predeterminate
sull’ottica da adottare.
Si vuole così evidenziare la molteplicità
delle angolazioni di approccio e di analisi
sia per l’urbano sia per l’ambiente,
nonché la difficoltà di definizione di un
possibile contesto in relazione ai problemi
che possono originarsi al suo interno o
all’esterno.
Gli allievi sono posti di fronte a una serie
di incertezze e indeterminazioni
sull’ampiezza e i confini del luogo
da raggiungere (dove finisce l’area? dove
devo arrivare?), sulle attività da
intraprendere (quali strade devo
percorrere? devo entrare nei cortili? devo
fare fotografie? Segnare il percorso?),
sul tipo di sguardo (che cosa devo
guardare?).
Gli studenti (che lavorano in piccoli
gruppi) sono, quindi, invitati a stendere un
piccolo rapporto su “ciò che hanno visto”. A
partire dalla discussione collettiva sulle
osservazioni fatte, sono affrontate tutta
una serie di problematiche tipicamente
disciplinari: dalla rappresentazione al
linguaggio tecnico, dalla raccolta dei dati
ai rapporti con gli interlocutori pubblici e
privati, dalla strumentazione urbanistica
alle politiche in atto.
Il lavoro, quindi, viene impostato
attraverso l’identificazione di alcuni nodi
problematici dell’area in questione e i
possibili percorsi di approfondimento che
potrebbero condurre all’individuazione di
proposte progettuali per la loro
risoluzione.
È importante sottolineare il fatto che si
parte sempre da un’area urbana che
funziona (qualcosa di vivo che ha una
sua identità) e non da un tema
progettuale formulato come ipotesi
aprioristica di trasformazione né da un’area
libera alla quale attribuire valenze già
definite.
Secondo questo schema, dunque, sono state
affrontate nel recente passato l’area del
Colle Oppio2 ben all’interno
della città storica ma con problematiche di
margine in relazione al primissimo sviluppo
urbano post unitario, e quella di S.
Giovanni3 per la quale si è posto
al centro il tema del rapporto città
storica-città moderna, attraverso la
disamina di un luogo considerato centrale ma
la cui identità si sfrangia lungo il confine
fisico, storico e simbolico delle mura.
Se si considerano gli ambiti urbani
affrontati in questi anni, secondo un’ottica
per esempio puramente funzionale o
morfologica, essi appaiono profondamente
diversi e in qualche modo i temi prevalenti
che sottendono parrebbero forzatamente
giustapposti.
Tuttavia la fertilità dell’approccio è
evidente dalla efficacia con la quale anno
dopo anno gli studenti comprendono e
applicano su un campo diverso in maniera
originale un metodo operativo che è in gran
parte desunto dallo studio dei lavori di chi
li ha preceduti.
L’attenzione sulle singole aree ha avuto,
infatti, generalmente cadenza biennale, per
permettere una maggiore maturazione delle
analisi e il possibile dispiegarsi di
diverse esperienze nello studio del
territorio.
L’esperienza più recente ha preso le mosse
da uno dei temi emersi per l’area di S.
Giovanni che, a sud-ovest, si affaccia
letteralmente sul Parco regionale dell’Appia
Antica, nel settore più vicino al centro
storico della città.
L’area di studio è così diventata tutta la
fascia di interfaccia fra sequenza
dell’edificato e area del Parco e il tema di
approfondimento generale ha riguardato
proprio la definizione del rapporto ambiente
costruito-ambiente naturale.
È da sottolineare che sia la definizione dei
termini del rapporto che il loro possibile
dialogo sono stati sottoposti a un’ampia
disanima critica attraverso approfondimenti
teorici: a partire dal concetto di
organizzazione del territorio in forme
diverse e non necessariamente edificate
passando per l’emergere storico della
nozione di parco (naturale e urbano).
L’interazione con altri corsi su alcune
questioni (ecosistema urbano, reti
ecologiche) attraverso seminari comuni,
scambio di materiali, interazioni con
dottorandi è stata, in questa occasione,
particolarmente fertile, permettendo agli
studenti un confronto intelligibile, in
quanto ancorato a un territorio specifico,
tra prospettive scientifiche e disciplinari
differenti.
Sono stati sottolineati alcuni aspetti
problematici comuni: la definizione dei
limiti-confini dell’investigazione, il nodo
del tempo, la centralità dell’aspetto
relazionale.
In particolare, uno degli sfondi concettuali
bagaglio degli studenti è quello alla base
della ecologia. In generale, l’applicazione
di tale ottica all’ambiente urbano mira a
comprendere alcuni fenomeni insiti nel
processo di urbanizzazione e ad aiutare a
risolverli in forma più interrelata. La
città è vista come un ecosistema4,
un’unità funzionale nella quale si integrano
in forma complessa gli elementi viventi e
non viventi dell’ambiente.
L’attenzione è sulla comprensione e
rappresentazione dell’insieme delle
relazioni che si sviluppano all’interno dei
due ambiti visti singolarmente e nelle loro
reciprocità, nonché sulle relazioni che
l’ecosistema nel suo complesso mantiene con
l’ambiente esterno: tali relazioni
sono viste in termini dinamici e secondo i
loro effetti di organizzazione o di
disorganizzazione.
Ci si concentra, quindi, sulla
rappresentazione delle dinamiche in corso:
non si tratta di rappresentare solo un certo
stato (un equilibrio statico: come in
qualche modo può essere una zonizzazione da
piano regolatore generale) ma i differenti
possibili stati del sistema e da questi
trarre delle possibili spiegazioni
sull’andamento dei fenomeni.
Se la ricerca riguarda la relazione fra
ambiente costruito e ambiente naturale, si
studieranno gli aspetti di organizzazione
dell’ambiente urbano che possono interagire
con quelli dell’ambiente naturale e
viceversa.
Il carattere specifico dell’approccio
disciplinare che pone al centro la nozione
di intervento appare così connesso ad
approcci disciplinari differenti: il
progetto è infatti il complesso delle azioni
da determinare come possibile risposta alle
problematiche individuate in un certo
contesto a partire dall’analisi delle sue
caratteristiche intrinseche e di relazione.
Il metodo seguito per sviluppare il tema si
basa sulla definizione da parte di ogni
gruppo di un possibile iter progettuale
declinato in fasi di lavoro concatenate
logicamente tra loro: il gruppo lavora per
un ipotetico committente, con il fine di
produrre un’ipotesi di riqualificazione,
sulla base di obiettivi generali che ci si
attribuisce come punto di partenza e che
vengono attuati perseguendo obiettivi
specifici, tramite azioni mirate che vanno a
formare una precisa proposta progettuale. I
singoli gruppi sono chiamati a produrre, con
strumenti informatici, nel breve periodo di
un semestre accademico, un lavoro coerente
nelle premesse e nello sviluppo, costituito
da tavole grafiche contenenti cartografie,
documentazione storica e fotografica, dati
elaborati ed elementi testuali e a
presentarlo in modo convincente davanti ai
loro colleghi e alla commissione di esame.
Riguardata da un altro punto di vista
l’esperienza didattica si avvicina alle
forme dell’instant project, anche se
in questo caso sussiste la necessità,
peraltro legata ai tempi concentrati del
corso, di una, per così dire,
alfabetizzazione grafica sui contenuti e
sulle tecniche. All’interno dei singoli
percorsi progettuali inoltre sono introdotte
e discusse le logiche alla base di alcune
tecniche di valutazione che possono essere
usate, come ad esempio l’analisi Swot, anche
in modo speditivo.
Si sottolinea nelle esercitazioni che il
carattere logico razionale e non assoluto
dell’operazione è messo in evidenza dalla
necessità di comunicare il progetto e
giustificare in modo trasparente le
scelte fatte, davanti al committente, sulla
base di un processo ricostruibile.
Tali modalità di impostazione del lavoro (il
metodo) non sono presentate come una tecnica
positiva risolutiva, applicabile con
successo ai problemi territoriali, ma come
una necessità operativa che permette di
lavorare in gruppo e rendere coerenti
diverse intuizioni, prodotte da bagagli
formativi e intellettuali differenti, nonché
di porsi in relazione con soggetti esterni
all’elaborazione progettuale.
Ci è sembrato significativo illustrare qui
(anche attraverso alcune tavole del
materiale grafico prodotto) uno dei percorsi
progettuali, così come è stato sviluppato da
un gruppo di studenti5 (relazione
e presentazione schematica6) e
intitolato significativamente “Dialogo
urbanistico lungo il margine: le nuove porte
del Parco dell’Appia Antica”7.
1. In prima battuta è stata identificata una
questione urbanistica concernente il
delicato rapporto tra l’ambiente urbano dei
quartieri contermini e l’ambiente
rurale-naturale del Parco dell’Appia Antica.
In modo particolare è stata analizzata la
situazione al margine che divide
l’area edificata del tessuto urbano da
quella naturale, o poco edificata, del Parco
(Schema 1).
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Schema 1 |
Il problema consiste nel ricercare soluzioni
progettuali che in qualche modo integrino
queste due realtà così lontane e che hanno
storie urbanistiche recenti basate su spinte
diametralmente opposte: da una parte
l’espansione edilizia e dall’altra la
volontà di fermarla, davanti a un valore
archeologico-storico-naturalistico quale
quello del Parco dell’Appia Antica.
Infatti, la situazione attuale,
caratterizzata dalla presenza di un ente
appositamente creato per la tutela del
Parco, è frutto di una lunga e faticosa
battaglia da parte di architetti,
intellettuali, urbanisti, giornalisti,
cittadini e associazioni che hanno operato
per l’istituzione di un’area protetta.
2. L’area oggetto del nostro studio
interessa la zona del quartiere Appio-Latino
(delimitata dalla linea ferroviaria Fm1 e da
un tratto di via Appia Nuova), la zona di
via dell’Arco di Travertino e la porzione
del Parco delimitata dal quartiere di Tor
Marancia, via Ardeatina, via dell’Almone,
via C. Metella, via Appia Nuova, il
quartiere Appio Latino e la linea
ferroviaria Roma-Ostia, oltre all’area delle
Tombe Latine. Inoltre, si è tenuto conto
della sua posizione nel settore
urbano (relazione con il sistema
infrastrutturale e con i poli di attrazione
di livello metropolitano), in particolare in
relazione alla Risorsa Parco (Schema
2 e Figura 1).
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Schema 2 |
Figura 1 - Inquadramento generale |
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Il Parco dell’Appia Antica è un’area
protetta istituita con Lr 66/1988.
Comprende la vasta porzione di Agro Romano
percorsa dai primi 16 Km dell’Appia Antica
(da Porta S. Sebastiano fino all’incrocio
con l’Appia Nuova), la zona della Valle
della Caffarella, il complesso archeologico
delle tombe di via Latina, l’area a ridosso
della Tuscolana in cui sono presenti
numerosi resti di acquedotti romani di epoca
repubblicana e imperiale. È un sistema
territoriale che integra mirabilmente
memorie storico-archeologiche con forti
aspetti legati alla naturalità e al
paesaggio (Schema 3).
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Schema 3 |
Facendo riferimento a tale integrazione sono
stati individuati quattro ambiti di
interesse: l’area della via Appia Antica e
delle Tombe Latine8, la Valle
della Caffarella9, l’area degli
acquedotti10 e la tenuta di Tor
Marancia11 (Schema 4).
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Schema 4 |
3. Si è posta, quindi, una scelta di
carattere generale, che dà l’impronta al
progetto e si basa sulla consapevolezza del
grande valore (storico, archeologico,
naturalistico, paesaggistico, turistico e
ambientale) che ha il Parco dell’Appia
Antica e sulla necessità di:
- far sentire la presenza di una
risorsa, così potenzialmente qualificante
per la vita dei romani, anche all’interno
del tessuto urbano;
- valorizzarla, renderla fruibile e meglio
accessibile a un pubblico differenziato e
più ampio di quello attuale.
L’obiettivo generale è cercare di migliorare
l’attuale situazione del margine
città-parco, attraverso una possibile
attenuazione del contrasto riscontrato.
L’idea è quella di creare nuove opportunità
di scambio e di dialogo lungo il margine, in
modo che il Parco venga conosciuto meglio,
apprezzato e vissuto in modo sostenibile
dalla popolazione residente e non (Schema
5).
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Schema 5 |
4. Trattandosi di un processo di
apprendimento, evidentemente,
l’individuazione del metodo e delle fasi di
lavoro è frutto di una riflessione a
posteriori. Lo studio si è articolato in tre
momenti (analisi, sintesi e
valutazione di problematiche e ambiti,
interventi) anche se tale distinzione
non è netta visto che è stato necessario di
volta in volta tornare ad analizzare
elementi già valutati o approfondire il tema
per risolvere questioni incontrate lungo
tutto il processo progettuale.
5. La prima fase del lavoro ha riguardato
una serie di sopralluoghi; parallelamente si
è proceduto alla raccolta di informazioni
pertinenti, presso alcuni enti (Ente Parco
Appia Antica, IX Municipio) e su diversi
siti internet di interesse. È stata
analizzata:
- la situazione al margine città-parco,
evidenziando subito un rapporto a volte
caratterizzato da carenza di permeabilità e
da scarsa qualità dell’accessibilità
esistente (Figura 2);
Figura 2 - Analisi del margine |
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- il tessuto urbano edificato nel quartiere
Appio Latino e l’area centrata su via
dell’Arco di Travertino, il sistema
insediativo, il sistema dei trasporti e
della mobilità generale, il sistema del
verde e degli spazi liberi (Figura 3);
Figura 3 - Tessuti e funzioni |
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- il parco dell’Appia Antica, il sistema del
verde, l’accessibilità al Parco, la
sentieristica, gli usi del territorio e i
valori storico-archeologicoambientali
contenuti nel Parco (Figura 4).
Figura 4 - Analisi del parco |
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Volta per volta si è riportato su carta
quanto rilevato in maniera razionale e
funzionale al nostro livello di analisi e
alla nostra idea di progetto che si è
affinata gradualmente (Schema 6 e
7).
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Schema 6 |
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Schema 7 |
6. La seconda fase ha portato a identificare
tre diversi ambiti del tessuto urbano,
distinti per la propria struttura e
funzionalità interna e per come si
rapportano al Parco (Figura 5).
Figura 5 - Ambiti di intervento |
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Il primo e il secondo ambito sono,
considerati unitariamente, delimitati dalla
linea ferroviaria che corre lungo via
Bitinia e dall’Appia Nuova (asse viario e
commerciale di livello metropolitano).
Il terzo ambito si differenzia
sostanzialmente dai primi due dal punto di
vista della morfologia urbana e della
funzione prevalente (Schema 8).
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Schema 8 |
A. Il primo ambito, a prevalente uso
residenziale, è delimitato dall’asse
ferroviario che affianca via Bitinia, dall’Appia
Nuova, dal confine con il Parco e da un
ideale asse strutturato su Villa Lazzaroni e
le attigue aree di servizi lungo via Denina.
Esso si configura mediante due assi
commerciali di livello locale e la viabilità
principale (trasporto pubblico e traffico
locale). È caratterizzato da
un’accessibilità al Parco ridotta e di
scarsa qualità, con alcune realtà (orti
abusivi) che impediscono la percezione del
Parco in alcuni tratti (Schema 9).
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Schema 9 |
B. Il secondo ambito, più strutturato e a
prevalente uso residenziale è delimitato
dall’Appia Nuova, dal confine con il Parco e
dall’asse ideale sopra menzionato (tale asse
fa da cerniera tra questo e il primo
ambito). È caratterizzato da buona densità
di servizi e da un ambito commerciale di
livello locale (via Menghini). Si ha un buon
rapporto con il Parco, con accessi che lo
rendono visibile alla cittadinanza, ma che
comunque necessitano di una ristrutturazione
(Schema 9).
C. Il terzo ambito è rappresentato dall’area
a sud-est del quartiere Appio Latino,
compresa tra via dell’Arco di Travertino, un
tratto di via Tuscolana, via Demetriade e un
tratto di via Appia Nuova. Si rileva una
struttura disarticolata e disaggregata
centrata sul nodo di scambio, con aree a uso
produttivo degradate potenzialmente
trasformabili. Non si ha accessibilità al
Parco (Schema 10).
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Schema 10 |
7. La terza fase del lavoro ha mirato a
individuare proposte di intervento
articolate per ambiti. Gli interventi sono
stati differenziati prevedendo:
- un intervento di livello metropolitano per
collegare idealmente un patrimonio
storico-archeologico del Parco con quello
del centro storico di Roma (Ambito C);
- interventi a carattere locale per
migliorare il rapporto Parco-tessuto urbano
lungo il margine (Ambiti A e B).
In generale, nel definire gli interventi è
stata posta particolare attenzione a una
migliore accessibilità al Parco e al suo
interno (Figura 6).
Figura 6 - Accessibilità al parco |
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Per ogni ambito
la proposta si articola in un’analisi di
dettaglio della situazione attuale e in una
tavola di progetto (Figure 7 e 8).
Figura 7 - Porta del parco: analisi |
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Figura 8 - Porta del parco: progetto |
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8. Descrizione dettagliata degli interventi
proposti.
Ambito A:
- piattaforma per la copertura a verde del
tratto di linea ferroviaria che costeggia
via Bitinia e barriera antirumore nel tratto
non coperto all’interno del Parco;
- spazio attrezzato per il ristoro e per la
fruizione del paesaggio localizzato sulla
piattaforma di copertura;
- scalinata panoramica di accesso al Parco
da via Bitinia per valorizzare l’attuale
accesso degradato, con l’aggiunta di
strutture dedicate alle persone disabili;
- chiusura dell’ingresso di via De Bildt, in
quanto vicino a un accesso principale;
- valorizzazione dell’accesso secondario di
via Macedonia;
- riqualificazione dei sentieri
(progettazione percorsi ciclopedonali)
basata sulla rete locale dei sentieri
esistenti;
- arredo verde lungo il margine mediante
filari alberati ad alto fusto e specie
arboree e arbustive tipiche dell’agro romano
(pino, roverella, leccio).
Ambito B:
- fascia verde lungo via Latina con funzione
di membrana: alberi ad alto fusto (pini,
lecci) con cespugli e siepi (specie
rinvenute nell’agro romano);
- ristrutturazione dell’accesso di via
Menghini (Largo Tacchi Venturi):
manutenzione, pulizia, sistemazione delle
tabelle informative sul Parco;
- miglioramento della qualità dei sentieri
presenti nell’area prospiciente via Latina:
sistemazione di nuove panchine, lampioni e
rifacimento della sede stradale
(piastrellato e tappeto erboso),
attenuazione pendenze del terreno per
favorire l’accessibilità alle persone
disabili;
- accesso via Bartoloni: ristrutturazione e
valorizzazione (diventa un accesso
principale);
- accesso via Mondaini: ristrutturazione
(rimane un accesso secondario);
- interventi sulla mobilità locale:
delocalizzazione dei parcheggi lungo via
Latina, regolamentazione e controllo del
traffico locale (dissuasori, sensi unici) e
conseguente trasformazione in area a
traffico limitato.
Ambito C:
l’area è stata scelta per attuare
l’intervento principale e di più ampio
respiro del progetto La Porta del Parco,
un ingresso di livello metropolitano al
Parco dell’Appia Antica.
Oltre ad aumentare notevolmente la
ricettività turistica tale ingresso ha lo
scopo di creare l’immaginario del Parco che
entra e contemporaneamente si offre
alla città.
Il visitatore già prima di entrare deve
avere l’idea di un sistema-Parco di grande
valore e di grande fascino.
Si prevede l’interramento e l’allargamento
del tratto dell’Appia Nuova tra via
Demetriade e via dell’Arco di Travertino,
con contestuale costruzione di una
piattaforma di collegamento tra l’area
degradata al di là dell’Appia Nuova (ambito
C) e il Parco, nelle immediate vicinanze del
Parco delle Tombe Latine.
Tale piattaforma ospita l’ingresso vero e
proprio, posto lungo la direttrice di via
dell’Arco di Travertino (grande viale
contornato da folto verde che dà una visione
prospettica sul parco), preceduto e
contornato da spazi di raccordo curati e
attrezzati ad aiuole, giardini e fontane.
È stata progettata una linea per un servizio
di navetta elettrica (con relativo spazio
capolinea) dedicato al trasporto dei
visitatori dal nodo di scambio all’ingresso
del Parco. Due rampe laterali permettono
l’accesso alla piattaforma solo per la
navetta e i mezzi di soccorso.
Inoltre, sono state prese in considerazione
diverse aree all’interno del Parco e
dell’ambito C destinato ad accogliere
strutture per la valorizzazione e la
fruizione del Parco e per la funzionalità
dell’ingresso:
- area sosta per pullman turistici;
- parcheggio multipiano interrato;
- strutture destinate all’istruzione
scolastica (centro di educazione ambientale,
laboratori, biblioteche, ludoteche).
Uno spazio di presunto interesse
storico-archeologico è destinato a essere
acquisito al patrimonio pubblico e
successivamente annesso al Parco delle Tombe
Latine.
All’interno del Parco abbiamo previsto spazi
per:
- una nuova sede dell’Ente Parco (includente
un centro culturale e un centro
informazioni), una foresteria, un punto
panoramico e di ristoro, un anfiteatro;
- fruizione del paesaggio storico-agricolo
(mediante convenzione con i privati): area
per nodo bici in prossimità dell’ingresso
principale, agriturismo, maneggio per
passeggiate a cavallo nel Parco;
- percorsi ciclopedonali basati sulla
sentieristica esistente raccordanti i tre
ambiti e la creazione di percorsi archeobus
e archeobici, segnaletica e tabellazione
relativa.
Altri interventi sono rappresentati da:
- valorizzazione e riconfigurazione
dell’ingresso al Parco delle Tombe Latine;
- filari alberati ad alto fusto lungo via
dell’Arco di Travertino;
- ricostituzione del fronte stradale lungo
via dell’Arco di Travertino ove necessario;
- delocalizzazione attività presenti in aree
interessate dal progetto.
Note
1
Università di Roma La Sapienza – Facoltà di
Ingegneria, Cattedra di Tecnica Urbanistica:
Prof. Giuseppe Imbesi, esercitazioni Ing.
Guido Ancona e Ing. Angela D’Orazio.
2
Il Colle Oppio e i suoi dintorni.
Rapporto su un’area urbana in silenziosa
trasformazione, di cui si è dato conto
in A. D’Orazio (2001), Colle Oppio: an
urban area in silent transformation, in
“Energy, Environment and Technological
Innovation.
Conferences” from 4th International Congress
held in Rome Italy, September 19-24, 1999,
Gangemi Editore, Roma.
3
“Dentro e fuori S. Giovanni Pianificazione e
gestione urbanistica in un’area urbana
consolidata”
4
L’ecosistema è per definizione costituito
dalla comunità di organismi viventi
(biocenosi), dall’ambiente fisico che la
ospita (biotopo) e dalle relazioni che li
connettono (flussi di energia, cicli degli
elementi chimici).
Questi due oggetti (il biotico e l’abiotico)
formano un ecosistema se l’organizzazione
dell’uno dipende totalmente o parzialmente
dall’organizzazione dell’altro e se
l’insieme costituisce un oggetto
relativamente autonomo pur essendo immerso
in un ambito più vasto con il quale
intrattiene delle relazioni. Si tratta di un
sistema indipendente (auto organizzato) ma
aperto.
5
Corso di Tecnica Urbanistica per Ingegneria
dell’Ambiente e del Territorio, Anno
Accademico 2002/2003
6
In corsivo sono riportati passi tratti dalla
relazione presentata per l’esame, nei
riquadri sono riprodotte le indicazioni
sintetiche della presentazione in Power
Point.
7
Gruppo di lavoro formato da Marco Calussi,
Alessandro Conte, Andrea Lolli, Selenia
Perrelli, Emiliano Proietti Pannunzi.
8
Una passeggiata lungo l’Appia Antica
permette di ammirare il basolato romano ai
cui lati sono stati ricostruiti i
marciapiedi romani e i muretti che ne
definivano i limiti (macere). Lungo
tutto il percorso si possono osservare rari
esempi di monumenti funerari, torri e lapidi
per lo più accompagnati da grandi pini e
cipressi, oltre a importanti aree museali.
Partendo dalla Porta di S. Sebastiano in
successione si notano: la Chiesa del Domine
Quo Vadis, le Catacombe di S. Callisto, le
Catacombe ebraiche di Vigna Randanini e le
Catacombe di S. Sebastiano. Un altro
complesso è quello costituito dal Mausoleo
di Romolo, il Circo di Massenzio e la Tomba
di Cecilia Metella, il sepolcro meglio
conservato e più conosciuto dell’Appia
Antica. Infine l’ultimo grande complesso
museale è costituito dalla Villa dei
Quintili. Alla sinistra dell’Appia Nuova, in
via dell’Arco di Travertino, si trova l’area
delle Tombe Latine in cui sono conservati
monumenti funerari di gran pregio e un
tratto in basolato dell’antica via Latina.
9
Il suo valore naturalistico non è meno
importante della sua rilevanza archeologica.
La valle è attraversata dal fiume Almone,
sacro ai romani, ed è ricca di sorgenti. I
boschi di leccio e roverella si alternano ai
campi coltivati e ai pascoli dando luogo al
tipico paesaggio della campagna romana. La
vocazione agricola emerge da un cospicuo
numero di casali medioevali e moderni. La
valle si trova in una posizione strategica
all’interno del più importante corridoio
biologico di Roma.
10
È attraversata da sette acquedotti romani di
epoche diverse: Anio Vetus, Anio Novus,
Marcio, Tepula, Julia, Claudio e Felice. La
maggior parte degli acquedotti non è
visibile sia perché sono sotterranei, sia
perché sono state sovrapposte strutture
recenti. La zona è dominata dai resti
dell’acquedotto Felice e Claudio che,
insieme ai pini e a ville, subentrano dando
una forte impronta al paesaggio dell’Appia
Antica.
11
È uno dei tratti di campagna romana meglio
conservati a ridosso della città. Il
paesaggio è ondulato in un’alternanza di
ampie pianure coltivate e fossi boscati che
hanno consentito la conservazione di una
elevata biodiversità; elemento importante se
si considera la pressione antropica dei
quartieri vicini. Notevoli sono anche i
punti panoramici presenti da cui si possono
godere splendidi scorci sull’Appia Antica e
la Valle della Caffarella. La tenuta di Tor
Marancia è entrata a far parte del Parco
dell’Appia Antica nel 2002. |