Numero 10/11 - 2005

 

I luoghi del commercio  

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commercio, territorio e addensamenti spaziali


Corinna Morandi

Luca Tamini


 

Per regione urbana milanese si intende un territorio esteso oltre i confini provinciali, non riconducibile al perimetro amministrativo della Provincia di Milano, e connotato da una varietà di ambienti con proprie specificità socio-economiche e insediative. Corinna Morandi e Luca Tamini rilevano come nella riflessione sulla geografia delle superfici commerciali, finalizzata a comprenderne le dinamiche localizzative recenti, sia necessario superare il complesso dei confini amministrativi dei pregressi ambiti spaziali

 

 

La comprensione della struttura insediativa del commercio alla scala della regione urbana milanese è un passaggio chiave per cogliere la valenza strategica di questa particolare attività economica nel suo rapporto con il territorio regionale.

Emergono oggi, infatti, alcune rilevanti criticità connesse:

- ad un’evidente inadeguatezza delle figure di sfondo territoriale orientate alla programmazione e al governo del fenomeno a scala vasta;

- alla sottovalutazione del fenomeno gravitazionale del commercio, che rischia di indebolire interessanti sperimentazioni di intese pubblico-privato nel governo sovracomunale in area milanese.

La ricerca, di cui presentiamo una sintesi, con il supporto della rappresentazione cartografica della localizzazione delle medie e grandi superfici di vendita nella regione urbana milanese, propone una definizione di questo ambito territoriale, nuova in quanto correlata con la geografia di tali presenze.

“Per regione urbana milanese si intende un territorio esteso oltre i confini provinciali, non riconducibile ad un perimetro amministrativo definito (come la Provincia di Milano) e connotato da una varietà di ambienti dotati di specificità socio-economiche e insediative il cui riconoscimento ha consentito di proporne un’immagine alternativa a quella di area metropolitana, che ha tradizionalmente visto la città di Milano come polo centrale di una rete fortemente interconnessa di centri minori. La dilatazione spaziale delle relazioni che legano i diversi territori della regione urbana milanese è stata accompagnata dalla complessificazione del modello di sviluppo insediativo che rende non del tutto soddisfacenti le descrizioni che ne sono state tradizionalmente fatte” (Morandi, Pucci, 2004). La definizione di regione urbana in riferimento all’area milanese è stata anticipata già nel 1945 dagli architetti razionalisti del Piano AR e utilizzata nei primi anni sessanta negli studi dell’Ilses. Le nuove modalità di sviluppo insediativo diffuso di questa parte del territorio lombardo sono state quindi ampiamente trattate nello studio “Il territorio che cambia” (Boeri, Lanzani, Marini, 1993) e nell’“Atlante delle trasformazioni insediative” (Palermo, 1997) e sono oggetto della mostra realizzata dalla Triennale di Milano all’inizio del 2004 che introduce una ulteriore definizione: “La città infinita” (Bonomi, Abruzzese, 2004).

La necessità di superare i confini amministrativi dell’ambito territoriale – area metropolitana milanese o Provincia di Milano – cui riferire la lettura dei processi insediativi si è posta anche nella nostra riflessione sulla geografia delle superfici commerciali finalizzata a cercare di comprenderne le dinamiche localizzative recenti.

 

 

La localizzazione delle medie e grandi superfici commerciali nell’area metropolitana

 

In alcuni precedenti contributi (Morandi, Tamini, 2002) abbiamo cercato di ricostruire un’immagine della localizzazione delle medie e grandi superfici in area urbana e metropolitana milanese, riferita alla fine degli anni novanta, da confrontare con l’immagine che risulta se si utilizzano le informazioni relative ai primi anni del decennio in corso.

In estrema sintesi, si può osservare che per molti anni lo sviluppo della media e soprattutto della grande distribuzione è stato nell’area urbana relativamente contenuto, in parte per ragioni di carattere urbanistico, ma più ancora per scelte di politica commerciale dell’amministrazione comunale.

Questa situazione è mutata per la decisa spinta impressa dalla fine degli anni ottanta alla politica di riutilizzo delle aree dimesse e sottoutilizzate che a Milano ammontavano a circa 5 milioni di mq. Il ricorso agli strumenti della programmazione complessa e negoziata per i grandi interventi di trasformazione e riqualificazione urbana ha permesso la realizzazione in tempi relativamente contenuti di nuovi complessi residenziali integrati da funzioni miste, nei quali la costruzione di nuove grandi superfici commerciali, in prevalenza alimentari e promosse da pochi operatori in regime quasi monopolistico, ha avuto un ruolo molto rilevante dal punto di vista dimensionale e come significativo elemento di efficacia della fattibilità economica dei programmi.

Nell’area metropolitana milanese, che è il livello territoriale al quale abbiamo riferito le nostre precedenti analisi, la dinamica localizzativa delle imprese della grande distribuzione è stata nei decenni precedenti influenzata da questa situazione del polo urbano: l’effetto più evidente dal punto di vista territoriale è la concentrazione di grandi superfici nella prima corona metropolitana, con gli addensamenti più importanti localizzati lungo gli assi radiali, ma immediatamente al di là dei confini comunali di Milano, mentre nell’area più esterna si sono sviluppate le strade commerciali extraurbane. La diffusione delle medie e grandi superfici registra dalla seconda metà degli anni ottanta un salto di scala da diversi punti di vista: in senso dimensionale (Regione Lombardia, 2003) e nella copertura del territorio, con scelte localizzative che derivano dallo sviluppo della concorrenza e dall’ingresso di nuovi operatori economici legati alla internazionalizzazione del settore (Pellegrini, 2001). Anche nel territorio regionale si liberano nuove risorse territoriali per la realizzazione di programmi integrati con la dismissione di aree industriali nella gran parte dei centri urbani di prima e seconda corona e nelle province limitrofe a quella milanese.

Dal 1998 la legge di riforma del settore assume, com’è noto, un approccio orientato alla liberalizzazione, pur tentando di fornire degli strumenti per una maggiore integrazione tra programmazione commerciale e pianificazione urbanistica. Uno dei passaggi attraverso i quali il processo di programmazione prende avvio in Lombardia è la suddivisione del territorio regionale in unità territoriali alle quali assegnare una quota di grande e media distribuzione definita attraverso un unico parametro di densità commerciale ottimale da raggiungere nel primo biennio di programmazione2. L’individuazione secondo parametri dimensionali e areali delle unità territoriali, indipendente dalle caratteristiche del territorio, ha riproposto un sistema christalleriano superato dalla realtà dei fatti, creando una sperequazione tra chi dell’area è fulcro e chi si trova ai suoi margini nella perimetrazione delle unità territoriali (Besana, Tamini, 1999).

Più recentemente la regione, con il programma triennale del commercio, ha introdotto (Regione Lombardia, 2003) un nuovo riferimento allo sfondo territoriale con la definizione di ambiti che hanno un maggiore legame con le caratteristiche geomorfologiche, insediative o socio-economiche delle parti di territorio regionale. È sicuramente un passaggio interessante che, tuttavia, proprio per quanto riguarda il territorio della regione urbana milanese, stenta a riconoscere la continuità e la specificità degli addensamenti che caratterizzano i diversi ambienti insediativi. La definizione degli ambiti ha il merito, tuttavia, di smentire definitivamente la significatività del perimetro provinciale come unico e utile riferimento per la politica commerciale di scala sovracomunale, che del resto trova riscontro nella persistente difficoltà a definire un ruolo – di indirizzo o di regolamentazione – efficace per la provincia.

 

Figura 1 - Gli addensamenti commerciali nella regione urbana milanese: la conurbazione multicentrica della Brianza milanese

 

Medie e grandi superfici nella regione urbana milanese nei primi anni 2000

 

Per una corretta restituzione territoriale del fenomeno commerciale è utile una lettura per addensamenti commerciali, vale a dire per aggregazioni di più attività del terziario commerciale3 che hanno tra loro un legame di prossimità spaziale, localizzate in un territorio omogeneo da un punto di vista geomorfologico e serviti dallo stesso sistema infrastrutturale.

Il percorso di analisi delle attività commerciali per addensamenti ha oggi un’efficacia più elevata rispetto al passato, poiché assume l’impostazione adottata sia dagli attori che intervengono nelle operazioni di creazione e di sviluppo degli insediamenti commerciali, sia dai consumatori che li utilizzano. Le attività del terziario commerciale tendono a concentrarsi nello spazio per creare sistemi di offerta, luoghi ad alta densità commerciale capaci di attrarre i consumatori con un’offerta composita di servizi. Il consumatore che si reca in tali luoghi genera un traffico commerciale del quale si avvantaggiano tutti gli esercizi dell’area, che in effetti sono lì localizzati proprio per sfruttare tale traffico indotto dall’addensamento.

Quindi, le strutture commerciali localizzate in un addensamento sono tra loro legate da una prossimità non solo di tipo spaziale, ma spesso anche di tipo geografico, poiché assieme definiscono un luogo che sta nello spazio, modifica il territorio e condiziona le pratiche delle persone nel loro spazio di vita. Di conseguenza, l’addensamento commerciale può essere letto come un’unità geografica complessa da porre alla base di analisi territoriali descrittive o prescrittive (per prospettare modificazioni o trasformazioni), variamente determinata, secondo l’articolazione interna in termini commerciali e le caratteristiche spaziali e morfologiche dell’addensamento e del territorio nel quale è inserita. Nella lettura del sistema degli addensamenti sul territorio si deve tenere conto anche della natura imprenditoriale delle singole attività del terziario commerciale che li compongono, integrando le analisi territoriali con l’esame delle strategie e delle logiche di presenza e di presidio che orientano le azioni dei principali operatori del settore.

Per un affinamento ed una precisazione rispetto alle precedenti letture delle grandi aggregazioni commerciali, è stata fondamentale la disponibilità del nuovo database regionale prodotto dalla Regione Lombardia a fine dicembre 2003, che riporta le informazioni prelevate direttamente dai singoli comuni attraverso un censimento realizzato nel giugno 2003. Le informazioni permettono di valutare la dimensione territoriale del fenomeno e di cercare di interpretare la natura e gli effetti dei processi in atto. In alcuni ambienti, avviati verso la saturazione dell’offerta e la sovrapposizione dei bacini di utenza potenziali con raggio d’azione spesso di scala interprovinciale, si osserva, ad esempio, un fenomeno di dilatazione e di amplificazione di alcuni perimetri di ambienti insediativi generati dalla dimensione gravitazionale del commercio di medio e grande formato.

In questo quadro, si restituiscono, di seguito, alcune valutazioni sulla permanenza e/o variazione – rispetto a precedenti letture – degli addensamenti commerciali presenti all’interno di sei ambienti insediativi della regione urbana:

a) la direttrice del Sempione e del Novarese: all’interno del processo conurbativo lungo l’asse radiale del Sempione – ed oggi dilatato verso il Novarese – emerge la specificità del Rhodense dove la recente realizzazione del nuovo polo fieristico nei Comuni di Rho e Pero ha già attivato un insieme di attese e di processi di trasformazione delle aree che appartengono sia ai due municipi, sia ad altri comuni limitrofi. Questo comprensorio, come altre zone della prima corona milanese, ha già registrato negli anni recenti un forte sviluppo di grandi superfici commerciali, motivato principalmente dalle barriere all’ingresso poste dal Comune di Milano.

Proseguendo lungo l’asse dell’autostrada dei laghi emerge, complessivamente, un quadro di presidio di insegna della media e grande distribuzione commerciale moderna e delle attività connesse al tempo libero caratterizzato da una varietà di situazioni insediative:

- dalle grandi strutture di offerta extraurbana di Cerro Maggiore (multisala cinematografica attestata sull’asse autostradale) e di Rescaldina (il controverso caso del centro commerciale e della discarica, ricostruito in Tamini, 2002) ai poli di offerta urbana di Legnano, Gallarate e Busto Arsizio-Sobiate Olona;

- dall’attestazione di grandi superfici specializzate lungo l’asse autostradale in direzione di Varese alla presenza consistente di media distribuzione commerciale alimentare e non in vari comuni;

b) la Brianza milanese: nella conurbazione multicentrica della Brianza milanese è riconoscibile un sistema di offerta commerciale prevalentemente lineare, di carattere non alimentare, attestato lungo l’asse della Nuova Valassina, tra la polarità commerciale di Monza e quella di Giussano, caratterizzato da una sequenza, spesso uniforme, di edifici commerciali di medie e grandi dimensioni, con una forte concorrenza interna e con una specializzazione merceologica, soprattutto, nel settore dell’arredamento, legata al distretto produttivo del mobile della Brianza. Questo sistema si è sviluppato in relativa continuità con la parte più interna all’area metropolitana, dove l’asse FulvioTesti-Cinisello Balsamo-Sesto San Giovanni ha rappresentato uno degli addensamenti più forti e più adattivi, con la modernizzazione dei formati e l’integrazione dell’offerta strettamente commerciale con altre attività di scambio, ristorazione e tempo libero. Questa direttrice è anche attualmente teatro di una nuova fase di consolidamento, con le numerose operazioni di trasformazione di aree industriali dimesse;

c) la fascia pedemontana: all’interno dell’estesa urbanizzazione pedemontana e collinare si legge una presenza commerciale che disegna un sistema lineare di offerta in direzione est-ovest articolato nei due segmenti del corridoio infrastrutturale Varese-Lecco e Bergamo-Brescia, con caratteristiche tipologiche e gravitazionali differenti. Nel primo ambiente si osserva il forte sviluppo del commercio di medie e grandi dimensioni che, dagli iniziali centri a corona dei capoluoghi, si è posizionato anche nei comuni minori lungo l’asse viabilistico Varese-Como e Como-Lecco generando una continuità localizzativa della distribuzione commerciale. Nel secondo ambiente, invece, si rileva l’esistenza dei due importanti poli attrattivi definiti dalle cinture urbane di Bergamo e Brescia con un fenomeno di densificazione dell’offerta intorno all’ambito bergamasco attraverso figure insediative legate al grande formato e alla varietà delle tipologie (centri commerciali, multisale, outlet), mentre nell’area bresciana, oltre ad assistere alla configurazione di due cinture urbane di offerta commerciale intorno al capoluogo, si sta disegnando nell’ambiente della Franciacorta una diffusione territoriale della grande distribuzione comparabile, quantitativamente e per geografia delle localizzazioni, alla Brianza milanese;

Figura 2 - Gli addensamenti commerciali nella regione urbana milanese: il sistema lineare Lorenteggio-Vigevanese

 

d) il sistema lineare Lorenteggio-Vigevanese: il sistema di offerta lineare Lorenteggio-Vigevanese è caratterizzato da una forte continuità spaziale con una delle principali direttrici storiche del commercio urbano milanese. Qui si sono concentrati, nel corso dell’ultimo decennio, investimenti e progetti della grande distribuzione commerciale che hanno costruito un interessante catalogo di formati tradizionali e moderni lungo l’estensione dell’asse: il commercio urbano di vicinato integrato da medie e grandi superfici del Lorenteggio, la nuova sala Bingo, il superstore Esselunga in un programma di riqualificazione urbana che sostituisce il tradizionale supermercato della stessa insegna, gli storici insediamenti Metro e Ikea, il parco commerciale Decathlon-Castorama, la sequenza degli gli outlets della moda, i mercati tematici della domenica mattina di Cesano Boscone e Corsico. La crescita di questo asse sembra avere ulteriore spazio di sviluppo e, forse, si può intravedere una possibilità di saldatura con il sistema di offerta che si sta consolidando nel polo di Abbiategrasso;

e) il Vimercatese: confermando il suo alto livello di attrattività commerciale, esso rappresenta una sorta di snodo reticolare tra il nucleo di prima cintura milanese e la continuità transprovinciale (verso Bergamo e Brescia) definita dagli assi storici che percorrono il territorio in senso est-ovest. La lettura delle figure insediative dell’offerta commerciale rileva/conferma la presenza di un reticolo di parchi e centri commerciali connessi dalle principali strade urbanizzate. Si osserva un sistema disegnato dalla corona formata dalle grandi strutture della distribuzione commerciale moderna e dalle localizzazioni puntuali in alcuni comuni, al cui centro è posizionato un territorio esteso e per ora privo di rilevanti offerte comparabili, con baricentro nel comune polo di Vimercate. All’interno di questo sistema non emergono particolari fenomeni di presidio di insegna, ma una presenza diffusa di una pluralità di gruppi alimentari e non alimentari. A scala territoriale, è possibile riconoscere la presenza di strutture commerciali disperse sul territorio il cui connotato saliente è la posizione spesso decentrata rispetto alla viabilità principale. Per quanto riguarda, infine, i centri storici si osserva una progressiva specializzazione dell’offerta degli esercizi di vicinato, in particolare nel settore dell’abbigliamento, nei centri commercialmente più validi e dinamici, come ad esempio, Monza, Desio, Seregno, Vimercate. Accanto a queste realtà esistono situazioni di offerta più deboli caratterizzate dalla polverizzazione del sistema dell’offerta e dalla presenza di piccoli operatori, spesso in situazione di crisi, normalmente localizzati nei centri storici minori e nei comuni a bassa consistenza demografica;

Figura 3 - Gli addensamenti commerciali nella regione urbana milanese: il sistema reticolare del Vimercatese

 

f) il Lodigiano: il sistema di offerta del Lodigiano, generato storicamente dagli addensamenti commerciali posizionati nell’intersezione dei comuni di cintura milanese con la via Emilia, è oggi caratterizzato dalla presenza di alte quantità di superficie commerciale concentrate in un contesto provinciale a bassa demografia, con nuove modalità insediative delle forme distributive localizzate in corrispondenza degli svincoli autostradali (centro commerciale e multisala di Pieve Fissiraga, centro commerciale di San Rocco al Porto in area golenale sul confine amministrativo di Piacenza). Il Lodigiano ha rappresentato, infatti, nella controversa logica econometrica della prima fase di programmazione regionale del commercio, il principale territorio di saturazione dell’offerta a scala regionale, restituendo, in questo modo, un’immagine distorta e non adeguata della presenza della distribuzione commerciale, anche perché la provenienza geografica del bacino gravitazionale di San Rocco al Porto è prevalentemente costituita dai residenti di Piacenza e dei comuni limitrofi emiliani.

 

Figura 4 - La media e grande distribuzione commerciale nella provincia di Milano

 

Contributi per un’agenda pubblica sulle politiche commerciali

 

Le attività commerciali hanno un rapporto ricco e complesso con il territorio, sia nelle forme più tradizionali del commercio urbano di vicinato, sia in quelle definite moderne dei vari formati delle medie e grandi superfici, peraltro in continua evoluzione, che interessano sia i contesti urbani, sia quelli suburbani ed extraurbani.

La creazione di centri commerciali e di nuove grandi strutture di vendita nella regione urbana milanese, sembra avvenire nella gran parte dei casi come attuazione di programmi complessi ai quali negli strumenti strategici del territorio sono attribuiti obiettivi di carattere prevalentemente edilizio e urbanistico (rifunzionalizzazione di aree dismesse, riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato ...) mentre mancano argomentazioni e riflessioni sulle strategie di sviluppo delle attività commerciali sul territorio, sugli effetti prodotti sul mercato della distribuzione commerciale dalle medie e grandi strutture di vendita inserite in tali aree, sulle valenze sociali, relazionali ed economiche che un insediamento di qualità può determinare e sulle frequenti esternalità negative, spesso prevedibili ma sottovalutate.

In questa fase, un’agenda pubblica sulle politiche commerciali nella regione urbana milanese dovrebbe svilupparsi lungo tre principali direttrici:

1. riconoscere valore strategico alle attività del terziario commerciale nelle politiche urbane: se si riconosce, ormai, che il livello strategico delle politiche dovrebbe estendersi alla effettiva scala territoriale su cui si propaga l’effetto città e al tempo stesso che dovrebbe garantire forte sinergia e interazione fra piani e progetti di settore (Gibelli, 2003), un primo elemento per un’agenda pubblica sulle politiche del commercio della regione urbana milanese consiste nel trattare il tema dello sviluppo degli insediamenti commerciali a livello di pianificazione strategica della regione urbana. Ciò vuol dire trasferire il tema dello sviluppo degli insediamenti commerciali sul territorio dalle arene negoziali che si aprono a livello locale in occasione della rifunzionalizzazione e riqualificazione di singole aree, alle arene comunali – ma più ancora sovracomunali – nelle quali si elaborano le strategie di sviluppo del territorio. Tra i vantaggi di questo riposizionamento vi sono: la possibilità per gli enti locali di anticipare l’esame delle problematiche legate alle politiche insediative delle grandi strutture commerciali, collocandole nella fase della definizione delle politiche, e quella di disporre di un maggior potere contrattuale rispetto agli operatori commerciali in virtù di una preventiva strutturazione del quadro di sviluppo del settore a medio-lungo termine. Ma gli stessi operatori potrebbero trarre vantaggio dalla preventiva conoscenza dell’assetto della competizione spaziale-commerciale sul territorio, in quanto potrebbero valutare e programmare con largo anticipo nuovi investimenti e nuove opportunità di presenza sui mercati locali;

Figura 5 - Milano, programma di riqualificazione urbana Ribattino

 

2. rafforzare gli strumenti di conoscenza del fenomeno: la disponibilità di dati e informazioni sulle presenze commerciali sul territorio è una condizione indispensabile per poter elaborare strategie e assumere decisioni da parte degli enti locali. Lo studio e l’analisi dell’assetto territoriale delle funzioni commerciali non può, infatti, essere condotto, così come avviene per altri settori, facendo ricorso a indagini campionarie, né a dati privi di un preciso riferimento geografico. In sostanza, occorre superare l’approccio finora prevalente, che ha portato a produrre dati statistici sul numero e la superficie degli esercizi commerciali suddivisi per comune, di fatto poco utili a comprendere le dinamiche di insediamento e presidio delle imprese e le relazioni tra addensamenti commerciali consolidati e nuove polarità commerciali;

3. governare le politiche commerciali a livello sovracomunale: alla sottovalutazione – sopra segnalata – delle capacità delle attività commerciali singole – ma ancor più di quelle addensate – di generare poli di gravitazione di flussi di consumatori e di condizionare le modalità d’uso spaziali e temporali del territorio da parte della popolazione (Casella, 2003b) si affiancano, invece, delle interessanti sperimentazioni di costruzione dal basso di intese tra comuni e tra comuni e altri soggetti istituzionali, finalizzate a promuovere documenti e azioni di carattere strategico per la valorizzazione dei sistemi locali di offerta commerciale in area milanese. Proprio queste intese locali, non necessariamente precostituite, spesso a geometria variabile, e in particolare i tavoli promossi dal piano territoriale di coordinamento provinciale, dovrebbero rappresentare le sedi istituzionali nelle quali affrontare i temi del governo degli insediamenti commerciali nell’area metropolitana milanese. Le intese sovracomunali, anche sulla base delle esperienze realizzate in altri paesi europei (Morandi, a cura di, 2003; Casella, 2003a), si rivelano utili per limitare la competizione tra comuni che puntano ad attrarre sul loro territorio nuovi insediamenti commerciali per acquisire vantaggi diretti di natura fiscale e occupazionale, ma che spesso scaricano all’esterno del loro territorio gran parte degli impatti territoriali di questi insediamenti. La necessità di affrontare il tema del governo delle risorse generate e delle esternalità indotte dalle medie e grandi superfici ad una scala territoriale adeguata, che non è mai quella comunale, non deve far pensare a nuovi livelli di governo specifici per questa funzione, ma piuttosto ad un modo di promuovere, sostenere, premiare l’associazionismo tra comuni e la formazione di partenariati anche con altri soggetti. In questi processi la Provincia potrebbe avere un importante ruolo, come ente di governo che già rappresenta un livello intermedio tra il comune e la regione a cui continua a competere il ruolo di soggetto della programmazione, rafforzato ulteriormente dopo l’approvazione della riforma del titolo V, parte II della Costituzione.

 

Figura 6 - Sesto San Giovanni (Mi), centro commerciale Sarca e multiplex UCI

 

Note

 

1 Parziale rielaborazione del paper Il commercio nella regione urbana milanese, C. Morandi, A. Casella, L. Tamini con E. Guastamacchia, 1° Convegno del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano “Milano dopo la Metropoli”, 18 e 19 marzo 2004.

2 Regione Lombardia (1999), Lr 23 luglio 1999, n. 14, “Norme in materia di commercio in attuazione del DLgs 31 marzo 1998, n. 114, “Riforma della disciplina relativa al settore commercio”, a norma dell’art. 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59.

3 E di quelle assimilabili per analogo comportamento geografico (ad esempio, esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, artigianato di servizio, entertainment, ecc.).

 

 

Bibliografia

 

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