Numero 10/11 - 2005

 

      

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


a cura di

Isidoro Fasolino

Cinzia Di Paola


 

 

 

 

 

 

Dagli spazi della paura all’urbanistica per la sicurezza

Antonio Acierno

Alinea, Firenze, 2003

 

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una progressiva urbanizzazione del territorio con una crescita esponenziale delle città che si sono trasformate in metropoli provocando il diffuso degrado di molte delle sue parti. La città contemporanea presenta nuovi mali che solo in parte si possono mettere in relazione con altri momenti storici. La maggioranza della popolazione, pur se inclusa nei nuovi processi economici, vive momenti di disoccupazione e sottoccupazione, tra l’altro in uno stato di isolamento dovuto all’individualizzazione avanzata che amplifica oltre misura le proprie paure. La territorializzazione di questa nuova condizione vede una geografia costituita da recinti di sicurezza e di degrado con la progressiva distruzione dello spazio pubblico. Le aree periferiche della città moderna diventano i ghetti degli esclusi. La distribuzione geografica della paura avviene in ragione di dinamiche sociali e fisiche, di usi e forme, chiamando in causa la pianificazione spaziale e la progettazione urbana accanto alle altre discipline che s’interessano della città nei campi economico, amministrativo e sociale. Il tema della sicurezza ripropone, quindi, un nodo centrale della disciplina urbanistica, che ha sempre dovuto gestire il conflittuale rapporto tra pianificazione fisica e pianificazione sociale. La pianificazione urbanistica ha costantemente cercato di rispondere a problematiche sociali, come la domanda di case, di occupazione, di igiene, di difesa, offrendo soluzioni di organizzazione dello spazio.

 

Presentazione – Introduzione – Crisi urbana e insicurezza – Parte prima: La ricerca sociale sul rischio – Il calcolo analitico e la costruzione sociale del rischio – Il rischio come carattere della tarda modernità – Parte seconda: Nuove paure e urbanistica per la sicurezza – Nuove paure e urbanistica difensiva – L’approccio ambientale alla sicurezza: la ricerca teorica – L’approccio ambientale alla sicurezza: alcune pratiche – Conclusioni: città, sicurezza, urbanistica – Appendice: Linee guida per la redazione di un piano di sicurezza secondo l’approccio ambientale finalizzato al recupero di un quartiere urbano.

 

 

 

Perché proprio qui?

Grandi opere e opposizioni locali

Luigi Bobbio, Alberico Zeppetella (a cura)

FrancoAngeli, Milano, 2003

 

La questione delle localizzazioni delle attività indesiderate è assai complesso, poiché aumentano continuamente e per motivi più diversi gli oggetti sgraditi ai residenti. La cronaca ci propone, di frequente, casi di progetti che finiscono per arenarsi di fronte alle divergenze tra amministrazioni pubbliche competenti le comunità locali. Uno degli ostacoli fondamentali alla riuscita dei progetti consiste nel fatto che le localizzazioni degli impianti indesiderati vengono solitamente scelte in modo poco trasparente e senza alcun coinvolgimento delle comunità destinati a riceverli. Queste ultime possono quindi legittimamente rivolgere ai proponenti la domanda: “Perché proprio qui?”. Così come hanno fatto proprio nei tre casi di studio raccontati. Si tratta di grandi opere d’interesse collettivo che tendono però a penalizzare le aree in cui vengono insediate. Sono state promosse da tre fra le più importanti imprese italiane (Snam, Fiat, Enel), sono state sottoposte alla procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) ed hanno incontrato forti opposizioni sul piano locale. Ma se la Via, come in genere tutte le valutazioni ex ante dei progetti, rappresenta un aiuto alla decisione per la localizzazione/non localizzazione o mitigazione di opere e impianti, allora si può pensare di utilizzarla per verificare non solo la qualità tecnica dei progetti dal punto di vista ambientale, ma anche la possibilità di costruire consenso attraverso il confronto e la negoziazione tra i soggetti coinvolti. La motivazione principale delle sindromi da rifiuto è, infatti, da ricercare nella progressiva crescita della sfiducia nei confronti della scienza e della tecnica. Strumenti come la Via che nascono invece dalla convinzione che sia possibile una forma razionale e consensuale di superamento dei conflitti, basata su comuni acquisizioni tecniche, si sono rivelati del tutto insufficienti a ridurre, sia pure di poco, i livelli di conflitto. Insistere nel loro uso equivale, per certi versi, a mettere ancora più a rischio la credibilità del mondo scientifico, senza per questo ottenere risultati significativi. Potrebbe invece essere più utile introdurre un approccio alla Via basato sulle tecniche di gestione dei conflitti che tenda a educare progressivamente cittadini e amministratori all’uso attivo degli strumenti di aiuto alla decisione.

I progetti di grandi interventi suscitano di solito vivaci controversie e forti contrapposizioni. I loro effetti prevedibili non sono sempre positivi; anzi, sul piano locale gli aspetti negativi sono spesso prevalenti. La loro realizzazione, inoltre, rimette quasi automaticamente in discussione gli equilibri esistenti per quanto riguarda gli usi del suolo e delle risorse ambientali, e questo inevitabilmente produce conflitti nuovi o risveglia quelli sopiti.

Di là dalle controversie insolubili, in quanto spesso riconducibili a grandi interessi economici contrapposti, vi sono anche molti conflitti che si radicalizzano per altre ragioni, quali quella del reciproco sospetto tra i soggetti coinvolti o quella dell’ostilità dettata esclusivamente dalla circostanza di dover impersonare una rappresentanza che obbliga al ruolo di nemici giurati. La sindrome nimby (not in my backyard – non nel mio giardino) è contagiosa e gli insuccessi accumulati dai proponenti alimentano nuove opposizioni altrove per situazioni analoghe. È anche vero che spesso essa tende a produrre l’effetto perverso di addossare i rischi ambientali sulle comunità che sono meno in grado di difendersi. I governi e le imprese tendono a seguire la linea di minore resistenza e a concentrare le installazioni più pericolose sulle comunità più degradate.

I punti di vista dell’efficacia e dell’equità, legati a qualsiasi localizzazione di grande opera o impianto, sono entrambi relativi e soggetti a interpretazione. Essi, pur conducendo entrambi ad auspicare strategie di decisione consensuale, hanno in sé una differenza fondamentale: mentre per una localizzazione efficace è sufficiente che il consenso della comunità ospitante sia raggiunto, non importa in che modo (a limite, potrebbe essere anche estorto), il criterio dell’equità è più esigente: implica, infatti, che il consenso debba essere libero e informato e richiede pertanto un processo di informazione, di discussione e di negoziazione più complesso e accurato. In particolare dal punto di vista dell’efficacia potrebbe essere ammissibile un metodo di mercato che affidi la scelta del sito alla libera contrattazione tra i proponenti e le singole comunità, e in cui le compensazioni funzionassero da prezzo della transazione. Sarebbe questa una soluzione invece difficilmente giustificabile, viceversa, sotto il profilo dell’equità.

È possibile, allora, immaginare un’organizzazione del processo decisionale che consenta di raggiungere un’adeguata base di consenso? Senza la pretesa di proporre ricette universali, il volume pone l’accento sulla necessità di sviluppare approcci di tipo dialogico che prevedano la partecipazione di soggetti effettivamente coinvolti dagli impatti dell’opera per ricercare soluzioni negoziate eque e democratiche. Ma l’apertura di un processo dialogico, e dei relativi momenti negoziali, non può nascere che dalla comprensione delle diverse razionalità in gioco e dal loro riconoscimento reciproco.

 

Introduzione (L. Bobbio, A. Zeppetella) – Parte prima: I casi – Davide contro Golia. L’inceneritore Fenice a Marrone (G. Borelli) – La concertazione dimezzata. Il terminale di rigassificazione del metano liquido di Monfalcone (R. Gallimbeni, L. Piani, A. Zeppetella) – Sbagliando s’impara? L’elettrodotto della Valle di Susa (M. Bonjean) – Parte seconda: Oltre l’impasse – La valutazione ambientale tra routine amministrativa e dialogo negoziale (A. Zeppetella) – Un processo equo per una localizzazione equa (L. Bobbio).

 

 

 

Economia Regionale

Roberta Capello

Il Mulino, Bologna, 2004

 

L’economia regionale è quella branca dell’economia che include la dimensione spaziale nello studio del funzionamento del mercato, inserendola in schemi logici, leggi, modelli che spiegano, regolano e interpretano la formazione dei prezzi, della capacità produttiva, i livelli di produzione e di sviluppo, la distribuzione del reddito in condizioni di ineguale dotazione regionale delle risorse. L’economia regionale diviene inoltre economia del territorio quando nell’interpretare i percorsi di crescita delle economie locali guarda allo spazio come risorsa economica e fattore produttivo autonomo. Il volume illustra, in modo puntuale ed esaustivo, l’ormai ricco bagaglio di teorie e modelli appartenenti a questa disciplina, evidenziandone l’evoluzione concettuale e analizzando le mutazioni del concetto di spazio avvenute al loro interno.

 

Presentazione (R. Camagni) – Prefazione – Simbologia – Introduzione – Parte prima: Teoria della localizzazione: lo spazio fisico-metrico – Agglomerazione e localizzazione – Accessibilità e localizzazione – Gerarchia e localizzazione – Parte seconda: Teorie della crescita regionale: lo spazio uniforme-astratto – Struttura produttiva e sviluppo – La domanda – La dotazione fattoriale – Parte terza: Teorie dello sviluppo locale: lo spazio diversificato-relazionale – Competitività territoriale e sviluppo esogeno – Competitività territoriale e sviluppo endogeno – Parte quarta: Teorie della crescita regionale: lo spazio diversificato-stilizzato – Competitività territoriale e sviluppo cumulativo domanda/offerta – Competitività territoriale e crescita endogena – Verso una sintesi – Postfazione (P. Nijkamp).

 

 

 

Anime di luoghi

Lidia Decandia

FrancoAngeli, Milano, 2004

 

Raccontando storie di territori, quali la Sardegna, l’India e la Calabria, incontrati nel corso della sua esperienza, Lidia Decandia invita alla ricerca di un modo di avvicinarsi ad essi diverso, altro, rispetto a quello proprio di un sapere disciplinare da sempre teso a maneggiare e padroneggiare luoghi e identità. Luoghi e identità che le tecniche sono incapaci di costruire. Luoghi e identità che è, infatti, possibile realizzare solo mediante una costruzione di territorio intesa come un’opera collettiva, consapevole e creativa di chi abita e vive quello stesso territorio ed è capace di ripensarsi da cima a fondo e ri-fabbricarsi. È fondamentale, allora, l’incontro con le persone per ridare loro dignità e risvegliare in loro il desiderio di partecipazione al mutamento possibile. Ma è fondamentale soprattutto “lavorare per far emergere, dare visibilità alle pratiche differenti, ai segnali deboli, alle qualità positive che già il territorio esprime: contribuire a valorizzare, amplificare, offrire opportunità a questi nuovi comportamenti, alle virtualità latenti, ai filoni fini di energia, lavorare dunque per passaggi e consolidamenti, costruire bacini di raccolta, mettere in comunicazione i pensieri isolati per dargli forza, preparare reti che consentano alla progettualità microbica di coagularsi e prendere forma”. Il linguaggio narrativo di Lidia Decandia, teso a “restituire voce a quei territori pulsanti e vitali resi inanimati e silenti dai linguaggi della pianificazione”, si snoda tra corrispondenze e assonanze che invitano a riflettere sul rapporto tra uomo e territorio, sull’importanza della memoria quale fattore imprescindibile affinché il primo impari ad avere rispetto del secondo. Lidia Decandia invita a ripensare l’idea stessa di progetto inteso non più come forma compiuta, ma come lavoro di preparazione di contesti in cui rimettere in moto la passione e l’intelligenza collettiva.

 

Introduzione: Prima di mettersi in cammino – Appunti di viaggio – Prima parte: Anime di luoghi – Centri sacri e territorio: feste lunghe in Sardegna – Acque sacre e città: Varanasi – Uomo e natura in Calabria: la dimensione simbolica – Seconda parte: Continuità, salti, ferite e lacerazioni – Biografia di un territorio: la Calabria – Terza parte: Tra memoria e progetto: uno sguardo verso il possibile – Sguardi, immagini, stereotipi nelle retoriche della calabresità – La tarantella: una metafora per ripensare il progetto.

 

 

 

Mutamenti del paesaggio. Idee, proposte e progetti per la penisola sorrentina

Eleonora Giovene di Girasole,

Giuseppe Guida

Edizioni Graffiti, Napoli, 2003

 

Dopo decenni caratterizzati da una sua lenta evoluzione, la penisola sorrentina, negli ultimi trent’anni, è stata investita da una frenetica crescita edilizia. Ma si tratta di una crescita caotica, non giustificata: né dal sistema infrastrutturale, nel frattempo rimasto sostanzialmente immutato; né dalla ripresa del turismo, sempre più di massa e del tipo mordi e fuggi; né da una combinazione di eventi, a carattere più o meno culturale, che la riportassero su una scena diversa da quella provinciale; né, tanto meno, da una particolare qualità architettonica o urbana di tutto quello che si è prodotto. Più che di mutamento, si è trattato di una mutazione che ne ha modificato, se non sostituito, alcuni caratteri interni peculiari, lasciando all’esterno un involucro inadeguato. Le responsabilità di questa decadenza sono, probabilmente, solo parzialmente della politica. Si avverte, cioè, la carenza di una riflessione culturale, e della ricerca di idonei strumenti di intervento, che si preoccupi di porsi a monte di processi decisionali che troppo spesso sembrano avvenire quasi casualmente, al di fuori di ogni disegno organico e condiviso.

 

Presentazione (P. Belfiore) – Introduzione: Penisola sorrentina, una lettura per immagini (G. Guida) – Contributi – Tutela ambientale e pianificazione urbanistica: le vicende del Put (B. Discepolo) – Quale trasporto per una mobilità sostenibile in Penisola Sorrentina (M. de Luca) – Il sistema dei trasporti tra sviluppo economico e conservazione dell’ambiente (L. Fusco Girard) – Tra conservazione e fruizione, verso un turismo sostenibile (E. Giovene di Girasole) – La costa: natura, artificio e pirati (F. Bruno) – Esperienze di progettazione nei territori della costa (M. Pica Ciamarra) – La ricerca progettuale come esercizio di conoscenza: riflessioni per un futuro possibile (M. Russo) – Le occasioni del progetto (P. Pisciotta) – Rassegna di tesi di laurea.

 

 

 

Criticità ambientale e rischio tecnologico.

Dal risanamento alla riqualificazione dei sistemi territoriali industriali

Isabella Di Patti

Alinea, Firenze, 2004

 

I gravi eventi incidentali avvenuti negli anni ’70 hanno determinato nell’opinione pubblica la consapevolezza della necessità di dover prevenire i danni provocati dai processi produttivi dell’industria. La comunità nazionale e quella europea, sull’onda dell’emergenza, ha preso posizione sul problema, avviando il processo di formazione sulla prevenzione dei grandi rischi industriali e inducendo una risposta normativa incentrata sulla tutela dell’incolumità umana. Il panorama operativo è attualmente in trasformazione, con le province e le città metropolitane, ove costituite, tenute a individuare, nell’ambito dei propri strumenti di pianificazione territoriale, con il concorso dei comuni interessati, le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla disciplina di cui al DLgs 334/1999 e la loro relazione con gli elementi territoriali e ambientali vulnerabili, con le reti e i nodi infrastrutturali, di trasporto, tecnologici ed energetici, esistenti e previsti, tenendo conto delle aree di criticità con riferimento alle diverse ipotesi di rischio naturale individuate nel piano di protezione civile. La nuova impostazione normativa prevede l’adeguamento di tutti gli strumenti urbanistici, i quali individuano e disciplinano le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, anche in relazione ai contenuti del piano territoriale di coordinamento, tenendo conto di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all’area vasta. A tal fine, gli strumenti urbanistici devono comprendere un elaborato tecnico Rir (rischio di incidenti rilevanti) relativo al controllo dell’urbanizzazione. Si avvia, di fatto, anche il processo di valutazione integrata che prevede un esame più complessivo dell’opportunità di compiere determinate scelte urbanistiche di insediamento residenziale, produttivo e infrastrutturale, riconnettendo alla valutazione del rischio i temi del monitoraggio dell’inquinamento, del controllo delle situazioni di crisi ambientali per le componenti ambientali (atmosfera, acqua, territorio, natura e paesaggio, ecc.).

 

Introduzione – Le aree industriali a rischio d’incidente rilevante – Obiettivi e tecniche di progetto – Strumenti – Conclusioni – Appendici.

 

 

 

Paesaggio, comunicazione, rappresentazione, perequazione urbanistica: criteri fondativi del piano

Francesco Forte, Francesco S. Forte (a cura)

Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2004

 

I progetti che il testo commenta suggeriscono che la ricerca di unità di senso nel governo delle trasformazioni urbane e territoriali rende sempre attuali gli strumenti di pianificazione generale a contenuto sistemico, quale il piano urbanistico generale comunale, da praticare con innovazione nei contenuti, nella forma, nei criteri di valutazione, nella idea di assetto spaziale, nella efficacia della perequazione, nello snellimento procedimentale. L’impegno progettuale diretto ha riguardato due significative città della Campania: Benevento e S. Maria Capua Vetere. Nel primo caso, il progetto ha rafforzato la razionalità del Prusst, con riferimento al programma aeroportuale della regione, al rafforzamento infrastrutturale e alle sue implicazioni urbanistiche. Nel secondo, il progetto ha reso tra l’altro possibile l’avvio del concorso della nuova cittadella giudiziaria ed ha indirizzato il progetto integrato territoriale di valorizzazione archeologica e storica. La cultura del fare propria al progetto urbano non può fare a meno della complessità regolamentativa e tematica del piano urbanistico generale e alla relativa classificazione sistemica delle azioni da implementare attraverso il concorso di una pluralità di attori, privati e pubblici, preventivamente valutate per coerenza e compatibilità. La forma del piano urbanistico comunale appare, dunque, come il principale tema di esplorazione, in grado di conferire significato ai criteri di pianificazione, programmazione, bilancio ed equità.

 

Introduzione (F. Forte) – Sui criteri di pianificazione: i valori della forma sensibile nel piano paesistico e nel piano urbanistico comunale (F. Forte) – Forma e struttura del piano urbanistico generale comunale (F. Forte) – Un caso sperimentale: il piano urbanistico generale del Comune di Santa Maria Capua Vetere (Ce) (S. Cioce, F. S. Forte) – La valutazione nell’attuazione del piano urbanistico comunale (F. Forte) – Sui piani urbanistici comunali di Benevento e Santa Maria Capua Vetere (F. S. Forte) – Criteri di controllo della forma urbana (C. Trillo) – Il Prg di Marigliano su fondamenti perequativi (A. Marzoni, R. Sorrentino) – Pratiche perequative e analisi finanziaria nel piano: il caso toscano (C. Borocci) – Il piano spiagge del Comune di Ascea (Sa) (B. Di Bartolomeo) – Il parco delle energie alternative a Benevento (F. Forte) – Urban planning, politics, and the public interest: a contribution to understand Naples (F. Forte) – Lineamenti del Centro interdipartimentale di ricerca in urbanistica Alberto Calza Bini.

 

 

 

Dire, fare, partecipare. Laboratori di partecipazione: dal piano regolatore ai progetti sostenibili di Villasanta

Davide Fortino (a cura)

Inu Edizioni, Roma, 2004

 

La quantità crescente di informazioni disponibili, la non controllabilità dei fenomeni e dei processi che viviamo nei nostri territori, oltre alle difficoltà delle istituzioni nel fronteggiare emergenze e rispondere a bisogni molto diversificati e complessi con le sole proprie risorse, non fanno sembrare realistiche soluzioni fondate sull’azione di poche intelligenze. L’esperienza avvalora la convinzione che, viceversa, la conoscenza è per buona parte socialmente distribuita e costruibile attraverso sforzi di collaborazione e di ricomposizione di quanto elaborato individualmente e attraverso relazioni significative tra persone, per raggiungere obiettivi condivisi. Del resto, molti dei problemi del territorio non sono effettivamente conoscibili in prima battuta, né tanto meno possono essere trattati secondo paradigmi monodisciplinari, soprattutto se ci si pone in un’ottica di trasformazione. Le pratiche partecipative e laboratoriali dovrebbero permettere di rendere praticabile l’integrazione dei saperi, quindi il fatto di trattare le questioni collettive attraverso lo sforzo di far interagire competenze, conoscenze e saperi, tra esperti, tecnici, amministratori e la cittadinanza singola e associata. Dal confronto che si è generato dall’esperienza di Villasanta chi ha da apprendere in primo luogo sono probabilmente le istituzioni.

Introduzione: Essere amministratori locali oggi: la costruzione delle scelte (F. Ornaghi) – Parte prima: Valorizzare le risorse del territorio: spazi, forme e strumenti della partecipazione della comunità (D. Fortini) – Parte seconda: Una visione possibile: l’idea del laboratorio partecipativo (D. Fortini, A. Raus) – Postfazione (A. Balducci).

 

 

 

Città e terremoti. Metodi e tecniche per la mitigazione del rischio sismico

Adriana Galderisi

Gangemi, Roma, 2004

 

Il volume rappresenta un ulteriore tassello verso un approccio all’analisi di rischio che si prefigga di prevenire i danni che un contesto urbano può subire a seguito di un evento sismico (da quelli fisici a quelli funzionali, economici, sociali, ecc.), che consideri gli impatti immediati, ma anche quelli differiti e di lungo periodo che un sisma può provocare. A fronte di analisi di rischio tradizionalmente incentrate sullo studio della sorgente di pericolo, sull’individuazione degli elementi esposti al pericolo, sulla propensione al danno degli elementi esposti (manufatti edilizi e infrastrutture), il percorso di lavoro proposto si fonda, essenzialmente, sul riconoscimento della città come sistema, il cui comportamento e la cui capacità di risposta ad un evento sismico implica non solo una vulnerabilità non riconducibile alla sommatoria della vulnerabilità dei singoli elementi ma che può avere anche ripercussioni, più o meno rilevanti, su altri elementi del sistema. La sostenibilità degli insediamenti implica una specifica attenzione al concetto di capacità di carico dei sistemi urbani e territoriali, intesa come capacità di un sistema di sopportare carichi, pressioni senza subire modificazioni irreversibili. Il sisma costituisce un carico eccezionale, rilevante e repentino per il sistema di cui occorre accrescere la resilienza intesa come capacità di fronteggiare e riprendersi dall’evento, agendo sui livelli di organizzazione del sistema stesso, evitandone il collasso e il passaggio ad un diverso (e generalmente di livello inferiore) stato di equilibrio e facilitando, di contro, il ripristino dello stato precedente all’evento.

 

Prefazione (G. Bertolaso) – Presentazione (U. de Flaviis) – Introduzione (R. Papa) – Parte I: La mitigazione dei rischi naturali nei processi di governo delle trasformazioni urbane e territoriali – La mitigazione dei rischi naturali per la sostenibilità dello sviluppo (A. Galderisi) – Governo delle trasformazioni territoriali e mitigazione dei rischi naturali (M. Stanganelli) – Governo delle trasformazioni urbane e mitigazione del rischio sismico (A. Ceudech) – Parte II: La conoscenza dei sistemi urbani per la mitigazione del rischio sismico. Metodi e tecniche – Esposizione, vulnerabilità e gestione dell’emergenza nei grandi sistemi urbani: una proposta di metodo (A. Galderisi) – L’esposizione dei sistemi urbani al rischio sismico (M. Stanganelli) – La vulnerabilità dei sistemi urbani al rischio sismico (A. Ceudech) – Parte III: Esposizione, vulnerabilità e gestione dell’emergenza a Napoli: l’applicazione del metodo – Napoli, città a rischio (A. Galderisi) – La misura del patrimonio esposto (M. Stanganelli) – La misura della vulnerabilità funzionale (A. Ceudech) – La rete urbana dell’emergenza (A. Ceudech) – La rete viaria per l’emergenza (M. Stanganelli) – La rete degli spazi aperti per l’emergenza (M. Pistucci) – Conclusioni (A. Galderisi).

 

 

 

Strategie di immagine urbana per l’area metropolitana

Claudio Germak (a cura)

Edizioni Lybra Immagine, Milano, 2003

 

Il libro si propone due finalità principali: la lettura dei valori consolidati e potenziali nella trama degli spazi pubblici torinesi e la definizione di linee guida di progetto per migliorarne funzionalità e immagine. Torino offre, in uno spazio relativamente ristretto, una caratterizzazione di straordinaria ricchezza della scena urbana dovuta alla complessa morfologia del suo territorio. La proposta si fonda su basi di carattere storico-urbanistico e configura quell’immagine urbana di riferimento per una città che, come la sua storia, è soltanto sua, la sola pertanto che possa garantire una autentica specificità. Le schede raccolgono, come in una guida illustrata, le informazioni riguardanti ogni singolo sistema spaziale: una documentata lettura storica, i rilievi funzionali e ambientali, i punti di forza e di debolezza, le proposte di intervento alle diverse scale, dall’ambito urbano al dettaglio di design, le modalità di approccio operative e, infine, l’avvio di una raccolta sistematica, abaco ampliabile nel tempo, delle attrezzature di arredo.

 

Introduzione – Analisi urbana – Categorie dello spazio pubblico – Attrezzature di arredo urbano.

 

 

 

Il territorio derivato

Francesco Indovina (a cura)

FrancoAngeli, Milano, 2004

 

Il territorio costituisce un derivato della sua organizzazione, della sua logica di funzionamento, della rete di relazioni che si realizzano tra le attività, i legami sociali, i processi economici, le istituzioni e le politiche. È in questa rete di relazioni, che determinano le condizioni concrete di ogni società, in un luogo e in un tempo ben definiti, che è possibile rintracciare la logica di funzionamento e di organizzazione comune di città e territori di una stessa area, senza tuttavia disconoscerne le differenze che li caratterizzano e che li rendono unici. Ciascuno dei saggi proposti esplora le problematiche connesse allo specifico aspetto di questa rete di relazioni, come vanno modificandosi negli ultimi anni. È cambiata l’organizzazione e gli strumenti della politica e la sua stessa capacità di definire un interesse generale. Le istituzioni, sedi delle scelte, sono sottoposte a tensioni derivanti dalla diversa ridistribuzione dei poteri tra centro e periferia. Cambiano gli strumenti attraverso i quali la società si organizza e si rappresenta. Le regole, prima ritenute condizioni dello sviluppo, sono oggi considerate un ostacolo, soprattutto all’emergere dell’interesse individuale, ed è messo in discussione lo stesso ruolo della pianificazione di medio-lungo periodo. Le argomentazioni affrontate nel volume possono aiutare “a comprendere la realtà nella quale siamo immersi e sulla quale spesso il nostro sguardo risulta attratto da un particolare mentre ci sfugge il cambiamento di fondo”.

 

Presentazione: il territorio derivato (F. Indovina) – L’avvenire della democrazia (A. Mastropaolo) – La crisi della democrazia e i cattivi rimedi della politica (L. Fregolent) – Il mercato mondiale e l’economia italiana (A. Becchi) – Una nuova società italiana (C. Donolo) – Una mattinata veneziana riflettendo sull’Italia e la sua società nel nuovo millennio (F. Trombetta) – Istituzioni e trasformazioni territoriali: quale tipo di governo (L. Bobbio) – Delle mutate istituzioni, ovvero benefici, insidie e lusinghe della moltiplicazione dei poteri (F. Schiavo) – Territorio: mutamenti di contesto e governo (F. Indovina) – Regioni per una nuova cultura del governo del territorio (M. Savino).

 

 

 

Sociologia dei sistemi urbani

Annick Magnier, Pippo Russo

Il Mulino, Bologna, 2002

 

L’ultimo scorcio del secolo scorso e l’inizio del nuovo hanno coinciso con una fase di profondi mutamenti nel rapporto fra territori e strutture istituzionali. La fine dell’equilibrio bipolare, i processi di globalizzazione e la compressione del rapporto spazio/tempo nella circolazione di persone, merci e informazioni hanno determinato una radicale trasformazione che non sempre gli attori istituzionali tradizionali, e in primo luogo i governi nazionali, sono stati in grado di governare. Una trasformazione che a livello territoriale ha investito in pieno la struttura preesistente, mettendo in discussione la tradizionale filiera che va dalle istituzioni sopranazionali alla singola unità urbana, ormai frammentata in una serie di istanze territoriali che agiscono secondo gradi diversi di autonomia e secondo una logica di aggregazione che infrange le appartenenze consolidate e ne sperimenta di nuove. Il termine città è ormai inefficace per designare una vasta gamma di processi, funzioni, significati e attori a livelli territoriali diversi, e la nozione di sistema urbano appare più adeguata a descrivere i mutamenti avvenuti a quel livello territoriale che un tempo si sarebbe definito periferico, e che oggi assume un suo protagonismo, e a rispondere a questa esigenza di confronto con una nuova realtà fatta di nuovi attori.

 

Introduzione – Tra città e sistema urbano – La descrizione sociologica dei sistemi urbani – Comunità e società urbana – Globalizzazione e glocal – Sistemi urbani come sistemi politici – Le nuove politiche urbane – L’agire architettonico.

 

 

 

Valutazione di impatto ambientale

Andrea Martelli

Esselibri, Napoli, 2003

 

La valutazione di impatto ambientale (Via) si propone di prevedere i possibili effetti perturbativi sull’ambiente di un determinato progetto tecnico. Le problematiche, connesse principalmente con il procedimento di Via, vengono sviluppate sia nell’ambito delle soluzioni comunitarie sia della legislazione nazionale e regionale, evidenziando le modalità che le singole autonomie hanno sperimentato per definire i criteri in base ai quali concedere o meno, e in che modo, il permesso di costruzione di grandi opere. È allegato un cd-rom con la legislazione di settore integrale.

 

Introduzione: Aspetti generali della valutazione di impatto ambientale - La normativa comunitaria sulla valutazione di impatto ambientale - La valutazione di impatto ambientale di competenza statale - La valutazione di impatto ambientale di competenza regionale - La valutazione ambientale strategica - Stato dell’arte e prospettive di riforma dell’istituto della valutazione di impatto ambientale - Rassegna giurisprudenziale.

 

 

 

L’approccio integrato alla qualificazione urbana.

Modelli e strategie di urbanistica commerciale

Gianfranco Moras, Giovanna Codato, Elena Franco

Celid, Torino, 2004

 

Il testo costituisce la sistematizzazione dell’esperienza condotta dalla Regione Piemonte in materia di urbanistica commerciale applicata alle strutture distributive diffuse sul territorio, individuando le principali casistiche di problemi affrontati nei progetti di qualificazione urbana e nei progetti integrati di rivitalizzazione realizzati, da confrontare con esperienze analoghe realizzate in Italia e all’estero, al fine di delineare delle linee guida per la pianificazione del commercio nei tessuti urbani consolidati e della qualificazione o rivitalizzazione urbana. Il lavoro di ricerca è articolato in sezioni che hanno avuto per oggetto l’individuazione di un campione di progetti significativi presentati all’ente nel primo triennio di applicazione dei finanziamenti regionali; l’analisi del quadro normativo significativo per alcune regioni italiane, tra cui Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Campania; l’analisi di alcuni casi studio di paesi stranieri: Francia, Portogallo, Inghilterra, Stati Uniti. Sono presentati, infine, alcuni elementi per l’individuazione di una metodologia di pianificazione e qualificazione del commercio in ambito urbano e in aree a rischio di desertificazione commerciale.

 

Presentazione – Premessa - Politiche del commercio e politiche per la città e il territorio - La qualificazione dei luoghi del commercio in Piemonte - Modelli di riferimento in Europa - Il modello americano - Un’esperienza didattica: il Laboratorio di progettazione urbanistica della Facoltà di Architettura 1, Politecnico di Torino.

 

 

 

L’urbanistica di Milano.

Quel che resta dei piani urbanistici nella crescita e nella trasformazione della città

Federico Oliva

Hoepli, Milano, 2002

 

Per l’autore, Milano si trova a dover superare la crisi di ruolo e di identità iniziata con l’avvio del processo di trasformazione produttiva e ingigantita successivamente da Tangentopoli. La città non è più la capitale morale d’Italia e ha perso anche la capacità di risolvere da sé i suoi problemi aiutando, al contempo, il resto del paese nel suo sviluppo. La sua tradizionale efficienza, basata sulla cultura del lavoro, come su un sistema infrastrutturale, certamente carente ma anche assai più esteso e completo di quello delle altre grandi città italiane, è solo un ricordo e la città funziona (o non funziona) come le altre. Eppure Milano e la sua area metropolitana, cuore di una regione trainante per l’intero sviluppo nazionale come la Lombardia, hanno al loro interno le potenzialità necessarie per un rilancio: non solo per presentarsi sulla scena della competizione internazionale alla ricerca di investimenti da attrarre, ma, prima ancora, per ritornare a essere un punto di riferimento come centro direzionale e finanziario, almeno per lo sviluppo delle regioni italiane più forti dal punto di vista industriale. Per restituire a Milano un ruolo direzionale per lo sviluppo e per la competitività internazionale la città, nell’affrontare anche i problemi di riorganizzazione e di riqualificazione, deve identificarsi sempre di più con la sua area metropolitana. A tal fine, dovrà essere anche rilanciato il policentrismo lombardo di cui la città è il fulcro centrale, mettendo a sistema tutte le potenzialità positive, con la valorizzazione delle risorse specifiche delle città dell’area milanese-lombarda e del sistema ambientale e integrata in un’efficiente rete di mobilità capace di garantirne una elevata accessibilità dall’esterno. La descrizione della vicenda urbanistica milanese, ricca di immagini e luoghi significativi della città moderna, rappresenta l’occasione per una riflessione complessiva sull’urbanistica italiana del XX secolo.

 

Quel che resta del piano – Piani regolatori – Un piano cauto e modesto – Forma e struttura della città contemporanea – Il progettone radiocentrico – Bombardamenti e ricostruzione – La città del boom economico – Quartieri popolari – Un passo avanti e due indietro – Milano senza piano – Una prospettiva.

 

 

 

Le problematiche ambientali.

Monitoraggio e gestione

Domenico Passatelli (a cura)

Gangemi, Roma, 2004

 

Le problematiche ambientali hanno assunto negli ultimi anni un ruolo fondamentale nei processi di pianificazione a tutti i livelli. Termini come sviluppo sostenibile, qualità, riqualificazione, partecipazione, sono diventati concetti chiave nella pianificazione, progettazione e gestione della città e del territorio. Questo agile lavoro, maturato nell’ambito delle attività del settore post-laurea del Dipartimento di scienze ambientali e territoriali (Dsat) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, testimonia la necessaria e possibile integrazione tra il mondo accademico e le amministrazioni pubbliche, che sono e rimangono i veri promotori dello sviluppo qualitativo del territorio. I temi trattati riflettono su come le problematiche ambientali richiedano un ripensamento generale, per l’intero processo pianificatorio, dal monitoraggio per le scelte alla gestione, legittimando il lavoro interdisciplinare tra diversi saperi che definiscono il campo di osservazione e di intervento sull’ambiente.

 

Presentazione (G. Pizzica) – Parte prima: Verso una diversa gestione del territorio. È ancora utile parlare di piano urbanistico? (D. Passatelli) – Pianificazione e valutazione. Strumenti operativi e condizioni di contesto (G. C. Mauro) – L’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile (F. Critelli) – Pianificazione urbanistica e ambientale: la legislazione per il governo del territorio (M. F. Errigo) – Il ruolo dei Sit nella strumentazione urbanistica innovativa (A. M. Leone) – Parte seconda: L’inquinamento atmosferico urbano. Un problema da pianificare (G. Nicoletti, D. Passatelli) – La geologia e le frontiere della Pubblica Amministrazione (D. De Siena) – Acqua, interventi per un uso sostenibile (C. Alimenti) – L’impatto ambientale per una centrale termoelettrica (G. Nicoletti) – Le nuove forme di inquinamento (M. Santopolo) – La gestione e il trattamento dei rifiuti (M. Miliardi) – Dalla partecipazione alla condivisione. Il controllo etico della sostenibilità (C. Oddi) – L’interazione sociale nei modelli di trasformazione del territorio. Dal Community building alla costruzione sociale del piano (L. Latora) – Nota del curatore (D. Passatelli) – Postfazione (E. Costa).

 

 

 

Pianificazione territoriale.

Principi e fondamenti

Elvira Petroncelli

Liguori Editore, Napoli, 2002

 

Si tratta di un testo didattico strutturato in modo da consentire la trattazione di alcune tematiche di fondo nella maniera più essenziale e aggiornata possibile, con rinvio a schede di riflessione per approfondimenti ritenuti opportuni e stimolanti. La pianificazione territoriale, quale attività per il governo delle trasformazioni urbane e territoriali improntata alla logica dell’integrazione, pone in essere istanze particolari per ciò che concerne la formazione dei tecnici e degli esperti. Essa è una disciplina che si è tradizionalmente occupata di oggetti fisici, ma oggi presta sempre maggiore attenzione anche ai contenuti dell’informazione, ai valori e ai comportamenti della collettività, quali fattori da cui dipendono il successo attuativo dei progetti e la stessa utilità delle previsioni dei piani.

 

La pianificazione – La pianificazione territoriale – Pubblica amministrazione e pianificazione – La pianificazione strategica – Metodi e tecniche per la pianificazione – Risorse territoriali – Politiche del territorio in Europa.

 

 

 

La riqualificazione come strumento per la promozione della sicurezza urbana

A cura di Daniela Pini

Alinea, Firenze, 2003

 

A partire dalla Lr 19/1998, Norme per la riqualificazione urbana, la Regione Emilia-Romagna ha realizzato iniziative, ricerche, seminari e pubblicazioni volti a promuovere la riqualificazione urbana nelle strutture tecniche e politiche degli enti locali emiliano-romagnoli. Si è attuata così un’esperienza quinquennale unica in Italia. Con il lancio del bando regionale diretto alla formazione di nuovi programmi di riqualificazione urbana, avvenuto dal 1999, da parte dei comuni dell’Emilia-Romagna, ha preso avvio la prima fase di attuazione della legge, affiancata da un gruppo di esperti nelle problematiche più innovative della programmazione complessa e accompagnata dalla realizzazione della newsletter Inforum. Il convegno internazionale “La città di domani. Strategie, programmi e progetti di riqualificazione urbana” (Bologna, 24 e 25 gennaio 2000) ha concluso questa prima fase che ha selezionato i programmi ammessi al finanziamento regionale. All’inizio del 2001 la regione ha istituito l’Osservatorio permanente sulla riqualificazione della città, con l’obiettivo di sviluppare un programma di ricerca e approfondimento di tematiche strategiche per la progettazione dei programmi di riqualificazione. La ricerca dell’Osservatorio permanente sulla riqualificazione della città, affidata al Dipartimento di Architettura e pianificazione territoriale dell’Università di Bologna (sedi di Bologna e di Cesena) e al Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, si è concretizzata nella considerazione critica delle esperienze svolte e nella formulazione di linee guida per una futura azione regionale orientata ad un approccio intersettoriale e dinamico delle politiche urbane. La collana di cui fa parte il volume ne raccoglie e diffonde i risultati.

 

Introduzione – La sicurezza degli spazi pubblici: un tema emergente della riqualificazione urbana (D. Pini) – Capitolo I. Gli approcci teorici e metodologici alla questioned ella sicurezza nella pianificazione e nella progettazione urbana (L. Stefani, R. Farinella, L. Lanzoni) – Capitolo II. Politiche di riqualificazione urbana e interventi per la sicurezza nella città di Ferrara (L. Stefani, S. Teston, R. Farinella) – Capitolo III. Le applicazioni Gis per la definizione dei criteri di intervento (S. Teston, L. Lanzoni) – Appendice 1. Riferimenti bibliografici sulla sicurezza urbana (L. Stefani) – Appendice 2. Il confronto con il caso bolognese. La ricostruzione della normalità, la riqualificazione del complesso Garibaldi due (G. Virgilio, G. Angelelli) – Appendice 3. Il confronto con il caso bolognese. Sicurezza e riqualificazione urbana: la Montagnola e la stazione di Bologna (A. Vitali).

 

I volumi della collana:

I. Riqualificazione urbana in Emilia-Romagna. Esperienze e linee di azione futura (a cura di P. Ceccarelli, C. Monti) – II. La ricostruzione critica della città storica. Piano e progetto nella riqualificazione dei centri urbani (a cura di M. Savini) – III. La riqualificazione delle periferie residenziali. Scenari ed elementi per una futura politica di intervento in Emilia-Romagna (a cura di G. Franz, F. Leder, G. Di Donato) – IV. La costruzione della fattibilità strategica. Programmi, attori, processi della riqualificazione urbana (a cura di G. Virgilio) – V. Sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana. I programmi di riqualificazione urbana in Emilia-Romagna (a cura G. Ave) – VI. La riqualificazione come strumento per la promozione della sicurezza urbana (a cura di D. Pini) – VII. Logistica e programmi di riqualificazione urbana (a cura di P. Secondini).

 

 

 

Quater.

L’Italia dei piani

Gian Ludovico Rolli (a cura)

Alinea, Firenze, 2003

 

L’atlante Quater (quadro della pianificazione territoriale in Italia) raccoglie, in un certo senso, le impronte dei piani sul territorio. Lo studio fornisce una rappresentazione sintetica e unificata delle indicazioni di assetto spaziale e di tutela ambientale risultati dalla sommatoria di tutti gli strumenti vigenti di pianificazione di livello territoriale, previsti dall’ordinamento nazionale e regionale, posti in esse, fino a tutto il 2000, dai soggetti istituzionali competenti. La rappresentazione dei piani è posta a confronto con la visualizzazione dei grandi progetti infrastrutturali e dei nuovi programmi sostenuti dai finanziamenti europei, attraverso la localizzazione territoriale degli interventi previsti dai Por relativi alle regioni dell’Italia meridionale e insulare. Tutte le elaborazioni sono informatizzate. La documentazione presentata è costituita da 38 tavole, riproducenti le cartografie dei piani organizzate per tematismi, da un testo di commento, da grafici e tabelle e da un cd-rom contenente centinaia di schede informative relative ai piani rappresentati.

 

Presentazione (P. Lunardi) – Introduzione (G. Fontana) – L’Italia dei piani (G. L. Rolli) – Quater: struttura e metodologia – Guida all’interpretazione delle politiche territoriali e ambientali – Il disegno dei piani – La rete delle infrastrutture di trasporto – I sistemi di intervento: Por e infrastrutture – La pianificazione territoriale delle Linee fondamentali di assetto ai Quadri di sviluppo locale: la ricerca di un ruolo (P. Properzi) – Considerazioni sul rapporto tra pianificazione di coordinamento, di area vasta, di settore e i processi di programmazione e pianificazione complessa (R. Manzo).

 

 

 

Applicare l’economia al territorio. Le dinamiche di interazione tra economia e ambiente ecologico e sociale

Guido Signorino

Carocci editore, Roma, 2003

 

Territorio ed economia rappresentano due polarità in perenne interazione. Il territorio è, per l’economia, un serbatoio di opportunità e al contempo un sistema di vincoli; l’economia modella il territorio determinandone i processi di antropizzazione e configurazione. Il volume, pensato in primo luogo per chi studia l’economia, riprende il dibattito sull’impatto delle caratteristiche territoriali sulla crescita e si presentano modelli di localizzazione delle attività economiche, di configurazione e interazione spaziale, di aree di influenza economica. Vengono offerti alcuni modelli e strumenti per l’analisi di sostenibilità dello sviluppo ed esplorati alcuni nessi tra società ed economia, proponendo uno strumento di valutazione delle politiche denominato matrice del well-being.

 

Introduzione – Il territorio e la crescita economica – Gli aspetti non-territoriali dell’economia spaziale – Spazio, regioni, interazione – Scambi interregionali, costi e modi di trasporto, migrazioni – Dall’economia al territorio: la produzione e l’ambiente – Economia e ambiente sociale. Il well-being e la coesione sociale – L’analisi multidimensionale della coesione sociale: la matrice del well-being.

 

 

 

Rischio sismico. Tutela e valorizzazione del territorio e del centro storico

Pietro Ugolini

FrancoAngeli, Milano, 2004

 

Nel volume è analizzata la componente urbanistico-territoriale nella valutazione della vulnerabilità sismica, con i necessari apporti di altre discipline e secondo aspetti diversificati strettamente correlati in merito agli effetti indotti su insediamenti e infrastrutture. Sono esposte considerazioni metodologiche e terminologiche fondative, sulle quali è basato il successivo sviluppo delle esperienze realizzate. Quale presupposto per efficaci valutazioni sulla vulnerabilità sistemica sono stati presi poi in considerazione i sistemi territoriali e le loro componenti, individuando criteri e modalità per la determinazione delle rispettive criticità e interdipendenze funzionali. Le simulazioni sono state impostate e parzialmente sviluppate, alle diverse scale, nella duplice ottica dell’emergenza (intervento della protezione civile) e della prevenzione-mitigazione (strumenti e prassi della pianificazione e gestione del territorio). Approfondimenti esemplificativi hanno riguardato temi specifici (infrastrutture viarie, morfismo pesato, reti tecnologiche). Il tema della messa in sicurezza dei centri storici da eventi calamitosi è stato affrontato in maniera specifica, coniugandolo con le più generali esigenze della loro tutela, riqualificazione, rivitalizzazione sociale ed economica e valorizzazione. La proposta di una nuova tipologia di schedatura, del tipo a cascata, è volta ad alimentare in modo organico e funzionale i sistemi informativi territoriali, favorendo conseguenti interventi e azioni programmatiche.

 

Premesse – Considerazioni introduttive – Impostazione metodologica – Riferimenti per l’analisi dei sistemi territoriali – Approccio metodologico – Valutazione della vulnerabilità funzionale e gestionale: applicazione al caso della Val di Vara – Altri contributi metodologici – Tutela del patrimonio storico-culturale.

 

 

 

Città e stazione ferroviaria

Paolo Ventura

Firenze University Press, Firenze, 2004

 

La ragione funzionale e simbolica di questo grande impianto è cambiata rispetto a quella originaria, peraltro conservatasi fino ad un passato abbastanza recente. La stazione dell’esordio ottocentesco sarebbe stata la nuova porta della città e questa funzione avrebbe avuto un evidente riscontro simbolico nella conformazione bifronte dell’edificio: la parte monumentale, di competenza degli architetti, affacciata alla città, quella tecnica, dominio degli ingegneri, rivolta al territorio. La stazione, penetrando nel cuore della città, si sarebbe successivamente trasformata in una sorta di cerniera destinata a collegare tra loro diverse modalità di trasporto, e per questo dotata di transfer per la metropolitana, di parcheggi scambiatori, di navette per l’aeroporto. Il mutamento funzionale e il rinnovamento dell’utenza avrebbero consentito di interrompere un processo di crescente degrado in atto nella stazione a partire dal secondo dopoguerra, per esservi divenuta quasi stanziale una popolazione marginale sempre più consistente e riconoscibile. Da qui anche l’occasione, resa appetibile dalle possibilità di valorizzazione del patrimonio immobiliare delle ferrovie, per instaurare un nuovo rapporto di integrazione tra la città e la stazione, dove a quest’ultima si vorrebbe conferire senz’altro il ruolo di nuova centralità urbana, cioè luogo di incontri e soprattutto di consumi, non necessariamente legati all’uso del treno.

 

Quale stazione per quale città – Generalità – L’architettura della stazione – Le relazioni funzionali con la città – Interferenze, conflitti e sinergie: opzioni del piano urbanistico.

 

 

 

Anabasi di Sicilia.

Dalla foce alle sorgenti di fiumi ormai senz’acqua

Giovanni Campo

Editrice Prova d’autore, Catania, 2004

 

Il primo volume della collana Le chiavi della città diretta dal prof. Giovanni Campo è venuto a proporre nel settembre 2004 un’Anabasi di Sicilia. Dalla foce alle sorgenti di fiumi ormai senz’acqua, in cui la vicenda di Senofonte diventa un pretesto e una metafora per raccontare la storia urbanistica (e democratica) del nostro paese.

L’Anabasi appare infatti “storia di scelte sbagliate (rispetto all’ideologia dei vincitori)”, sottolinea Campo, che non si riconosce certo nell’ideologia politica dell’aristocratico Senofonte, del quale invece considera apprezzabile “la coerenza fino in fondo … non tanto come sciocca incapacità di più comodo adeguamento” alle scelte dei vincitori, quanto come mancata accettazione a priori della superiorità di quella democrazia ateniese.

La riflessione politica, costante delle questioni urbanistiche proposte da Campo (già affrontata in Città e territori a rischio: analisi e piani di prevenzione civile, e anche in Strutture urbane e territoriali. Il riordino culturale del territorio tra Bolgheri e Seattle, Gangemi, Roma 2000), assume qui il senso anabatico “del percorso a ritroso, della faticosa risalita contro corrente di fiumi e bacini, per riprendere le fila di un discorso democratico utile a capire non tanto se la ragione, tra Stato e mercato, stia ad Atene più che a Sparta”, ma anzi tutto per capire “se le ragioni di Atene e Sparta, a partire dai fuochi sacri dell’identità locale dei piccoli centri interni, possano trovare aree di convergenza conciliante in vista di superiori interessi di sostenibilità ambientale, e propagare l’incendio globale che le responsabilità culturali degli uomini (rispetto agli esseri viventi) imporrebbero per la sopravvivenza del pianeta”.

Il riferimento dichiarato è ad Alberto Magnaghi, alla Carta di Puerto Alegre, agli statuti e alle reti di municipi, considerati come possibile stimolo per una rifondazione della democrazia più attinente alla Carta costituzionale. “È possibile che vicino alle sorgenti dei fiumi la dimensione fisica e sociale conservi la consapevolezza della costante storica della precarietà della vita, e il conseguente valore della solidarietà sociale …? È possibile che da qui, da queste riserve indiane in via d’estinzione, possa svilupparsi quel tessuto connettivo necessario per costruire consistenti reti ecologico-politiche, sulla base della cultura della biodiversità che Magnaghi riscrive nel municipio come Carta dei diritti di tutti gli esseri viventi (e non solo di quelli umani)? È possibile credere che una Carta locale, utile anzi tutto per filtrare la sostenibilità delle trasformazioni territoriali, possa costituire il lievito per la globale presa di coscienza che Sparta, in tutte le conferenze mondiali, non riesce ad esprimere?”.

Anche la Sicilia, assunta a luogo geografico “metafora del mondo”, è una costante delle riflessioni poste da Campo partendo dalla presunzione che “qui ogni forma di competizione abbia storicamente avuto modo, spazio e tempo di manifestarsi, e che ogni novità risulti conseguentemente e comunque un dejà vu. È del resto qui, come nel mondo, che il deserto fisico (e sociale) prodotto dalla competizione globale avanza a ritmi crescenti. È qui, come nel mondo, che risultano inevitabili i connotati selettivi, e persino cruenti, della competizione economica e politica (i cui meccanismi non possono infatti selezionare su base qualitativa, perché i maggiori costi della qualità costituiscono già una contraddizione in termini)”.

È dunque “per intraprendere un percorso maieutico di ritorno a necessari e più congrui rapporti con la natura, a partire dai paesi svuotati dell’interno”, che Campo dichiara di intraprendere queste sue Anabasi di Sicilia, partendo (nel primo volume) dal fiume Belice, la cui risalita non poteva non evocare le vicende del terremoto del 1968 (il primo dopo quello di Messina del 1908) e dei suoi terremotati.

Il Belice, purtroppo, come metafora di storie in geografie italiane diverse (Marche, Friuli, Irpinia, e ancora Sicilia, ma anche Umbria, ecc.), nelle quali piuttosto che fondare lo sviluppo su solidali interventi di prevenzione e su investimenti ordinari nel miglioramento antisismico di città e manufatti esistenti (dalle immense ricadute occupazionali ed economiche), si perseguono le crescite ispirate alle competizioni del mercato globale. E si lasciano così deperire ingenti patrimoni e risorse locali non rinnovabili (ottomila centri antichi), per acquistare risorse materiali ed energetiche, il cui consumo fa muovere un’economia per pochi, lasciando invece a tutti gli altri scorie, fumi, ceneri e inquinamenti.

Dalle vicende del Belice, testimoniate dalle cronache mirabili di Lorenzo Barbera, prende spunto il tema del rischio sismico, altra costante storica delle tematiche di Campo, che propone gli studi condotti nell’ambito del Progetto Catania – fase II del Cnr Gndt, ritenuti contributi tanto essenziali quanto trascurati nell’attuale pianificazione.

Anche in questo caso l’autore sembra proporre una sorta di personale anabasi disciplinare, risalendo fino alla sorgente del suo bacino d’interesse civile, che non a caso sgorga dal Belice: da quel terremoto egli ha infatti “tratto motivi di preoccupazione per le sorti delle popolazioni esposte all’interno di spazi urbani al rischio di eventi diurni, quando la città, mai progettata per difendere i suoi utenti, come e più della casa, diventa responsabile del maggior numero di vittime”.

È noto del resto come le sue preoccupazioni siano state costantemente rivolte alle sorti di “un Paese con talune specificità storiche (ricchezza eccezionale di monumenti e testimonianze di civiltà e culture passate), geografiche (8.000 chilometri di coste distribuiti su varie latitudini ed esposizioni, ai piedi dell’impalcato delle Alpi e degli Appennini), geotettoniche (elevata pericolosità sismica all’interno del sistema Mediterraneo), idrogeologiche (franosità, inondabilità delle zone a valle, ecc.), che certo ci caratterizzano in modo determinante”.

Ma ancora un’altra preoccupazione scientifico-politica traspare nel testo durante la risalita dei fiumi siciliani: quella che nasce dal rischio di vanificazione della tutela costituzionale del paesaggio, che anche la Convenzione europea firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 ha ribadito come principio ineludibile, stabilendo addirittura che le aree agricole debbano essere salvaguardate alla stessa stregua del patrimonio Unesco. Se da una parte sembra segnato il destino (per il loro mancato miglioramento antisismico) dei tanti centri antichi che fanno la nostra identità storica, non appare d’altronde diverso il destino delle aree agricole (che poi fanno il contesto paesaggistico di quei centri).

La tutela costituzionale dei beni paesaggistici e culturali, sostiene Campo, si gioca proprio sui destini di centri antichi e delle aree agricole; entrambi sono messi a rischio dalla mancata considerazione urbanistica: aree agricole e centri antichi non vengono considerati per la reciproca relazione storica di causa ed effetto. Eppure per millenni è stata quasi esclusivamente la ricchezza economica prodotta dalle attività agricole che ha giustificato l’insediamento di nuclei urbani, strade, trazzere, acquedotti e ponti, oltre che la costruzione di manufatti edilizi.

Risalendo controcorrente l’acqua improbabile dei fiumi, quest’Anabasi di Sicilia trova perciò spunto per porre la questione irrisolta della pianificazione del paesaggio, a partire da quello agrario. Il tentativo dichiarato dell’autore, consapevole di aggiungere complessità alle questioni piuttosto che semplificazioni e formule, è quello di evitare ai nostri territori storici e agricoli, alle nostre realtà sociali e alle identità locali “di essere distrutti dallo sviluppo e dal globale che avanzano e desertificano inquietanti più che il terremoto …”. Un allarme già lanciato da Repetto, quando affermava che “un paese potrebbe esaurire le risorse minerarie, radere al suolo le foreste, causare l’erosione del suolo, inquinare le falde acquifere e cacciare fino all’estinzione la fauna terrestre e marina senza che il reddito calcolato subisca alcuna influenza dalla scomparsa di questi patrimoni” (Repetto R. et al., 1990).

E distruggere coste, templi, centri antichi e paesaggi sull’altare della competizione quantitativa e del cosiddetto sviluppo globale, significa arrecare irresponsabile pregiudizio a quelle che sono le nostre uniche sostanziali opportunità di competizione qualitativa.

 

Cinzia Di Paola

 

Le chiavi della città – Premessa – Sostanza e forma nelle tavole della legge di un bacino fluviale – Da puerti e coste tristi, urbanistica e risorse non rinnovabili a Puerto Alegre – La Sicilia-metafora – Catania, tra sviluppi e degradi insostenibili – Il recupero dell’identità culturale dei luoghi. Dalle città parcheggio alle città parco – Il rischio sismico come strategia di piano – Sviluppo e sottosviluppo nelle questioni del rischio sismico – L’adeguamento degli strumenti urbanistici a fini di prevenzione – Il miglioramento antisismico della struttura urbana di Catania – Ma quale piano per il tecnico delle trasformazioni territoriali? – Il paesaggio agrario nella pianificazione italiana e siciliana – Il Belice.

 

 

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