Numero 10/11 - 2005

 

Il territorio rifiutato  

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il piano di gestione dei rifiuti


Gabriella Musarra


 

L’alta produzione di rifiuti solidi urbani e industriali risulta connessa all’aumento delle dimensioni urbane e alla crescita economica. L’Unione europea e lo Stato italiano, preoccupati per il possibile impatto ambientale, sottolineano la necessità di adottare efficaci strategie di gestione basate sul riciclo di materiali, sull’ottimizzazione dello smaltimento finale e sulla riduzione della produzione degli stessi. Gabriella Musarra illustra alcuni esempi di raccolta differenziata e compostaggio adottati nell’Unione europea, oltre a prendere in esame la normativa generale di riferimento e il piano di gestione dei rifiuti in Sicilia

 

 

“… Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. … Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere, rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sua forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altro ieri e di tutti i suoi giorni e suoi lustri”.

Italo Calvino, Le città invisibili

 

 

Organizzazione e gestione della città: produzione dei rifiuti e crescita economica

 

I nuovi modelli di assetto del territorio e i moderni processi e tecniche di pianificazione esaltano il concetto e il ruolo della gestione, intesa come elaborazione continua di un processo di pianificazione, integrato nei temi, nel tempo e nello spazio. Via via che la dimensione urbana aumenta e l’organizzazione cittadina diviene più complessa, si modifica il concetto stesso di assetto della città e, conseguentemente, di pianificazione urbanistica che implica una visione sempre più articolata dell’organizzazione della città stessa.

Una delle conseguenze più evidenti e più gravi dello sviluppo urbano è la elevata concentrazione raggiunta, sia per le residenze sia per le attività urbane. A tal proposito occorre osservare che se la prima rivoluzione industriale poteva giustificare la concentrazione di insediamenti (abitativi, industriali e terziari), la seconda rivoluzione industriale, definita tecnologica, (sviluppo della ferrovia e dei trasporti urbani, sviluppo della motorizzazione, scoperta dell’energia elettrica, del telefono, della radio, della televisione e degli altri strumenti di comunicazione, ecc.) avrebbe dovuto favorire il decentramento, recuperando le maggiori distanze con l’aumentata facilità e rapidità a superarle. Contrariamente alle previsioni di Geddes, il quale coniò il termine di conurbazione per indicare le nuove formazioni territoriali urbanizzate, ciò non avvenne ma, anzi, si intensificò il processo di accentramento e la formazione delle prime megalopoli.

La causa principale del processo di concentrazione urbana disorganizzata sta nella carenza di una adeguata programmazione economica e nella mancanza di coordinamento fra quest’ultima e la pianificazione urbanistica. Quel che è più grave è che, al di là dei rari episodi, questa materia non è ancora entrata nel campo della ricerca e dello studio applicato, non è ancora entrata nella scuola. Per far crescere le nostre città dovremo tornare a sentirci interessati ad esse e responsabili della loro costruzione e della loro gestione, riflettendo su di essa con impegno e passione.

Per raggiungere questo scopo è necessario responsabilizzare gli individui, avendo cura che questa partecipazione avvenga attraverso un’adeguata informazione e anche una preparazione ai vari temi che compongono il complesso quadro della vita urbana.

L’ex presidente del Portogallo Màrio Soare ha detto che è necessario globalizzare la solidarietà. La globalizzazione è un’opportunità ma anche un limite, l’importante è che non si perda quell’identità culturale che è anche urbana, elemento fondamentale della qualità della vita.

Ancora più grandioso sarebbe se progetto e realizzazione, se capacità di analisi e poi di sintesi operativa si potessero applicare a favore delle persone.

Bisogna cominciare facendo principalmente due cose: usare meno la propria auto e dividere la propria spazzatura. E se tutti capissero che si tratta del raggiungimento di un desiderio comune (vivere in una città bella), tutti contribuirebbero a realizzarlo.

La produzione di rifiuti solidi urbani è uno degli indicatori più utilizzati e rilevanti circa l’interazione tra le attività umane, il territorio e l’inquinamento, poiché analizza uno dei principali fattori di pressione antropica sull’ambiente. È un prodotto tipico della civiltà dei consumi di massa, soprattutto per la parte solida che ha il suo epicentro nella città. L’altissima produzione di rifiuti urbani e industriali, e le difficoltà legate ad un loro corretto e sicuro smaltimento, rappresenta uno dei problemi più rilevanti connessi con la qualità e l’organizzazione della vita urbana.

Tra le cause principali che provocano l’aumento della quantità di rifiuti, possono elencarsi:

- l’aumento della popolazione;

- a parità di popolazione, l’aumento dei consumi pro capite;

- a parità di consumi pro capite, l’aumento dei consumi non alimentari;

- l’aumento dei beni di consumo;

- l’aumento complessivo della produzione industriale.

La somma algebrica delle suddette tendenze fa sostenere la tesi che la quantità di rifiuti è direttamente proporzionale alla massa di consumi e, quindi all’incirca al prodotto interno lordo (Pil) e, posto che nessuno può pensare di ridurre il Pil al solo scopo di produrre meno rifiuti, il problema resta quello di produrne meno a parità di Pil (o di reddito pro capite), altrimenti il carico diventa insostenibile e rischiano di avverarsi gli apocalittici scenari di Lynch1 o di Calvino2.

Vi è una forte preoccupazione in Europa, per il possibile impatto ambientale del continuo aumento del volume dei rifiuti, in particolare per i potenziali pericoli dello smaltimento incontrollato. Malgrado alcuni paesi europei abbiano introdotto tasse di discarica, nella gestione dei rifiuti continua a risultare prevalente il ricorso all’opzione più economica fra quelle disponibili, ossia lo smaltimento in discarica3.

Parallelamente e proporzionalmente ai consumi, la tendenza attuale mostra una marcata crescita della produzione annua dei rifiuti solidi urbani4. In Europa si è stimato che dal 1975 al 1990 essa sia aumentata del 50% (in peso). Nei paesi europei dell’Ocse5, dal 1990 al 1995, l’aumento è stato dell’11%. Nel 1995 la produzione è stata di 420 kg pro capite l’anno, il che equivale a oltre 1 kg a persona al giorno. In particolare, nel periodo 1990-1995 si è verificato, ad esempio, un incremento del 10% nella produzione di rifiuti a fronte dell’incremento del 6,5% del Pil a prezzi costanti.

L’Unione europea nelle sue direttive comunitarie impone, da tempo, una progressiva minimizzazione del ricorso alle discariche, e l’obiettivo generale fissato per il 2015 è quello di smaltirvi al massimo il 15% dei rifiuti prodotti. L’Inghilterra, la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo e l’Italia smaltiscono in discarica più del 76% dei rifiuti solidi urbani, contro la Danimarca che vi smaltisce solo il 5% e l’Olanda il 18%. L’Italia è l’ultima in Europa per quanto riguarda lo smaltimento attraverso inceneritori6, pari al 6,6% dei rifiuti, contro il 23% della Germania, il 44% della Francia, il 62% del Lussemburgo e l’80% della Danimarca.

Si va così facendo strada la consapevolezza che la prevenzione e la riduzione al minimo dei rifiuti rappresentano la soluzione preferibile dal punto di vista ambientale, tenendo conto che i siti di discarica autorizzati si stanno saturando.

Recentemente l’Unione europea e lo Stato italiano (tramite il Decreto Ronchi) hanno più volte sottolineato la necessità di adottare strategie di gestione dei rifiuti che si basino principalmente sul riciclo e sul recupero di materiali riutilizzabili, sull’ottimizzazione dello smaltimento finale del rifiuto e sulla riduzione della produzione degli stessi realizzabile mediante la modifica dei modelli di consumo e produzione, l’utilizzo di adeguati incentivi economici e di tecnologie e prodotti puliti7. Così, tra le politiche volte a conseguire l’obiettivo di riduzione della massa di rifiuti solidi urbani, sempre più peso stanno assumendo le strategie di raccolta differenziata.

Gli obiettivi da perseguire per il futuro sono già scritti nei documenti di studio e in quelli programmatici di enti di governo e istituzioni, e sono rappresentati:

- da una minore produzione di rifiuti e dalla produzione di rifiuti meno pericolosi;

- dalla programmazione, ad un’adeguata scala territoriale, della gestione del ciclo dei rifiuti;

- dalla promozione del recupero di materia e di energia dai rifiuti mediante termodistruzione della frazione combustibile non riciclabile;

- dalla riduzione dell’impatto inquinante delle tecniche di smaltimento.

Questi obiettivi possono riassumersi in quattro parole d’ordine: riduzione, prossimità, riciclaggio, smaltimento pulito.

Il raggiungimento di questi obiettivi generali richiede l’adozione di precise linee guida, e cioè:

- il principio di prevenzione: ridurre al minimo ed evitare per quanto sia possibile la produzione di rifiuti;

- il principio del chi inquina paga: il costo dello smaltimento deve essere sostenuto da chi produce i rifiuti;

- il principio di precauzione: prevedere i problemi potenziali e ridurre l’impatto inquinante delle tecnologie di smaltimento finale;

- il principio di prossimità: smaltire i rifiuti il più vicino possibile al luogo di produzione.

Lo scenario alternativo va progettato, generalizzando l’impiego dei sistemi di riciclaggio, di fitodepurazione, di recupero energetico dei rifiuti e, soprattutto, riducendone la produzione alla fonte. Appare chiara la necessità di individuare possibili alternative, come predisporre siti ben progettati e la necessità di professionalità competenti in materia che sappiano assolvere alla gestione delle diverse tipologie di discariche, in relazione al sito di ubicazione, alla quantità e qualità dei rifiuti trattati, agli aggiornamenti legislativi e alle necessità finali di ripristino e bonifica delle aree utilizzate.

Nonostante alcune visioni apocalittiche, che enfatizzano la innegabile gravità del problema dei rifiuti, si ha motivo di ritenere che le tecniche disponibili oggi e in futuro saranno in grado di fronteggiare il problema e di evitare esiti negativi. In linea generale, il problema è gestibile con azioni locali; ovvero, il progresso delle tecniche è indispensabile ma, a parità di tecniche, è decisiva l’efficienza della gestione locale.

Figura 1 - Piano gestione rifiuti nella regione siciliana; conferimento di Rsu in discariche operanti prima dell'emergenza

  

 

 

 

Normativa generale di riferimento e il piano di gestione dei rifiuti in Sicilia

 

La gestione dei rifiuti è disciplinata dal DLgs del 5.2.1997, n. 22 “Attuazione delle direttive 91/156/Cee sui rifiuti, 91/6e89/Cee sui rifiuti pericolosi e 94/62/Cee sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio”, così come modificato e integrato dal DLgs dell’8.11.1997, n. 389, che:

- impone alle regioni a statuto ordinario di regolare la materia nel rispetto delle disposizioni contenute dal succitato decreto;

- obbliga le regioni a statuto speciale e le province autonome di adeguare i rispettivi ordinamenti alle disposizioni di principio del predetto decreto, in quanto norme di riforma economico-sociale.

Appare opportuno, inoltre, evidenziare come, nel rapporto Stato-regioni-enti locali, il DLgs 22/1997 abbia superato il concetto di azione amministrativa (ente-regolatore) per applicare quello di azione pubblica (ente-funzionale) che chiama al coinvolgimento tutti i soggetti coinvolti nell’ambito delle rispettive competenze. In particolare, allo Stato competono:

- le funzioni di indirizzo e coordinamento necessarie all’attuazione;

- la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione integrata dei rifiuti;

- la determinazione dei criteri generali per l’elaborazione dei piani regionali e il coordinamento degli stessi;

- l’adozione delle norme tecniche per la gestione dei rifiuti.

Alle regioni competono:

- la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentite le province e i comuni, dei piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all’art. 22;

- la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti;

- la delimitazione degli ambiti ottimali per la gestione dei rifiuti;

- la promozione della gestione integrata dei rifiuti, intesa come il complesso delle attività volte a ottimizzare il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti;

- la definizione dei criteri per l’individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti allo smaltimento e di recupero dei rifiuti.

Alle province competono:

- le funzioni amministrative concernenti la programmazione e l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;

- l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento, ove già adottato, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti e di recupero dei rifiuti urbani.

Ai comuni competono:

- la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati;

- la disciplina della gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti.

Nella fattispecie, ai sensi dell’art. 22 comma 7 del DLgs 22/1997, le regioni devono redigere e approvare il piano regionale di gestione dei rifiuti che rappresenta lo strumento regionale, di pianificazione e operativo, fondamentale per la realizzazione degli obiettivi perseguiti dal DLgs 22/1997 e smi.

La predisposizione del piano regionale di gestione dei rifiuti in Sicilia rappresenta il superamento definitivo della programmazione d’emergenza, costituita dal piano di priorità degli interventi per l’emergenza rifiuti, ed è certamente un traguardo importante nell’esecuzione degli adempimenti prescritti nell’ordinanza ministeriale 2983/1999 e successive modificazioni e integrazioni. Ciò, in particolare, perché la sua approvazione consente di accedere ai finanziamenti nazionali e comunitari finalizzati alla realizzazione delle infrastrutture di settore.

Tale piano va, comunque, inteso come uno strumento dinamico, flessibile e integrabile, da sottoporre a periodici aggiornamenti derivanti sia dalla verifica della sua valenza ed efficacia operativa, sia dal necessario recepimento di direttive comunitarie in tema di smaltimento dei rifiuti, sia da possibili modifiche della legislazione nazionale.

Si delinea, in tal modo, un nuovo scenario di programmazione non più incentrato sui provvedimenti di emergenza (ordinanza ministeriale 2983/1999), ma su una pianificazione a più largo respiro che ha portato all’adozione di alcuni strumenti di programmazione, completandosi con la redazione del piano di gestione dei rifiuti. Con il piano si è anche provveduto a coordinare, integrare e completare atti di pianificazione già approvati: alcuni importanti piani di settore e precisamente le linee guida per la raccolta differenziata, il piano degli inerti, il piano degli stoccaggi, le linee guida per la progettazione degli impianti di compostaggio e il piano degli impianti di rottamazione dei veicoli a motore.

Figura 2 - Piano gestione rifiuti nella regione siciliana; conferimento di Rsu in discariche operanti al 30 giugno 2002

  

 

L’organizzazione dei servizi andrà progettata in modo da garantire il più possibile l’unitarietà dell’intervento; ciò non toglie che potranno essere diversificati i servizi sulla base delle peculiarità locali (ad esempio, centri a maggiore o minore densità abitativa, produzioni specifiche di rifiuti, ecc). La predisposizione dei progetti deve avvenire tenendo conto del contributo che tutti i soggetti potenzialmente attivabili sul territorio possono offrire per la piena riuscita del progetto e per il raggiungimento degli obiettivi. Pertanto dovranno essere opportunamente coinvolte categorie produttive specifiche (utenze commerciali, di servizio, grande distribuzione, ristoranti, mense, ecc.) utenze artigianali e industriali, soggetti riutilizzatori, operatori del settore e le cooperative di cui all’art 1, comma 1, lettera b, legge 381/1991 e associazioni di volontariato, associazioni ambientali.

Al fine di pervenire nel più breve tempo possibile, e comunque in tempi programmati, al raggiungimento degli obiettivi fissati in termini di raccolta differenziata (15% frazione organica, 35% frazione secca e 10% altre frazioni e/o rifiuti da raccogliere in maniera differenziata), il sistema dovrà essere spinto in via prioritaria nelle aree a maggiore densità abitativa. Inoltre, nell’ambito delle normative vigenti e per una politica ambientalmente sostenibile sulla gestione dei rifiuti, l’amministrazione locale dovrà promuovere presso gli utenti una serie di strategie mirate al contenimento della loro produzione. La creazione di un centro comunale di raccolta o di un centro consortile presso un’area baricentrica tra più abitati o in area Asi è l’altro elemento strategico della trasformazione del servizio.

Si intende, pertanto, dare corso ad un piano di avvio consistente nella realizzazione di sistemi integrati, da attuarsi in ambiti territoriali ottimali (Ato) da delimitare sulla scorta d’entità demografiche non inferiori a 150mila abitanti. Tuttavia, in attesa delle aggregazioni per ambiti ottimali e del supporto degli impianti di valorizzazione, si è spinto molto per avviare la selezione e il riciclaggio delle frazioni secche; e a tal riguardo si possono citare numerosi esempi, come i Comuni di Licata, Giarre, Misterbianco, Pantelleria, Roccapalumba dove, anche in assenza d’impianti e pur mancando le aggregazioni per Ato, sono stati raggiunti risultati di raccolta differenziata delle frazioni secche veramente lusinghieri.

Ne emerge l’intrinseco legame esistente tra i piani di gestione dei rifiuti e il territorio. Si pensi, ad esempio, alla redazione dei progetti territoriali di raccolta differenziata, i quali costituiscono gli elementi base per la produzione dei piani comunali di raccolta differenziata, redatti tenendo conto del fatto che i loro risultati dovranno confluire nel piano di ambito cui il comune appartiene, nonché delle caratteristiche territoriali delle zone interessate, suddividendo le aree urbane in almeno tre livelli territoriali (aree intensive, semintensive, estensive) e prevedendo e ubicando delle strutture e infrastrutture idonee alla raccolta differenziata.

Pertanto, in uno scenario connotato dall’esigenza di una rapida attivazione delle iniziative per la massima intercettazione delle frazioni presenti nei rifiuti urbani, il piano dovrà valutare:

- le modalità operative intrinseche ai vari circuiti, come ad esempio la tipologia e la volumetria dei contenitori di raccolta distribuiti (contenitore per la frazione organica) in quanto favoriscono il grado di purezza merceologica del materiale raccolto;

- la variazione nell’arco dell’anno della densità abitativa sull’isola sia in relazione ai residenti che alla dislocazione dei turisti (si deve considerare la presenza di flussi turistici che generano una forte crescita della produzione di rifiuti prevalentemente da luglio a settembre);

- la distribuzione sul territorio, nell’arco dell’anno, delle attività (potature, mercati, ecc.) che producono rifiuti;

- la tipologia degli insediamenti (centro storico, case con giardino, seconde case).

Di conseguenza, il piano dovrà almeno prevedere l’elaborazione dei seguenti elaborati:

a) corografia generale dell’area a scala opportuna dell’intero territorio comunale;

b) cartografia a scala adeguata dell’intero territorio comunale (1:10.000-1:5.000) con la zonizzazione dell’area urbana in almeno tre tipologie urbanistiche (zona intensiva, semintensiva, estensiva);

c) cartografia a scala adeguata (1:5.000-1:2.000) con la ubicazione delle infrastrutture a servizio della raccolta differenziata (isole ecologiche, centri comunali di raccolta, centri comprensoriali di selezione e valorizzazione, compostaggio, impianti dell’offerta aggiuntiva del sistema industriale);

d) cartografia dello strumento urbanistico vigente e/o in itinere;

e) apposita relazione illustrativa che contenga i seguenti elementi:

1. rapporto con gli strumenti di programmazione e pianificazione generali e di settore (piani paesistici, piani regolatori generali, piani particolareggiati, ecc.);

2. stima della produzione quali-quantitativa dei rifiuti nel bacino urbano di riferimento;

3. obiettivi di riciclaggio del bacino comunale e flussi del materiale recuperato con la raccolta differenziata;

4. i sistemi organizzativi proposti per il bacino comunale;

5. descrizione dell’incidenza economica articolata per costi/abitante e/o utente, costi kg/raccolto, costi/addetto, costi rifiuti raccolti/addetto e altri parametri;

6. descrizione dei sistemi di controllo di qualità che si vogliano adottare, nonché le misure che si adotteranno per il contenimento della produzione dei rifiuti e della loro incidenza nel sistema ambientale del territorio di riferimento.

 

 

Esempi di successo sulla raccolta differenziata e compostaggio nell’Ue

 

Schema di raccolta differenziata e compostaggio di Padova (Italia)

 

Descrizione e ubicazione dello schema

Lo schema copre il distretto del Bacino Padova 1, con 26 comuni. Questi comuni gestiscono insieme un certo numero di servizi (sistema fognario, trattamento delle acque, raccolta dei rifiuti) per mezzo del consorzio Tergola, una società di pubblica utilità finanziata dai comuni, e attraverso i ricavi ottenuti dal funzionamento dei servizi. Il distretto ha circa 205.000 abitanti e copre un’area di 57.714 kmq, a vocazione principalmente rurale.

La quantità stimata di rifiuti raccolta attraverso lo schema nel 1998 è di circa 110 kg/abitante; il resto è costituito da rifiuti alimentari e di giardino.

L’impianto e il depuratore per il trattamento delle acque sono gestiti direttamente dal consorzio Tergola e sono situati a Vigenza, vicino Padova.

Gli standard del prodotto finale sono controllati dalla legge 784/1984.

 

Scopi dello schema

L’obiettivo dello schema di raccolta è quello di assistere i comuni nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal decreto Ronchi 22/1997 sul recupero e il riciclaggio dei rifiuti.

 

Piani futuri per lo schema

Potenzialmente, tutte le famiglie possono partecipare al progetto. Un obiettivo futuro sarebbe quello di aumentare la percentuale di raccolta in tutti i comuni coinvolti. Ciò si potrà ottenere accrescendo la coscienza pubblica e incrementando la flessibilità delle tecniche di raccolta.

Per quanto riguarda gli impianti di trattamento e smaltimento la situazione nella provincia è in decisa evoluzione in quanto siamo in presenza di diversi impianti già autorizzati che sono in fase di realizzazione o di avvio dei lavori.

Negli attuali quattro bacini della Provincia di Padova la situazione è la seguente:

1. Bacino Padova 1

Nell’anno 1999, la produzione complessiva di rifiuti urbani è risultata pari a 73.282,5 t, pari a 354,31 kg/ab. L’incremento rispetto al 1998 è stato decisamente sostenuto e pari al 10%.

Per quanto riguarda le raccolte differenziate, la situazione era la seguente:

- 26% raccolta differenziata frazione secca riciclabile;

- 26,33% raccolta differenziata frazione umida e verde;

- 47,67% secco non riciclabile.

Tutti i comuni stanno attuando la raccolta differenziata secondo la modalità secco-umido.

Il sistema di raccolta attuato é il porta a porta in tutti i comuni ad eccezione del Comune di Vigonza, nel quale si è optato per una raccolta con doppio cassonetto stradale.

La quantità di rifiuto avviato a smaltimento è stata di 34.932,6 t, corrispondenti ad un conferimento in discarica pari a 113 t/g che sono state conferite a Campodarsego.

2. Bacino Padova 2

Nell’anno 1999, la produzione complessiva di rifiuti urbani è risultata pari a 224.876,19 t, pari a 577,84 kg/ab, in questo caso pesa senza dubbio il ruolo della città di Padova con i flussi legati alle attività terziarie e all’università.

L’incremento rispetto al 1998 è stato sostenuto e pari al 7%.

Per quanto riguarda le raccolte differenziate, la situazione era la seguente:

- 10,94% raccolta differenziata frazione secca riciclabile;

- 6,54% raccolta differenziata frazione umida e verde;

- 82,52% rifiuto indifferenziato.

Tutti i comuni stanno potenziando la raccolta differenziata tradizionale (vetro, carta, plastica, lattine in alluminio), integrandola con servizi di raccolta del verde.

La quantità di rifiuto avviato a smaltimento è stata di 185.562,4 t, corrispondenti ad un conferimento pari a 598 t/g, delle quali 220 all’impianto di recupero energetico Amniup di S. Lazzaro, e 430 t/g alla discarica regionale di S. Urbano.

3. Bacino Padova 3

Nell’anno 1999, la produzione complessiva di rifiuti urbani è risultata pari a 56.865,17 t, pari a 407,42 kg/ab. Rispetto al 1998 si è registrata una diminuzione dell’1,5%.

Per quanto riguarda le raccolte differenziate, la situazione era la seguente:

- 9,28% raccolta differenziata frazione secca riciclabile;

- 10,2% raccolta differenziata frazione umida e verde;

- 80,52% rifiuto indifferenziato e secco non riciclabile.

La situazione è però in forte evoluzione in quanto, entro i primi mesi del 2000, tutti i comuni attueranno la raccolta differenziata secondo la modalità secco-umido. Il sistema di raccolta prevalentemente adottato è il porta a porta.

La quantità di rifiuto avviato a smaltimento è stata di 45.785,7 t, corrispondenti ad un conferimento in discarica pari a 147 t/g che sono state conferite a Este.

4. Bacino Padova 4

Nell’anno 1999, la produzione complessiva di rifiuti urbani è risultata pari a 41.178,89 t, pari a 376,31 kg/ab. Rispetto al 1998 si è registrata una diminuzione sensibile, pari al 4,5%.

Per quanto riguarda le raccolte differenziate, la situazione era la seguente:

- 15,46% raccolta differenziata frazione secca riciclabile;

- 14,27% raccolta differenziata frazione umida e verde;

- 70,27% rifiuto indifferenziato e secco non riciclabile.

La situazione è in evoluzione in quanto, entro i primi mesi del 2000, tutti i comuni attueranno la raccolta differenziata secondo la modalità secco-umido. Il sistema di raccolta prevalentemente adottato è il porta a porta.

La quantità di rifiuto avviato a smaltimento è stata di 28.936,3 t, corrispondenti ad un conferimento in discarica pari a 93 t/g che sono state conferite a S. Urbano.

Il bilancio dell’operato è davvero notevole, in dieci anni (1994-2004) sono stati raggiunti traguardi e risultati insperati. Studi, sperimentazioni, attività intensa ed entusiasmo, in stretta collaborazione con sindaci e cittadini, sono stati sufficienti per compiere una vera e propria rivoluzione nel mondo dei rifiuti, raggiungendo livelli prima inimmaginabili di raccolta differenziata (64,5% – media di tutto il bacino) ma, soprattutto, introducendo un cambiamento radicale nelle abitudini e nella mentalità dei cittadini, fino a creare un modello (raccolta porta a porta) ora esportato e imitato in tutta Italia.

I principali risultati raggiunti riguardano: l’attivazione della raccolta domiciliare e gestione della tariffa, raccolta differenziata al 65%; il contenimento della produzione dei rifiuti; i livelli economici dei prezzi applicati ai cittadini particolarmente contenuti.

 

Figura 3 - Piano gestione rifiuti nella regione siciliana; distribuzione regionale delle isole ecologiche, situazione attuale

  

Schema di raccolta differenziata e compostaggio di Barcellona (Spagna)

 

Descrizione e ubicazione dello schema

Lo schema di raccolta differenziata e compostaggio dell’area metropolitana a sud di Barcellona è gestito dall’area metropolitana de Barcelona Entitat del Medi Ambient (autorità ambientale dell’area metropolitana di Barcellona); questa è una amministrazione sovracomunale, istituita per legge nel 1987, che fornisce servizi centralizzati a 33 comuni della Provincia di Barcellona e delle aree circostanti.

La struttura socio-economica dell’area varia in funzione dei comuni. Castelldefels è un comune costiero con un discreto numero di afflusso di turisti; Gava e Viladecans sono dedite all’industria, ai servizi e al turismo; Begues è un comune principalmente rurale.

L’area attualmente coperta dal progetto è di 113 kmq e include i Comuni di Castelldefels, Viladecans, Gavà e Begues, per un totale di 137.000 abitanti (55.000 famiglie).

La raccolta differenziata della parte organica dei rifiuti è resa obbligatoria dalle leggi catalane per i comuni di più di 5.000 abitanti.

 

Scopi dello schema

Gli scopi dello schema sono specificati e sono parte del programma municipale della gestione dei rifiuti dell’area metropolitana di Barcellona, approvato nel luglio 1997. L’obiettivo attuale è quello di recuperare il 50% dei rifiuti organici prodotti in Catalogna.

Sia lo schema che gli impianti stessi sono in una fase di continua evoluzione in termini di copertura di popolazione e di capacità dell’impianto.

Anche la pubblicizzazione dello schema è un impegno e una responsabilità condiviso dall’area metropolitana e dai comuni coinvolti; l’esperienza dimostra che l’entità e la qualità delle campagne pubblicitarie hanno un effetto diretto sulla percentuale di partecipazione.

In teoria, i comuni prendono l’iniziativa e l’autorità dell’area metropolitana li supporta.

 

Ragioni del successo e piani futuri per lo schema

Secondo i gestori, lo schema ha successo per una combinazione di fattori. Da una parte c’è il supporto di un organismo organizzativo, il programma per la gestione dei rifiuti nell’area metropolitana, che stabilisce gli obiettivi e i mezzi per raggiungerli; dall’altra la volontà del personale dell’area metropolitana di cooperare con i comuni e il governo catalano. Sul piano della raccolta, la popolazione coperta partecipa al progetto con entusiasmo, grazie all’efficacia delle campagne pubblicitarie.

Lo schema si sta espandendo rapidamente e i piani a breve termine prevedono l’aumento della capacità degli impianti. Questa espansione assicurerà un incremento della percentuale di partecipazione da parte di quei comuni già coinvolti nel progetto e l’aggiunta di altri, nell’arco temporale di un anno, portando la popolazione coperta dal progetto ad un totale di circa 220.000 persone.

 

Dettagli finanziari

Gli investimenti fatti o programmati ammontano a un totale di 5,4 milioni di euro provenienti per il 22% dalla Commissione europea attraverso il Fesr, per il 56% dal governo centrale e dai governi locali (area metropolitana, governo catalano, governo provinciale di Barcellona); il resto deriva dai finanziamenti da parte della società proprietaria dell’impianto.

I costi operativi sono coperti da due fonti: una è la tassa che ogni comune addebita alle famiglie per coprire le spese di raccolta e quelle del trattamento dei rifiuti; le altre fonti sono la tassa sulla quantità di legno ricevuto dall’impianto e i ricavi dalla vendita del compost. Attualmente i ricavi dalla vendita del prodotto sono di 60.000 euro all’anno.

Il risparmio nel recupero dei rifiuti organici è ancora marginale, ciò è dovuto ai bassi costi delle alternative (incenerimento e discariche). Queste avranno minore importanza quando il programma dell’area metropolitana sarà pienamente attuato.

Costi iniziali: 5,4 milioni di euro

Costi operativi: 108 euro/t

Costi pubblicitari: 361.000 euro

Risparmio: marginale

Ricavi: 5,61 euro/t

 

Figura 4 - Piano gestione rifiuti nella regione siciliana; suddivisione in ambiti e sotto ambiti territoriali ottimali (Ato e Sub Ato)

  

Schema di raccolta differenziata e compostaggio di Lipor (Portogallo)

 

Descrizione e ubicazione dello schema

Lo schema è situato a Ermesinde e a Valongo, nell’area metropolitana di Porto, nel nord-ovest del Portogallo. Copre un’area di 637 kmq con circa un milione di persone, e interessa otto comuni che hanno creato un’associazione municipale per il trattamento dei rifiuti di Porto (Lipor), che è un’entità pubblica finanziata. Lipor è un’organizzazione con un sistema di gestione integrato ed è responsabile della gestione, del trattamento e del miglior utilizzo dei rifiuti solidi prodotti nell’area. I ricavi provengono dalla vendita dei servizi.

La struttura socio-economica dell’area comprende l’industria, il commercio, i servizi e le località costiere di villeggiatura.

 

Scopi dello schema

Lo schema ha come obiettivo quello di incoraggiare la separazione dei rifiuti e il loro trattamento in modo sostenibile, dirottando i rifiuti dalla tradizionale via di eliminazione tramite discarica.

 

Ragioni del successo e piani futuri per lo schema

Lo schema ha superato diversi ostacoli, tra cui l’individuazione di un mercato per il prodotto finale, che adesso viene venduto senza difficoltà. Il trattamento alternativo permette alla Lipor di risparmiare 830.000 euro all’anno, dato che la messa in discarica costa 3,75 euro per tonnellata.

Lo schema si sta espandendo rapidamente e i piani a breve termine prevedono l’aumento della capacità degli impianti.

 

Dettagli finanziari

Costi iniziali: 5,4 milioni di euro (costo di costruzione dell’impianto).

Costi operativi: 8,5 euro/t

Costi pubblicitari: non noti

Costi di smaltimento evitati: 3,75 euro/t

Ricavi: 25 euro/t

 

Schema di raccolta differenziata e compostaggio di Castle Morpeth (Inghilterra)

 

Descrizione e ubicazione dello schema

Lo schema è ubicato nella circoscrizione di Castle Morpeth, a nord di Newcastle, nell’Inghilterra nord-orientale, e opera nelle città di Morpeth e Ponteland, entrambe aree urbane ricche e densamente popolate.

Lo schema è stato avviato come progetto pilota diretto ad un complesso edilizio di 468 case. Copre il 25% della popolazione della circoscrizione, comprendendo 5.000 delle 20.400 famiglie, e serve un’area di 3.000 ettari.

 

Scopi dello schema

Gli obiettivi dello schema sono quelli di aiutare Castle Morpeth a soddisfare l’obiettivo del governo sul riciclaggio.

 

Ragioni del successo e piani futuri per lo schema

Il successo dello schema è dovuto alla sua semplicità e al fatto che non viene richiesto un grande impegno per la partecipazione. Lo schema si è avvalso della crescita nella comunità di una sensibilità nei confronti dei problemi dei rifiuti, a seguito delle iniziative volte a coinvolgere il pubblico, con l’invito a contribuire con suggerimenti alla strategia sulla gestione dei rifiuti.

I piani futuri comprendono l’espansione a rete di famiglie e l’utilizzo delle stesse per la divulgazione, nonché il trasferimento dell’impianto di compostaggio in un nuovo sito.

 

Dettagli finanziari

Costi iniziali: 225.000 milioni di euro

Costi operativi: 20,52 euro/t

Costi pubblicitari: 3.000 euro

Costi di smaltimento evitati: 15,4 euro/t

Ricavi: 15,2 euro/t

 

 

Note

 

1 K. Lynch (1992), Deperire. Rifiuti e spreco, a cura di M. Southworth, Cuen, Napoli.

2 I. Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972.

3 Si tratta di un metodo di smaltimento che consiste nell’ammassare i rifiuti, dopo averne ridotto il volume di ingombro, in aree limitate e nel ricoprirli giornalmente, con strati di terreno, favorendone così il deterioramento per effetto dell’ossidazione naturale e della degradazione microbica.

4 In base alla normativa italiana (Dpr 915/1982), è considerato rifiuto qualsiasi sostanza o oggetto derivante da attività umane o da cicli naturali abbandonato o destinato all’abbandono. I rifiuti così definiti sono stati recentemente riclassificati nel Decreto Ronchi e, sulla base della loro origine, si dividono in:

- urbani, si identificano con i rifiuti provenienti dalle civili abitazioni e dallo spazzamento delle strade, con quelli giacenti in aree pubbliche, quelli vegetali provenienti dai giardini, dai parchi e dalle aree cimiteriali;

- speciali, corrispondenti a tutti gli altri rifiuti tra cui quelli provenienti dalle lavorazioni industriali e attività di servizio. Sulla base delle caratteristiche di pericolosità si distinguono in pericolosi e non pericolosi.

5 Europa Ocse: Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna.

6 L’incenerimento rappresenta una delle tecniche tradizionali di smaltimento dei rifiuti. Da decenni si fa ricorso alla combustione dei rifiuti solidi, anche se solo di recente si è iniziato a preoccuparsi del recupero del calore prodotto dalla combustione ai fini della produzione di vapore ed energia elettrica.

7 E. Ramieri, La produzione di rifiuti urbani, Censis, 2000.

 

 

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