Numero 6/7 - 2003

 

la riqualificazione ambientale  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensioni


a cura di

Isidoro Fasolino


 

 

 

 

 

 

Piani e politiche per la città Metodi e pratiche

Emanuela Abis (a cura)

FrancoAngeli, Milano, 2003

 

 

Il volume prende le mosse dall’esigenza di riannodare i fili dell’esperienza maturata da Emanuela Abis in qualità di Assessore all’urbanistica e all’ambiente del Comune di Cagliari, ripercorrendo i passi che le hanno consentito, attraverso il proprio impegno politico, di realizzare la pianificazione urbanistica comunale.

Si è trattato di una stagione di particolare attenzione per le problematiche della città, in una congiuntura fortunata quanto ad opportunità e collaborazioni, in cui si è giunti, mediante la formulazione e l’attuazione di piani e politiche, alla definizione di nuovi assetti e qualità urbane, in linea con le aspettative della comunità locale.

Ciascun saggio proposto ripercorre, riconnettendole, le fasi più importanti del processo di piano, coincidenti con le tappe fondamentali del lavoro di urbanista amministratore svolto dalla curatrice, che ha interessato il territorio e la città di Cagliari dal 1994 al 2001, periodo del suo impegno assessorile.

La descrizione di piani urbanistici, programmi integrati e progetti urbani, elaborati e approvati in tale periodo, è finalizzata all’estrapolazione dalle pratiche reali di riferimenti utili ad un confronto a tutto campo sulle politiche per il rinnovamento della città.

Gli interventi raccolti propongono un quadro ricco e variegato di riflessioni su alcune delle questioni ancora aperte: la riforma urbanistica nel rinnovato - ancorché in evoluzione - quadro costituzionale, il protagonismo programmatorio dei comuni, la forma del piano urbanistico e gli strumenti normativi rivolti a garantire certezza e flessibilità, la partecipazione e l’ascolto dei cittadini nella definizione delle scelte e il loro coinvolgimento per l’attivazione degli investimenti, l’approccio perequativo, la valutazione e la sostenibilità economico-finanziaria delle trasformazioni.

Emerge un panorama della pianificazione urbanistica caratterizzata, da un lato, da una ricca contaminazione tematica favorita dal tentativo di svecchiare lo strumentario della disciplina e, dall’altro, per gli aspetti legislativi, uno sforzo di sperimentazione condotto dagli enti territoriali, regioni e comuni innanzitutto, autentici protagonisti del governo del territorio.

 

Presentazione (G. Deplano) - Prefazione (E. Abis) - Parte prima: Pianificazione e processo di governo: riflessioni su alcune questioni aperte (E. Abis) - Sui dilemmi della pianificazione - La riforma urbanistica mancata: verso un’urbanistica delle Regioni? - La riforma in atto: gli enti locali nuovi protagonisti - L’innovazione nel piano - Politiche di riqualificazione e nuovi strumenti operativi - La valutazione nel piano: equità e fattibilità - Cooperazione e partecipazione - Pratiche della pianificazione comunale: alcuni casi paradigmatici - Parte seconda: Cagliari: piani urbanistici e politiche per la città - Il quadro di sfondo politico e tecnico del Piano urbanistico comunale per l’amministratore e il progettista (E. Abis e E. Corti) - Il Piano urbanistico comunale (E. Corti) - La sostenibilità economico-finanziaria delle trasformazioni urbane nel processo di pianificazione (R. Roscelli) - Il Piano quadro del centro storico: una normativa innovativa (C. Monti) - L’Università in Cagliari città aperta (P. Mistretta) - Parte terza: Cagliari: programmi complessi e progetti urbani - Il Programma integrato e il Progetto urbano per la riqualificazione ambientale del colle di Tuvixeddu (E. Abis e L. De Carlo) - Politiche e progetti per la riqualificazione del quartiere Sant’Elia (A. de Eccher) - Un’esperienza di progettazione partecipata (A. Casu) - Interreg II Restauro: un programma comunitario per il centro storico di Cagliari (G. Lixi e I. Onnis) - Il progetto urbano per il recupero dei percorsi sotto le mura di Castello (A. Dessì).

 

 

Analisi di sistemi e progetti di paesaggio

Vittorio Amadio

FrancoAngeli, Milano, 2003

 

 

 

Gli approcci con cui si è analizzato il paesaggio negli ultimi decenni, e di cui bisogna tener conto per comprenderne natura, struttura e regole, sono riconducibili a tre: quello estetico, per il quale il paesaggio è inteso come bellezza da godere (Benedetto Croce, Rosario Assunto); quello storico, secondo cui il paesaggio è un prodotto della cultura e del lavoro dell’uomo, (Marc Bloch, Emilio Sereni); quello ecologico, in cui il paesaggio è classificabile in unità ambientali o naturali, cioè in ecosistemi.

L’ecosistema è un’unità bioambientale che risulta dall’insieme di una collettività di specie differenti (le componenti biotiche: vegetazione e fauna o biocenosi) con il luogo dove essa vive (le componenti abiotiche: suolo, acqua, aria, cioè il biotopo). L’ecosistema è quindi costituito dall’integrazione sistemica del biotopo e delle della biocenosi.

Un’economia sostenibile, d’altra parte, dipende proprio dagli ecosistemi del territorio di riferimento e cioè dai paesaggi fatti di trame di suoli agricoli intatti, dalle vaste aree naturali e di una costellazione di centri urbani e città vivibili.

Per questo, soprattutto i piani di area vasta, devono porsi seriamente il problema di definire in modo meno generico cosa intendono per sostenibilità ecologica dello sviluppo urbano e territoriale, e come perseguirla.

Amadio fornisce una interpretazione della natura secondo la quale questa è ordinata in sistemi a diversi livelli gerarchici di integrazione, lungo scale spazio-temporali, per cui essa “è organizzata in una gerarchia di sistemi funzionali complessi che vanno dalla scala delle particelle sub atomiche, agli individui, le popolazioni, le comunità, gli ecosistemi, i sistemi di ecosistemi (paesaggi ecologici), le regioni ecologiche, i biomi e la biosfera/ecosfera. L’ecologia concerne dei livelli di organizzazione compresi tra le popolazioni e l’intera ecosfera”.

Il paesaggio è, quindi, a sua volta interpretato come sistema di sistemi, ovvero come “spazio totale della vita, dell’uomo e della natura”, il livello più complesso di integrazione coevolutiva tra la natura e le culture; manifestazione dell’ambiente esplicita nello spazio, è studiato come un sistema ecologico, “non omogeneo, dinamico, multiscalare e gerarchicamente organizzato”.

Il modello ecosistemico (dinamico, gerarchico, multiscalare), inoltre, cui si riconoscono tre primari attributi (composizione, struttura e funzioni), è considerato quello mediante il quale le molteplici e svariate problematiche della pianificazione e gestione del territorio e delle risorse siano concretamente affrontabili.

Il testo tenta di costruire, per l’appunto, un ponte ideale tra la cultura dell’ecologia e quella della pianificazione territoriale, in un percorso che va dall’analisi dei sistemi ambientali al progetto di paesaggi. Per fare questo occorre coniugare la cultura delle trasformazioni con il metodo olistico, basato sulla teoria dei sistemi, di interpretazione della realtà e con l’attenzione ai luoghi.

Il paesaggio, quindi, in quanto sintesi formale delle azioni nei luoghi, diventa elemento ordinatore, cioè il  riferimento su cui misurare le successive trasformazioni richieste dalla domanda sociale; non solo riferimento culturale ma organizzativo e funzionale, che assolve ad un compito specifico: riconsiderare gli interventi in funzione dei luoghi, ossia del contesto in cui devono essere realizzati, e valutarli rispetto alla identità di tali luoghi.

Le analisi non possono, quindi, prescindere dal valore espresso dal paesaggio come continuità storico-visiva, culturalmente interpretabile, delle trasformazioni. Al riguardo il testo fornisce metodi ed esempi applicativi sulla valutazione, attraverso modelli in grado di misurare lo stato di salute degli ecosistemi, la loro soglia di sensibilità e vulnerabilità.

Tale impostazione informa il processo di costruzione delle conoscenze per il progetto territoriale, che va dallo studio della forma ai temi della partecipazione, secondo un approccio ecosistemico alla conservazione della diversità e degli equilibri del territorio in una prospettiva di sostenibilità.

Nel volume non mancano approcci metodologici ed esempi di applicazione per l’analisi e la valutazione del paesaggio e l’ambiente.

 

Prefazione (O. Rossi) - Presentazione (M. Vendittelli) - Parte prima: Le teorie - L’approccio sistemico all’analisi ambientale - Il paesaggio come sistema ecologico - Sintassi del paesaggio: i tipi, le forme - Semantica del paesaggio: le strutture, i processi - Valutazione dei sistemi ambientali - La forma del progetto come riferimento e organizzazione dell’analisi - Parte seconda: I casi - Il progetto Ecoscambio - Il restauro di un paesaggio fluviale: l’alto bacino del Sarno.

 

 

Ambiente Italia 2003.

100 indicatori sullo stato del paese.

Il mondo tra clima che cambia e povertà

Duccio Bianchi (a cura)

Edizioni Ambiente, Milano, 2003

 

 

Gli impegni internazionali assunti a partire da Rio de Janeiro, in occasione dell’Earth Summit del 1992, fino a Johannesburg 2002, hanno rappresentato promesse, obiettivi più o meno ambiziosi in grandissima parte non rispettati, disattesi. Questi anni trascorsi da Rio non hanno cambiato in meglio il mondo come ci si riprometteva: la concentrazione di anidride carbonica, la temperatura e il livello del mare sono destinati a crescere; la deforestazione continua a distruggere i polmoni verdi del pianeta per superfici equivalenti a nazioni; l’effetto Sahara viaggia anch’esso a ritmi sostenuti; la biodiversità è pericolosamente minacciata. La crisi ecologica mondiale, acuisce il divario tra le nazioni e tra le diverse classi sociali all’interno delle stesse nazioni, accrescendo il rischio di una tragica guerra di civiltà tra nord e sud del mondo. Le identità culturali sono colpite da un mercato senza regole e da un modo di produrre e consumare nemico dell’ambiente e dell’uomo stesso. Anche il bilancio dell’Italia è deludente: nel settore dei trasporti per il ruolo dominante del trasporto su gomma, in quello energetico per la quantità marginale di fonti energetiche rinnovabili, nella riduzione dello smog urbano, nella produzione dei rifiuti, nell’abusivismo edilizio.

Ambiente Italia 2003 è la tredicesima edizione del rapporto di Legambiente curato dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, che presenta anche un ampio capitolo sullo stato dell’ambiente in Italia con sezioni dedicate all’evoluzione dei trasporti, ai rifiuti e alle regioni commissariate, all’illegalità legata al mare. Dall’analisi dei 100 indicatori presi in esame, emerge con evidenza l’interdipendenza di una economia e uno sviluppo incentrati sostanzialmente sullo sfruttamento del petrolio, e spiccano molti fattori che determinano gravi squilibri ambientali e sociali. Il dominio del trasporto su gomma e l’alto tasso di motorizzazione privata, oltre alle eccessive concentrazioni di sostanze inquinanti, aumentano la concentrazione di cemento e asfalto, la pressione sul suolo, la fragilità idrogeologica. Segni promettenti, invece, dall’aumento della superficie boschiva e delle aree protette, come dal boom dell’agricoltura biologica e dei prodotti tipici, mentre i dati sulla raccolta differenziata rivelano un’Italia a due velocità: con il centro-nord che spesso si attesta su percentuali europee, e le città del sud che in molti casi sono all’anno zero. Occorre oggi impegnarsi a raggiungere obiettivi rigorosi capaci di fermare la crisi ecologica, e offrire all’Italia la possibilità di uno sviluppo equo e sostenibile.

 

Prefazione (E. Realacci) - Parte prima: Il quadro di riferimento (D. Bianchi) - Tra cambiamento climatico e ingiustizia sociale: una risposta all’ambientalismo scettico - L’ambiente in Italia: stato e tendenze - Parte seconda: Lo stato dell’ambiente in Italia: i 100 indicatori - La dimensione socio-economica - L’energia - La mobilità - L’agricoltura - L’industria, il turismo, i servizi - I rifiuti - Il clima e l’aria - Le risorse idriche - Il patrimonio naturale e la biodiversità - L’ambiente urbano - Le politiche ambientali.

 

 

Urbanistica e domanda sociale. Temi ed ipotesi di lavoro

Immacolata Apreda

Edizioni Graffiti, Napoli, 2003

 

 

Una interpretazione di domanda sociale è quella con cui questa si riconosce come domanda di territorio, quale risultante di un processo complesso che ricompone l’insieme di esigenze d’uso del territorio espresse da differenti soggetti sociali (Crosta P., 1990).

La questione del diritto alla città non appare più d’attualità nel processo di innovazione disciplinare di governo delle trasformazioni urbane. È mutato il concetto stesso di bisogno sociale: le grandi questioni del diritto alla casa e ai servizi sociali, temi storicamente centrali nel progetto democratico ed egualitario, anche se si è lontani dall’essere risolte, non sono più nell’agenda delle emergenze che chiamano in causa il piano (Cinà G., 1996). La stessa domanda di piano (Moroni S., 1995) sembra essere sempre meno identificabile all’interno della più ampia e multiforme domanda sociale.

La domanda sociale, tuttavia, non preesiste all’attivazione di processi di pianificazione urbanistica, ma è il prodotto di un processo di elaborazione di bisogni ed aspettative svolto nell’ambito di una specifica attività di governo del territorio in corso.

La pianificazione urbanistica, d’altro canto, rimane un’attività politica tecnicamente assistita (Indovina F., 2002) e la produzione del piano un processo politico (Mazza L., 1997).

Un piano influirà significativamente sulla distribuzione di determinati valori sociali ed opportunità; ma non si può pensare che esso può dare risposta alle esigenze, variegate e di intensità anche molto differente, che gli abitanti di una determinata città o territorio possono avere.

Si tratta di garantire una distribuzione giusta, o quantomeno giustificabile, di determinati beni e vantaggi spaziali e ambientali. Anche di fronte ad una società plurale e frammentata, è possibile, cioè, difendere preferenze intersoggettivamente valide e pubblicamente rilevanti, mentre preferenze quali convinzioni metafisiche, religiose, ecc. possono continuare legittimamente a divergere (Moroni S., 1995). È necessario, allora, individuare e perseguire quelle esigenze che i cittadini possano reciprocamente riconoscere come legittime sulla base di un qualche criterio di valori o di priorità o di urgenza.

Assumere l’obiettivo dell’uguaglianza fra i cittadini implica due conseguenze per la pianificazione urbanistica: farsi carico dei bisogni dei vari gruppi sociali e, in particolare, dei più deboli e meno rappresentati; fare in modo che tali gruppi sociali siano soggetti attivi del processo decisionale.

Anche la questione della partecipazione pubblica al processo decisionale si ripropone oggi in termini nuovi: è ormai consolidata la tendenza della pianificazione ad abbandonare la logica dirigistico-impositiva per lasciare il posto a quella negoziale-consensuale. In tale logica, il coinvolgimento dei cittadini e tutti gli attori e i gruppi presenti in una comunità (l’amministrazione pubblica, con la sua struttura tecnica di pianificazione, le famiglie, le organizzazioni, le associazioni, le imprese), da modalità di acquisizione del consenso, diviene processo cognitivo ed educativo, e la pianificazione momento partecipativo e comunicativo.

 

Presentazione (A. Dal Piaz) - Introduzione - Capitolo I: Le questioni di fondo: riferimenti essenziali - Domanda sociale, sistema politico e pianificazione urbanistica - Definizioni preliminari - Concezioni etiche e interesse pubblico - La formazione della domanda sociale - Capitolo Il: Il trattamento della domanda sociale nella pianificazione urbanistica tradizionale - Concezione naturalistica, razionalità tecnica e criteri etici - Le pratiche di piano - L’affermazione del modello tecnico-razionale nel trattamento della domanda sociale - I principali limiti - Capitolo III: Prospettive alternative per l’interpretazione della domanda sociale - Le indicazioni delle innovazioni teoriche - La linea dei programmi operativi - Capitolo IV: Mutamenti sociali e trasformazioni territoriali - Complessità e frammentazione, processi di globalizzazione e di esclusione - Contesti e forme emergenti del mutamento - Capitolo V: Ambiti tematici e connotazioni problematiche - Alcune acquisizioni - I fabbisogni della tradizione urbanistica: una lettura critica delle politiche e delle pratiche di piano - Nuove domande e territorio: interpretazione delle tendenze - Capitolo VI: Ipotesi per un programma - I presupposti - L’articolazione del processo conoscitivo - Capitolo VII: Impostazione dei temi progettuali: due prospettive complementari - Un’ipotesi di lavoro - La prospettiva ambientale - La prospettiva dell’equità insediativa - Nota conclusiva.

 

 

Nuove leggi urbanistiche delle regioni tra specificità e omologazione

Contributi intorno ad una ricerca

C. A. Barbieri, C. Giaimo (a cura)

Alinea, Firenze, 2003

 

 

Il libro pubblica i materiali di analisi prodotti nello svolgimento della ricerca “Nuove leggi urbanistiche regionali tra innovazione - omologazione e innovazione nella specificità del territorio” finanziata dal Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e Università di Torino e raccoglie i contributi emersi nel corso del Seminario nazionale sul tema della ricerca (Torino, 7 giugno 2002). Emerge così una articolazione di ottiche, approcci e metodologie sui temi posti all’attenzione dalla ricerca, volta a verificare se i contenuti dei testi legislativi delle regioni, considerabili di seconda generazione, siano improntati non solo, o prevalentemente, ai principi ed alle regole fondamentali in discussione a livello nazionale ma anche all’individuazione e valorizzazione delle specificità, dei caratteri e dei problemi dei rispettivi territori ed enti locali, progettando un metodo di governo e pianificazione del territorio innovativo ed a ciò coerente. In altri termini, se nei contenuti di specificità delle leggi regionali ed in quelli riferiti ai principi di riforma nazionale possa essere riconosciuto uno spazio di lavori in corso per sviluppare potenzialità positive della natura concorrente che la riforma del Titolo V della Costituzione ha giustamente così definito per il governo del territorio nazionale, regionale e locale. Ciò nella convinzione che affinché il concorso delle due azioni legislative (dello Stato e delle regioni) possa assumere carattere virtuoso ed efficace, dalla legge regionale dovrebbe soprattutto emergere un insieme di norme tecniche, procedure e obiettivi per il governo di quel territorio regionale in coerenza con i principi fondamentali della legge nazionale.

Posta, come tema centrale, la capacità con cui le nuove leggi urbanistiche regionali hanno dimostrato, o meno, di sapere cogliere, valorizzare e promuovere le proprie specificità territoriali, il volume è articolato in due parti. La I Parte è orientata a dare conto dei risultati acquisiti nel corso dello svolgimento della ricerca attraverso il lavoro di analisi comparativa dei testi legislativi considerati. La Il Parte, presentando gli Atti del Seminario nazionale, offre ottiche ed approcci diversi riferiti sia a casi regionali che a riflessioni di carattere più generale attinenti la riforma del governo e della pianificazione del territorio a livello nazionale, regionale e locale.

 

Presentazione (C. A. Barbieri, C. Giaimo) - Parte I: Materiali della ricerca - Nuove leggi urbanistiche regionali tra omologazione e specificità (C. A. Barbieri) - Regione Toscana: Lr n. 5/1995 (F. Minucci) - Regione Umbria: Lr n. 28/1995 - Lr n. 31/1997 - Lr n. 27/2000 (C. Giaimo) - Regione Liguria: Lr n. 36/1997 (C. Giaimo) - Regone Basilicata: Lr n. 23/1999 (C. Giaimo) - Regione Lazio: Lr n. 38/1999 (S. Saccomani) - Regione Emilia Romagna: Lr n. 20/2000 (S. Saccomani) - Regione Piemonte: proposte di riforma (F. Minucci) - Schema comparativo di sintesi - Parte Il: Atti del Seminario del 7 giugno 2002 - Introduzione al Seminario (C. A. Barbieri) - Lo scollamento tra principi innovativi e pratiche di pianificazione (A. Peano) - Riflessioni sulla legge urbanistica della Toscana (L. Garassino) - Il caso della pianificazione separata in Umbria (F. Marini) - Nuove leggi urbanistiche regionali. Il caso della Liguria (L. Seassaro) - Note sulla riforma della legge urbanistica in Liguria (R. Bobbio) - La legge urbanistica della Basilicata tra riforma e cambiamento (P. Properzi) - Legislazione regionale e innovazione del processo di piano: le scelte controverse del Lazio (M. Talia) - Retroterra istituzionale e cultura amministrativa nella legge urbanistica dell’Emilia-Romagna (R. Fallaci) - Annotazioni sulla legge urbanistica della Basilicata (R. Lo Giudice) - Specificità territoriali nella formazione dei piani urbanistici del Piemonte (M. Giudice) - Intervento (P. Golinelli) - Leggi regionali e riforma urbanistica nazionale (F. Oliva) - Leggi urbanistiche regionali e approcci strutturali e strategici (R. Gambino) - Gestire la transizione del piano (G. Campos Venuti).

 

 

Revisioni di paesaggio

Alberto Clementi

Meltemi , Roma, 2002

 

 

Il paesaggio è l’esito di un concorso incessante di azioni multiple. Su di esso nessuno, agendo per proprio conto, è in grado di esercitare un controllo d’insieme, neppure con gli strumenti più coercitivi.

Il volumetto, in formato tascabile, anticipa gli esiti della ricerca prodotta sui temi del paesaggio dalla società italiana urbanisti (Siu), su incarico del Ministero per i beni e le attività culturali. La convenzione europea del paesaggio, sottoscritta a Firenze il 20.10.2002, e il successivo accordo fra il Ministero per i beni e le attività culturali e regioni inducono, infatti, a rivedere i quadri concettuali e le forme d’azione che hanno orientato fino ad oggi le politiche per il paesaggio nel nostro paese. Già negli anni ‘90 si era aperta una interessante fase di dibattito per l’adeguamento dei processi di pianificazione paesistica, fase culminata nella prima conferenza nazionale sul paesaggio (Roma, 1999). In tale ambito, la commissione ministeriale per la riforma della tutela paesaggistica opera con l’obiettivo di individuare le linee condivise di una futura riforma legislativa.

La Siu ha avuto l‘incarico di sviluppare in termini tecnici alcuni dei principi e degli strumenti indicati nella convenzione e recepiti dall’accordo, facendo i conti con alcune questioni spinose, quali l’affollamento del campo dei saperi e dei mestieri che si contendono il tema del paesaggio, o il rischio di un effetto-carnevale conseguente ad una effervescenza, ovvero una eccessiva vivacità, delle interpretazioni e delle singole scelte progettuali, del tutto libere da riferimenti metodologici comuni.

La chiave di lettura del lavoro è il riconoscimento dei diritti dei testi e, quindi, la ricerca di azioni e di metodologie progettuali capaci di intrecciarsi con la natura complessa e dinamica dei paesaggi, fornendo un contributo all’attività istituzionale della loro tutela, ma anche alla promozione di trasformazioni qualificate degli stessi, sulla base di giudizi trasmissibili e verificabili intersoggettivamente. Il paesaggio di riferimento non è solo quello per il quale sono riconosciuti valori eccezionali o significativi; esso va governato e valorizzato globalmente, mediante specifica normativa d’uso e adeguati strumenti di pianificazione, prevedendo anche la riqualificazione delle parti compromesse e degradate fino alla creazione di nuovi valori paesistici coerenti ed integrati. La convenzione impone di estendere l’attenzione a tutti i paesaggi, anche a quelli fatti di qualità minime o addirittura privi di qualità perché trasfigurati dalle pressioni dello sviluppo contemporaneo.

Revisioni di paesaggio, per concludere, costituisce un primo riferimento per coloro che sono coinvolti nelle tematiche paesaggistiche in relazione ai diversi approcci disciplinari e settoriali e nell’ambito delle numerose posizioni istituzionali e professionali.

 

Presentazione (R. M. Guido) - Questa ricerca (A. Clementi) - Una applicazione sperimentale: il territorio di Camerino. Nota metodologica (L. Caravaggi) - Le carte proposte.

 

 

Città e insediamenti.

Dalle prospettive dell’area vasta alla costruzione dello statuto dei luoghi

Mario Guido Cusmano

FrancoAngeli, Milano, 2002

 

 

Il volume fa parte della nuova collana Ad Arnum, Quaderni dell’Area politiche del territorio, ambiente e agricoltura della Provincia di Firenze, diretta e coordinata da Luigi Ulivieri per i tipi di FrancoAngeli, sui temi dell’urbanistica, dell’ambiente e dei valori paesaggistici della provincia fiorentina, con l’obiettivo di “sostenere un governo del territorio responsabile, aperto al futuro ma consapevole dell’identità dei territori e dei paesaggi” su cui si va ad intervenire. Ogni volume della collana contiene un nucleo di contributi a carattere monografico dedicato a un settore di lavoro dell’area di cui sopra. Il lavoro di Cusmano e dei suoi collaboratori affronta il tema degli insediamenti e della città a partire dal piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) di Firenze e dallo statuto del territorio; proposizione complessa, quest’ultima, solo erroneamente scambiata per mero dispositivo tecnico, di cui viene proposto un commento e una approfondita rilettura critica.

L’elaborazione del Ptcp della Provincia di Firenze (1992-1997), fra i primi in Italia, ha rappresentato non solo un adempimento fondamentale nell’ambito della dimensione normativa della pianificazione territoriale ma anche, se non soprattutto, una articolata esperienza di ri-costruzione della cultura del territorio. Qualsiasi sistema normativo, infatti, è oggi destinato inevitabilmente a fallire se non viene sapientemente estratto dalla stessa realtà insediativa che si propone di governare. Insomma, le regole non sono altro che espressione di una specifica domanda che proviene dal territorio. L’autore riflette e si interroga sul significato della pianificazione di area vasta con riferimento soprattutto ai compiti innovativi e ai nuovi orizzonti che essa potrà indurre anche ai livelli locali.

La parte seconda del testo ospita una serie di approfondimenti sulla progettualità della conoscenza che vanno dalle rappresentazioni cartografiche storiche (R. Rossi Alexander) ai nuovi sistemi di descrizione e rappresentazione (F. Lucchesi) e alla rappresentazione della crescita e della struttura urbana (S. C. Cusmano), dalla descrizione dei piani comunali (B. Bozzoli) alle cartografie tematiche di base (A. Sgolastra), dagli aspetti demografici (L. Mencarini) ad una interpretazione sociologica (A. Magnier). La parte quarta ospita un saggio di Carlo Marzuoli sugli aspetti normativi e procedurali del Ptcp nella legge toscana. L’appendice sui materiali del piano è a cura di Franco Arese. I testi si concentrano sui grandi temi posti dagli insediamenti nello scenario del dopo-crescita, articolandosi sui metodi e sugli strumenti per una conoscenza che sappia essere intrinsecamente progettuale.

 

Introduzione - Parte prima: La prospettiva dell’area vasta. Gli insediamenti nello scenario del dopo-crescita - Parte seconda: La progettualità della conoscenza. Gli approfondimenti - Città e territorio nelle rappresentazioni cartografiche storiche. Guida ai riferimenti cartografici e bibliografici per la Provincia di Firenze (R. Rossi Alexander) - Nuovi sistemi di descrizione e rappresentazione. La cartografia e le tecnologie digitali (F. Lucchesi) - La rappresentazione della crescita urbana (S. C. Cusmano) - La rappresentazione della struttura urbana (S. C. Cusmano) - Descrizione e rappresentazione degli strumenti urbanistici a livello comunale (B. Bozzoli) - Le cartografie tematiche di base (A. Sgolastra) - Tavole. Gli aspetti demografici. Metodi e strumenti per la pianificazione (L. Mencarini) - Un’interpretazione sociologica (A. Magnier) - Parte terza: Lo Statuto del territorio. Commenti - Parte quarta: Gli aspetti normativi e procedurali (C. Marzuoli) – Appendice: I materiali del Piano (a cura di F. Arese).

 

 

Piano di indirizzo territoriale

Le regole e le strategie

Giuseppe De Luca (a cura)

Edizioni Giunta regionale, Firenze, 2003

 

 

Con la Lr 5/1995, Norme per il governo del territorio, la Regione Toscana modificava radicalmente il proprio ordinamento urbanistico introducendo nuovi strumenti e nuove procedure, dando vita ad un vero e proprio modello di riferimento per tutte le altre regioni.

Aspetti rilevanti dell’innovazione erano e sono: la struttura non gerarchica del processo della pianificazione e il riordino delle competenze, le finalità generali dello sviluppo sostenibile del territorio e del paesaggio toscano, la nuova articolazione degli atti di pianificazione ai tre livelli (regionale, provinciale e comunale), il ruolo fondamentale del quadro conoscitivo, la disarticolazione del piano in una componente strutturale ed una operativa.

Si introduceva, tra l’altro, un meccanismo di interrelazione tra gli enti che hanno competenza nella pianificazione urbanistica: la regione elabora il piano di indirizzo territoriale (Pit), che è, appunto, strumento di indirizzo nel quale trovano coesione sia le politiche territoriali che quelle urbane e con riferimento al quale le singole province elaborano i propri piani territoriali di coordinamento (Ptc).

Il Pit, frutto di consultazioni effettuate mediante conferenze organizzate, indicherà a comuni e province le linee guida per lo sviluppo sostenibile, proponendosi come strumento di governance condivisa, al quale tali enti fanno riferimento per ricavare regole e strategie comuni. Esso contiene scelte relative agli interventi di interesse unitario a scala regionale, sono richiamati i grandi temi, quali: la definizione delle prescrizioni generali sull’uso e la tutela delle risorse essenziali del territorio, la localizzazione delle grandi infrastrutture, le prescrizioni dai piani regionali di settore, le norme per la pianificazione urbanistico-territoriale a scala locale.

L’introduzione del Pit, quindi, rivoluzionava le norme sulla pianificazione urbanistica in quanto, per la prima volta in Italia, un solo atto racchiude gli indirizzi e le prescrizioni di una regione in tutti i settori legati all’assetto del territorio, dal rischio idraulico ai trasporti, dallo smaltimento rifiuti all’energia.

Il principio a cui si ispira è quello dello sviluppo sostenibile, cioè di una crescita del territorio compatibile con l’ambiente. I modelli di sviluppo proposti tengono conto delle specificità del territorio toscano e, a tale scopo, il piano disegna quattro aree, che costituiscono quattro ambiti sistemici di programma: la Toscana dell’Appennino, la Toscana dell’Arno, la Toscana della costa e dell’arcipelago e, infine, la Toscana interna e meridionale.

Un apposito osservatorio regionale effettuerà monitoraggi periodici per verificare l’aderenza delle normative locali ai criteri del Pit, il quale potrà essere sempre aggiornato e adattato a nuove esigenze.

In sostanza, il Pit si presenta come una specie di testo unico, un sistema coordinato di regole che province e comuni devono rispettare. Gli enti locali, inoltre, dialogheranno con il Ptc in cui troveranno, finalmente, un sistema unico e certo di norme e obiettivi cui far riferimento per il governo del proprio territorio.

 

Presentazione (R. Conti) - Introduzione - Parte prima: Quadro conoscitivo: Introduzione - La tutela paesaggistica - Lo Schema strutturale Firenze-Prato-Pistoia - La Direttiva della fascia costiera - Provvedimenti sul rischio idraulico - Piano regionale integrato dei trasporti - Altri piani e programmi - Caratteri economici regionali - Parte seconda: Modello territoriale regionale: Introduzione - L’identità regionale nella storia - La formazione del paesaggio - Le radici del modello - I principi orientativi - Componenti e invarianti strutturali - Parte terza: Regole e strategie del governo del territorio: Introduzione - Città e insediamenti urbani - Il territorio rurale - Infrastrutture per la mobilità - Disciplina per le Quattro toscane - Parte quarta: Verso il nuovo piano regionale: Introduzione - Il nuovo Piano di indirizzo Territoriale - Il Programma regionale di sviluppo 2003-2005.

 

 

La valutazione di impatto ambientale

Rosario Ferrara (a cura)

Cristina Videtta (coordinamento)

Cedam, Padova, 2000

 

 

Tra le necessità essenziali, insoddisfatte quasi ovunque nel mondo, c’è anche quella di vivere in un ambiente di vita favorevole.

La pianificazione urbanistica va, quindi, pensata capace di creare le condizioni di uno sviluppo che non arrechi variazioni irreversibili all’ecosistema naturale rendendo minimi i danni alle specie viventi.

È negli Usa, nel 1969, con l’approvazione del national environmental policy act (Nepa) che il tema della compatibilità ambientale degli interventi di trasformazione del territorio fa la sua decisiva comparsa all’interno delle politiche territoriali ed urbanistiche. In tal modo la dimensione ambientale viene incorporata in modo esplicito nel processo decisionale pubblico.

L’introduzione della valutazione di impatto ambientale (Via), come procedura obbligatoria per ogni azione che avesse un impatto importante sull’ambiente, segna l’affermazione del concetto che le scelte di trasformazione debbano essere compatibili con l’ambiente nel quale avvengono.

Solo nel 1985 l’Ue ha assunto una iniziativa simile approvando una specifica Direttiva al cui necessario seguito gli Stati membri hanno dato scarsa attenzione. Uno dei maggiori inconvenienti della Direttiva consiste nel fatto che viene considerato solo l’impatto ambientale di specifici progetti di grandi dimensioni, come la costruzione di nuove grandi infrastrutture o impianti chimici, mentre il Nepa includeva nel processo di Via anche politiche, piani e programmi. La Via è, dunque, una procedura amministrativa che si applica a progetti di determinati impianti ed opere pubbliche e private. Ha lo scopo di prevedere e valutare gli effetti reversibili ed irreversibili delle opere sulla natura e sull’uomo, considerando le possibili alternative e garantendo l’informazione e la partecipazione dei cittadini nel merito delle scelte.

Quello che si presenta è uno studio collettaneo sulla Via con cui si inaugura una collana di monografie dedicate all’approfondimento delle problematiche giuridiche relative al territorio, all’ambiente e all’urbanistica, predisposto in attesa che sia finalmente varata la legge che disciplini, organicamente e definitivamente, la Via nell’ordinamento del nostro paese.

L’istituto della Via ha una collocazione trasversale, la cui disciplina positiva di fonte primaria è ancora, sostanzialmente, costituita dall’art. 6 della legge 349/1986, istitutiva del Ministero dell’ambiente, assumendo i caratteri di norma a provvisorietà permanente. La Via, infatti, è in grado di evidenziare lo stretto intreccio fra le tematiche relative all’ambiente e quelle relative al governo del territorio. Di tale norma si pensa debba essere colta la valenza squisitamente procedimentale, nel senso che essa organizza, in termini minimi, il procedimento di valutazione della compatibilità ambientale, sia in se stesso sia nelle sue interrelazioni e connessioni con gli altri procedimenti che vengono attivati per la realizzazione di un’opera, un progetto o un intervento.

La Via risponderebbe alle numerose necessità della gestione pubblica (qualità, trasparenza, partecipazione, ecc.), emerse in corrispondenza della recente politica incentrata sui cittadini, una politica di modernizzazione idonea a garantire anche l’efficacia stessa dell’azione pubblica.

Lo stesso processo che conduce alla decisione deve essere oggetto di attenzione, prima ancora che lo divenga la decisione in sé, in un quadro che oggi privilegia il benessere del cittadino-amministrato piuttosto che gli interessi dell’amministrazione; quest’ultima si trova a dover agire secondo una nuova logica tesa a garantire la soddisfazione delle esigenze dell’insieme numeroso e vario degli amministrati.

In tale mutato quadro, la Via può rappresentare uno degli strumenti della modernizzazione politico-amministrativa, per mezzo del quale agevolare la partecipazione e, quindi, la democratizzazione dell’attività dei pubblici poteri nei processi di governo del territorio.

 

Introduzione (R. Ferrara) - La valutazione di impatto ambientale nel diritto comunitario (M. L. Schiavano) - Procedimento amministrativo e valutazione di impatto ambientale (F. Fracchia) - Natura e funzioni della Via (A. Crosetti) - Partecipazione e tutela del terzo nel procedimento di valutazione di impatto ambientale (M. Occhiena) - Norme tecniche e valutazioni tecniche nel procedimento di Via (C. Videtta) - Valutazione di impatto ambientale e gestione del territorio (R. Lombardi) - I poteri inibitori del Ministero dell’Ambiente (C. Vivani) - Via e discipline di settore (R. Montanaro) - La valutazione di impatto ambientale nei progetti legislativi (H. Garuzzo) - Valutazione di impatto ambientale e legislazione regionale (P. Lombardi e A. Soria) - La valutazione di impatto ambientale in Francia (C. Sartoretti).

 

 

Governare la deregolamentazione

Congiuntura, norma e politica nell’edilizia

Francesca Giofrè, Ferdinando Terranova

Alinea, Firenze, 2003

 

 

All’indomani delle vicende di Tangentopoli, l’opinione pubblica ha assunto un atteggiamento generalmente sospettoso e negativo rispetto a programmi più o meno vasti di intervento infrastrutturale. Le forze ambientaliste, presenti in quasi tutti gli schieramenti, raccoglievano quelle forti reazioni negative operando trasversalmente e portando avanti una linea di condotta intransigente. Il mutamento culturale e la presa di coscienza dello scempio e della devastazione del territorio e delle città italiane, inoltre, è stato tardivo e, purtroppo, non è ancora sentimento unanime. La richiesta di trasparenza e partecipazione nelle scelte e il conseguente appesantimento procedurale importato da tali forze nei processi decisionali ha avuto, quale conseguenza, una quasi paralisi del comparto delle grandi opere, che si è sommata a carenze pregresse dovute a burocratici ritardi nelle attuazioni.

Il gap infrastrutturale, determinatosi per effetto di una decennale politica di disprogrammazione, rappresenta una reale strozzatura nello sviluppo della competitività internazionale dell’economia italiana. Ma lo sviluppo del nostro paese richiede un adeguamento infrastrutturale, logistico e dell’apparato produttivo per reggere le sfide della competizione mondiale fondata sull’offerta di territori organizzati anche in maniera tecnologicamente avanzata. I tracciati autostradali e i ponti avveniristici vengono televisivamente illustrati, in maniera spettacolare, dai leader degli schieramenti politici durante la campagna elettorale delle politiche del 2001; successivamente, con la vittoria della destra alle elezioni viene varato un primo dispositivo legislativo denominato, per enfatizzarne l’importanza e la strategicità nella politica governativa, legge obiettivo, cioè una delega al Governo in materie d’infrastrutture e insediamenti produttivi strategici e altri interventi per il rilancio delle attività produttive (legge 443/2001). Nella delega viene disegnata la strada della strategicità dell’opera, che dovrebbe completarsi con ulteriori dispositivi legislativi, quali: realizzare la modernizzazione e lo sviluppo del paese, realizzare il riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale, realizzare infrastrutture pubbliche e private; realizzare insediamenti produttivi strategici. La finanza privata, sulla quale risultano tuttora riposte grandi speranze per le opere pubbliche, tarda ad affermarsi. Il neoliberismo governativo, condito da condoni, tra cui quello edilizio che perpetua lo scempio, sacrifica le politiche di protezione sociale, di cittadinanza e di sviluppo culturale della popolazione a quelle di mero sostegno dell’impresa; le politiche dei tagli fiscali e il definanziamento della sanità e della scuola pubblica si concretizzano in provvedimenti e azioni che acutizzano la divaricazione di classe tra l’élite e gli altri. In un generale clima di incertezza, in cui spinte centrifughe e separatiste si intrecciano confusamente a forze centripete e di ricentralizzazione, oggi, tra i numerosi scenari possibili, quale conseguenza di una possibile deriva istituzionale, si paventa, purtroppo, quello della disintegrazione dello Stato nazionale e di un lento ma graduale processo di balcanizzazione del paese. La struttura volume, frutto di una scelta culturale di campo, si articola sostanzialmente in tre parti: il documento base di una lettura tra congiuntura e fattori strutturali nell’industria delle costruzioni in Italia; gli approfondimenti che sono alla base dei paragrafi del documento base; i contributi di un nutrito gruppo di testimoni privilegiati che occupano posizioni strategiche e decisionali nel settore.

 

Presentazione (a cura di R. Palumbo e F. Martini) - Prefazione - Rapporto 2003 sull’industria delle costruzioni. Centro Studi Architettura a Valle Giulia 2002. Lavoro e Impresa in Edilizia (a cura di E. Bartolomeo, G. Fazio, F. Giofrè, A. Graziani, P. R. Panattoni, V. Rutella, F. Terranova) - Conoscere per orientare e programmare. Fonti dell’informazione in edilizia (F. Giofrè) - Federalizzazione del Paese, edilizia e squilibri sociali. Scenari prossimi venturi (F. Terranova) - Ricchezza e miseria delle grandi opere. Grandeur governativa e realtà fattuale (F. Terranova) - Regole: dalla trasparenza all’opacità. Dalla Merloni alla Legge Obiettivo (F. Giofrè) - Lavoro e condizione umana. Infortuni sul lavoro nell’industria delle costruzioni (P. R. Panattoni) - Grandi imprese in edilizia. Consistenza e caratteristiche delle imprese generali italiane (G. Fazio, F. Giofrè) - Finanza creativa, investimenti e garanzie sociali. Pubblico e privato nella realizzazione delle opere pubbliche (G. Fazio, V. Rotella) - Principali Enti e Istituzioni di riferimento. Glossario - Atti dei Workshop. Costruzione: è crisi? Lavoro e impresa tra declino e innovazione Fillea Cgil, Roma febbraio 2003 - Presentazione (M. Macchiesi, M. Viotti, Segretari nazionali Fillea Cgil) - Lavoro e impresa tra declino e innovazione. Relazione introduttiva (a cura di F. Martini, Segretario generale Fillea Cgil) - Sviluppo o recessione in edilizia? Ipotesi previsivo. Sintesi del documento (a cura di F. Terranova, Responsabile scientifico del Centro studi) - Pmi e grandi opere. Problemi e garanzie (F. Giorgini, Segretario generale Assoedili, Associazione nazionale delle costruzioni) - Prospettive del sistema imprenditoriale nell’evoluzione legislativa (A. Gherardi, Presidente Aniem - Confapi, Confederazione italiana piccola e media industria) - Realizzazione delle infrastrutture strategiche: affidamento a contraente generale e crescita complessiva del sistema delle imprese (M. Lupo, Presidente dell’Agi, Associazione imprese generali) - Politica industriale per lo sviluppo (B. Gobbi, Segretario generale di Anaepa Confartigianato) - Concertazione tra le parti sociali quale fattore di coesione del sistema imprese (F. Buzzi, Presidente Ancpl - Associazione nazionale cooperative di produzione e lavoro) - Considerazioni sul sistema delle garanzie per le opere pubbliche (P. Piacentini, Presidente Commissione consultiva autorità per la vigilanza sui lavori pubblici) - Innovare la politica industriale per evitare la crisi - (C. De Albertis, Presidente Ance, Associazione nazionale costruttori edili) - Tendenze e prospettive dell’economia in uno scenario di declino industriale. Conclusioni (G. Epifani, Segretario generale Cgil).

 

 

Un’utopia istituzionale. Le aree naturali protette a dieci anni dalla legge quadro

Carlo Alberto Graziani (a cura)

Giuffrè Editore, Milano, 2003

 

 

Il volume costituisce una riflessione interdisciplinare sulle questioni di fondo poste dalla legge e dalla sua attuazione dal punto di vista dei giuristi - molti dei quali aderenti al club dei giuristi per l’ambiente - che in questi anni si sono dedicati alla tematica dei parchi e delle aree protette, oltre ad alcuni dei principali protagonisti della politica e della gestione dei parchi. In un momento di forte incertezza, dovuta a mutamenti profondi del contesto politico generale e dello stesso quadro costituzionale, che investe anche il settore della conservazione della natura e delle aree protette, si pone più che mai l’esigenza di un solido ancoraggio culturale che non può che trovare nell’Università il naturale punto di riferimento.

Esso raccoglie gli atti del convegno svoltosi l’8 e il 9 novembre 2001 e organizzato dal Dipartimento di diritto privato e del lavoro italiano e comparato dell’Università di Macerata, da Legambiente e dalla Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali. L’ateneo maceratese, perpetuando una tradizione di grande sensibilità nei confronti dei problemi della natura e del rapporto tra territorio e persona, dà così continuità alla riflessione collettiva avviata promuovendo, con tutti i soggetti interessati ai temi della legge quadro, il dibattito circa le relative proposte di modifica della stessa allo scopo di contribuire al consolidamento e all’estensione del sistema delle aree protette in Italia.

 

Presentazione (A. Febbrajo, V. Gioia, L. Saino, A. Cosentino, G. Meschini, G. Tanelli) - Il significato di un'utopia (C. A. Graziani) - Il difficile cammino dei parchi fra istituzioni e società civile (F. Renzi) - Alla ricerca dell'ente parco (C. Desideri) - Stato e regioni nella disciplina delle aree protette tra passato e futuro: il nuovo scenario costituzionale (A. Simoncini) - Dieci anni dopo: la domanda politica di riduzione delle aree protette (F. Spantigati) - Le aree naturali protette a dieci anni dalla legge quadro (E. Piccozza) - Convenzione sulla diversità biologica, Direttiva habitat e legge quadro (G. Tamburelli) - Le aree naturali protette. Aspetti di diritto comparato (G. Cordini) - Parchi e partecipazione delle comunità locali: spunti ed esperienze dal diritto comparato (D. Amirante) - La rete Mab dell'Unesco e le nuove realtà del Vesuvio e del Cilento (F. Lucarelli) - Le aree protette marine tra obblighi internazionali e diritto italiano (O. Ferrajolo) - Le aree marine protette nel quadro della gestione integrata delle coste (N. Greco) - La conservazione dell'agricoltura: l'esperienza del parco nazionale delle foreste casentinesi (A. Picchi) - L'ente parco nella giurisprudenza (F. Fonderico) - Il ruolo dei privati (E. Martinelli) - La politica finanziaria dei parchi (E. Buglione) - L'economia sostenibile e le aree protette (L. Francario) - Aree protette e sviluppo rurale: luoghi e regole d'impresa (F. Abissini) - Agricoltura e aree protette: dalla legge quadro ai decreti di orientamento (S. Masini) - Il punto sulla vicenda politica e istituzionale (V. Calzolaio) - L'esperienza del pianificatore (R. Gambino) - La pianificazione delle aree protette e rapporti con la pianificazione urbanistica del territorio (N. Assini) - Le politiche di sistema: il modello Ape (G. Rossi) - Molteplicità delle nozioni e criteri di classificazione internazionale delle aree protette (V. Della Fina) - L'istituzione Parco tra Stato e autonomie (F. Tamassia) - L'indennizzo per danni cagionati dalla fauna selvatica del Parco (M. Sabbatici) - Osservazioni sull'abbandono dei rifiuti all'interno delle aree protette (R. Mangano) - Dibattito (C. Desideri, F. Renzi, E. Piccozza, F. Tamassia, L. Saino) - Conclusioni (F. Renzi, C. A. Graziani).

 

 

Lo spazio europeo tra pianificazione e governance. Gli impatti territoriali e culturali delle politiche Ue

Francesco Karrer, Silvia Arnofi (a cura)

Alinea editrice, Firenze, 2003

 

 

Lo spazio, anche quello europeo, è un bene limitato, non riproducibile, che non può essere sprecato a causa di una scorretta pianificazione. Tale spazio si sta progressivamente dilatando e complessificando. Si individuava, in proposito, un duplice processo: da un lato, l’approfondimento della integrazione economica e politica nella prospettiva del consolidamento del mercato unico; dall’altro, l’allargamento del contesto geografico europeo. Emerge, pertanto, l’esigenza di un salto di qualità sul piano della definizione delle politiche e delle strategie da parte dei soggetti che a vario titolo e con diverse responsabilità di azione e di governo operano sul territorio comunitario.

È necessario prendere atto dell’esistenza di un vero e proprio territorio europeo, per il quale l’obiettivo di una efficace politica territoriale consiste nel rafforzare la coesione economica e sociale.

Lo schema di sviluppo dello spazio europeo (Ssse) e le politiche sempre più territorializzate di allocazione diretta dei fondi, strutturali e non, rappresentano le competenze istituzionalmente sussidiate mediante le quali l’Ue orienta le politiche territoriali continentali. Ma le scelte politiche operate nell’ambito di alcuni settori di competenza, quali l’agricoltura, l’ambiente, l’economia - mediante direttive, regolamenti e documenti ufficiali - determinano, tuttavia, un impatto territoriale e culturale per nulla trascurabile. Il volume, ripercorrendone principi e immagini (le idee-forza, la metafora delle reti, ed altro) affronta il tema delle innovazioni che il pensiero dell’Ue sta, gradualmente ma progressivamente, diffondendo nel linguaggio e nelle pratiche della pianificazione. Le istanze della competitività economica, della coesione sociale e dello sviluppo sostenibile devono misurarsi con: nuove forme di rappresentanza degli interessi della società civile; nuove modalità di servizio pubblico, tra pratiche partenariali e partecipazione, e un crescente travaso di funzioni dall’ambito pubblico a quello privato; svariate formule di governance che soppiantano i criteri fissati dai principi di rappresentanza democratica e tendenza alla progressiva sostituzione di una autoregolazione alla regolazione pubblica.

 

Introduzione - Il territorio conteso (tra Ue, stato, regioni, province, città metropolitane e comuni) e l’incidenza dell’azione della Ue sull’assetto locale dei territori statali (F. Karrer) - Parte prima: II nuovo quadro di giustificazione delle scelte politiche dell’Ue: impatto delle idee - Competizione, coesione, sostenibilità. Convergenze non scontate (S. Arnofi) - Governance, o le ambiguità della democrazia informale (M. Miglio) - Partnership o partecipazione. Una conversazione sul tema (L. Bifulco, O. de Leonardis) - Sovrapposizioni. Il pubblico ed il collettivo nell’azione urbanistica (A. Visalli) - Parte seconda: Le politiche territoriali europee - L’ambiente, territorio e città nelle politiche europee (S. Occhi) - Spazio europeo e politica comune del trasporto. TEN-T: coesione o separazione? (B. Monardo) - Le reti ecologiche (M. Angrilli) - La politica comunitaria per gli spazi agricoli e rurali (N. Zucconi) - L’esperienza dei programmi Leader (P. Tola) - L’esperienza dei programmi Urban (A. L. Palazzo) - L’esperienza dei programmi Interreg (C. Zincone) - La Valutazione Ambientale Strategica tra pratica e teoria (S. Occhi) - La valutazione nei programmi regionali europei: verso indicatori qualitativi? (M. Ricci) - La difficile arte di valutare l’ambiente e il territorio (P. A. Valentino) - Considerazioni conclusive e ipotesi di lavoro (S. Arnofi).

 

 

Ingegneria del territorio e ingegneria della conoscenza. Applicazioni di strumenti dell’intelligenza artificiale

Silvana Lombardo (a cura)

Alinea Editrice, Firenze, 2000

 

 

I processi decisionali nel campo del governo del territorio si misurano con la complessità di contesti caratterizzati da pluralità di attori, obiettivi, interessi, risorse, in una concezione dinamica e processuale della pianificazione, per cui si tenta di argomentare le motivazioni che portano ad una determinata scelta piuttosto che cercare la soluzione ottima ad un determinato problema.

In questo scenario di inadeguatezza delle forme di approccio di tipo deterministico viene rivolta una sempre maggiore attenzione allo sviluppo di strumentazioni di supporto alle decisioni; una attenzione incentivata anche dalle opportunità offerte dalla inarrestabile evoluzione tecnologica e informatica che, con gli approcci propri dell’intelligenza artificiale, consente l’applicazione di metodi e modelli, quali le reti neurali e gli automi cellulari, potenzialmente in grado di essere di formidabile ausilio all’intero processo di pianificazione.

L’intelligenza artificiale è quel settore delle scienze informatiche che si occupa della costruzione di specifici programmi mediante la messa a punto di linguaggi in grado di istruire i computer ad eseguire compiti complessi fornendo agli stessi le conoscenze che sono necessarie per svolgere, in maniera intelligente, attività quali: percepire, parlare, ricordare e, soprattutto, risolvere problemi.

Le reti neurali sono sistemi che si basano sui principi osservati nei sistemi nervosi biologici. Una rete neurale può essere vista come un sistema in grado di fornire un output in risposta ad un input o di dare una risposta ad una domanda. La funzione di trasferimento della rete non viene programmata, ma viene ottenuta attraverso un processo di addestramento sulla base di dati empirici. In pratica, la rete apprende la funzione che lega l’output con l’input attraverso la presentazione di esempi corretti di coppie input/output.

Un automa cellulare è uno strumento di analisi per sistemi complessi caratterizzati da forti non linearità nel comportamento. Tale modello è definito in uno spazio n-dimensionale suddiviso in unità chiamate celle. Nella maggior parte dei casi lo spazio è a due dimensioni e, in tal caso, l’automa è una griglia bidimensionale. Ciascuna cella è caratterizzata da uno stato che ne individua le caratteristiche e che cambia secondo una sorta di orologio interno opportunamente programmato; l’intorno di una cella, invece, è un insieme di celle adiacenti a quella data, disposte secondo una certa configurazione. I tipi di configurazioni dipendono dalle dimensioni e dalla geometria dello spazio definito.

Il volume esplora alcune potenzialità dei modelli, a partire da una riflessione sulla possibilità di una loro concreta utilizzazione nel processo di costruzione del piano urbanistico. Anche grazie a tali modelli e tecniche il piano, da progetto statico, confezionato una tantum, deve progressivamente trasformarsi in un sistema di procedure dinamiche e flessibili destinate a favorire, nel concreto, il controllo e la gestione coerente delle trasformazioni territoriali.

 

Introduzione: CUIProDeST (S. Lombardo) - Parte prima: Automi cellulari ed altro - Perché gli automi cellulari sono uno strumento utile della scatola di attrezzi per il governo del territorio dell’urbanista del Nuovo Millennio (A. Cecchini, P. Rizzi, con un contributo di E. Rinaldi) - Automi Cellulari Auto-istruenti per lo studio dell’evoluzione della città. Applicazione all’area urbana di Roma (S. Lombardo, G. Rabino) - Obiettivi e strumentazione della ricerca sugli automi cellulari nel campo degli studi urbani e territoriali (S. Pecori, L. Santini) - Parte seconda: Reti neurali ed altro - Intelligenza artificiale e pianificazione territoriale. Le Reti Neurali (L. Diappi) - Identificazione e simulazione della dinamica spazio-temporale: un approccio basato su reti neurali e mappe accoppiate (F. Semboloni) - L’uso delle Reti neurali nell’analisi di immagini telerilevate (S. Griguolo).

 

 

Pensare la città contemporanea

Il nuovo piano regolatore di Roma

Maurizio Marcelloni

Laterza, Bari, 2003

 

 

Con l’elezione diretta dei sindaci, nel novembre 1993, si apre una fase politica nuova per le città. È possibile, per la prima volta, istruire progetti globali che riguardano il futuro della città, immaginare politiche che fondano la loro capacità di conseguire obiettivi su tempi medio-lunghi. La nuova politica urbanistica del Comune di Roma, ferma a quel Prg del 1962 legato all’immagine del sistema direzionale orientale, vuole porre le basi per recuperare due ritardi storici: quello della prima modernizzazione caratterizzata dal ruolo decisivo della infrastrutturazione generale della città, a partire dal sistema della mobilità collettiva su ferro, e quello della recente fase caratterizzata dai progetti urbani e dalle politiche complesse per la rivitalizzazione economica, anche con riferimento alla competizione internazionale. Tuttavia, pianificare diventa sempre più difficile, non tanto per la complessità delle situazioni, quanto per la sempre crescente inadeguatezza degli strumenti e delle modalità di governo della città contemporanea, simbolo della contraddizione fra la necessità di una nuova razionalità ed espressione della spinta alla soggettività da parte dei suoi attori.

Il tentativo di costruzione della nuova politica urbanistica della città porta alla individuazione di tre fasi: una fase iniziale dedicata alla chiusura di questioni pregresse paralizzanti l’attività amministrativa, tra cui la lotta all’abusivismo edilizio (la città spontanea); una fase dedicata alla impostazione di una serie di delibere di indirizzo, nonché dell’adozione del piano delle certezze inteso come prima parte di un nuovo strumento urbanistico; una terza fase, infine, dedicata alla redazione conclusiva della versione finale e completa del nuovo Prg (con i suoi temi, tra cui: la cura del ferro, la città policentrica, le microcittà, la cessione compensativa di aree per standard). La costruzione del piano per fasi, che evita il tradizionale iter approvativo di un piano ex-novo consentendo l’avvio del pianificar facendo (o planning by doing), oltre a rendere il piano maggiormente operativo, pone in evidenza, rispetto al piano tradizionale, il fatto che la città non è mai un progetto compiuto ma sempre aperto a sperimentare i nuovi termini della questione urbana.

 

Presentazione - Introduzione - Roma: la città ereditata - Il metodo e la sostanza - Gli assunti del nuovo piano urbanistico - L’adozione del nuovo piano regolatore.

 

 

Le città sostenibili. Storia, natura, ambiente.

Un percorso di ricerca

Catia Mazzeri (a cura)

FrancoAngeli, Milano, 2003

 

 

Lo studio delle continue trasformazioni delle relazioni fra città e territorio determina la necessità di una capacità di utilizzo delle fonti documentarie, storiche, antropologiche e archeologiche. I contenuti di piani, programmi e progetti vanno utilmente indirizzati verso le vocazioni dei luoghi, non generiche ma aderenti alla loro evoluzione storica e in sintonia con le risorse naturali in essi presenti. In tale contesto il tema dell’acqua assume un interesse inconsueto e suggestivo, in quanto è la componente naturale che più delle altre ha segnato le relazioni fra città e territorio, influendo in maniera decisiva sulle trasformazioni del paesaggio e della comunità insediata. Con l’acqua è necessario recuperare un rapporto di cooperazione ed equilibrio. Il taglio teorico e storiografico, con cui è affrontato il tema della città contemporanea, rappresenta il tentativo di individuare strumenti di analisi utili per descriverla con l’obiettivo di definire politiche urbane basate su obiettivi condivisi, quali la sostenibilità e la qualità dell’abitare. Non manca un confronto tra aspetti storico-ambientali caratterizzanti il progetto e i percorsi partecipati dei cittadini, propri delle Agende 21 locali, verso un reale sviluppo urbano sostenibile.

Gli interventi riportati nel volume riprendono, ampliandole, comunicazioni e ricerche condotte in occasione del convegno nazionale di studi “Le città sostenibili. Storia, natura, ambiente. Un percorso di ricerca” tenutosi a Modena nel marzo del 2001, primo appuntamento di un progetto proposto e curato dall’Ufficio Ricerche e Documentazione sulla Storia Urbana, che si occupa di attività di ricerca e di informazione sui temi della città. Storici, archeologi, geografi, urbanisti, esperti ambientali e amministratori presentano saggi sulle trasformazioni che si sono prodotte nel tempo nei rapporti fra città e risorse naturali, discutono delle politiche urbane e degli interventi di pianificazione urbanistica utili per promuovere uno sviluppo sostenibile ma, in particolare, riflettono sugli apparati concettuali di discipline, come la storia, la geografia, l’urbanistica, in relazione ai cambiamenti delle città contemporanee. I temi trattati riguardano, da una parte, la storia ma anche il futuro delle relazioni fra città, territori, risorse naturali e, dall’altra, gli strumenti di analisi e intervento a disposizione per trasformare le città con progetti che rispettino e accrescano il loro patrimonio ambientale e culturale. Il confronto fra i vari soggetti offre ad amministratori pubblici, tecnici, esperti, comuni cittadini, suggerimenti per definire nuovi e più efficaci contenuti per i programmi e le azioni per il futuro.

 

Presentazione (G. Barbolini) - Il progetto Le città sostenibili. Città, storia e sostenibilità ambientale: un nodo cruciale e una scelta culturale (C. Mazzeri) - Tra natura e storia (P. Bevilacqua) - Parte prima: L’ambiente naturale nella storia della città - Introduzione - Progetto e controllo ambientale dello spazio abitato in età medievale e moderna (E. Guidoni) - Smaltimento dei rifiuti urbani in età medievale: riflessioni su un panorama archeologico europeo (E. De Minicis) - Spagna: eredità romana e innovazione araba (G. Angoscia) - Il sistema di smaltimento dei rifiuti nelle città medievali. Un esempio: Friburgo in Brisgovia (G. Vertecchi) - Il sistema dei suoli pubblici e della rete viaria: sviluppo e manutenzione nel medioevo e in età moderna (G. Villa) - Le aree verdi a Roma: vigne, giardini e parchi dal Rinascimento all’età napoleonica (C. Benocci) - Scienze dei Beni Culturali: un progetto formativo dell’Università di Modena e Reggio Emilia e alcuni metodi, esempi e proposte di ricerca integrata (M. Panizza) - Parte seconda: Città e natura. Il sistema delle acque - Introduzione - Le acque urbane in Emilia-Romagna: storia e ambiente da recuperare (A. M. Foschi) - Bologna e l’invenzione delle acque (S. Pezzoli) - Le acque di Modena. Vincoli energetici, insediamenti produttivi ed espansione urbana tra Otto e Novecento (M. Cattini) - Napoli e il sistema idrico fra XIX e XX secolo (S. Barca) - Dal ciclo dell’acqua un nuovo paradigma tecnologico. I casi dei Sassi di Matera e degli ecosistemi mediterranei (P. Laureano) - Transizione idraulica e sostenibilità ambientale nella città europea d’antico regime (E. Sori) - Parte terza: La città contemporanea. Problematiche storiografiche e prospettive teoriche – Introduzione - Filantropici o cinici: la storia urbana e i suoi estremi paradossi (C. Olmo) - Storia della città e progetti di trasformazione. Il caso del Lingotto a Torino (F. De Pieri) - Città come sistemi territoriali: implicazioni concettuali e operative per uno sviluppo sostenibile (G. Dematteis) - La città europea contemporanea e il suo progetto (B. Secchi) - Parte quarta: Urbanistica e risorse ambientali. La pianificazione sostenibile per le città contemporanee - Introduzione - Pianificazione sostenibile per le città contemporanee (F. Oliva); La rete ecologica del territorio romano nel nuovo piano regolatore (M. Di Giovine) - Progettazione integrata delle infrastrutture (A. Kipar) - La dimensione ambientale nella pianificazione urbanistica nell’esperienza del Comune di Modena (A. Muratori) - Parte quinta: Interventi - Introduzione - Ambientalismo scientifico e discipline territoriali: una contaminazione feconda (W. Canapini) - La città e il suo territorio: il paradigma dell’acqua (G. Gavioli) - Introduzione alla tavola rotonda (M. Tesauro) - Le Agende 21 Locali: un modello di governance (G. Gamba) - La città sostenibile come progetto culturale e politico (V. Bulgarelli) - La pianificazione urbana tra sostenibilità e partecipazione (P. Properzi).

 

 

Dalla contabilità alla politica ambientale

Metodo Clear (City and local environmental accounting and reporting)

Edizioni Ambiente, Milano, 2003

 

 

Accounting: in inglese la contabilità o l’atto del fare i conti. Nell’ambito del Progetto Clear per accounting si intende l’insieme delle procedure di rilevazione e gestione dei dati ambientali. Il metodo Clear si basa sull’adozione di un sistema di contabilità ambientale, costruito per fornire un supporto operativo agli amministratori e per indurre un processo di responsabilizzazione e trasparenza rispetto alle politiche adottate. Il metodo è stato messo a punto attraverso il lavoro coordinato di 18 partner, con la Regione Emilia Romagna e l’associazione internazionale Les Eco Maires, nell’ambito di un progetto cofinanziato da Life Ambiente. L’attività si è sviluppata per due anni, dall’ottobre 2001 all’ottobre 2003, e tutti i partner hanno approvato in Giunta e in Consiglio un proprio bilancio ambientale sulla base di un modello comune.

Rapporto o bilancio ambientale sono termini spesso utilizzati indistintamente. Nei paesi anglosassoni (i primi a instaurare questa pratica aziendale) con il termine environmental reporting si intende l’attività di informazione sul rapporto tra impresa e territorio fisico. Il rapporto ambientale è pertanto quel documento diffuso al pubblico e redatto periodicamente all’interno, per mezzo del quale l’impresa descrive le sue principali problematiche ambientali, il suo approccio strategico, la sua organizzazione per la gestione ambientale, le azioni messe in atto per la protezione ambientale e documenta, con dati statistici e indicatori, il proprio impatto (il bilancio ambientale) e gli aspetti finanziari connessi con l’ambiente (spese correnti e di investimento). Oltre che strumento di comunicazione con i vari interlocutori dell’impresa (azionisti finanziatori, assicuratori, opinione pubblica, gruppi ambientalisti, autorità nazionali e locali, clienti e consumatori), il rapporto ambientale (e il bilancio che esso contiene) rappresenta un elemento fondamentale per la gestione strategica della variabile ambiente, all’interno del processo di pianificazione d’impresa.

Si tratta di un metodo concreto e sperimentato, rivolto alle amministrazioni pubbliche e ai decisori locali, per rendere misurabili le politiche ambientali e valutarne l’efficacia e l’efficienza. Vengono definiti i criteri per la raccolta dei dati (contare), la loro organizzazione per ambiti specifici (contabilizzare) e la loro strutturazione in un bilancio ambientale esplicito e approvato dall’ente (rendicontare). Così, anno dopo anno, attraverso bilanci consuntivi e preventivi, si avvia un nuovo processo di governance, capace davvero di fare i conti con l’ambiente.

Il glossario ci consente di ripensare alcuni termini in una luce nuova.

La trasparenza è la proprietà di un corpo di lasciar passare la luce. In genere è anche sinonimo di onestà, linearità degli atti e dei comportamenti. In senso più ampio, e in questo contesto, indica “la verificabilità attraverso un procedimento logico di rilevazione e riclassificazione, che permette di risalire ai valori e agli intenti di un determinato comportamento”. Il bilancio ambientale intende “aumentare la trasparenza” del processo decisionale locale, perché esso è concepito come uno strumento di verifica degli obiettivi e degli impatti delle diverse politiche sull’ambiente.

Il dialogo è un processo comunicativo a due vie, quindi reciproco, tra una organizzazione e i suoi stakeholder. In questo contesto il dialogo non corrisponde semplicemente allo scambio di idee ma rappresenta l’elemento di feed-back nel confronto tra le parti e come tale costituisce una parte saliente nel processo di riforma della governance.

La partecipazione è condivisione di responsabilità, oneri e diritti degli attori di un processo.

Il termine partecipazione in campo sociologico indica l’attività - individuale od organizzata - diretta ad incidere sui centri decisionali delle istituzioni politiche, economiche, socio-culturali. Ad oggi sono in uso differenti forme tipiche di partecipazione: sociale, sindacale, politica ed economica. Il progetto Clear-Life è ispirato al principio della partecipazione per quanto attiene in particolare al coinvolgimento degli stakeholder.

 

Guida alla lettura (R. Coizet) - Parte prima: Inquadramento - Contabilità ambientale pubblica (E. Giovanelli) - Politica locale e contabilità ambientale (A. Bratti) - Dal Contare al Rendicontare (A. Vaccari) - L’uso degli indicatori fisici (L. Di Bella) - I conti monetari (C. Chieffo) - Parte seconda: Metodo - Premessa - Il modello - Il Metodo Clear - La struttura della rendicontazione - Definizione delle politiche - Definizione del sistema contabile - Le spese ambientali - Il reporting - Sistema di governance - Il Bilancio ambientale a regime - Questioni aperte - Parte terza: Esempi operativi - Definizione delle politiche ambientali - Definizione del sistema contabile (Comuni e Province) - Esempi di stakeholder prioritari da coinvolgere - Schemi di reporting - Conti ambientali - Schemi di reporting - Spese ambientali - Parte quarta: Glossario.

 

 

Il passante di Mestre: esigenze urbanistiche e problemi di traffico

Piero Pedrocco (a cura)

SGEditoriali, Padova, 2003

 

 

La proverbiale condizione di intasamento veicolare dell’area di Mestre è dovuta al fatto che quest’area è, da un lato, povera di infrastrutture viarie e, dall’altro, al fatto che è così densamente abitata e così ricca di aree produttive da generare una enorme mobilità.

Il problema del nodo di Mestre, tuttavia, è sempre stato affrontato solo come un problema di attraversamento e non come qualcosa di completamente organico all’area metropolitana di Venezia. Si ribalta, così, il tema di apparente esclusivo interesse trasportistico in un tema di ampio respiro urbanistico da affrontare e risolvere alla dimensione scalare propria dell’area vasta, il che presuppone azioni coordinate ed integrate fra questi due settori, ponendo l’attenzione alle ricadute sull’intero sistema infrastrutturale, alle necessarie funzioni di servizio e alla stessa morfologia urbana. L’argomento non può non legarsi al ruolo che questa parte nevralgica dell’arco adriatico dovrà svolgere in ambito sovra-nazionale in una Ue in progressiva espansione ad est.

 

Premessa al Convegno - Il Passante di Mestre: esigenze urbanistiche e problemi di traffico (P. Pedrocco) - Saluto del Sindaco di Venezia (P. Costa) - Saluto del Presidente della Provincia di Venezia (L. Buratto) - Introduzione ai lavori della mattina (I. A. Ceola) - Obiettivi per la pianificazione metropolitana attraverso la pianificazione dei trasporti (P. Pedrocco) - Prospettive di trasformazione e identità dei luoghi. L’impegno delle politiche per il nodo di Mestre (E. Cavaliere) - Il passante di Mestre e il nodo infrastrutturale dei trasporti nelle relazioni con la portualità adriatica (C. De Piccoli) - Soglie e problemi quantitativi nelle dinamiche di sviluppo infrastrutturale e urbano (A. Corlaita) - Strumenti, soggetti e ipotesi metodologiche per la pianificazione del territorio attraverso la pianificazione dei trasporti (S. Cacciaguerra) - Relazioni tra l’area veneta centrale e il passante di Mestre (S. Vernizzi) - Nodo di Mestre e problemi intermodali nei corridoi trans-europei (G. Sarto) - Intervento del Sindaco di Mirano (G. Fardin) - Verso una nuova epoca di sfide viabilistiche. Il caso del nodo di Mestre (F. Russo) - Le opere complementari alla grande viabilità autostradale: dalla Strada dei Bivi alla Romea commerciale (A. Bortoli) - La pianificazione strategica del Comune di Venezia e la problematica del nodo viabilistico di Mestre (R. D’Agostino) - Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale e sistema della grande viabilità veneziana: possibilità di rapporti e integrazioni (G. Fasiol) - Esempi di trasformazione infrastrutturale per la tangenziale di Mestre (C. Montanari, G. P. Negro) - Problematiche tecniche delle grandi infrastrutture per i grandi attraversamenti. Il caso del nodo infrastrutturale di Mestre (E. Siviero) - Conclusioni (T. Campostrini).

 

 

Interpretare l’ambiente

Gli indicatori di sostenibilità per il governo del territorio

Paolo Pileri

Alinea, Firenze, 2002

 

 

L’utilizzo delle risorse nella prospettiva di un futuro sostenibile richiede l’elaborazione di una serie di grandezze fisiche quantificabili, da usare per formulare degli obiettivi quantitativamente verificabili.

Già il testo della Convenzione di Rio de Janeiro sull’Agenda 21 (1992) sosteneva la necessità di “elaborare indicatori di uno sviluppo sostenibile, in modo da creare solide fondamenta per le decisioni a ogni livello e da contribuire a una sostenibilità autoregolante dei sistemi integrati ambientali e di sviluppo”.

Gli indicatori generalmente in uso, come il prodotto nazionale lordo e la dimensione dei flussi di singole risorse o sostanze inquinanti, tuttavia, non danno informazioni sufficienti sulla questione della sostenibilità.

La registrazione e la misura dei dati riferiti alla qualità dell’ambiente locale implica, quindi, la scelta di indicatori, soggettivi ed oggettivi, misurabili. È necessario, quindi, definire indicatori ambientali, e corrispondenti valori numerici, che fungano da limite per ogni settore: spesso, infatti, pur essendo possibile tracciare un rapporto causa/effetto, non è però ancora possibile, anche alla luce del pensiero sistemico, stabilire quale livello di azione sull’ambiente sia sostenibile e quale non lo sia.

Il testo contiene i framework e gli indicatori ambientali e di sostenibilità che le maggiori organizzazioni internazionali (Oecd - Organisation for economic co-operation and development (Un) - Commission on sustainable development ed Eea - European environmental agency) hanno promosso da Rio 1992 ad oggi, pervenendo ad una assai utile loro prima sistematizzazione.

Attraverso l’uso di un appropriato set di indicatori è possibile verificare l’evoluzione nel tempo della situazione ambientale. Il modello Psr (pressione - stato - risposta) elaborato dall’Oecd o il modello, proposto dall’Eea, Dpsir (determinanti - pressioni - stato - impatto - risposta) rappresentano strumenti in grado di interpretare le cause e le dinamiche che hanno portato, o possono portare, allo sviluppo di determinati problemi ambientali. Gli indicatori raccolti si candidano, quindi, a diventare strumenti di valutazione e di supporto per i processi di decision making. Attraverso l’uso degli indicatori ambientali e dei framework che si sostengono è possibile rafforzare i processi di pianificazione partecipata, migliorare l’esito delle policy ambientali e avviare processi di benchmarking ambientale, quest’ultimo inteso quale “processo di misurazione sistematico e continuo per comparare un processo (di business) di un’organizzazione rispetto all’organizzazione leader in quel processo”.

 

Presentazione (J. Jesinghaus) - Prefazione (G. Sartorio) - Introduzione - Parte I: Teorie e pratiche, ambiente territorio decisioni - Gli indicatori e la decisione territoriale partiamo dallo sviluppo sostenibile - L’indicatore ideale è quello possibile. Definizione di indicatore e criteri di selezione - Parte II: Metodi e tecniche, analisi e interpretazione - I framework di riferimento concettuali e metodologici. I set di indicatori accreditati - Una tecnica di analisi comparativa a più variabili applicabile alle indagini su ambiente e territorio.

 

 

Città, ambiente, paesaggio

Lineamenti di progettazione urbanistica

Carlo Socco

Utet Libreria, Torino, 2000

 

Si è quasi natu

 

ralmente portati a pensare che città, ambiente e paesaggio sono termini che rimandano a problematiche afferenti a tre distinti campi disciplinari. Tuttavia, l’urbanistica moderna ha talora saputo progettare città di buona qualità ambientale e paesaggistica, senza produrre danni irreparabili all’ambiente. Un buon progetto urbanistico deve, infatti, essere capace di proporre un’efficiente organizzazione funzionale della città, riducendo al minimo gli impatti ambientali e incidendo positivamente, dal punto di vista della qualità estetica, sul paesaggio urbano e territoriale. Ciò è possibile solo se si comprende la necessità di affrontare questi tre aspetti, in apparenza disciplinarmente distinti, mediante un apparato concettuale e tecnico unitario. L’apporto urbanistico, quello ambientale e quello paesaggistico alla pianificazione è, oggi, separato, se non conflittuale: l’urbanistica legata alle politiche urbane e ai loro strumenti; la questione ambientale ancora condizionata dalla critica radicale ecologista; il paesaggio, che “sembra perdersi per campi e boschi, confondendosi con l’ecologia e ripudiando tutto ciò che sa di città e d’infrastruttura. Pare che non ci si avveda che nell’ambito della Megalopoli, dove ormai viviamo, il confine tra la città e la non città non è più rintracciabile e che tutto dipende da come si progetta l’ambiente e il paesaggio della città”.

Gli aspetti funzionali, ambientali e paesaggistici dell’organizzazione del territorio è giusto che conservino la loro specificità e ricchezza di contenuti ma, al tempo stesso, occorre sapere intrecciarli in modo unitario e coerente, così che ne risulti una disciplina della pianificazione urbanistica che comprenda sapientemente tutti gli strumenti regolativi, estetici e di compatibilità ambientale. La disciplina, tuttavia, è chiamata ad affrontare anche la questione delle priorità dei problemi da risolvere, sulla base della sua propensione al sociale, della sua spinta etica, della sua tensione all’equità. La politica urbana e territoriale di questo secondo dopoguerra non ha saputo dare risposta alla mancanza di vivibilità e qualità ambientale e paesaggistica della città; ha lasciato mano libera ai processi spontanei del mercato, cui affidarsi socialmente per risolvere i problemi è sempre un cattivo affare, che non ha saputo far di meglio che produrre la città dispersa, non migliore, per qualità, di quella densa. Siamo assuefatti al paesaggio in cui siamo nati e siamo quotidianamente immersi, e del disagio che proviamo non sapremmo elencare con precisione le ragioni. Il fatto è che non riusciamo ad immaginare una città diversa e possibile. Una grande trasformazione strategica della città non è tanto quella di aree lasciate vuote da vecchie industrie e da vecchi scali merci, ma quella che riguarda le aree residenziali, l’ambiente in cui la gente abita e da cui dipende la qualità della vita stessa. L’esternalità principale che il potere pubblico deve immettere nel meccanismo del mercato è la cultura, altrimenti “questo produce case, fabbriche, supermercati, ma non cultura materiale, non qualità ambientale, non paesaggio. Ecco il compito primario della progettazione urbanistica: immettere valori culturali nel concreto processo di formazione e trasformazione dei luoghi dove, prima ancora di produrre e di consumare, si abita e si vive”.

 

Premessa - Parte prima: La città - Progettare il paesaggio - Questioni disciplinari - Componenti del paesaggio urbano e lineamenti di composizione urbanistica - Il paesaggio urbano tra memoria e oblio - Parte seconda: L’ambiente - Il quadro teorico - Lineamenti metodologici per la progettazione urbanistica - Parte terza: Il paesaggio - Distinguo e delimitazione di campo - Abbozzo strutturale - Itinerari mentali della progettazione del paesaggio - La valorizzazione estetica.

 

 

Città sostenibili

C. Socco, A. Cavaliere, S. M. Guarini,

M. Madeddu

Celid, Torino, 2002

 

 

Si tratta del primo numero della Collana di Quaderni Ocs (Osservatorio città sostenibili) - www.ocs.polito.it - del Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di Torino. Ocs è un centro di ricerca sui temi della sostenibilità locale, la cui attività è rivolta prevalentemente alla formazione universitaria e alla consulenza scientifica sui temi della programmazione.

Il volume tenta di dare risposta ad una serie di interrogativi inerenti le sfide che l’approccio della sostenibilità pone ai governi e alle comunità locali, sulle innovazioni che tale approccio comporta e sull’importanza strategica che le città assumono in uno scenario di globalizzazione sostenibile. Mette in luce gli aspetti fondamentali del tema, quali: le strategie della sostenibilità proposte dalle Conferenze internazionali delle Nazioni unite e dell’Unione europea, i problemi e le politiche della sostenibilità urbana, gli strumenti, obbligatori e volontari, i metodi e le buone pratiche della programmazione locale sostenibile. Particolare attenzione è posta al fondamentale argomento degli indicatori di sostenibilità. Un’ampia sitografia offre la possibilità di reperire la documentazione più aggiornata in materia, in quanto l’accesso alle dinamiche biblioteche virtuali rappresenta l’unico modo per tener dietro alla rapida evoluzione teorico-disciplinare e delle sperimentazioni messe in campo dagli enti che sempre più numerose si susseguono.

 

Capitolo 1: Una nuova forma di governance per uno sviluppo urbano sostenibile - Il quadro generale - Il quadro analitico - Capitolo 2: I problemi e le politiche della sostenibilità urbana - Il binomio sostenibilità-città - Dallo Stato del benessere alla Confederazione mondiale delle città sostenibili? - I principi di riferimento per una politica europea della sostenibilità urbana - I problemi e le politiche - Capitolo 3: Gli strumenti per la programmazione e l’attuazione delle politiche di sostenibilità urbana - Strumenti di primo livello e strumenti di secondo livello - Gli strumenti obbligatori e gli strumenti volontari - Il kit degli attrezzi per la programmazione delle politiche di sostenibilità urbana - Verso una simbiosi tra strumenti obbligatori e strumenti volontari - Verso una soluzione elegante - Capitolo 4: Lo stile e il metodo delle buone pratiche di programmazione - I criteri guida per tradurre le politiche di sostenibilità in buone pratiche - Guide tecniche e data base di buone pratiche - Un tema concreto: una pianificazione territoriale sostenibile - Le politiche della pianificazione territoriale - Lo schema logico Dpsir-Pt e i suoi contenuti - Valutazione e ottimizzazione ambientale nella pianificazione territoriale - Capitolo 5: Gli indicatori di sostenibilità, la modellistica e i monitoraggi - Cos’è un indicatore e perché è indispensabile? - La valutazione dei sistemi ambientali e la valutazione delle politiche di sostenibilità - L’impatto degli indicatori di sostenibilità sui piani urbanistici e territoriali - Una prima rassegna dei principali core sets indicators - Comparazione tra i principali core sets indicators.

 

 

La pianificazione del territorio

Conoscenze, politiche, procedure e strumenti per il governo delle trasformazioni insediative

Michele Talia

Il Sole24Ore, Milano, 2003

 

 

Analisi strengths, weaknesses, opportunities, threats (Swot), approccio precauzionale, benchmarking, biotopo, connettività, documento unico di programmazione (Docup), ecological diversity, frammentazione del paesaggio, mental mapping, marketing territoriale, nicchia ecologica, publicity and examination in public, project financing, quadro comunitario di sostegno, scenario, sussidiarietà, territorial image syntesis system (Tiss). Sono solo alcuni dei termini nuovi o di rinnovato contenuto, cui spesso si accompagnano nuove esigenze di formazione professionale, che pervadono le teorie e le pratiche della pianificazione territoriale, disciplina cui, oramai, si richiamano molteplici campi di operatività.

Il volume, oltre ad un’ampia ed esaustiva panoramica su strumenti, soggetti, livelli, teorie, modelli, politiche, metodi e tecniche, propone in primo luogo un percorso finalizzato ad individuare i fondamenti disciplinari dei nuovi paradigmi di pianificazione e, di conseguenza, di definire i saperi e le competenze più direttamente coinvolti.

 

Introduzione (P. Avarello) - Parte prima: I fondamenti della pianificazione del territorio - La nascita di una nuova disciplina - La nuova domanda di pianificazione - Parte seconda: Obiettivi, efficacia e conoscenze nelle politiche di piano - I principali campi di applicazione - La distribuzione dei poteri - Il sistema delle conoscenze - Parte terza: Livelli e strumenti della pianificazione del territorio - Le competenze della Regione - Il piano territoriale di coordinamento provinciale - La pianificazione territoriale e il governo delle aree metropolitane - La pianificazione del territorio nelle aree a bassa densità insediativa - Altre pianificazioni di settore - Appendici e repertori: La cartografia di base nelle regioni italiane (M. Attias) - La rappresentazione per la pianificazione del territorio: i piani provinciali (G. Bianchi) - La formazione universitaria in urbanistica e in pianificazione territoriale (B. Rizzo) - Glossario (E. Trusiani).

 

 

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