Numero 8/9 - 2004

 

i piani territoriali 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pianificazione strategica nella Provincia di Caserta


Almerico Realfonzo


 

Il 30 novembre 2001, il Consiglio provinciale di Caserta ha approvato il piano di sviluppo socio-economico. Almerico Realfonzo ne sintetizza le valenze strategiche e mette in evidenza come esso abbia prefigurato un programma di interventi e azioni da implementare nel successivo piano territoriale di coordinamento provinciale, la cui elaborazione, iniziata sul finire del 2002, è ora nella fase progettuale conclusiva

 

 

 

Il piano di sviluppo socio-economico come premessa del Ptcp

 

Il processo di pianificazione attuato dalla Provincia di Caserta ha visto l’elaborazione di un piano di sviluppo socio-economico (Pse)1, approvato con deliberazione del Consiglio provinciale n. 84 del 30.11.2001, seguito dalla formazione del piano territoriale di coordinamento (Ptcp)2, iniziato alla fine del 2002 e ora in fase progettuale conclusiva.

Il modello adottato per il Ptcp, anticipato nel Pse, persegue, nelle parti ricognitive e analitiche come nelle parti propositive del processo e degli elaborati del piano, l’integrazione tra aspetti sociali, economici, ambientali del contesto, a riflettere la complessità del reale ed estendere gli scenari descrittivi e propositivi del piano oltre i limiti meramente territorialistici che la prassi assume. Ancorché, quindi, l’approccio non proponga profili concettuali innovanti, l’ideologia del piano di fatto persegue un paradigma progettuale e disciplinare di pianificazione desueto nella pratica, soprattutto a ragione delle sinergie tra territorialistica ed una multiforme economica del piano, estesa agli studi sulla base economica del contesto come ad aspetti di finanza del piano, programmazione dello sviluppo locale, coalizione pubblico-privata per la gestione attuativa del piano, valutazione.

Un modello, questo, che eredita una gestazione concettuale antica ed un dibattito fondativo databile alla metà dello scorso secolo, ma a tutt’oggi registra scarse applicazioni operative e omologazioni ordinamentali.

Il caso casertano si distingue, dunque, per la particolare sottolineatura del ruolo degli studi socio-economici nella pianificazione provinciale, spinta sino al conferimento al Pse di autonomia formale e fattuale sancita dalle modalità di formazione e approvazione. Le valenze strategiche assegnate al Pse sono, infatti, ben sintetizzate nella presentazione del volume dedicato al Piano di sviluppo socio-economico, di recente pubblicato dalla provincia, dove si riconosce che il piano “definisce, a valle d’una estesa indagine critica delle realtà del contesto, uno scenario di cognizioni dello stato e delle suscettività socio-economiche della Provincia di Caserta per riversarne il significato negli atti di governo del territorio, delegati alla provincia, e nella ideazione-formazione del Ptcp … configurandosi, ad un tempo, quale strumento di messa a sistema dei molteplici programmi delle istituzioni e degli strumenti che esprimono la coalizione pubblico-privata in taluni, significativi casi di intervento sul territorio”3. Postulato di un tale assunto é il superamento dei modi declamatori propri della pianificazione territoriale e della programmazione economica, nell’esperienza storica italiana, col fine di conferire al piano provinciale profili di concretezza, fattibilità e operatività, non solo nel paradigma logico e nella forma del piano, “ma nello stesso linguaggio del piano come nelle procedure formative aperte al confronto oltreché con le istituzioni, con gli attori sociali, economici, culturali, della comunità provinciale”4.

Va sottolineato che la denominazione del Pse rispecchia letteralmente il duplice compito di produrre ricerche peculiari al piano di sviluppo socio-economico della provincia e porsi a premessa del piano territoriale di coordinamento; sperimentando, a tali fini, un intenso processo di concertazione sociale, com’è poi accaduto.

La ricognizione dello scenario della copianificazione, compiuta dal Pse, ha evidenziato l’esigenza di collimazione e messa a sistema di iniziative in essere assunte da differenti istituzioni per medesimi fini che, definite in assenza di un quadro sovraordinato di riferimento, avrebbero potuto generare, come é avvenuto, conflitti dispersivi: problematiche da ascrivere alla necessità di concertazioni demandate alle autorità politiche anche a fini di bilancio e coordinamento degli investimenti pubblici e privati e di definizioni di priorità delle azioni previste.

 

 

Temi del Pse

 

Il Pse ha prefigurato, per il successivo Ptcp, un messaggio strategico e, per quanto possibile, un programma di interventi e azioni, che coinvolge e integra le proposte della progettualità delle istituzioni. Il tema dominante, la riqualificazione dell’ambiente naturalistico gravemente vulnerato e del sistema urbano policentrico leso dal disordine urbanistico, delinea i profili di un complesso, faticoso processo rigenerativo, fondamentale per effetti corali, funzionali ed etici, che mira cumulativamente, e cioè con l’insieme di interventi e azioni, al conseguimento di uno sviluppo di qualità. In questo scenario, assumono rilievo gli effetti esortativi, oltreché funzionali, di alcune grandi opere, quali l’aeroporto di Grazzanise, l’interporto Nola-Marcianise, la ristrutturazione della rete su ferro, i grandi poli universitari come il Policlinico di Caserta.

Postulato del piano è il criterio di individuare, per ciascun sistema di risorse, obiettivi strategici, programmi e proposte specifiche, suscettivi della massima condivisione sociale, e assumere criticamente nello scenario programmatico del Pse, seguendo il filo di una politica di concertazione e copianificazione, le iniziative promosse dalle istituzioni, in primo luogo le azioni del programma operativo della Regione Campania 2000-2006 che si pone come “grande quadro strategico, coerente con le politiche nazionali ed europee di medio-lungo periodo”. La casistica degli obiettivi strategici, alla stregua di questo postulato, persegue principi di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale naturale e culturale, efficienza delle reti delle comunicazioni materiali e immateriali, dotazione e qualificazione dei servizi (alle persone, alle imprese) del sistema urbano policentrico, centralità delle azioni sul sistema dell’istruzione e della formazione professionale, interazione tra ricerca e produzione (R&S).

Altre questioni cruciali concernono le interazioni storiche tra il sistema urbano centrale Napoli-Caserta e il restante territorio regionale, e sono: il ruolo di retroterra economico, sociale e culturale che l’intera regione ha storicamente rappresentato nei confronti di Napoli, che va corretto al meglio; la pressione gravitazionale esercitata dalla regione su Napoli, che va contenuta mediante il conferimento di ruoli di riequilibrio ai sistemi esterni alla conurbazione napoletana; la grande dimensione demografica della conurbazione napoletana, che pur costituendo una realtà scarsamente reversibile, va investita da un certamente problematico ma determinante disegno di decongestionamento delle funzioni attrattive di domanda esogena5.

Sussistono, in questi assunti, questioni di rango regionale, com’è il caso del riequilibrio del grande sistema urbano centrale campano che dovrebbe configurarsi come tema dominante delle politiche regionali, fondando sopra il potenziamento del ruolo delle città medie del sistema regionale e il rovesciamento del criterio gerarchico di primato terziario e produttivo dei maggiori centri, in particolare del capoluogo regionale, reso possibile dalla più efficiente mobilità sul territorio che si prospetta. Questa questione interessa direttamente il sistema casertano, in modo precipuo le due principali conurbazioni (casertana e aversana) immediatamente a ridosso del napoletano. Questa prospettiva è, del resto, comprovata dall’intervenuto, ancorché non esaurito, decentramento universitario che, dislocando sul territorio regionale le sedi delle nuove università della pentacoli campana, ha conseguito, in un decennio, la rottura dello schema monocentrico storico.

 

 

Il progetto preliminare del Ptcp

 

La strategia del Ptcp pervenuto alla fase di progetto definitivo, persegue e integra obiettivi già individuati dal Pse. I profili strutturali del piano delineati dal Preliminare conseguono conformità culturali con le proposte del disegni di legge regionale Governo del territorio, ancora all’approvazione del Consiglio regionale, condividendone le finalità affidate alle disposizioni strutturali e programmatiche del Ptcp, consistenti nella individuazione delle strategie della pianificazione urbanistica e nella definizione di indirizzi e criteri per il dimensionamento dei piani urbanistici comunali. Quanto a valore e portata di piano territoriale paesistico attribuiti dal ddil al Ptcp, é questione connessa, in punto di fatto, all’attuazione dell’accordo Stato-regioni in materia di paesaggio e agli esiti delle intervenute verifiche di compatibilità tra i vigenti strumenti campani di pianificazione paesistica e il predetto accordo, che ha riscontrato la necessità di “rivedere la pianificazione paesistica in sede di redazione dei piani territoriali provinciali di coordinamento”6; questione che verrà affrontata in sede di progetto definitivo del piano casertano, ma richiederà, per l’insieme delle province campane, determinazioni regionali di indirizzo e regia. Le valenze di piano di bacino e di piano regolatore delle aree e dei consorzi industriali attribuite dal ddil al Ptcp, suscitano questioni interpretative meno pressanti della pianificazione paesistica, sulle quali tuttavia occorrerà, in sede di progetto definitivo, intendersi con la regione e le altre competenti istituzioni: l’autorità nazionale di bacino Liri-Volturno Garigliano, l’autorità regionale di bacino Nord-Occidentale della Campania e il Consorzio Asi di Caserta.

 

Figura 1 - Conurbazione casertana

Fonte: Manlio Ingrosso e Almerico Realfonzo (2004) (a cura di), Il piano di sviluppo socio-economico e premessa del piano territoriale di coordinamento della Provincia di Caserta, Provincia di Caserta

 

Alcune questioni di metodo

 

Circa gli aspetti di metodo, va rilevato che il Preliminare propone all’analisi, quali invarianti strutturali, le risorse che le linee di sviluppo assunte dal Ptcp non dovranno menomare, secondo un principio di salvaguardia delle identità fondanti il contesto, estendendone l’individuazione non soltanto ai sistemi fisico-paesaggistici e ai beni architettonici e archeologici, ma agli altri emergenti elementi della identità culturale della società, del sistema produttivo e delle tradizioni, che scontino esigenze di salvaguardia. In analogia, il nucleo propositivo del Ptcp individuerà interventi e azioni settoriali invarianti, nell’insieme delle proposte, degli indirizzi, delle regole e delle norme.

L’adozione, nel Ptcp, delle invarianti strutturali si presta ad un’analogia con la significativa esperienza toscana, nella quale la Lr 5/1995 stabilisce che tutti i livelli di piano previsti inquadrino prioritariamente le invarianti strutturali “da sottoporre a tutela, al fine di garantire lo sviluppo sostenibile”. A loro volta, le Linee guida per la pianificazione territoriale, emanate dalla Regione Campania, definiscono invarianti, gli interventi che “fanno parte di qualunque scenario futuro si vada a costruire” e opzioni quelli che necessitano di ulteriori approfondimenti di analisi. Si tratta di definizioni proposte, dalle Linee, per il settore dei trasporti, ma estensibili, secondo l’interpretazione del Preliminare casertano, ad ogni altro settore, assumendo il termine invariante nel suo significato letterale e il termine opzione nel significato di determinazione che postula un set di alternative.

Il Ptcp tutela il sistema delle invarianti strutturali mediante lo Statuto del territorio, documento di sintesi ragionata di indicazioni e criteri proposti ai comuni e agli altri operatori delle trasformazioni territoriali, nella predisposizione di piani, progetti e azioni d’interesse pubblico, che costituisce una carta strettamente correlata alle norme di attuazione del piano e, con particolari specificità, ai localismi trattati in apposite monografie dei sette sistemi territoriali locali in cui il Preliminare suddivide il territorio provinciale (area casertana, area aversana, litorale Domitio, pianura da Capua al Massico, area del Monte Maggiore e Caiatino, area del Roccamonfina, Matese; ora sistemi territoriali di sviluppo, nella proposta di piano territoriale regionale presentata a settembre di quest’anno dalla regione).

 

 

Referenti del Ptcp

 

Oltre al Pse, il Preliminare assume quali referenti le già citate Linee guida per la pianificazione territoriale, emanate dalla regione col fine di regolare l’espletamento delle funzioni pianificatorie di province e comuni e costituire indirizzi di tutela paesaggistica e ambientale da recepirsi negli strumenti di pianificazione territoriale provinciale. In particolare, le Linee sostengono che “i processi di programmazione negoziata … e la pratica di altri programmi complessi, nazionali ed europei …, al di là dei risultati diretti (realizzazione concertata di opere e azioni), stanno da qualche anno producendo nei territori regionali importanti effetti indiretti, modificando sostanzialmente le realtà sociali, economiche, istituzionali, politiche e culturali della regione, contribuendo alla formazione e/o al consolidamento di molti sistemi locali di sviluppo”. La molteplicità degli strumenti di sviluppo locale sosterrebbe, dunque, un nuovo processo di autoidentificazione dei sistemi locali, conferendo agli scenari dello sviluppo locale gradi di affidabilità assenti nell’esperienza della pianificazione storica delle istituzioni. Si tratta di un assunto condiviso dal Preliminare del Ptcp casertano, che infatti propone, sviluppando un approccio del Pse, la ricognizione e l’analisi dei progetti e programmi di sviluppo locale, tra i quali i progetti integrati territoriali (Pit). Altra coerenza del Preliminare con le Linee, risiede nell’istanza di riqualificazione e messa a norma delle città, riconosciute le esigenze qualitative e funzionali del sistema urbano casertano; e si coniuga, negli assunti del Ptcp, all’adozione di una strategia diffusa e capillare “che persegua un doppio obiettivo di riqualificazione ecologica e di recupero di condizione insediativa e sociale da un lato, e di promozione di una nuova qualità totale dello spazio e di infrastrutturazione minore”.

Altri referenti del Ptcp sono le Linee programmatiche per lo sviluppo del sistema integrato della portualità turistica, le Linee guida per lo sviluppo turistico7, le Norme per la valorizzazione dei centri storici, sostenute da provvedimenti legislativi regionali. Fondamentali referenti sono, infine, le Linee programmatiche per gli investimenti per le infrastrutture di trasporto e della mobilità, documento base della politica regionale d’intervento sul sistema dei trasporti, e la pianificazione di bacino che interessa la Provincia di Caserta ricadente sotto la competenza tecnico-amministrativa della citata Autorità di bacino.

Infine, la copianificazione che si esprime attraverso i piani delle tre comunità montane casertane (Monte S. Croce, Matese e Monte Maggiore), il piano Asi8, i programmi di sviluppo locale e dei comuni, costituisce fonte di referenti specifici dei localismi. Va ricordato che a sostegno della pianificazione istituzionale, si rende oggi possibile il ricorso ad altri strumenti e studi, quali gli istituti di programmazione negoziata e i programmi complessi di intervento. Il Pse e il successivo Preliminare del Ptcp hanno destinato notevole attenzione agli strumenti di programmazione negoziata, a ragione dell’interesse che destano nel paradigma di “un nuovo assetto di poteri tendenzialmente autonomistico”; analoga l’attenzione alle restanti forme di programmazione dello sviluppo locale, quali i cosiddetti programmi complessi, strumenti di riqualificazione ambientale, urbanistica ed edilizia caratterizzati dal perseguimento dell’integrazione funzionale e sociale e da forme concertative e di partenariato, i programmi Urban, gli strumenti di programmazione negoziata e i Pit9.

In questo settore particolare attenzione viene portata dal Preliminare ai 13 Pit che interessano la Provincia di Caserta; di questi, al completamento del Preliminare, soltanto tre, Reggia di Caserta, Caserta e Antica Capua, si trovavano nella fase più avanzata della procedura (approvati dal nucleo di valutazione regionale), tre si trovavano nella condizione di progetti identificati in corso di progettazione e i restanti sette erano semplicemente identificati10. Inoltre, il Preliminare ha previsto che il territorio casertano debba essere interessato anche al Pit Portualità turistica, relativamente al quale la regione ha invitato i comuni costieri e insulari a presentare studi di fattibilità per la riqualificazione in chiave turistica dei porti e degli approdi e/o alla realizzazione di nuovi porti turistici.

Il Preliminare assume che, quanto ai Pit approvati, le relative idee forza e i progetti portanti vadano, in generale, accolti come invarianti del Ptp; per gli altri Pit, la non ancora intervenuta approvazione ha suggerito di assumerne, in via generale, le idee forza quali opzioni, in coerenza con le Linee guida (che, come si è detto, definiscono opzioni gli interventi per i quali “é necessario un ulteriore approfondimento di analisi”; situazione che si attaglia, in generale, ai Pit non ancora validati dall’approvazione del nucleo di valutazione).

 

 

Struttura del Preliminare del Ptcp

 

Il Progetto Preliminare del Ptcp casertano consta di una relazione generale e 10 tavole informatizzate, fuori testo, talune doppie.

La relazione (pp. 404) si articola in 11 capitoli corrispondenti ad altrettanti studi:

- Struttura del Ptc;

- Referenti del Ptc e copianificazione;

- I progetti integrati;

- Problematiche territoriali relative al rischio idrogeologico;

- Problematiche di rischio ambientale da attività antropiche nella pianificazione territoriale della Provincia di Caserta;

- Analisi e pianificazione del paesaggio;

- Il territorio della produzione e il paesaggio;

- Sistema urbano policentrico e aggregati territoriali;

- Approccio socio-economico (analisi economica monovariata; analisi multidimensionale);

- Il sistema infrastrutturale dei trasporti;

- Note propositive. Conclude la relazione un’Appendice di dati.

Figura 2 - Conurbazione aversana

Fonte: Manlio Ingrosso e Almerico Realfonzo (2004) (a cura di), Il piano di sviluppo socio-economico e premessa del piano territoriale di coordinamento della Provincia di Caserta, Provincia di Caserta

 

Delle proposte conclusive del Preliminare, contenute in termini sintetici nell’11° capitolo del piano e sostanzialmente non ulteriormente sintetizzabili, nell’impossibilità di riferire esaurientemente, va detto che vengono avanzate, oltre a proposte indicative sopra particolari tematismi emergenti (l’ambiente naturale, l’urbano, il sistema della mobilità e dei trasporti, i progetti di sviluppo locale), approcci esemplificativi alle monografie dei sistemi territoriali locali. A titolo di esemplificazione, si sottolinea che, a proposito del tema della riqualificazione e messa a norma della città, il Preliminare, condiviso l’assunto delle Linee guida per la pianificazione territoriale regionale, propone, anticipandone i profili nelle monografie dei sistemi territoriali locali, l’individuazione di attività primarie di normalizzazione urbana, comprendenti aspetti di promozione della qualità urbana e specifiche azioni mirate alla funzionalità ecologica e prestazionale urbana e alla risoluzione delle criticità rilevate nella pianificazione urbanistica dei comuni casertani, che risiedono nell’obsolescenza dei Prg vigenti e nel limitato numero di piani approvati. Nel campo dell’edilizia residenziale sociale alla grande scala urbanistica, il Preliminare pone il problema di opzioni programmatiche statutarie, per gli esistenti quartieri di edilizia sociale e il nuovo da farsi, che dismettano i paradigmi della monofunzionalità e del monoclassismo, che hanno generato i disastrosi errori urbanistici e politici del passato.

Circa le monografie dei sistemi territoriali locali, lo schema proposto riassume i profili territoriali, insediativi e socio-economici degli aggregati e le principali indicazioni di piano. Lo schema prevede che quattro grandi tematiche prescrittive concernano la protezione idrogeologica del territorio (indicazioni e vincoli connessi ai fattori di rischio idraulico, geologico e sismico e ai diversi gradi di vulnerabilità e fragilità territoriale), la protezione del territorio dai rischi ambientali (questione primaria dell’area casertana), il territorio aperto (categoria proposta per individuare le prescrizioni per la protezione, la conservazione e la valorizzazione dei valori paesistici che possano venire degradati o cancellati da azioni antropiche e dal semplice trascorrere del tempo), l’urbanistica degli insediamenti. Le monografie registreranno quali particolari modalità progettuali del piano nei sistemi territoriali locali: i programmi di paesaggio (per le parti di territorio dotate di ingenti valori naturalistici o storico-culturali); le nuove aree di protezione paesistica (proposte per le aree non vincolate, quando occorra salvaguardare emergenze e sistemi di valore ambientale, naturalistico o storico-culturale); parchi e riserve, e aree protette, di nuova istituzione, d’intesa con le amministrazioni interessate; i progetti direttori (relativi a particolari situazioni territoriali e supportabili da eventuali forme di concertazione o di compartecipazione pubblico-privato attraverso strumenti di sviluppo locale e finanza di progetto).

Quanto all’elenco delle tavole fuori testo, esso comprende:

- Rischio idrogeologico. Territori a rischio di frana (Tav. 1; scala 1:75.000);

- Rischio idrogeologico. Territori a rischio idraulico (Tav. 2; scala 1:75.000);

- Rischio ambientale (Tav. 3; scala 1:75.000);

- Unità di paesaggio e invarianti strutturali (Tavv. 4/a-4/b; scala 1:50.000);

- Evoluzione storico-urbanistica degli insediamenti. Area casertana (primo decennio-ultimo decennio XX secolo (Tav. 5; scala 1:25.000);

- Struttura insediativa. Carta di sintesi (Tavv. 6/a-6b; scala 1:50.000);

- Sistema dei trasporti. La rete ferroviaria attuale e la programmazione futura (Tav. 7; scala 1:100.000);

- Sistema dei trasporti. La rete stradale attuale e la programmazione futura (Tav. 8; scala 1:100.000);

- Ipotesi di piano per il sistema insediativo. Prime indicazioni (Tav. 9; scala 1:75.000);

- Suddivisione degli ambiti sovracomunali (Tav. 10; scala 1:150.000).

 

 

Note

 

1 Il Pse è stato redatto, per incarico della provincia, dal consorzio universitario ricerche economiche (Cure) della Seconda Università degli Studi di Napoli, con la collaborazione dei Servizi della Provincia. Il testo integrale del Pse con le cartografie tematiche elaborate dal Settore piano territoriale di coordinamento della provincia, sta in: Manlio Ingrosso e Almerico Realfonzo (a cura di), Il piano di sviluppo socio-economico e premessa del piano territoriale di coordinamento della Provincia di Caserta; Provincia di Caserta, 2004. Il volume comprende una serie di saggi a commento del piano.

Lo staff tecnico del Pse, nominato dal Cure, comprendeva, oltre a Manlio Ingrosso, Presidente e responsabile scientifico del gruppo, e Almerico Realfonzo, Coordinatore tecnico-scientifico: Rosa Carafa (Studi sulle risorse ambientali, urbanistiche e dei beni culturali), Amedeo Di Maio (Studi economici), Tullio Menini (Studi statistici), Michele Antonio Moffa e Paolo Sacco (Studi sugli atti di pianificazione e programmazione; infrastrutture e servizi), Maria Clotilde Sciandone (Studi geografici).

2 L’équipe del Ptcp nominata dalla provincia, é composto da Manlio Ingrosso, Project Manager e Almerico Realfonzo, Coordinatore tecnico-scientifico, e da: Immacolata Apreda (Analisi e studi sul sistema insediativo), Umberto Arena (Studi nel campo della raccolta e del trattamento dei rifiuti e della promozione del risparmio energetico), Michele Di Natale (Studio idrologico, idraulico e idrogeologico del territorio, con riferimento alle attività di pianificazione delle autorità di bacino), Maria Luisa Margiotta (Studi sul paesaggio naturalistico e agro/forestale), Agostino Nuzzolo (Studi relativi ai sistemi delle infrastrutture e dei trasporti), Paolo Sacco (Consulente per la redazione della cartografia informatizzata del Ptcp), Amedeo Di Maio e Pietro Rostirolla (Studi economico-sociali, analisi economica dei programmi delle istituzioni). Anche in questo caso, il gruppo ha lavorato in collaborazione con le strutture tecniche della provincia e, in particolare, con l’Ing. Gennaro Spasiano, Dirigente del Settore patologie del territorio.

3 Riccardo Ventre, Presidente della Provincia di Caserta, Presentazione, in “Il piano di sviluppo …”, cit.

4 Ibidem.

5 Negli studi di rango regionale dell’ultimo ventennio, le condizioni del sistema urbano centrale e del sistema regionale, furono in varie occasioni rilevate; cfr, ad es, il Piano di assetto territoriale della Campania (1986), la proposta di Piano regionale di sviluppo (1990), gli Indirizzi di piano per lo sviluppo della Regione Campania (1997).

6 Regione Campania. Linee guida per la pianificazione territoriale regionale.

7 Le Linee comprendono l’analisi della domanda turistica in Campania. Individuano, inoltre, una serie di ambiti territoriali turisticamente rilevanti, riconoscono la debolezza dell’ambito casertano-domizio rispetto agli altri ambiti regionali, e propongono indicazioni per una strategia di marketing sui mercati nazionale e internazionali.

8 Ai sensi del ddil regionale Governo del territorio (art. 18, n. 9), il piano territoriale di coordinamento avrà valore e portata di piano regolatore delle aree e dei consorzi industriali. Tale circostanza introduce prospettive, per la fase di redazione del progetto definitivo di Ptcp, che potranno comportare la definizione di linee per una profonda revisione progettuale dell’assetto dei comprensori nei quali si collocano le aree industriali e delle aree stesse, ai fini della loro migliore integrazione col territorio e funzionalità interna, sotto i profili ambientali, infrastrutturali e dei servizi alle imprese e alle persone (revisione, peraltro, prevista dalle Linee guida per la pianificazione territoriale regionale).

9 ll quadro della programmazione complessa nella Provincia di Caserta registra strumenti che possono essere ricompresi in quattro principali tipologie: programmi di recupero urbano (Pru) ai sensi dell’ex art. 11 della legge 4 dicembre 1993, n. 493, programmi integrati (Pi), ai sensi della Lr del 19 febbraio 1996, n. 3, programmi d’iniziativa comunitaria (Pic) Urban II ai sensi del Regolamento (Ce) 1260/1999. Al quadro va aggiunto, per la conurbazione casertana, il programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (Prusst) ai sensi del Dm LL.pp. 25 settembre 1998, caratterizzato dall’ampia portata territoriale e la molteplicità degli obiettivi.

10 Quadro dei Pit coinvolgenti comuni casertani (situazione a febbraio 2003): Reggia di Caserta (tipologia Grande attrattore); Caserta (tipologia Città capoluogo); Antica Capua (tipologia Itinerari culturali); Litorale Domitio (tipologia Itinerari culturali); Sant’Agata-Casapulla (tipologia Distretti industriali); Grumo Nevano-Aversa (tipologia Distretti industriali); Partenio (tipologia Parchi regionali); Matese (tipologia Parchi regionali); Roccamonfina-Foce Garigliano (tipologia Parchi regionali); Monti Trebulani-Matese (tipologia Itinerari culturali); Polo orafo campano (tipologia Sistemi locali a vocazione industriale); SS. Appia - pianura interna (tipologia Sistemi locali a vocazione industriale); filiera enogastronomia (tipologia Pi a vocazione turistica).

 

 

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