Numero 1/2 - 2000

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I primi disegni di legge della Regione Campania in materia urbanistica


L’assessorato all’urbanistica della Regione Campania ha dato inizio alla redazione di alcuni disegni di legge che affrontano temi finora irrisolti nella gestione del territorio e dei suoi centri storici. Si riportano le relazioni di accompagnamento e gli articolati normativi relativamente alle procedure di approvazione dei PTC; alle norme in materia di tutela e valorizzazione dei centri storici; agli incentivi per il restauro delle facciate degli edifici di interesse storico 

 

 

DISCIPLINA DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE CONCERNENTI L'ADOZIONE ED APPROVAZIONE DEI PIANI TERRITORIALI DI COORDINAMENTO PROVINCIALE
 

 

 

NORME IN MATERIA DI TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI CENTRI STORICI DELLA CAMPANIA
 

 

 

INCENTIVI PER IL RESTAURO, IL DECORO E L'ATTINTATURA DELLE FACCIATE DI EDIFICI CIVILI DI INTERESSE STORICO, ARTISTICO ED AMBIENTALE E DELLE CORTINE NEI CENTRI STORICI
 

 

 

disegno di legge sulle procedure di formazione del ptc

 

In un quadro di razionalizzazione del complesso sistema di pianificazione, che possa creare autentiche opportunità di sviluppo tramite un’efficace gestione del territorio, la proposta legislativa mira sostanzialmente a rapportare i contenuti dei Piani territoriali di coordinamento delle Province al sovraordinato quadro di riferimento programmatico della Regione ed ai suoi piani di settore regolamentando, sotto l’aspetto procedurale e contenutistico, detti Piani provinciali, alla cui elaborazione stanno già da tempo lavorando le amministrazioni interessate.

La dichiarazione di urgenza contenuta nell’art. 4 del DDL trova fondata giustificazione nella necessità di "guidare", con la sollecitudine del caso, le Province nella definizione degli strumenti in argomento, in fase già di avanzata stesura.

 

Disegno di legge sulla valorizzazione dei centri storici

 

La maggior parte dei centri storici e rurali della Campania conservano delle peculiarità paesaggistiche, storiche e culturali, costituenti un sistema relazionale di emergenza che acquista una grande potenzialità socio-economica, in riferimento alla quale vanno ridefinite le logiche di tutela, salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali in un’ottica integrata e globale.

I predetti centri, sopratutto quelli interni, risultano, in gran parte, privi di ogni attività produttiva, sicché al progressivo spopolamento ha fatto seguito il degrado e la manomissione del patrimonio edilizio, patrimonio costituito, spesso di piccole strutture e infrastrutture, realizzate dall’uomo nel corso dei secoli e che sono testimonianze della identità storico-culturale della Campania.

Comune di Salerno - Veduta del centro storico

Il degrado e le manomissioni rischiano di cancellare per sempre e di compromettere irreversibilmente questo patrimonio.

Non di rado nel passato, favoriti anche da inadatti Piani di Recupero, sui centri storici si sono provocati danni all’immagine edilizia ed urbanistica in nome di un progresso tecnologico estraneo e poco sensibile alla memoria storica del passato.

Conseguenze rovinose hanno avuto sui centri storici gli interventi, poco appropriati, conseguenza di disposizioni normative eccezionali o di uno spirito di emulazione, in questi contesti di modelli avulsi dalla cultura locale, forniti dalla cultura industriale moderna. Inoltre, l’aspirazione, anche nelle trasformazioni edilizie, verso uno "status" sociale, convenzionalmente diffuso, hanno indotto il piccolo risparmiatore o l’emigrazione di ritorno a realizzare interventi che hanno troppo spesso alterato i caratteri tradizionali dei vecchi centri.

È stato alterato non solo il modello strutturale della casa con interventi privati ma, in alcuni casi, l’intervento pubblico ha cancellato modelli e tipologie dell’architettura e dell’urbanistica tradizionale, ricca di valori e qualità ambientali (i vicoli, dove quotidianità ed individualità divenivano comunicazione collettiva; le scale esterne con pianerottolo finale, di accesso al primo piano delle abitazioni ecc.).

Per contenere ed eliminare le alterazioni e le manomissioni, oltre che per il recupero dei centri storici, è necessario uno strumento di intervento diretto, che operi senza dover attendere le varianti al PRG o al POR promuovendo gli accordi di programma ai sensi dell’art. 27 della legge n. 142/1990 ed integrando gli interessi pubblici e privati.

Lo strumento di attuazione per questi interventi è il Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica, Edilizia ed Ambientale (PI), la cui formazione, assistita da contributi regionali in conto capitale, è disciplinata dalla LR 19/2/1996, n. 3, attuativa dell’art. 16 della L. 17/2/1992, n. 179.

Tale strumento è rivolto a conseguire la riappropriazione dei luoghi all’identità storico - culturale dei suoi abitanti (genius loci) in uno con il miglioramento della qualità abitativa in condizioni di efficienza nei servizi e nella fruibilità, oltre che un adeguamento degli standard abitativi, con interventi che nel rispetto dei caratteri tradizionali, salvaguardano quelle che sono le peculiarità dell’ambito d’intervento.

Il recupero dei centri storici non va limitato al solo aspetto apparente, ma ad esso vanno conferite funzioni economiche valide, così da renderlo un contesto vivo e dinamico, coagulo di interessi pubblici e privati.

Recuperare il patrimonio dei Centri Storici, secondo sistemi urbani locali, è urgente, anche per lo sviluppo delle popolazioni in essi residenti.

È, però, necessario che esso si attui con nuove forme d’intervento, le quali indichino strumenti ed azioni agili ed efficaci, capaci di riattivare un interesse operativo al recupero e riuso dei centri storici.

Esso non va affrontato in modo parziale e settoriale, prescindendo da una programmazione integrata che veda coinvolte tutte le attività produttive, sociali e culturali presenti nell’area.

Comune di Pagani - Facciate di edifici storici

Il buon esito di un progetto di recupero e conservazione del patrimonio culturale è correlato strettamente ad un programma di sviluppo economico dell’intero insediamento, visto in correlazione con quanto lo circonda.

Sono necessari adeguati interventi finanziari, che non possono essere sopportati esclusivamente dalla parte pubblica, ma dovranno, necessariamente, vedere coinvolte le risorse private. In tale logica appare poco efficace, quanto inutile, proporre una rigida perimetrazione, quando è, invece, opportuno che il nucleo storico si apra alle interconnessioni con la realtà che lo avvolge.

Le perimetrazioni a priori rischiano di diventare operazioni prive di indirizzo pertinente e consapevole, meramente tecniche e topografiche e non, come dovrebbero, invece, essere frutto di un’azione culturale e storiografica. Va bene affidarne l’iniziativa al Comune, ma più che come atto preventivo e generico, come risultato di un’azione pianificatoria. È questa l’urbanistica volta alla tutela.

Non vi è, quindi, alcun intendimento vincolistico, se non quanto già previsto dall’art. 4, comma 8 lett. a) e b) della L 28/2/1977, n. 10.

Sono, inoltre, necessarie procedure rapide, che superino i tempi lunghi di approvazione degli strumenti urbanistici e che utilizzino accordi di programma, ai sensi della L 142/1990.

In ultimo, forme di sgravio fiscale ed agevolazioni finanziarie possono rendere la presente proposta più organica ed attuabile.

 

Disegno di legge sul restauro delle facciate storiche

 

La presente legge si pone l’obiettivo di ridurre il degrado e l’incuria nel centri storici della Campania e, in generale, del patrimonio edilizio di interesse storico, artistico ed ambientale, mediante la concessione di incentivi per il restauro, il decoro e l’attintatura delle superfici esterne del predetto patrimonio.

L’iniziativa, accanto alle motivazioni di cui sopra, fa riferimento all’applicazione degli artt. 27, 37, 38, 41, 42, 43, 44, 139, 152 e, soprattutto, dell’art. 158 del DLgs 29/10/1999, n. 490 (Testo Unico in materia di Beni Culturali e Ambientali). Le tematiche del colore nei centri urbani sono trattati da una bibliografia sempre crescente e, anche in Campania, comincia a farsi strada l’iniziativa comunale in ordine alla programmazione di "Piani del colore".

Per quanto riguarda le categorie di opere, finanziabili ai sensi della legge di che trattasi, è da precisare che non si tratta semplicisticamente di una ravvivata di colori alle facciate degli edifici, bensì di analizzare e studiare tecniche antiche di esecuzione delle opere, tessiture di materiali - sia in pietra che in mattoni - intonaci, infissi e quant’altro, per trovare rimedi al loro invecchiamento e deterioramento, e siano attente ai valori tradizionali, nonché capaci di ripristinare l’aspetto originario senza provocare ulteriori danni.

I Comuni, quindi, sulla base delle linee guida, che saranno predisposte dalla Giunta Regionale, dovranno dotarsi di un "Piano del colore", che stabilisca, attraverso un apposito manuale, le regole tecniche cui attenersi nella realizzazione degli interventi per accedere ai finanziamenti. Una delibera di Giunta Regionale definirà e specificherà le modalità di presentazione delle istanze di finanziamento, le forme e le percentuali di contributo concedibile, le modalità di assegnazione ed erogazione dello stesso, le categorie di opere ammissibili a contribuzione.

 

Napoli, Piazza Trieste e Trento - Anonimo d'epoca

 

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