Numero 1/2 - 2000

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensioni di Area Vasta


Isidoro Fasolino


Area Vasta.
Alcuni contesti di riferimento, all’interno dei quali gli autori effettuano ricognizioni e riflessioni, sono territori marginali o luoghi del meridione in cui sono forti le inerzie al superamento di ritardi associati alle pratiche della pianificazione e alle relazioni istituzionali che esse implicano e sottendono; sono indubbiamente contesti di area vasta e gli strumenti di pianificazione utilizzabili sono riconducibili al piano territoriale di coordinamento e quindi alla scala provinciale introdotta dalla legge 142/1990

 

 

 

 

 

 

Francesca Calace (1999), Pianificazione d’area vasta. Sguardi dal Sud, Argo, Lecce

Questo volume raccoglie una serie di scritti sul tema della pianificazione di area vasta che costituiscono in parte la restituzione di relazioni e interventi presentati in alcune occasioni di dibattito, oltre a rielaborazioni di riflessioni sul tema. Le principali occasioni di confronto di tali occasioni e riflessioni sono state promosse dalla sezione Puglia dell’INU, la cui attività si è caratterizzata negli ultimi anni per una crescente sensibilità verso la pianificazione di area vasta, e dal Terminale di Bari dell’Osservatorio INU sulla pianificazione d’Area Vasta, che, alle finalità generali dell’Osservatorio, ha associato una particolare attenzione alla specificità e alle caratteristiche della realtà meridionale.

La parte prima, dedicata alle questioni di metodo e ai temi emergenti, raccoglie interventi che vanno da quello di Dino Borri, sulla valutazione nel processo di pianificazione del territorio, a quello sul ruolo dell’area vasta e metropolitana nel piano e nel progetto di Antonio Jatta. Non manca una riflessione sulla stessa dimensione provinciale (Leonardo Rignanese), sulle questioni e i dilemmi relative all’orientamento ambientale nella pianificazione di area vasta (Angela Barbanente), sul tema, introdotto dalla legge urbanistica della Toscana 5/1995 della sostenibilità nella pianificazione (Lino Giorgini) e le questioni e le prospettive della pianificazione dei parchi naturali (Nicola Martinelli).

La parte seconda, relativa a tre esperienze provinciali (Paolo Baldeschi per Firenze, Giovanni Lambiase per Salerno, Antonio Giuri, Antonio Rizzo e Toto Mininanni per Lecce), è uno spaccato delle attività in corso, con le relative difficoltà e i primi bilanci, e degli scenari in cui si muovono le amministrazioni provinciali che hanno scelto di misurarsi seriamente con i temi e i problemi che la faticosa costruzione di un processo di pianificazione comporta.

La parte terza è tutta dedicata alla Puglia, ai suoi assetti istituzionali e ai percorsi in atto: patti territoriali (Domenico Camarda), pianificazione del paesaggio rurale (Franco Selicato e Carmelo Torre) e avvio del parco dell’alta Murgia (Francesca Pace), non senza un riferimento sul processo di piano nelle provincie pugliesi (Ugo Cassese). Gli interventi di tecnici ed amministratori (Nicola Giordano, Giacinto Leone, Loredana Capone, Michele Lamacchia, Michele Roca) offrono uno spaccato del dibattito locale da punti di vista privilegiati. Un autorevole contributo al dibattito è offerto dalle note conclusive di Gianluigi Nigro con i suoi riferimenti alle esperienze in corso in tema di pianificazione cooperativa. In appendice è riportato, a cura di Piero Cavalcoli, il documento programmatico dell’Osservatorio sulla pianificazione d’area vasta.

La ricchezza dei contributi raccolti ha consentito di ricostruire, e restituire nel volume: alcune chiavi di lettura in merito a metodologie, ad esperienze concrete, ad aspetti ricognitivi in ambito regionale; ma, anche, alcuni temi cruciali, intesi quali basi di partenza per una riflessione sui problemi e le prospettive per la pianificazione di area vasta nel meridione. Infatti, ciò che tiene insieme questi scritti di diversa matrice sembra essere, come recita il titolo, proprio il punto di osservazione, che è dal sud, dei temi e problemi associati alle pratiche della pianificazione d’area vasta e alle relazioni istituzionali che esse implicano e sottendono. Per il sud le opportunità (da diffondere) e i rischi (da limitare) legati a questa osservazione sono molti: è possibile da un lato tracciare percorsi inediti ed efficaci per avviare un processo di pianificazione per molti aspetti ancora in ritardo, anche ottimizzando esperienze altrove compiute; ma occorre fare attenzione a non importare modelli organizzativi e strumentali del tutto estranei ai comportamenti e alle risorse locali, destinati quindi a rimanere inefficaci.

 

 

Pier Luigi Paolillo (1999), Rendiconti d’area vasta. Saggi sulla nuova marginalità urbano-agricola nello spazio regionale, Giuffrè, Milano

 

Si tratta di una pubblicazione della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Macerata. Il lavoro si inserisce nel quadro di attività di un filone di ricerca che affronta i temi della pianificazione territoriale nelle aree a bassa densità insediativa e ad elevate valenze ambientali dell’Appennino italiano, con l’obiettivo di dare voce ai territori più deboli, come esordisce Giuseppe B. Las Casas nella sua presentazione al libro, quei territori che non sono rappresentati fra le emergenze nazionali. L’autore fa esplicito riferimento ad alcuni studi svolti negli anni ’80 che hanno affrontato i problemi della marginalità spaziale, parte dei quali entro le ricerche del progetto finalizzato Ipra-Cnr e al progetto Iturb 80, tracciandone linee di sintesi: i criteri di selezione hanno privilegiato gli studi basati su un approccio complesso anche quanto alla qualità e varietà degli indicatori. Il testo si pone, in certo qual modo, in continuità rispetto al filone degli studi propri di quegli anni che si proponevano di studiare le interazioni dello spazio rurale e urbano in contraddizione rispetto alla teoria e prassi dell’epoca privilegiando il punto di vista della campagna al fine di individuare il miglior uso della risorsa suolo.

Dal volume emerge un arricchimento del concetto di marginalità al quale corrisponde un’efficace descrizione spaziale, come nel caso dell’individuazione dei processi di marginalizzazione dei territori agricoli marchigiani, fenomeno che l’autore lega alla perdita di efficienza del modello diffusivo e dei livelli di cooperazione intersettoriale.

Si parte dalla constatazione della mancata affermazione, oltre che attenzione, che quantomeno non è invece mancata per le aree metropolitane, di una sistematica politica dell’intervento in aree montane a bassa densità insediativa, attenta a una visione integrata tra sistemi a elevate valenze ambientali e sistemi urbani; tale carenza di attenzione rischia di produrre pericolose forme di consumo dell’ambiente.

L’ancoraggio alla dimensione empirica del caso di studio avviene mediante un’indagine effettuata su due diversi ambiti spaziali: la pianura friulana, già trattata in un precedente lavoro dell’autore qui reinterpretato criticamente, e l’Appennino centrale, in cui, attraverso indicatori di marginalità agroforestale e di marginalità insediativa, si costruiscono tipologie di comuni caratterizzati da differenti marginalità. Il testo spazia, quindi, dalla geografia della nuova marginalità urbano-agricola nel bacino appenninico centrale alla ricerca avente ad oggetto la marginalizzazione morfologica, di cui viene proposta una valutazione innovativa, dell’armatura regionale friulana, per concludere con un’analisi della potenzialità e marginalità dello spazio agro-forestale marchigiano.

 

 

 

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