Numero 1/2 - 2000

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sostenibilità ed economia dello sviluppo nella pianificazione paesistica


Marco Di Lello


La nuova giunta regionale ha avviato le procedure per la redazione del piano urbanistico territoriale che dovrà ricondurre ad unità l’attuale pianificazione paesistica stratificatasi negli ultimi decenni. Non un piano calato dall’alto, ma ampiamente partecipato, sostiene Marco Di Lello, assessore all’urbanistica della Regione Campania, basato sul dialogo e sulle intese fra le amministrazioni locali che tenda a colmare il divario fra i tempi di consumo delle risorse e della loro riproducibilità 

 

 

 

 

 

Il processo dì formazione del piano regionale si fonda sull’intesa sottoscritta tra la Regione e il Ministero per i Beni Culturali del luglio 1998. cosa che ha certamente ispirato la redazione dell’art. 149 del Testo Unico, pubblicato l’ottobre del 1999, che estende a tutte la regioni una esperienza avviata in Campania.

Il rinnovo dell’esecutivo ha consentito, nell’anno in corso, di dare impulso all’attività di piano, in forma innovativa, perché la redazione dei complementi di programma per il POR Campania ci ha fatto compiere grandi progressi nella collaborazione con i Soprintendenti nelle varie province campane, sulle cose concrete più che sulle idee astratte.

Numerose riunioni e la verifica della fattibilità di ipotesi e interventi, soprattutto la concordanza sul ricorso a strumenti operativi di spesa, come il programma integrato, vanno modificando, nell’esperienza comune, il concetto di piano regionale, che, nei più, appariva gravato da una complessità nebulosa e da gradi di difficoltà crescenti con la onnicomprensività che la vecchia legge urbanistica affidava a tale strumento.

Lavorando insieme sul campo, credo che si vada facendo luce, anche nella concezione della pianificazione paesistica, l’importanza e il significato del tempo nella pianificazione di area vasta. Concetto che deriva direttamente da quello della sostenibilità, che è il rapporto tra la velocità di riproduzione delle risorse e la velocità con la quale vengono consumate. Una questione di economia dello sviluppo, una questione, dunque, di filosofia dello sviluppo e, in sostanza, una questione di etica del lavoro.

Si è compreso che dobbiamo individuare le invarianti, nei valori che attribuiamo alle risorse, e si è compreso che nei processi di trasformazione, va tenuto conto della valutazione degli effetti che le scelte provocheranno. Credo che questo sia un grande progresso nel nostro modo di giudicare cosa fare e come farlo.

I piani di vecchia concezione non erano letti da nessuno, restavano incompresi, incomunicabili e calati su realtà in sostanza approssimativamente note. Quello che stiamo producendo vuol esser un piano che contenga una capacità comunicativa, e che sia affidato a controllate procedure di intesa. Le intese si fondano sul dialogo. Un piano dialogico parte da premesse condivise, usa un linguaggio concordato e comprensibile, e consente percorsi trasparenti e regolati da norme di comportamento.

I tecnici sono chiamati, nel proprio specifico, a offrire ogni apporto scientifico, ma, alla fine, il piano regionale non sarà un piano di architetti o di ambientalisti, non sarà un piano di economisti, non sarà un piano di avvocati. Sarà un piano di amministrazione, una guida per amministrare, una struttura dentro la quale muoversi secondo percorsi concordati, nel rispetto di quelle risorse che il principio di sostenibilità consentirà di valutare con vari gradi di trasformabilità, e secondo regole di certezza del diritto.

Mia personale convinzione, che so come già trovi tanti sostenitori, è che il patrimonio culturale della Campania, ancora non del tutto compromesso, ancora in parte da riscoprire, ancora appassionante e bellissimo, possa, in breve tempo e con l’ausilio del POR, acquistare la funzione trainante per la riconversione produttiva di molti siti della regione.

 

 

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